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lunedì 22 gennaio 2024

125. LA CULTURA SINCRETISTICA SWAHILI (COSTA DEL KENYA). DA: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA)

Uno shiraa, il velo di una tenda, nasconde una donna Swahili dell’isola di Lamu (foto A.C. Hollis, inizio XX secolo) 

   Non sappiamo esattamente quando il termine sawāhil (plurale fratto di sāhil, la “costa”) venne impiegato per designare le zone litoranee dell’Africa orientale corrispondenti all’antica Azania, in arabo Bilād as-Zanĝ. Tale denominazione successivamente venne estesa agli stessi popoli, che vivevano sulla costa, donde il termine odierno Swahili si può riferire a quell’interessante amalgama scaturito dai secolari contatti degli originari abitanti della costa, i Bantu, con le variegate e tecnologicamente “superiori” culture asiatiche

Perché l’Alba veniva da oriente, ma era un Alba Africana[i].

   Anche se fino a non molto tempo addietro veniva generalmente misconosciuto il basilare apporto africano alla formazione della cultura Swahili, e si parlava delle città scomparse come di colonie arabe tout court, quella Swahili è una cultura sincretistica, che ha sapientemente utilizzato idee ed elementi non africani, in particolar modo nel campo tecnologico, rimanendo essenzialmente e prevalentemente africana. Le sue cittadine erano popolate da musulmani, che parlavano il kiswahili, avevano il medesimo tipo di case, moschee, fortificazioni e tombe a pilastro, utilizzavano porcellane cinesi blu e bianche, commerciavano avorio e schiavi. Fino a che, all’inizio del XIX secolo, i governanti di Zanzibar indebolirono l’attività commerciale, e così molte decaddero e vennero abbandonate. 

   Secondo gli accurati studi del Prins, uno dei più profondi conoscitori di questa cultura, i popoli che appartengono all’area della “cultura mista costiera” dovrebbero essere suddivisi in Arabi, Shirazi e Swahili propriamente detti. Se per quanto riguarda i primi non è necessario alcun cenno chiarificatore, anche se non sono completamente esenti da lontane mescolanze etniche, si deve notare che gli Shirazi rivendicano lontane origini persiane, mentre il termine Swahili dovrebbe esclusivamente essere applicato all’amalgama costituito dall’incrocio di africani, arabi e persiani. In definitiva agli africani islamizzati della costa, che parlano il kiswahili come madre lingua. Anche se, sempre secondo il Prins, queste differenziazioni non rappresenterebbero vere e proprie categorie alle quali poter ascrivere, con sufficiente sicurezza, ogni individuo. Il senso di tali termini per lo più dipenderebbe dal contesto nel quale essi vengono impiegati. Come spesso accade, fattori socio-politici condizionerebbero la scelta degli individui nel dichiararsi appartenenti al gruppo arabo, anziché a quello Shirazi, Swahili, o “africano”.

   I Swahili/Shirazi, secondo il censimento del 2009, ammonterebbero a poco più di diecimila unità[ii] 

La lingua Swahili, il Kiswahili

   Compresa tra le prime 12 lingue più rilevanti del mondo, il kiswahili appartiene alla famiglia Bantu, ma include forti apporti lessicali arabi, mentre solo più tardi avrebbe risentito dell’influenza portoghese prima, e dell’inglese, poi. Ha un’antica tradizione letteraria (cronache, opere di carattere storico, poesie[iii]) in caratteri arabi. Solo recentemente si è andato diffondendo l’uso del kiswahili in caratteri latini. Privo dei toni musicali tipici del Bantu, con una semplificata morfologia, il kiswahili deve la propria fortuna al fatto di essere stato adoperato come lingua franca nei rapporti inter-tribali, prima dagli arabi, poi dagli inglesi. La sua area di influenza nell’Africa orientale si estende dalla Somalia, a nord, al confine con il Mozambico, a sud. Spingendosi ad ovest fino al Congo. Mentre ad est tocca il gruppo delle isole Comore, al largo del Madagascar.

 

Utendi Wa Inkishafi, celebre poema che rimpiange i fasti del passato

   Una delle composizioni poetiche più belle di questa regione africana, creata circa duecento anni fa, è Al-Inkishafi, il “Risveglio dell'anima”[iv]. Poema lungo 79 strofe traslitterato e tradotto da Hitchens (1972)[v]. Venne composto tra il 1810 e il 1820 da Sayyid Abdallah bin Ali Nasir (1720-1820). È considerato dagli studiosi il più bel poema in lingua Swahili. Ci racconta le meraviglie dell’isola di Pate (arcipelago di Lamu) e di un mondo ormai scomparso[vi]. Oltre ad essere un accorato rimpianto-nostalgia per la gloria della civiltà Swahili di un tempo, cioè dello zamani (“passato), costituisce anche un “avvertimento per tutti coloro che cercano la salvezza accumulando tesori sulla terra[vii].

