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sabato 4 maggio 2024

143. RICORDANDO UNO DEI PIU’ GRANDI ANTROPOLOGI (ARTICI) FRANCESI, A TRE MESI DALLA SUA SCOMPARSA: JEAN MALAURIE, MAGONZA, 22 DICEMBRE 1922 – DIEPPE, 5 FEBBRAIO 2024

 

Jean Malaurie al Festival international de géographie 1996
(Ville de Saint-Dié-des-Vosges)
"Jean Malaurie riceve la medaglia d'onore della città di Strasburgo, 23 maggio 2013" (Claude Truong-Ngoc) 

Ieri, apprestandomi a inviare un post su Facebook riguardante il secondo volume della mia trilogia delle GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA, ho visto che tra i personaggi inseriti nel libro c’era anche il nome di Jean Malaurie. Nato nel 1922, all’epoca della pubblicazione era ancora vivo. Essendo da allora trascorsi sei anni, come è mia abitudine (i dati dei miei libri - e delle mie ricerche - sono aggiornati fino al momento della pubblicazione), un rapido controllo su Internet mi ha consentito di scoprire, purtroppo, che è deceduto all’inizio di febbraio, a quasi 102 anni d’età.

Se un paio dei suoi preziosi libri figurano nella mia biblioteca, sia pure indirettamente Malaurie mi conosceva. Perché la sig.ra Gertrude Stolp, vedova del Generale Umberto Nobile, a suo tempo mi aveva riferito come il grande amico di suo marito avesse apprezzato quanto scritto nel 1996. Infatti, in occasione del Settantesimo Anniversario della spedizione del dirigibile Norge, la Rivista Aeronautica aveva ospitato un mio articolo commemorativo sull’impresa: “70 Anni per la Verità” (n. 5, pp. 70-73), nel quale sostenevo come Nobile Amundsen ed Ellsworth fossero stati i primi, sia pure dall’aria, ad aver raggiunto il Polo Nord.

….

Ecco quanto Malaurie ebbe modo di scrivere su Peary, la Conquista del Polo e Nobile:

Ci vuole un Émile Zola americano...

Non ci si può non stupire del fatto che a tutt'oggi il governo americano non abbia ancora sollecitato un'istituzione scientifica indipendente e rispettata che stabilisca finalmente la verità storica. L'ostinazione delle più prestigiose enciclopedie nel conservare, senza riserve, il nome di Peary come conquistatore del Polo Nord lascia perplessi, e bisogna constatare come le voci dei critici che si sono levate (...) stranamente non abbiano trovato alcuna risonanza. L'America, che volle la bandiera stellata al Polo, sembra poco incline ad accordare a questo caro e rimpianto Umberto Nobile - sarà perché è italiano? - il titolo di primo conquistatore del Polo Nord (...) In questa storia polare manca un Zola americano. Non ci possono essere prescrizioni allorché si tratta di correggere un errore o un'impostura..." (J. MALAURIE, Ultima Thulé. Les Inuit nord-groenlandais face aux conquérants du Pôle (1818-1993), Paris: Bordas, 1993 (1990), 221.

…….

Dopo questa breve digressione, ricordo come Malaurie, un autentico "cittadino del mondo" (nato nel 1922 a Magonza, in Germania, da padre normanno e madre scozzese, trasferitosi ben presto in Francia), come ricercatore  non era certamente alle prime armi nella Groenlandia settentrionale

Nel carnet del giovane studioso c’erano già un paio di ricerche geomorfologiche nel Sahara algerino e marocchino. Oltre a due missioni, in qualità di geografo-fisico, sempre in Groenlandia, nell’ambito delle Expéditions Polaires Françaises (1948-1949) dirette dal celebre Paul-Emile Victor. 

Scopo delle E.P.F. era di costruire nel centro della più grande isola della terra, sull'inlandsis, a 400 km dalla costa e a 3.000 metri di quota, una stazione meteo e glaciologica detta "Stazione Centrale". Nello stesso luogo in cui per non molto tempo fu installata l'Eismitte di Wegener - il brillante teorico della deriva dei continenti -, che morirà per congelamento nella sfortunata spedizione del 1930, al ritorno dalla sua stazione.

