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venerdì 6 gennaio 2023

80. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: DECIMA PUNTATA (VIAGGIO NOTTURNO VERSO LA FRONTIERA, L’AMBOSELI E IL KILIMANGIARO)

 

Elefanti nell'Amboseli National Park, 2012 (CC Some Rights Reserved Amoghavarsha JS amoghavarsha.com)

[precedenti 9 puntate: 23 settembre; 3, 8, 15, 23, 31. ottobre; 2 novembre, 11 dicembre, 4 gennaio 2023. Oltre all'integrazione del 22 novembre 2022] 

Lasciata Nairobi, la Land Rover correva verso sud-est, lungo la foresta illuminata dai potenti fari, che creavano un fantasmagorico gioco di ombre.

La notte ai tropici è bellissima. In alto, nel cielo, brilla la Croce del Sud, che qui ha preso il posto della nostra Stella Polare.

Gli animali propri dell’Africa: scimmie, leopardi, leoni, facevano sentire la loro musica orchestrata. Sembrava che, da un momento all’altro, un leopardo potesse balzare sulla macchina, o che un elefante disturbato dalla luce, che gli doveva sembrare assai indiscreta, potesse attraversare la strada, o addirittura bloccarla!

Ogni tanto si attraversava un villaggio, un povero agglomerato di capanne, dove tutto era profondamente addormentato. Solo qualche cane, svegliatosi per il rumore del motore, assisteva alla corsa notturna della Rover, abbaiando con insistenza. 

L’aria era umida e piuttosto afosa. La luce dei fari, protetti da un robusto reticolato, illuminava nugoli di zanzare. 

Nell’abitacolo del veicolo, Giorgio era pienamente preso dalla guida. Non potendo usare la pipa prediletta, fumava una sigaretta. Ogni tanto la mano sinistra lasciava il volante, per tirare qualche boccata. Poi buttò il mozzicone.

Malgrado i parecchi scossoni, la Land raggiungeva i 70 all’ora di media, su quella che solo il più ottimista degli uomini avrebbe potuto chiamare strada. Già! Era tutto, fuorché una strada! Una carrareccia a gobba d’asino, ciottolosa. Con buche, che nella stagione delle piogge si sarebbero trasformate in profondi acquitrini, che avrebbero preso nella loro morsa gli sventurati veicoli, che vi sarebbero transitati.

Di tanto in tanto bisognava anche fermarsi. Aiutato dal giovane Moussa, che gli sedeva accanto, bisognava infatti togliere qualche ramo contorto, che sbarrava la strada. Forse appartenente ad un albero divorato dalle termiti, o crollato durante la passata stagione delle piogge.

Moussa e l’anziano Little Jack, che sedeva dietro, erano due ex bracconieri. Quest’ultimo gli era stato caldamente consigliato da Tom. Così aveva voluto che partecipasse all’escursione. D’altronde era un profondo conoscitore del posto, quindi una garanzia assoluta!

Del resto Little Jack più volte era stato messo in gattabuia dai poliziotti [guardacaccia-rangers], che pattugliavano le riserve. 

In passato con le frecce avvelenate aveva infatti ucciso diversi elefanti e svariati altri animali, solo per mangiare qualche appetitoso pezzo di carne (proboscide dell’elefante). O per cercare di commerciare con i Swahili della costa le corna dei rinoceronti abbattuti. Che, triturate, sembra siano molto apprezzate in Oriente (India) come afrodisiaci. Le protuberanze cornute dei rinoceronti sono infatti pagate a peso d'oro dai vecchi e facoltosi raja indiani.

Dietro Giorgio e Moussa c’erano Milly e John.

Milly era addormentata. Con tutto che quella sera era andata prestissimo a letto, non aveva resistito alla tentazione di farsi un buon sonnellino. 

Nonostante i frequenti sbalzi e i continui scossoni, che ad ogni piè sospinto facevano sussultare la camionetta, continuava a sognare le sue bestie feroci, con il capo reclinato sulla robusta spalla del professore di filosofia.

John invece stava in stato di dormiveglia. Anche perché, per cercare di tenere gli occhi aperti quel tanto che basta per sostenere erga omnes che si è svegli e coscienti di sé, con l’orecchio destro tentava con il suo “all transistors” di ascoltare i programmi di musica leggera, immancabili nelle trasmissioni radiofoniche notturne.

