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giovedì 2 marzo 2023

83. L’AVVENTURA AL FEMMINILE. VENTI RITRATTI DI DONNE STRAORDINARIE, CHE HANNO PERCORSO LE VIE DEL MONDO ALLA RICERCA DI CONOSCENZA

 

L'etnomusicologa Frances Densmore (1867- 1957) suona un disco per un capo indiano dei Blackfoot 

da:L’AVVENTURA AL FEMMINILE

VENTI RITRATTI DI DONNE STRAORDINARIE, CHE HANNO PERCORSO LE VIE DEL MONDO ALLA RICERCA DI CONOSCENZA 

E-Book e versione cartacea, I e II ediz. (157 pp., 115 foto, 60 note)
Versione cartacea I ediz.  https://www.amazon.it/dp/197322934X

II Ediz. https://www.amazon.it/dp/1729158544
 

 Un sottotitolo alternativo del presente libro potrebbe essere rappresentato da: 20 personaggi femminili irresistibilmente spinti dal sacro fuoco della conoscenza, da una passione sconfinata per la scoperta, da un’insaziabile curiosità per tutto ciò che, passo passo, incontrano sulla loro strada. 

20 personaggi in cerca di lettori altrettanto appassionati, parimenti ed empaticamente attratti dalle storie di queste intrepide donne. 

Donne straordinarie che per addentrarsi nell’ignoto, geografico e culturale, percorrendo ogni possibile via hanno vissuto spesso pericolosamente.

Se chi mi legge verrà anch’esso coinvolto emotivamente, come a suo tempo lo è stato anche l’A. del presente libro per ognuna di esse, vorrà dire che la loro vita, l’audacia, la forza d’animo, il carattere indomito, l’assoluta consapevolezza di mettere pressoché in ogni momento in ballo la loro stessa esistenza, non è trascorsa inutilmente. 

Non a caso spesso mi sono affezionato a quelli che considero i “miei” personaggi dell’esplorazione senza aggettivi. Soprattutto nel caso di grandi viaggiatrici o studiose. 

Donne che non potevano che essere estremamente determinate, coraggiose, naturalmente curiose. Poiché, sfidando l’opposizione delle famiglie e le rigide convenzioni della loro epoca, ma anche sprezzanti dei pericoli, a cui più volte andarono incontro, si sarebbero spinte verso l’impossibile. 

Aprendo una nuova “frontiera” all’altra metà del cielo! Così i personaggi femminili presenti in questa “galleria” non potevano non avere la priorità rispetto a quelli maschili. 

Perché nella vita la precedenza l’avevano generalmente avuta solo formalmente. Quasi sempre ipocritamente. Poiché per conquistare spazio vitale e diritti fondamentali, per se stesse e per tutte coloro che voce non possedevano, avevano dovuto lottare, anche contro il pregiudizio maschilista imperante all’epoca. 

E non solo nell’Ottocento vittoriano… 

Ogni volta i “miei” personaggi sono riusciti a stupirmi. Man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono stato sempre più colpito e affascinato dalle loro profonde passioni, che li hanno sospinti su eccezionali, se non unici, sentieri esistenziali e scientifici. 

Peraltro in tempi e epoche dove pressoché tutto era difficoltoso, pionieristico, perfino impossibile e pericoloso e. perciò. andava “conquistato” con le unghie e con i denti… 

Poiché con pochi mezzi si dovevano inoltrare in territori inviolati, a volte ottenendo a posteriori scarsi riconoscimenti! 

Alla fine saranno comunque in grado di apportare apprezzabili contributi a scienza e conoscenza. 

Molti di loro sono vissuti anche a lungo. Forse perché curiosità del “nuovo” e ardore per la ricerca bilanceranno, ripagandoli ampiamente per quanto saranno in grado di realizzare, il peso specifico di stress incontrati sul campo, ma anche provenienti dagli stessi gruppi umani studiati, da colleghi, burocrazia e Accademia. 

Ecco, uno dopo l’altro, i miei 20 personaggi appassionati alla ricerca di lettori altrettanto appassionati o, comunque, disponibili ad esserlo:

EPLORATRICI-GRANDI VIAGGIATRICI: 

Gli avventurosi viaggi per il mondo della signora viennese Ida Pfeiffer (1797-1858)

La curiosità senza confini della viaggiatrice "vittoriana" Isabella Lucy Bird (1831-1904); 

Annie (Hannah) Royle Taylor (1855-1922), uua piccola europea sul Tetto del Mondo, missionaria e esploratrice inglese, prima occidentale a visitare il Tibet

Isabelle Eberhardt (1877-1904), sahariana e spia francese, scrittrice e corrispondente di guerra, agente della resistenza araba, fervente musulmana sufi

L'ansia di viaggiare spinse la “nomade appassionata” Freya Stark (1893-1993), un blend tra Indiana Jones e Mata Hari, verso l'«ignoto» geografico e l'«altro» culturale

Le nove spedizioni artiche della "donna di ghiaccio" Louise Arner Boyd (1887-1972);

L'avventurosa e straordinaria esploratrice, fotografa e scrittrice di viaggi Ella Maillart (1903-1997); 

Alexandra David-Néel (1868-1969), esploratrice, spiritualista, buddista, anarchica, libera pensatrice e… “vagabonda nell’anima”

Nel complicato scacchiere dell'ex Impero Ottomano la "regina" era una temeraria archeologa inglese. Gertrude Bell (1868-1926). 

