In Earl Street North, davanti al Cafe Kylemore, la statua a grandezza naturale di James Joyce (1882-1941) del 1990 |
In un primo tempo il viaggio a Dublino ha rappresentato per l’A. solo una delle numerose “tappe” del suo pluridecennale peregrinare sulle tracce del cosiddetto movimento vichingo d’oltremare. Che lo ha condotto: verso nord (Svalbard?!), ovest - vestrvegr - (Shetland, Orcadi, Fær Øer, Islanda, Groenlandia, Labrador, Terranova), sud-ovest (Scozia e Inghilterra nord-orientale, Ebridi Esterne), sud (Normandia, 2015), est - austrvegr - (Russia, 2016), sud est (Istanbul, 2010, 2011). Per non parlare di Parigi, Londra o Lisbona…
In seguito la visita alla capitale irlandese
ha significato ben più di questo, poiché ha notevolmente arricchito la sua
conoscenza del mondo gaelico (lingua, tradizioni, storia, arte, musica, danza).
Così, passo dopo passo, i primi capitoli del
libro ci raccontano del suo vagabondaggio urbano. Passeggiate “guidate” o del
tutto estemporanee, come nel caso della visita alla Guinness, alla scoperta delle mille curiosità e delle molteplici
attrattive che, comunque, sappiamo essere insite in pressoché ogni grande
aggregato umano. Qui però esse possiedono un’indubbia “marcia in più”. Anche
per l’assai complessa e travagliata storia della metropoli irlandese e, in
generale, dell’Irlanda in toto.
Subito dopo ecco che arrivano gli
indispensabili approfondimenti, grazie alle visite attente e prolungate, in un
caso anche ripetute nel tempo (Dublinia),
dei suoi preziosi Musei (oltre a Dublinia,
quello di Archeologia), Università (Trinity College) e Biblioteche (il Book of Kells). Dove, con cura scientifica e passione, nei secoli sono
stati pazientemente raccolti tesori, capolavori, testimonianze storiche.
Il tutto offre al lettore un quadro
onnicomprensivo, sia pure giocoforza sintetico, che mostra: un’arte sublime,
una sicura religiosità, una straordinariamente ricca archeologia, una, più o
meno recente, più o meno sofferta, storia della città, come dell’intero paese.
Grazie a informazioni e dati, dettagli e particolari, che contribuiscono a far
apprezzare ancor più l’universo e la realtà in cui si trova immerso chi si reca
a Dublino.
Un intero capitolo è dedicato alla musica e
alla danza irlandese.
Poi, interessandosi più da vicino alla
perfetta replica della storica nave Johnston,
l’A. accenna brevemente alla tragica carestia, che nell’ottocento innestò
l’emigrazione in massa degli isolani verso altri paesi.
Infine la “passeggiata al di là” di Dublino
condurrà il lettore sulla “riviera irlandese”. Raggiunta comodamente a bordo
del treno, che ripercorrerà quella che è stata la prima ferrovia del paese: la
“Dublino-Dunleary”. Cittadina poi chiamata Kingstown. Infine Dun Laoghaire.
(...)
Al
termine del percorso museale della Old
Library, in effetti non posso che attendermi una saletta in penombra.
Anzi…, salvo le luci che illuminano l’interno di una bassa vetrina, sarò pressoché
al buio!
Per arrivare lì al più presto, come sovente
mi capita, ho superato un ambiente dopo l’altro. Saltando proiezioni,
ingrandimenti, gigantografie, riproduzioni generali e di dettagli, spiegazioni
e descrizioni. Ansioso, come sono, di ammirare l’originale. Un capolavoro unico
al mondo, esposto assieme ad altri tre preziosi manoscritti miniati.