Gli Inuit Polari, dove invece nel 1950-51 si recherà Malaurie, sono localizzati ben più a nord (76°). 

Questi Inuit, totalmente isolati dal resto del mondo fino all'arrivo di John Ross nel 1818, sono stati i soli non aver mai cacciato una balena. Non disponendo di arpioni adatti o di imbarcazioni collettive (umiaq). Mentre il kayak vi venne reintrodotto solo nel 1863.

 Umanaq, il principale villaggio, venne in seguito ribattezzato dai bianchi "Baia della Stella Polare". Mentre il mitico toponimo di Thule lo ebbe nel 1909 dal grande antropologo dano-groenlandese Knud Rasmussen, che vi fondò il primo spaccio Inuit.

Fino all’arrivo di Malaurie poche erano state le ricerche effettuate nella regione. La prima in assoluto fu la Missione Letteraria Danese del 1902-1904.

Nella missione a Thule del 1950-51, Malaurie consegue risultati di assoluto rilievo, non solo dal punto di vista più strettamente etno-antropologico.

Il 29 maggio 1951 su slitte trainate da cani raggiunge il Polo Magnetico (78° 29' N, 68°54' O). Nello stesso anno mappa 300 Km di coste delle desertiche Terre di Inglefield e di Washington. Battezzando baie e capi con toponimi francesi, Inuit, danesi.

  Tra il 1° ed il 3 giugno del 1951 da Capo Grinnel raggiunge il Fiordo Alessandra, in un viaggio ardimentoso con un team di tre slitte trainate da cani e accompagnato da due coppie di Inuit.

 Un'impresa eccezionale, la sua, realizzata attraversando i ghiacci della banchisa dello Smith Sound, che separa l'isola di Ellesmere (Canada) dalla Groenlandia nord-occidentale. Nel corso della sua permanenza in Groenlandia Malaurie percorrerà complessivamente circa 1.500 Km.

Isolato, come ama raccontare, tra i suoi compagni Inuit di Siorapaluk condivide interamente la loro vita di tutti i giorni. Dorme in un igloo di torba. Mangia i prodotti della caccia. 

Inoltre gli Inuit partecipano attivamente al suo lavoro scientifico, esercitando con ciò un ruolo non certo "gregario".

Facilitato dal molto tempo a disposizione che ha durante la lunga notte polare, effettua ampi studi genealogici.

Interessandosi anche alle risorse dell'habitat circostante, sottolineerà la loro capacità di aver saputo individuare il giusto punto di equilibrio tra i loro bisogni e le risorse naturali.

La lunga esperienza di vita passata in comune tra gli Anangnâmiutt, gli "Uomini del Nord", come si autodefiniscono questi Inuit, in particolare il duro sverno del 1950-51, affrontato senza equipaggiamento polare, né viveri portati da fuori, segnerà indelebilmente la sua vita. 

Da allora completamente dedicata all'approfondimento della conoscenza delle popolazioni del Grande Nord. Grazie anche all'ottimo volano rappresentato dal Centro di Studi Artici, che fonda nel 1958 a Parigi. 

Non limitandosi, quindi, a continuare lo studio di quel gruppo di cacciatori artici.

In circa quaranta anni di attività organizzerà altre trenta missioni, tra Artico centrale canadese, Siberia orientale, Alaska e la stessa Groenlandia. 

Diventando, in tal modo, un eccezionale testimone di un periodo estremamente fondamentale e critico per le culture di quei popoli tradizionali. Sottoposti a massicce e rinnovate ondate di cambiamento provenienti dall'esterno e dal sud.

