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venerdì 6 gennaio 2023

80. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: DECIMA PUNTATA (VIAGGIO NOTTURNO VERSO LA FRONTIERA, L’AMBOSELI E IL KILIMANGIARO)

 

Elefanti nell'Amboseli National Park, 2012 (CC Some Rights Reserved Amoghavarsha JS amoghavarsha.com)

[precedenti 9 puntate: 23 settembre; 3, 8, 15, 23, 31. ottobre; 2 novembre, 11 dicembre, 4 gennaio 2023. Oltre all'integrazione del 22 novembre 2022] 

Lasciata Nairobi, la Land Rover correva verso sud-est, lungo la foresta illuminata dai potenti fari, che creavano un fantasmagorico gioco di ombre.

La notte ai tropici è bellissima. In alto, nel cielo, brilla la Croce del Sud, che qui ha preso il posto della nostra Stella Polare.

Gli animali propri dell’Africa: scimmie, leopardi, leoni, facevano sentire la loro musica orchestrata. Sembrava che, da un momento all’altro, un leopardo potesse balzare sulla macchina, o che un elefante disturbato dalla luce, che gli doveva sembrare assai indiscreta, potesse attraversare la strada, o addirittura bloccarla!

Ogni tanto si attraversava un villaggio, un povero agglomerato di capanne, dove tutto era profondamente addormentato. Solo qualche cane, svegliatosi per il rumore del motore, assisteva alla corsa notturna della Rover, abbaiando con insistenza. 

L’aria era umida e piuttosto afosa. La luce dei fari, protetti da un robusto reticolato, illuminava nugoli di zanzare. 

Nell’abitacolo del veicolo, Giorgio era pienamente preso dalla guida. Non potendo usare la pipa prediletta, fumava una sigaretta. Ogni tanto la mano sinistra lasciava il volante, per tirare qualche boccata. Poi buttò il mozzicone.

Malgrado i parecchi scossoni, la Land raggiungeva i 70 all’ora di media, su quella che solo il più ottimista degli uomini avrebbe potuto chiamare strada. Già! Era tutto, fuorché una strada! Una carrareccia a gobba d’asino, ciottolosa. Con buche, che nella stagione delle piogge si sarebbero trasformate in profondi acquitrini, che avrebbero preso nella loro morsa gli sventurati veicoli, che vi sarebbero transitati.

Di tanto in tanto bisognava anche fermarsi. Aiutato dal giovane Moussa, che gli sedeva accanto, bisognava infatti togliere qualche ramo contorto, che sbarrava la strada. Forse appartenente ad un albero divorato dalle termiti, o crollato durante la passata stagione delle piogge.

Moussa e l’anziano Little Jack, che sedeva dietro, erano due ex bracconieri. Quest’ultimo gli era stato caldamente consigliato da Tom. Così aveva voluto che partecipasse all’escursione. D’altronde era un profondo conoscitore del posto, quindi una garanzia assoluta!

Del resto Little Jack più volte era stato messo in gattabuia dai poliziotti [guardacaccia-rangers], che pattugliavano le riserve. 

In passato con le frecce avvelenate aveva infatti ucciso diversi elefanti e svariati altri animali, solo per mangiare qualche appetitoso pezzo di carne (proboscide dell’elefante). O per cercare di commerciare con i Swahili della costa le corna dei rinoceronti abbattuti. Che, triturate, sembra siano molto apprezzate in Oriente (India) come afrodisiaci. Le protuberanze cornute dei rinoceronti sono infatti pagate a peso d'oro dai vecchi e facoltosi raja indiani.

Dietro Giorgio e Moussa c’erano Milly e John.

Milly era addormentata. Con tutto che quella sera era andata prestissimo a letto, non aveva resistito alla tentazione di farsi un buon sonnellino. 

Nonostante i frequenti sbalzi e i continui scossoni, che ad ogni piè sospinto facevano sussultare la camionetta, continuava a sognare le sue bestie feroci, con il capo reclinato sulla robusta spalla del professore di filosofia.

John invece stava in stato di dormiveglia. Anche perché, per cercare di tenere gli occhi aperti quel tanto che basta per sostenere erga omnes che si è svegli e coscienti di sé, con l’orecchio destro tentava con il suo “all transistors” di ascoltare i programmi di musica leggera, immancabili nelle trasmissioni radiofoniche notturne.

