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lunedì 3 luglio 2023

101. A proposito del primo episodio della serie Shetland (trasmesso nuovamente ieri in televisione), dello storico Shetland Bus, del vichingo Up-Helly-Aa e dei miei libri, in italiano e inglese, sull'arcipelago

 

Fotogramma di un episodio (Copyright BBC Scotland)

Ieri sera non potevo non rivedere il primo episodio della serie Shetland. 

Perchè l’idea di realizzare i libri in italiano e, poi, in lingua inglese su queste magnifiche isole nordiche scozzesi, mi è venuta proprio guardando alcune puntate di questa serie televisiva [tratta dai romanzi di Ann Cleves e adattata per la televisione da David Kane] prodotta dall’ITV, per la BBC Scotland. Arrivata in Italia per la prima volta nel 2018. 

Il cui protagonista è un detective della polizia di Lerwick che, ovviamente con successo, indaga sugli omicidi perpetrati nella Mainland, la principale isola dell’arcipelago. 

Tra l’altro il detective Perez è originario di Fair Island, l’isola più meridionale dell'arcipelago, a metà strada tra le Shetland e le Orcadi.

Douglas Henshall (detective Jimmy Perez) e Ann Cleeves (autrice dei romanzi) al Bloody Scotland International Crime Writing Festival, 2017, 9 September 2017 (Some rights reserved, TimDuncan)

Inaspettatamente avevo provato una forte sensazione di nostalgia, osservando nuovamente sullo schermo quell’ambiente così completamente differente da quelli mediterranei. 

Quasi sempre caratterizzato da chiaroscuri di inusitata, seppur singolare, bellezza. 

Che si fanno presto da parte, dopo uno forte scroscio di pioggia, lasciando spazio a vividi colori, che paradossalmente fanno la loro comparsa, uno ad uno. 

I panorami maestosi, le gigantesche scogliere a picco sul mare, le nuvole basse, l’atmosfera decisamente subartica, mi avevano fatto tornare alla mente che quelle isole potevano realmente rappresentare, ca. 2.500 anni fa, l’ultima terra abitabile dell’ecumene. 

Perché, anche ad una latitudine del resto non eccessiva, avrei perfino potuto avere la fortuna di ammirare, alte nel cielo notturno, le sciabolettanti e fantasmagoriche aurore boreali dell’Ultima Thule

Quel viaggio nordico, effettuato oltretutto in una stagione proibitiva (mese di dicembre), avrebbe rappresentato per me il primissimo approccio ad una realtà ecologico-culturale radicalmente diversa da tutte quelle che fino ad allora avevo conosciuto (Sudan, Kenya, Messico). 
Che l’anno appresso, con la mia ricerca tra sei comunità Inuit dell’Artico canadese, si sarebbe andata rafforzando. 

Poiché nel mitico Passaggio a Nord-Ovest mi sarei spinto ancora più a nord, a non moltissima distanza dal Polo Magnetico…

Tra l’altro in quelle isole scozzesi l’ex africanista, quale io ero, avrebbe “incontrato” per la prima volta i Vichinghi. 

Un iniziale approccio, che si sarebbe dovuto consolidare in seguito. Poiché le Shetland inconsapevolmente rappresentarono la prima di numerose “tappe” del mio futuro peregrinare sulle tracce del cosiddetto movimento vichingo d’oltremare, che mi avrebbero condotto: ancora a sud-ovest (Orcadi, Scozia e Inghilterra nord-orientale, Ebridi Esterne, Fær Øer, Dublino), verso nord (Svalbard), verso ovest (Terranova, Islanda, Groenlandia, Labrador), verso sud (Normandia), verso est (Russia).

Grazie al quel viaggio di studio, prima delle Shetland, poi delle meridionali Orcadi, sia pure involontariamente sarebbe stato gettato il primo seme di ciò che anni dopo si sarebbe trasformato nel mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico Settentrionale.

Lo Shetland Bus

Creato nell’autunno del 1940 dalla Special Operations Executive Norwegian Section, contribuì a far arrivare clandestinamente nelle Shetland numerosi membri della resistenza norvegese, in fuga dal paese occupato dai tedeschi. 

All’inizio la sua base era Lunna, nel nord-est di Mainland, l'isola principale, dove si trova Lerwick. 

Poi fu spostata a Scalloway, l'altra cittadina dell'isola. 

La Norway House e lo scivolo “Prince Olav”, ambedue utilizzate dallo Shetland Bus, sono oggi ancora visibili a Scalloway. 

Dove la sua avventurosa storia è descritta nel Museo cittadino. 

In totale circa 30 furono i pescherecci utilizzati dai rifugiati norvegesi.

Il vichingo Up-Helly-Aa a Lerwick

A Lerwick, nella notte di ogni ultimo martedì di gennaio, squadre di guizers [guizing è un'espressione dialettale della Cornovaglia. Descrive un'usanza in cui i festaioli si travestono in modi differenti, impegnandosi nella musica, nel canto, nella danzain costumi vichinghi e torce in mano, incendiano nel centro della città una replica di una "lunga nave”, con la prua dalla testa di drago. 

Gli uomini, a conclusione della festa, fanno un giro, rigorosamente completo, di una serie di sale da ballo, discoteche, scuole, impianti sportivi, alberghi. 

In ogni sala, ogni squadra esegue uno show, che può richiamare un programma televisivo, un film popolare, una gag su eventi locali, un canto, una danza. 

Il giro è riservato ai soli partecipanti, che vengono così ringraziati per il lavoro volontario durato molti lunghi mesi. 

In forma riveduta e corretta, questa è la festa vichinga della fine di Yule. 

Allorché, dopo un lungo buio e rigido inverno, si salutava festosamente il lento riapparire del sole.

In effetti un tipo di festa "pagana", simile ad altre festività scozzesi, era già in vigore dal 1881. 

Allora i guizers erano in abiti carnascialeschi e non bruciavano navi vichinghe. Nel 1889 subì una netta norvegisizzazione. 