   Ecco alcune strofe:

   “I grandi uomini di Pate vivevano in splendide case caratterizzate da un'illuminazione aggraziata, splendidi utensili e strati su strati di abiti fantasiosi. In queste case, allegria e gioia erano all'ordine del giorno/ Ci viene detto: Le loro dimore illuminate brillavano di lanterne di cristallo e ottone/ Le notti passavano come giorni/ Circondati erano di fama e onore/ Abbelliti erano da porcellane selezionate/ E ogni calice era inciso/ In mezzo a loro collocavano brocche di cristallo/ Tra ornamenti incantevoli/ Strati di abiti fantasiosi/ Lo giuro su Dio, Signore/ Abbondante era il legno di teak ed ebano/ Strati su strati/  Le sale degli uomini risuonavano/ e quelle interne vibravano/ Con voci di schiavi e servi/ La felicità e l'allegria risuonarono (…) Le camere da letto di queste case avevano letti e materassi lussuosi/ Dormivano: In attraenti camere da letto/ In letti dotati di materassi/ Cuscini verdi alla testa e ai piedi/ Ricamati con squisita finezza/ Tessuti incantevoli che avevano/ a baldacchino sopra i divani/ Cosparso di acqua profumata/ E profumato di legno di sandalo ed essenza di rose”.

   Pate indubbiamente era la più ricca di tutte, se. “divenne proverbiale che i nobili salivano su scale d'argento in letti d'avorio, ma abbiamo una descrizione dei ricchi uomini di Pate che inarcano i loro lunghi colli e agitano le loro braccia dalle molte articolazioni verso la gente comune, che li fissa, un comportamento, questo, africano, certo non arabo[viii].

 

NOTE



[i] Mathew, 1973: 52.

[ii] Il gruppo Swahili (composto da Amu, Bagiuni, Chitundi, Jomvu, Munyoyaya, Mvita, Ngare, Pate, Siu, Vumba, Wachangamwe, Wafaza, Wakatwa, Wakilifi, Wakilindini,  Wamtwapa, Washaka, Watangana, Watikuu) comprenderebbe 110.614 individui (“Population and Housing Census e Ethnic Affiliation”, 2011 (Web Page 13.11.2022).  

[iii] Mashairi. Ecco Swifa za Mahaba (“Elogio dell'Amore”), una poesia d’amore: “Dammi una lavagna di legno indiano, inchiostro e una penna preziosa, lascia che loda l'amore per te/ È entrato nel mio cuore certo, o pupilla del mio occhio, sei come un fresco antimonio/ Mi prenderò cura di te, vieni da me, come mio figlio maggiore, il tuo amore non è forte la metà del mio/ Permettimi di lodare l'amore per te/ lascia che ti dica cosa sento, in modo che tu possa guardare nel mio cuore/ Il mio cuore è pieno d'amore, se avesse un coperchio, Lo aprirei per te./ Per te lo aprirei, affinché tu possa conoscere il mio amore, sta facendo esplodere il mio essere più intimo/ Mi sta spaccando dentro, eppure non provo dolore, tanto ti amo/ La gioia è il frutto dell'amore, quando il mio scopo [per farmi amare] è compiuto/ Ti farò un regalo per tutta la vita/ Non ti lascerò per tutta la vita, finché la morte non possa seguire, possiamo vivere nell'affetto reciproco”.

L’originale Swahili: “Nipa loho ya kihindi/ wino na kalamu kandi nikuswifie mapendi./Yameningia moyoni kwa sahihi ya aini kana wanja wa machoni./ 'Takutunza uje kwangu kana wa kwanza mwanangu yako si nusu wa yangu/Mapendi nikuswifie nilo nayo nikwambie moyoni unangalie/Umejaa pendo lako Lau una kifiniko ningalifunua kwako/Kwako ningalifunuwa mahaba ukayajuwa

 ya ndani huyapasuwa/ Hunipasuwa ya ndani wala uchungu sioni kwa kukupenda fulani/Sururi tunda ya huba yatimupo matilaba/  .../   .../ heyati takupa hiba./Sikuachi kwa heyati /hata yafwate mauti/na tuishi kwa widati” (Jan Knappert, Four Centuries of Swahili Verse, Londra, 1979).

[iv] Vedi anche Kithaka wa Mberia, “Al-Inkishafi: A Ninteenth Century Swahili Poem”, International Journal of Liberal Arts and Social Science, 3, 3 marzo, 2015, University of Nairobi, PDF 29.22.2022. W. Hichens (1972: 7).

[v] Oltre mezzo secolo fa fui introdotto alla poesia Swahili grazie al libro curato da Lyndon Harries: Swahili Poetry, che recensii per la rivista Africa di Roma (marzo 1968).

[vi] Centro del sultanato di Pate dall'inizio del XIII secolo fino al 1895. Il XVIII secolo è stata la sua "età d'oro”. La città, all'apice del suo potere, prosperava nelle belle arti. Venivano costruite le case più belle della costa Swahili. Gli orafi realizzavano gioielli elaborati. I falegnami producevano raffinati mobili in legno. Famosa era la realizzazione dello strumento musicale del Siwa (Wikipedia “Pate Island”, 27.11.2022). Thomas Boteler, che visitò Pate nel 1823, vide le rovine del forte portoghese. Tutto il resto sembrava però assai povero (Thomas Boteler, Narrative of a Voyage of Discovery to Africa and Arabia, Londra, 1835).

[vii] Davidson, 1966: 303.

[viii] Matthew, 1973: 51.

