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giovedì 11 gennaio 2024

124. L'ATTUALE DERIVA TRA I GHIACCI DELLA BANCHISA DELLA NAVE DI RICERCA SCIENTIFICA RUSSA "POLO NORD" RICORDA LA STRAORDINARIA IMPRESA OTTOCENTESCA DEL GRANDE NANSEN CON LA FRAM

 

La Fram nella morsa del ghiaccio, gennaio 1895

Nansen (1861-1930), ritratto di Hans Heyerdahl


La nave di ricerca artica russa "Polo Nord" (Severny Polyus), alla deriva tra i ghiacci dall'ottobre del 2022, sembra ora dirigersi verso un'area posta tra l'Arcipelago Francesco Giuseppe (Russia) e le isole Svalbard (Norvegia). La nave, gestita dal servizio meteorologico russo Rosidromet, è in grado di intraprendere ricerche geologiche, acustiche, geofisiche e marine nelle condizioni più difficili. A bordo ci sono 15 laboratori, dove i ricercatori possono lavorare tutto l'anno (Atle Staalesen, “The "North Pole" is drifting towards Franz Josef Land”, The Independent Barents Observer AS,  9.1. 2024).

Ricordo come il celebre navigatore norvegese Nansen, il quale figura nel secondo volume della mia trilogia sui Navigatori (MASTERS & COMMANDERS VERSO L'IGNOTO), sia stato il primo nella storia delle esplorazioni a lasciarsi trascinare dalle correnti tra i ghiacci del Mare Polare Artico con la Fram nel 1893-1896. In precedenza un'impresa analoga, quella della nave Jeannette di De Long, era invece fallita nel 1881. 

(Masters &..., versione cartacea in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/1095236547, ma c'è anche quella a colori, oltre all'E-Book).

PAGINA AUTORE ITALIA;

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1

sabato 23 settembre 2023

108 BIS. UNA "VOCE", LA MIA, CHE NON TROVERETE SU WIKIPEDIA! PARTE SECONDA: LE RICERCHE SUL CAMPO

 



LE RICERCHE SUL CAMPO

L'INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO: ISIOLO, KENYA SETTENTRIONALE, 1976

Nel 1976 effettua la sua prima ricerca sul campo in Africa orientale, nel centro multietnico e multiculturale di Isiolo: "Studio della situazione etnico sociale di Isiolo, Kenya settentrionale”, su suggerimento del suo mentore, il Prof. Bernardo Bernardi, uno dei Maestri dell'Antropologia Culturale italiana(1). In Kenya si associa come Ricercatore all'Institute of African Studies dell'Università di Nairobi(2).

INTERLUDIO MESOAMERICANO, 1978

Nel 1978 effettua una ricerca di comunità nel villaggio di Santa Maria del Mar (Istmo di Tehuantepec, Oaxaca, Messico) abitato dagli indios pescatori Huave, per verificare sul terreno alcune ipotesi formulate dagli americanisti Gerardo Bamonte e Gilberto Mazzoleni, che in precedenza avevano realizzato una ricerca nel vicino villaggio Huave di San Mateo del Mar, nell'ambito di un team diretto da Italo Signorini dell'Università di Roma(3).

SUD SUDAN, 1979

Partecipazione politica e integrazione sociale dei Dinka, Shilluk e Nuer in Malakal, centro urbano multietnico e multiculturale dell'Upper Nile, Sud Sudan.

KENYA, 1980

Survey socio-antropologico (sviluppo) tra i popoli nomadi, transumanti e sedentari (Turkana, Merille, Borana, Rendille, Elmolo) localizzati intorno alle sponde del Lago Turkana (già Rodolfo), Kenya nord-occidentale(4).

SUD SUDAN, 1980-81

Partecipazione politica e integrazione sociale dei Dinka, Shilluk e Nuer in Malakal, centro dell'Upper Nile , Sud Sudan. E' la seconda di sessione di ricerca in questo centro multietnico e multiculturale. In Sudan si associa come Ricercatore al Department of Anthropology of the University of Khartoum.

ISOLE SHETLAND E ORCADI (SCOZIA), 1982

Grazie ad un viaggio di studio (o di reconnaissance), prima delle Shetland, poi delle meridionali Orcadi, sia pure involontariamente sarebbe stato gettato il primo seme di ciò che anni dopo si sarebbe trasformato nel suo Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico Settentrionale.