Grazie al poeta cieco di Lerwick, James John Haldane Burgess (1862-1927), che seppe rivitalizzare il legame con l’originaria tradizione norvegese. 

Tanto che la sua canzone è ancora oggi intonata nel corso della festa. 

Un tempo, i nostri padri focosi sfrecciavano sul Sentiero dei "Vichinghi"; 

Un tempo, i loro temuti draghi sfidavano l'oceano nella sua ira; 

E noi, i loro figli, stiamo raccogliendo i risultati della loro gloria. Le onde stanno arrivando (...) 

La nostra galea è il Diritto del Popolo, il drago della libertà, il diritto che, crescendo nella sua potenza, porta i tiranni alle loro ginocchia. 

La bandiera che sventola sopra di noi è l'Amore della Libertà. 

Le onde stanno arrivando".


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N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno

sabato 13 maggio 2023

92. È ONLINE SU AMAZON LA VERSIONE CARTACEA A COLORI DEL MIO BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 




La didascalia dell'immagine è tra le più "corpose" del libro: 
Spedizione alla caccia alle balene di Abraham Storck 1690: 
tre baleniere olandesi navigano nell'Oceano Artico, tra trichechi e banchi di ghiaccio. 
I membri dell'equipaggio stanno cacciando le balene, mentre allo stesso tempo cercano di combattere gli orsi polari. 
La domanda di olio di balena (ricavato dal grasso di balene, trichechi e foche) era molto aumentata in Europa, perché si era rivelata una buona alternativa agli oli vegetali. 
Dall’olio si ricavavano candele, lubrificanti, olio per lampade e saponi

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.......
163 pp., 156 foto, di cui 117 a colori "premium", 249 note e usuale grande formato: 16.99x24,41. 
Rispetto all’E-Book contiene 25 foto in più e due nuovi paragrafi: 
1. Disastro tra i ghiacci: la perdita della flotta baleniera statunitense al largo dell’Alaska, 1871. 
La spedizione del 2015 alla ricerca delle navi scomparse; 
2. In Islanda, navigando nella baia dove fu catturato Keiko, alias Willy, star del cinema hollywoodiano. 
Tutto è pronto per l’imminente ritorno dell’orca, dopo venti anni.   

....................

Ecco il sommario:

1. PREMESSA  
2. INTRODUZIONE
- LA CACCIA NELLA PREISTORIA: ALTA, NORD NORGE  15
- I BALENIERI E L'ESPLORAZIONE  
Disastro tra i ghiacci: la perdita della flotta baleniera statunitense al largo dell’Alaska, 1871. La spedizione del 2015 alla ricerca delle navi scomparse  
- LA CACCIA ALLE BALENE, TRADIZIONALE ATTIVITÀ 
- I balenieri europei ed americani e gli Inuit 
3. LA CACCIA ALLE BALENE PRESSO ALCUNE POPOLAZIONI AUTOCTONE AMERICANE . 
- INUIT  
- I PRE-INUIT: THULE (800-1700 D.C.)  
- INDIANI DEL NORD-OVEST  
4. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE  
- IL MIO PRIMISSIMO “INCONTRO” CON UNA BALENA È AVVENUTO A… ROMA!  
- A DISTANZA DI QUASI SETTANTA ANNI, UN’IMPREVISTA E SORPRENDENTE INTEGRAZIONE! 
- NELL’AMERICA DEL NORD  
- Québec  
- Alaska Sud-Orientale  
- L’isola di Terranova, Canada  
- Mare di Beaufort, Artico occidentale canadese, Northwest Territories 
- L’insediamento di Tuktoyaktuk, già Port Brabant. L’isola di Herschel 
5. LA CACCIA ALLE BALENE: STORICA  
- NELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA) 
- Indiani Nootka (oggi Nuu-chah-nulth) dell’isola di Vancouver  
- Stazioni di caccia canadesi e statunitensi 
- La caccia alle balene nelle acque della Colombia Britannica 
- A SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA)  
- LE STAZIONI BALENIERE DI TERRANOVA (PROVINCIA DI TERRANOVA E LABRADOR, CANADA) 
- Cumberland Sound, isola di Baffin, Nunavut: la stazione baleniera della Compagnia della Baia di Hudson di Pangnirtung, nell’omonimo fiordo 
- LE STAZIONI DI CACCIA ALLE BALENE DEL CUMBERLAND SOUND 
- La stazione fondata da William Penny nell’isola di Kekerten (lato orientale del Sound)  
- KEKERTEN, IL CUMBERLAND SOUND E L’INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO DI FRANZ BOAS  
- La stazione sull’isola di Blacklead (lato occidentale del Sound) 
- NELLE ISOLE SHETLAND (SCOZIA, UK)  
- Un altro “mancato” avvistamento...  
- NELLE ISOLE ORCADI (SCOZIA, UK)  
- NELLE ISOLE SVALBARD, NORVEGIA  
- Il “Fiordo Verde” (Grønfjorden)  
- Smeerenburg, la “città del grasso”, XVII secolo, Svalbard 
- NELLE EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK)  
- Isola di Lewis  
- Bunavoneadar, la stazione a terra norvegese dell’isola di Harris  83
- St Kilda 
6. LA CACCIA ALLE BALENE: ATTUALE  
- IQALUIT (GIÀ FROBISHER BAY, ISOLA DI BAFFIN, ARTICO ORIENTALE, NUNAVUT, CANADA)  
- A RESOLUTE BAY (OGGI QAUSUITTUQ, CORNWALLIS ISLAND, HIGH ARCTIC, NUNAVUT, CANADA) 
- Le tracce lasciate dai cacciatori di balene di Thule sull’isola Cornwallis  
- La caccia alle balene da parte degli Inuit nuovi arrivati 
- NARSAQ (COSTA OCCIDENTALE DELLA GROENLANDIA MERIDIONALE, DANIMARCA) 
- Dalla caccia alle balene dei “preistorici” Thule a quella degli odierni Kalaallit 
- La Groenlandia Occidentale e la caccia alle balene nello Stretto di Davis  
- NELLE ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA): IL GRINDADRÁP, LA CACCIA COMUNITARIA 
- Diario di viaggio da Tórshavn, capitale delle isole Fær Øer  
- IN ISLANDA  
- Dal diario di viaggio 
- IN NORVEGIA, QUANDO LA CACCIA ALLE BALENE NON È COSÌ PUBBLICIZZATA, COME L’ISLANDESE, LA FAROESE (O LA GIAPPONESE) 
- La proliferazione delle stazioni di caccia norvegesi nell’Atlantico del Nord, fine XIX secolo-ca. 1920  
- Diario di viaggio dall’isola faroese di Streymoy 
7. BALENE, UNA SCHEDA .
PICCOLE:  
MEDIE:  
GRANDI: 
In Islanda, navigando nella baia dove fu catturato Keiko, alias Willy, star del cinema hollywoodiano. Tutto è pronto per l’imminente ritorno dell’orca, dopo venti anni 
8. APPENDICE 
LA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DI MADEIRA (PORTOGALLO), 1941-1981  
- L’«isola-giardino» sub-tropicale di Madeira  
- Balene, tra caccia (1941-1986) e attuale Whale Watching  
- Il programma originario del viaggio e l’incendio di Monte  
- La caccia alla balena e l’Empresa Baleeira do Arquipélago da Madeira  
IL GIGANTESCO FLOP DELLA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DELLE CANARIE (SPAGNA), 1784-1806  
- Breve introduzione all’arcipelago 
- Lanzarote  
- Fuerteventura 
- La grave situazione socio-economica e sanitaria del secolo XVIII nelle Canarie, provocata da eruzioni vulcaniche, fame, povertà, epidemie  
- La caccia alle balene per ottenere olio per l’illuminazione e per sfamare gli isolani: cronologia di un fallimento ventennale 
9. BIBLIOGRAFIA 