Due uomini siedono in cima a una jeep parcheggiata accanto a un edificio con il tetto di paglia. Altri uomini stanno fuori dal veicolo, incluso un africano in uniforme. Didascalia della pagina originale: Amboseli Game Park, 1952,  Haslam Collection, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, CC BY-NC-SA 4.0,  2009/008/1/3/136


Infine, dietro ai quattro, disteso come poteva, russava come un ghiro Little Jack. Accatastate accanto a lui le vettovaglie, che dovevano servire per l’intera giornata, qualche bibita, le macchine fotografiche di Milly e il fucile per la caccia grossa e la macchina fotografica di Giorgio.

- “Non si sa mai”, aveva detto alla partenza dal Norfolk a John, che gli aveva ricordato che non si può cacciare nella riserva.

- “Non siamo in Brasile dove lo S.P.I. [Serviço de Proteção aos Índios] ha dato ordine ai suoi uomini di farsi uccidere dagli indios, piuttosto che sparare ed uccidere, per difendersi dai loro funesti attacchi.

Siamo nel Kenya e se qualche stupido bufalo ci vuol far la pelle, avrà la sua razione di piombo, alla barba di tutti i regolamenti di questo mondo”. Stia tranquillo… 

Come vede porto l’Express solo per precauzione…

La Land Rover proseguiva veloce la sua corsa in direzione della frontiera con il Tanganyika [oggi Tanzania] e il Kilimangiaro. 

Vennero superati altri poveri insediamenti. Villaggi Kikuyu, Masai, Dorobo, capanne a cupola, a punta, emisferiche e recinti per il bestiame rappresentarono l’unico diversivo per il guidatore.

Ad un certo momento una bestia, più esattamente un felino, attraversò la strada con un guizzo. Giorgio frenò bruscamente. 

La macchina ebbe un’impennata. Milly con gli occhi tutti assonnati e preoccupatissima domandò cosa stesse succedendo. Il vecchio bracconiere, che fino ad allora aveva russato alla grande, tutto coperto dal bagaglio, che con la brusca frenata era rotolato sopra il suo corpo, riempiendolo di bernoccoli, dovette suo malgrado svegliarsi.

Giorgio, ancora preoccupato per l’inatteso incontro, chiese in kiswahili a Moussa che, sveglio come lui, forse poteva aver riconosciuto l’animale, se fosse stato un leone.

- “No, bwana, essere stato tui, io visto bene”.

- “Che animale era Giorgio? chiese di rimando John, alle sue spalle

- “Un leopardo, l’animale più sanguinario e astuto che esista in Africa. Almeno così dice questo ex bracconiere. Non so come abbia fatto a riconoscerlo, in meno di un attimo di secondo. Mah!

Dopo quella sosta, Giorgio ingranò la prima e con un balzo la Rover continuò la sua marcia veloce.

Ormai era quasi l’alba. Gli uccelli cominciavano di nuovo a far sentire la loro voce melodiosa. I primi raggi del sole spuntarono, illuminando tutta la foresta. Erano giunti alla meta. A non più di una ventina di chilometri c’era il confine con la RUZ, la nuova Repubblica Unita Tanganyika-Zanzibar voluta da Julius Nyerere [1922-1999, Presidente della Tanzania dal 1964 al 1985] per cercare di porre un freno alla pericolosa ingerenza cinese a Zanzibar.

Già si vedevano le pendici del Kilimangiaro, ma non la vetta, con il suo cratere più alto: il Kibo.

Giorgio sperava che forse verso le 9 sarebbe stata visibile attraverso le nubi, che quasi costantemente circondano, come un alone misterioso, la “Montagna dove hanno sede gli dei”. Così come sostengono le leggende Masai.

Dopo aver sbrigato le consuete formalità, d’obbligo all’ingresso di ogni Parco e Riserva, la Land Rover lasciata l’entrata [Lemeiboti Gate], si addentrò su una delle piste tracciate dal frequente passaggio dei veicoli. Aveva rifiutato la guida, dato che lui ne aveva ben due: Moussa e Little Jack. Oltre tutto quei due ex bracconieri, specialmente il più vecchio, - almeno così riteneva -, forse erano stati addirittura riconosciuti dai guardiani del parco. In quanto in più occasioni avevano dato loro la caccia. Rinnovando, anche nel Continente Nero, l’eterna lotta tra “guardie e ladri”….