ANTROPOLOGHE-ETNOLOGHE: 

Frances Theresa Densmore (1867-1893) e la sua grandiosa opera etnomusicologica sui canti degli Indiani delle Pianure

Maria Antonina Czaplicka (1884-1921) antropologa polacca (Siberia settentrionale).;

l’antropologa e glottologa americana Gladys Amanda Reichard (1893-1955) e i Navaho; 

Hortense Powdermaker (1900-1970), l'antropologa allieva di Malinowski, esperta di Melanesia, Rhodesia e... Hollywood; 

Camilla Hidegarde Wedgwood (1901-1955antropologa e pioniera dell’istruzione femminile in Oceania; 

Margaret Mead (1901-1978) la più grande antropologa dei nostri tempi: la diversità culturale ricchezza dell'umanità

Cora Alice Du Bois (1903-1991), antropologa americana, e i suoi fondamentali studi sulla cultura e la personalità dei nativi dell’isola di Alor (Indie Olandesi, oggi Indonesia);

Germaine Dieterlen (1903-1999) etnologa francese, e i suoi importanti studi tra i "sapienti" Dogon del Mali

L’antropologa statunitense Laura Maud Thompson (1905-2000) e la ricerca di un’etica ecologica "al di là del sogno"; 

LLakota Sioux Rosebud Yellow Robe (1907-1992), intrepida figlia di “Uccide-nei-boschi”, studiosa e storica dei nativi americani..

Ovviamente un “posto” totalmente a parte lo ha Ma'at-ka-Ra Hatshepsut (1501-1479 a.C.), celebre e potente Faraone-donna. 

Qui presente in quanto propugnatrice dei viaggi degli Egizi nel paese tropicale di Punt (penisola sudarabica, Somalia, stretto di Bab el-Mandeb, Africa orientale?!).


N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno (1177 parole chiave al 27.12.2023),


domenica 19 giugno 2022

34. UNA STORIA DELL'ANTROPOLOGIA IN 61 PERSONAGGI E UNA SPEDIZIONE INTERCONTINENTALE TRA AMERICA E RUSSIA: VOLUME I°, DA ADOLF BASTIAN A VINIGI LORENZO GROTTANELLI

Indio Bororo mentre sta per scoccare una freccia. Foto Steinen
[Karl von Den Steinen, 1855-1929. Spedizione nello Xingù (Mato Grosso,  Brasile) del 1887-1888, da: Unter den Naturvolkern Zentralbrasiliens, 1894] 

Quando nel lontano 1980 apparve il sesto volume dell’Enciclopedia della Curcio: Le Grandi Avventure dell’Archeologia, ero reduce da tre sole sessioni di ricerca antropologica sul campo (Africa, Mesoamerica): nel 1976 nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del Monte Kenya, nel Kenya settentrionale; nel 1978 nel piccolo villaggio di indios Huave di Santa Maria del Mar, nell’istmo di Tehuantepec (Oaxaca, Messico); nel 1979 nella cittadina multietnica di Malakal, nella Provincia del Nilo Superiore (Sud Sudan).

   Oltre agli usuali problemi d’ordine burocratico e alle difficoltà logistiche, che immancabilmente attendono al varco ogni ricercatore non “da tavolino”, a quei tempi già ero incorso in diverse “avventure”, tutte comunque andate a lieto fine. Così, dopo aver collaborato con diapositive (Messico, Grecia, Italia meridionale) all’apparato fotografico dell’Enciclopedia, pensai che sarebbe stato fantastico riuscire a realizzare l’“equivalente” antropologico! Progetto che a quei tempi era forse troppo grande per le mie “possibilità”, così che non andò in porto…

   Oggi ritengo che età ed esperienza mi consentano di presentare ai lettori questa nuova trilogia interamente dedicata agli Antropologi. Vi ho raccolto, debitamente illustrate da foto d’epoca, le schede di 61 personaggi. Oltre a quella relativa ad una spedizione antropologica intercontinentale, svoltasi tra America del Nord e Asia a cavallo tra il secolo XIX e XX.

