Translate

Visualizzazione post con etichetta Pigorini Museo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pigorini Museo. Mostra tutti i post

giovedì 25 maggio 2023

95. RICORDANDO UNO DEI PIÙ GRANDI MAESTRI DELL’ETNOLOGIA ITALIANA, A TRENT’ANNI DALLA SUA SCOMPARSA: VINIGI LORENZO GROTTANELLI, AVIGLIANA (TORINO) 1912-ROMA 31 MAGGIO 1993

Missione Dainelli al lago Tana (Etiopia), 1937 (Some rights reserved, Archivio Fotografico Società Geografica Italiana, Roma)

Non poteva essere più tempestivo di così il mio nuovo achievement su Research Gate, riguardante l’articolo del 1993 su Vinigi Lorenzo Grottanelli. Perché oggi, a trent’anni dalla sua morte, mi dà modo ancora una volta di ricordare una figura a me molto cara.

https://www.researchgate.net/profile/Franco-Pelliccioni/achievement/646de074c243be44533c39c3

Pur non essendo stato un suo allievo, non posso nascondere come la scomparsa di questo grande dell’etnologia italiana nel 1993 mi toccò molto da vicino, riuscendo a scuotere, nel profondo, alcune corde della mia stessa esistenza. 

In effetti, egli, oltre ad aver rappresentato, per almeno due generazioni di studiosi, un maestro o, meglio, il Maestro (nel contesto dell’Istituto di Etnologia da lui diretto per lunghi anni, si andò formando la cosiddetta “scuola romana”), ha costituito per chi scrive la reale essenza e l’empirica fattuale realizzazione di come un grande ed “importante” sogno possa inverarsi(…) 

Ero un giovanissimo studente quando, dopo diverse affascinanti ma anche meticolose “immersioni” esplorative nelle sale del Museo Pigorini allora al Collegio Romano, egli mi volle incontrare: esattamente cinquantacinque anni fa, nel 1963. 

Rispetto ai successivi incontri, che risalgono fino alle conferenze svoltesi al CNR nella prima metà degli anni ’80 del XX secolo, le immagini relative a quei primi trepidanti colloqui, nonché i suggerimenti, i consigli, gli incoraggiamenti, le indicazioni di cui egli fu prodigo, si stamparono indelebilmente nella memoria (e nell’anima). 

La sua figura e ciò che egli rappresentava mi coinvolsero in maniera totalizzante, tanto da condizionare positivamente - nonostante i molti e tempestosi venti contrari - tutto il corso della mia vita.

 L’anno dopo, nel 1964, iniziavo le mie prime ricerche museologiche e bibliografiche presso lo stesso Pigorini. 

Questa mia è certamente un’inusuale digressione che, comunque, gli dovevo con affetto, perché, come in quegli stessi anni mi fu riferito da persone a lui vicine, egli rivedeva in me un po’ di quello che lui stesso era stato in passato: giovane, curioso, ansioso di conoscere mondi e popoli “esotici”. 

Per giunta stavo anche seguendo - come aveva fatto lui da giovane - un itinerario di studio scolastico che era agli antipodi di quello certo più consono ad un aspirante studioso dell’Uomo. (…) 

Ricordo ora, sia pure succintamente, quali siano stati i meriti (tanti) del Grottanelli, del resto ampiamente noti nel mondo etno-antropologico, non solo italiano.

Innanzi tutto, va sottolineato come in lui si siano potuti splendidamente fondere, in maniera armonica e densa di fruttuosi risultati, le due anime dell’etno-antropologo: quella vivificante e brillante - supportata dalla padronanza di numerose lingue “altre” (amharico, ge’ez, swahili, kiBajuni, nzema) - della ricerca sul terreno e quella dell’attenta e scrupolosa analisi teorica. 

Ricerche e indagini vennero da lui condotte, poi anche dirette, fin dal 1932, allorché, appena ventenne effettuò quella che definì una “indagine d’esordio”: tra i Sab ed i gruppi negri situati fra l’Uebi Scebeli ed il Giuba, in Somalia”(…) 

Molteplici e di ampia diffusione internazionale sono le sue pubblicazioni (scritte direttamente anche in diverse lingue europee) (…) 

Mi limito, infine, a ricordare come per ventidue anni (1946-1968) sia stato membro del Consiglio Esecutivo dell’International African Institute di Londra e come dal 1967 al 1971 abbia fatto parte del Consiglio Direttivo della Società Geografica Italiana, al cui “Bollettino” collaborò in più occasioni”.

