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giovedì 29 agosto 2024

212. Finalmente sono a Skagway, cittadina alaskana che costituisce la prima importante tappa del lungo e complesso itinerario, che mi porterà verso lo Yukon e oltre. Fino alle lontanissime sponde dell'Oceano Glaciale Artico. Qui, alla fine del XIX secolo, i cercatori d'oro dovevano invece cercare di superare i difficili Passi montani, per arrivare al Klondike, dopo un pericoloso ed estenuante percorso. Una passeggiata per Broadway, N.Y.?! DA: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA

  

Slitta e cani davanti allo studio fotografico di Hegg (Skagway, Alaska), in partenza per Dawson, Yukon, ca. 1898
(foto Hegg, University of Washington)


Cosa c'è nel libro:
...

PRESENTAZIONE: IL LIBRO; PREMESSA: IL VIAGGIO,  INTRODUZIONE GEOGRAFICA;  INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA: GLI INDIANI DEL NORD-OVEST; 

PARTE I: CANADA 

 NELLA BRITISH COLUMBIA, AL LARGO DELL’ISOLA DI VANCOUVER, UN’IMMEDIATA E STRAORDINARIA FULL IMMERSION NELLA TERRA DEI KWAKIUTL, TRA LE ISOLE QUADRA (CAPE MUDGE) E CORMORANO (ALERT BAY);  RITORNO A VANCOUVER. VISITA AI TOTEM DELLO STANLEY PARK E DEL MUSEO DI ANTROPOLOGIA; PRINCE RUPERT, COLOMBIA BRITANNICA SETTENTRIONALE, TERRA TSIMSHIAN 

PARTE II: ALASKA, L’EX AMERICA RUSSA 

I PROMSYSHLENNIKI, CACCIATORI RUSSI DI PELLICCE, FONDANO L'AMERICA RUSSA (1741-1798); IL VIAGGIO NELL’INSIDE PASSAGE, ALASKA: KETCHIKAN, WRANGELL; RITORNO A KETCHIKAN; SITKA; INTERLUDIO; SKAGWAY 

 APPENDICE: Nell’Inside Passage, al tempo della spedizione del Duca degli Abruzzi al monte Sant’Elia del 1897, trentesimo anniversario dell’acquisto dell’America Russa

BIBLIOGRAFIA; CARTE 


Presentazione del libro:

Il libro costituisce un viaggio nello spazio e un “doppio” viaggio a ritroso nel tempo

Il primo ci conduce all’altro capo del mondo

In una terra difficilmente paragonabile con altre realtà geografiche. Fortemente connotata da alte montagne boscose e da una miriade di arcipelaghi e isole. 

 Profondamente caratterizzata da un clima che molti potrebbero ritenere perfino impossibile: pioggia, vento, nebbia, freddo.

 Nonostante ci sia un detto locale che sostiene come, in realtà, piova solo due volte: da gennaio a giugno e da luglio a dicembre... 

Così la vegetazione è abbondante, straripante, invadente. 

Mimetizza cittadine e villaggi, quasi sempre raggiungibili solo via mare e con gli idrovolanti. 

Nelle cui acque non è raro imbattersi nelle spettacolari evoluzioni acrobatiche delle balene, ma anche nelle orche, che tanta importanza rivestono nella letteratura orale e nel patrimonio leggendario dei popoli, che occupano questa terra. 

Per non parlare dell’abbondante presenza dei salmoni, piatto base dell’alimentazione di nativi ed europei. 

Acque poste tra isole e terraferma montuosa, che formano lo storico Inside Passage, grazie al quale sono assicurati i collegamenti con gli insediamenti della Colombia Britannica e dell’Alaska.

Il libro promette un ulteriore viaggio, che ci porta molto più indietro nel tempo (...)

Quando gli occidentali cominciarono a disvelare la singolarità della costa nord-americana del Pacifico settentrionale

Terra abitata da Indiani, la cui cultura (società, economia, religione, arte) risulta impregnata da caratteristiche strettamente collegate ad un ambiente insolito, per certi versi addirittura unico, che consente di vivere bene, grazie a ciò che la natura offre in abbondanza (...) 

Un posto a parte lo hanno decisamente i “pali”, compresi quelli interni di sostegno delle abitazioni. 

Gli alti tronchi hanno infatti ispirato gli “artisti del popolo”, presenti nelle diverse tribù indiane. 

Poiché con innegabile abilità artistica hanno scolpito e dipinto le loro superfici, creando vere e proprie opere d’arte (...). 

(...) da tempo immemorabile i totem, con le loro variegate figure multicolorate (...) riportano miti e leggende, avvenimenti, imprese, fatti famigliari, clanici, tribali

Raccontano di grandi feste comunitarie ben riuscite, commemorano un defunto importante, mettono in ridicolo chi non rispetta i patti. Ricordano ed esaltano individui e gruppi. 

Insomma costituiscono anche i Gotha di società stratificate, un tempo composte da schiavi, comuni e nobili

(...) E per quanto riguarda i Totem? (...) 

Li troviamo dappertutto, specialmente nei cimiteri indiani

Salvo che a Skagway, qui sostituiti dall’avventurosa epopea degli stampeders, i cercatori d’oro, che alla fine del XIX secolo dovranno cercare di superare i vicini e innevati Passi montani, per arrivare nel Klondike, dopo un lungo ed estenuante viaggio.

...

"Passeggio per Broadway 

La strada è larga, ma quanto mi sembra diversa rispetto a come la ricordavo quando, bighellonando tra l'ingresso di un celebre teatro e l'altro, anni fa visitai per la prima volta la Grande Mela! 

Non ci sono grattacieli e la strada non è neanche asfaltata. 

Le persone non si accalcano sui marciapiedi e non ci sono macchine in transito. 

La vita sembra scorrervi del tutto tranquilla. 

Eppure sono sempre in Nord America… 

Ma, certo, quella deve essere un'altra Broadway! 

Infatti le abitazioni sono basse, ad un piano, al massimo due. 

Tutte rigorosamente in legno e dipinte con i colori più vivaci. 

Hanno antiche insegne e i marciapiedi sono anch’essi in legno.

 Intorno a me vedo alte montagne boscose.

   Mi trovo in una stretta valle prospiciente le acque di un lungo fiordo aggettante nel Pacifico. 

Anche non volendo tener conto della stretta prossimità con le acque oceaniche, non posso assolutamente dimenticarmelo. 

Poiché, proprio in fondo alla strada, ecco apparire imponente l'immensa prua di una nave da crociera, che sembra là parcheggiata quasi per scherzo. 

Quando invece si tratta solo di un errore prospettico. 

Questa "diversa" Broadway però condivide con la celebre strada di New York alcune caratteristiche: è attraversata da Streets e si dispone parallelamente rispetto alle Avenues verticali. 

Poche, per la verità, le une e le altre. 

Sembra che la città sia stata pianificata utilizzando semplicemente riga e squadra. 

La realtà, scoprirò poi, è esattamente questa!

