Translate

venerdì 13 dicembre 2024

302. Il “MARCO POLO cinese”: CHENG HO (ZHENG HE), 1371-1424, l'EUNUCO DEI TRE GIOIELLI (Sanbao taijian) e le sue sette spedizioni nell’Oceano Indiano [AFRICA ORIENTALE] del 1405-1407; 1408-1411; 1413-1415; 1416-1417; 1421-1422; 1424-?; 1430-33; L’Oceano Indiano; I Ming e l'Eunuco dei Tre Gioielli; Tramonto di una straordinaria epopea. Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

Le grandi giunche oceaniche di Cheng Ho-Zheng He erano scortate da veloci giunche di guerra per difenderle dagli attacchi pirateschi

Cosa c'è nel libro

Il primo volume si interessa ai Navigatori che, dal XIV secolo fino alla soglia del secolo XIX, si spinsero ai “confini del mondo” per esplorare ulteriori rotte marittime e ricercare altre terre e nuovi continenti. Ecco i loro nomi: Cheng Ho (Zheng He), 1371-1424, L’infante Dom Henrique (“Enrico Il Navigatore”), 1394-1460; Giovanni Caboto, 1450?- 1498;  Bartolomeo Díaz, 1450-1500,  Gaspar Corte-Real, ca. 1450-1501,  Amerigo Vespucci, 1454-1512   Jacques Cartier, 1491-1557 Sir Francis Drake, 1544-1596, John Davis, 1550-1605, Henry Hudson, 1570-1611, Samuel De Champlain, ca. 1570-1635,  Abel Tasman, 1603-1659, Jacob Roggeveen, 1659-1729,  James Cook, 1728-1779  (A bordo dell’Endeavour, la nave del primo viaggio nel Pacifico di Cook), George Vancouver, 1757- 1798.

...

Il “MARCO POLO cinese”: CHENG HO (ZHENG HE), 1371-1424, l'EUNUCO DEI TRE GIOIELLI (Sanbao taijian) e le sue sette spedizioni nell’Oceano Indiano [AFRICA ORIENTALE] del 1405-1407; 1408-1411; 1413-1415; 1416-1417; 1421-1422; 1424-?; 1430-33 

L’Oceano Indiano 

 Nonostante le sue dimensioni, anche l'Oceano Indiano è stato un "mare che ha unito". 

Come il Mediterraneo. 

E come il "Mare Nostrum" ha visto la circolazione e lo "scambio" di uomini, idee e culture. 

Vi si sono consolidati traffici commerciali, ma anche itinerari esplorativi e di "scoperta". 

Nei due sensi: sia verso l'Asia, che verso l'Africa (...)

(...) I Ming e l'Eunuco dei Tre Gioielli 

 I contatti diretti, scientificamente accertati, dei cinesi con l'Africa risalgono comunque al periodo in cui i Ming, dopo aver cacciato gli invasori mongoli e ottenuto il controllo sulla Cina, iniziarono ad espandersi sui mari e a popolare i territori adiacenti al loro immenso Impero. 

Fu proprio durante questa dinastia e, in particolare, al tempo del suo terzo (Yung-lo) e quinto (Hsüan-tê) Imperatore, che il famoso "Grande Eunuco" Cheng Ho (1371- 1424), un musulmano nativo dello Yùnnan (Yúnnán), anche noto come l'Eunuco dei Tre Gioielli (Sanbao taijian), portò a termine ben sette spedizioni marittime nei "mari del sud e in occidente". 

Visitando più di trenta paesi, al comando di numerose grandi giunche oceaniche, caratterizzate da vele simili a “grandi nuvole nel cielo” (...) e di migliaia di uomini. 

 Egli aveva saputo conquistare la fiducia del terzo Imperatore e della sua Corte, in particolare del suo elemento femminile. 

Desideroso come non mai di ottenere quanto di più diverso ed esotico potesse arrivare dai lontani paesi occidentali. 

 Nel corso della prima spedizione, iniziata nel 1405 e terminata nel 1407, Cheng Ho ebbe sotto di sé una flotta di 62 navi (...): "nel 3 anno di Yung-lo, alla 6 luna [27 giugno-25 luglio 1405] fu impartito l'ordine a Ho e ai suoi colleghi (...) di recarsi in ambasceria nei mari dell'Occidente. 

Il 5 anno, alla 9 luna [1-30 ottobre del 1407] tornarono in patria " (...). 

Le altre seguirono negli anni 1408-1411; 1413-1415;1416-1417; 1421- 1422; 1424-?; 1430-33. 21 

 Cheng Ho esplorò la costa orientale africana, toccando oltre Mogadiscio (Mu-ku-tu-shu), dove gli fu regalata una hua-fu-lu (zebra a strisce), Brava (Pu-la-wa) - qui ebbe in regalo cammelli e uccelli-cammello (cioè struzzi) -, e Zeila? (La-sa)

Infine giunse alla città di Malindi (Ma-lin) nel corso della quarta, quinta e, infine, settima (e ultima) spedizione. 

Dopo di allora non ci saranno altre spedizioni di "navi cinesi dalle gemme preziose", come furono definite. 

Poiché, se queste grandiose missioni avevano anche lo scopo di “riportare in patria innumerevoli oggetti preziosi di nome sconosciuto prodotti nei paesi lontani, le spese fatte dalla Cina non furono di poca entità"... (...). 

Oltre che in diverse opere cinesi (...), i viaggi vengono "narrati" anche in iscrizioni su pietra che lo stesso Cheng Ho fece scolpire su due tavolette: l'una nel tempio di T'ien Fei (la Sposa Celeste) a Liu-chia-Chiang, nella regione del T'ai-ts'ang (14 marzo 1431), e l'altra a Ch'ang-lo, nel Fukien (“in un fortunato giorno del secondo mese d'inverno degli anni 1431-1432”) (...). 

Entrambe furono casualmente scoperte nel 1935-37. 