(DA: MAASAI.  GENTI E CULTURE DEL KENYA, COLLANA: VIAGGI E RICERCHE DI UN ANTROPOLOGO TRA VECCHIO E NUOVO MONDO, VOL. 20)

 

versione a colorihttps://www.amazon.it/dp/B0CPSNZ9BW 

versione in bianco e nerohttps://www.amazon.it/dp/B0CPVC5QBM

Versione cartacea a colori di grande formato (174 pp. e 173 foto, di cui 94 a colori "premium"). Oltre ad una versione in bianco e nero e all'E-Book. Infine una versione non illustrata, che può essere utilmente impiegata nei corsi di Antropologia Culturale, Etnologia, Storia dell'Africa, Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici, Geografia, contiene le seguenti carte e mappe del Kenya: politica; fisica; demografica; etnografica; Periplo del Mare EritreoOperazione di “pattugliamento” militare tra i TurkanaPercorso della spedizione Teleki-von Hohnel ai laghi Rodolfo e Stefanie;  Distribuzione delle tribù Somale; Villaggi dei Bon nel distretto di Lamu; Mappa dell'area meridionale Galla e Waboni insieme ai paesi somali adiacenti: dopo i suoi viaggi del 1866 e 1867 di von R. Brenner".
 
Il libro, come indicato dal sottotitolo, è una rassegna etno-antropologica delle principali tribù kenyote. Suddivise in base a economia, lingua, rapporto con il territorio e con gli altri popoli

Il titolo "Maasai" è stato invece scelto per celebrare un popolo le cui imprese guerresche hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'Africa e nell'immaginario collettivo europeo. A questi nomadi pastori ho dedicato uno dei capitoli più corposi del libro. Perché, ampiamente conosciuti attraverso la letteratura e la filmografia, costituirono una formidabile barriera fisica alla penetrazione dell’interno. Le loro razzie li spingeranno anche a molta distanza dalla loro terra. Solo un coraggioso giovanotto inglese riuscirà ad attraversare per primo la loro pericolosa terra. Giungendo fino al lago Victoria. Il capitolo include anche elementi poco noti. Come il “governo diffuso” e le profezie del grande laibon Mbatian.

Grazie ai miei diari, ho integrato e vivacizzato il testo, con narrazioni “dal vivo” di fatti, luoghi, situazioni, imprevisti, stati d’animo, emozioni, incontri con “l’altro da noi”. Così è anche un libro sul Kenya, come l’ho conosciuto e apprezzato durante i miei due lunghi soggiorni di ricerca antropologica effettuati nel 1976 e nel 1980.

PAGINA AUTORE ITALIA;

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1

 

martedì 28 novembre 2023

116. E' DA POCO ONLINE COME E-BOOK IL MIO ULTIMO LIBRO: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

 

Uno shiraa, il velo di una tenda, nasconde una donna Swahili dell’isola di Lamu  (foto A.C. Hollis, inizio XX secolo)
                                        


https://www.amazon.it/dp/B0CP2Z7QT3#detailBullets_feature_div

Seguiranno le versioni stampate [grande formato: 16,99 x 24,4] a colori "premium" e in bianco e nero. 

Oltre ad una non illustrata (salvo per 2-3 carte geografiche e demo-etnografiche), che ritengo possa essere utilmente impiegata nei corsi di Antropologia Culturale, Etnologia, Storia dell'Africa, Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici, Geografia. 

sabato 4 novembre 2023

115. E' IN CORSO DI PUBBLICAZIONE SU AMAZON COME E-BOOK IL MIO NUOVO LIBRO. MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

Moran Maasai. Indossa l’e-rrap, il morsetto per il braccio sinistro, ca. '1920

 

PRESENTAZIONE:IL PAESE, LE GENTI, IL LIBRO

IL LIBRO

   Il libro, come indicato dal sottotitolo, offre una panoramica generale sui popoli del Kenya. Il titolo "Maasai" è stato invece scelto per celebrare un popolo le cui imprese guerresche hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'Africa e nell'immaginario collettivo europeo.

   Il libro presenta una rassegna etno-antropologica delle principali tribù kenyote, suddivise in base a diversi criteri, quali economia, lingua, rapporto con il territorio e con gli altri popoli, elementi culturali. Alcune di queste tribù sono trattate in modo più approfondito, sia per la loro cultura in generale, sia per alcuni aspetti specifici, che la rendono particolarmente interessante.

   Sfogliando le pagine del volume, dapprima testo e fotografie condurranno il lettore tra le fertili White Highlands, contrassegnate dalla presenza di estese piantagioni di caffè e tè. Poi, discendendo sul fondo della grandiosa Rift Valley, potrà vedere coltivazioni, savana, foreste e laghi, a volte anche di soda. Come il Magadi, al confine meridionale con la Tanzania, che si può addirittura attraversare in macchina!

   Dirigendosi verso il nord del paese, incontrerà invece steppa, deserti e lugga [Letti asciutti di corsi d’acqua].  Perché quelle sono le terre dei nomadi Nilo Camiti e Cusciti. Allevatori in particolare di dromedari. Il cui stile di vita è spesso scandito da razzie e contro razzie di bestiame, più o meno sanguinose.

