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sabato 9 luglio 2022

46. UNA TETRALOGIA DELL'ESPLORAZIONE. VOL. 3: ARTICO-ANTARTICO

 

Slitta neozelandese con materiale (carburante, equipaggiamento) e cibo, da depositare lungo il percorso,
 Commonwealth Trans-Antarctic Expedition (CTAE), Polo Sud, 1957-1958

   Quando a suo tempo progettai la scaletta della mia terza trilogia: Alla Scoperta del Mondo, il volume avrebbe dovuto contenere 28 personaggi, attratti dall’ignoto geografico, storico e culturale, sia dell’America, che delle Regioni Polari. Nel corso della stesura, ho invece ritenuto opportuno dare più spazio ad uno dei capitoli. Quello riguardante il colonnello britannico Percy Fawcett. Esploratore scomparso misteriosamente, nel 1925, nel Mato Grosso brasiliano. 
 (...)  Così, per decenni, nel bacino dell’Alto Xingú sono andati alla ricerca di ogni seppur minimo indizio, racconto o flebile traccia degli scomparsi, come della stessa “Z”, spedizioni ben strutturate e organizzate (di “ricerca e soccorso”, diremmo oggi), che singoli individui. Gradatamente il capitolo su Fawcett è diventato un capitolo-contenitore di diverse altre esplorazioni. 
   In questo terzo libro ho lasciato l’Artico e l’Antartico, mentre l’America figurerà nel quarto volume.

   Dopo questa lunga, seppure indispensabile, digressione, ecco i nomi dei personaggi qui inclusi:

1. 37.000 chilometri a piedi tra i ghiacci, il "carnet" di viaggio dell’esploratore scozzese John Rae. Con le sue imprese, nel XIX secolo ha apportato un notevole contributo alla conoscenza del Grande Nord canadese. La grande esperienza accumulata nel Canada settentrionale gli consentì di muoversi utilizzando al meglio le tecniche di chi da sempre viveva nell'Artico, Indiani e Inuit (eschimesi), che impiegava come guide e interpreti. Indossava abiti di pelliccia. Si spostava con un equipaggiamento ridotto al minimo. Si procurava il cibo utilizzando le tecniche venatorie proprie degli "uomini dalle ombre lunghe".

2.. L'ultimo volo dell'«Aquila». Nella storia delle grandi esplorazioni, un posto del tutto singolare è occupato dalla spedizione al Polo Nord, sul finire del XIX secolo, dell’ingegnere svedese Salomon August Andrée che, a bordo di una mongolfiera, poi abbandonata, scomparve tra i ghiacci con i suoi due compagni di viaggio. Mistero che sarà svelato dopo 33 anni!

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"La visita allo Scott Polar Research Institute di Cambridge

   Non posso credere ai miei occhi… Eppure all’interno di un’ultimissima vetrina posta all’ingresso, e dedicata alle comunicazioni polari, sembra che ci sia: un piccione! E dire che, entrando nel museo, desideroso com’ero di iniziare al più presto la sistematica e scrupolosa “ricognizione” delle straordinarie testimonianze polari britanniche dello Scott Polar Research Institute, mi era completamente sfuggita. Subito mi domando se è, come penso. Ma sì, è incredibile! Proprio davanti a me, con accanto il suo bravo “collarino” con il logo della spedizione, c’è uno dei piccioni viaggiatori che lo svedese Andrée si portò appresso, sul finire dell’ottocento, nella sua corsa aerea al Polo Nord. Ed è anche uno degli unici due che, nel tempo, si “ritrovarono” a suon di fucilate… Così la visita a Cambridge non può non farmi riandare con il pensiero a quella spaventosa, poi del tutto misteriosa, tragedia sui ghiacci.

La misteriosa scomparsa di un pallone aerostatico diretto al Polo Nord, 1897

   Nella storia dell’arcipelago artico delle Svalbard, che comprende anche i numerosi “attacchi” da qui sferrati per “conquistare” il Polo Nord, un posto del tutto singolare è infatti occupato dalla spedizione di un ingegnere svedese, che scomparve tra le brume e i ghiacci con i suoi due compagni, nel primo tentativo di raggiungere su un pallone aerostatico il Polo. Una missione sfortunata, che pretese il prezzo più alto: le giovani vite dei tre coraggiosi uomini.

