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martedì 26 luglio 2022

51. RICERCHE E AVVENTURE, REALI E VIRTUALI, TRA KENYA, STATI UNITI, MESSICO, INDONESIA, VESUVIO E IL LAGO DI BOLSENA (ALLA RICERCA DEL TESORO DEI LUCUMONI)

Dr. Carl Dutto bersama anak (tengah) dan dua cucunya (bahasa indonesia)  "Il Dr. Carl Dutto con sua figlia e i suoi due nipoti"

Questo post è stato più volte rimandato. Così ho deciso di pubblicarlo ora. Anche se, essendo in Maremma, non ho sotto mano alcuni indispensabili dati reperibili nella corrispondenza. 

LAVORI IN CORSO       WORK IN  PROGRESS

Il motivo principale della presenza di questo post è vedere se Carl, facendo ricerche sul Web, riesca a trovarlo e mi mandi una E-Mail. Oppure scriva qui un commento. 

Da molti anni ho perso le sue tracce. Nonostante lo abbia più volte cercato, non solo recandomi all'Ambasciata statunitense a Roma. L'ultima volta che mi aveva scritto si trovava in Nepal, sempre  con l'AID americana (U.S. Agency for International Development). 

Malgrado le mie numerose ricerche sul Web, non sono riuscito mai ad "individuarlo". Infine a febbraio l'ho trovato, grazie ad un articolo apparso su un giornale indonesiano (OKE NEWS e TV) e l'utilizzo del preziosissimo Traduttore di Google, che mi ha consentito di usare il bahasa indonesia, la lingua indonesiana. La foto risale al 13/9/2020 e  ritrae Carl Dutto assieme alla moglie, alla figlia indonesiana adottiva, e ai due nipoti, in occasione della Festa dei Nonni :"i cittadini degli Stati Uniti domenica  hanno celebrato il National Grandparents Day".

C'è poi un altrocertamente non secondario, motivo. Perchè l'italo americano di origine piemontese Carl Dutto è stato il mio "Virgilio", in occasione della prima ricerca in Africa (Kenya) del 1976. Cioè di quella che ha rappresentato la mia "iniziazione antropologica". Allora insegnava Antropologia nell'Università di Nairobi e faceva parte dell'Institute of African Studies. Istituto al quale, successivamente, sarei stato anch'io associato come ricercatore.

Dutto aveva già effettuato una ricerca nella città monoetnica (Bantu Kikuyu) di Nyeri, pubblicando un interessante libro di antropologia urbanaNyeri Townsmen, Kenya (East African Literature Bureau, 1975). Quindi era entusiasta per il fatto che la mia ricerca avrebbe interessato il centro multietnico di Isiolo (Kenya settentrionale), a nord del monte Kenya. Cittadina che rappresentava la porta d'accesso al nord desertico o semidesertico del paese. Perchè sarei stato il primo studioso italiano ad interessarsi alla multiculturalità in ambiente urbano! 

Ma c'è ancora dell'altro, che qui sintetizzo e cercherò in seguito di approfondire: 

- Prima sera in Africa-Kenya-Nairobi. Carl con la sua Volkswagen mi porta, come desideravo ardentemente, a bere una birra ghiacciata al Norfolk Hotel, uno storico albergo (per intenderci bungalows e frequentazione di White Hunters). Proprio qui avevo ambientato la prima parte kenyota del mio unico romanzo (manoscritto purtroppo non ultimato). L'avevo scritto a sedici anni. Il protagonista era un  etnologo italiano e membro dell'Istituto Italiano per l'Africa. Il mio interesse allora era infatti concentrato sull'Etnologia. L'Antropologia Culturale sarebbe arrivata in seguito... Il romanzo racconta anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna. Ma le sue pagine descrivono soprattutto l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli. Il tutto grazie ai libri della mia biblioteca in formazione...