   Dal punto di vista storico, un rapido excursus lo farà tornare molto indietro nel tempo. Sarà così che si imbatterà nelle straordinarie scoperte della famiglia Leakey, che hanno saputo disegnare nuove date per l’evoluzione dell’Uomo. Poi un grosso balzo in avanti nella storia gli farà incontrare i primi invasori. Vengono dall’Europa (portoghesi)[Preceduti da indonesiani, arabi e persiani], ma anche dall’Arabia (Omaniti). Questi ultimi, dopo essere stati costretti ad abolire la schiavitù, da Zanzibar saranno in grado di esercitare ancora la loro sovranità sul paese, sia pure nominale, fino all’indipendenza del Kenya.

   Nel frattempo, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la ferrovia Mombasa-Kampala aprirà la strada alla colonizzazione britannica. Così un paio di testimoni saranno in grado di fornirgli qualche elemento in più su un’epoca nella quale molti africani non avevano mai visto un uomo bianco. Erano gli stessi tempi in cui si imponeva la Pax Britannica tra le varie tribù, organizzando spedizioni punitive. Come contro i Turkana del nord. Qualche decennio dopo, la fase terroristica dei Mau Mau sarà seguita dall’indipendenza (1963). 

I capitoli antropologici

   La rassegna è aperta dalla “cultura mista costiera” dei Swahili. Appartengono ai Bantu, a parte alcune realtà minori (Arabi, Shirazi). La loro è una cultura sincretistica, che ha saputo realizzare un’interessante civiltà urbana, densa di sviluppi nel campo dell’architettura, dell’arte, della letteratura scritta in caratteri arabi.

   Subito dopo con gli agricoltori sedentari Bantu, come i Kikuyu, il lettore saprà come il pagamento della “ricchezza della sposa” non equivalga alla compera di una moglie. Qui si inoltrerà nel “Mondo perduto” dei pescatori Bagiuni, vessati da una lunga pulizia etnica da parte somala.

   Il testo del successivo capitolo è tra i più corposi. Riguarda i Nilo Camiti e, naturalmente, i famosi nomadi pastori Maasai. Ampiamente conosciuti attraverso la letteratura e la filmografia, costituirono una formidabile barriera fisica alla penetrazione, prima afro-araba, poi europea, dell’interno africano. Del resto le loro razzie li spingeranno, non solo a Mombasa sulla costa, ma anche a molta distanza dalla loro terra. Fino al lago Nyassa, a ben 800 km di distanza.

   Solo Joseph Thompson, un coraggioso giovanotto inglese, riuscirà ad attraversare per primo la loro pericolosa terra. Giungendo indenne fin sulla sponda del lago Victoria. Il capitolo include anche elementi e fatti poco noti e indubbiamente interessanti. Tra i quali il “complesso del bestiame”, del resto condiviso da altri gruppi di allevatori, e il “governo diffuso”. Senza trascurare le profezie, per lo più avveratesi, del grande laibon (mago professionista) Mbatian, il cui nome figura oggi sulla più alta vetta del monte Kenya.

   Le tribù di lingua cuscitica Somali, Borana, Rendille sono anch’esse composte da allevatori, soprattutto di dromedari. Un accenno (più che sufficiente!) al complicatissimo sistema sociale dei gada (classi d’età) per i Borana, è seguito dalla importantissima cerimonia collettiva del galgulumi per i Rendille, che ogni quattordici anni si tiene in un gigantesco insediamento, che vede riuniti tutti i clan, sulla sponda orientale del lago Turkana, alle pendici del monte Kulal.

   Cerimonia che purtroppo mi “perderò” nel 1980, poiché avverrà un mese dopo la mia partenza dal Kenya. Al termine di quella che è stata la mia seconda ricerca antropologica sul campo. Infatti nel 1980 mi trovavo proprio in quel desertico e settentrionale lago, a non molta distanza dal luogo prescelto per l’occasione. Tanto da poter osservare un notevole incremento della presenza Rendille. La mia prima ricerca risale invece al 1976, ed è stata effettuata nella cittadina multietnica e multiculturale di Isiolo, a nord del Monte Kenya [Situata a 1.106 m di quota, contava 8 201 abitanti all’ultimo censimento del 1969. Erano invece 45 989 nel 2009]. Così ho ritenuto utile qui inserire estratti di entrambi i miei diari, Integrando, arricchendo e vivacizzando il testo, con narrazioni “dal vivo” di fatti, luoghi, situazioni, imprevisti, stati d’animo, emozioni, incontri con “l’altro da noi”.... [Così questo è anche un libro sul Kenya, come l’ho conosciuto e apprezzato durante i miei due lunghi soggiorni: dai confini con la Tanzania, a sud (lago Magadi e Rift Valley), a quello con l’Etiopia, a nord-ovest (lago Turkana) e a nord (Marsabit), alle sponde dell’Oceano Indiano, ad est (Mombasa, Malindi, Gedi).]

   La rassegna si conclude con i popoli considerati “marginali”. Pressoché sconosciuti al grosso pubblico, comprendono i cacciatori raccoglitori Bon delle intricate foreste costiere, ai confini con la Somalia; i Dorobo delle foreste dell’interno; i pescatori Elmolo del lago Turkana.