   Se possiamo affermare che, in generale, conosciamo i contributi fondamentali apportati alla disciplina dai numerosi studiosi “incontrati” sul nostro cammino, al di là di teorie, idee, correnti di pensiero e scuole nazionali, sappiamo invece poco, o nulla, dei singoli e diversificati percorsi esistenziali. Infatti spesso, al di là delle righe scritte dai ricercatori, c’è esclusivamente il nulla. Ove ad hoc non abbiamo potuto approfondirne la vita. Circostanza secondo me determinante per comprendere appieno ciò che ritroveremo all’interno di un discorso scientifico. Se poi, per ipotesi, siamo in possesso di qualche elemento in più, spesso è lì, appiccicato nel vuoto “più spinto”, slegato dalla realtà, frammentato…

   Eppure gli uomini e le donne che hanno un “posto” in questa mia galleria virtuale, ciascuno nel proprio campo e nel proprio paese, sono personaggi indubbiamente d’eccezione e valgono, non solo per ciò che hanno fatto all’Università, o sul terreno. Tutti loro hanno difatti apportato straordinari contributi a scienza e conoscenza. Molti hanno avuto echi di portata mondiale e storica. E il loro vissuto continua tuttora a stupirmi. Poiché, man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono rimasto sempre più colpito ed attratto da quelle che sono state le profonde passioni, che li hanno guidati sui loro strabilianti, se non unici, itinerari esistenziali e scientifici. Peraltro spesso in tempi ed epoche dove pressoché tutto risultava difficoltoso, pionieristico, pericoloso, impossibile. Poiché ci si doveva inoltrare con pochi mezzi, a volte anche con scarsi riconoscimenti, in terreni “geografici” e “culturali” prima di allora mai violati. Osservando e partecipando alla vita dei popoli più diversi, in particolare di quelli un tempo definiti “primitivi”. Rischiando spesso la vita.

   Sempre ricercando la Verità e le risposte a mille interrogativi, hanno studiato le sfaccettature culturali dei gruppi umani. “Diversità” che rendono comunque tutti noi “uguali”: nelle emozioni, nei sentimenti, nei bisogni primari, nella dignità umana… Così, al di là delle loro asettiche descrizioni scientifiche, ho sempre cercato di apprendere: come siano arrivati sul campo e perché, cosa e chi hanno incontrato.

   Trattando di Antropologi, non posso fare a meno di citare alcuni aneddoti personali. A cominciare dal fatto che, sia pure on line, anni addietro fui accettato come membro dallo storico Explorer’s Club di New York. Il primo risale agli ultimi anni della collaborazione all’Osservatore Romano (Terza Pagina e supplemento domenicale). Quando inaspettatamente scoprii in redazione, con indubbia soddisfazione, come fossi considerato l’Indiana Jones del giornale. In quel momento il pensiero mi riportò indietro di oltre una ventina d’anni. Allorché nel 1979, al mio rientro a Khartoum dalla prima ricerca sul campo a Malakal, il Direttore dell’Agip Sudan Ltd. mi svelò come nell’ambiente degli expatriates europei, dopo la mia determinata partenza per l’ignoto…, ero stato soprannominato: Dr. Livingstone. In effetti loro, che si spostavano nelle vicine oasi con almeno un paio di fuoristrada, cuoco e kit d’emergenza medico-chirurgica al seguito, erano rimasti “sconvolti” per il fatto che, poco dopo essere giunto nella capitale sudanese, ero intenzionato a spingermi per 850 km a sud, con un paio di valigie e il borsone con il registratore e la pesante attrezzatura fotografica di quei tempi. Attraversando in jeep il deserto fino a Kosti, per poi risalire lo storico Nilo Bianco su un vetusto battello a pale posteriori per quattro lunghissimi e straordinari giorni…

Guerrieri Zande, foto Czekanowski
[Jan Czekanowski, 1882-1965, spedizione germanica nell'Africa Centrale, 1907-1908]  

Questo volume contiene i primi venti protagonisti delle Grandi Avventure dell’Antropologia. Alcuni di essi si spinsero nelle inesplorate boscaglie del Mato Grosso e del Paraguay popolate dalle tribù indie - dove un italiano vi perderà la vita -. Ma si recarono anche tra i pellerossa delle praterie e dei semi-desertici altopiani del Far West. Per conoscerli, studiarli, registrarne i canti. Addirittura vivere con loro. Come loro. Cioè: “andando nativi”. In un caso cercarono anche di “difenderli”. Nell’Insulindia incontrarono i cannibali del Borneo e studiarono gli isolani di Alor. Nell’Asia sud-orientale si imbatterono nei popoli che vivevano sulle montagne e sopra le barche. Più volte attraversarono da ovest ad est il Continente Nero e nell’Africa centro-orientale scoprirono una moltitudine di popoli, mentre in quella occidentale un colpo di fortuna li fece incappare in uno straordinario “cantastorie”, un vecchio e cieco griot. In seguito dovettero anche prendere atto come egli appartenesse ad un popolo che sapeva dell’esistenza di Sirio B, stella nana visibile solo con il telescopio. E che dire di uno dei maestri dell’antropologia, che si interessò ai nudi Nilotici, ma anche ai Zande. Noti nella letteratura ottocentesca come Niam Niam, poiché cannibali? Ecco ora arrivare colui che, con le sue molteplici spedizioni, riscoprì prima di ogni altro lo spessore culturale delle civiltà autoctone africane. Infine un altro italiano a me molto caro, conosciuto quando ero ancora un ragazzo, scelse l’Africa come campo di ricerca. Trascorrendo la sua vita scientifica tra Etiopia, Somalia e Ghana. Anche gli Inuit, cioè quelli che prima del “politically correct” tutti noi chiamavamo “eschimesi”, hanno qui un loro pregevole testimone, che potremmo definire emico, cioè “dal di dentro”, avendo una moglie Inuit… Inoltre c’è una donna coraggiosa che, all’inizio del XX secolo, si spinse in Siberia fin sulle remote coste del Mar Glaciale Artico. Grazie ai Papua della Nuova Guinea. alle Salomone e alla Polinesia qui sono rappresentati anche gli isolani degli arcipelaghi dell’Oceania.