   Fin qui non ci sarebbe alcunché da eccepire. La storia delle esplorazioni è costellata di nomi di ardimentosi mai più rintracciati. Come quello del colonnello Percy Fawcett. Nella “norma” rientra anche il fatto che subito si inviarono, seppure inutilmente, numerose missioni di soccorso: alle Svalbard, sulle coste siberiane e, nel 1899, nella Groenlandia orientale. Non si ritrovò quasi niente. Salvo alcuni messaggi lasciati andare fin dall’inizio. Inseriti nei gavitelli. O, come abbiamo visto, attaccati sotto l’ala di un paio di piccioni.

   Il tutto, però, continua ancora a far parte delle inesorabili regole del “gioco”… Fu così che il mistero della fine di Andrée e dei suoi compagni, prima di avventura, poi di sventura, si protrarrà integro per decenni. Commuovendo il mondo intero per quest’ennesima tragedia polare. Eppure c’era stato chi, ad appena un anno dalla misteriosa scomparsa degli aeronauti, si sarebbe trovato vicinissimo, non poteva neanche immaginare quanto, dallo svelare la verità su quel terribile accadimento. Anzi, ce l’aveva letteralmente sotto i piedi! Anche perché il viaggio in mongolfiera era stato, ma allora nessuno poteva esserne a conoscenza, di brevissima durata.

Le "fotografie ritrovate": 14 luglio 1897, l’Aquila dopo l’atterraggio forzato sui ghiacci della banchisa

   Nel 1898 il solito Nathorst sbarcava sull’Isola Bianca (Kvitøya), al largo delle Svalbard. A causa delle rigide condizioni climatiche non si accorse che proprio l’isola celava ciò che il mondo stava invano cercando, da tempo! Non si poté far altro, quindi, che rassegnarsi a quello che, di certo, era stato il loro infausto destino…

Il mistero svelato trentatré anni dopo, nel 1930

   Nel 1930, cioè una generazione dopo, si verrà infine a conoscere, per filo e per segno, del tutto inaspettatamente, ciò che era accaduto nel secolo precedente. Praticamente sapremo tutto! Uno dopo l’altro verranno ritrovati, a non molta distanza dal luogo di partenza della mongolfiera: corpi, oggetti, diari, perfino un’ineccepibile documentazione fotografica che, dopo oltre trent’anni, consentirà di vedere, tra lo stupefatto e il rattristato, le fasi finali del dramma consumatosi a quelle alte latitudini. Ecco perché la vicenda umana dello svedese Andrée, una storia che Verne avrebbe volentieri firmato, sia pure dandogli un esito positivo, è totalmente fuori del comune!"

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2. Conquistare il Polo Nord: la "magnifica ossessione " di Robert Edwin Peary. L'esploratore statunitense sostenne di aver compiuto l'impresa, ma in realtà si fermò a pochi chilometri dalla meta

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   "Più volte ho avuto modo di scrivere sulla non conquista del Polo Nord, nel 1909, da parte dell’americano Robert Peary. Come nel 1996, quando per la Rivista Aeronautica commemorai l’impresa del dirigibile Norge di Amundsen, Nobile, Ellsworth, a cui certamente va ascritto, sia pure dall’aria, quel primato…

Ritratto di Peary, 1907

   Indubbiamente è un personaggio assai controverso della storia delle esplorazioni. Poiché, salvo le due ultime spedizioni (1905-06 e 1908-09), i cui risultati si sono dimostrati inattendibili, è evidente come Peary abbia dimostrato al mondo un indomito coraggio e una capacità di accettare stoicamente la sofferenza. Perché è un uomo ostinato e sorretto da una volontà prodigiosa, animato da un corsaro spirito individualista e dotato di evidente carisma. Insomma un uomo d’acciaio che, ad ogni costo e con ogni mezzo, assume su di sé rischi incredibili, ricercando quella gloria che può raggiungere solo conquistando il Polo. “Io devo diventare famoso”, scriverà alla madre dopo la prima spedizione. Sarà purtroppo questa la sua “magnifica ossessione”

Allakasingwah (Ally), dal 1894 la “moglie” eschimese di Peary.
          E’ stata fotografata nuda dall’esploratore, per “mostrare lo sviluppo fisico e muscolare

La “corsa al Polo”