N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno
p.s. del 3.1.2024
Oltre a questa versione a colori (e all'E-Book) ho poi pubblicato anche quella in bianco e nero.
Ecco le foto delle tre copertine:  



domenica 12 marzo 2023

84. "DAL KENYA ALLE BALENE"... ECCO IL SOMMARIO DEL MIO PROSSIMO LIBRO: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

E' la foto d'epoca che apparirà sulla copertina dell'E-Book. Per le versioni stampate (a colori e in bianco e nero) ho scelto due illustrazioni a colori: uno storico dipinto olandese e una mia foto   . 

 A dicembre, a margine di un post, avevo fatto presente che stavo lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA. 


Infatti, sulla spinta della forte ondata emotiva, provocata dalla pubblicazione sul blog del mio incompiuto romanzo giovanile ambientato in Kenya, e risalente ad esattamente sessanta anni fa, da ex africanista avevo deciso che fosse ora di elaborare un mio vecchio progetto sui “Popoli del Kenya”. Dove negli anni ‘1970 e ‘1980 avevo effettuato due sessioni di ricerca. 


Purtroppo ancora una volta mi sono lasciato “trasportare” dalla mia vecchia abitudine di ricercatore “a tutto tondo”: biblioteca, archivio, Internet, diari di viaggio, diari di ricerca, registrazioni audio, diapositive. 

Per cui ritengo che l’introduzione, se non sarà certamentebreve”, sarà perlomeno interessante!


A Capodanno ho deciso di interrompere per un periodo la compilazione del libro sul Kenya. 


Iniziando a portare avanti un secondo progetto, che riguardava balene e balenieri”. Da tempo gelosamente conservato, sia pure nelle sue grandi linee, nel “forziere”, pardon… nel mio computer!


Una volta completamente ultimato (testo e illustrazioni), il libro darà modo al lettore di effettuare un articolato itinerario nello spazio e nel tempo. 


Con una lunga navigazione virtuale tra Alaska sud-orientale (USA); l’isola di Vancouver (Colombia Britannica, Canada); Tuktoyaktuk (Mare di Beaufort, Artico occidentale, Canada); Qausuittuq (Cornwallis Island, Alto Artico canadese); Iqaluit e Pangnirtung (isola di Baffin, Artico orientale, Canada); Narsaq (costa occidentale della Groenlandia meridionale); Svalbard (Norvegia); Norvegia; Islanda; Shetland, Orcadi, Ebridi Esterne, St Kilda (Scozia, UK); Fær Øer (Danimarca); Saint-Pierre et Miquelon (Francia), Terranova, Québec (Canada), Madeira (Portogallo);  Canarie (Spagna).

IL TESTO DEL NUOVO LIBRO È OGGI PRESSOCHÉ COMPLETO. ECCO IL SOMMARIO:

1. PREMESSA

2. INTRODUZIONE

LA CACCIA NELLA PREISTORIA: ALTA, NORD NORGE

I BALENIERI E L'ESPLORAZIONE

LA CACCIA ALLE BALENE, TRADIZIONALE ATTIVITÀ ECONOMICA DI ALCUNE COMUNITÀ MARITTIME EUROPEE

I balenieri europei ed americani e gli Inuit

3. LA CACCIA ALLE BALENE PRESSO ALCUNE POPOLAZIONI AUTOCTONE AMERICANE

INUIT

I PRE-INUIT: THULE (800-1700 D.C.)

INDIANI DEL NORD-OVEST

4. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE

IL MIO PRIMISSIMO “INCONTRO” CON UNA BALENA È AVVENUTO A… ROMA!

A DISTANZA DI QUASI SETTANTA ANNI, UN’IMPREVISTA E SORPRENDENTE INTEGRAZIONE!