Guerrieri di Owa Raha, isole Salomone, con lance e clave scutiformi [a forma di scudo], foto Bernatzik, 1936
[Hugo A. 
Bernatzik, 1897-1953]

Al tedesco Adolf Bastian l’onore di aprire il volume: ha fondato a Berlino il primo Museo Etnografico al mondo e trascorso quasi un terzo della sua vita in lunghi e complessi viaggi intorno alla Terra e nei paesi più lontani e sconosciuti. Trasformando la sua inesauribile curiosità per il “diverso” in una straripante passione scientifica per l’Etnologia e l’Etnografia.

LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07GKR6BKP


Versione cartacea: https://www.amazon.it/dp/1719852340

SOMMARIO

1. Le "idee elementari" delle culture umane: lo studioso tedesco Adolf Bastian, uno dei padri dell'etnologia contemporanea

2. Tra "gli spiriti delle foglie gialle": Hugo A. Bernatzik, uno dei massimi etnologi e viaggiatori austriaci"

3. Tra i miti e le realtà del Borneo favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese Carl Alfred Bock, uno tra i primi studiosi dei Dayaks

4. Un artista tra gli indios del Mato Grosso: Guido Boggiani, pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto in circostanze misteriose

5. George Catlin, pittore-etnografo, spese la sua vita per difendere e far conoscere il mondo in rapida scomparsa degli indiani d'America

6. La saga di Ténatsali “Fiore medicinale”: Frank H. Cushing, uno dei più singolari esponenti della Storia dell’Antropologia

7. La polacca Maria Antonina Czaplicka e la sua ricerca sul campo nell’artico siberiano

8. Un polacco in Africa centrale: l’antropologo Jan Czekanowski protagonista della prima missione scientifica nei Grandi Laghi

9. Un genovese in Nuova Guinea: Luigi M. D'Albertis, primo europeo a esplorare la terra degli uccelli del paradiso

10. La grandiosa opera etnomusicologica di Frances T. Densmore sui canti degli Indiani delle Pianure

11. Lo Xingú, un remoto angolo di mondo: Karl von den Steinen con le sue complesse esplorazioni scientifiche nel Mato Grosso è il “padre dell'etnologia brasiliana”

12. Tra i "sapienti" Dogon del Mali: gli importanti studi sull'Africa occidentale dell'etnologa francese Germaine Dieterlen

13. Storie di vita nelle Indie Olandesi: l'antropologa americana Cora A. Du Bois nell'isola di Alor compì studi fondamentali sulla cultura e la personalità dei nativi

14. Fred Eggan antropologo moderno. Lo studioso statunitense che ha saputo coniugare etnologia storica e struttural-funzionalismo

15. Lo studio sistematico del popolo dei Nuer: Edward Evans-Pritchard, maestro dell'antropologia sociale britannica

16. Un "ragazzo" tra i Maori: l'antropologo neozelandese Sir Raymond Firth

17. Il “Grande Peter” degli Inuit artici: la vita avventurosa dell’esploratore e antropologo danese Freuchen

18. Con ricerche audaci e "fuori dal coro" l'esploratore tedesco Leo Frobenius rivoluzionò gli studi etno-antropologici, restituendo all'Africa la propria storia

19. Un appassionato studioso dell'Uomo dalle biblioteche alle piste dell'Africa occidentale: l'antropologo francese Marcel Griaule, maestro di generazioni di ricercatori

20. Lungo la via maestra dell'etnologia italiana, un nome su tutti spicca nella ricerca sul campo e nell'analisi teorica: quello di Vinigi L. Grottanelli


lunedì 23 maggio 2022

19. Gruppo linguistico tunguso: il “caso” degli Evenki. I “Cavalieri Tungusi” dei Reggimenti cosacchi della Transbaikalia. Da: QUI BASE ARTICA DIRIGIBILE ITALIA, SVALBARD. DALLA TERRA DEGLI ORSI POLARI UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DEI POPOLI DEL GRANDE NORD

 

Evenki cavalcano le renne, provincia dello Yenisey, inizio XX secolo (Russian Museum of Ethnography)