   Proseguendo il cammino, ad un certo punto il quasi-silenzio e la calma, che fino ad allora hanno regnato incontrastati, lasciano il posto ad un qualcosa di diametralmente opposto, inaspettato. 

Inizio ad avvertire un fragore costante, mentre improvvisamente la strada comincia ad animarsi. 

Chiasso e grida concitate vengono espresse nelle più diverse lingue del globo. 

Un nugolo di uomini si muove velocemente, febbrilmente, in ogni direzione. 

Sono gli stampeders. 

I più, infagottati e curvi sotto il peso di enormi carichi, zaini e pacchi. 

Soli, o assieme ai loro portatori indiani Tlingit (Chilkoot e Chilkat), iniziano la loro marcia verso i sentieri Chilkoot o White, che conducono al di là delle montagne. 

Ecco arrivare vocianti e pieni di entusiasmo i rumorosi cercatori neofiti. 

Scendono allegramente dalla nave ormeggiata nel porto. 

Ecco altra gente, assieme ai loro ingombranti equipaggiamenti, correre vicino a me, a bordo di carri, che fendono la folla. 

Aprendo profondi solchi nella strada, improvvisamente fattasi fangosa. 

   Dalle vicine case odo i confusi richiami di imbonitori di ogni risma, il richiamo di donnine, la musica assordante dei saloon: l'universo che mi circonda dimostra di avere una fretta indiavolata.

 Tutti in cuor loro aspirano a giungere al più presto fino alla lontanissima meta. 

Intorno a me si vedono cataste di oggetti, casse, carichi, mercanzie, materiale il più diverso: dalle racchette da neve, al pentolame, dagli sci alle tende, agli attrezzi da campo, agli indispensabili picconi, pale e setacci. 

Numerosi cani, accanto alle loro slitte, abbaiano ed ululano di quando in quando. 

Poi, tutto ciò si dissolve in un attimo… 

A quel che pare l'immaginazione mi ha fatto sognare ad occhi totalmente aperti!" (...)

(...)  Finalmente sono a Skagway, cittadina alaskana che costituisce la prima importante tappa del lungo e complesso itinerario, che mi porterà verso lo Yukon e oltre. Fino alle lontanissime sponde dell'Oceano Glaciale Artico (...)

(...) Skagway è un autentico e grandioso museo all'aria aperta.

 Apparentemente la cittadina non sembra abbia subito cambiamenti di rilievo dall'epoca della convulsa corsa all'oro 

Già camminando lungo le sue lunghe Streets (5 strade verticali al fiordo) o le sue Avenues (15 parallele), si può respirare e introiettare fino in fondo l'atmosfera di un tempo, il fragore e l'animazione provocata dagli stampeders, in partenza per il Chilkoot e lo White Passs. 

Come la mia fantasia ha appena constatato! (...)

DA: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA

E-Book e versione cartacea di grandi dimensioni a colori e in bianco e nero (16.99 cm x 1.17 x 24.41), 192 pp., 287 note, 191 immagini (118 sono mie) 



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sabato 29 giugno 2024

158. ADATTAMENTI CULTURALI (TECNOLOGICI, ECONOMICI, DEMOGRAFICI) E FISIOLOGICI ALL’ARTICO: UNA PREMESSA AI POPOLI CIRCUMPOLARI. Da: QUI BASE ARTICA DIRIGIBILE ITALIA, SVALBARD. DALLA TERRA DEGLI ORSI POLARI UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DEI POPOLI DEL GRANDE NORD

 

“Unangan [Aleuta] su un “quajaq”  [in realtà è una baidarka, simile ai kayak degli Inuit] al largo dell’Isola di Saint Paul”, Alaska (Louis Choris, artista ucraino, membro della nave russa, che nel 1815-18 effettuò un’esplorazione del Nord America)

I popoli che vivono nell'Artico, a parte le singole differenziazioni, i particolari ritmi di vita e gli "unici" percorsi esistenziali, presentano di sfondo una sorprendente omogeneità. In toto possiamo, quindi, parlare di un ben definito cluster culturale, quello dei popoli artici, appunto.

Il particolare ambiente, le sue specifiche caratteristiche di rigidità geo-climatica, fanno sì che essi abbiano adattato le proprie società e culture all'ambiente, trovando soluzioni tecnologiche, modi di sussistenza, economie, dimore e costumi tra loro paragonabili.

[La cultura circumpolare]

Tanto che il Sami [Lappone] Hætta parla di "cultura circumpolare". Sembra che questa appaia come una sorta di "determinismo ambientale", pressoché la sola a sfuggire ad un’antropogeografia fin de siècle e superata da fatti e verifiche sul campo.

La base di queste culture, ripeto, ha adottato, non solo sistemi ergologici e di sopravvivenza (basati su caccia, pesca, e in Eurasia, allevamento delle renne), ma anche meccanismi di controllo, che tendono a proteggere e a conservare l'unità e la coesione del gruppo, sia a livello famigliare, che collettivo.

Quindi coesione sociale e cooperazione economica, con distribuzione del cibo e del lavoro in misura egualitaria tra tutti.

[Controllo demografico]

E presenza coeva di tratti ed elementi culturali, che ad un osservatore esterno, quale può essere un occidentale, possono risultare particolari, "strani", o terribili, come tra gli Inuit (Eschimesi).

Quando, specialmente nel passato, ma ancora oggi, avveniva lo scambio o l'imprestito d'amicizia delle mogli (si è sempre teso a favorire la maggiore fertilità possibile, anche uscendo dal proprio modesto gruppo endogeno).

Gli eschimesi infatti accettavano che ogni uomo che viaggiasse solo venisse, non solo bene accolto nell'accampamento, ma che potesse avere relazioni sessuali con una donna del gruppo.

 Oppure l'infanticidio delle femmine, l'abbandono di vecchi e di malati, per non minare la sopravvivenza presente e futura dell'intera banda.

[Popoli paleo o neo siberiani]

 C'è ancora da aggiungere come, a parte i Sami, i Lapponi, ci troviamo di fronte, dall'Eurasia all'America, anche ad un'omogeneità razziale: popoli paleo o neo siberiani.

Ecco quindi che le famiglie linguistiche dei popoli boreali e circumartici, che abitano le immense distese a tundra o a taiga del Grande Nord, possono raggrupparsi in tre grandi entità: a) paleoasiatiche (Paleosiberiane: Ciukci, Coriachi, Iucaghiri); b) uralo-altaiche (Sami -Lapponi -, Samoiedi, Jacuti, Tungusi, e altri gruppi neo-siberiani); c) eschimesi (Inuit) e Aleute.

[I Vichinghi e il cambiamento climatico nell’Artico]

Le rigide condizioni climatiche dell'area circumpolare hanno inoltre impedito ai popoli bianchi e alla loro cultura massificante di penetrare a fondo nell'Artide. Ancora oggi! L'unico esempio storico che mi viene subito in mente è relativo ai due insediamenti Vichinghi nella Groenlandia meridionale, che non sarebbero sopravvissuti al brusco deteriorarsi del clima.