   Ho anche inserito brani dai libri, sia di Thompson, che di Teleki. Che con von Hohnel scoprì il lago oggi chiamato Turkana. Dandogli il nome di Rodolfo, in onore del Principe ereditario della Corona d'Austria[Meno di un anno dopo si sarebbe suicidato a Mayerling, assieme alla sua amante]. Inoltre ho aggiunto un paio di paragrafi relativi alla “scoperta”, nel XIX secolo (e nel 1952), degli sfuggenti cacciatori Bon.

   In appendice una galleria “etnografico-artistica” espone le miniature di dipinti raffiguranti i membri di numerose tribù kenyote riportate su 22 carte da gioco. Indubbiamente si inspirano ai ritratti realizzati da Joy Adamson [L’autrice di Nata Libera]. per il governo del Kenya, a partire dal 1949. Per l’attenta cura di dettagli, particolari e paraphernalia tradizionali, sono in grado di contribuire alla maggiore comprensione della variegata umanità kenyota.   

   Il libro, 155 pp, 248 note, è corredato da 154 foto (69 sono mie). Tutte le altre sono d’epoca, alcune anche abbastanza rare. Come quella relativa ad un altro famoso laibon: Lenana, figlio di Mbatian (ca. 1890) [Avrà l’onore di figurare sulla terza vetta più alta del monte Kenya]. 

.......

Seguiranno le versioni cartacee a colori e in bianco e nero. 

Oltre ad una non illustrata (salvo per 2-3 carte geografiche e demo-etnografiche), che ritengo possa essere utilmente impiegata nei corsi di Antropologia Culturale, Etnologia, Storia dell'Africa, Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici, Geografia.

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Ricordo i miei ultimi tre libri (E-Books e versioni cartacee a colori "premium" e in bianco e nero): 









domenica 22 ottobre 2023

113. ECCO IL SOMMARIO DEFINITIVO DEL MIO ULTIMO LIBRO: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

 

Danzatore-suonatore di tamburo Chuka (© Franco Pelliccioni)

PRESENTAZIONE:IL PAESE, LE GENTI, IL LIBRO

1. INTRODUZIONE STORICA

UN SALTO NELLA PREISTORIA: SCOPERTE PALEONTOLOGICHE E PALETNOLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE

STORIA ANTICA

L’AZANIA, LA “TERRA DEGLI ZENG, O ZENJ

I PRIMI EUROPEI ARRIVANO DAL PORTOGALLO

IL DOMINIO DEI SULTANI OMANITI

L’AVVENTO COLONIALE INGLESE: IMPERIAL BRITISH EAST AFRICA COMPANY (1887), PROTETTORATO DELL’AFRICA ORIENTALE BRITANNICA (1895), PROTETTORATO E COLONIA DEL KENYA (1920), RIVOLTA MAU MAU (1952-56). INDIPENDENZA (1963)

QUALCHE APPROFONDIMENTO STORICO

La creazione del Northern Frontier District (1909)

Due testimoni dei prodromi della colonizzazione britannica

Browne (1909-1916)

Storia della fondazione di Fort Hall tra i Kikuyu e i Maasai (1900). Nel 1907 giunge Winston Churchill

Yardley (1918), Kenya settentrionale: lago Rodolfo, Abissini [Merille?], Turkana, razzie, schiavitù, Somali

2. INTRODUZIONE GEOGRAFICA, DEMOGRAFICA, ETNO-ANTROPOLOGICA

LA PREZIOSA GALLERIA DI DIPINTI ETNOGRAFICI DEL KENYA: 22 POPOLI IMMORTALATI SULLA TELA DALLA TALENTUOSA ARTISTA JOY ADAMSON

3. LA “CULTURA MISTA COSTIERA”: I SWAHILI

INTRODUZIONE: LE “CONTAMINAZIONI” ETNICO-LINGUISTICO-CULTURALI AFRO-ASIATICHE

UNA STRAORDINARIA FONTE STORICA. IL PERIPLO DEL MARE ERITREO, PORTOLANO GRECO-EGIZIANO DEL I SEC. D.C.

L’AZANIA

CONTATTI CON L’ESTREMO ORIENTE: LE ESPLORAZIONI MEDIEVALI CINESI

I Cinesi in Africa Orientale: le fonti scritte

I Ming e le sette esplorazioni marittime di Cheng Ho, l'«Eunuco dei Tre Gioielli». Fonti scritte e iscrizioni su pietra

Tramonto di una straordinaria, avventurosa e misconosciuta epopea asiatica nell’Oceano Indiano

IL CONTRIBUTO ACCULTURATIVO PORTOGHESE

ALLA FINE DEL XIX SECOLO NEL FOLTO DELLA FORESTA EQUATORIALE COSTIERA È SCOPERTA LA MACCHU PICCHU AFRICANA, LA CITTA’ MEDIEVALE DI GEDI

LA CULTURA SINCRETISTICA SWAHILI

LA LINGUA SWAHILI, IL KISWAHILI

UTENDI WA INKISHAFI, CELEBRE POEMA CHE RIMPIANGE I FASTI DEL PASSATO

4. I BANTU, GLI “UOMINI”: GLI AGRICOLTORI SEDENTARI

MIGRAZIONI, ECONOMIA

UNA CARATTERISTICA CULTURALE: LA “RICCHEZZA DELLA SPOSA”