- Con lui discendo fino alla base della gigantesca Rift Valley, la  Valle Spaccata dell'Africa orientale;

- Le lettere di presentazione scritte ai suoi colleghi della Catholic University of America (Washington), dove aveva studiato, mi  consentiranno due anni dopo, nel 1978, di incontrare Washington Conrad Reining. Uno studioso che aveva effettuato ricerche sugli Zande del Sudan (nel 1979 avrei continuato le mie ricerche sul multiculturalismo urbano, andando a Malakal, nella regione del Nilo Superiore, nel Sud Sudan), e che fu prodigo di preziosi consigli e suggerimenti. Inoltre avrò la straordinaria possibilità di visitare il National Museum of Natural History della Smithsonian assieme al Curatore della sezione africana. Ricordo come ogni singolo diorama fosse stato accuratamente e dettagliatamente realizzato proprio con la supervisione dello studioso, che in quel gruppo umano aveva fatto ricerche antropologiche. Come, ad esempio, il diorama sui pigmei Bambuti del Congo, studiati dal Turnbull (The Forest People, 1961).

- Successivamente da Washington sarei andato a Mérida (Yucatan, Messico), per partecipare al mio primo Congresso Internazionale (Society for Applied Antjropology). Qui avrei incontrato un'altra importante collega di Carl, la Lucy Cohen, che sapeva del mio arrivo. Tra i vari argomenti trattati, mi accennò al fatto che, se fosse stata avvisata in tempo, avrebbe potuto organizzare un mio incontro a New York con la celebre Margaret Mead (la grande Antropologa sarebbe scomparsa proprio alla fine di quell'anno). Uno straordinario ed eccezionale onore per me, che al mio attivo potevo contare solo sulla mia ricerca ad Isiolo. Anche se dopo il Congresso, sarei andato tra gli indios Huave di Santa Maria del Mar, distretto di Tehuantepec, Oaxaca, per una ricerca di comunità.  

                      Carl A. Dutto nel 1979 assieme alla moglie

- Qualche anno dopo con Carl e sua moglie, arrivati dal Kenya e in procinto di partire per gli USA, prendo una pizza a Trastevere in un noto locale tradizionalmente conosciuto, per via dei suoi tavoli di marmo, come l'obitorio (sic). Mi onora della sua presenza il Maestro dell'Antropologia Culturale italiana Bernardo Bernardi.

- Carl va in Indonesia come antropologo dell'AID;

- E' richiamato negli Stati Uniti. La sua prossima destinazione sarà il Nepal;

- C'è la possibilità di effettuare ricerche in Indonesia e ricevere in ogni isola assistenza da parte dei responsabili locali dell'AID (anche utilizzo di elicotteri, imbarcazioni, guide, ecc...)

- Assieme agli amici speleologi Albergamo (Ines e Sergio) del Centro di Speleologia scientifica decidiamo di progettare una missione mista etnografica-speleologica, che ci avrebbe condotto fino a Djakarta, nell'isola di Giava, quindi a Bali e Sulawesi (Celebes). 

In effetti io non avrei dovuto effettuare ricerche etno-antropologiche, ma solo collezionare oggetti etnografici indonesiani per il Museo Pigorini di Roma (l'allora Direttrice del Museo era naturalmente molto interessata al progetto). Gli Albergamo avrebbero invece esplorato cavità e grotte presenti a Sulawesi. Purtroppo non riuscimmo ad ottenere sponsorizzazioni o contributi finanziari per la missione. E dire che gli Albergamo in quel periodo (anni '1980) erano conosciutissimi. Non solo per la loro nutrita attività speleologica e di divulgazione nelle scuole. Ines era stata la prima donna a "discendere" nel Vesuvio e la coppia era già apparsa diverse volte in televisione. 

- Infine, assieme a loro e all'amico antropologo Domenico - Mimmo - Volpini (dell'Università di Bologna, ma nato a Gradoli), per un paio di estati ci siamo immersi nella folta vegetazione delle forre, caratterizzate da alte felci, presenti nella zona di Gradoli (lago di Bolsena), alla ricerca del mitico tesoro dei Lucumoni. In base a leggende e storie locali tramandate nel tempo, studi di Mimmo, conformazione del terreno, rinvenimenti passati? Ovviamente senza successo...