Anche perché si trovarono in improvvisa e violenta collisione con gli Inuit, che si erano portati giocoforza verso sud e, perciò, nello stesso territorio abitato dagli europei, con le drammatiche conseguenze che si possono immaginare!

[La Piccola Era Glaciale e l’Islanda]

Ricordo, ancora, come la popolazione della stessa Islanda durante la Piccola Era Glaciale (tra il 1400 e il 1850) si dimezzò.  

[Adattamenti fisiologici]

D'altra parte studi bio-antropologici ci rivelano che, come è avvenuto nel tempo per altri gruppi umani (per esempio tra alcuni popoli andini), si siano verificati adattamenti fisiologici dei popoli del ceppo mongoli alle condizioni artiche.

Accumulando depositi di grasso in quelle "parti del corpo che sono abitualmente esposte al freddo, come le guance, le palpebre, le mani e i piedi.

Tra i Lapponi, che sono di statura più bassa e più snelli, “le vene delle braccia e delle gambe scorrono vicinissime le une alle altre, in modo che il calore possa circolare rapidamente e facilmente dal sangue arterioso caldo al sangue venoso freddo".

[I Sami (Lapponi) e l’allevamento delle renne]

 Quest’ultimo popolo è quello che meglio ha resistito alla cultura occidentale. Unico, tra tutti i popoli artici, a modificare radicalmente, e da solo, nel XVI secolo, la base della propria cultura.

Passando da un'economia di caccia ad una incentrata sull'allevamento della renna.

 Lapponi (Sami), ca. 1900

Gli eschimesi [Inuit] costituiscono, invece, il popolo più conosciuto, anche dal grosso pubblico, mentre quelle meno studiate e note sono le etnie siberiane.

[L’aspetto demografico]

 Si impone a questo punto una breve panoramica etno-demografica dei popoli circumartici autoctoni.

Complessivamente la loro consistenza si aggira su oltre due milioni di individui.

Komi e Jacuti da soli assommano a oltre 1.000.000. Più piccoli sono gli altri popoli. Tutti insieme non arrivavano a toccare nel 1993 le 100.000 unità. Oggi sono invece circa 323.000. Ad essi vanno aggiunti 130.000 Inuit (Eschimesi) [Groenlandesi compresi], 87.000 Sami (Lapponi), 10-60.000 Kvens, 70.000 Careli.

 A queste cifre si dovrebbero ancora sommare anche quelle relative ai Popoli Indiani delle foreste settentrionali (ca. 390.000).

Se, infine, includiamo anche le popolazioni non autoctone, secondo l’AHDR (Arctic Human Development Report), la cifra per gli otto stati (Canada, Stati Uniti, Russia, Finlandia, Svezia, Norvegia, Islanda e Danimarca - Groenlandia) va raddoppiata, raggiungendo i 4.000.000 di individui.

[Il paragrafo 3.2 ("I popoli circumpolari") include 11 riferimenti bibliografici e 10 note]

Da: QUI BASE ARTICA DIRIGIBILE ITALIA, SVALBARD. DALLA TERRA DEGLI ORSI POLARI UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DEI POPOLI DEL GRANDE NORD

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

 

lunedì 18 marzo 2024

136. VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA. SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA

 


Idrovolante per trasporto passeggeri in decollo sulle acque di fronte alla cittadina di Ketchikan, Alaska sud-orientale
(© Franco Pelliccioni)

   "E' un viaggio nello spazio e un “doppio” viaggio a ritroso nel tempo.     

  Il primo ci conduce all’altro capo del mondo. In una terra difficilmente paragonabile con altre realtà geografiche. Fortemente connotata da alte montagne boscose e da una miriade di arcipelaghi e isole. Profondamente caratterizzata da un clima che molti potrebbero ritenere perfino impossibile: pioggia, vento, nebbia, freddo. Nonostante ci sia un detto locale che sostiene come, in realtà, piova solo due volte: da gennaio a giugno e da luglio a dicembre... Così la vegetazione è abbondante, straripante, invadente. Mimetizza cittadine e villaggi, quasi sempre raggiungibili solo via mare e con gli idrovolanti. Nelle cui acque non è raro imbattersi nelle spettacolari evoluzioni acrobatiche delle balene, ma anche nelle orche, che tanta importanza rivestono nella letteratura orale e nel patrimonio leggendario dei popoli, che occupano questa terra. Per non parlare dell’abbondante presenza dei salmoni, piatto base dell’alimentazione di nativi ed europei. Acque poste tra isole e terraferma montuosa, che formano lo storico Inside Passage, grazie al quale sono assicurati i collegamenti con gli insediamenti della Colombia Britannica e dell’Alaska.

   Per quanto riguarda il duplice itinerario nel passato, il più recente risale a ca. quaranta anni fa. Quando en route verso l’Artico canadese, dove avrei effettuato la mia ricerca tra gli Inuit, nei luoghi da me visitati ho potuto scoprire, osservare e ammirare una straordinaria polifonia di “cose notevoli”.

   C'è anche un ulteriore viaggio, che ci porta molto più indietro nel tempo. In un caso fino a migliaia di anni fa, anche se l’inizio del nostro excursus storico risale alla fine del XVIII secolo. Quando gli occidentali cominciarono a disvelare la singolarità della costa nord-americana del Pacifico settentrionale. Terra abitata da Indiani, la cui cultura (società, economia, religione, arte) risulta impregnata da caratteristiche strettamente collegate ad un ambiente insolito, per certi versi addirittura unico, che consente di vivere bene, grazie a ciò che la natura offre in abbondanza. Come i salmoni, che vengono pescati o catturati nei fiumi. Inoltre gli alti alberi di cedro forniscono il legname per costruire le case e realizzare straordinarie canoe, in grado di affrontare lunghe navigazioni oceaniche.

Il villaggio indiano Hàida di Skidegate, 1878. Queen Charlotte Islands (Hàida Gwaii), Colombia Britannica, Canada
(Library and Archives Canada)


   Un posto a parte lo hanno decisamente i “pali”, compresi quelli interni di sostegno delle abitazioni. Gli alti tronchi hanno infatti ispirato gli “artisti del popolo”, presenti nelle diverse tribù indiane. Poiché con innegabile abilità artistica hanno scolpito e dipinto le loro superfici, creando vere e proprie opere d’arte. Non solo stupende esteticamente, perché sono in grado di raccontare mille storie. Infatti da tempo immemorabile i totem, con le loro variegate figure multicolorate (umane, di animali, mostri, divinità, eroi culturali), riportano miti e leggende, avvenimenti, imprese, fatti famigliari, clanici, tribali. Raccontano di grandi feste comunitarie ben riuscite, commemorano un defunto importante, mettono in ridicolo chi non rispetta i patti. Ricordano ed esaltano individui e gruppi. Insomma costituiscono anche i Gotha di società stratificate, un tempo composte da schiavi, comuni e nobili.