I KIKUYU E LA RIBELLIONE ANTIBRITANNICA MAU MAU, PER RIAVERE LA TERRA DEGLI AVI

IL MITO DELLE ORIGINI E IL PERCHÉ DEI NOMI FEMMINILI DEL SISTEMA CLANICO PATRILINEARE KIKUYU

I BAGIUNI

Il “mondo perduto” dei Bagiuni, tra le omonime isole somale, l’arcipelago di Lamu, la costa del Kenya: una “pulizia etnica” lunga oltre trenta anni

5. I NILO CAMITI: I NOMADI PASTORI

UNA CARATTERISTICA CULTURALE: IL “COMPLESSO DEL BESTIAME” TRA I POPOLI ALLEVATORI DELL’AFRICA ORIENTALE

I MAASAI

NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO EUROPEO, ARABO E AFRICANO

Nelle terre dei Maasai: Joseph Thompson (1883); la spedizione Teleki-von Hohnel (1888); Charles William Hobley (1929)

UNA STORIA REALMENTE BELLICOSA

SANGUINOSI CONFLITTI INTERTRIBALI (E INTRATRIBALI: IL “SUICIDIO” COLLETTIVO MAASAI) E LA “PAX BRITANNICA”

IL “GOVERNO DIFFUSO”, SISTEMA POLITICO DELLA SOCIETA’ ACEFALA MAASAI

Le profezie avverate del grande laibon Mbatian

6. I NILOTICI

I LUO

MIGRAZIONI DEI LWOO

7. LE POPOLAZIONI DI LINGUA CUSCITICA

SOMALI

BORANA

Il sistema sociale dei gada o classi d’età

RENDILLE

Il ciclo della vita tra i Rendille

8. LE CULTURE “MARGINALI”: I CACCIATORI RACCOGLITORI DOROBO E BON; I PESCATORI ELMOLO

DOROBO, CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLE FORESTE

Il primo europeo ad incontrare i Dorobo, nel corso del suo coraggioso attraversamento della terra Maasai è l’esploratore britannico Thompson (1883)

GLI ELMOLO PESCATORI DEL LAGO TURKANA

Dalla scoperta europea (1888) al 2020

Alcune caratteristiche culturali

NEL 2019 LE PIOGGE CAUSATE DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA CONSEGUENTE CRESCITA DEL LIVELLO DELLE ACQUE DEL LAGO COSTRINGE GLI ELMOLO AD ABBANDONARE IL VILLAGGIO, PER PORTARSI SU TERRENI PIU’ ELEVATI

I BON (BONI, AWEER, WABONI), CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLA FORESTA COSTIERA

I Bon oggi

Storia dell’avventurosa scoperta dei Bon nelle foreste costiere tra Somalia e Kenya

Nel 1952 l’incontro dell’etnologo Grottanelli con i Bon

9. APPENDICE: UNA GALLERIA ETNOGRAFICO-ARTISTICA “PARTICOLARE”

10.BIBLIOGRAFIA

CARTE

.....

Ricordo i miei ultimi tre libri (E-Books e versioni cartacee a colori e in bianco e nero): 





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giovedì 6 luglio 2023

102. IL TITOLO DEL MIO PROSSIMO LIBRO: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

Coppia Maasai (© Franco Pelliccioni) 

In un paio di post precedenti avevo scritto che stavo lavorando alla stesura di una: Breve Introduzione Etno-Antropologica ai Popoli del Kenya

Infatti, sulla spinta della forte ondata emotiva, provocata dalla pubblicazione sul blog del mio incompiuto romanzo giovanile ambientato in Kenya, e risalente ad esattamente sessanta anni fa [le rimanenti quattro “puntate” rimarranno per sempre custodite nel cassetto…], da ex africanista avevo deciso che era tempo di elaborare un mio vecchio progetto sui “Popoli del Kenya”. 

Paese dell’Africa orientale dove negli anni ‘1970 e ‘1980 avevo effettuato due sessioni di ricerca. 

Prima nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del monte Kenya (è stata la mia prima ricerca antropologica sul campo!); successivamente tra i pescatori Elmolo del lago Turkana, nel desertico e semidesertico nord-ovest del paese. 

Come allora osservai, mi ero lasciato “trasportare” dalla mia vecchia abitudine di ricercatore “a tutto tondo”: biblioteca, archivio, Internet, diari di viaggio, diari di ricerca, registrazioni audio, diapositive. 

A Capodanno 2023 decisi che, per un periodo, avrei interrotto l’elaborazione del libro, per dedicarmi completamente a quello su Balene e ai Balenieri.

Ora, dopo la sua pubblicazione, ho ripreso a lavorare al libro del Kenya, in modo da ultimarlo per il prossimo autunno/inverno.

Poi mi potrò finalmente concentrare sugli Inuit dell’Artico canadese…

Di seguito titolo e sommario, sia pure provvisori.