In quel periodo era particolarmente attratto dalla quella che, a quei tempi, costituiva la terza "rivoluzione culturale", che gli abitanti delle isole Shetland stavano sperimentando sulla propria pelle. Il ritrovamento (1970-71) e lo sfruttamento razionale e sistematico (dal 1975) delle enormi riserve di petrolio e gas scoperte nella piattaforma continentale del Mare del Nord avevano portato alla costruzione di grandi infrastrutture a terra e comportato un conseguente afflusso di uomini, mezzi e denaro dalla Gran Bretagna e dal continente nelle isole. In quell’epoca le isole stavano perciò passando da un'economia di tipo pastorale e marittima, ad un'altra di tipo industriale, in passato anche fortemente contestata.

Il suo interesse per le più meridionali isole Orcadi era invece costituito, non solo dalla loro morfologia, ben più "dolce" rispetto alle montuose, frastagliate e aspre Shetland, ma anche dal poter verificare "in situ" la differenza, lo iato che si veniva allora formando, o che si era già aperto, tra i due arcipelaghi. Il tutto in assoluto "tempo reale". Costatando le situazioni una dopo l'altra. Temendo che un contrasto netto e cospicuo si fosse già delineato nelle posizioni raggiunte dai due arcipelaghi. Nel primo caso, tra quelle innovative e ormai sull'orlo di un'industrializzazione forzata, che dall’esterno appariva non particolarmente rispettosa dell’itinerario culturale perseguito nei secoli dagli Shetlanders. Nel secondo caso le tradizionali isole Orcadi non sembravano essere rimaste coinvolte, se non in maniera del tutto trascurabile, da turbolenti realtà economiche di tipo esogeno

INUIT DELL'ARTICO CANADESE, 1983

Indagine antropologica (sviluppo) in un campione di sei comunità Inuit dell'Artico canadese: Inuvik, Tuktoyaktuk (delta del Mackenzie, Mare di Beaufort, Artico occidentale); Qausuittuq (già Resolute Bay, Cornwallis Island, Alto Artico), Frobisher Bay (oggi Iqaluit), Pangnirtung (Baffin Island e Cumberland Sound, Artico orientale, oggi Nunavut), Kuujjuaq (già Fort Chimo, Penisola di Ungava, Nouveau Québec)(5).

ARCIPELAGO DI SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA) E ISOLA DI TERRANOVA (CANADA), 1987

Una Comunità Marittima Multietnica: Baschi, Normanni, Bretoni, Irlandesi. A non molta distanza dalle coste meridionali dell'immensa isola canadese di Terranova si trovano le due piccole e splendide isole di Saint-Pierre e Miquelon. Dal 1976 Dipartimento d'Oltremare e Collettività d'Oltremare francese dal 2003. I suoi poco più di seimila abitanti si concentrano nella città capoluogo di Saint-Pierre e nel villaggio dell’attigua Miquelon. Gli isolani discendono dai pescatori baschi, bretoni e normanni, che nel tempo vi si sono insediati. L’arcipelago rappresenta il più antico dei possedimenti francesi in terra americana, poiché è l'ultimo lembo della Nouvelle France(6).

L'indagine antropologica è stata resa possibile grazie ad interviste guidate a key informers individuati sia nella cittadina di Saint-Pierre, che nel villaggio di Miquelon.

Per quanto riguarda l'isola di Terranova, sono state individuate alcune comunità marttime (outports) ubicate nel settore orientale, nord e nord-occidentale dell'immensa e scarsamente popolata grande isola. Tenendo conto sia della loro dimensione demografica, che della loro importanza nel contesto economico regionale. Con particolare riguardo alle attività collegate alla pesca. Sono stati perciò "visitati" alcuni centri per la pesca offshore, come Saint John's, la capitale, che inshore. Scelri nell'ambito di quella grandiosa costellazione di piccoli e medi villaggi di pescatori sparsi lungo le innumerevoli piccole e grandi insenature della frastagliatussima linea costiera.

COMUNITA’ MONTANA DEL TURANO (LAZIO, ITALIA), 1984-1989

Ricerca sul campo “part time”, a seguito della quale sono scaturiti due progetti di ricerca “partecipata” applicata. Il primo relativo all’intera Comunità (approvato all’unanimità dal Consiglio della Comunità Montana come Piano del 1990)(7), il secondo alla cittadina di Ascrea(8).