Nonostante la sua apparente modestia, ho di
fronte infatti il Libro di Kells. Un
gigante dell’arte miniaturizzata e universalmente considerato il libro più
bello e importante al mondo. Non tanto perché contiene i Vangeli basati sulla Volgata, traduzione latina
della Bibbia di san Girolamo (384). Ma perché rappresenta il più grande monumento
dell’antica civiltà irlandese, lo “zenit” della calligrafia e della miniatura
occidentale. Così che per descriverlo, sia pure per difetto, bisognerebbe
sfoderare a ripetizione aggettivi e iperboli di un buon dizionario dei
sinonimi… Inestimabile è perciò il suo valore, anche economico. Basti pensare
che i 1.480 esemplari dell’unico facsimile esistente, stampati in Svizzera nel
1990, hanno un costo stratosferico. Tanto che l’università americana di Long Island ne espone orgogliosamente
una copia in un museo! Da solo il Libro
di Kells meriterebbe il viaggio nella capitale irlandese. Come attesta
l’annuo mezzo milione di visitatori…
Folio 291 v, ritratto di san Giovanni con gli strumenti di un amanuense [TRINITY COLLEGE, OLD LIBRARY, LIBRO DI KELLS] |
Anche senza una lente, mi accorgo che
trattengo il respiro mentre l’osservo. Eppure sto ammirando solo un’infinitesima
parte della bellezza delle sue miniature e della sua arte: una pagina di
miniature (folio 188 r, Luca: 1.1:
“trattamento ornamentale della prima parola Quoniam”),
due di scrittura (folio 322 v e 323
r, Giovanni: 10.4-18). Perché gli autori andarono alla costante ricerca dello
spettacolare, del meraviglioso e dell’incredibile! Non a caso lo storico Giraldus Cambrensis, che lo vide a
“Kildare” nel 1185, nella Topographia
Hibernica lo definì: “opera non di
umani, ma di angeli”…
Da molto tempo ero a conoscenza della sua
esistenza. Collocandosi al vertice dei manoscritti d’incomparabile bellezza
prodotti, tra il VII e il IX secolo, dai monaci irlandesi, rinomati copisti e
miniaturisti, all’avanguardia della cultura cristiana in Europa. Il libro
risale a ca. l’800 e ha una storia ricca di coups
de théâtre e parzialmente avviluppata dalle brume del mistero. Il tutto su
uno sfondo mutevole. Costituito da isole scozzesi (Iona) e dell’Inghilterra del nord (Lindisfarne, con la sua abbazia fondata nel 635 da san Aidan),
oltre che da Kells (Cenannus), nella contea irlandese di
Meath, a nord di Dublino.
I personaggi che vi si muovono sono santi
irlandesi (san Colomba-Colum Cille).
Ma anche vichinghi, con le loro audaci e sanguinose scorrerie. Persino ladri.
“Grazie” a questi ultimi gli Annali
dell’Ulster lo menzionarono per la prima volta nel 1007 perché: “il grande Vangelo di Columm Cille, reliquia
principale del mondo occidentale, a
causa della sua copertina ornamentale fu rubato di notte dalla sacrestia ovest
della grande chiesa di pietra di Cenannus. Quel Vangelo fu trovato dopo venti notti e due mesi sepolto nel terreno”,
privo del reliquiario d’oro tempestato di gioielli, che nell’isola racchiuse,
proteggendoli, i libri considerati sante reliquie. Pertanto da allora
mancheranno le pagine iniziali e finali, con parte del Vangelo di san Giovanni.
In seguito si deve alla mania di Cromwell,
che usava trasformare ogni chiesa in stalla per i cavalli, se dapprima sarà
messo in salvo (1653), poi donato al Trinity
College (1661).
Da: DALLA VICHINGA DUBH LINN ALLA GAELICA BHAILE ÁTHA CLIATH. “PASSEGGIANDO” PER DUBLINO, E OLTRE…
(E-Book, versione cartacea a colori (I e II ediz.) e in bianco e nero, 131 pp, 49 note, 104 immagini)
Premessa
Introduzione
L’eleganza di uno sviluppo urbanistico inaugurato nel XVIII secolo: a nord e a sud-est del fiume Liffey
Alla ricerca di testimonianze storiche e religiose a Sud-Ovest di Dublino: per le vie di Temple Bar, dove antichi vicoli evocano atmosfere del passato, mentre bunker in cemento occultano scoperte archeologiche
Dal 1170 al 1540 un avvincente viaggio nei secoli attraverso la vita della gente comune: visitando Dublinia, il Museo della Storia Urbana
Sulle tracce del movimento vichingo d’oltremare, ecco i
tesori e i raffinati manufatti conservati dal Settecento presso il “Museo
Nazionale di Archeologia e Storia”
Visitando il Coláiste Na Tríonóide, Baile Átha Cliath, il Trinity College di Dublino: tradizioni
intatte da secoli e un notevole patrimonio librario per una vera fucina di
uomini di sapere
Ammirando nel Trinity College il Libro di Kells, capolavoro artistico irlandese di tutti i tempi
Un’incursione nel
fascinoso mondo della musica e della danza irlandese
La Jeanie Johnston,
veliero ormeggiato al Custom House Quay,
simbolo di un tragico e sofferto capitolo della storia irlandese: la “Grande Carestia”
del 1845-49
In viaggio da Dublino a Kingstown (oggi Dún Laoghaire) sul
primo treno del paese inaugurato alla fine di ottobre del 1834
Immersi in un’atmosfera d’altri tempi, visitiamo la cittadina
e il porto di Dún Laoghaire, l’accogliente “riviera irlandese” sul lato
meridionale della baia di Dublino