Ai Tungusi propriamente detti, dal 1931 in poi definiti Evenki (in tutto ca. 70.000 individui, divisi tra Russia (38.000), Mongolia e Cina. Erano ca. 20.000 nel 1897]) ho dedicato un apposito paragrafo poiché nel manuale del Tokarev, come nella sintesi compilata mezzo secolo prima dalla Czaplicka, ho individuato una “chicca” storica riguardante i “Tungusi cavalieri” della Zabaikalye, la regione ad est del lago Baikal (Transbaikalia). Ma non solo. Uno dopo l’altro altre caratteristiche mi hanno incuriosito scientificamente. A partire dall’attuale etnonimo di Evenki, in sostituzione di quello “peggiorativo”, poiché esonimo (dato da “altri”) di Tungusi. Alla fine nessuno degli autori da me consultati, ricercatori Evenki compresi, tranne in un caso, ha mai accennato all’etimologia del termine, tanto da “disvelare” il mistero! Alla fine ho scoperto l’origine di tanta “ritrosia”, poiché è nome pressoché di fantasia… Adottato nel 1931 dallo Stato sovietico, forse estrapolandolo da quello degli “Eveni”, anch’essi già definiti Tungusi: “l’etnonimo Evenki fu scelto e adattato dallo stato Sovietico come termine amministrativo negli anni ‘1920. Fu utilizzato dopo la guerra civile per unificare i riferimenti ai numerosi gruppi sparsi in Siberia e nel lontano Oriente di lingua Tungusa-Manciù” (Brandišauskas: 112, nota 1).

   Sembra che un tempo Eveni ed Evenki formassero una sola etnia, che gradatamente si andò scindendo in due distinte entità (Krivoshapkin, cit. in Belolyubskiy: 709). Così l’endonimo Eveni si correla strettamente a quello degli Evenki, poiché i due gruppi Tungusi nel 698-926 d.C. costituirono la principale popolazione dello Stato Tunguso-Manciù di Bohai (cit. in Belolyubskiy, 710-711).

   Eccoci ora al secondo motivo di interesse: quello dei “Tungusi Cavalieri”, allevatori di cavalli e buoi del sud (Transbaikalia) influenzati dalla cultura Mongola che i Tungusi settentrionali chiamano Murchen, “gente dei cavalli”. Ma non è certo solo questo che mi ha “intrigato, bensì il fatto che, a partire dal XVIII secolo, membri di questo popolo (corrispondente al 4% dell’intero gruppo Tunguso-Evenki) entreranno a far parte dei reggimenti, definibili oggi come “indigeni”, dell’Armata cosacca della Transbaikalia, assieme ai vicini Buriati e ai cosacchi siberiani. Giunti nella regione a partire dal 1601. Oltre tutto era questa un’Armata cosacca per molti versi del tutto speciale. Tanto da differenziarsi dalle altre presenti nell’Impero: poiché composta da effettivi siberiani; numericamente sottodimensionata rispetto alle altre Armate, come quella celebre del Don; perché aveva il precipuo scopo di pattugliare e sorvegliare i confini con la Cina. Così che arruolandosi Tungusi-Evenki (e Buriati) andranno a conquistare uno status privilegiato rispetto ai loro contribuli. Oltre ad essere esentati, e non era poca cosa…, dal pagare la iasak, la tassa in pelli. L’Armata (Voisko) cosacca della Transbaikalia fu creata nel 1761, mentre il primo reggimento Tunguso-Evenki risale al 1762. Seguito da quattro composti da Buriati nel 1764.

   In quel secolo lo svedese von Strahlenberg (1730), a seconda dell’attività economica perseguita e del mezzo di trasporto, ripartì i Tungusi in tre gruppi: Horse-Tungus (Tunguzi konni, allevatori di cavalli: “i Cavalieri”), Reindeer-Tungus (Tunguzi Olenni, allevatori di renne, che venivano anche cavalcate), Dog-Tungus (Tunguzi Sabatschi, i cacciatori, che utilizzavano slitte trainate da cani). Qualche decennio dopo (1775) Georgi nella sua prima descrizione etnografica della Russia distinse i “Tungusi della Steppa” (cavalieri), da quelli della “Foresta” (allevatori di renne e pescatori). Poi i russi li suddivideranno in: sedentari (meno dell’1%, non distinguibili dai russi, fanno matrimoni misti, parlano russo, si trovano nella Transbaikalia); nomadi allevatori di bestiame (50% dei Tungusi, abitano la Transbaikalia e il distretto di Yakutsk, si muovono da una regione all’altra secondo le stagioni); vagabondi (45%, sono sparsi in tutta la Siberia, salvo la Transbaikalia, si spostano lungo i fiumi in ogni stagione dell’anno, non hanno luoghi prefissati o confini, meglio degli altri hanno preservato lingua e nazionalità).