SVALBARD (NORVEGIA), 1994

Ricerca socio-antropologica presso le comunità marittime norvegesi e russe delle isole Svalbard (Norvegia, Alto Artico): sviluppo, rapporto uomo-ambiente e integrazione multietnica in un arcipelago "ai confini del mondo"

ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA), 1995

Un approccio etno-antropologico alle comunità marittime delle isole Fær Øer, Danimarca. Individuazione e analisi del ruolo attualmente esercitato da una tradizione culturale e linguistica di antica derivazione vichinga, in un contesto geo-politico altamente modernizzato. Come il plurisecolare isolamento geo-spaziale ha saputo indirizzare la via "autonoma" faroese allo sviluppo

EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK) 1997

Ricerca socio-antropologica presso le comunità marittime delle Ebridi Esterne (Western Isles), Scozia: tradizione e cambiamento culturale in un arcipelago "Celtico" e "ai confini del mare"

1998 ISLANDA GROENLANDIA

Un Approccio Etno-Socio-Antropologico alle Comunita’ Marittime Islandesi di Antica Derivazione Vichingo-Norvegese. Con uno "studio del caso": Heimaey: Storia, Cultura, Economia (Pesca, Uccellagione, Turismo), in una comunità marittima di una giovane terra nordica e una ricognizione storico-archeologica nell’insediamento orientale della vicina "Terra Verde".


NOTE

  1. ^ " (...) 'Dott. Franco Pelliccioni, che si presenta candidato per l'insegnamento di Antropologia Culturale, mi permetto di esprimere, a sostegno della sua domanda, il mio apprezzamento per le sue qualità di studioso. Conosco il Dott. Pelliccioni dal periodo dei suoi studi secondari, quando mi sottomise, per consiglio di uno dei suoi insegnanti, un suo primissimo saggio sul problema dell'acculturazione. L'ho seguito successivamente quando il suo interesse per i problemi antropologici si è andato precisando con una notevole costanza di studio e di ricerca non solo sui problemi teorici generali ma anche sui problemi particolari dell'incontro esistenziale tra portatori di culture diverse. I suoi scritti sono di argomento prevalentemente africanistico, ma il suo interesse di studio si apre a trarre dall'esperienza specifica africana motivo di insegnamento per il superamento del pregiudizio etnocentrico". Firmato: Prof. Bernardo Bernardi, Ordinario di Antropologia Culturale, Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna, 18 aprile 1977
  2. ^ 1977. "Isiolo, centro di incontro etnico nel Kenya settentrionale (Rapporto preliminare)", Africa, giugno, pp. 260-282.
  3. ^ 1979. "Il cambiamento culturale tra gli indios lagunari di Santa Maria del Mar (Oaxaca, Messico):alcune osservazioni", Rivista di Etnologia- Antropologia Culturale, VII, pp. 94-103; 1979. " Lo spazio sociale tra gli indios Huave di Santa Maria del Mar: un approccio storico-culturale", Bollettino della Società Geografica Italiana, 10, 12, pp. 665-676.
  4. ^ Sessione di ricerca che ha sostituito la seconda fase del progetto Isiolo, che non si è potuta realizzare per via della situazione in cui allora versava il paese: a) risentimento della tribù dei Kikuyu nei confronti di un governo in maggioranza non Kikuyu; b) presenza dei guerriglieri somali shiftas, che imperversavano nelle aree nord-orientali. Arrivando sulle Nyambeni Hills all'altezza della città di Isiolo. Facendo sì che tutto il traffico veicolare venisse concentrato in colonne scortate da mezzi della polizia e dell'esercito kenyota.
  5. ^ Il survey è stato reso possibile grazie alla massiccia assistenza del Governo Federale (Ottawa, Ministero degli Affari Indiani e dei Territori del Nord), di quelli Provinciali (Québéc e Yellowkife), dello Science Advisory Board of the Northwest Territories, a Yellowknife. Oltre che del Ministero degli Affari Esteri Italiano, dell’Ambasciata del Canada a Roma, dell'Ambasciata d'Italia ad Ottawa, del Consolato Generale Italiano a Vancouver, della collaborazione della Canadian Pacific.
  6. ^ I progetti di ricerca sul campo, una volta avviati, a volte devono cambiare. Cercando di adattarsi alla situazione concreta e alla realtà che deve affrontare lo studioso. Come nel 1987. Quando, per insormontabili difficoltà di diversa natura, una volta arrivato a Montréal (Canada), ha dovuto cambiare campo di indagine sic et simpliciter. Grazie al fatto che le notizie che periodicamente arrivavano a Roma dal Canada, oltre che dal nostro Ministero degli Affari Esteri, aveva presagito l'impossibilità di proseguire, approfondendola, la sua ricerca sugli Inuit dell'Artico canadese, in questo caso della Baia di Hudson (Sanikiluaq, Isole Belcher). Sicché, con il cosiddetto "Piano B.", che in qualche misura aveva già predisposto nelle sue linee principali prima di partire, avrebbe dato corpo e sostanza, rivitalizzandolo, al suo Programma sulle Comunità Marittime del Nord Atlantico.
  7. ^ Una ricerca socio-antropologica "partecipata" applicata ad un progetto di sviluppo integrato della Comunità Montana del Turano: ipotesi ed eventuali future implicazioni operative ai fini di un concreto miglioramento della "qualità" della vita" (sviluppo) degli abitanti della Comunità' medesima, Aprile 1989, DOI: 10.13140/RG.2.2.21664.40968
  8. ^ Ascrea e la Valle del Turano: analisi socio-economica e culturale di un borgo montano dell'Alta Sabina, aprile 1989, DOI: 10.13140/RG.2.2.28561.25449