Due uomini siedono in cima a una jeep parcheggiata accanto a un edificio con il tetto di paglia. Altri uomini stanno fuori dal veicolo, incluso un africano in uniforme. Didascalia della pagina originale: Amboseli Game Park, 1952,  Haslam Collection, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, CC BY-NC-SA 4.0,  2009/008/1/3/136


Infine, dietro ai quattro, disteso come poteva, russava come un ghiro Little Jack. Accatastate accanto a lui le vettovaglie, che dovevano servire per l’intera giornata, qualche bibita, le macchine fotografiche di Milly e il fucile per la caccia grossa e la macchina fotografica di Giorgio.

- “Non si sa mai”, aveva detto alla partenza dal Norfolk a John, che gli aveva ricordato che non si può cacciare nella riserva.

- “Non siamo in Brasile dove lo S.P.I. [Serviço de Proteção aos Índios] ha dato ordine ai suoi uomini di farsi uccidere dagli indios, piuttosto che sparare ed uccidere, per difendersi dai loro funesti attacchi.

Siamo nel Kenya e se qualche stupido bufalo ci vuol far la pelle, avrà la sua razione di piombo, alla barba di tutti i regolamenti di questo mondo”. Stia tranquillo… 

Come vede porto l’Express solo per precauzione…

La Land Rover proseguiva veloce la sua corsa in direzione della frontiera con il Tanganyika [oggi Tanzania] e il Kilimangiaro. 

Vennero superati altri poveri insediamenti. Villaggi Kikuyu, Masai, Dorobo, capanne a cupola, a punta, emisferiche e recinti per il bestiame rappresentarono l’unico diversivo per il guidatore.

Ad un certo momento una bestia, più esattamente un felino, attraversò la strada con un guizzo. Giorgio frenò bruscamente. 

La macchina ebbe un’impennata. Milly con gli occhi tutti assonnati e preoccupatissima domandò cosa stesse succedendo. Il vecchio bracconiere, che fino ad allora aveva russato alla grande, tutto coperto dal bagaglio, che con la brusca frenata era rotolato sopra il suo corpo, riempiendolo di bernoccoli, dovette suo malgrado svegliarsi.

Giorgio, ancora preoccupato per l’inatteso incontro, chiese in kiswahili a Moussa che, sveglio come lui, forse poteva aver riconosciuto l’animale, se fosse stato un leone.

- “No, bwana, essere stato tui, io visto bene”.

- “Che animale era Giorgio? chiese di rimando John, alle sue spalle

- “Un leopardo, l’animale più sanguinario e astuto che esista in Africa. Almeno così dice questo ex bracconiere. Non so come abbia fatto a riconoscerlo, in meno di un attimo di secondo. Mah!

Dopo quella sosta, Giorgio ingranò la prima e con un balzo la Rover continuò la sua marcia veloce.

Ormai era quasi l’alba. Gli uccelli cominciavano di nuovo a far sentire la loro voce melodiosa. I primi raggi del sole spuntarono, illuminando tutta la foresta. Erano giunti alla meta. A non più di una ventina di chilometri c’era il confine con la RUZ, la nuova Repubblica Unita Tanganyika-Zanzibar voluta da Julius Nyerere [1922-1999, Presidente della Tanzania dal 1964 al 1985] per cercare di porre un freno alla pericolosa ingerenza cinese a Zanzibar.

Già si vedevano le pendici del Kilimangiaro, ma non la vetta, con il suo cratere più alto: il Kibo.

Giorgio sperava che forse verso le 9 sarebbe stata visibile attraverso le nubi, che quasi costantemente circondano, come un alone misterioso, la “Montagna dove hanno sede gli dei”. Così come sostengono le leggende Masai.

Dopo aver sbrigato le consuete formalità, d’obbligo all’ingresso di ogni Parco e Riserva, la Land Rover lasciata l’entrata [Lemeiboti Gate], si addentrò su una delle piste tracciate dal frequente passaggio dei veicoli. Aveva rifiutato la guida, dato che lui ne aveva ben due: Moussa e Little Jack. Oltre tutto quei due ex bracconieri, specialmente il più vecchio, - almeno così riteneva -, forse erano stati addirittura riconosciuti dai guardiani del parco. In quanto in più occasioni avevano dato loro la caccia. Rinnovando, anche nel Continente Nero, l’eterna lotta tra “guardie e ladri”….