   Oggi, guardando una carta etnografica della Siberia, fa impressione scoprire come immenso sia il territorio occupato da questo popolo, assieme ai “cugini” Eveni. Si estende per oltre 7.000.000 di kmq in ogni direzione! Tanto che i cosacchi, quando si spinsero in profondità all’interno della Siberia, si imbatteranno nei Tungusi dappertutto: costa del Pacifico (est), Mare Artico (nord), confini con Cina e Mongolia (sud) (Rychkov, 1994, cit. in Sivtseva, 2015).

   Cacciatori-pescatori e allevatori di renne, i Tungusi-Evenki del settentrione grazie alle loro speciali selle seppero cavalcare i loro animali con destrezza. Una razza caratterizzata da zampe lunghe, alta statura e notevole peso: 135-168 chili per i maschi. Ciò consentì loro di “colonizzare vaste aree della taiga orientale, fino ad allora impenetrabile” (Vitebsky, 31). E le renne vennero utilizzate anche per il traino delle slitte.   Comunque, sempre per muoversi agevolmente nello spazio. In ciò facilitati da un “bagaglio” particolarmente atto al continuo movimento: sci; vestiti adeguati; tende coniche leggere (dyu) delle quali, in caso di spostamento, si portavano via solo le pelli di copertura. Lasciando sul posto i pali di sostegno, che altri gruppi utilizzeranno. Le renne rappresentavano tutto per i Tungusi-Evenki: simbolo di prosperità, mezzo di trasporto, possibilità di sopravvivenza: “gli Evenki sono vivi finché vivono le renne”, recita un loro proverbio.

     Durante l’inverno nella taiga si dedicavano alla caccia delle renne selvatiche, ma anche di alci, cervi, buoi muschiati, linci, ghiottoni, lupi, orsi bruni, anche grazie alle trappole. Mentre usavano pescare in estate. Il nomadismo faceva così parte integrante della loro cultura, che nel XIX secolo erano considerati gli “zingari” della taiga. Poi arrivò la sedentarizzazione forzata, la collettivizzazione (kolchozy) dei sovietici. Cioè una “russificazione” ancora più capillare rispetto a quella sperimentata fin dall’epoca zarista. Alla quale, più o meno indirettamente, contribuirà la diffusa presenza di oltre un milione di russi emigrati nel 1926-32 in Siberia. Così da sconvolgere, e non poteva essere altrimenti, almeno parte del tessuto socio-economico-culturale (identità, “modelli di cultura” e valori compresi), di questi straordinari, intraprendenti ed involontari “esploratori” nomadi del lontano Oriente.

Da: QUI BASE ARTICA DIRIGIBILE ITALIA, SVALBARD.  

DALLA TERRA DEGLI ORSI POLARI UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DEI POPOLI DEL GRANDE NORD


SOMMARIO

PREMESSA 

L’INAUGURAZIONE A NY-ÅLESUND, LA STORICA “BAIA DEL RE” DI NOBILE E AMUNDSEN 

1.1 In cammino verso il pilone dei dirigibili Norge e Italia; 1.2 L’invito; 1.3 Ny-Ålesund, la “Baia del Re” 

1.4 La stazione di ricerca internazionale; 

1.5 La Base Dirigibile Italia: 

1.6 Ancora su Ny-Ålesund 

LA COMUNICAZIONE PRESENTATA AL CONVEGNO: LE SCIENZE UMANE E GEOGRAFICHE NELL'ARTICO, PRIORITÀ E PROSPETTIVE 

2.1 La Base "Dirigibile Italia"; 

2.2 Il contributo che l’Italia potrebbe apportare alla conoscenza dell'artico

2.3 Gli Italiani e l'Artico 

LA RASSEGNA DEI POPOLI CIRCUMPOLARI, TRA EURASIA E AMERICA

3.1 L'Artico;      3.2 I Popoli circumpolari; 3.3 Rapido preambolo sui nomi dei popoli, gli etnonimi, per superare “quasi” indenni la confusione di identità etnico-linguistiche;    

3.3.1 Russia (e Siberia) 

3.3.2 Finnmark; 3.3.3 Inuit (Eschimesi) tra Siberia, Alaska, Canada, Groenlandia; 3.3.4 Indiani in Alaska e Canada; 

3.4 Siberia (e Kamchatka); 3.4.1 Gruppo linguistico samoiedo; 3.4.2 Gruppo linguistico ugro-finnico; 3.4.3 Gruppo linguistico turco: 3.4.4 Gruppo linguistico tunguso: 3.4.5 Gruppo paleo-asiatico o paleo-siberiano: 

3.5 Russia Artica   

3.6  Fennoscandia  

3.7 Islanda 

3.8 Groenlandia

3.9 Artico Canadese 3.9.1 Inuit (Eschimesi) 3.9.2 Indiani (subartico occidentale e centrale), 3.9.3 Indiani Algonchini (subartico); 

