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sabato 23 settembre 2023

108 BIS. UNA "VOCE", LA MIA, CHE NON TROVERETE SU WIKIPEDIA! PARTE SECONDA: LE RICERCHE SUL CAMPO

 



LE RICERCHE SUL CAMPO

L'INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO: ISIOLO, KENYA SETTENTRIONALE, 1976

Nel 1976 effettua la sua prima ricerca sul campo in Africa orientale, nel centro multietnico e multiculturale di Isiolo: "Studio della situazione etnico sociale di Isiolo, Kenya settentrionale”, su suggerimento del suo mentore, il Prof. Bernardo Bernardi, uno dei Maestri dell'Antropologia Culturale italiana(1). In Kenya si associa come Ricercatore all'Institute of African Studies dell'Università di Nairobi(2).

INTERLUDIO MESOAMERICANO, 1978

Nel 1978 effettua una ricerca di comunità nel villaggio di Santa Maria del Mar (Istmo di Tehuantepec, Oaxaca, Messico) abitato dagli indios pescatori Huave, per verificare sul terreno alcune ipotesi formulate dagli americanisti Gerardo Bamonte e Gilberto Mazzoleni, che in precedenza avevano realizzato una ricerca nel vicino villaggio Huave di San Mateo del Mar, nell'ambito di un team diretto da Italo Signorini dell'Università di Roma(3).

SUD SUDAN, 1979

Partecipazione politica e integrazione sociale dei Dinka, Shilluk e Nuer in Malakal, centro urbano multietnico e multiculturale dell'Upper Nile, Sud Sudan.

KENYA, 1980

Survey socio-antropologico (sviluppo) tra i popoli nomadi, transumanti e sedentari (Turkana, Merille, Borana, Rendille, Elmolo) localizzati intorno alle sponde del Lago Turkana (già Rodolfo), Kenya nord-occidentale(4).

SUD SUDAN, 1980-81

Partecipazione politica e integrazione sociale dei Dinka, Shilluk e Nuer in Malakal, centro dell'Upper Nile , Sud Sudan. E' la seconda di sessione di ricerca in questo centro multietnico e multiculturale. In Sudan si associa come Ricercatore al Department of Anthropology of the University of Khartoum.

ISOLE SHETLAND E ORCADI (SCOZIA), 1982

Grazie ad un viaggio di studio (o di reconnaissance), prima delle Shetland, poi delle meridionali Orcadi, sia pure involontariamente sarebbe stato gettato il primo seme di ciò che anni dopo si sarebbe trasformato nel suo Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico Settentrionale.

In quel periodo era particolarmente attratto dalla quella che, a quei tempi, costituiva la terza "rivoluzione culturale", che gli abitanti delle isole Shetland stavano sperimentando sulla propria pelle. Il ritrovamento (1970-71) e lo sfruttamento razionale e sistematico (dal 1975) delle enormi riserve di petrolio e gas scoperte nella piattaforma continentale del Mare del Nord avevano portato alla costruzione di grandi infrastrutture a terra e comportato un conseguente afflusso di uomini, mezzi e denaro dalla Gran Bretagna e dal continente nelle isole. In quell’epoca le isole stavano perciò passando da un'economia di tipo pastorale e marittima, ad un'altra di tipo industriale, in passato anche fortemente contestata.

Il suo interesse per le più meridionali isole Orcadi era invece costituito, non solo dalla loro morfologia, ben più "dolce" rispetto alle montuose, frastagliate e aspre Shetland, ma anche dal poter verificare "in situ" la differenza, lo iato che si veniva allora formando, o che si era già aperto, tra i due arcipelaghi. Il tutto in assoluto "tempo reale". Costatando le situazioni una dopo l'altra. Temendo che un contrasto netto e cospicuo si fosse già delineato nelle posizioni raggiunte dai due arcipelaghi. Nel primo caso, tra quelle innovative e ormai sull'orlo di un'industrializzazione forzata, che dall’esterno appariva non particolarmente rispettosa dell’itinerario culturale perseguito nei secoli dagli Shetlanders. Nel secondo caso le tradizionali isole Orcadi non sembravano essere rimaste coinvolte, se non in maniera del tutto trascurabile, da turbolenti realtà economiche di tipo esogeno