 A proposito di quello che costituì l'ultimo viaggio di Cheng Ho, l'iscrizione del tempio di T'ien Fei così recita:" nel quinto anno di Hsüan-tê [1430] partendo ancora una volta per i [paesi] barbari allo scopo di far conoscere gli ordini imperiali, la flotta gettò l'ancora ai piedi del luogo sacro, e ricordando come in precedenza avevamo ricevuto in varie occasioni il beneficio della protezione della divina intelligenza scrivemmo per questo un testo sulla pietra" (...). 

Tramonto di una straordinaria epopea 

 Alla fine del XV secolo la talassocrazia di un tempo cedette il passo ad uno "splendido isolamento". 

Le prime misure prese dalle autorità furono di vietare la costruzione di giunche con più di due alberi e di chiudere tutti i grandi cantieri navali. 

Nel secolo successivo esse furono ben più numerose e rigorose.

 Tanto da arrivare nel 1525 alla promulgazione di un editto imperiale, che autorizzava "i funzionari costieri a distruggere tutte codeste navi e ad arrestare i marinai che avessero continuato a navigare con esse". 

 Secondo l'interpretazione di diversi studiosi, l’eccessivo vento isolazionista fu causato (...) soprattutto dal fatto che i portoghesi (...)  avevano iniziato ad espandere minacciosamente i loro traffici sui mari d'Oriente. 

 Di questo avvincente capitolo riguardante le relazioni, nel Medioevo, tra Cina e Africa, non ci rimangono ora che frammenti sparsi di porcellane e alcune manciate di monete. 

Nel tempo i nuclei di cinesi, che si erano stabiliti sulle isole al largo dell'Oltre Giuba somalo (Isole Bagiuni) e della costa settentrionale del Kenya, furono gradualmente assorbiti dalle popolazioni locali (...).

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

E-Book, versione cartacea di grande formato (16,99 x 24,4) a colori e bianco e nero, I e II ediz., 170 pp, 32 note, 130 immagini, di cui 101 a colori (38 sono dell'A.

E-Book
https://www.amazon.it/dp/B077LVJGGJ


Versione cartacea bianco e nero, I ediz. 

https://www.amazon.it/dp/1973386313

Versione cartacea a colori, I ediz
https://www.amazon.it/dp/1973354330

Versione cartacea colori, II ediz

https://www.amazon.it/dp/1791931529
 
Versione cartacea bianco e nero, II ediz. 



giovedì 12 dicembre 2024

301. Tra i miti e le realtà del BORNEO favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese CARL ALFRED BOCK (1849-1932), uno tra i primi studiosi dei DAYAK; Tra i Dayak del Borneo, 1878-1880; Il primo incontro con un cannibale; In Thailandia e nel Lao, 1882-1883. DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli

Dayak in costume, Bock 1881 

Cosa c'è nel libro:  
1. Le "idee elementari" delle culture umane: lo studioso tedesco Adolf Bastian, uno dei padri dell'etnologia contemporanea; 2. Tra "gli spiriti delle foglie gialle": Hugo A. Bernatzik, uno dei massimi etnologi e viaggiatori austriaci"; 3. Tra i miti e le realtà del Borneo favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese Carl Alfred Bock, uno tra i primi studiosi dei Dayaks; 4. Un artista tra gli indios del Mato Grosso: Guido Boggiani, pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto in circostanze misteriose; 5. George Catlin, pittore-etnografo, spese la sua vita per difendere e far conoscere il mondo in rapida scomparsa degli indiani d'America; 6. La saga di Ténatsali “Fiore medicinale”: Frank H. Cushing, uno dei più singolari esponenti della Storia dell’Antropologia; 7. La polacca Maria Antonina Czaplicka e la sua ricerca sul campo nell’artico siberiano; 8. Un polacco in Africa centrale: l’antropologo Jan Czekanowski protagonista della prima missione scientifica nei Grandi Laghi; 9. Un genovese in Nuova Guinea: Luigi M. D'Albertis, primo europeo a esplorare la terra degli uccelli del paradiso; 10. La grandiosa opera etnomusicologica di Frances T. Densmore sui canti degli Indiani delle Pianure; 11. Lo Xingú, un remoto angolo di mondo: Karl von den Steinen con le sue complesse esplorazioni scientifiche nel Mato Grosso è il “padre dell'etnologia brasiliana”; 12. Tra i "sapienti" Dogon del Mali: gli importanti studi sull'Africa occidentale dell'etnologa francese  Germaine Dieterlen; 13. Storie di vita nelle Indie Olandesi: l'antropologa americana Cora A. Du Bois nell'isola di Alor compì studi fondamentali sulla cultura e la personalità dei nativi; 14. Fred Eggan antropologo moderno. Lo studioso statunitense che ha saputo coniugare etnologia storica e struttural-funzionalismo; 15. Lo studio sistematico del popolo dei Nuer: Edward Evans-Pritchard, maestro dell'antropologia sociale britannica; 16. Un "ragazzo" tra i Maori: l'antropologo neozelandese Sir Raymond Firth; 17. Il “Grande Peter” degli Inuit artici: la vita avventurosa dell’esploratore e antropologo danese Freuchen; 18. Con ricerche audaci e "fuori dal coro" l'esploratore tedesco Leo Frobenius rivoluzionò gli studi etno-antropologici, restituendo all'Africa la propria storia; 19. Un appassionato studioso dell'Uomo dalle biblioteche alle piste dell'Africa occidentale: l'antropologo francese Marcel Griaule, maestro di generazioni di ricercatori; 20. Lungo la via maestra dell'etnologia italiana, un nome su tutti spicca nella ricerca sul campo e nell'analisi teorica: quello di Vinigi L. Grottanelli

...

Tra i miti e le realtà del BORNEO favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese CARL ALFRED BOCK (1849-1932), uno tra i primi studiosi dei Dayak 

Nel XIX secolo il boom europeo delle scienze naturali comporterà la fondazione di musei e società geografiche, ma anche l’effettuazione di numerose spedizioni, dirette in special modo verso Africa e Asia.

 Da solo l’arcipelago indonesiano ne accoglierà oltre un centinaio... Alcuni partecipanti andranno là per la scienza, altri alla ricerca di avventure. 