NELL’AMERICA DEL NORD

Québec

Alaska Sud-Orientale

L’isola di Terranova, Canada

Mare di Beaufort, Artico occidentale canadese, Northwest Territories

L’insediamento di Tuktoyaktuk, già Port Brabant

5. LA CACCIA ALLE BALENE: STORICA

NELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA)

Indiani Nootka (oggi Nuu-chah-nulth) dell’isola di Vancouver

Stazioni di caccia canadesi e statunitensi

La caccia alle balene nelle acque della Colombia Britannica

A SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA)

LE STAZIONI BALENIERE DI TERRANOVA (PROVINCIA DI TERRANOVA E LABRADOR, CANADA)

NELL’ARTICO CANADESE ORIENTALE

LA STORIA DELLA RISCOPERTA DEL CUMBERLAND SOUND, NELL’ISOLA DI BAFFIN, DA PARTE DEL BALENIERE ED ESPLORATORE SCOZZESE WILLIAM PENNY

CUMBERLAND SOUND, ISOLA DI BAFFIN, NUNAVUT: 

LA STAZIONE BALENIERA DELLA COMPAGNIA DELLA BAIA DI HUDSON DI PANGNIRTUNG, NELL’OMONIMO FIORDO

LE STAZIONI DI CACCIA ALLE BALENE DEL CUMBERLAND SOUND

La stazione fondata da William Penny nell’isola di Kekerten (lato orientale del Sound)

KEKERTEN, IL CUMBERLAND SOUND E L’INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO DI FRANZ BOAS

La stazione sull’isola di Blacklead (lato occidentale del Sound)

NELLE ISOLE SHETLAND (SCOZIA, UK)

Un altro “mancato” avvistamento...

NELLE ISOLE ORCADI (SCOZIA, UK)

NELLE ISOLE SVALBARD, NORVEGIA

Il “Fiordo Verde” (Grønfjorden)

Smeerenburg, la “città del grasso”, XVII secolo, Svalbard

NELLE EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK)

Isola di Lewis

Bunavoneadar, la stazione a terra norvegese dell’isola di Harris

St Kilda

6. LA CACCIA ALLE BALENE: ATTUALE

IQALUIT (GIÀ FROBISHER BAY, ISOLA DI BAFFIN, ARTICO ORIENTALE, NUNAVUT, CANADA)

A RESOLUTE BAY (OGGI QAUSUITTUQ, CORNWALLIS ISLAND, HIGH ARCTIC, NUNAVUT, CANADA)

Le tracce lasciate dai cacciatori di balene di Thule sull’isola Cornwallis

La caccia alle balene da parte degli Inuit nuovi arrivati

NARSAQ (COSTA OCCIDENTALE DELLA GROENLANDIA MERIDIONALE, DANIMARCA)

Dalla caccia alle balene dei “preistorici” Thule a quella degli odierni Kalaallit

LA GROENLANDIA OCCIDENTALE E LA CACCIA ALLE BALENE NELLO STRETTO DI DAVIS

NELLE ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA): IL GRINDADRÁP, LA CACCIA COMUNITARIA

Diario di viaggio da Tórshavn, capitale delle isole Fær Øer

IN ISLANDA

Dal diario di viaggio

IN NORVEGIA, QUANDO LA CACCIA ALLE BALENE NON È COSÌ PUBBLICIZZATA, COME L’ISLANDESE, LA FAROESE (O LA GIAPPONESE)

LA PROLIFERAZIONE DELLE STAZIONI DI CACCIA NORVEGESI NELL’ATLANTICO DEL NORD, FINE XIX SECOLO-CA. 1920

Diario di viaggio dall’isola faroese di Streymoy

7. BALENE, UNA SCHEDA

PICCOLE:

MEDIE:

GRANDI:

8. APPENDICE

LA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DI MADEIRA (PORTOGALLO), 1941-1986

L’«isola-giardino» sub-tropicale di Madeira

Balene, tra caccia (1941-1986) e attuale Whale Watching 

Il programma originario del viaggio e l’incendio di Monte

La caccia alla balena e l’Empresa Baleeira do Arquipélago da Madeira 

IL GIGANTESCO FLOP DELLA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DELLE CANARIE (SPAGNA), 1784-1806

Breve introduzione all'arcipelago

Lanzarote

Fuerteventura

La grave situazione socio-economica e sanitaria del secolo XVIII nelle Canarie, provocata da eruzioni vulcaniche, fame, povertà, epidemie

La caccia alle balene per ottenere olio per illuminazione e per sfamare gli isolani: cronologia di un fallimento ventennale

 

9. BIBLIOGRAFIA

 

 

domenica 28 agosto 2022

58. LA SAGA SCOZZESE DEGLI STEVENSON, TRA FARI, L’ISOLA DEL TESORO, LA “ ROCCIA” DI BASS ROCK. MA A NORTH BERWICK (EAST LOTHIAN) C’È ANCHE L’IMPONENTE CASTELLO DIROCCATO DI TANTALLON

Veduta ravvicinata di Bass Rock con il suo bel 
faro "stevensoniano" (© Franco Pelliccioni)

L'auld crag, il "vecchio scoglio", come gli scozzesi chiamano l'isolotto di Bass Rock, è un roccia ignifuga alta circa 110 m, dalla circonferenza di oltre 1.600 m, che un tunnel naturale, percorribile solo con la bassa marea, attraversa da est ad ovest. Massiccio, si erge a poco più di tre chilometri di distanza dalla costa, nella regione scozzese dell'East Lothian, sulla punta nord-orientale dell'immenso Firth of Forth e in prossimità delle scogliere e delle ampie spiagge sabbiose di North Berwick.

Luoghi cari a Robert Louis Stevenson (1850-1894), che con la famiglia andava a trascorrere le estati nella casa del nonno, che aveva il suo stesso nome. Lo scrittore così dedicherà alla "roccia" un capitolo del romanzo Catriona. Ispirandosi, invece, al vicino isolotto di Fidra per il capolavoro dell'Isola del Tesoro.

Robert Louis Stevenson

L'Isola del Tesoro, edizione del 1911

Sono luoghi, questi, abbastanza noti e frequentati. Non solo perché vi si affacciano importanti campi da golf. Pare, infatti, che il Gowf sia stato inventato proprio qui, sulla costa orientale scozzese! Anche se la Regina di Scozia Maria Stuarda era un’accanita giocatrice, si arriverà comunque a proibirlo per legge di domenica, giorno riservato alle esercitazioni degli arcieri.