Koskimo Kwakiutl (Quatsino Sound, isola di Vancouver). Ornamento di una “grande casa”, che ostenta il potere e l’alto status del suo proprietario: figura di un antenato seduto su una piattaforma supportata da schiavi, con un’orca sul petto e rami in braccio. Scolpita da George Nelson, ca. 1906, nel 1956 è stata raccolta nel corso della spedizione dell’Università e del Museo Provinciale di Vancouver. UBC Museum of Anthropology, Vancouver, Colombia Britannica, Canada (© Franco Pelliccioni)

Cimitero della riserva indiana Kwakiutl, Alert Bay (Cormorant Island, Colombia Britannica, Canada). Totem funerario rappresentato da una figura umana con cappello. Fu scolpito per Kamdatsa (Mrs. Tom Patch) di Village Island, che visse fino ad oltre 100 anni. Donna di alto rango, commissionò questo palo prima della sua morte ma, insoddisfatta delle dimensioni del cappello, si rifiutò di pagare lo scultore. Così il totem rimase per anni sulla spiaggia, prima che fosse rimosso da alcuni indiani, che poi lo collocarono sulla sua tomba. In seguito Arthur Dick Sr. e Henry Speck hanno posto una gomma intorno al cappello intagliato, per aumentarne le dimensioni, come desiderava la donna (© Franco Pelliccioni)

   Grazie ad essi, etnologi e storici, come i medesimi membri della tribù, possono apprendere il loro passato, o rivitalizzarlo. Certo, la materia utilizzata, il legno, è facilmente deteriorabile, in qualsiasi clima. Figuriamoci qui… Così, dopo qualche decennio, artisti di un’altra generazione si mettono nuovamente all’opera, per non dover perdere la memoria storica del gruppo. Scolpendo un altro totem. Simile a quello che si sta degradando. E così, ancora dopo. Quando altri scultori dovranno nuovamente replicarlo. Cercando di preservare per la comunità e le future generazioni ciò che ci racconta, “leggendolo” dall’alto in basso.

   Se, poi, con la nostra virtuale “macchina del tempo” raggiungiamo la metà del XVIII secolo, assieme ai popoli indiani assisteremo all’arrivo, non dal Sud, ma dall’Asia, di altri uomini, a bordo delle loro navi. Giungono dalla Siberia, esattamente come diversi millenni prima avevano fatto i loro antenati. Del resto sono trascorsi già migliaia di anni anche dalla migrazione, che portò in America, dopo aver attraversato lo Stretto di Bering, gli ultimi migranti, i progenitori degli odierni Inuit: i Denbigh, i Dorset, i Thule. Quasi subito gli indiani, che li avevano preceduti, li bloccheranno ai margini delle foreste, costringendoli a nomadizzare nella desertica tundra gelata dell’Artico. Mentre i russi, i nuovi venuti del 1741, almeno inizialmente non cercarono terre da colonizzare. Volevano solo sfruttare ciò che abbondantemente offriva il paese: gli animali da pelliccia. Più tardi si daranno da fare per creare una vera e propria colonia, con capitale e fortificazioni sparse nell’immenso territorio dell’America Russa, l’attuale Alaska.

   Ecco infine i “numeri” che, più di tante parole, offrono una sintesi del libro: 2 regioni (Colombia Britannica e Alaska)8 città (Vancouver, Campbell River, Port McNeill, Prince Rupert, Ketchikan, Wrangell, Sitka, Skagway)6 isole (Vancouver, Quadra, Revillagigedo, Cormorant, Wrangell, Baranov)4 tribù (Kwakiutl - oggi Kwakwaka’wakw -, Tsimshian, Hàida, Tlingit, con alcune delle loro bande, o First Nations, come le nordiche Chilkat e Chilkoot)6 comunità indiane (Cape Mudge, Alert Bay, Fort Rupert, Saxman, Wrangell, Sitka)3 “Case” (la “grande” dei Kwakiutl ad Alert Bay, le “lunghe” di Chief Shakes Island, a Wrangell e di Totem Bight Park, a Ketchikan); 2 “Società Segrete” Kwakiutl (dei Cannibali e del Lupo)3 Musei (Antropologia dell’Università di Vancouver, Prince Rupert, Sitka); 5 cimiteri (3 indiani: Cape Mudge, Alert Bay, Wrangell; 2 europei: russo, a Sitka; dei cercatori d’oro, a Skagway); 2 vecchi quartieri a luci rosse (Ketchikan, Skagway); perfino 1 duello mortale, stile “Mezzogiorno di fuoco” (Skagway)

  E per quanto riguarda i Totem? Impossibile “numerarli”. Li troviamo dappertutto, specialmente nei cimiteri indiani. Salvo che a Skagway, qui sostituiti dall’avventurosa epopea degli stampeders, i cercatori d’oro, che alla fine del XIX secolo dovranno cercare di superare i vicini e innevati Passi montani, per arrivare nel Klondike, dopo un lungo ed estenuante viaggio.

..................

  (...) "Finalmente sono a Skagway, cittadina alaskana che costituisce la prima importante tappa del lungo e complesso itinerario, che mi porterà verso lo Yukon e oltre. Fino alle lontanissime sponde dell'Oceano Glaciale Artico (Mare di Beaufort), per dare inizio alla mia ricerca in un campione di comunità eschimesi (Inuit) canadesi. A non molta distanza dal Polo Magnetico e da alcuni tratti del mitico Passaggio a Nord-Ovest

   A Roma avevo deciso che da Vancouver, dove mi sarei trovato per un Convegno Internazionale, invece di arrivare in aereo direttamente ad Inuvik (il mio primo insediamento Inuit), sarebbe stato preferibile attraversare gli arcipelaghi della Colombia Britannica canadese prima, quelli dell'Alaska sud-orientale, poi. Navigando nell’Inside Passage, il "Passaggio Interno” prospiciente la stretta fascia costiera tra Canada e Oceano Pacifico, costellato da una miriade di isole ed arcipelaghi, dove si trova anche Juneau, la capitale del 49° Stato USA. Una storica via d'acqua certamente più agevole, rispetto all'Oceano aperto, che "pacifico" non è mai stato…

   L’Inside Passage inizia a Seattle, nello Stato americano di Washington. Da lì si inoltra nella Colombia Britannica canadese, per poi proseguire nel cosiddetto Panhandle americano. Raggiungendo Skagway, dopo 1.838 Km di canali e stretti, posti tra continente e mondo insulare.

    Quella che andrà a costituire la “terza gamba” del mio itinerario marittimo, fino all'arrivo degli americani nel 1867 era l'America russa. Verrà poi chiamata Alaska (alakshak), in Aleuto "la grande terra". La regione ad est delle isole Aleutine, dove vivono questi cacciatori artici, che si differenziano culturalmente dagli Inuit. Ma l’Alaska che a me interessava non era quella "continentale", dove si trovano le grandi città "bianche” di Anchorage o Fairbanks, o le comunità eschimesi costiere, fortemente americanizzate, di Prudhoe Bay, Point Barrow, Nome, Kotzebue, bensì quella sud-orientale. Così avevo selezionato alcune località, che ritenevo più interessanti, dal punto di vista paesaggistico-naturalistico-storico ed etno-antropologico. 