Due rinoceronti, uno è un cucciolo, nella riserva di Amboseli,1958, Trotter Collection, Bristol Archives, British Empire & Commonwealth Collection, CC BY-NC-SA 4.0, 2001/090/1/1/25637  


Ormai erano tutti svegli. La giornata prometteva bene. A vista d’occhio si dilatava la magnifica prateria di erba elefantina, mentre la boscaglia di euforbie a candelabro, acacie e sicomori era illuminata dai raggi solari, che ne mettevano in risalto i diversi colori. Qua e là qualche baobab, il gigante degli alberi, appariva ancora più imponente e maestoso.

- “Finalmente potrò fare conoscenza con qualche bestia feroce”, esclamò Milly

- “Non credo che un leone, o tantomeno un rinoceronte, possano porgerle la zampa e dirle buongiorno. Ma se succedesse, bisogna che mi faccia conoscere questi ultimi esemplari di animali. Non si sa mai. 

Potrebbe darsi che abbiano pure la televisione a transistors e, mentre noi li fotografiamo, magari annoiati stanno vedendo “Non è mai troppo tardi” [prima trasmissione nel 1960, programma condotto dal famosissimo Maestro Alberto Manzi]. Rispose ironicamente Giorgio.

- “Spiritoso! Ribatté un po’ stizzita. Lei prende le cose sempre dal punto di vista letterale. Non ha un’ampiezza di vedute…

La pista ora si biforcava. Moussa consigliò a Giorgio di prendere quella di sinistra, la più interessante dal punto di vista zoologico.

La Rover adesso andava molto piano. Si temeva che qualche elefante da un momento all’altro potesse sbarrare la carreggiata.

Ad una svolta, dove la pista da ambo i lati era libera dalla folta vegetazione, improvvisamente si presentò davanti ai loro occhi ciò che la coppia inglese aveva sempre desiderato e sognato. Anche se il giorno prima avevano appreso che il Kilimangiaro poteva essere osservato perfino da Nairobi, per una fortunata serie di giornate limpidissime, che però potevano anche terminare. Ma da là era tutta un’altra cosa!

Per un attimo i tre rimasero letteralmente senza fiato, davanti all’affascinante visione!

La vetta più alta della grande montagna, il cratere concentrico del Kibo, era visibilissima. 

La cima, che raggiunge i 6.000 metri, era tutta ammantata di bianco. Lo spettacolo era certamente grandioso. 

La vetta, che si può dire sia una cupola, grazie ad una lunga sella risulta connessa ad un’altra sommità, quella del Mwanzi (4950 m). Un aguzzo picco chiazzato di rocce nere e ricoperto dalla neve solo ad intervalli.

- “È fantastico! ruppe il silenzio John.

- “Ehi, Little Jack, Prendi le macchine fotografiche della memsaab e la mia. Bisogna assolutamente fotografare lo straordinario spettacolo, che Madre Natura una volta di più sta offrendo ai nostri sempre stupefatti sguardi, disse Giorgio.

- “È realmente stupendo, fece Milly

Il vecchio ex bracconiere portò le macchine fotografiche: una Leica e due Rolleiflex.

Tutti e tre imbracciarono le macchine. Per qualche tempo gli unici rumori furono i clicks degli otturatori, che scattavano una foto dopo l’altra.

- “Spero che queste foto a colori riescano bene. Hai controllato attentamente l’esposimetro, John?

- “Sembra che sua moglie sia il tipo di pignola, che non fa mai le cose, ma tende a farle fare sempre agli altri. O non è vero? Aggiunse Giorgio

- “L’ho controllato… Come dice Giorgio? …. Ah, sì! Ha veramente ragione. Piuttosto vorrei che lei dica qualcosa di questa montagna, che sorge a tre gradi a sud dell’Equatore ed è ammantata di neve.

- “La storia?... Dico vuole avere qualche notizia storica od etnografica?

- “Se possibile, tutte e due.

- “Va bene! Come lor signori vedono - ed incominciò ad assumere un’aria saccente da Cicerone di museo - questa montagna in realtà è un vulcano e non è soffocata dalla vicinanza di altri monti. 