N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno


 

martedì 26 luglio 2022

51. RICERCHE E AVVENTURE, REALI E VIRTUALI, TRA KENYA, STATI UNITI, MESSICO, INDONESIA, VESUVIO E IL LAGO DI BOLSENA (ALLA RICERCA DEL TESORO DEI LUCUMONI)

Dr. Carl Dutto bersama anak (tengah) dan dua cucunya (bahasa indonesia)  "Il Dr. Carl Dutto con sua figlia e i suoi due nipoti"

Questo post è stato più volte rimandato. Così ho deciso di pubblicarlo ora. Anche se, essendo in Maremma, non ho sotto mano alcuni indispensabili dati reperibili nella corrispondenza. 

LAVORI IN CORSO       WORK IN  PROGRESS

Il motivo principale della presenza di questo post è vedere se Carl, facendo ricerche sul Web, riesca a trovarlo e mi mandi una E-Mail. Oppure scriva qui un commento. 

Da molti anni ho perso le sue tracce. Nonostante lo abbia più volte cercato, non solo recandomi all'Ambasciata statunitense a Roma. L'ultima volta che mi aveva scritto si trovava in Nepal, sempre  con l'AID americana (U.S. Agency for International Development). 

Malgrado le mie numerose ricerche sul Web, non sono riuscito mai ad "individuarlo". Infine a febbraio l'ho trovato, grazie ad un articolo apparso su un giornale indonesiano (OKE NEWS e TV) e l'utilizzo del preziosissimo Traduttore di Google, che mi ha consentito di usare il bahasa indonesia, la lingua indonesiana. La foto risale al 13/9/2020 e  ritrae Carl Dutto assieme alla moglie, alla figlia indonesiana adottiva, e ai due nipoti, in occasione della Festa dei Nonni :"i cittadini degli Stati Uniti domenica  hanno celebrato il National Grandparents Day".

C'è poi un altrocertamente non secondario, motivo. Perchè l'italo americano di origine piemontese Carl Dutto è stato il mio "Virgilio", in occasione della prima ricerca in Africa (Kenya) del 1976. Cioè di quella che ha rappresentato la mia "iniziazione antropologica". Allora insegnava Antropologia nell'Università di Nairobi e faceva parte dell'Institute of African Studies. Istituto al quale, successivamente, sarei stato anch'io associato come ricercatore.

Dutto aveva già effettuato una ricerca nella città monoetnica (Bantu Kikuyu) di Nyeri, pubblicando un interessante libro di antropologia urbanaNyeri Townsmen, Kenya (East African Literature Bureau, 1975). Quindi era entusiasta per il fatto che la mia ricerca avrebbe interessato il centro multietnico di Isiolo (Kenya settentrionale), a nord del monte Kenya. Cittadina che rappresentava la porta d'accesso al nord desertico o semidesertico del paese. Perchè sarei stato il primo studioso italiano ad interessarsi alla multiculturalità in ambiente urbano! 

Ma c'è ancora dell'altro, che qui sintetizzo e cercherò in seguito di approfondire: 

- Prima sera in Africa-Kenya-Nairobi. Carl con la sua Volkswagen mi porta, come desideravo ardentemente, a bere una birra ghiacciata al Norfolk Hotel, uno storico albergo (per intenderci bungalows e frequentazione di White Hunters). Proprio qui avevo ambientato la prima parte kenyota del mio unico romanzo (manoscritto purtroppo non ultimato). L'avevo scritto a sedici anni. Il protagonista era un  etnologo italiano e membro dell'Istituto Italiano per l'Africa. Il mio interesse allora era infatti concentrato sull'Etnologia. L'Antropologia Culturale sarebbe arrivata in seguito... Il romanzo racconta anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna. Ma le sue pagine descrivono soprattutto l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli. Il tutto grazie ai libri della mia biblioteca in formazione...