MAASAI

GENTI E CULTURE DEL KENYA

PREMESSA

1. INTRODUZIONE STORICA

UN SALTO NELLA PREISTORIA: SCOPERTE PALEONTOLOGICHE E PALETNOLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE

STORIA ANTICA

L’AZANIA, LA “TERRA DEGLI ZENG, O ZENJ

ARRIVANO I PRIMI EUROPEI DAL PORTOGALLO

ALLA FINE DEL XIX SECOLO NEL FOLTO DELLA FORESTA EQUATORIALE COSTIERA VIENE SCOPERTA LA MACCHU PICCHU AFRICANA, LA CITTA’ MEDIEVALE DI GEDI

IL DOMINIO DEI SULTANI OMANITI

L’AVVENTO COLONIALE INGLESE: L’IMPERIAL BRITISH EAST AFRICA COMPANY (1887), IL PROTETTORATO DELL’AFRICA ORIENTALE BRITANNICA (1895), Il PROTETTORATO E LA COLONIA DEL KENYA (1920), LA RIVOLTA MAU MAU (1952-56). L’INDIPENDENZA (1963)

La creazione del Northern Frontier District (1909)

Due testimoni dei prodromi della colonizzazione britannica

Browne (1909-1916)

La storia della fondazione di Fort Hall

Yardley (1918)

2. INTRODUZIONE GEOGRAFICA E DEMOGRAFICA

3. INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA

4. LA “CULTURA MISTA COSTIERA”: I SWAHILI

IL PERIPLO DEL MARE ERITREO, PORTOLANO GRECO-EGIZIANO DEL I SEC. D.C.

L’AZANIA

I CONTATTI CON L’ESTREMO ORIENTE: LE ESPLORAZIONI MEDIEVALI CINESI

I Cinesi in Africa Orientale

I Ming e le sette esplorazioni marittime di Cheng Ho, l'«Eunuco dei Tre Gioielli»

Tramonto di una straordinaria, avventurosa ed ancora misconosciuta epopea asiatica nell’Oceano Indiano

GIUNGONO I PORTOGHESI

SAWĀHIL

LA CULTURA SWAHILI

LA LINGUA SWAHILI, IL KISWAHILI

UTENDI WA INKISHAFI, CELEBRE POEMA CHE RIMPIANGE I FASTI DEL PASSATO

5. I BANTU: GLI AGRICOLTORI SEDENTARI

LE MIGRAZIONI DEI BANTU

LA “RICCHEZZA DELLA SPOSA”

I KIKUYU E LA RIBELLIONE ANTIBRITANNICA MAU MAU, PER RIAVERE LA TERRA DEGLI AVI

IL MITO DELLE ORIGINI E IL PERCHÉ DEI NOMI FEMMINILI DEL SISTEMA CLANICO PATRILINEARE KIKUYU

BAGIUNI

Il “mondo perduto” dei Bagiuni, tra le omonime isole somale, l’arcipelago di Lamu, la costa del Kenya: una “pulizia etnica” lunga oltre trenta anni:

6. I NILO CAMITI: I NOMADI PASTORI

LA CULTURA DEI NILO-CAMITI

IL “COMPLESSO DEL BESTIAME” TRA I POPOLI ALLEVATORI DELL’AFRICA ORIENTALE

I MAASAI NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO EUROPEO, ARABO E AFRICANO

Nelle terre dei Maasai: Joseph Thompson, la spedizione Teleki-von Hohnel (XIX secolo), Charles William Hobley (XX secolo)

I MAASAI: UNA STORIA REALMENTE BELLICOSA

SANGUINOSI CONFLITTI INTERTRIBALI (E INTRATRIBALI: IL “SUICIDIO” COLLETTIVO MAASAI) E LA “PAX BRITANNICA”

IL GOVERNO DIFFUSO: IL SISTEMA POLITICO DELLA SOCIETA’ ACEFALA MAASAI

Le profezie avverate del grande laibon Maasai Mbatian

7. I NILOTICI

I LUO

MIGRAZIONI DEI LWOO

8. LE POPOLAZIONI DI LINGUA CUSCITICA

SOMALI

RENDILLE

9. LE CULTURE “MARGINALI”: DOROBO, ELMOLO, BON

DOROBO

L’esploratore Thompson è il primo europeo ad incontrare i Dorobo, nel corso del suo attraversamento della terra Maasai

ELMOLO

NEL 2019 LE PIOGGE CAUSATE DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA CRESCITA DEL LIVELLO DELLE ACQUE DEL LAGO COSTRINSE GLI ELMOLO AD ABBANDONARE IL VILLAGGIO, PER RAGGIUNGERE TERRENI PIU’ ELEVATI

BON (BONI, AWEER, WABONI)

I Boni oggi

Storia dell’avventurosa scoperta dei Boni nelle foreste costiere tra Somalia e Kenya

L’incontro di Grottanelli con i Bon nel 1952

10.BIBLIOGRAFIA

CARTE

......

Il Kenya figura  nel mio GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI. TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI, capitolo 3:"A bordo di un treno della celebre “ferrovia di penetrazione” Mombasa-Kampala: l'Uganda Railways, Kenya (1896-1901)", 

"(...) ha aperto la colonizzazione dell’Africa Orientale. 

Parte dall’Oceano Indiano e, dopo aver raggiunto Nairobi, arriva fino a Kampala, in Uganda.