Solo il Meru, che si trova ad una quarantina di km, è la vetta più vicina alla “Montagna splendente”. Per il resto il Kilimangiaro si erge solitario ed isolato sulla pianura. 

Devo continuare?

- “Prosegua, prosegua, ma si tolga quest’aria da guida turistica, perché siamo anche capaci di darle una mancia. Alla fine, beninteso, disse Milly

- “Non è che io rifiuti il denaro, ma… come vogliono lor signori


 CONTINUA

Non avendo più molto tempo a disposizione, ho invece dovuto interrompere qui il mio racconto giovanile...

mercoledì 2 novembre 2022

73. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: SETTIMA PUNTATA (IL LEOPARDO DELLE NEVI, IL KILIMANJARO, PREPARATIVI PER LA SPEDIZIONE AL LAGO RODOLFO, IL CACCIATORE BIANCO)

 

"Le nevi del Kilimanjaro", film del 1952 con Ava Gardner e Gregory Peck  

A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche  effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli.  Ho anche lasciato inalterato il testo. 

[precedenti puntate: 23.9; 3, 8, 15, 23, 31.10] 
 

INTANTO AL NORFOLK HOTEL

Giorgio, com’era sua abitudine, si svegliò molto presto. Alle sei, con tutto che aveva dormito solamente cinque ore, dopo essersi lavato e, poi, rasato con il suo Philips a batteria, si pettinò accuratamente. Cosa che faceva assai di rado, data l’enorme massa di capelli che doveva tentare di mettere a posto. Quindi si ricordò che quello era il secondo giorno che si trovava a Nairobi e che non aveva ancora telefonato al Prof. Giorgetti, per sapere quando l’avrebbe potuto incontrare.

Famme telefonà”, disse l’etnologo a voce alta. Cosa del tutto insolita, anche perché l’aveva fatto in romanesco…

Per ottenere il numero telefonico, chiamò Tom, il portiere. Quel “simpatico” Luo, che qualche anno prima gli aveva fatto trovare nel villino un serpentello. Allora, essendo alla sua prima esperienza in Africa, aveva provato veramente paura. Poi si sarebbe riconsolato... Apprendendo che, in realtà, era solo una biscia. Certo, molto diversa da quelle che ci sono in Italia. Oltre tutto era compagna di gioco dei bambini Luo. Insomma era una specie di cane fedele, o di gatto!

- Pronto Tom, Jambo, sono Giorgio… mi dovresti dare il numero di telefono del Prof. Giorgetti… Sì, il famoso etnologo!... Bravo!... Il rappresentante ufficiale dell’Istituto… Come? 5.8.9.7. Va bene. Ndio Tom, kwaheri, e riattaccò il ricevitore.

- 5…8…9…7… Pronto, c’è il Prof. Giorgetti?... Ah, è lei? Senta sono il Prof. Giorgio Rovi… italiano, dovrei fare una spedizione nella Northern Frontier… Ai Turkana, sì, è ho una lettera di presentazione fornitami dal Dottor Rossi dell’Istituto, in quanto lei, per la sua maggior conoscenza dei luoghi dovrebbe accompagnarmi e, così facendo, farebbe un gran favore a me e all’Etnologia…. Ah, adesso non posso venire… Giovedì sera. Va bene! Se fosse così gentile da darmi l’indirizzo… Non conosco ancora Nairobi, come dovrei… Ah, Villa Fiorita, e devo domandare del cottage del Professor Rome. Ah, anche lei è di Roma… Va bene, a Giovedì sera. Arrivederla.


Lasciato l’apparecchio telefonico, si diresse verso il mobile-bar. Trasse una bottiglia di gin, un bicchiere e dal freezer qualche cubetto di ghiaccio. Riempì il bicchiere del liquido alcolico e del ghiaccio e andò verso il radio-grammofono. L’accese ed una soave, bella musica inondò tutto il soggiorno. Stavano trasmettendo dischi di musica da ballo interpretati dall’orchestra X inglese. Nelle pause, tra un disco e l’altro, lo speaker, prima in inglese, poi in kiswahili, annunciava i titoli dei ballabili.