Il materiale complessivamente raccolto risulterà comunque prezioso per gli studiosi. 

Pochi gli scandinavi che “sceglieranno” l’Asia. 

Ancor meno quelli che scriveranno sulle loro esplorazioni… 

Tra questi ultimi c’è il norvegese Carl Bock, nato nel 1849 a Copenaghen (...) e morto nel 1932.

 Diciannovenne va a lavorare per diversi anni in Inghilterra, a Grimsby. 

Poi si trasferisce a Londra, a realizzare quelli che sono i suoi reali interessi: lo studio delle scienze naturali. 

Entusiasmo e passione, uniti a ricerca e testardaggine, fanno sì che riesca ad introdursi negli esclusivi milieux scientifici e aristocratici della capitale.  

Dove conosce Arthur Hay, nono Marchese di Tweeddale, ma soprattutto Presidente della Società Zoologica londinese. 

È un ornitologo che, oltre agli uccelli, colleziona insetti, rettili e mammiferi. 

Per poter arricchire la sua collezione con specie dell’arcipelago indonesiano invierà là Bock. 

Tra i Dayak del Borneo, 1878-1880 

 Nell’agosto del 1878 Bock a Batavia (oggi Djakarta), capoluogo delle Indie olandesi, si imbarca su un vapore diretto a Padang (Sumatra). 

Per mesi percorre l’isola in lungo e in largo. 

Il viaggio previsto a Timor viene invece cancellato dopo la morte di Hay. 

È comunque sfacciatamente fortunato, perché a Batavia il Governatore-Generale Van Lansberghe vuole che organizzi una spedizione (...) nel Borneo meridionale, per relazionare sui Dayak dell’interno. 

Selvaggi che rifiutano l’autorità olandese e che con la forza impediscono agli europei l’accesso ai loro territori. 

Di loro si sa poco, salvo che sono cacciatori di teste e cannibali… 

La sua sarà un’impresa eccezionale, anche se tra i Dayak era stato preceduto decenni prima da una straordinaria donna, l’austriaca Pfeiffer... [vedi post n.230]

 Comunque le regioni dove si inoltrerà nel 1879-80 non sono mai state penetrate dagli europei. 

(...) Già prima di inoltrarsi nella foresta deve superare un insormontabile ostacolo: la difficoltà di trovare portatori e guide (...). 

(...) Del resto non può dare loro torto. 

Sa come l’orripilante pratica sia diffusa e come in quelle regioni siano stati uccisi alcuni europei. 

(...) Personalmente sarà notevolmente “aiutato” dal fatto che sarà accompagnato dal sultano di Kutai con la sua scorta armata. 

Il che faciliterà indubbiamente i contatti con i Dayak, come con i cannibali Trings, presso i quali Bock manda alcuni messaggeri per invitarli. 

Offrendo doni in segno di pace. 

 Poiché nessuno di loro tornerà indietro, ritiene che siano stati uccisi e divorati… 

(...) ricompariranno, accompagnati da una quarantina di cannibali, dopo che il sultano a sua volta aveva inviato un gruppo di dignitari bene armati… 

 Nel Borneo Bock percorre 700 miglia di foreste. 

Vede gli orangutans, ma non scopre il mitico orangbuntut: l’uomo con la coda. 

Semplicemente perché… non esiste! 

E dire che Bock voleva trovarlo ad ogni costo, perché si sosteneva che l’anello mancante tra uomo e scimmie esistesse da qualche parte nel Borneo (...). 

 Il primo incontro con un cannibale 

I suoi occhi hanno un’espressione da animale selvaggio, e intorno a loro ci sono linee nere, come ombre di un crimine. 

Allo stesso tempo che ho abbozzato il suo ritratto, egli aveva ancora fresco su di sé il sangue di non meno di settanta vittime, uomini, donne e bambini, che insieme ad altri aveva appena ucciso” (...). 

Pur omettendo l’ancor più truce finale, certamente esagerata è la descrizione di Sibau Mobang, capo di una tribù di Dayak, il primo “cannibale” incontrato dal norvegese. 

Anche se caccia alle teste e antropofagia esistono realmente, non sono solo gli esploratori a diffondere “storie” perfide su di loro. 

In ciò coadiuvati da altre tribù di Dayak (...) 

Per quanto riguarda l’orangbuntut, i fantasiosi racconti ascoltati da Bock hanno già fatto ricredere l’europeo. 

Poi la ricerca si sgretola del tutto, dopo l’invio di un messaggero al sultano di Pasir, dove sembrava che ci fossero gli orangbuntut, con la richiesta di averne un paio. 

Alcune settimane dopo apprenderà invece che “il sultano è molto offeso dalla richiesta… dopo tutto quegli uomini sono letteralmente “la sua gente con la coda”, cioè il suo seguito. 

Chiunque li vuole, deve prenderli con la forza” (...). 

Ecco come nasce (e muore) un mito!  

 Nel 1881 Bock consegna la relazione ufficiale in olandese. 

(...) Sono apprezzate le puntuali descrizioni di genti, luoghi, cultura, costumi matrimoniali, metodi di caccia con frecce avvelenate, rituali della caccia alle teste, ecc.... 

Ma anche il coraggio dimostrato (...). 

Però c’è anche chi lo critica pesantemente: non c’è quasi nulla di nuovo e dubbi sono parecchi racconti etnografici. 

Parte delle obiezioni olandesi sembrano dettate da invidia e bandiera.

 Poiché la Società Geografica dei Paesi Bassi si è sentita messa da parte ed è stato considerato un insulto, per i loro scienziati ed esploratori, il fatto che Van Lansberghe (...) abbia dovuto impiegare uno straniero.  

 Bock, al quale la querelle non interessa più di tanto, dopo aver aggiunto dettagli e aneddoti al rapporto, pubblicherà a Londra il libro: The Head-hunters of Borneo (...) diventato ben presto un best seller (...). 

 In Thailandia e nel Lao, 1882-1883 

 Nel 1884 sempre a Londra dà alle stampe: Temples and elephants (...). 