domenica 18 giugno 2023

98. IL QR CODE DEL BLOG, OVVERO L'EVOLUZIONE TECNOLOGICA ANCHE NELLE COMUNICAZIONI INDISPENSABILI PER SVOLGERE UNA RICERCA ANTROPOLOGICA SUL CAMPO

 

Anche questo blog ha il suo bravo QR Code... Grazie a:

https://goqr.me/#t=url

.....

Grazie alla cortesia di un mio carissimo amico, ho potuto controllare la “veloce risposta” (qr code) del mio blog!  

Infatti non possiedo uno smartphone, ma solo un “classico” telefonino, che adopero generalmente in campagna al posto del telefono fisso. Qualcuno potrebbe forse vedermi come un Hiroo Onoda, l’ultimo militare giapponese, arrestato nel 1974 nelle giungle delle Filippine, perché non credeva che la guerra fosse finita…



E dire che la prima volta che ebbi modo di osservare questo strano disegno, di cui ignoravo completamente il significato, fu nel 2014 a Tallinn, la capitale dell’Estonia. Dove ero giunto da Helsinki, attraversando il Golfo di Finlandia con un traghetto. Poi avrei proseguito per Riga, la capitale della Lettonia, grazie ad un autobus internazionale.  

Il “logo” figurava su un manifesto incollato su un tabellone del porto. Probabilmente allora i qr non erano così diffusi in Italia. D’altronde sapevo bene come in Europa l’Estonia fosse all’avanguardia dal punto di vista informatico e digitale.

Del resto la tecnologia avanza e gli strumenti a disposizione per comunicare sono sempre più sofisticati.

Negli anni 1970 e 1980 le mie ricerche in Africa, Mesoamerica e Canada sarebbero state propedeuticamente facilitate dall’Italia grazie a telefono (SIP e Italcable con prenotazione), posta aerea, aereogrammi e telex. Mentre quelle sulle comunità marittime dell’Atlantico del Nord degli anni ‘1990 si sarebbero invece interamente avvalse del mio fax.

Oggi, nel XXI secolo, un’eventuale ricerca sul campo godrebbe, non solo del fantascientifico supporto di Internet, ma anche di E-Mails, PEC, Skype, Zoom, Remo… Tutta un’altra era!

