Nel post del 2 novembre, che conteneva la settima puntata del mio racconto giovanile: “IL LEOPARDO DELLE NEVI”… , avevo aggiunto come “intorno al 1850 Krapf e Rebmann furono i primi europei a scoprire le montagne innevate del Kilimanjaro e, poi, del Kenya.
Inviata la notizia in Europa, sarebbero stati ridicolizzati dagli esperti. Poiché ciò non poteva essere assolutamente vero!”.
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Vorrei ora completare quella mia breve integrazione.
Krapf [Johann Ludwig Krapf (1810-1881) missionario, esploratore, glottologo tedesco] scriverà: “dalla personale osservazione… sono diventato fermamente convinto dell’esistenza di almeno due montagne innevate” nell’Africa Orientale.
“Mentre l’establishment geografico divenne fermamente convinto dell’esistenza di due ciarlatani”
(Miller, The
Lunatic Express, The building of an impossible 600 mile railway across Queen Victoria's Africa, 1976: 95).
"La vetta del Kilimanjaro, una montagna innevata nell'Africa centrale, da uno schizzo del Rev. Charles New, della spedizione di soccorso di Livingstone." (The Illustrated London News, 8 giugno 1872) |
Per quanto riguarda Rebmann [Johannes Rebmann (1820-1876), missionario, glottologo, esploratore], il suo rapporto sulla presenza di neve all’Equatore “era respinto da condiscendenti riferimenti alla terra calcarea, alla rifrazione e ad altre sostanze e fenomeni ingannevoli che potevano facilmente creare l'impressione della neve…. (Miller, 1976: 92)
Il Kilimanjaro (da: Stanley and the white heroes in Africa; being an edition from Mr. Stanley's late personal writings on the Emin Pasha relief expedition, 1890) |
Desborough Cooley, eminente Fellow della Royal Geographical Society londinese, riguardo alla relazione di Rebmann avrebbe invece scritto che: “affermazioni come queste, che tradiscono deboli capacità di osservazione, forte fantasia, brama ardente di meraviglie e ragionamenti infantili, non possono non suscitare sfiducia con i loro intricati demeriti... quelle nevi eterne... hanno così poca forma e sostanza, e appaiono così separate dalla realtà, da assumere un carattere piuttosto spettrale” (cit. in Miller, 1976:92).