                  LAVORI IN CORSO   WORK IN  PROGRESS

    La celebre Antropologa Margaret Mead è presente sia nel libro L'Avventura al Femminile, che nel secondo volume della trilogia Le Grandi Avventure dell'Antropologia (Amazon)

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domenica 19 giugno 2022

34. UNA STORIA DELL'ANTROPOLOGIA IN 61 PERSONAGGI E UNA SPEDIZIONE INTERCONTINENTALE TRA AMERICA E RUSSIA: VOLUME I°, DA ADOLF BASTIAN A VINIGI LORENZO GROTTANELLI

Indio Bororo mentre sta per scoccare una freccia. Foto Steinen
[Karl von Den Steinen, 1855-1929. Spedizione nello Xingù (Mato Grosso,  Brasile) del 1887-1888, da: Unter den Naturvolkern Zentralbrasiliens, 1894] 

Quando nel lontano 1980 apparve il sesto volume dell’Enciclopedia della Curcio: Le Grandi Avventure dell’Archeologia, ero reduce da tre sole sessioni di ricerca antropologica sul campo (Africa, Mesoamerica): nel 1976 nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del Monte Kenya, nel Kenya settentrionale; nel 1978 nel piccolo villaggio di indios Huave di Santa Maria del Mar, nell’istmo di Tehuantepec (Oaxaca, Messico); nel 1979 nella cittadina multietnica di Malakal, nella Provincia del Nilo Superiore (Sud Sudan).

   Oltre agli usuali problemi d’ordine burocratico e alle difficoltà logistiche, che immancabilmente attendono al varco ogni ricercatore non “da tavolino”, a quei tempi già ero incorso in diverse “avventure”, tutte comunque andate a lieto fine. Così, dopo aver collaborato con diapositive (Messico, Grecia, Italia meridionale) all’apparato fotografico dell’Enciclopedia, pensai che sarebbe stato fantastico riuscire a realizzare l’“equivalente” antropologico! Progetto che a quei tempi era forse troppo grande per le mie “possibilità”, così che non andò in porto…

   Oggi ritengo che età ed esperienza mi consentano di presentare ai lettori questa nuova trilogia interamente dedicata agli Antropologi. Vi ho raccolto, debitamente illustrate da foto d’epoca, le schede di 61 personaggi. Oltre a quella relativa ad una spedizione antropologica intercontinentale, svoltasi tra America del Nord e Asia a cavallo tra il secolo XIX e XX.

   Se possiamo affermare che, in generale, conosciamo i contributi fondamentali apportati alla disciplina dai numerosi studiosi “incontrati” sul nostro cammino, al di là di teorie, idee, correnti di pensiero e scuole nazionali, sappiamo invece poco, o nulla, dei singoli e diversificati percorsi esistenziali. Infatti spesso, al di là delle righe scritte dai ricercatori, c’è esclusivamente il nulla. Ove ad hoc non abbiamo potuto approfondirne la vita. Circostanza secondo me determinante per comprendere appieno ciò che ritroveremo all’interno di un discorso scientifico. Se poi, per ipotesi, siamo in possesso di qualche elemento in più, spesso è lì, appiccicato nel vuoto “più spinto”, slegato dalla realtà, frammentato…

   Eppure gli uomini e le donne che hanno un “posto” in questa mia galleria virtuale, ciascuno nel proprio campo e nel proprio paese, sono personaggi indubbiamente d’eccezione e valgono, non solo per ciò che hanno fatto all’Università, o sul terreno. Tutti loro hanno difatti apportato straordinari contributi a scienza e conoscenza. Molti hanno avuto echi di portata mondiale e storica. E il loro vissuto continua tuttora a stupirmi. Poiché, man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono rimasto sempre più colpito ed attratto da quelle che sono state le profonde passioni, che li hanno guidati sui loro strabilianti, se non unici, itinerari esistenziali e scientifici. Peraltro spesso in tempi ed epoche dove pressoché tutto risultava difficoltoso, pionieristico, pericoloso, impossibile. Poiché ci si doveva inoltrare con pochi mezzi, a volte anche con scarsi riconoscimenti, in terreni “geografici” e “culturali” prima di allora mai violati. Osservando e partecipando alla vita dei popoli più diversi, in particolare di quelli un tempo definiti “primitivi”. Rischiando spesso la vita.