Nel 1968-1969 fa parte della Commissione franco-québécoise per la creazione del Nouveau-Québec. Il dossier che ne scaturirà, assieme al forte impulso impresso dal senatore Inuit Charlie Watt [l’ho incontrato e intervistato a Fort Chimo (Kuujuaq), proprio nel Nouveau Québec, nel corso del mio survey in sei comunità Inuit dell’Artico canadese, nel settembre del 1983. Già allora era il leader indiscusso degli Inuit canadesi (aveva anche parlato all’ONU). Poi è stato eletto senatore (1984-marzo 2018). Il secondo Inuit in Canada ad avere questo privilegio], contribuirà a realizzare in futuro lo statuto dei territori dell’Artico canadese.

 Nel 1990 dirige la prima spedizione franco-sovietica in Siberia (Čukotka), dove lungo la spiaggia dell’isola di Yttygram “riscopre” il “Viale delle Balene” di origine sciamanica. Formato da crani, ossa e costole di cetacei.

Nel 1992 fonda l’Accademia Polare di Stato a San Pietroburgo (1.000 studenti siberiani, 5 facoltà, 45 etnie), di cui sarà Presidente d’onore a vita.  

Si è sempre battuto per i diritti delle minoranze artiche minacciate dall’industrializzazione, dallo sfruttamento petrolifero, dalla globalizzazione imperante e dalla conseguente omologazione culturale.

Nel 2007 l’UNESCO lo nomina “Ambasciatore di buona volontà” per l’Artico.

Nel 2009 presiede il Primo Congresso Internazionale per l’Artico dell’Agenzia ONU sul Climate change and Arctic sustainable development: scientific, social, cultural and educational challenges

"Jean Malaurie riceve la medaglia d'onore della città di Strasburgo, 23 maggio 2013" (Claude Truong-Ngoc) 










martedì 4 aprile 2023

87. LA BASE CNR DIRIGIBILE ITALIA A NY-ÅLESUND, SVALBARD E LO STUDIO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI NELL'ARTICO

Il pilone dei dirigibili Norge e Italia disegnato e costruito a Roma ed eretto dall’Aeroclub norvegese. Sullo sfondo, i ghiacciai del Kongsvegen (© Franco Pelliccioni)

(...) "Non avrei mai pensato che potesse essere così faticoso camminare su uno spesso strato di neve, sia pure per un chilometro, o poco più. 

Non ero un "novellino" e in passato avevo avuto esperienze simili. 

Eppure, nonostante fossi dotato dell'equipaggiamento adatto, per giunta "polare", incontravo qualche difficoltà. Superate solo grazie a qualche rapida sosta, in modo da non intralciare il cammino del piccolo drappello.

Sarebbe puro eufemismo definire come singolare o curiosa la situazione vissuta quella "notte" di maggio di alcuni anni fa. 

Anzi… era del tutto straordinaria! 

La mattina del giorno prima ero ancora a Roma, mentre in quel momento, a pochissime ore di distanza, stavo lasciando a piedi l'insediamento umano più a nord di tutto il mondo. Praticamente ero "a due passi" dal Polo Nord! 

Il mio gruppo, dopo aver sostato in itinere ad Oslo, dove eravamo arrivati via Parigi, nel primo pomeriggio di quel giorno era infatti giunto nelle artiche isole Svalbard. A Ny-Ålesund, via Tromsø e, quindi, Longyearbyen. 

Capoluogo di un arcipelago di 63.000 kmq, le dimensioni di Belgio e Olanda messe insieme (quasi un quinto della stessa Norvegia continentale), che nel 2012 contava poco più di 2.600 abitanti (tra norvegesi e russi-ucraini). Oltre ad una decina di polacchi addetti alla stazione Geofisica dell'Hornsund e ad una popolazione di orsi bianchi di ca. 3.000 individui.

Dopo una sosta per l'indispensabile cena (il tempo complessivamente a disposizione per quel “balzo” fino al “Polo” non sarebbe stato poi molto: cinque giorni, compresi due di viaggio), avevo chiesto al mio cortese ospite di poter fare subito una full immersion nella splendida natura che ci circondava. 