   Sul finire del XIX secolo la “Conquista del Polo” è divenuta un’autentica e sfrenata gara internazionale, in cui si cimentano esploratori delle più diverse nazionalità, tra cui i più temibili sono i norvegesi. Per di più l’anno prima dell’ultima spedizione, sulla scena polare appare quel dottor Frederick A. Cook, che Peary aveva portato appresso da giovane in Groenlandia, in qualità di etnologo. Oltre tutto gli aveva anche sistemato la gamba spezzata. È partito l’anno precedente dagli Stati Uniti, e non si sa che fine abbia fatto. “Magari è già morto…”, avrà più volte pensato Peary! Comunque Cook è ormai diventato un pauroso incubo, che sempre ha presente dentro di sé. Proprio ora che anche lui è ormai là, a “pochi passi” dal Polo, che certo, prima o poi, raggiungerà… In cuor suo sa bene che ci deve riuscire, “comunque”! Dopo tutti i tentativi esperiti partendo dalla “via americana” (le regioni settentrionali di Groenlandia e dell’isola canadese di Ellesmere), utilizzando teams di supporto per stabilire depositi di provviste e costruire igloo, ricorrendo cioè al “suo” sistema.

   Purtroppo per Peary, l’incubo si materializzerà nel 1909, al suo rientro in patria dall’Artico...

Cape Columbia, Ellesmere settentrionale, punto di partenza verso il Polo Nord. Due Eschimesi Polari accanto al cairn, con i “cartelli indicatori” fatti apporre da Peary

(...) Quanto Peary fa tra il 1892 e il 1895 è eccezionale. Di per sé sufficiente ad annoverarlo tra i più grandi esploratori polari: utilizza i cani come forza motrice e come cibo, così che viaggia spedito, con poco peso, coprendo lunghi tragitti; si è spinto ben più in là di qualsiasi europeo; sperimenta e migliora il pemmican; costruisce igloo; indossa le pellicce eschimesi, che gli servono anche come giacigli e coperte; attraversa nel punto più ampio l’ilandsis; scopre la Terra più a nord del mondo. “Prendi questa bandiera e installala nel posto più a nord che riuscirai a raggiungere”, gli aveva detto nel 1891 Hubbard, primo presidente della National Geographic Society. Ebbene, lui sì, che ci è riuscito..."

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4. Dalle isole Svalbard alla cima dell'Aconcagua: Sir William Martin Conway, esploratore, alpinista, storico dell'arte, scrittore, politico inglese

5. Tracciare una "rivoluzionaria" rotta aerea dall'Europa agli Usa: un sogno sepolto sotto gli spessi ghiacci della Groenlandia. Nel 1930 moriva per il freddo e la fatica Alfred Wegener, astronomo, meteorologo e geologo tedesco

6. La storia di un uomo tra due Poli: l'aviatore ed esploratore americano Lincoln Ellsworth, il cui nome è legato all'impresa del Norge, ma non solo…

7. La "donna di ghiaccio". Nel 1955 l'esploratrice statunitense Louise Arner Boyd sorvolava il Polo Nord, ma aveva già effettuato ben sette spedizioni nell’Artico

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Louise Boyd nel porto di Tromsø, 28 giugno 1928 (foto Anders Beer Wilse)

   "È stata un’esploratrice artica, ma anche una influente esponente dell’Alta Società. Riuscendo agevolmente a passare, con grazia e savoir faire, da un ruolo all’altro… D’altronde afferma con sincerità che: “come la maggior parte delle donne, amo le cose piacevoli. Anche se durante una spedizione indosso calzoni e stivali, a volte senza neppure toglierli mentre dormo (…) Ma, prima di salire su in coperta, mi inciprio il naso. Non importa quanto agitato sia il mare”. Fatto che la “dice lunga” su questo avventuroso personaggio che, a 68 anni compiuti, volerà - prima donna nella storia a farlo - sopra il Polo Nord!

   Eppure non è questo certamente il suo primo exploit, né il più importante di tutti. Altri, certamente più arditi, gli itinerari esplorativi. Tutti rigorosamente concernenti l’Artico, tanto da essere soprannominata: “ice woman”, la “donna di ghiaccio”!

(...) La vita di bordo è sempre abbastanza spartana, scrive Louise. Non c’è acqua corrente, doccia, o bagno. Si indossano solo cappotti pesanti e alti stivali, per proteggersi dalle onde del mare. Non ci sono frigoriferi e il cibo è tutto in scatola. In abbondanza, poiché se ne porta molto di più del necessario, in caso la nave si incagli o venga bloccata dai ghiacci della banchisa, che normalmente vanno frantumati a colpi di dinamite. Appena si sbarca, gli studiosi danno inizio in maniera febbrile alle loro attività. In poche settimane, prima del richiudersi della banchisa, si devono far foto e raccogliere campioni botanici et alia.