Luoghi rinomati anche per la presenza delle vicine rovine dello splendido castello dei Douglas: Tantallon, circondato per tre lati da inaccessibili alte scogliere e dal mare. 

L'isolotto di Bass Rock costituiva il "tappo" di un antico vulcano. Nella parte meridionale digrada su tre terrazze naturali. In estate è meta di numerosi visitatori, che devono però limitarsi ad osservarlo dalle imbarcazioni, per l’impossibilità di sbarcarvi senza una speciale autorizzazione. Da lontano è chiaramente visibile una costruzione, che incorpora un faro. Ma anche le miriadi di uccelli, che vi nidificano e che, con i loro volteggi senza fine, “incapsulano” l'isola. Una massiccia presenza che offre all'osservatore la sensazione di trovarsi di fronte ad un'immensa cupola bianca, sia pure “traforata” in più punti.

Le sule sono gli uccelli maggiormente presenti sul Bass. Fin dai tempi antichi hanno costituito una pressoché inesauribile risorsa di cibo. Intorno al 1650 uno di questi uccelli marini costava 1 scellino e 8 pence. Annualmente ne venivano abbattuti in gran numero: 1.118 nel 1674, quasi 2.000 nel 1850, quando la caccia iniziò a scemare. Oggi il 10% di tutte le sule nord-atlantiche (80.000 esemplari) è concentrato su questa superba roccia, che non a caso ha dato loro il nome: Sula Bassana. Probabilmente sarebbe stato più appropriato chiamarli: “uccelli-razzo”, aggiungendovi, magari, un… “sommozzatori”!

Grazie alla loro grande apertura alare (un paio di metri), le sule si gettano a capofitto nell’acqua alla vertiginosa velocità di 144 kmh, raggiungendo i 9 m di profondità, con un impatto così violento da stordire il pesce. Un singolare exploit reso possibile da un cranio resistente più di un casco da motocicletta e dalla presenza di “borse” per la gola, che si gonfiano come air bags

All’inizio l'isola fu un rifugio per eremiti. San Baldred, discepolo di san Mungo, qui inviato nel VII secolo d.C. per convertire i pagani, vi si ritirava per pregare e meditare in totale solitudine.

I primi proprietari dell'isola, di cui abbiamo qualche traccia, appartengono alla famiglia dei Lauder, giunti in Scozia nel 1056 con Malcom Canmore. I Lauder del Bass furono fedeli seguaci della casa scozzese degli Stuart, tanto che il Signore del Bass avrebbe accompagnato Maria, Regina degli Scozzesi, quando nel 1567 si arrese agli inglesi. A quel tempo l’isola, strategicamente posizionata all’ingresso del Firth of Forth, aveva una guarnigione di un centinaio di soldati, anche francesi.

Nel 1405 nella "terrazza" inferiore si costruì una fortezza, che nel 1672 diventerà un penitenziario per prigionieri politici. Nel 1691 basteranno, comunque, solo quattro Giacobiti a tradurre in realtà il colpaccio, proibito e fantastico, che ogni recluso sogna in cuor suo. Impossessandosi incredibilmente di fortezza e isola… Grazie ai successivi rinforzi e rifornimenti francesi, saranno anche in grado, non solo di rintuzzare gli assalti, ma perfino di saccheggiare le navi in transito… Solamente l’arrivo di due navi da guerra (e altre minori) li costrinse nel 1694 ad arrendersi. “Con tutti gli onori”, però, poiché saranno amnistiati! Così, per timore di ulteriori ribellioni, nel 1701 per precauzione il forte sarà distrutto dagli inglesi. Nel 1706 Sir Hew Dalrymple, Lord Presidente della Corte Suprema e Primo Barone di North Berwick, lo acquistò poco prima che il Parlamento scozzese si sciogliesse (1707). L’attuale proprietario è un suo discendente.

Nel 1902 sul sito dell'antica fortezza fu costruito un faro progettato da un membro della “dinastia” degli Stevenson: Charles Alexander. Un profondo e straordinario legame ha infatti unito, nei secoli, ben cinque generazioni di Stevenson, che hanno dato alla Scozia otto ingegneri specializzati in fari. Oltre, naturalmente, al celebre scrittore.

Robert Stevenson, nonno dello scrittore 

Un eccezionale contributo che travalicherà lo stretto ambito regionale, finanche in ambiti diversi da quello marittimo: strade, ponti, porti, ferrovie, canali, ecc. Robert Stevenson (1772-1850), l’omonimo nonno dello romanziere, nel 1808 venne infatti nominato Ingegnere per la Northern Lighthouse Board. Un secolo dopo la società da lui fondata progetterà i fari di Bass e di Fidra! Gli zii Alan e David, il padre Thomas, i cugini David Alan e Charles Alexander, il nipote David Alan sono gli altri anelli di quest’insolita catena, alla quale si aggiunge Thomas Smith, che in terze nozze sposerà Jean Stevenson, vedova del bisnonno dello scrittore. Sarebbe stato proprio lui, l’outsider, a diventare il primo ingegnere della Commissione Fari

Nel XX secolo e fino al 1988, quando il faro verrà automatizzato, i suoi tre guardiani saranno così gli unici ad abitare l'isolotto.

La "terrazza" intermedia contiene le rovine della cappella dedicata a san Baldred, mentre quella superiore fu usata dalla guarnigione come orto.

[L'anno dopo avrò modo di visitare, o di vedere, tre fari costruiti dagli Stevenson. 

I primi due nelle isole Shetland: quello di Sumburgh del 1821, ideato dal nonno di R.L.Stevenson. Non era stato ancora automatizzato. Il secondo, quello di Esha Ness, costruito da David Alan Stevenson nel 1929. Venne automatizzato nel 1974. Dall'esterno osserverò la sua torre alta 12 metri.