- Con lui discendo fino alla base della gigantesca Rift Valley, la  Valle Spaccata dell'Africa orientale;

- Le lettere di presentazione scritte ai suoi colleghi della Catholic University of America (Washington), dove aveva studiato, mi  consentiranno due anni dopo, nel 1978, di incontrare Washington Conrad Reining. Uno studioso che aveva effettuato ricerche sugli Zande del Sudan (nel 1979 avrei continuato le mie ricerche sul multiculturalismo urbano, andando a Malakal, nella regione del Nilo Superiore, nel Sud Sudan), e che fu prodigo di preziosi consigli e suggerimenti. Inoltre avrò la straordinaria possibilità di visitare il National Museum of Natural History della Smithsonian assieme al Curatore della sezione africana. Ricordo come ogni singolo diorama fosse stato accuratamente e dettagliatamente realizzato proprio con la supervisione dello studioso, che in quel gruppo umano aveva fatto ricerche antropologiche. Come, ad esempio, il diorama sui pigmei Bambuti del Congo, studiati dal Turnbull (The Forest People, 1961).

- Successivamente da Washington sarei andato a Mérida (Yucatan, Messico), per partecipare al mio primo Congresso Internazionale (Society for Applied Antjropology). Qui avrei incontrato un'altra importante collega di Carl, la Lucy Cohen, che sapeva del mio arrivo. Tra i vari argomenti trattati, mi accennò al fatto che, se fosse stata avvisata in tempo, avrebbe potuto organizzare un mio incontro a New York con la celebre Margaret Mead (la grande Antropologa sarebbe scomparsa proprio alla fine di quell'anno). Uno straordinario ed eccezionale onore per me, che al mio attivo potevo contare solo sulla mia ricerca ad Isiolo. Anche se dopo il Congresso, sarei andato tra gli indios Huave di Santa Maria del Mar, distretto di Tehuantepec, Oaxaca, per una ricerca di comunità.  

                      Carl A. Dutto nel 1979 assieme alla moglie

- Qualche anno dopo con Carl e sua moglie, arrivati dal Kenya e in procinto di partire per gli USA, prendo una pizza a Trastevere in un noto locale tradizionalmente conosciuto, per via dei suoi tavoli di marmo, come l'obitorio (sic). Mi onora della sua presenza il Maestro dell'Antropologia Culturale italiana Bernardo Bernardi.

- Carl va in Indonesia come antropologo dell'AID;

- E' richiamato negli Stati Uniti. La sua prossima destinazione sarà il Nepal;

- C'è la possibilità di effettuare ricerche in Indonesia e ricevere in ogni isola assistenza da parte dei responsabili locali dell'AID (anche utilizzo di elicotteri, imbarcazioni, guide, ecc...)

- Assieme agli amici speleologi Albergamo (Ines e Sergio) del Centro di Speleologia scientifica decidiamo di progettare una missione mista etnografica-speleologica, che ci avrebbe condotto fino a Djakarta, nell'isola di Giava, quindi a Bali e Sulawesi (Celebes). 

In effetti io non avrei dovuto effettuare ricerche etno-antropologiche, ma solo collezionare oggetti etnografici indonesiani per il Museo Pigorini di Roma (l'allora Direttrice del Museo era naturalmente molto interessata al progetto). Gli Albergamo avrebbero invece esplorato cavità e grotte presenti a Sulawesi. Purtroppo non riuscimmo ad ottenere sponsorizzazioni o contributi finanziari per la missione. E dire che gli Albergamo in quel periodo (anni '1980) erano conosciutissimi. Non solo per la loro nutrita attività speleologica e di divulgazione nelle scuole. Ines era stata la prima donna a "discendere" nel Vesuvio e la coppia era già apparsa diverse volte in televisione. 

- Infine, assieme a loro e all'amico antropologo Domenico - Mimmo - Volpini (dell'Università di Bologna, ma nato a Gradoli), per un paio di estati ci siamo immersi nella folta vegetazione delle forre, caratterizzate da alte felci, presenti nella zona di Gradoli (lago di Bolsena), alla ricerca del mitico tesoro dei Lucumoni. In base a leggende e storie locali tramandate nel tempo, studi di Mimmo, conformazione del terreno, rinvenimenti passati? Ovviamente senza successo...

                  LAVORI IN CORSO   WORK IN  PROGRESS

    La celebre Antropologa Margaret Mead è presente sia nel libro L'Avventura al Femminile, che nel secondo volume della trilogia Le Grandi Avventure dell'Antropologia (Amazon)

E-Book e versione cartacea, I e II ediz.

E-Books

                                          Versione cartacea