  Ogni giorno compie ricognizioni a largo raggio con i suoi scienziati. Mentre esamina di sera, alla fioca luce delle lampade ad olio, quanto collezionato. Sviluppando e catalogando fotografie. Intelaiando campioni. Anche se sostiene come: “il reale lavoro di una spedizione comincia al ritorno. Trascorrerò l’inverno e la prossima estate ad analizzare le nostre scoperte. Si rimane esploratori anche quando si è nella propria casa…”

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8. Novantanove giorni tra i ghiacci dell’Antartide, con la forza dell’esploratore e l’occhio dello scienziato. Il geologo Vivian Fuchs nel 1958 attraversava da parte a parte il Polo Sud per la prima volta nella storia

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Fuchs scende dal trattore, al suo arrivo al punto esatto del Polo Nord

   (...)“Hallo Bunny? Felicissimo di vederti Ed…”.

   I due personaggi, che così si salutano, dopo essersi ritrovati il 19 gennaio 1958, “rinnovando” al Polo Sud l’archetipico incontro Stanley-Livingstone, sono il geologo ed esploratore britannico Fuchs, soprannominato “coniglietto” fin dai tempi della scuola, e il conquistatore neozelandese dell’Everest (1953) Edmund Hillary, giunto inaspettatamente fin là 16 giorni prima… Infatti doveva essere solo Fuchs ad arrivarci, per poi proseguire fino alla parte opposta del continente, nel corso della Commonwealth Trans-Antartic Expedition del 1957-58.

   Ma cominciamo a raccontare dall’inizio la vicenda umana ed esplorativo-scientifica di quest’uomo, che è passato brillantemente dalle savane africane alle distese ghiacciate. Uno studioso che a suo tempo menzionai. Scrivendo sulla misteriosa scomparsa di alcuni geologi, avvenuta, sia nel lago Turkana (Kenya settentrionale), che nel cratere dell’Askja (Islanda) (...)

(...) L’organizzazione della spedizione

   Enorme il dispiegamento di mezzi ed equipaggiamenti modernissimi. Fuchs è ben conscio della rivoluzione tecnologica intercorsa dall’epoca delle eroiche spedizioni del passato. Quando si faceva affidamento su carattere e risorse interiori, proprie e dei compagni. Amundsen si affidava agli sci. Shackleton ai cani. Scott erroneamente ai ponies. Mentre lui si affiderà a 5 Snow Cats, 5 Weasel, 7 trattori Ferguson, 1 trattore Muskeg, slitte trainate da cani, piccoli aerei per le ricognizioni e la localizzazione dei depositi.

   In passato gli esploratori venivano completamente tagliati fuori dal mondo. Quando nel 1916 riemerse dall’Antartico, Shackleton riteneva la guerra terminata. La salma congelata di Scott sarà trovata mesi dopo, ma gli uomini di Fuchs comunicheranno telefonicamente con i loro cari…(,,,)

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Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Esploratori, Geologi.VOL. 3: ARTICO – ANTARTICO 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero, 133 pp., 84 note, Bibliografia, 116 immagini (8 sono dell'A.) 





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[Altre figure dell’esplorazione geografica ed etnico-culturale di Artico e Antartico sono presenti nelle mie due trilogie: Grande Avventura dell’Antropologia e Masters & Commanders verso l’Ignoto.
 Nel primo volume della Grande Avventura dell’Antropologia figurano: la polacca Maria A. Czaplicka e il danese Peter Freuchen
   Nel secondo la missione interdisciplinare e internazionale Jesup, e i francesi Jean Malaurie Charles Rabot; nel terzo il danese Knud Rasmussen, l’islando-canadese Vilhjalmur Stefansson, il francese Paul-Émile Victor, lo statunitense Edward Moffat Weyer.
   Per quanto riguarda i navigatori-esploratori inclusi nella trilogia di Masters & Commanders verso l’Ignoto, gli inglesi John Davis ed Henry Hudson sono nel primo volume (XIV-XVIII secolo). 
  Lo scozzese John Ross, l’estone Fabian G.T. von Bellingshausen, l’inglese John Franklin - lo statunitense Elisha Kane, gli inglesi Robert McClure e Francis L. Mc Clintock -, gli inglesi William Scoresby e William E. Parry, il norvegese Elling Carlsen, lo svedese Nils Adolf E. Nordenskjöld, i norvegesi Otto Sverdrup e Fridtjof Nansen figurano nel secondo volume (XIX secolo). 
  Infine lo svedese Otto Nordenskjöld, i norvegesi Roald Amundsen e Gunnar Isachsen, l’italiano Duca degli Abruzzi, il francese Jean-Baptiste Charcot, lo statunitense Donald B. MacMillan sono inseriti nel volume terzo (XX secolo).
   Altre esplorazioni sono menzionate nel volume: Qui Base Artica Dirigibile Italia, nel capitolo: “Le prime grandi missioni etno-antropologiche e geografiche artiche”].