IL LEOPARDO DELLE NEVI E IL KILIMANJARO

La cima più alta del Kilimanjaro, il Kibo, e il cratere Reusch, 2004 (User:Ori~)   

Il Kilimanjaro dall'aereo, 1936, Matson photograph collection (Library of Congress Prints and Photographs Division)

Lasciò la radio sintonizzata su quel programma ed aprì la porta. Era una giornata abbastanza chiara e, da buon esperto, pensò che il Kilimangiaro poteva essere visto ad occhio nudo dalla capitale. Il fatto, inoltre, che l’anno prima avesse compiuto un’ascensione sul Kenya, mentre ancora non era mai stato sulle “nevi del Kilimangiaro”, (dal titolo del famoso libro di Hemingway, che aveva fatto sapere a tutto il mondo che su quella vetta c’era, oltre alla “neve” [intorno al 1850 Krapf e Rebmann furono i primi europei a scoprire le montagne innevate del Kilimanjaro e, poi, del Kenya. Inviata la notizia in Europa, sarebbero stati  ridicolizzati dagli esperti. Poichè ciò non poteva essere assolutamente vero!], anche un fantomatico leopardo eternamente sepolto sotto i ghiacci), gli fece un po’ di stizza.  

I resti del leopardo fotografati nel 1926 dal missionario, esploratore, alpinista ed etnografo russo di origine tedesca Richard Gustavovich Reusch (1891-1975) ........ IL LEOPARDO DELLE NEVI DELL'ASIA CENTRALE    


Leopardo delle nevi asiatico nello Zoo di San Diego (USA), 2004 (CC Some rights reserved, Aaron Logan)

"Il leopardo delle nevi vive di solito sopra i 1.500 metri, fino ad altitudini di 5.500. Sebbene in nessun luogo sia molto diffuso e comune, la sua area di diffusione è ampia nell'Asia centrale, giacchè si estende dall'Hindu Kush afghano a est lungo l'Himalaya e attraverso il Tibet nella Cina meridionale, e poi a nord nelle montagne dell'Unione Sovietica e a ovest della Cina fino alla catena Sayan, sul confine siberiano della Mongolia; i pochi individui catturati nel loro habitat provengono dalle montagne Tien Shan dell'Unione Sovietica, dove la caccia è limitata e quest'animale comunque protetto (Peter Matthiessen, Il leopardo delle nevi, Milano, 1980 (1978): pag. 44). 
..........

Ormai quest’anno era impegnato nella spedizione al Lago Rodolfo. Perciò non poteva permettersi il lusso di perdere, come se niente fosse, una decina di giorni. Tra non molto sarebbe cominciata la stagione delle piogge!

- Voglio vedere se Milly e suo marito hanno il piacere di venire con me all’Amboseli. Glielo domanderò! pensò Giorgio

Si guardò intorno per l’ultima volta, finì il suo doppio gin e rientrò dentro. Aprì a libretto la veranda e posò il bicchiere, sempre accompagnato dalla musichetta, che la radio elargiva ancora generosamente. Incominciò a disfare il bagaglio, per vedere se tutto il materiale portato da Roma fosse a posto, e quale invece mancasse. Per quest’ultimo enigma doveva sentire il parere anche e… soprattutto del Prof. Giorgetti, che in materia era un’indiscussa autorità.


SPEDIZIONE AL SETTENTRIONALE LAGO RODOLFO
CONTROLLO DELL’ATTREZZATURA

Prese la valigia nella quale c’erano i fucili, cioè la salvezza da ogni attacco inopportuno e dalla fame. Tirò fuori l’Express, il “salvagente d’Africa”, per il fatto che poteva sicuramente sparare due colpi di grosso calibro. Gli era costato un milione di lire e lo aveva appositamente fatto venire dall’Inghilterra. Era in ordine, come i due fucili da caccia calibro 16. C’erano ancora i documenti che l’anno prima le autorità inglesi del Kenya gli avevano rilasciato per la legalizzazione delle armi, ma anche la cassetta degli accessori, la cornetta d’ottone per la caccia, oltre alle cartucce, sia normali, che da caccia grossa. Tutto si trovava nella prima valigia, che rimise subito a posto