Posso ancora aggiungere come nel 1994, quando effettuai la mia ricerca tra i minatori norvegesi e russi delle isole Svalbard (allora avevo solo il pc. Sarei andato su Internet nel 1995. Quando la velocità di connessione era solo di 25 KB al secondo, in seguito arrivata a 33 KB. Internet era abbastanza cara. Bisognava collegarsi telefonicamente ad un numero particolare, rendendo “muto” il telefono di casa. E, se non ricordo male, le pagine Web nel mondo all’epoca erano poco più di 1 milione…), scoprì come il celebre Istituto Polare Norvegese, il Norsk Polarinstitutt (allora ad Oslo, oggi a Tromsø), accanto al numero di fax e all’indirizzo postale avesse “l’e-mail”, di cui non conoscevo il significato. L’avrei scoperto solo l’anno appresso… 

Anche se non è stato "controllato", ecco il qr code della mia pagina principale su Research Gate, il portale dei ricercatori di tutto il mondo: 


N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno


venerdì 28 aprile 2023

90. E' IN CORSO DI PUBBLICAZIONE SU AMAZON IL MIO E-BOOK: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 

COLLANA: VIAGGI E RICERCHE DI UN ANTROPOLOGO TRA VECCHIO E NUOVO MONDO, VOL. 19


PRESENTAZIONE

Nel corso dei viaggi di ricerca che mi hanno condotto in diversi settori dell'emisfero boreale, mi sono spesso imbattuto nei resti e nelle, più o meno vistose, tracce di stabilimenti e di stazioni di caccia alle balene. 
Sovente abbandonate da molto tempo, altre volte solo da pochi decenni, costituiscono il simbolo di un'era ormai lontana nel tempo, alla quale la maggioranza di noi si sente oggi totalmente estranea.
 Nonostante le numerose e complesse implicazioni inerenti alla tecnica e all'oggetto stesso della caccia, la sanguinosa mattanza dei cetacei, per lunghi secoli e per diversi popoli, in particolare di regioni e aree marittime, ha rappresentato una parte invero non secondaria, se non di determinante importanza, della loro cultura. 
Caratterizzata da uno stretto rapporto con l'habitat e l'ambiente marittimo.   
Bisogna infatti ricordare, e ciò è valido ed è ugualmente estensibile a tanti altri campi del nostro vivere quotidiano, come del tutto "recenti" siano le conquiste operate da ecologi ed etologi, da "verdi" ed animalisti.
Il problema nacque e si impose all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale e dei governi, con sempre più forza e determinazione, non a causa della caccia in se stessa. 
Ma, come al solito, dal "progresso", che anche in questo campo ha comportato l'impiego di tecnologie sempre più devastanti e distruttrici. 
A partire dall'invenzione, nel 1864, del celebre cannoncino fiocinatore esplosivo, ad opera del norvegese Svend Foyn. 
Per cui quello che era un "prelievo" di risorse marine, nel tempo si sarebbe trasformato nell’indiscriminato sterminio dei cetacei, alcuni dei quali erano, e sono tuttora, minacciati di estinzione!
Se le vecchie stazioni baleniere abbandonate, che mostrano oggi abbondanti tracce  del degrado provocato dallo scorrere del tempo e dalle avverse condizioni climatiche, ci ricordano anche "realtà" che possono anche non piacerci, poiché indissolubilmente collegate alla morte di tanti grandi mammiferi marini, l'avvistamento delle balene, sia volontario, nel corso di appositi e gradevoli whale-watching, o casuale,  ha sempre provocato, in chi scrive, un'eccitazione ed un'esaltazione indescrivibili, quasi fanciullesche, che mai erano state altrove provate.
 In Africa il paragone va ai tanti elefanti, rinoceronti, od addirittura ai leopardi, intravisti, fotografati, e perfino inseguiti, tra Kenya settentrionale e Sudan meridionale. 
Strano a dirsi, ma l'incontro con i grandi abitatori della savana non riesce a reggere il confronto con quello delle balene. 
È un contatto visivo, ma non solo..., che trascende il rapporto occhi-cervello: è emotivo, istintivo. 
Si collega alla parte più nascosta di noi, quella che gli psicanalisti definiscono l'io, che riesce a smuovere perfino le "acque" del nostro subconscio.  
E quella, in effetti, rappresenta un'imprevedibile e sorprendente realtà del mare che è riuscita sempre a stupirmi. 
Ad attrarmi per tutte le sue implicazioni, di fantasia e di mistero, ma anche per quell'alone di poesia, che pure quel mastodontico abitatore delle profondità oceaniche, con i suoi comportamenti di superficie, a volte flessuosi come quelli di una ballerina d'opera, è riuscita sempre a evidenziare. 
Suscitando profondi, indimenticabili, turbamenti.
 Ecco le tappe del nostro lungo itinerario nello spazio e nel tempo: Alaska sud-orientale (USA); isola di Vancouver (Colombia Britannica, Canada); Tuktoyaktuk (Mare di Beaufort, Artico occidentale, Canada); Qausuittuq (Alto Artico canadese); Iqaluit e Pangnirtung (isola di Baffin, Artico orientale, Canada); Narsaq (costa occidentale della Groenlandia meridionale); Svalbard (Norvegia); Norvegia; Islanda; Shetland, Orcadi, Ebridi Esterne, St Kilda (Scozia, UK); Fær Øer (Danimarca); Saint-Pierre et Miquelon (Francia), Terranova, Québec (Canada). E, in Appendice: Madeira (Portogallo);  Canarie (Spagna).