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SOMMARIO

INTRODUZIONE 

ARTICO 

1. JOHN RAE, 1813-1893 

Premessa: la scomparsa della spedizione Franklin alla ricerca del leggendario Passaggio a Nord-Ovest, 1847 

Il “personaggio”: un orcadiano al servizio della Compagnia della Baia di Hudson 

2. SALOMON AUGUST ANDRÉE, 1854-1897 

La visita allo Scott Polar Research Institute di Cambridge 

La misteriosa scomparsa di un pallone aerostatico diretto al Polo Nord, 1897 

Il mistero svelato trentatré anni dopo, nel 1930 

I personaggi della tragedia polare, direttamente o indirettamente coinvolti 

Biografia 

La partenza dell’Aquila: il breve volo e, poi, lo schianto sulla banchisa polare, 1897 .

La marcia dei tre esploratori sui ghiacci della banchisa 

Il ritrovamento della spedizione, 1930 

3. PEARY, 1856-1920 

3.1 La “corsa al Polo” 

3.2 Un ritratto di Peary

3.3 Polemiche, verifiche e una conferma

3.4 Biografia

3.4.1 Le Spedizioni, dal 1884-85 al 1898-1902: Nicaragua, Groenlandia, Ellesmere (Canada) 

3.4.2 La nave Roosevelt

3.4.3 Le Spedizioni, 1905-06: Ellesmere e verso il Polo Nord: 87° 6’ Lat N. La Roosevelt si spinge fino agli 82°20’ Lat N 

3.4.4 Le Spedizioni, 1908-09: la “Conquista del Polo”

3.4.5 Epilogo: tra trionfo e amarezza 

4. WILLIAM MARTIN CONWAY, 1856-1937 .

L’arrivo nelle Svalbard, 1896 

Biografia, la fase artistica 

La fotografia come documentazione delle sue spedizioni

Biografia, la fase alpinistica: Alpi, Karakorum, Himalaya, Ande, Terra del Fuoco 

5. ALFRED WEGENER, 1880-1930 

Lo tsunami del 2004, la teoria della deriva dei continenti e Wegener 

Biografia

Due spedizioni in Groenlandia: 1906-08 e 1912-13 

La terza (e ultima) spedizione in Groenlandia per installare, al centro della calotta glaciale (ilandsis), la base scientifica Eismitte, 1930 

Il progetto 

Le negatività presenti nel progetto: difficili condizioni climatiche, l’assenza di una solida leadership…

Un rientro fatale per Wegener 

6. LINCOLN ELLSWORTH, 1880-1951 

Biografia

Con Amundsen in aereo, 1925

A bordo del dirigibile Norge sorvola il Polo Nord, 1926 

A bordo del dirigibile Graf Zeppelin sorvola la Terra di Francesco Giuseppe, 1931 .

La prima traversata aerea del Polo Sud, 1935-36 

7. LOUISE ARNER BOYD, 1887-1972 

Dall’High Society… all’Artico 

Svalbard, Terra di Francesco Giuseppe, 1926 

Nell’Atlantico del Nord, 1928: dalla Terra di Francesco Giuseppe alla Groenlandia, alla ricerca di Amundsen 

Di nuovo nella Terra di Francesco Giuseppe, tra i Lapponi (Sami) della Scandinavia e nella Groenlandia orientale, 1930-1938

La missione strategico-militare nella Groenlandia nord-occidentale, 1941

Il volo sopra il Polo Nord, 1955 

ANTARTICO 

8. VIVIAN FUCHS, 1908-1999 

Biografia 

La spedizione nella Groenlandia orientale, 1929 

Kenya, Uganda-Zaire, Tanzania, 1930-31 

Lago Turkana, Kenya, 1934: la misteriosa scomparsa di due scienziati 

Tanzania, 1937-38 

Nelle Isole Falkland, 1947-1950 

La Grande Traversata Antartica, 1957-58: la Commonwealth Trans-Antarctic Expedition 