3.10 Alaska 3.10.1 Aleuti 3.10.2 Inuit (Eschimesi): 3.10.3 Indiani Athabaska: 

4 GLI STUDI ETNO-ANTROPOLOGICI E GEOGRAFICI 

LE PRIME GRANDI MISSIONI ETNO-ANTROPOLOGICHE E GEOGRAFICHE ARTICHE 

5.1 Artico canadese e Groenlandia: Boas, Holm, Stefansson, Rasmussen e le sue sette “Spedizioni Thule”; 

5.2 Tra Asia e America: la Jesup North Pacific Expedition (1897-1902); 

5.3 I Russi nelle Svalbard: la spedizione Cicagov (1764-66); 

5.4 Le ricerche scientifiche nelle Svalbarddal viaggio della Recherche, tra Lapponia, Islanda e Svalbard (1838-39)

SETTORI ARTICI DI INTERESSE PER EVENTUALI PROGRAMMI E PROGETTI DI RICERCA SINGOLA E PLURIDISCIPLINARE 

6.1 Svalbard; Preistoria; Archeologia; Archeologia subacquea; Archeologia industriale; Etnostoria: 

Antropologia urbana: storia degli insediamenti dal 1900 ad oggi; Antropologia dello Sviluppo ;Turismo 

Il "Grande Cambiamento" nelle comunità norvegesi e russe avvenuto a partire dagli anni '1990 

6.2 Fennoscandia settentrionale (e Penisola di Kola

Lapponia; 6.3 Russia Artica, Siberia, isole Siberiane; I Pomori del Mar Bianco; I Pomori e il commercio con la Norvegia; Rotta Marittima Settentrionale (Passaggio a Nord-Est); 6.4 Alaska continentale; 6.5 Gli Aleuti (tra Alaska e Siberia); 6.6 Beringia Siberiana; 6.7 Artico canadese; 6.8 Groenlandia; 6.9 Islanda 

AREE PROBLEMATICHE DI POSSIBILE FUTURA RICERCA

7.1 Archeologia

7.2 Archeologia Subacquea

7.3 Etno-AntropologiaAntropologia politica

Il ruolo delle organizzazioni autoctone; Il problema dei diritti acquisiti tradizionali dei popoli artici sulla propria terra; Il Cambiamento Culturale e i nuovi problemi ambientali; Il ruolo dell'educazione e dell'insegnamento della lingua tra i popoli nordici; L'Ambiente e l'Uomo; Etnicità; Il Mito dell'Artico; Acculturazione tra gli europei indotta dai popoli artici 

7.4 Etnopsichiatria e Antropologia Psicologica Transculturale e non. 

I "disturbi etnici “storici e attuali 

7.5 Etnoscienza tra i popoli nordici: la "nuova" frontiera dell'antropologia. 

La cartografia degli Inuit (Eschimesi) 

7.6 Etnostoria

Le grandi migrazioni eschimesi del passato; 

Storia del contatto: incontro tra bianchi ed eschimesi. 

Il caso degli Eschimesi Polari della Groenlandia; 

Movimenti revivalistici: nativistici, messianici, millenaristici 

L'ANTROPOLOGIA "RECIPROCA"

PREISTORIA 

10 SOCIOLOGIA ; Devianza sociale 

11 TRA ETNOGRAFIA, ETNOLOGIA E ANTHROPOLOGY OF VISUAL COMMUNICATION ; Arte 

12 ARCHITETTURA NORDICA TRADIZIONALE E INNOVATIVA, AUTOCTONA E NON 

Architettura tradizionale tra gli autoctoni; 

Architettura tradizionale norvegese; 

Impianti centralizzati di teleriscaldamento e servizi; 

Il cambiamento climatico e il caso delle costruzioni, che poggiano su un permafrost in via di graduale scioglimento 

13 IL TRASPORTO NELL'ARTICO (VIA TERRA E VIA MARE): PERSISTENZA DEI MODELLI TRADIZIONALI, LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE

14 GEOGRAFIA POLITICALa sovranità sulle terre artiche: statunitensi, danesi e norvegesi si contendono la sovranità sulle isole della Regina Elisabetta

Gli Statunitensi (Peary) e la Groenlandia settentrionale ; 

Il caso della Groenlandia orientale e i norvegesi: un'altra No Man's Land. 

14.1 Il ruolo delle organizzazioni internazionali nell'artico; Processo di Rovaniemi; Arctic Council; Northern Forum; IASC, International Arctic Science Committee 

15 LINGUISTICA 

16 ANTROPOLOGIA APPLICATA: LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA; Raccolta dati generali, areali, specialistici ; I Musei Nordici ; 
Università e Istituti di Ricerca Nordici: Alaska, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia ; Alaska; Finlandia; Islanda; Norvegia; Russia; Svezia 
Università, Istituti e Biblioteche con specializzazioni sull'Artico: Canada, Finlandia, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Russia, Stati Uniti, Svezia, Canada; Finlandia; Francia ; Giappone; Gran Bretagna Norvegia; Italia; Russia; Stati Uniti; Svezia 