INUIT DELL'ARTICO CANADESE, 1983

Indagine antropologica (sviluppo) in un campione di sei comunità Inuit dell'Artico canadese: Inuvik, Tuktoyaktuk (delta del Mackenzie, Mare di Beaufort, Artico occidentale); Qausuittuq (già Resolute Bay, Cornwallis Island, Alto Artico), Frobisher Bay (oggi Iqaluit), Pangnirtung (Baffin Island e Cumberland Sound, Artico orientale, oggi Nunavut), Kuujjuaq (già Fort Chimo, Penisola di Ungava, Nouveau Québec)(5).

ARCIPELAGO DI SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA) E ISOLA DI TERRANOVA (CANADA), 1987

Una Comunità Marittima Multietnica: Baschi, Normanni, Bretoni, Irlandesi. A non molta distanza dalle coste meridionali dell'immensa isola canadese di Terranova si trovano le due piccole e splendide isole di Saint-Pierre e Miquelon. Dal 1976 Dipartimento d'Oltremare e Collettività d'Oltremare francese dal 2003. I suoi poco più di seimila abitanti si concentrano nella città capoluogo di Saint-Pierre e nel villaggio dell’attigua Miquelon. Gli isolani discendono dai pescatori baschi, bretoni e normanni, che nel tempo vi si sono insediati. L’arcipelago rappresenta il più antico dei possedimenti francesi in terra americana, poiché è l'ultimo lembo della Nouvelle France(6).

L'indagine antropologica è stata resa possibile grazie ad interviste guidate a key informers individuati sia nella cittadina di Saint-Pierre, che nel villaggio di Miquelon.

Per quanto riguarda l'isola di Terranova, sono state individuate alcune comunità marttime (outports) ubicate nel settore orientale, nord e nord-occidentale dell'immensa e scarsamente popolata grande isola. Tenendo conto sia della loro dimensione demografica, che della loro importanza nel contesto economico regionale. Con particolare riguardo alle attività collegate alla pesca. Sono stati perciò "visitati" alcuni centri per la pesca offshore, come Saint John's, la capitale, che inshore. Scelri nell'ambito di quella grandiosa costellazione di piccoli e medi villaggi di pescatori sparsi lungo le innumerevoli piccole e grandi insenature della frastagliatussima linea costiera.

COMUNITA’ MONTANA DEL TURANO (LAZIO, ITALIA), 1984-1989

Ricerca sul campo “part time”, a seguito della quale sono scaturiti due progetti di ricerca “partecipata” applicata. Il primo relativo all’intera Comunità (approvato all’unanimità dal Consiglio della Comunità Montana come Piano del 1990)(7), il secondo alla cittadina di Ascrea(8).

SVALBARD (NORVEGIA), 1994

Ricerca socio-antropologica presso le comunità marittime norvegesi e russe delle isole Svalbard (Norvegia, Alto Artico): sviluppo, rapporto uomo-ambiente e integrazione multietnica in un arcipelago "ai confini del mondo"

ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA), 1995

Un approccio etno-antropologico alle comunità marittime delle isole Fær Øer, Danimarca. Individuazione e analisi del ruolo attualmente esercitato da una tradizione culturale e linguistica di antica derivazione vichinga, in un contesto geo-politico altamente modernizzato. Come il plurisecolare isolamento geo-spaziale ha saputo indirizzare la via "autonoma" faroese allo sviluppo

EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK) 1997

Ricerca socio-antropologica presso le comunità marittime delle Ebridi Esterne (Western Isles), Scozia: tradizione e cambiamento culturale in un arcipelago "Celtico" e "ai confini del mare"

1998 ISLANDA GROENLANDIA

Un Approccio Etno-Socio-Antropologico alle Comunita’ Marittime Islandesi di Antica Derivazione Vichingo-Norvegese. Con uno "studio del caso": Heimaey: Storia, Cultura, Economia (Pesca, Uccellagione, Turismo), in una comunità marittima di una giovane terra nordica e una ricognizione storico-archeologica nell’insediamento orientale della vicina "Terra Verde".