Oltre ai soliti immancabili problemi incontrati nella sua costruzione, ha dovuto risolvere un’inaspettata complicazione in più, che nessuno aveva mai sperimentato altrove, né tantomeno immaginato potesse esistere… 

Poiché la linea era infestata dai leoni che, a quanto pare, preferivano mangiarsi gli indifesi operai indiani addetti alla sua costruzione…

[Come racconta il famoso film premio oscar Spiriti nelle tenebre (The Ghost and the Darkness) del 1996, con Michael Douglas].

Questo è stato il primo dei quindici treni sul quale ho viaggiato, sia pure in senso contrario: da Nairobi fino a Mombasa. 

Nei paraggi non ho scorto alcun leone, ma so bene che ce ne sono parecchi nel vicinissimo Parco Nazionale Tsavo".

 ......

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giovedì 25 maggio 2023

95. RICORDANDO UNO DEI PIÙ GRANDI MAESTRI DELL’ETNOLOGIA ITALIANA, A TRENT’ANNI DALLA SUA SCOMPARSA: VINIGI LORENZO GROTTANELLI, AVIGLIANA (TORINO) 1912-ROMA 31 MAGGIO 1993

Missione Dainelli al lago Tana (Etiopia), 1937 (Some rights reserved, Archivio Fotografico Società Geografica Italiana, Roma)

Non poteva essere più tempestivo di così il mio nuovo achievement su Research Gate, riguardante l’articolo del 1993 su Vinigi Lorenzo Grottanelli. Perché oggi, a trent’anni dalla sua morte, mi dà modo ancora una volta di ricordare una figura a me molto cara.

https://www.researchgate.net/profile/Franco-Pelliccioni/achievement/646de074c243be44533c39c3

Pur non essendo stato un suo allievo, non posso nascondere come la scomparsa di questo grande dell’etnologia italiana nel 1993 mi toccò molto da vicino, riuscendo a scuotere, nel profondo, alcune corde della mia stessa esistenza. 

In effetti, egli, oltre ad aver rappresentato, per almeno due generazioni di studiosi, un maestro o, meglio, il Maestro (nel contesto dell’Istituto di Etnologia da lui diretto per lunghi anni, si andò formando la cosiddetta “scuola romana”), ha costituito per chi scrive la reale essenza e l’empirica fattuale realizzazione di come un grande ed “importante” sogno possa inverarsi(…) 

Ero un giovanissimo studente quando, dopo diverse affascinanti ma anche meticolose “immersioni” esplorative nelle sale del Museo Pigorini allora al Collegio Romano, egli mi volle incontrare: esattamente cinquantacinque anni fa, nel 1963. 

Rispetto ai successivi incontri, che risalgono fino alle conferenze svoltesi al CNR nella prima metà degli anni ’80 del XX secolo, le immagini relative a quei primi trepidanti colloqui, nonché i suggerimenti, i consigli, gli incoraggiamenti, le indicazioni di cui egli fu prodigo, si stamparono indelebilmente nella memoria (e nell’anima). 

La sua figura e ciò che egli rappresentava mi coinvolsero in maniera totalizzante, tanto da condizionare positivamente - nonostante i molti e tempestosi venti contrari - tutto il corso della mia vita.

 L’anno dopo, nel 1964, iniziavo le mie prime ricerche museologiche e bibliografiche presso lo stesso Pigorini. 

Questa mia è certamente un’inusuale digressione che, comunque, gli dovevo con affetto, perché, come in quegli stessi anni mi fu riferito da persone a lui vicine, egli rivedeva in me un po’ di quello che lui stesso era stato in passato: giovane, curioso, ansioso di conoscere mondi e popoli “esotici”. 

Per giunta stavo anche seguendo - come aveva fatto lui da giovane - un itinerario di studio scolastico che era agli antipodi di quello certo più consono ad un aspirante studioso dell’Uomo. (…) 

Ricordo ora, sia pure succintamente, quali siano stati i meriti (tanti) del Grottanelli, del resto ampiamente noti nel mondo etno-antropologico, non solo italiano.

Innanzi tutto, va sottolineato come in lui si siano potuti splendidamente fondere, in maniera armonica e densa di fruttuosi risultati, le due anime dell’etno-antropologo: quella vivificante e brillante - supportata dalla padronanza di numerose lingue “altre” (amharico, ge’ez, swahili, kiBajuni, nzema) - della ricerca sul terreno e quella dell’attenta e scrupolosa analisi teorica. 

Ricerche e indagini vennero da lui condotte, poi anche dirette, fin dal 1932, allorché, appena ventenne effettuò quella che definì una “indagine d’esordio”: tra i Sab ed i gruppi negri situati fra l’Uebi Scebeli ed il Giuba, in Somalia”(…) 

Molteplici e di ampia diffusione internazionale sono le sue pubblicazioni (scritte direttamente anche in diverse lingue europee) (…) 

Mi limito, infine, a ricordare come per ventidue anni (1946-1968) sia stato membro del Consiglio Esecutivo dell’International African Institute di Londra e come dal 1967 al 1971 abbia fatto parte del Consiglio Direttivo della Società Geografica Italiana, al cui “Bollettino” collaborò in più occasioni”.

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