BIBLIOGRAFIA

17.1 Generale: Artico, Polo, Esplorazioni, Archeologia, Etno-antropologia

17.2 Artico, Cambiamento Climatico 

17.3 Bibliografia areale 

Alaska; Artico Canadese, Generale ed Esplorazioni (e Yukon); Groenlandia, Generale, Vichinghi; Islanda

Pomori (Russi del Mar Bianco); Fennoscandia e Lapponia (Sami - Lapponi, Kvens, Careli); Russia Artica, Siberia e la Rotta Marittima Settentrionale (Passaggio a Nord-Est); Svalbard 

18 A NON CONVENTIONAL ENGLISH ABSTRACT: THE HUMAN AND GEOGRAPHICAL SCIENCES IN THE ARCTIC, PRIORITIES AND PERSPECTIVES: AN INTRODUCTORY OUTLINE 

The Base "Dirigibile Italia"; 

The Contribution that Italy could bring to Arctic Knowledge; 

The Italians and the Arctic; 

The Arctic Peoples, between Europe, Asia, America; 

The Etno-Anthropological and Geographical Studies 

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martedì 8 marzo 2022

13. 8 MARZO 2022

 


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Un sottotitolo alternativo del presente libro potrebbe essere rappresentato da: 20 personaggi femminili irresistibilmente spinti dal sacro fuoco della conoscenza, da una passione sconfinata per la scoperta, da un’insaziabile curiosità per tutto ciò che, passo passo, incontrano sulla loro strada. 20 personaggi in cerca di lettori altrettanto appassionati, parimenti ed empaticamente attratti dalle storie di queste intrepide donne. 

Donne straordinarie che per addentrarsi nell’ignoto, geografico e culturale, percorrendo ogni possibile via hanno vissuto spesso pericolosamente.

Se chi mi legge verrà anch’esso coinvolto emotivamente, come a suo tempo lo è stato anche l’A. del presente libro per ognuna di esse, vorrà dire che la loro vita, l’audacia, la forza d’animo, il carattere indomito, l’assoluta consapevolezza di mettere pressoché in ogni momento in ballo la loro stessa esistenza, non è trascorsa inutilmente. 

Non a caso spesso mi sono affezionato a quelli che considero i “miei” personaggi dell’esplorazione senza aggettivi. Soprattutto nel caso di grandi viaggiatrici o studiose. Donne che non potevano che essere estremamente determinate, coraggiose, naturalmente curiose. Poiché, sfidando l’opposizione delle famiglie e le rigide convenzioni della loro epoca, ma anche sprezzanti dei pericoli, a cui più volte andarono incontro, si sarebbero spinte verso l’impossibile. Aprendo una nuova “frontiera” all’altra metà del cielo! Così i personaggi femminili presenti in questa “galleria” non potevano non avere la priorità rispetto a quelli maschili. Perché nella vita la precedenza l’avevano generalmente avuta solo formalmente. Quasi sempre ipocritamente. Poiché per conquistare spazio vitale e diritti fondamentali, per se stesse e per tutte coloro che voce non possedevano, avevano dovuto lottare, anche contro il pregiudizio maschilista imperante all’epoca. E non solo nell’Ottocento vittoriano… 

Ogni volta i “miei” personaggi (sia donne, che uomini) sono riusciti a stupirmi. Man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono stato sempre più colpito e affascinato dalle loro profonde passioni, che li hanno sospinti su eccezionali, se non unici, sentieri esistenziali e scientifici. Peraltro in tempi e epoche dove pressoché tutto era difficoltoso, pionieristico, perfino impossibile e pericoloso e. perciò. andava “conquistato” con le unghie e con i denti… Poiché con pochi mezzi si dovevano inoltrare in territori inviolati, a volte ottenendo a posteriori scarsi riconoscimenti! Alla fine saranno comunque in grado di apportare apprezzabili contributi a scienza e conoscenza. Molti di loro sono vissuti anche a lungo. Forse perché curiosità del “nuovo” e ardore per la ricerca bilanceranno, ripagandoli ampiamente per quanto saranno in grado di realizzare, il peso specifico di stress incontrati sul campo, ma anche provenienti dagli stessi gruppi umani studiati, da colleghi, burocrazia e Accademia. Ecco, uno dopo l’altro, i miei 20 personaggi appassionati alla ricerca di lettori altrettanto appassionati o, comunque, disponibili ad esserlo:Ida Pfeiffer; Isabella Lucy Bird; Annie (Hannah) Royle Taylor; Frances Theresa Densmore; Gertrude Bell; Alexandra David-Néel; Isabelle Eberhardt; Maria Antonina Czaplicka; Louise Arner Boyd; Gladys Amanda Reichard ; Freya Stark; Hortense Powdermaker; Camilla Hidegarde Wedgwood; Margaret Mead; Cora Alice Du Bois; Ella Maillart; Germaine Dieterlen; Laura Maud Thompson; Rosebud Yellow Robe. Ovviamente un “posto” totalmente a parte lo ha Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, celebre e potente Faraone-donna. Qui presente in quanto propugnatrice dei viaggi degli Egizi nel paese tropicale di Punt.