Narrazione dell’avventuroso viaggio nel Siam settentrionale e nel semi indipendente Lao, patrocinato dal re Chulalongkorn (...).

DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini (10 sono dell'A.)

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07GKR6BKP


Versione cartacea: https://www.amazon.it/dp/1719852340


300. Dalle isole SVALBARD alla cima dell'ACONCAGUA: SIR WILLIAM MARTIN CONWAY, 1856-1937, esploratore, alpinista, storico dell'arte, scrittore, politico inglese. L’arrivo nelle Svalbard, 1896. La fotografia come documentazione delle sue spedizioni. Biografia, la fase alpinistica: Alpi, Karakorum, Himalaya, Ande, Terra del Fuoco. Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Esploratori, Geologi. VOL. 3: ARTICO – ANTARTICO

 Disegno di Conway. Un’imbarcazione, dopo lo sverno nell’Advent Bay (Adventfjorden), isola Spitsbergen, Svalbard, è completamente circondata dai ghiacci della banchisa (The First Crossing of Spitsbergen, 1897)

Cosa c'è nel libro:

 INTRODUZIONE; ARTICO: 1. JOHN RAE, 1813-1893 (Premessa: la scomparsa della spedizione Franklin alla ricerca del leggendario Passaggio a Nord-Ovest, 1847; Il “personaggio”: un orcadiano al servizio della Compagnia della Baia di Hudson); 2. SALOMON AUGUST ANDRÉE, 1854-1897 (La visita allo Scott Polar Research Institute di Cambridge; La misteriosa scomparsa di un pallone aerostatico diretto al Polo Nord, 1897; Il mistero svelato trentatré anni dopo, nel 1930; I personaggi della tragedia polare, direttamente o indirettamente coinvolti; Biografia; La partenza dell’Aquila: il breve volo e, poi, lo schianto sulla banchisa polare, 1897; La marcia dei tre esploratori sui ghiacci della banchisa; Il ritrovamento della spedizione, 1930) 3. PEARY, 1856-1920 (3.1 La “corsa al Polo”; 3.2 Un ritratto di Peary; 3.3 Polemiche, verifiche e una conferma; 3.4 Biografia; 3.4.1 Le Spedizioni, dal 1884-85 al 1898-1902: Nicaragua, Groenlandia, Ellesmere (Canada); 3.4.2 La nave Roosevelt; 3.4.3 Le Spedizioni, 1905-06: Ellesmere e verso il Polo Nord: 87° 6’ Lat N. La Roosevelt si spinge fino agli 82°20’ Lat N; 3.4.4 Le Spedizioni, 1908-09: la “Conquista del Polo”; 3.4.5 Epilogo: tra trionfo e amarezza) 4. WILLIAM MARTIN CONWAY, 1856-1937 (L’arrivo nelle Svalbard, 1896; Biografia, la fase artistica; La fotografia come documentazione delle sue spedizioni; Biografia, la fase alpinistica: Alpi, Karakorum, Himalaya, Ande, Terra del Fuoco) 5. ALFRED WEGENER, 1880-1930 (Lo tsunami del 2004, la teoria della deriva dei continenti e Wegener; Biografia; Due spedizioni in Groenlandia: 1906-08 e 1912-13; La terza (e ultima) spedizione in Groenlandia per installare, al centro della calotta glaciale (ilandsis), la base scientifica Eismitte, 1930; Il progetto; Le negatività presenti nel progetto: difficili condizioni climatiche, l’assenza di una solida leadership…; Un rientro fatale per Wegener) 6. LINCOLN ELLSWORTH, 1880-1951 (Biografia; Con Amundsen in aereo, 1925; A bordo del dirigibile Norge sorvola il Polo Nord, 1926; A bordo del dirigibile Graf Zeppelin sorvola la Terra di Francesco Giuseppe, 1931; La prima traversata aerea del Polo Sud, 1935-36) 7. LOUISE ARNER BOYD, 1887-1972 (Dall’High Society… all’Artico; Svalbard, Terra di Francesco Giuseppe, 1926; Nell’Atlantico del Nord, 1928: dalla Terra di Francesco Giuseppe alla Groenlandia, alla ricerca di Amundsen; Di nuovo nella Terra di Francesco Giuseppe, tra i Lapponi (Sami) della Scandinavia e nella Groenlandia orientale, 1930-1938; La missione strategico-militare nella Groenlandia nord-occidentale, 1941; Il volo sopra il Polo Nord, 1955) 

ANTARTICO: 8. VIVIAN FUCHS, 1908-1999 (Biografia; La spedizione nella Groenlandia orientale, 1929; Kenya, Uganda-Zaire, Tanzania, 1930-31; Lago Turkana, Kenya, 1934: la misteriosa scomparsa di due scienziati; Tanzania, 1937-38; Nelle Isole Falkland, 1947-1950; La Grande Traversata Antartica, 1957-58: la Commonwealth Trans-Antarctic Expedition; L’organizzazione della spedizione; La realizzazione delle basi Shackleton, South Ice, Scott e di depositi sull’altopiano polare, 1955-57; Inizia l’attraversamento dell’Antartico di Fuchs: 24 novembre 1957; Al Polo Sud: 19 gennaio 1958) BIBLIOGRAFIA

....

Dalle isole SVALBARD alla cima dell'ACONCAGUA: SIR WILLIAM MARTIN CONWAY, 1856-1937, esploratore, alpinista, storico dell'arte, scrittore, politico inglese 

  Esploratore e alpinista in tre continenti, storico e storico dell’arte, scrittore e giornalista, collezionista e mercante d’arte, fondatore di musei e politico, Sir e Barone: incredibile a dirsi, ma il nostro personaggio è stato tutto questo… 

 Da parte mia l’ho particolarmente apprezzato per uno di questi aspetti: il suo storico affresco sulle Svalbard, il primo nella letteratura dell’arcipelago. 

Più volte per i miei lavori ho infatti consultato: No Man's Land, a History of Spitsbergen from its discovery in 1596 to the beginning of the Scientific Exploration of the Country (1906). 