Mappa dell’Inside Passage (CC Some rights reserved, Mario 1952)
L’itinerario dell’A. CANADA: in aereo Vancouver-Campbell River, a metà dell’isola di Vancouver; traghetti per Cape Mudge (isola Quadra) e Alert Bay (Cormorant Island), indiani KWAKIUTL (oggi Kwakwaka’wakw); in aereo Port Hardy-Vancouver; aereo Vancouver-Prince Rupert (Colombia Britannica settentrionale) indiani TSMISHIAN e HÀIDA. ALASKA: traghetto Prince Rupert-Wrangell, via Ketchikan; traghetto per tornare a Ketchikan; in aereo Ketchikan-Sitka; traghetto Sitka-Skagway (Lynn Canal), indiani TLINGIT

   Luoghi che, tranne in un caso, raggiungerò a bordo dei grandi traghetti statunitensi dell’Alaska Marine Highway System, che collegano Seattle a Skagway. Da qui avrei potuto ripercorrere una delle principali vie utilizzate dai cercatori nella grandiosa corsa all'oro del Klondike del 1897-99. Salendo a bordo della storica ferrovia del White Pass and Yukon Route, con la quale avrei raggiunto Whitehorse, capoluogo dello Yukon. Ripetendo quasi per intero un itinerario che, alla fine del XIX secolo, prima ancora della sua costruzione, migliaia di uomini avevano faticosamente percorso in direzione delle zone aurifere".

  ......

Dal diario di viaggio: Wrangell (Alaska)

   (...) “Alle 23 la nave attracca nel porto di Wrangell, sull’isola omonima, dopo aver percorso altre 188 km. Questa volta sbarco per rimanere. Nella buia nottata vedo un gruppo di passeggeri seguire speditamente una guida munita di torcia elettrica, diretta prima verso un museo non troppo lontano, poi verso i totem della cittadina, sfruttando l’ora di sosta della nave. Per un po’ mi accodo al gruppo, poi li lascio, per dirigermi verso il mio albergo. Le vie sono deserte e poco illuminate. Sbaglio strada. Alcuni cani abbaiano (...)

(...) Il giorno dopo scopro che l’acqua nel bagno e nella vasca è marrone. Sembra di stare ad Isiolo (Kenya settentrionale) o a Malakal (Sud Sudan). Apro la doppia finestra, che mi ha un po’ salvato dai rumori e dal chiasso della notte. Gli unici suoni che sento adesso sono quelli degli idrovolanti e dei corvi. Fuori dell’albergo, nella strada fangosa, ce ne sono molti. Osservo che l’hotel è una sorta di gigantesco chalet alpino. Faccio colazione in un dining proprio attaccato al molo (...) La tizia telefona alla radio (ha saputo dell’intervista). Vado al Chamber Information Centre, sotto la pioggia appena iniziata. Non c’è nessuno… Fa freddo. Tutto sembra desolante. Alcuni gabbiani in volo. Il cielo mi ricorda le Shetland. Vado al museo. E’ stato allestito nella prima moderna scuola della cittadina (1906). È chiuso. Aprirà alle 13. Per vedere la casa di Chief Shakes devo essere autorizzato. Nella vicina biblioteca faccio vedere le carte ad una volenterosa bibliotecaria, che inizia a fare tutta una serie di rapide telefonate. La direttrice del museo dovrebbe essere fuori casa, mentre la Emily Jennings è fuori Wrangell. Il Presidente non c’è. Telefona alla radio. Chiama altrove. Esco sotto la pioggia. Fotografo sia la chiesa presbiteriana, che la cattolica di St. Rose of Lima, la più vecchia dell’Alaska (1879). Ha una croce rossa al neon, che serve come aiuto alla navigazione.

   In giro non c’è nessuno. Alcuni indiani sfrecciano con le macchine. Un camioncino si avvicina. Sarò accompagnato da una persona che, scoprirò dopo, è un gioielliere che appartiene alla Camera di Commercio. Ha sposato una italo-americana e viene dall’Idaho. Da 8 anni vive a Wrangell. Mi porta sulla punta nordoccidentale dell’isola a vedere i petroglifi su una spiaggia, grazie alla bassa marea. Sulla destra c’è la foce dello Stikine River. Qui una volta c’era una fabbrica conserviera di pesce dei cinesi. A sinistra mi mostra l’isola dell’elefante, sulla destra ecco un’altra Deadman's Island, dove una volta seppellivano gli asiatici. Poi li hanno portati altrove. Mi parla dell’importanza degli alberi, per la carta e il legname. “Un tronco abbandonato ha un marchio come i cavalli, è quello del proprietario, sarebbe impossibile andare a venderlo”. Mi mostra anche il muskog, che domina nelle isole. E’ estremamente impermeabile e rende acquitrinose grandi sezioni del territorio. Costringendo ad edificare le case su profonde palafitte. La ricchezza qua è composta da pesce e legname. Gli alberi si tagliano a sezioni dall’alto, con delle corde d’acciaio che, pezzo dopo pezzo, trascinano tutto a valle. E’ l’harvesting, la raccolta”. Termine decisamente interessante per indicare gli alberi “maturi”. Il taglio potrebbe essere fatto anche con un elicottero, ma costerebbe molto.

   Le strade sono delle autentiche piste.

La casa di Chief Shakes VI, ca. 1900, Wrangell, Alaska. Lastra a secco di gelatina per lanterna (McCord Museum, Montreal)

  (...) Poi mi accompagna all‘isola, subito a sud della segheria, dove si trova la casa del Chief Shakes, che raggiungo grazie ad un ponticello. C’è ancora la bassa marea. Scopro che si trova all’interno di una piccola baia, dove sono ormeggiate le imbarcazioni. 

La salma di Shakes V esposta prima della cremazione, 1878.
 Wrangell, Alaska (da C.E.S. Wood, “Among the thlinkits in Alaska”, The Century Magazine, luglio 1882, n.3, in Oppel,115-131)

   da: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA. SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA

E-Book e versione cartacea di grandi dimensioni a colori e in bianco e nero (16.99 cm x 1.17 x 24.41), 192 pp., 287 note, 191 immagini (118 sono mie) 



Versione cartacea a colori: https://www.amazon.it/dp/B09L4SBWHQ


Versione cartacea in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/B09L4NZDB2

SOMMARIO

PRESENTAZIONE: IL LIBRO 

PREMESSA: IL VIAGGIO 

CAP. 1 INTRODUZIONE GEOGRAFICA

CAP. 2 INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA: GLI INDIANI DEL NORD-OVEST 

I Potlatch 

I Totem 

Le abitazioni: la “grande casa” dei Kwakiutl, la “lunga casa” delle altre tribù

Kwakiutl (oggi Kwakwaka’wakw) 

La “Società dei Cannibali”: gli Hāma'tsa 

Tsimshian 

Hàida 

Tlingit.