L’organizzazione della spedizione 

La realizzazione delle basi Shackleton, South Ice, Scott e di depositi sull’altopiano polare, 1955-57 

Inizia l’attraversamento dell’Antartico di Fuchs: 24 novembre 1957 

Al Polo Sud: 19 gennaio 1958 

BIBLIOGRAFIA

sabato 2 luglio 2022

42. MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. UNA TRILOGIA DI GRANDI NAVIGATORI. PARTE III: XX SECOLO

La Stella Polare tra i ghiacci della Baia di Teplitz, nell’estremo nord della Terra di Francesco Giuseppe. Costretti a svernare, il gruppo di Cagni partirà da qui per cercare di raggiungere il Polo Nord
[
Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi]

In questo terzo e ultimo volume di Masters & Commanders su tutti spicca il nome di Roald Amundsen. Perché il norvegese ha percorso per primo l’intero Passaggio a Nord-Ovest e sempre per primo, superando lo sfortunato Robert Falcon Scott, ha raggiunto il Polo Sud. Inoltre è stato anche il secondo navigatore a solcare integralmente le acque del Passaggio a Nord-Est. Infine, anche se per via aerea, è stato il primo a raggiungere il Polo Nord, grazie al dirigibile Norge.

   Il secondo personaggio a cui tengo moltissimo, poiché etnologo, è Thor Heyerdahl. Un altro norvegese, che con una semplice zattera di balsa, la celeberrima Kon-Tiki, attraversò il Pacifico orientale. Raggiungendo le isole Tuamotu (Polinesia francese) dal Perù, con una straordinaria e rischiosissima navigazione.

   A questo eccezionale binomio nordico aggiungo con orgoglio Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi: esploratore, alpinista, navigatore, polarista. Grazie a lui e alla sua Stella Polare all’inizio del secolo XX verrà raggiunta la più alta latitudine mai toccata da essere umano…

   Per quanto riguarda gli altri personaggi presenti nel volume, ricordo come lo svedese Otto Nordenskjöld si dividerà tra Artico e Polo Sud, dove andrà incontro a drammatiche avventure e a pericoli mortali, come mai era successo prima ad una spedizione antartica. Mentre un’irrefrenabile passione per le distese ghiacciate farà navigare tra Artico e Antartico il francese Charcot. Come del resto farà Gunnar Isachsen, un altro norvegese… Topografo e futuro leader delle prime due missioni governative alle Svalbard: le Norwegian Svalbard Expeditions (De Norske Statsunderst Spitsbergenunders).

 E che dire del Nagelak (“capo”)? Come gli eschimesi soprannominarono Donald Baxter MacMillan. Uno statunitense che nell’Artico effettuò oltre 30 spedizioni. L’ultima delle quali nel 1954, alla giovane età di ottanta anni

   Il volume termina con il britannico Tim Severin. Personaggio estremamente avventuroso, determinato, colto. Interessato alle antiche navigazioni di figure più o meno leggendarie e mitologiche, più o meno storiche. Un attento e scrupolosissimo studioso da tavolino, che più volte è riuscito a tramutarsi in uno spericolato e brillante navigatore. In grado di effettuare straordinarie imprese marittime nei mari di Europa, America e Asia. Spedizioni rese possibili solo dopo aver compulsato biblioteche e archivi di mezzo mondo. Consultato esperti e studiosi. Interrogato artigiani e mastri d’ascia. Riuscendo nell’intento di realizzare autentiche repliche di imbarcazioni antiche e/o tradizionali, in grado di solcare efficacemente (quasi sempre…) le acque di mari e oceani. Grazie a loro su un curragh in pelle ripercorrerà l’itinerario di San Brandano; a bordo di una dhow araba medievale quello di Sindbad il Marinaio; su una galea dell’Età del Bronzo quello di Giasone e dei suoi argonauti. Galea che utilizzerà nel Mediterraneo anche per ripercorrere il viaggio di ritorno di Ulisse da Troia. Inoltre su una zattera vietnamita di canne di bambù andrà di persona a verificare se i cinesi siano stati realmente in grado di arrivare in America già prima di Colombo. L’ultima sua navigazione l’ha invece effettuata a bordo di un tradizionale prahu indonesiano che, di isola in isola, lo condurrà nell’Indonesia orientale sulle tracce del celebre studioso ottocentesco Russel Wallace. Un naturalista i cui vagabondaggi, durati otto lunghi anni, riguardarono sia l’intera Indonesia, che la Malesia e la Nuova Guinea occidentale.