In seguito avrei appreso come William Martin Conway sia stato anche un grande esploratore e alpinista (...). 

Del resto proprio all’interno delle Svalbard effettuerà uno straordinario exploit, il primo nella storia (...)

In effetti le sue ascensioni saranno anche le prime ad essere effettuate nell’Artico… 

Il tutto nel corso della sua “traversata”, come semplicemente la definirà, dello Spitsbergen, l’isola più grande, da ovest ad est (...). 

 Ciò che brillantemente ha compiuto nella prima delle due spedizioni (1896-1897), lo si ritrova tutto (...) nel chilometrico sottotitolo del libro: 

Narrazione di viaggio via terra di esplorazione e di ricognizione, con le descrizioni di numerose montagne scalate, di spedizioni con le barche nel Fiordo dei Ghiacci, di un viaggio della terra di Nord-Est, alle Sette Isole, fino allo Stretto Hinloopen, in prossimità di Wiches Land e nella maggior parte dei fiordi di Spitsbergen e una quasi completa circumnavigazione dell’isola principale”.  

 Sul finire del XX secolo l’interno dell’arcipelago artico è del tutto ignoto. 

(...) Solo diversi anni dopo lo statunitense John Munro Longyear fonderà, ai margini dell’Adventfjorden, dove Conway si era accampato, la cittadina che oggi ha il suo nome: Longyearbyen. 

L’arrivo nelle Svalbard, 1896 

 Conway giunge nell’isola la prima volta nel giugno del 1896. 

Ha due slitte, che vanno trainate dai ponies

Non è questo certamente il periodo migliore, perché ad agosto-settembre avrebbe potuto trovare i primi ghiacci (...). 

Mentre così affronterà fiumi in piena, dappertutto celati da "un indicibile composto, né solido, né liquido, né ghiaccio, acqua o neve, ma ha l’umidità dell’acqua, la freddezza del ghiaccio e, mentre non offre alcun supporto al cammino, oppone una massiccia ostruzione al piede che avanza”. 

William Martin Conway nasce a Rochester (....) nel 1856. 

 Educato tra Repton e il Trinity College di Cambridge, i suoi interessi si indirizzano alla storia dell’arte e, in particolare, alle incisioni (...). 

Così nel 1880 effettua un esteso tour delle principali biblioteche europee. 

 Nel 1884 scrive: History of the Woodcutters of the Netherlands in the Fifteenth Century, ottenendo la prima cattedra di Storia dell’arte dell’Università di Liverpool (...). 

Successivamente insegna a Cambridge (...). 

Brillante critico d’arte, riesce a spaziare tra Assiri ed Egizi, Giorgione e Dürer, l’arte fiamminga e quella sovietica, sempre irresistibilmente attratto da sculture ed avori medievali. 

È anche un formidabile collezionista (...). 

La sua maggiore debolezza è (...) quella di collezionare… castelli! 

Come quello di Allington (Kent), che restaura alla perfezione. 

Ma non disdegna di commerciare in capolavori d’arte, perché è pragmatico, poco british (...) 

 Forse a causa delle sue relazioni famigliari d’oltre Atlantico, avendo sposato la ricca ereditiera di un magnate della stampa americana? 

La fotografia come documentazione delle sue spedizioni 

 La sua raccolta più importante è comunque quella fotografica, che inizia (...) quando è uno studente. 

Alla sua morte (1937) lascerà un patrimonio di circa un milione di foto, in parte proveniente dalle spedizioni compiute in mezzo mondo.

(...) Inoltre cerca sempre di tenersi aggiornato. 

Nella spedizione himalaiana del 1892 porta rollini di fotografie, comparsi per la prima volta solo tre anni prima, nel 1889. 

Biografia, la fase alpinistica: Alpi, Karakorum, Himalaya, Ande, Terra del Fuoco 

 Eccoci ora alla parte più avventurosa della sua vita. 

Iniziato all’alpinismo all’età di sedici anni, con la scalata dell’alpino Breithorn (1872), venti anni dopo (1894) effettua la grandiosa impresa di attraversare le Alpi, dal Monviso al Gross Glockner (...)  

(...) Nel 1895 diventa Sir per aver mappato nel 1892 ben 5.180 kmq della catena del Karakorum e battuto il record di altitudine. 

 Raggiungendo sull’Himalaya i 7.010 m, nel corso di un’imponente spedizione esplorativo-alpinistica, patrocinata da Royal Society, Royal Geographical Society, British Association for the Advancement of Science. 

Nel 1898-99 è il primo ad esplorare e ad eseguire un survey nelle Ande boliviane. 

Scala il Sorata (6.553 m), l’Illimani (6.462 m) e l’Illampu (6.421 m). 

In Argentina raggiunge la vetta del monte più alto dell’emisfero occidentale: l’Aconcagua (6.959 m). 

 Quindi esplora la remota Terra del Fuoco e le sue montagne.

 L’ultima scalata è del 1901. 

(...) Dopo la Grande Guerra si dà alla politica. 

Quanto ha così straordinariamente regalato alla nazione: in campo accademico, come nei più remoti e difficili angoli del mondo, è premiato nel 1918 con l’elezione nel Partito Conservatore alla Camera dei Comuni, in rappresentanza delle Università Inglesi. 

Vi rimarrà fino al 1931. 

L’anno in cui diventa Primo Barone di Allington (...)

Nell’ultima parte della sua eccezionale vita fonda e dirige l’Imperial War Museum (...). 

 William Martin Conway morirà a Londra nel 1937.