Poi, sorvolando le isole settentrionali delle Orcadi, dal finestrino dell'aereo riuscirò a vedere il faro di Start Point. Costruito nel 1806 sempre dal nonno di Robert Stevenson nella bassa isola di SandayVenne automatizzato nel 1962] 

 IL CASTELLO DI TANTALLON


Dall'alto delle rosse mura e delle torri del prospiciente e storico castello costiero di Tantallon, rimaste fortunosamente ancora in piedi, ho una formidabile veduta su Bass Rock.

Le mura occidentali del castello di Tantallon. Qui un tempo c’erano le stanze, la cucina e il forno. Sullo sfondo Bass Rock e, fuori campo sulla sinistra, l'Isola del Tesoro di Stevenson (isolotto di Fidra) (© Franco Pelliccioni)

Il castello è del XIV secolo (nel 1374 William, Primo Earl di Douglas e Mar, scrisse: "dal nostro castello di Temptaloun") e venne pesantemente ristrutturato nel 1529. Storicamente le sorti dello splendido maniero hanno seguito strade parallele, se non addirittura convergenti, a quelle del Bass, anche se con più determinazione. Poiché i Douglas-Angus, Signori di Tantallon, spesso e volentieri si legarono, non solo politicamente, agli inglesi. Subendo perciò attacchi, ritorsioni e cannoneggiamenti, anche dal mare, sia da parte scozzese, che inglese. Come nell'assedio del 1491 da parte di Re Giacomo IV, quando dalla non lontana Largo arrivò la nave reale Flower, bloccando l'accesso dal mare. O come in quello del 1528, ad opera di Giacomo V.

Per periodi più o meno lunghi il castello rimarrà, comunque, saldamente in mano reale. Sarà consegnato ad un Capitano solo allorché i Douglas-Angus saranno esiliati in Inghilterra. Salvo restituirlo, al loro rientro in Scozia.

Il filo doppio che legò i Douglas agli inglesi si manifestò chiaramente nel 1543: si voleva depositare a Tantallon un tesoro necessario per corrompere funzionari, nobili e quant'altri fossero stati in grado di aiutarli a distruggere la Scozia. O l’anno dopo, allorché nel Firth of Forth si inviò una flotta, per recuperare i due figli di Sir George Angus.

Nel 1548 in uno scontro navale con gli inglesi, nello specchio di mare tra il Bass e Tantallon venne affondata una galera francese. Anche i cannoni del castello parteciparono alla battaglia, facendo però fuoco… sulle navi inglesi! Gli addetti ai pezzi ("the gunnares of Temptalloun that war schutand at the Inglishe schippis") in quell’occasione ottennero un premio di 14 scellini. Nel 1566 Maria ordinò che il castello fosse consegnato ai Lords “giovani e anziani” del Bass: "the lordis of the Bas elder and younger". Si ricorda ancora come nel 1588 per malattia moriva, all'età di 34 anni, Sir Archibald Angus, ottavo Earl della dinastia. Secondo voce di popolo la morte sarebbe stata provocata da una fattura di Agnes Sampson. Una strega che, dopo l’incarcerazione nel castello di Edimburgo, sarà giustiziata ad Haddington.

I soldati del Generale Munk, dopo dodici giorni di furiosi cannoneggiamenti, distrussero infine il castello nel 1651, liberando numerosi prigionieri inglesi. Compresi i marinai della nave catturata a gennaio dal Capitano del Forte del Bass. Alcuni anni dopo, nel 1657, ancora si accennava a guarnigioni dislocate sia nel Bass, che a Tantallon: "Tymptallon and the Bass one company of 35'". L'importanza strategico-militare del castello era comunque venuta decisamente meno. Nel 1699 fu comprato, assieme al titolo, dal solito Sir Hew Dalrymple, che lo lasciò andare in rovina. Poiché lo utilizzò come cava per costruire la vicina fattoria e i muretti di cinta…      

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sabato 13 agosto 2022

55. I PINGUINI DELL'EMISFERO SETTENTRIONALE

 

La Grande Alca. Incisione di Thomas Bewick, in: A History of British Birds, Volume 2, 1804

Fin dalla mia lontana indagine nelle isole scozzesi delle Orcadi, un pensiero mi ha costantemente accompagnato, a mo' di "tormentone", in tutti questi anni. Portandomi ad approfondire luoghi, circostanze, fatti, costumi e storia. 

L'antropologo, calatosi nei panni di uno Scherlock Holmes, indagando tra natura-storia-etno-antropologia, fame e… passate infamie, è andato di isola in isola, di arcipelago in arcipelago, da una sponda all'altra del grande oceano: Orcadi, Terranova, Fær Øer, St. Kilda, infine Islanda. Mettendosi testardamente sulle tracce… di un curioso animale scomparso. 

Nel tempo ho così osservato, avvicinato, conosciuto alcuni tra i luoghi dove si riproduceva. Qua uno scoglio, là una ripida scogliera, poi un isolotto, infine una grande isola. Tutti gli indizi in mio possesso facevano sì che esso fosse dato per estinto da oltre un secolo. Ma prove sulla sua esistenza non ne avevo, se non in qualche antica raffigurazione. D'altronde non era proprio così che affermavano, nel XIX secolo, alcuni studiosi con ipocrita sicumera? L'animale non era mai esistito. Chi l'aveva visto, aveva guardato male. Quindi, un puro parto di fantasia, forse solo un mito o una leggenda. Insomma, un altro dei tanti kraken dei sette mari, sia pure molto bonaccione. 

Eppure esso mi apparirà nel 1998. E' "solo" un grande uccello. Per le sue dimensioni, assomiglia a un pinguino. E ai piedi ha la sua discendenza! Un uovo… Ma non lo sta fecondando. Nonostante sia un esemplare sano e salvo - dagli altri, gli umani -. E' sì, ben conservato, ma anche altrettanto "impagliato". Al di là di una vetrina che gelosamente lo custodisce. Ricordandolo ai visitatori come uno tra gli ultimi esemplari di quella razza ancora visibili, sia pure all'interno di un'istituzione. 