NOTE

  1. ^ " (...) 'Dott. Franco Pelliccioni, che si presenta candidato per l'insegnamento di Antropologia Culturale, mi permetto di esprimere, a sostegno della sua domanda, il mio apprezzamento per le sue qualità di studioso. Conosco il Dott. Pelliccioni dal periodo dei suoi studi secondari, quando mi sottomise, per consiglio di uno dei suoi insegnanti, un suo primissimo saggio sul problema dell'acculturazione. L'ho seguito successivamente quando il suo interesse per i problemi antropologici si è andato precisando con una notevole costanza di studio e di ricerca non solo sui problemi teorici generali ma anche sui problemi particolari dell'incontro esistenziale tra portatori di culture diverse. I suoi scritti sono di argomento prevalentemente africanistico, ma il suo interesse di studio si apre a trarre dall'esperienza specifica africana motivo di insegnamento per il superamento del pregiudizio etnocentrico". Firmato: Prof. Bernardo Bernardi, Ordinario di Antropologia Culturale, Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna, 18 aprile 1977
  2. ^ 1977. "Isiolo, centro di incontro etnico nel Kenya settentrionale (Rapporto preliminare)", Africa, giugno, pp. 260-282.
  3. ^ 1979. "Il cambiamento culturale tra gli indios lagunari di Santa Maria del Mar (Oaxaca, Messico):alcune osservazioni", Rivista di Etnologia- Antropologia Culturale, VII, pp. 94-103; 1979. " Lo spazio sociale tra gli indios Huave di Santa Maria del Mar: un approccio storico-culturale", Bollettino della Società Geografica Italiana, 10, 12, pp. 665-676.
  4. ^ Sessione di ricerca che ha sostituito la seconda fase del progetto Isiolo, che non si è potuta realizzare per via della situazione in cui allora versava il paese: a) risentimento della tribù dei Kikuyu nei confronti di un governo in maggioranza non Kikuyu; b) presenza dei guerriglieri somali shiftas, che imperversavano nelle aree nord-orientali. Arrivando sulle Nyambeni Hills all'altezza della città di Isiolo. Facendo sì che tutto il traffico veicolare venisse concentrato in colonne scortate da mezzi della polizia e dell'esercito kenyota.
  5. ^ Il survey è stato reso possibile grazie alla massiccia assistenza del Governo Federale (Ottawa, Ministero degli Affari Indiani e dei Territori del Nord), di quelli Provinciali (Québéc e Yellowkife), dello Science Advisory Board of the Northwest Territories, a Yellowknife. Oltre che del Ministero degli Affari Esteri Italiano, dell’Ambasciata del Canada a Roma, dell'Ambasciata d'Italia ad Ottawa, del Consolato Generale Italiano a Vancouver, della collaborazione della Canadian Pacific.
  6. ^ I progetti di ricerca sul campo, una volta avviati, a volte devono cambiare. Cercando di adattarsi alla situazione concreta e alla realtà che deve affrontare lo studioso. Come nel 1987. Quando, per insormontabili difficoltà di diversa natura, una volta arrivato a Montréal (Canada), ha dovuto cambiare campo di indagine sic et simpliciter. Grazie al fatto che le notizie che periodicamente arrivavano a Roma dal Canada, oltre che dal nostro Ministero degli Affari Esteri, aveva presagito l'impossibilità di proseguire, approfondendola, la sua ricerca sugli Inuit dell'Artico canadese, in questo caso della Baia di Hudson (Sanikiluaq, Isole Belcher). Sicché, con il cosiddetto "Piano B.", che in qualche misura aveva già predisposto nelle sue linee principali prima di partire, avrebbe dato corpo e sostanza, rivitalizzandolo, al suo Programma sulle Comunità Marittime del Nord Atlantico.
  7. ^ Una ricerca socio-antropologica "partecipata" applicata ad un progetto di sviluppo integrato della Comunità Montana del Turano: ipotesi ed eventuali future implicazioni operative ai fini di un concreto miglioramento della "qualità" della vita" (sviluppo) degli abitanti della Comunità' medesima, Aprile 1989, DOI: 10.13140/RG.2.2.21664.40968
  8. ^ Ascrea e la Valle del Turano: analisi socio-economica e culturale di un borgo montano dell'Alta Sabina, aprile 1989, DOI: 10.13140/RG.2.2.28561.25449