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Esploratori, Geologi. VOL. 3: ARTICO – ANTARTICO 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 133 pp., 84 note, Bibliografia, 116 immagini (8 sono dell'A.




mercoledì 11 dicembre 2024

299. VIAGGIO TRA GLI INDIANI KWAKIUTL (OGGI KWAKWAKA'WAKW) DELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA): CAMPBELL RIVER (ISOLA DI VANCOUVER); DISCOVERY PASSAGE; BANDA WEWAYAKAY (CAPE MUDGE, QUADRA ISLAND), BANDA NIMPKISH (ISOLA DI ALERT BAY), FORT RUPERT: TOTEM FUNERARI, POTLATCH, MUSEI COMUNITARI, PERSONAGGI STRAORDINARI… DA: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA

 

Cimitero della riserva indiana Kwakiutl, Alert Bay (Cormorant Island, Colombia Britannica). Totem funerario rappresentato da una figura umana con cappello. Fu scolpito per Kamdatsa (Mrs. Tom Patch) di Village Island, che visse fino ad oltre 100 anni. Donna di alto rango, commissionò questo palo prima della sua morte, ma (...) 
(© Franco Pelliccioni)
Cosa c'è nel libro:

PRESENTAZIONE: IL LIBRO; PREMESSA: IL VIAGGIO,  INTRODUZIONE GEOGRAFICA;  INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA: GLI INDIANI DEL NORD-OVEST; 

PARTE I: CANADA 

 NELLA BRITISH COLUMBIA, AL LARGO DELL’ISOLA DI VANCOUVER, UN’IMMEDIATA E STRAORDINARIA FULL IMMERSION NELLA TERRA DEI KWAKIUTL, TRA LE ISOLE QUADRA (CAPE MUDGE) E CORMORANO (ALERT BAY);  RITORNO A VANCOUVER. VISITA AI TOTEM DELLO STANLEY PARK E DEL MUSEO DI ANTROPOLOGIA; PRINCE RUPERT, COLOMBIA BRITANNICA SETTENTRIONALE, TERRA TSIMSHIAN 

PARTE II: ALASKA, L’EX AMERICA RUSSA 

I PROMSYSHLENNIKI, CACCIATORI RUSSI DI PELLICCE, FONDANO L'AMERICA RUSSA (1741-1798); IL VIAGGIO NELL’INSIDE PASSAGE, ALASKA: KETCHIKAN, WRANGELL; RITORNO A KETCHIKAN; SITKA; INTERLUDIO; SKAGWAY 

 APPENDICE: Nell’Inside Passage, al tempo della spedizione del Duca degli Abruzzi al monte Sant’Elia del 1897, trentesimo anniversario dell’acquisto dell’America Russa

BIBLIOGRAFIA; CARTE 

....

Dal diario di viaggio 

 “ (...) Il primo impatto con la terra dei Kwakiutl l'ho avuto a Campbell River, autentico paradiso dei pescatori, dove giungo con un volo della Pacific Western Airlines (...). 

(...)  La cittadina sorge davanti alle acque dello storico Discovery Passage, scoperto dall’esploratore e navigatore George Vancouver a bordo della sua Discovery, e all'isola Quadra, dove è mia intenzione recarmi. 

 Nei pressi dell'Information Centre sono esposte all'attenzione del visitatore un house-post (totem a sostegno di una casa) ed altre sculture, appartenenti ai Wewayakay, la locale banda Kwakiutl. 

Il tutto sembra, però, troppo apertamente artificioso, poiché completamente avulso da quello che deve essere il suo autentico contesto ambientale e culturale. 

Troppo "americaneggiante", insomma! 

Anche se sarà interessante incontrarvi Joy Inglid, un’esperta della cultura Kwakiutl.(...)  

 In poco tempo il ferry Tanaka mi porta dall'altra parte dello stretto, a Quathiaski Cove, nell’isola Quadra. 

(...) Di lì a poco giungerò nella riserva della banda Kwakiutl dei Wewayakay, nel villaggio di Cape Mudge. 

Da quel momento in poi, il mio approccio con il variegato mondo indiano comincerà ad acquisire sempre maggiore spessore e consistenza. 

(...) per quanto di "vivo ed attuale" ho modo di osservare all'interno del… suo cimitero! 

Dove mi accompagna Pam Olney, ragazza di Campbell River, nata nella storica Alert Bay. 

Qui mi mostra alcuni pali totemici scolpiti secondo l'antica tradizione del gruppo. 

In particolare quello dedicato al Capo Daniel Assu. 

Ma sarà di estremo interesse osservare ciò che è accuratamente mostrato all'interno del piccolo museo comunitario, fortemente voluto dal Capo Harry Assu. 

Questi nel 1979 si adoperò per far rientrare i numerosi oggetti etnografici (...) appartenenti alla propria gente che, nel tempo, erano stati loro sottratti. 

Andando ad arricchire le collezioni di vari musei canadesi. 

In quell'occasione si tenne il primo potlatch dal 1922, che avrebbe visto la partecipazione di centinaia e centinaia di indiani e di almeno 14 capi (...). 

Dove finalmente avrebbero ammirato, a distanza di più di cinquanta anni, i tesori di famiglia. 

Lasciando il villaggio, mi porto ancora più ad est, per osservare (...) il faro di Cape Mudge, dove una targa ricorda il passaggio di Vancouver. 

 Il secondo approccio è avvenuto subito dopo. 

(...) Lasciata Campbell River, proseguo (...) in direzione di Port McNeill (...). 

Il giorno dopo raggiungo l’isola del Cormorano a bordo di un altro ferry. 

Qui ho tutto il tempo per visitare attentamente Alert Bay, dove si trova la banda Nimpkish dei Kwakiutl.  

E’ indubbio come questo “contatto” sia stato più profondo e ben più interessante del primo. 

Per l'importanza e le dimensioni dell'insediamento, per il numero dei reperti materiali (...), visibili non esclusivamente all'interno del recinto cimiteriale, per la possibilità avuta di incontrare diversi residenti (...) tra cui l'appartenente ad una delle più "blasonate" famiglie di questa storica area Kwakiutl, la Judith Cranmer (...). 

  (...) E l'interesse e l’ansia per "vedere" Alert Bay si dimostrano sempre più crescenti, mano a mano che la nave si va lentamente avvicinando all’isola, attraverso le spumose acque dello Stretto, tra le brume e la pioggia battente. 

Ecco gradualmente apparire l’insediamento, la baia, le abitazioni. 