PARTE I: CANADA 

CAP. 3 NELLA BRITISH COLUMBIA, AL LARGO DELL’ISOLA DI VANCOUVER, UN’IMMEDIATA E STRAORDINARIA FULL IMMERSION NELLA TERRA DEI KWAKIUTL, TRA LE ISOLE QUADRA (CAPE MUDGE) E CORMORANO (ALERT BAY) 

Dal diario di viaggio 

Alert Bay .

Gilbert Popovich, sindaco italiano di Alert Bay 

CAP. 4 RITORNO A VANCOUVER. VISITA AI TOTEM DELLO STANLEY PARK E DEL MUSEO DI ANTROPOLOGIA 

CAP. 5 PRINCE RUPERT, COLOMBIA BRITANNICA SETTENTRIONALE, TERRA TSIMSHIAN 

Dal diario di viaggio 

Prince Rupert

PARTE II: ALASKA, L’EX AMERICA RUSSA 

CAP. 6  I PROMSYSHLENNIKI, CACCIATORI RUSSI DI PELLICCE, FONDANO L'AMERICA RUSSA (1741-1798) 

La Compagnia privata Golikov-Shelikhov (1783-1799), la Rossiyskaya-Amerikanskaya Kompaniya, la Compagnia Americana Russa (1799-1867) 

Nascita ed evoluzione di una capitale coloniale: S. Michele-Novo Arkangelsk (futura Sitka), 1799-1808 

La “San Pietroburgo del Pacifico”, 1841-1867

1867: fine di un lungo sogno. Sitka prende il posto di Novo Arkangelsk, gli statunitensi dei siberiani 

CAP. 7 IL VIAGGIO NELL’INSIDE PASSAGE, ALASKA: KETCHIKAN, WRANGELL

Dal diario di viaggio: sosta preliminare a Ketchikan

Dal diario di viaggio: Wrangell 

Wrangell, cittadina sotto tre bandiere: russa (1833-1840), britannica (1840-1867), statunitense (dal 1867) 

CAP. 8 RITORNO A KETCHIKAN 

Dal diario di viaggio 

Cap. 9 SITKA

Dal diario di viaggio 

Sitka

CAP. 10 INTERLUDIO 

CAP. 11 SKAGWAY 

Skagway, base di partenza per la grande corsa all’oro del Klondike 

Il visionario 

L’eroe 

Il bandito

Il duello 

Dopo la scoperta dell’oro a Nome, nell’Alaska continentale, e la costruzione della ferrovia, Skagway perde tutto il suo appeal 

Dal diario di viaggio

Skagway 

APPENDICE 

Nell’Inside Passage, al tempo della spedizione del Duca degli Abruzzi al monte Sant’Elia del 1897, trentesimo anniversario dell’acquisto dell’America Russa

Balenieri, emigranti europei, Indiani del Nord-Ovest

Alla ricerca dell’oro 

Il racconto della spedizione: 

I Tlingit 

Wrangell 

Sitka 

BIBLIOGRAFIA

CARTE 

Alaska 

Canada

................................................

 PAGINA AUTORE ITALIA;

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1


sabato 13 maggio 2023

92. È ONLINE SU AMAZON LA VERSIONE CARTACEA A COLORI DEL MIO BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 




La didascalia dell'immagine è tra le più "corpose" del libro: 
Spedizione alla caccia alle balene di Abraham Storck 1690: 
tre baleniere olandesi navigano nell'Oceano Artico, tra trichechi e banchi di ghiaccio. 
I membri dell'equipaggio stanno cacciando le balene, mentre allo stesso tempo cercano di combattere gli orsi polari. 
La domanda di olio di balena (ricavato dal grasso di balene, trichechi e foche) era molto aumentata in Europa, perché si era rivelata una buona alternativa agli oli vegetali. 
Dall’olio si ricavavano candele, lubrificanti, olio per lampade e saponi

https://www.amazon.it/dp/B0C522JP54




.......
163 pp., 156 foto, di cui 117 a colori "premium", 249 note e usuale grande formato: 16.99x24,41. 
Rispetto all’E-Book contiene 25 foto in più e due nuovi paragrafi: 
1. Disastro tra i ghiacci: la perdita della flotta baleniera statunitense al largo dell’Alaska, 1871. 
La spedizione del 2015 alla ricerca delle navi scomparse; 
2. In Islanda, navigando nella baia dove fu catturato Keiko, alias Willy, star del cinema hollywoodiano. 
Tutto è pronto per l’imminente ritorno dell’orca, dopo venti anni.   

....................

Ecco il sommario:

1. PREMESSA  
2. INTRODUZIONE
- LA CACCIA NELLA PREISTORIA: ALTA, NORD NORGE  15
- I BALENIERI E L'ESPLORAZIONE  
Disastro tra i ghiacci: la perdita della flotta baleniera statunitense al largo dell’Alaska, 1871. La spedizione del 2015 alla ricerca delle navi scomparse  
- LA CACCIA ALLE BALENE, TRADIZIONALE ATTIVITÀ 
- I balenieri europei ed americani e gli Inuit 
3. LA CACCIA ALLE BALENE PRESSO ALCUNE POPOLAZIONI AUTOCTONE AMERICANE . 
- INUIT  
- I PRE-INUIT: THULE (800-1700 D.C.)  
- INDIANI DEL NORD-OVEST  
4. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE  
- IL MIO PRIMISSIMO “INCONTRO” CON UNA BALENA È AVVENUTO A… ROMA!  
- A DISTANZA DI QUASI SETTANTA ANNI, UN’IMPREVISTA E SORPRENDENTE INTEGRAZIONE! 
- NELL’AMERICA DEL NORD  
- Québec  
- Alaska Sud-Orientale  
- L’isola di Terranova, Canada  
- Mare di Beaufort, Artico occidentale canadese, Northwest Territories 
- L’insediamento di Tuktoyaktuk, già Port Brabant. L’isola di Herschel 
5. LA CACCIA ALLE BALENE: STORICA  
- NELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA) 
- Indiani Nootka (oggi Nuu-chah-nulth) dell’isola di Vancouver  
- Stazioni di caccia canadesi e statunitensi 
- La caccia alle balene nelle acque della Colombia Britannica 
- A SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA)  
- LE STAZIONI BALENIERE DI TERRANOVA (PROVINCIA DI TERRANOVA E LABRADOR, CANADA) 
- Cumberland Sound, isola di Baffin, Nunavut: la stazione baleniera della Compagnia della Baia di Hudson di Pangnirtung, nell’omonimo fiordo 
- LE STAZIONI DI CACCIA ALLE BALENE DEL CUMBERLAND SOUND 
- La stazione fondata da William Penny nell’isola di Kekerten (lato orientale del Sound)  
- KEKERTEN, IL CUMBERLAND SOUND E L’INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO DI FRANZ BOAS  
- La stazione sull’isola di Blacklead (lato occidentale del Sound) 
- NELLE ISOLE SHETLAND (SCOZIA, UK)  
- Un altro “mancato” avvistamento...  
- NELLE ISOLE ORCADI (SCOZIA, UK)  
- NELLE ISOLE SVALBARD, NORVEGIA  
- Il “Fiordo Verde” (Grønfjorden)  
- Smeerenburg, la “città del grasso”, XVII secolo, Svalbard 
- NELLE EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK)  
- Isola di Lewis  
- Bunavoneadar, la stazione a terra norvegese dell’isola di Harris  83
- St Kilda 
6. LA CACCIA ALLE BALENE: ATTUALE  
- IQALUIT (GIÀ FROBISHER BAY, ISOLA DI BAFFIN, ARTICO ORIENTALE, NUNAVUT, CANADA)  
- A RESOLUTE BAY (OGGI QAUSUITTUQ, CORNWALLIS ISLAND, HIGH ARCTIC, NUNAVUT, CANADA) 
- Le tracce lasciate dai cacciatori di balene di Thule sull’isola Cornwallis  
- La caccia alle balene da parte degli Inuit nuovi arrivati 
- NARSAQ (COSTA OCCIDENTALE DELLA GROENLANDIA MERIDIONALE, DANIMARCA) 
- Dalla caccia alle balene dei “preistorici” Thule a quella degli odierni Kalaallit 
- La Groenlandia Occidentale e la caccia alle balene nello Stretto di Davis  
- NELLE ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA): IL GRINDADRÁP, LA CACCIA COMUNITARIA 
- Diario di viaggio da Tórshavn, capitale delle isole Fær Øer  
- IN ISLANDA  
- Dal diario di viaggio 
- IN NORVEGIA, QUANDO LA CACCIA ALLE BALENE NON È COSÌ PUBBLICIZZATA, COME L’ISLANDESE, LA FAROESE (O LA GIAPPONESE) 
- La proliferazione delle stazioni di caccia norvegesi nell’Atlantico del Nord, fine XIX secolo-ca. 1920  
- Diario di viaggio dall’isola faroese di Streymoy 
7. BALENE, UNA SCHEDA .
PICCOLE:  
MEDIE:  
GRANDI: 
In Islanda, navigando nella baia dove fu catturato Keiko, alias Willy, star del cinema hollywoodiano. Tutto è pronto per l’imminente ritorno dell’orca, dopo venti anni 
8. APPENDICE 
LA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DI MADEIRA (PORTOGALLO), 1941-1981  
- L’«isola-giardino» sub-tropicale di Madeira  
- Balene, tra caccia (1941-1986) e attuale Whale Watching  
- Il programma originario del viaggio e l’incendio di Monte  
- La caccia alla balena e l’Empresa Baleeira do Arquipélago da Madeira  
IL GIGANTESCO FLOP DELLA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DELLE CANARIE (SPAGNA), 1784-1806  
- Breve introduzione all’arcipelago 
- Lanzarote  
- Fuerteventura 
- La grave situazione socio-economica e sanitaria del secolo XVIII nelle Canarie, provocata da eruzioni vulcaniche, fame, povertà, epidemie  
- La caccia alle balene per ottenere olio per l’illuminazione e per sfamare gli isolani: cronologia di un fallimento ventennale 
9. BIBLIOGRAFIA 

N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno
p.s. del 3.1.2024
Oltre a questa versione a colori (e all'E-Book) ho poi pubblicato anche quella in bianco e nero.
Ecco le foto delle tre copertine:  



venerdì 28 aprile 2023

90. E' IN CORSO DI PUBBLICAZIONE SU AMAZON IL MIO E-BOOK: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 

COLLANA: VIAGGI E RICERCHE DI UN ANTROPOLOGO TRA VECCHIO E NUOVO MONDO, VOL. 19


PRESENTAZIONE

Nel corso dei viaggi di ricerca che mi hanno condotto in diversi settori dell'emisfero boreale, mi sono spesso imbattuto nei resti e nelle, più o meno vistose, tracce di stabilimenti e di stazioni di caccia alle balene. 
Sovente abbandonate da molto tempo, altre volte solo da pochi decenni, costituiscono il simbolo di un'era ormai lontana nel tempo, alla quale la maggioranza di noi si sente oggi totalmente estranea.
 Nonostante le numerose e complesse implicazioni inerenti alla tecnica e all'oggetto stesso della caccia, la sanguinosa mattanza dei cetacei, per lunghi secoli e per diversi popoli, in particolare di regioni e aree marittime, ha rappresentato una parte invero non secondaria, se non di determinante importanza, della loro cultura. 
Caratterizzata da uno stretto rapporto con l'habitat e l'ambiente marittimo.   
Bisogna infatti ricordare, e ciò è valido ed è ugualmente estensibile a tanti altri campi del nostro vivere quotidiano, come del tutto "recenti" siano le conquiste operate da ecologi ed etologi, da "verdi" ed animalisti.
Il problema nacque e si impose all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale e dei governi, con sempre più forza e determinazione, non a causa della caccia in se stessa. 
Ma, come al solito, dal "progresso", che anche in questo campo ha comportato l'impiego di tecnologie sempre più devastanti e distruttrici. 
A partire dall'invenzione, nel 1864, del celebre cannoncino fiocinatore esplosivo, ad opera del norvegese Svend Foyn. 
Per cui quello che era un "prelievo" di risorse marine, nel tempo si sarebbe trasformato nell’indiscriminato sterminio dei cetacei, alcuni dei quali erano, e sono tuttora, minacciati di estinzione!
Se le vecchie stazioni baleniere abbandonate, che mostrano oggi abbondanti tracce  del degrado provocato dallo scorrere del tempo e dalle avverse condizioni climatiche, ci ricordano anche "realtà" che possono anche non piacerci, poiché indissolubilmente collegate alla morte di tanti grandi mammiferi marini, l'avvistamento delle balene, sia volontario, nel corso di appositi e gradevoli whale-watching, o casuale,  ha sempre provocato, in chi scrive, un'eccitazione ed un'esaltazione indescrivibili, quasi fanciullesche, che mai erano state altrove provate.
 In Africa il paragone va ai tanti elefanti, rinoceronti, od addirittura ai leopardi, intravisti, fotografati, e perfino inseguiti, tra Kenya settentrionale e Sudan meridionale. 
Strano a dirsi, ma l'incontro con i grandi abitatori della savana non riesce a reggere il confronto con quello delle balene. 
È un contatto visivo, ma non solo..., che trascende il rapporto occhi-cervello: è emotivo, istintivo. 
Si collega alla parte più nascosta di noi, quella che gli psicanalisti definiscono l'io, che riesce a smuovere perfino le "acque" del nostro subconscio.  
E quella, in effetti, rappresenta un'imprevedibile e sorprendente realtà del mare che è riuscita sempre a stupirmi. 
Ad attrarmi per tutte le sue implicazioni, di fantasia e di mistero, ma anche per quell'alone di poesia, che pure quel mastodontico abitatore delle profondità oceaniche, con i suoi comportamenti di superficie, a volte flessuosi come quelli di una ballerina d'opera, è riuscita sempre a evidenziare. 
Suscitando profondi, indimenticabili, turbamenti.
 Ecco le tappe del nostro lungo itinerario nello spazio e nel tempo: Alaska sud-orientale (USA); isola di Vancouver (Colombia Britannica, Canada); Tuktoyaktuk (Mare di Beaufort, Artico occidentale, Canada); Qausuittuq (Alto Artico canadese); Iqaluit e Pangnirtung (isola di Baffin, Artico orientale, Canada); Narsaq (costa occidentale della Groenlandia meridionale); Svalbard (Norvegia); Norvegia; Islanda; Shetland, Orcadi, Ebridi Esterne, St Kilda (Scozia, UK); Fær Øer (Danimarca); Saint-Pierre et Miquelon (Francia), Terranova, Québec (Canada). E, in Appendice: Madeira (Portogallo);  Canarie (Spagna).