Anche se, considerata l'alta latitudine, ma anche il periodo dell'anno e la velocità del vento, la temperatura all'esterno sarebbe dovuta essere (e lo fu) assai bassa: - 20°. 

Inoltre era ormai quasi mezzanotte. 

Anche se non vidi il sole, poiché celato da nuvole costantemente basse e dalla foschia, potemmo comunque fare tranquillamente a meno di torce o quant'altro. 

Poiché già c'era luce 24 ore su 24 (dal 21 aprile al 21 agosto; è invece notte piena tra il 28 ottobre e il 14 febbraio). 

Quindi, assieme ad alcuni tra gli scienziati del CNR presenti (altri si aggiungeranno l'indomani provenienti da Longyearbyen, il capoluogo dell'arcipelago, ca. 150 km a sud) e ai giornalisti, uscii. 

Certamente non per una passeggiata al chiaro di luna. E non solo per un'immersione d'emblée nella stupenda natura artica, che dall'alto del piccolo aereo, che mi aveva portato fin lassù, mi era invece sembrata desolata. 

Il fiordo presentava icebergs e pezzi di banchisa alla deriva. 

Montagne e ghiacciai erano tutti intorno a me.

Accompagnati dal responsabile della nostra base di ricerca e da un suo collega, rigorosamente armato di fucile (si può sempre essere attaccati da qualche orso polare affamato), ci incamminammo, così, verso la Storia: la Grande Storia delle Esplorazioni Italiane!

D'altronde la base che il giorno dopo, assieme alle autorità italiane e a quelle norvegesi, avremmo inaugurato ufficialmente, non si sarebbe appunto chiamata: Dirigibile Italia? 

Ad imperituro ricordo dell'impresa, poi tragicamente conclusasi sul pack, del generale Nobile? 

In quella "particolare" notte, inondata dalla luce del giorno polare, ci dirigemmo proprio verso il pilone d'attracco del dirigibile Italia che, in precedenza, era stato anche quello del Norge dello stesso Nobile, oltre che di Amundsen ed Ellsworth. 

Andando ancora oltre. Fino al monumento ai caduti dell'Italia. Anche se poi il giorno dopo vi saremmo ritornati per depositare una corona di fiori nel corso delle manifestazioni ufficiali. 

Ma quella sarebbe stata una faccenda "protocollare"...

Passammo accanto a ciò che restava di un’antica attività mineraria: un deposito di scorie, un binario, un vecchio ponticello in legno, l'antico cimitero… 

Fino a che il panorama, nonostante il persistere di foschia e basse nuvolaglie, si aprì tutto intorno a noi.

Tanto da vedere i bordi illuminati della pista aerea, la vicina immensa parabola del radiotelescopio norvegese, i contorni dell'intero fiordo…

In quei lunghi momenti ero estremamente emozionato e, perché no, soddisfatto, di ciò che, dopo tanti anni di duro (e oscuro) lavoro scientifico, stavo "raccogliendo". 

Non solo perché ero finalmente a Ny-Ålesund. Località che non mi fu possibile visitare tre anni prima. 

Ma soprattutto perché avevo dato anch’io un modesto contributo affinché si realizzasse una base di ricerca al “Polo Nord”. 

Dapprima, grazie alle favorevoli ripercussioni che, in Italia, Norvegia e Russia, oltre che sulla stampa italiana e norvegese, aveva avuto la mia ricerca tra i minatori russi e norvegesi delle Svalbard. 

La prima nel suo genere ad essere effettuata nella storia dell'arcipelago. 

[Con un contributo da parte del CNR, in cooperazione con il Ministero degli Affari Esteri e con la SAS, e con i seguenti Alti Patrocini: Presidenza del Consiglio dei Ministri; Ministro per l'Università e per la Ricerca Scientifica e Tecnologica; Ministro per l'Ambiente; Provincia di Roma; Stato Maggiore della Marina Militare; Ambasciata della Federazione Russa, Roma; Reale Ambasciata di Norvegia, Roma; Associazione Italia-Russia; Istituto di Cultura e Lingua Russa; Centro Francescano di Studi Ambientali; Società Geografica Italiana. 