lunedì 3 luglio 2023

101. A proposito del primo episodio della serie Shetland (trasmesso nuovamente ieri in televisione), dello storico Shetland Bus, del vichingo Up-Helly-Aa e dei miei libri, in italiano e inglese, sull'arcipelago

 

Fotogramma di un episodio (Copyright BBC Scotland)

Ieri sera non potevo non rivedere il primo episodio della serie Shetland. 

Perchè l’idea di realizzare i libri in italiano e, poi, in lingua inglese su queste magnifiche isole nordiche scozzesi, mi è venuta proprio guardando alcune puntate di questa serie televisiva [tratta dai romanzi di Ann Cleves e adattata per la televisione da David Kane] prodotta dall’ITV, per la BBC Scotland. Arrivata in Italia per la prima volta nel 2018. 

Il cui protagonista è un detective della polizia di Lerwick che, ovviamente con successo, indaga sugli omicidi perpetrati nella Mainland, la principale isola dell’arcipelago. 

Tra l’altro il detective Perez è originario di Fair Island, l’isola più meridionale dell'arcipelago, a metà strada tra le Shetland e le Orcadi.

Douglas Henshall (detective Jimmy Perez) e Ann Cleeves (autrice dei romanzi) al Bloody Scotland International Crime Writing Festival, 2017, 9 September 2017 (Some rights reserved, TimDuncan)

Inaspettatamente avevo provato una forte sensazione di nostalgia, osservando nuovamente sullo schermo quell’ambiente così completamente differente da quelli mediterranei. 

Quasi sempre caratterizzato da chiaroscuri di inusitata, seppur singolare, bellezza. 

Che si fanno presto da parte, dopo uno forte scroscio di pioggia, lasciando spazio a vividi colori, che paradossalmente fanno la loro comparsa, uno ad uno. 

I panorami maestosi, le gigantesche scogliere a picco sul mare, le nuvole basse, l’atmosfera decisamente subartica, mi avevano fatto tornare alla mente che quelle isole potevano realmente rappresentare, ca. 2.500 anni fa, l’ultima terra abitabile dell’ecumene. 

Perché, anche ad una latitudine del resto non eccessiva, avrei perfino potuto avere la fortuna di ammirare, alte nel cielo notturno, le sciabolettanti e fantasmagoriche aurore boreali dell’Ultima Thule

Quel viaggio nordico, effettuato oltretutto in una stagione proibitiva (mese di dicembre), avrebbe rappresentato per me il primissimo approccio ad una realtà ecologico-culturale radicalmente diversa da tutte quelle che fino ad allora avevo conosciuto (Sudan, Kenya, Messico). 
Che l’anno appresso, con la mia ricerca tra sei comunità Inuit dell’Artico canadese, si sarebbe andata rafforzando. 

Poiché nel mitico Passaggio a Nord-Ovest mi sarei spinto ancora più a nord, a non moltissima distanza dal Polo Magnetico…

Tra l’altro in quelle isole scozzesi l’ex africanista, quale io ero, avrebbe “incontrato” per la prima volta i Vichinghi. 