 151 pp, 131 foto (102 a colori), 249 note.


sabato 25 giugno 2022

37. ANTROPOLOGIA, ARTICO E SUBARTICO, AVVENTURA, CITTA' MONDIALI, ESPLORAZIONI, "GIRO DEL MONDO", GRANDI VIAGGI, ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO, NAVIGATORI, PAESI NON SOLO ESOTICI


Un "racconto" in 32 libri Amazon, sia E-Books Kindle, che in versione cartacea, a colori e/o in bianco e nero [il numero delle pagine e delle foto si riferisce alla versione cartacea]:

ANTROPOLOGIA
 - Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1 da Adolf Bastian a Vinigi Lorenzo Grottanelli, 171 pp., 145 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 2 da Thor Heyerdahl ad Alfred Reginald Radcliffe-Brown, 181 pp., 163 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 3 da Knud Rasmussen a Rosebud Yellow Robe, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.


ARTICO E SUBARTICO 
- Qui Base Artica Dirigibile Italia, Svalbard. Dalla Terra degli orsi polari una Rassegna e un Inventario culturale dei Popoli del Grande Nord, 243 pp., 232 foto; versione a colori e in bianco e nero.


- Ai Confini d’Europa; Viaggio-Ricerca nell’Islanda dei Vulcani, dei Ghiacciai, delle Saghe, del Mondo Vichingo, 299 pp., 345 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Tra i Ghiacci del Passaggio a Nord-Ovest. Prologo ad una ricerca antropologica tra gli Inuit dell’artico canadese  268 pp., 174 note, 254 immagini, di cui 127 a colori, versione a colori e in bianco e nero 

AVVENTURA 
- L’Avventura al Femminile. Venti Ritratti di Donne Straordinarie, che hanno percorso le Vie del Mondo alla Ricerca di Conoscenza, 157 pp., 115 foto; versione in bianco e nero.

-
Grandi Raids Automobilistici della Storia. La Pechino-Parigi e le “Crociere” Citroen, Tra Africa, Asia e America del Nord, 109 pp., 104 foto, versione in bianco e nero.

CITTA' MONDIALI 
- Dalla Vichinga Dubh Linn alla Gaelica Bhaile Átha Cliath. “Passeggiando” per Dublino e oltre…, 116 pp., 104 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Esposizioni Universali, Coloniali e Internazionali di Parigi 1855-1937. Alla ricerca delle straordinarie testimonianze delle “Manifestazioni Massime” dell’Impero francese: Industria, Tecnologia, Invenzioni, Arte, Architettura, Paesi, Genti, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 118 pp., 146 foto.

- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 243 pp., 288 foto
- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea non illustrata, 118 pp. ...

ESPLORAZIONI 
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 1: Europa – Asia, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 2: Africa, versione cartacea in bianco e nero, 224 pp., 179 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 3: Artico-Antartico, versione cartacea in bianco e nero, 134 pp., 116 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 4: America, versione cartacea in bianco e nero, 219 pp., 166 foto.

"GIRO DEL MONDO" 
- Il Giro del Mondo… in 15 Treni. Transcontinentali e di lusso, di penetrazione coloniale e militare, dei cercatori d’oro, degli hajji, “alpinistici”, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 241 pp., 223 foto.

GRANDI VIAGGI 
- Viaggio attraverso l'Inside Passage, nella Terra degli Indiani dei Totem e dell’ex America Russa. Sulla costa del Pacifico dell’America di Nord-Ovest, tra Colombia Britannica e Alaska, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 192 pp., 191 foto.

ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO
- Nell'arcipelago degli “uomini-uccello” di St Kilda. Vita e Morte di una Remota Comunità Scozzese, 101 pp., 68 foto; versione a colori.

Archipelagos and Islands at the Mirror: Sea-Ones (Faroe and Mykines, Denmark), Land-Ones (Carnia and Sauris, Italy), 111 pp., 105 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Alla Scoperta di Megali Nísi, l’isola di Creta. Storia, Archeologia, Natura, Cultura, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 153 pp., 179 foto.

- Ultima Thule. Ricordi di un Viaggio di Studio Invernale nelle Isole Shetland, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 133 pp., 114 foto.

- Ultima Thule. Memories of a Winter Study Journey to the Shetland Islands, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 131 pp., 115 foto.

- Reminiscenze di un Viaggio nell’Arcipelago Scozzese delle Orcadi, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 178 pp., 172 foto.

- Viaggio nelle Atlantiche Isole Fær Øer. Il Paese dai tetti di prato, che ondeggiano al vento, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 182 pp., 180 foto.

NAVIGATORI 

- Masters & Commanders Verso l’Ignoto. Navigazioni straordinarie ai confini della terra, Parte I: XIV-XVIII secolo, 170 pp., 130 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte II: XIX secolo, 165 pp., 150 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte III: XX secolo, 113 pp., 104 foto, versione a colori e in bianco e nero.

PAESI NON SOLO ESOTICI

Dal Tell al Sahara. Viaggi in Tunisia, tra le testimonianze archeologiche del passato e culturali arabo-berbere-islamiche odierne, 178 pp., 198 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 238 pp., 271 foto

- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione non illustrata, 133 pp.

- Immagini dall’Egitto. Images from Egypt. Companion Book di: Viaggi in Egitto 1980-2009, libro fotografico bilingue: italiano-inglese, 171 pp. 278 foto, di cui 277 a colori.

 - Nel West. Attraverso le Montagne Rocciose, il Sud-Ovest, I deserti della California meridionale, 116 pp., 76 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Companion Book di Nel West. Conquistadores, Esploratori, Naturalisti, Archeologi, Etnologi alla Scoperta del West, 108 pp., 47 foto, versione in bianco e nero.


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