Con la collaborazione: dell'Istituto Polare Norvegese, il Norsk Polarinstitutt,  del Nansen Institute,  dell'Università di Oslo (Prof. Ingrid Rudie, Direttore Dipartimento e Museo di Antropologia), dello IASC (Odd Rogne, Executive Secretary), dell'Università di Tromsø (Trond Thuen, Professore Associato, Head, Institute of Social Science, Department of Social Anthropology and Sami Studies; Ingeborg HarstenChief Administrator, Social Studies Institute; Prof. Reidar Bertelsen, Dean of the Faculty; Tor Sveum, Head of Public Relations; Per Kirre Reymevt, Archeologo), Torbjorn Trulssen, Museumsbestyrer, Polarmuseet i Tromsø; Odd Blomdal, Governatore delle Svalbard; Jan-Atle Hansen, Vice Governatore-Assisterende Sysselmann-, (Sysselmannen på Svalbard -Governatorato delle Svalbard); Jan Kvello, Direttore del Personale (Personalsjef) della Compagnia Mineraria Norvegese, la Store Norske Spitsbergen KulkompaniReidar Hindrum, Ufficiale all'Ambiente (Sysselmannen på Svalbard);); Berit Morkved, Ufficiale alle Informazioni; arch. Rolf Gaarde, Ispettore ai Monumenti Storici; Johannes Vik, Commissario alle Miniere (Bergmester for Svalbard); Svainaug Steinnes, Direttrice dello Svalbard Museum; ..... Eugene BouzneyRappresentante per la Norvegia della Compagnia Mineraria Russa Trust Arktikugol; Vadim Feodorovich Starcov,  Archeologo Artico, Capo del Dipartimento di Archeologia Artica, Accademia Russa delle Scienze; Alexander A. Krasilschicov, Capo dei Geologi dello Spitsbergen Party (Polar Expedition for Offshore Geological Exploration NPO "Sevmorgeologia"); Vladmir I. Zavyalov, "Candidate of Historical Sciences ", Institute of Archaeology, Accademia delle Scienze"; .....]

Poi per quanto scrissi al termine di un articolo pubblicato sulla rivista della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Ministero degli Affari Esteri: "in base alle uguali opportunità, che anche scientificamente vengono concesse dal Trattato [delle Svalbard del 1920], in questa sede desidererei suggerire alle competenti autorità italiane di prendere in attenta considerazione l'opportunità di installare una stazione scientifica per rilevamenti meteorologici, astronomici e ambientali (ad esempio sull'ozono) su queste isole in prossimità del Polo, ma facilmente raggiungibili dopo solo quattro ore e mezza da Oslo. La stazione potrebbe essere complementare (o addirittura alternativa) alla ben più costosa base in Antartide, con enormi risparmi per le finanze statali" (Eventi, 1995). 

A quel che pare feci un "ottimo centro", tanto da essere in seguito invitato dall'Allegrini, allora Direttore dell'Istituto per l'Inquinamento Atmosferico del CNR – e futuro Direttore della Base -, a far parte del gruppo di scienziati che doveva inaugurare la nostra stazione di ricerca" (...)

Da: QUI BASE ARTICA DIRIGIBILE ITALIA, SVALBARD. DALLA TERRA DEGLI ORSI POLARI UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DEI POPOLI DEL GRANDE NORD

E-Book e versione cartacea colori e in bianco e nero, I^ ediz. 