1. Otto Nordenskjöld, 1869-1928: dramma tra i ghiacci al Polo Sud (1901-03)

2. Roald Amundsen, 1872-1928: il leggendario “Conquistatore dei Ghiacci” del pianeta

3. Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, 1873-1933: spedizioni nei quattro continenti

4. Jean-Baptiste Charcot, 1867-1936: il gentleman del Polo

5. Gunnar Isachsen, 1868-1939: le spedizioni Artiche e Antartiche del primo direttore del Norsk Sjøfartsmuseum, il Museo Marittimo norvegese

6. Donald Baxter MacMillan, 1874-1970: ben 26 esplorazioni polari effettuate a bordo della goletta Bowdoin caratterizzano l’avventuroso mezzo secolo trascorso tra i ghiacci dallo statunitense

7. Thor Heyerdahl, 1914-2003: 4.000 miglia sulla zattera del Kon-Tiki attraverso il Pacifico

8. Tim Severin, 1940: tra Europa, America e Asia, sulla scia di avventurose navigazioni antiche, medievali e ottocentesche

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Il “viaggio nelle Isole delle Spezie”, con The Malay Archipelago come Portolano e Baedeker: Indonesia (1996)

   "Il prossimo viaggio per mare di Severin è completamente diverso da tutti quelli che l’hanno preceduto. Poiché non va a verificare ipotesi. Non deve riscontrare la veridicità, o meno, di viaggi leggendari o storici, di miti e storie. Non deve, soprattutto, costruire repliche di antiche imbarcazioni. A lui basterà utilizzarne una tradizionale indigena, appositamente fabbricata per lui.

   E ancora: non deve compulsare una miriade di libri. Né avventurarsi in polverosi archivi di mezzo mondo. Questa volta gli basterà leggere attentamente un solo volume, che per Severin rappresenta una guida del tutto particolare e straordinaria. L’ha pubblicato nel XIX secolo un famoso connazionale, anche se non celebre come avrebbe meritato... Poiché il naturalista Alfred Russell Wallace, coevo di Darwin, pressoché contemporaneamente a lui aveva ipotizzato la teoria dell’Evoluzione della Specie!


(...)“Alla ricerca di Wallace” in Indonesia, a bordo del prahu “Wallace”

   "È così che, nel marzo del 1996, Severin con un equipaggio di cinque membri effettua un viaggio di tre mesi nelle Isole delle Spezie, a bordo di un natante tradizionale, che naturalmente ha chiamato Wallace. L’imbarcazione è stata costruita per l’inglese all’inizio dell’anno da artigiani locali della piccola isola di Warbal, nell’arcipelago delle isole Kai, a sud-est delle Molucche (per eccellenza le “Isole delle Spezie”), nell’Indonesia orientale. L’imbarcazione è un prahu kalulis, lungo 14,6 m, ha due alberi e non ha coperta. Un’imbarcazione che doveva verosimilmente assomigliare a quelle sulle quali più volte si era imbarcato il naturalista nell’ottocento.

L’itinerario seguito da Severin tra Indonesia e Nuova Guinea Occidentale (Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas at Austin)

   Grazie alle vele, l’imbarcazione è veloce, anche se non è facile da manovrare. Specialmente quando non sono buone le condizioni meteomarine, anche perché non è dotata di chiglia. Per cui tradizionalmente viene utilizzata solo per brevi tragitti e in acque tranquille. Ad un equipaggiamento di bordo ridotto all’essenziale, Severin aggiunge un computer laptop e un trasmettitore satellitare, con il quale può regolarmente comunicare via Internet.

   La Wallace navigherà per 1.200 miglia attraverso i Mari di Banda, Ceram e delle Molucche. Salpando dalle isole Kai, ad est, per spingersi ancora più verso oriente (isole Aru), per poi tornare indietro. Portandosi verso nord-ovest (isola di Ceram), nord-est (Waigeo), sud-ovest (Halmahera), ancora a nord-ovest (Sulawesi). Fermandosi negli stessi luoghi dove il naturalista aveva fatto scalo lungo il suo lunghissimo e assai intricato itinerario. E The Malay Archipelago sarà la sua preziosa guida e il suo modernissimo GPS.