   Sempre ricercando la Verità e le risposte a mille interrogativi, hanno studiato le sfaccettature culturali dei gruppi umani. “Diversità” che rendono comunque tutti noi “uguali”: nelle emozioni, nei sentimenti, nei bisogni primari, nella dignità umana… Così, al di là delle loro asettiche descrizioni scientifiche, ho sempre cercato di apprendere: come siano arrivati sul campo e perché, cosa e chi hanno incontrato.

   Trattando di Antropologi, non posso fare a meno di citare alcuni aneddoti personali. A cominciare dal fatto che, sia pure on line, anni addietro fui accettato come membro dallo storico Explorer’s Club di New York. Il primo risale agli ultimi anni della collaborazione all’Osservatore Romano (Terza Pagina e supplemento domenicale). Quando inaspettatamente scoprii in redazione, con indubbia soddisfazione, come fossi considerato l’Indiana Jones del giornale. In quel momento il pensiero mi riportò indietro di oltre una ventina d’anni. Allorché nel 1979, al mio rientro a Khartoum dalla prima ricerca sul campo a Malakal, il Direttore dell’Agip Sudan Ltd. mi svelò come nell’ambiente degli expatriates europei, dopo la mia determinata partenza per l’ignoto…, ero stato soprannominato: Dr. Livingstone. In effetti loro, che si spostavano nelle vicine oasi con almeno un paio di fuoristrada, cuoco e kit d’emergenza medico-chirurgica al seguito, erano rimasti “sconvolti” per il fatto che, poco dopo essere giunto nella capitale sudanese, ero intenzionato a spingermi per 850 km a sud, con un paio di valigie e il borsone con il registratore e la pesante attrezzatura fotografica di quei tempi. Attraversando in jeep il deserto fino a Kosti, per poi risalire lo storico Nilo Bianco su un vetusto battello a pale posteriori per quattro lunghissimi e straordinari giorni…

Guerrieri Zande, foto Czekanowski
[Jan Czekanowski, 1882-1965, spedizione germanica nell'Africa Centrale, 1907-1908]  

Questo volume contiene i primi venti protagonisti delle Grandi Avventure dell’Antropologia. Alcuni di essi si spinsero nelle inesplorate boscaglie del Mato Grosso e del Paraguay popolate dalle tribù indie - dove un italiano vi perderà la vita -. Ma si recarono anche tra i pellerossa delle praterie e dei semi-desertici altopiani del Far West. Per conoscerli, studiarli, registrarne i canti. Addirittura vivere con loro. Come loro. Cioè: “andando nativi”. In un caso cercarono anche di “difenderli”. Nell’Insulindia incontrarono i cannibali del Borneo e studiarono gli isolani di Alor. Nell’Asia sud-orientale si imbatterono nei popoli che vivevano sulle montagne e sopra le barche. Più volte attraversarono da ovest ad est il Continente Nero e nell’Africa centro-orientale scoprirono una moltitudine di popoli, mentre in quella occidentale un colpo di fortuna li fece incappare in uno straordinario “cantastorie”, un vecchio e cieco griot. In seguito dovettero anche prendere atto come egli appartenesse ad un popolo che sapeva dell’esistenza di Sirio B, stella nana visibile solo con il telescopio. E che dire di uno dei maestri dell’antropologia, che si interessò ai nudi Nilotici, ma anche ai Zande. Noti nella letteratura ottocentesca come Niam Niam, poiché cannibali? Ecco ora arrivare colui che, con le sue molteplici spedizioni, riscoprì prima di ogni altro lo spessore culturale delle civiltà autoctone africane. Infine un altro italiano a me molto caro, conosciuto quando ero ancora un ragazzo, scelse l’Africa come campo di ricerca. Trascorrendo la sua vita scientifica tra Etiopia, Somalia e Ghana. Anche gli Inuit, cioè quelli che prima del “politically correct” tutti noi chiamavamo “eschimesi”, hanno qui un loro pregevole testimone, che potremmo definire emico, cioè “dal di dentro”, avendo una moglie Inuit… Inoltre c’è una donna coraggiosa che, all’inizio del XX secolo, si spinse in Siberia fin sulle remote coste del Mar Glaciale Artico. Grazie ai Papua della Nuova Guinea. alle Salomone e alla Polinesia qui sono rappresentati anche gli isolani degli arcipelaghi dell’Oceania.