SOMMARIO

PREMESSA 

1 L’INAUGURAZIONE A NY-ÅLESUND, LA STORICA “BAIA DEL RE” DI NOBILE E AMUNDSEN 

1.1 In cammino verso il pilone dei dirigibili Norge e Italia; 1.2 L’invito; 1.3 Ny-Ålesund, la “Baia del Re” 

1.4 La stazione di ricerca internazionale; 1.5 La Base Dirigibile Italia: 1.6 Ancora su Ny-Ålesund 

2 LA COMUNICAZIONE PRESENTATA AL CONVEGNO: LE SCIENZE UMANE E GEOGRAFICHE NELL'ARTICO, PRIORITÀ E PROSPETTIVE 

2.1 La Base "Dirigibile Italia"; 2.2 Il contributo che l’Italia potrebbe apportare alla conoscenza dell'artico

2.3 Gli Italiani e l'Artico 

3 LA RASSEGNA DEI POPOLI CIRCUMPOLARI, TRA EURASIA E AMERICA

3.1 L'Artico;      3.2 I Popoli circumpolari; 3.3 Rapido preambolo sui nomi dei popoli, gli etnonimi, per superare “quasi” indenni la confusione di identità etnico-linguistiche;    3.3.1 Russia (e Siberia) 

3.3.2 Finnmark; 3.3.3 Inuit (Eschimesi) tra Siberia, Alaska, Canada, Groenlandia; 3.3.4 Indiani in Alaska e Canada; 3.4 Siberia (e Kamchatka); 3.4.1 Gruppo linguistico samoiedo; 3.4.2 Gruppo linguistico ugro-finnico; 3.4.3 Gruppo linguistico turco: 3.4.4 Gruppo linguistico tunguso: 3.4.5 Gruppo paleo-asiatico o paleo-siberiano: 3.5 Russia Artica 3.6 Fennoscandia 

3.7 Islanda 3.8 Groenlandia3.9 Artico Canadese 3.9.1 Inuit (Eschimesi) 3.9.2 Indiani (subartico occidentale e centrale), 3.9.3 Indiani Algonchini (subartico); 3.10 Alaska 3.10.1 Aleuti 3.10.2 Inuit (Eschimesi): 3.10.3 Indiani Athabaska: 

Versione cartacea a colori e in bianco e nero, II^ ediz.

4 GLI STUDI ETNO-ANTROPOLOGICI E GEOGRAFICI 

5 LE PRIME GRANDI MISSIONI ETNO-ANTROPOLOGICHE E GEOGRAFICHE ARTICHE 

5.1 Artico canadese e Groenlandia: Boas, Holm, Stefansson, Rasmussen e le sue sette “Spedizioni Thule”; 5.2 Tra Asia e America: la Jesup North Pacific Expedition (1897-1902); 5.3 I Russi nelle Svalbard: la spedizione Cicagov (1764-66); 5.4 Le ricerche scientifiche nelle Svalbard: dal viaggio della Recherche, tra Lapponia, Islanda e Svalbard (1838-39)

6 SETTORI ARTICI DI INTERESSE PER EVENTUALI PROGRAMMI E PROGETTI DI RICERCA SINGOLA E PLURIDISCIPLINARE 

6.1 Svalbard; Preistoria; Archeologia; Archeologia subacquea; Archeologia industriale; Etnostoria: 

Antropologia urbana: storia degli insediamenti dal 1900 ad oggi; Antropologia dello Sviluppo ;Turismo 

Il "Grande Cambiamento" nelle comunità norvegesi e russe avvenuto a partire dagli anni '1990 

6.2 Fennoscandia settentrionale (e Penisola di Kola

Lapponia; 6.3 Russia Artica, Siberia, isole Siberiane; I Pomori del Mar Bianco; I Pomori e il commercio con la Norvegia; Rotta Marittima Settentrionale (Passaggio a Nord-Est); 6.4 Alaska continentale; 6.5 Gli Aleuti (tra Alaska e Siberia); 6.6 Beringia Siberiana; 6.7 Artico canadese; 6.8 Groenlandia; 6.9 Islanda 