Ecco infine l'alca gigante (Pinguinus Impennis), detto anche "uccello-lancia" (il geirfugel  vichingo), "becco-lancia" (spearbill - inglese - o arponaz - basco -) o, più comunemente, "pinguino del nord", nel Náttúrufræðistofnun Íslands, il Museo di Storia Naturale di Reykjavík.

L'alca gigante, appartenente alla famiglia degli alcidi, come urie e puffini, la cui presenza in Atlantico è ancora fortunatamente numerosa, aveva una caratteristica: quella di avere solo dei moncherini di ali, che non gli consentivano di volare. Ma di immergersi e di nuotare sott'acqua per catturare i pesci fino alla ragguardevole profondità di 100 m. 

Insomma, più che un uccello, ci troviamo di fronte ad una sorta di sommozzatore, che prendeva terra solo per  riprodursi, per poco più di un mese. 

Aveva un corpo grande (era alto 70 cm), grasso e muscoloso e sul terreno si muoveva con una buffa andatura ballonzolante da ubriaco. E per secoli, direi anche millenni, ha costituito un ottimo e abbondante bocconcino per gli umani. 

Perché si sono ritrovate rappresentazioni di alche nei graffiti rupestri norvegesi - 6200/2500 anni fa -. Ma anche numerosissime ossa nelle sepolture degli Indiani Marittimi arcaici di Port-aux-Choix, a Terranova - 4290/3500 anni fa -. Come avevo osservato nelle vetrine del Visitor Centre del Port au Choix National Historic Site. 

Eppure per secoli le colonie esistenti da una parte all'altra dell'Atlantico non avrebbero risentito di questa caccia.

Anche perché i singoli superpredatori umani "piluccavano" sul posto solo quanto bastava loro per la sopravvivenza. Non si erano ancora organizzati in gruppi per sterminarli scientificamente. 

Fino al tempo delle grandi imprese esplorative e commerciali dirette verso il Nord America. Ricordo solo: Jacques Cartier: "ognuna delle nostre navi ne ha messi sotto sale quattro o cinque barili, senza contare quelli che siamo riusciti a mangiare freschi" (1534) e Samuel de Champlain: "uccelli così abbondanti che si possono ammazzare a bastonate"(1620). 

Le colonie degli uccelli esistenti in Nord America davano modo agli equipaggi delle navi, che si avventuravano in quei mari subartici, di rifornirsi con  facilità di uova e carne. Le navi ben presto presero l'abitudine di ancorarsi nei pressi di alcune località ben specifiche, e gli uccelli, non solo i pinguini, diventarono l'alimento preferito di pescatori e, poi, degli stessi coloni. Più tardi ci si sarebbe riforniti anche per il viaggio di ritorno. Era infatti regola comune, per l'armatore, rifornire le navi di cibo per la sola andata.

Lo sterminio delle alche giganti si sarebbe terribilmente velocizzato quando: si iniziarono a raccogliere le uova fresche, distruggendo tutte le altre deposte da tempo (l'alca depone un solo uovo all'anno); vennero utilizzate per ricavarne olio; si raccolsero penne e piume per imbottire materassi, cuscini, sedie e poltrone. 

Nel 1802, dopo tre secoli di frequentazioni europee, l'alca gigante si estinse nel principale luogo di riproduzione di tutto il Nord America, l'isola di Funk, al largo della costa settentrionale di Terranova

Ma il massacro delle alche gridò vendetta. 

E l'ottenne, sia pure indirettamente! 

Nel XIX secolo numerosi furono i naufragi in quel settore nord-atlantico. 

Forse alcuni di essi potevano essere evitati se le alche fossero state ancora in vita. Per anni la loro numerosa presenza nelle acque dei Banchi aveva segnalato, alle navi in avvicinamento, l'approssimarsi di scogliere o di altre infide conformazioni rocciose. 

Zone, queste, dove la nebbia e il suo rapido propagarsi è una nota costante. 

Così l'English Pilot  poteva ancora avvertire nel 1774. Nel 1792 "questo sicuro punto di riferimento era oramai scomparso". 

Ancora all'inizio del XIX secolo nell'isola settentrionale di Papa Westray, nelle Orcadi scozzesi, c'era una coppia di alche. La femmina morì o venne uccisa. Un collezionista sparò al maschio nel 1813. 

Nel 1840 gli isolani di Hirta (St Kilda, Scozia) uccisero la loro ultima alca nei pressi del  faraglione di Stac An Armin, avendola scambiata per una strega. 

La presenza delle alche in queste isole è sicura, comunque, fino al 1829.

Alcuni esemplari del grande uccello rimasero in vita nell'isolotto di Eldey, un pilastro roccioso che per 77 m fuoriesce dall'oceano, al largo della costa sud occidentale dell'Islanda, a 14 Km dalla penisola di Reykjanes. 

Ancora all'inizio del secolo la colonia contava un centinaio di esemplari. Tra il 1830 e il 1843 almeno 50-73 uccelli (oltre ad un imprecisato numero di uova) passarono nelle mani dell'esportatore di Reykjavik Siemson. Finendo immancabilmente nei gabinetti naturalistici di mezza Europa. 

E sì! Perché le alche giganti erano ormai divenute autentiche rarità e, perciò, preziose per i collezionisti. Che così  contribuirono a versare a Eldey la "classica" ultima goccia letale per l'innocua razza di uccelli. 

Il 3 giugno del 1844 tre pescatori di Staður, Ketil Ketilsson, Jon Brandsson e Sigurdur Isleffsson, uccisero a bastonate due alche giganti per un collezionista, gli ultimi due esemplari della loro razza rimasti in vita in tutto il mondo. 