Grazie ad un'accurata dissolvenza, degna di un buon regista cinematografico, dapprima lenta, poi sempre più rapida e completa, ecco i boschi e il porto, le molteplici moderne imbarcazioni da pesca e la sommità di qualche totem. 

(...) Tutto contribuisce a far sì che, da questo mio secondo impatto culturale, io abbia riportato sensazioni e ricordi, che forse non si sarebbero più ripetuti nel corso del mio viaggio nel Nord-Ovest. 

Anche perché Yah-lis (Alert Bay) è considerata un po' come l'ombelico dell'universo Kwakiutl. 

Qui si seppellivano i morti. 

Qui c'era, forse, il luogo più importante di aggregazione sociale e culturale di questo popolo. 

Qui sono nati i grandi personaggi di questo gruppo, capi e scultori di totem. 

Qui in passato, ma anche recentemente, si sono tenuti alcuni tra i più fastosi ed importanti potlatch Kwakiutl. 

(...) Grazie al mio vagabondare nell’isolotto, sono stato in grado di ottenere un complessivo input culturale, che mi ha consentito di ricavare molto più di una semplice e onnicomprensiva idea su questa cultura: per posizione, ricchezza degli arredi, complessità delle sculture totemiche, attualità di usanze e tradizioni. 

Anche nella scultura dei totem funerari. 

 Anche nel perseverare dei potlatch

Qui, nonostante le proibizioni governative, queste "Grandi feste" si sono sempre tenute. 

Specialmente durante i lunghi periodi invernali. 

(...) E lo splendore di un tempo lo si può ammirare all'interno dell'U'mista Cultural Centre

Dove maschere, gioielli, rami, coperte, arredi cultuali, preziosi e non (...), continuano a stupirmi, per la sua complessità e ridondanza, materiale e spirituale. 

Oppure lo si può osservare all'interno del cimitero della riserva, dove numerosi sorgono i pali funerari. 

Anche se qui è proibito entrarvi.

 Ritornato a Port McNeill, il giorno dopo continuo il viaggio verso nord e Port Hardy (...) . 

(...) Nei pressi dell’aeroporto c’è, infatti, un altro importante luogo collegato, sia ai Kwakiutl, che alla Compagnia della Baia di Hudson.

 Così nella riserva indiana di Fort Rupert osservo (...) quanto rimane della fortificazione costruita nel 1849 dalla Compagnia: l’alto caminetto di pietra dell’abitazione del fattore. 

Poiché nel 1888 il forte venne completamente distrutto da un incendio”. 

DA: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA

E-Book e versione cartacea di grandi dimensioni a colori e in bianco e nero (16.99 cm x 1.17 x 24.41), 192 pp., 287 note, 191 immagini (118 sono mie) 



Versione cartacea a colori: https://www.amazon.it/dp/B09L4SBWHQ


Versione cartacea in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/B09L4NZDB2

PAGINA AUTORE ITALIA AMAZON:

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

martedì 10 dicembre 2024

298. IL CAIRO: IERI E DOMANI… Atmosfere e contraddizioni del Cairo. DA: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. CROCIERA AEREA E FLUVIALE SUL NILO; AI CONFINI CON IL SUDAN, ALLA RICERCA DI BERENICE TROGLODITICA E DELLA “CAROVANIERA DEGLI 11 GIORNI”; NEL SINAI

  

“Veduta Generale di Cairo”. Incisione dal libro: L’Egitto antico e moderno, dell’archeologo Georg Moritz Ebers, 1893 (1878)

Cosa c'è nel libro:

PREFAZIONE

PARTE I: IERI, IL VIAGGIO DEL 1980

INTRODUZIONE ALL'EGITTO; CONTINUA IL "VIAGGIO" NEL BASSO EGITTO: PIRAMIDI, CERCATORI DI TESORI DEL PASSATO, SCOPERTE ARCHEOLOGICHE DEL PRESENTE; VIAGGIO NELL'ALTO EGITTO, AI CONFINI CON IL BILAD AS SUDAN, LA "TERRA DEI NERI": ABU SIMBEL, ASSUAN, ELEFANTINA, FILE; MEDIO EGITTO: NELLA VALLE DEI RE SI RISCOPRONO LE TOMBE "SCOMPARSE" DEI FARAONI; 

PARTE II: OGGI, IL CAIRO

UNA PREMESSA DI ANTROPOLOGIA URBANA: GENESI E SVILUPPO DELLE CITTA’ AFRICANE; PIÙ “CITTA’ PARALLELE” HANNO DATO VITA ALLA CAIRO ATTUALE; IL CAIRO: IERI E DOMANI…; 

PARTE III: INTERMEZZO, UNA CROCIERA SUL NILO “VIRTUALE” FIN DE SIÈCLE

PARTE IV: OGGI, UNA MODERNA CROCIERA SUL NILO

DA ASSUAN A KOM OMBO; KOM OMBO, EDFU, LA CHIUSA DI ESNA, LUXOR; 

PARTE V: OGGI, SUL MAR ROSSO, AL CONFINE MERIDIONALE CON IL SUDAN

NELLA LAHAMI BAY, SULLA COSTA MERIDIONALE EGIZIANA DEL MAR ROSSO, ALLA RICERCA DELLA MITICA BERENICE; TRA I NOMADI DEL MAR ROSSO EGIZIANO: ETIOPICI BÈJA (ABABDA E BISHARIN), ARABI RASHÀIDA; LUNGO L’ANTICA VIA GRECO-ROMANA CHE, DALLA MITICA BERENICE TROGLODITICA, PORTAVA AL NILO, ATTRAVERSO LE MONTAGNE DI SMERALDO

PARTE VI: UNA CURIOSITA’ DA SODDISFARE, VIAGGIO A SHARM, 2009

SHARM EL-SHEIK: NAAMA BAY; BIBLIOGRAFIA

...

IL CAIRO: IERI E DOMANI… 

 Atmosfere e contraddizioni del Cairo 

 Nell’ultimo quarto del XIX secolo Ebers cercava di spiegarsi “il fascino che questa ammirabile città non manca mai d’esercitare”. 