Orangutan attaccato dai Dayak di Sarawak
(da The Malay Archipelago, 1869)
  Il viaggio del britannico in Indonesia, alla ricerca delle “orme” di Wallace lasciate ca. un secolo e mezzo prima, è un sapiente blend di avventure esotiche e di scoperte scientifiche. Poiché raggiungerà coste remote, dove ancora vivono creature rare e insolite, spesso in via di rapida scomparsa. Come, ad esempio, gli uccelli del paradiso, sovente contrabbandati, le volpi volanti, le farfalle dalle ali di uccello, le tartarughe di mare. Flora e fauna che Wallace aveva osservato e che oggi sono quasi sempre in pericolo. Oltre tutto numerosi tra i luoghi descritti da Wallace da allora hanno subito un severo degrado ambientale.

Donne dell’isola di Ceram, 1929 (Tropenmuseum - Amsterdam -, part of the National Museum of World Cultures, CC some rights reserved)

  Le conclusioni a cui Severin giunge al termine del viaggio sono un misto di speranza e di sconforto. Per quanto riguarda la prima, gli ecosistemi di molte aree visitate da Wallace sono ancora relativamente “in equilibrio”. Anche perché gli isolani cercano di non distruggere fauna e flora più del necessario. Per quanto riguarda il secondo, esso è dovuto principalmente alla deforestazione imperante, causata dalle società commerciali, che distrugge le antiche foreste pluviali. Ma anche al contrabbando illegale di specie di animali protette. Oltre all’acculturazione omologatrice proveniente dall’esterno che, una volta trasformatasi in deculturazione, provoca la disintegrazione dei tradizionali sistemi politici delle popolazioni isolane".

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO.  NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE III: XX SECOLO

E-Book, versione cartacea colori e in bianco e nero, I e II ediz., 113 pp, 41 note, 104 immagini, di cui 37 a colori (8 sono dell'A.)



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SOMMARIO

Introduzione 

1. Otto Nordenskjöld, 1869-1928 

Al Polo Sud 

2. Roald Amundsen, 1872-1928 

Alla Conquista del mitico Passaggio a Nord-Ovest, 1903-1906 

La Gjøa salpa da Cristiania (Oslo) 

Alla conquista del Polo Sud 

Nel Passaggio a Nord-Est per lasciarsi trascinare verso il Polo Nord dalla deriva dei ghiacci (1918-1926) 

Si vara la Maud (1917) 

A Cambridge Bay, nell'Artico canadese, viene scoperto nel 1996 il relitto della Maud di Amundsen-Sverdrup 

Al Polo Nord per via aerea (1926) 

3. Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, 1873-1933 

25 aprile 1900: la spedizione della Stella Polare raggiunge la latitudine più a nord del mondo: 86° 34' 

La Stella Polare salpa da Cristiania (Oslo) 

Un’altra circumnavigazione è seguita dalla scalata (riuscita) del Ruwenzori e da quella (fallita) del K2 

In Somalia 

4. Jean-Baptiste Charcot, 1867-1936 

Al Polo Sud (1903-1905, 1908-1910) 

In Nord Atlantico (1920-1924) e nell’Artico (1925-1936)

5. Gunnar Isachsen, 1868-1939 

Iniziano le annuali spedizioni governative norvegesi alle Svalbard (1909) 

Con la Norvegia al Polo Sud (1930-1931) 

6. Donald Baxter MacMillan, 1874-1970 

Un grande divulgatore scientifico 

Le prime spedizioni artiche (1908-1917) 

Le spedizioni polari con la Bowdoin (1921-1954) 

7. Thor Heyerdahl, 1914-2003 

La zattera del Kon-Tiki (1947) 

8. Tim Severin, 1940 

Il “viaggio di San Brandano”: Ebridi Interne ed Esterne (Scozia), Fær Øer, Islanda, Terranova (1976-1977)

Il “viaggio di Sindbad il marinaio”: India, Sri Lanka, Cina (1980-1981) 

Il “viaggio di Giasone e degli Argonauti”: Mar Nero (1984) 

Il “viaggio di Ulisse”: Mediterraneo (1985) 

Il “viaggio cinese verso le Americhe”: Hong Kong, Taiwan, Giappone, Oceano Pacifico (1993) 

In Vietnam si costruisce la zattera di bambù 

La Hsu Fu salpa da Hong Kong 

Il “viaggio nelle Isole delle Spezie”, con The Malay Archipelago come Portolano e Baedeker: Indonesia (1996) 

La spedizione di Wallace: Malesia, Indonesia, Nuova Guinea (1854-1862) 

“Alla ricerca di Wallace” in Indonesia, a bordo del prahu “Wallace”