7 AREE PROBLEMATICHE DI POSSIBILE FUTURA RICERCA

7.1 Archeologia; 7.2 Archeologia Subacquea7.3 Etno-AntropologiaAntropologia politica; Il ruolo delle organizzazioni autoctone; Il problema dei diritti acquisiti tradizionali dei popoli artici sulla propria terra; Il Cambiamento Culturale e i nuovi problemi ambientali; Il ruolo dell'educazione e dell'insegnamento della lingua tra i popoli nordici; L'Ambiente e l'Uomo; Etnicità; Il Mito dell'Artico; Acculturazione tra gli europei indotta dai popoli artici 

7.4 Etnopsichiatria e Antropologia Psicologica Transculturale e non. I "disturbi etnici “storici e attuali 

7.5 Etnoscienza tra i popoli nordici: la "nuova" frontiera dell'antropologia. La cartografia degli Inuit (Eschimesi) 

7.6 Etnostoria; Le grandi migrazioni eschimesi del passato; Storia del contatto: incontro tra bianchi ed eschimesi. Il caso degli Eschimesi Polari della Groenlandia; Movimenti revivalistici: nativistici, messianici, millenaristici 

8 L'ANTROPOLOGIA "RECIPROCA"

9 PREISTORIA 

10 SOCIOLOGIA ; Devianza sociale 

11 TRA ETNOGRAFIA, ETNOLOGIA E ANTHROPOLOGY OF VISUAL COMMUNICATION ; Arte 

12 ARCHITETTURA NORDICA TRADIZIONALE E INNOVATIVA, AUTOCTONA E NON 

Architettura tradizionale tra gli autoctoni; Architettura tradizionale norvegese; Impianti centralizzati di teleriscaldamento e servizi; Il cambiamento climatico e il caso delle costruzioni, che poggiano su un permafrost in via di graduale scioglimento 

13 IL TRASPORTO NELL'ARTICO (VIA TERRA E VIA MARE): PERSISTENZA DEI MODELLI TRADIZIONALI, LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE

14 GEOGRAFIA POLITICALa sovranità sulle terre artiche: statunitensi, danesi e norvegesi si contendono la sovranità sulle isole della Regina Elisabetta; Gli Statunitensi (Peary) e la Groenlandia settentrionale ; Il caso della Groenlandia orientale e i norvegesi: un'altra No Man's Land. 

14.1 Il ruolo delle organizzazioni internazionali nell'artico; Processo di Rovaniemi; Arctic Council; Northern Forum; IASC, International Arctic Science Committee 

15 LINGUISTICA 

16 ANTROPOLOGIA APPLICATA: LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA; Raccolta dati generali, areali, specialistici ; I Musei Nordici ; Università e Istituti di Ricerca Nordici: Alaska, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia ; Alaska ;Finlandia; Islanda; Norvegia; Russia; Svezia 

Università, Istituti e Biblioteche con specializzazioni sull'Artico: Canada, Finlandia, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Russia, Stati Uniti, Svezia 

Canada; Finlandia; Francia ; Giappone; Gran Bretagna 

Norvegia; Italia; Russia; Stati Uniti; Svezia 

BIBLIOGRAFIA

17.1 Generale: Artico, Polo, Esplorazioni, Archeologia, Etno-antropologia

17.2 Artico, Cambiamento Climatico 

17.3 Bibliografia areale 

Alaska; Artico Canadese, Generale ed Esplorazioni (e Yukon); Groenlandia, Generale, Vichinghi; Islanda

Pomori (Russi del Mar Bianco); Fennoscandia e Lapponia (Sami - Lapponi, Kvens, Careli); Russia Artica, Siberia e la Rotta Marittima Settentrionale (Passaggio a Nord-Est); Svalbard 

18 A NON CONVENTIONAL ENGLISH ABSTRACT: THE HUMAN AND GEOGRAPHICAL SCIENCES IN THE ARCTIC, PRIORITIES AND PERSPECTIVES: AN INTRODUCTORY OUTLINE 

The Base "Dirigibile Italia"; The Contribution that Italy could bring to Arctic Knowledge; The Italians and the Arctic; The Arctic Peoples, between Europe, Asia, America; The Etno-Anthropological and Geographical Studies 

PAGINA AUTORE USA;...

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