Guerrieri di Owa Raha, isole Salomone, con lance e clave scutiformi [a forma di scudo], foto Bernatzik, 1936
[Hugo A. 
Bernatzik, 1897-1953]

Al tedesco Adolf Bastian l’onore di aprire il volume: ha fondato a Berlino il primo Museo Etnografico al mondo e trascorso quasi un terzo della sua vita in lunghi e complessi viaggi intorno alla Terra e nei paesi più lontani e sconosciuti. Trasformando la sua inesauribile curiosità per il “diverso” in una straripante passione scientifica per l’Etnologia e l’Etnografia.

LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07GKR6BKP


Versione cartacea: https://www.amazon.it/dp/1719852340

SOMMARIO

1. Le "idee elementari" delle culture umane: lo studioso tedesco Adolf Bastian, uno dei padri dell'etnologia contemporanea

2. Tra "gli spiriti delle foglie gialle": Hugo A. Bernatzik, uno dei massimi etnologi e viaggiatori austriaci"

3. Tra i miti e le realtà del Borneo favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese Carl Alfred Bock, uno tra i primi studiosi dei Dayaks

4. Un artista tra gli indios del Mato Grosso: Guido Boggiani, pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto in circostanze misteriose

5. George Catlin, pittore-etnografo, spese la sua vita per difendere e far conoscere il mondo in rapida scomparsa degli indiani d'America

6. La saga di Ténatsali “Fiore medicinale”: Frank H. Cushing, uno dei più singolari esponenti della Storia dell’Antropologia

7. La polacca Maria Antonina Czaplicka e la sua ricerca sul campo nell’artico siberiano

8. Un polacco in Africa centrale: l’antropologo Jan Czekanowski protagonista della prima missione scientifica nei Grandi Laghi

9. Un genovese in Nuova Guinea: Luigi M. D'Albertis, primo europeo a esplorare la terra degli uccelli del paradiso

10. La grandiosa opera etnomusicologica di Frances T. Densmore sui canti degli Indiani delle Pianure

11. Lo Xingú, un remoto angolo di mondo: Karl von den Steinen con le sue complesse esplorazioni scientifiche nel Mato Grosso è il “padre dell'etnologia brasiliana”

12. Tra i "sapienti" Dogon del Mali: gli importanti studi sull'Africa occidentale dell'etnologa francese Germaine Dieterlen

13. Storie di vita nelle Indie Olandesi: l'antropologa americana Cora A. Du Bois nell'isola di Alor compì studi fondamentali sulla cultura e la personalità dei nativi

14. Fred Eggan antropologo moderno. Lo studioso statunitense che ha saputo coniugare etnologia storica e struttural-funzionalismo

15. Lo studio sistematico del popolo dei Nuer: Edward Evans-Pritchard, maestro dell'antropologia sociale britannica

16. Un "ragazzo" tra i Maori: l'antropologo neozelandese Sir Raymond Firth

17. Il “Grande Peter” degli Inuit artici: la vita avventurosa dell’esploratore e antropologo danese Freuchen

18. Con ricerche audaci e "fuori dal coro" l'esploratore tedesco Leo Frobenius rivoluzionò gli studi etno-antropologici, restituendo all'Africa la propria storia

19. Un appassionato studioso dell'Uomo dalle biblioteche alle piste dell'Africa occidentale: l'antropologo francese Marcel Griaule, maestro di generazioni di ricercatori

20. Lungo la via maestra dell'etnologia italiana, un nome su tutti spicca nella ricerca sul campo e nell'analisi teorica: quello di Vinigi L. Grottanelli