Un iniziale approccio, che si sarebbe dovuto consolidare in seguito. Poiché le Shetland inconsapevolmente rappresentarono la prima di numerose “tappe” del mio futuro peregrinare sulle tracce del cosiddetto movimento vichingo d’oltremare, che mi avrebbero condotto: ancora a sud-ovest (Orcadi, Scozia e Inghilterra nord-orientale, Ebridi Esterne, Fær Øer, Dublino), verso nord (Svalbard), verso ovest (Terranova, Islanda, Groenlandia, Labrador), verso sud (Normandia), verso est (Russia).

Grazie al quel viaggio di studio, prima delle Shetland, poi delle meridionali Orcadi, sia pure involontariamente sarebbe stato gettato il primo seme di ciò che anni dopo si sarebbe trasformato nel mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico Settentrionale.

Lo Shetland Bus

Creato nell’autunno del 1940 dalla Special Operations Executive Norwegian Section, contribuì a far arrivare clandestinamente nelle Shetland numerosi membri della resistenza norvegese, in fuga dal paese occupato dai tedeschi. 

All’inizio la sua base era Lunna, nel nord-est di Mainland, l'isola principale, dove si trova Lerwick. 

Poi fu spostata a Scalloway, l'altra cittadina dell'isola. 

La Norway House e lo scivolo “Prince Olav”, ambedue utilizzate dallo Shetland Bus, sono oggi ancora visibili a Scalloway. 

Dove la sua avventurosa storia è descritta nel Museo cittadino. 

In totale circa 30 furono i pescherecci utilizzati dai rifugiati norvegesi.

Il vichingo Up-Helly-Aa a Lerwick

A Lerwick, nella notte di ogni ultimo martedì di gennaio, squadre di guizers [guizing è un'espressione dialettale della Cornovaglia. Descrive un'usanza in cui i festaioli si travestono in modi differenti, impegnandosi nella musica, nel canto, nella danzain costumi vichinghi e torce in mano, incendiano nel centro della città una replica di una "lunga nave”, con la prua dalla testa di drago. 

Gli uomini, a conclusione della festa, fanno un giro, rigorosamente completo, di una serie di sale da ballo, discoteche, scuole, impianti sportivi, alberghi. 

In ogni sala, ogni squadra esegue uno show, che può richiamare un programma televisivo, un film popolare, una gag su eventi locali, un canto, una danza. 

Il giro è riservato ai soli partecipanti, che vengono così ringraziati per il lavoro volontario durato molti lunghi mesi. 

In forma riveduta e corretta, questa è la festa vichinga della fine di Yule. 

Allorché, dopo un lungo buio e rigido inverno, si salutava festosamente il lento riapparire del sole.

In effetti un tipo di festa "pagana", simile ad altre festività scozzesi, era già in vigore dal 1881. 

Allora i guizers erano in abiti carnascialeschi e non bruciavano navi vichinghe. Nel 1889 subì una netta norvegisizzazione. 

Grazie al poeta cieco di Lerwick, James John Haldane Burgess (1862-1927), che seppe rivitalizzare il legame con l’originaria tradizione norvegese. 

Tanto che la sua canzone è ancora oggi intonata nel corso della festa. 

Un tempo, i nostri padri focosi sfrecciavano sul Sentiero dei "Vichinghi"; 

Un tempo, i loro temuti draghi sfidavano l'oceano nella sua ira; 

E noi, i loro figli, stiamo raccogliendo i risultati della loro gloria. Le onde stanno arrivando (...) 

La nostra galea è il Diritto del Popolo, il drago della libertà, il diritto che, crescendo nella sua potenza, porta i tiranni alle loro ginocchia. 

La bandiera che sventola sopra di noi è l'Amore della Libertà. 

Le onde stanno arrivando".


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