Via via aprì tutte le altre. Man mano tra le dita gli passarono la cinepresa 16 mm, con la quale pensava di girare un documentario a colori sui Turkana, macchine fotografiche con il teleobiettivo, complete di ogni accessorio: dal cavalletto ai differenti filtri per ogni condizione di luce ed ambiente. Poi un machete, grossi coltelli per scuoiare gli animali, zanzariere, lettini da campo, canotto pneumatico con il fuoribordo, tenda, amache, pistole automatiche e un lanciarazzi (per le segnalazioni). Perfino una fionda, che lanciava pallini di ferro. Molto utile se nel suo documentario avesse ripreso gli animali. E così molte altre “cose” si trovavano nelle prime valigie: la sferza elettrica (quella usata per ammansire il toro), da utilizzare in caso di baruffe tra gli indigeni, una penna che lanciava liquido colorato, un pugno di ferro. Oltre ad altro ancora, che sarebbe troppo lungo e noioso raccontare, ma che nel suo insieme avrebbe permesso la riuscita di ogni spedizione. Per inciso si può notare che ciò che più lo preoccupava riguardava gli alimenti. Ne aveva portati pochi. Per lo più, come si può bene immaginare, in scatola.   

A Nairobi (anni '1970) si pubblicizzano abiti per safari

Ad una ad una aprì tutte le valigie. Dopo averle controllate, le rimise al loro posto. Era un lavoro veramente noioso, che lo avrebbe ancor più irritato, se nella camera non fosse diffusa quella musichetta. Poi anche quella terminò. Così Giorgio dovette spegnere l’apparecchio radio.

Stava ultimando il suo lavoro mattutino, rimettendo l’ultimissima valigia al suo posto, quando… suonarono alla porta.

- Sicuramente è il boy che mi porta la colazione e il giornale in carta velina venuto dalla Gran Bretagna.

Chiusa la valigia, andò velocemente ad aprire.

Pole, pole. Calma, calma.

Il boy, come aveva visto bene Giorgio, gli portava la colazione all’italiana, così come aveva sempre voluto al Norfolk.

Sempre in ritardo, pensò…

Prese il vassoio contenente caffè-latte, burro, panini, marmellata e… il Times.

Andò in salotto e, mentre faceva colazione, sfogliò distrattamente il giornale: “La crisi in Italia è ormai un fatto insanabile”, stava scritto in grossi caratteri. Poi, i soliti annunci in prima pagina: un assassinio nell’East End, la venuta di un Capo di Stato a London, e così via.


SI TELEFONA AL CACCIATORE BIANCO

Guardò cosa proiettavano al cinema e un “Safari” gli ricordò che doveva ancora parlare con Collins, in modo che i coniugi potessero effettuare la tanto agognata partita di caccia.

- Pronto? C’è Collins? Gli dica che c’è Giorgio al telefono e che…, se vuol vivere ancora più a lungo, faccia presto a venire al ricevitore…

-Ciao Mon… non ti preoccupare, non sarò io a mandarti dal buon Padre Manitou, ci penserà qualche mamba o qualche bufalo infuriato… Senti, scherzi a parte, ho conosciuto una coppia veramente a posto di simpaticissimi londinesi, che vogliono fare safari… Si hai ragione!... Ho pensato di telefonare al caro ammazza-sette e vediamo un po’ se ancora una volta può prestare i suoi servigi ai sudditi di Sua Maestà Britannica. Sembra, ora che avete avuto l’indipendenza, che non vediate più di buon occhio i vostri compatrioti, o sbaglio? Non farete per caso come gli Ultras dell’Algeria, i Pieds Noirs… Ma no, non si può dire che la Gran Bretagna vi abbia abbandonati… Senti, ritornando a bomba, ci stai a condurli a caccia? Non hanno preso alcun impegno… Lo so, lo so che hanno fatto malissimo, però ho pensato che il vecchio Mon poteva fare un favore ai due e uno personale e grande a me… No!  Non mi sono innamorato della giovane… Senti, allora ci vediamo tutti e quattro dopodomani mattina, in quanto domani ho pensato di portarli all’Amboseli National Park… Per la verità, neanche io ci sono mai stato… Arrivederci, Ciao!

Simpaticone Mon, è sempre il solito. Chissà come mai ancora non si è ammogliato? Va bene che si rifà con le giovani mogli dei clienti! pensò con ironia.


CONTINUA


DRAMMA DELLA GELOSIA!  
TRAGEDIA SFIORATA AL NORFOLK HOTEL
"TUTTI I PARTICOLARI IN CRONACA”

p.s. Attualmente (novembre 2022) sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA. 
IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.