In nessun caso è stata una bella città “e i monti ai quali si appoggia, come il Moqattam, sono privi di vegetazione”. 

Ma era sufficiente “una cavalcata in essa” per scoprire un caleidoscopio storico-culturale e un mosaico di contraddizioni, come non se ne trovano altrove. 

D’altronde: “non si toccano qui colla fronte tre parti del mondo?

 Ecco allora folle incalzanti e piazze deserte, dirupati edifici e rigogliosi giardini, splendidi negozi e carretti pieni di povere cose in vendita, cammelli. 

Quando ci si spostava, lo si faceva con l’asino. 

Realizzando in tal modo, sullo sfondo dell’Oriente, un articolato mosaico di contrasti... 

 Come già sottolineato, ad oltre un quarto di secolo di distanza sono tornato in Egitto. 

Nel 1980, en route per il Sudan, assieme a Cecilia colsi l’occasione per dare un’occhiata al paese, dall’Alto al Basso Egitto. 

Avendo difficili obiettivi da perseguire e remote mete da raggiungere, non esenti da rischi e pericoli, non c’era stato tempo e voglia di “preparare” l’immersione nel Mashreq

Né saremmo “vissuti di rendita”, partecipando ad un gruppo organizzato. 

Pratica già allora abbastanza diffusa, certo non massicciamente come oggi…. 

Tanto che all’Hotel Oberoi di Assuan proprio non si capacitarono come il “nostro” gruppo potesse essere composto solo da noi due, due antropologi… 

 Non avendo una guida, ci affidammo, si fa per dire, alla storica Guide Bleu di Hachette, pressoché la sola all’epoca. 

Non sapevamo che, in realtà, di guide ne avremmo avute a bizzeffe e “a catena”: per ogni tomba, angolo, rudere, anfratto, piccola piramide, ecc. 

Tante microguide, troppe… 

Pronte a dirigerci e a spiegare, con sussiego e autorità, per un modesto bakshish, l’universo intorno. 

Anche perché passammo un’intera giornata a Giza e, poiché al di fuori di tour organizzati, saremmo stati pressoché perennemente sballottati da una sorta di catena di Sant’Antonio di guide arabe locali, più o meno ufficiose, più o meno improvvisate, che via via ci avrebbero fatto avvicinare i vari monumenti. 

 In ciò supportati dalla presenza di una molteplicità di venditori di “antichità”, di cammellieri e quant’altro cercava, grazie ai turisti, di sbarcare allora il lunario. 

Inoltre, siccome quanto giganteggiava intorno a noi sembrava più che sufficiente per farci felici, probabilmente non ci facemmo troppo caso (almeno all’inizio!). 

Anche perché, seppure come una sorta di palline di un flipper, ci spostavamo a piacere da una parte all’altra dell’area. 

Poiché allora ci si poteva ancora accostare e deambulare tutto attorno alla Sfinge. 

E c’era chi, sia pure a fatica, si arrampicava sulla sommità delle piramidi.

E non ci fu alcun verso di rinunciarvi… 

 Oggi quella singolare “Piazza dei Miracoli”, dall’atmosfera tipicamente levantina, non esiste più. 

Gli unici che si muovono su cammelli sono gli appartenenti alla polizia turistica. 

 Ma alla fine di un’intera, comunque straordinaria, giornata, ci spostammo sulla sommità di una collina, dove nel 1980 c’era un ristorante-bar tendato, il Sahara City

Qui, oltre a riposarci, bere e mangiare qualcosa, avemmo dall’alto un’eccezionale visione dell’intera area. 

Anche con due “bonus” in più: il sole al tramonto dietro le piramidi, l’arrivo di cavalieri al galoppo. 

Chissà da quanti anni il Sahara non c’è più. 

 Oggi sostituito da un “punto panoramico”. 

 A quel tempo c’era ancora Sadat, la sala delle mummie del Museo Egizio era chiusa, ci si poteva addentrare in quasi tutte le tombe della Valle dei Re e, come si è visto, andare di fronte alla Sfinge, mentre non era stato costruito il grande parcheggio tra le piramidi di Cheope e Chefren

E neppure esisteva la struttura posta a sud della Grande Piramide di Cheope. 

Una costruzione che può apparire anche stranamente avveniristica, quasi una navicella spaziale. 

E dire che al suo interno ospita una delle prime imbarcazioni dell’uomo, una “barca solare” egizia: sarà inaugurata cinque anni dopo il nostro viaggio, nel 1985 (...)

DA: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. CROCIERA AEREA E FLUVIALE SUL NILO; AI CONFINI CON IL SUDAN, ALLA RICERCA DI BERENICE TROGLODITICA E DELLA “CAROVANIERA DEGLI 11 GIORNI”; NEL SINAI

(E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 277 pp., 259 note, 271 immagini, di cui 242 a colori (230 foto sono dell’A.):



Versione cartacea a colori: https://www.amazon.it/dp/B088N3WVYN

Versione cartacea in bianco e nero https://www.amazon.it/dp/B088N8ZQVV

Versione cartacea non illustrata https://www.amazon.it/dp/B08BW8LYDY

E-Book non illustrato: https://www.amazon.it/dp/B08BXQCMRY
 ...

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

PAGINA AUTORE ITALIA AMAZON:

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1

IL LIBRO E’ DEDICATO ALLA COMPIANTA AMICA E COLLEGA CECILIA GATTO TROCCHI (ROMA, 19 GIUGNO 1939- ROMA,  11 LUGLIO 2005)

Saqqara, dicembre 1980

325. IL SOMMARIO PRESSOCHE' DEFINITIVO DEL 7, E PENULTIMO, CAPITOLO [MALTA E GOZO] DEL II VOL. (MEDITERRANEO), IN CORSO DI ELABORAZIONE, DEL MIO LIBRO: PIRATI E CORSARI...

Dipinto raffigurante la cattura nel Canale di Malta di un vascello ottomano da parte di alcune galee maltesi, gennaio 1652 ( Musée de la Lég...