Due rinoceronti, uno è un cucciolo, nella riserva di Amboseli,1958, Trotter Collection, Bristol Archives, British Empire & Commonwealth Collection, CC BY-NC-SA 4.0, 2001/090/1/1/25637  


Ormai erano tutti svegli. La giornata prometteva bene. A vista d’occhio si dilatava la magnifica prateria di erba elefantina, mentre la boscaglia di euforbie a candelabro, acacie e sicomori era illuminata dai raggi solari, che ne mettevano in risalto i diversi colori. Qua e là qualche baobab, il gigante degli alberi, appariva ancora più imponente e maestoso.

- “Finalmente potrò fare conoscenza con qualche bestia feroce”, esclamò Milly

- “Non credo che un leone, o tantomeno un rinoceronte, possano porgerle la zampa e dirle buongiorno. Ma se succedesse, bisogna che mi faccia conoscere questi ultimi esemplari di animali. Non si sa mai. 

Potrebbe darsi che abbiano pure la televisione a transistors e, mentre noi li fotografiamo, magari annoiati stanno vedendo “Non è mai troppo tardi” [prima trasmissione nel 1960, programma condotto dal famosissimo Maestro Alberto Manzi]. Rispose ironicamente Giorgio.

- “Spiritoso! Ribatté un po’ stizzita. Lei prende le cose sempre dal punto di vista letterale. Non ha un’ampiezza di vedute…

La pista ora si biforcava. Moussa consigliò a Giorgio di prendere quella di sinistra, la più interessante dal punto di vista zoologico.

La Rover adesso andava molto piano. Si temeva che qualche elefante da un momento all’altro potesse sbarrare la carreggiata.

Ad una svolta, dove la pista da ambo i lati era libera dalla folta vegetazione, improvvisamente si presentò davanti ai loro occhi ciò che la coppia inglese aveva sempre desiderato e sognato. Anche se il giorno prima avevano appreso che il Kilimangiaro poteva essere osservato perfino da Nairobi, per una fortunata serie di giornate limpidissime, che però potevano anche terminare. Ma da là era tutta un’altra cosa!

Per un attimo i tre rimasero letteralmente senza fiato, davanti all’affascinante visione!

La vetta più alta della grande montagna, il cratere concentrico del Kibo, era visibilissima. 

La cima, che raggiunge i 6.000 metri, era tutta ammantata di bianco. Lo spettacolo era certamente grandioso. 

La vetta, che si può dire sia una cupola, grazie ad una lunga sella risulta connessa ad un’altra sommità, quella del Mwanzi (4950 m). Un aguzzo picco chiazzato di rocce nere e ricoperto dalla neve solo ad intervalli.

- “È fantastico! ruppe il silenzio John.

- “Ehi, Little Jack, Prendi le macchine fotografiche della memsaab e la mia. Bisogna assolutamente fotografare lo straordinario spettacolo, che Madre Natura una volta di più sta offrendo ai nostri sempre stupefatti sguardi, disse Giorgio.

- “È realmente stupendo, fece Milly

Il vecchio ex bracconiere portò le macchine fotografiche: una Leica e due Rolleiflex.

Tutti e tre imbracciarono le macchine. Per qualche tempo gli unici rumori furono i clicks degli otturatori, che scattavano una foto dopo l’altra.

- “Spero che queste foto a colori riescano bene. Hai controllato attentamente l’esposimetro, John?

- “Sembra che sua moglie sia il tipo di pignola, che non fa mai le cose, ma tende a farle fare sempre agli altri. O non è vero? Aggiunse Giorgio

- “L’ho controllato… Come dice Giorgio? …. Ah, sì! Ha veramente ragione. Piuttosto vorrei che lei dica qualcosa di questa montagna, che sorge a tre gradi a sud dell’Equatore ed è ammantata di neve.

- “La storia?... Dico vuole avere qualche notizia storica od etnografica?

- “Se possibile, tutte e due.

- “Va bene! Come lor signori vedono - ed incominciò ad assumere un’aria saccente da Cicerone di museo - questa montagna in realtà è un vulcano e non è soffocata dalla vicinanza di altri monti. 

Solo il Meru, che si trova ad una quarantina di km, è la vetta più vicina alla “Montagna splendente”. Per il resto il Kilimangiaro si erge solitario ed isolato sulla pianura. 

Devo continuare?

- “Prosegua, prosegua, ma si tolga quest’aria da guida turistica, perché siamo anche capaci di darle una mancia. Alla fine, beninteso, disse Milly

- “Non è che io rifiuti il denaro, ma… come vogliono lor signori


 CONTINUA

Non avendo più molto tempo a disposizione, ho invece dovuto interrompere qui il mio racconto giovanile...