L'unico uovo che si trovava nel nido era già rotto!  E nel marzo del 1971 il Museo di Reykjavík acquistò per una grossa cifra, raccolta attraverso una pubblica sottoscrizione, in un'asta tenutasi da Sotheby's, a Londra, la sua alca. 

Essa aveva fatto parte della collezione di un nobile danese e, con ogni probabilità, fu a suo tempo uccisa proprio ad Eldey.

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                                                         ORCADI

sabato 25 giugno 2022

37. ANTROPOLOGIA, ARTICO E SUBARTICO, AVVENTURA, CITTA' MONDIALI, ESPLORAZIONI, "GIRO DEL MONDO", GRANDI VIAGGI, ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO, NAVIGATORI, PAESI NON SOLO ESOTICI


Un "racconto" in 32 libri Amazon, sia E-Books Kindle, che in versione cartacea, a colori e/o in bianco e nero [il numero delle pagine e delle foto si riferisce alla versione cartacea]:

ANTROPOLOGIA
 - Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1 da Adolf Bastian a Vinigi Lorenzo Grottanelli, 171 pp., 145 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 2 da Thor Heyerdahl ad Alfred Reginald Radcliffe-Brown, 181 pp., 163 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 3 da Knud Rasmussen a Rosebud Yellow Robe, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.


ARTICO E SUBARTICO 
- Qui Base Artica Dirigibile Italia, Svalbard. Dalla Terra degli orsi polari una Rassegna e un Inventario culturale dei Popoli del Grande Nord, 243 pp., 232 foto; versione a colori e in bianco e nero.


- Ai Confini d’Europa; Viaggio-Ricerca nell’Islanda dei Vulcani, dei Ghiacciai, delle Saghe, del Mondo Vichingo, 299 pp., 345 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Tra i Ghiacci del Passaggio a Nord-Ovest. Prologo ad una ricerca antropologica tra gli Inuit dell’artico canadese  268 pp., 174 note, 254 immagini, di cui 127 a colori, versione a colori e in bianco e nero 

AVVENTURA 
- L’Avventura al Femminile. Venti Ritratti di Donne Straordinarie, che hanno percorso le Vie del Mondo alla Ricerca di Conoscenza, 157 pp., 115 foto; versione in bianco e nero.

-
Grandi Raids Automobilistici della Storia. La Pechino-Parigi e le “Crociere” Citroen, Tra Africa, Asia e America del Nord, 109 pp., 104 foto, versione in bianco e nero.

CITTA' MONDIALI 
- Dalla Vichinga Dubh Linn alla Gaelica Bhaile Átha Cliath. “Passeggiando” per Dublino e oltre…, 116 pp., 104 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Esposizioni Universali, Coloniali e Internazionali di Parigi 1855-1937. Alla ricerca delle straordinarie testimonianze delle “Manifestazioni Massime” dell’Impero francese: Industria, Tecnologia, Invenzioni, Arte, Architettura, Paesi, Genti, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 118 pp., 146 foto.

- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 243 pp., 288 foto
- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea non illustrata, 118 pp. ...

ESPLORAZIONI 
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 1: Europa – Asia, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 2: Africa, versione cartacea in bianco e nero, 224 pp., 179 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 3: Artico-Antartico, versione cartacea in bianco e nero, 134 pp., 116 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 4: America, versione cartacea in bianco e nero, 219 pp., 166 foto.

"GIRO DEL MONDO" 
- Il Giro del Mondo… in 15 Treni. Transcontinentali e di lusso, di penetrazione coloniale e militare, dei cercatori d’oro, degli hajji, “alpinistici”, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 241 pp., 223 foto.

GRANDI VIAGGI 
- Viaggio attraverso l'Inside Passage, nella Terra degli Indiani dei Totem e dell’ex America Russa. Sulla costa del Pacifico dell’America di Nord-Ovest, tra Colombia Britannica e Alaska, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 192 pp., 191 foto.

ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO
- Nell'arcipelago degli “uomini-uccello” di St Kilda. Vita e Morte di una Remota Comunità Scozzese, 101 pp., 68 foto; versione a colori.

Archipelagos and Islands at the Mirror: Sea-Ones (Faroe and Mykines, Denmark), Land-Ones (Carnia and Sauris, Italy), 111 pp., 105 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Alla Scoperta di Megali Nísi, l’isola di Creta. Storia, Archeologia, Natura, Cultura, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 153 pp., 179 foto.

- Ultima Thule. Ricordi di un Viaggio di Studio Invernale nelle Isole Shetland, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 133 pp., 114 foto.

- Ultima Thule. Memories of a Winter Study Journey to the Shetland Islands, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 131 pp., 115 foto.

- Reminiscenze di un Viaggio nell’Arcipelago Scozzese delle Orcadi, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 178 pp., 172 foto.

- Viaggio nelle Atlantiche Isole Fær Øer. Il Paese dai tetti di prato, che ondeggiano al vento, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 182 pp., 180 foto.

NAVIGATORI 

- Masters & Commanders Verso l’Ignoto. Navigazioni straordinarie ai confini della terra, Parte I: XIV-XVIII secolo, 170 pp., 130 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte II: XIX secolo, 165 pp., 150 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte III: XX secolo, 113 pp., 104 foto, versione a colori e in bianco e nero.

PAESI NON SOLO ESOTICI

Dal Tell al Sahara. Viaggi in Tunisia, tra le testimonianze archeologiche del passato e culturali arabo-berbere-islamiche odierne, 178 pp., 198 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 238 pp., 271 foto

- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione non illustrata, 133 pp.

- Immagini dall’Egitto. Images from Egypt. Companion Book di: Viaggi in Egitto 1980-2009, libro fotografico bilingue: italiano-inglese, 171 pp. 278 foto, di cui 277 a colori.

 - Nel West. Attraverso le Montagne Rocciose, il Sud-Ovest, I deserti della California meridionale, 116 pp., 76 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Companion Book di Nel West. Conquistadores, Esploratori, Naturalisti, Archeologi, Etnologi alla Scoperta del West, 108 pp., 47 foto, versione in bianco e nero.


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