 151 pp, 131 foto (102 a colori), 249 note.


domenica 12 marzo 2023

84. "DAL KENYA ALLE BALENE"... ECCO IL SOMMARIO DEL MIO PROSSIMO LIBRO: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

E' la foto d'epoca che apparirà sulla copertina dell'E-Book. Per le versioni stampate (a colori e in bianco e nero) ho scelto due illustrazioni a colori: uno storico dipinto olandese e una mia foto   . 

 A dicembre, a margine di un post, avevo fatto presente che stavo lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA. 


Infatti, sulla spinta della forte ondata emotiva, provocata dalla pubblicazione sul blog del mio incompiuto romanzo giovanile ambientato in Kenya, e risalente ad esattamente sessanta anni fa, da ex africanista avevo deciso che fosse ora di elaborare un mio vecchio progetto sui “Popoli del Kenya”. Dove negli anni ‘1970 e ‘1980 avevo effettuato due sessioni di ricerca. 


Purtroppo ancora una volta mi sono lasciato “trasportare” dalla mia vecchia abitudine di ricercatore “a tutto tondo”: biblioteca, archivio, Internet, diari di viaggio, diari di ricerca, registrazioni audio, diapositive. 

Per cui ritengo che l’introduzione, se non sarà certamentebreve”, sarà perlomeno interessante!


A Capodanno ho deciso di interrompere per un periodo la compilazione del libro sul Kenya. 


Iniziando a portare avanti un secondo progetto, che riguardava balene e balenieri”. Da tempo gelosamente conservato, sia pure nelle sue grandi linee, nel “forziere”, pardon… nel mio computer!


Una volta completamente ultimato (testo e illustrazioni), il libro darà modo al lettore di effettuare un articolato itinerario nello spazio e nel tempo. 


Con una lunga navigazione virtuale tra Alaska sud-orientale (USA); l’isola di Vancouver (Colombia Britannica, Canada); Tuktoyaktuk (Mare di Beaufort, Artico occidentale, Canada); Qausuittuq (Cornwallis Island, Alto Artico canadese); Iqaluit e Pangnirtung (isola di Baffin, Artico orientale, Canada); Narsaq (costa occidentale della Groenlandia meridionale); Svalbard (Norvegia); Norvegia; Islanda; Shetland, Orcadi, Ebridi Esterne, St Kilda (Scozia, UK); Fær Øer (Danimarca); Saint-Pierre et Miquelon (Francia), Terranova, Québec (Canada), Madeira (Portogallo);  Canarie (Spagna).

IL TESTO DEL NUOVO LIBRO È OGGI PRESSOCHÉ COMPLETO. ECCO IL SOMMARIO:

1. PREMESSA

2. INTRODUZIONE

LA CACCIA NELLA PREISTORIA: ALTA, NORD NORGE

I BALENIERI E L'ESPLORAZIONE

LA CACCIA ALLE BALENE, TRADIZIONALE ATTIVITÀ ECONOMICA DI ALCUNE COMUNITÀ MARITTIME EUROPEE

I balenieri europei ed americani e gli Inuit

3. LA CACCIA ALLE BALENE PRESSO ALCUNE POPOLAZIONI AUTOCTONE AMERICANE

INUIT

I PRE-INUIT: THULE (800-1700 D.C.)

INDIANI DEL NORD-OVEST

4. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE

IL MIO PRIMISSIMO “INCONTRO” CON UNA BALENA È AVVENUTO A… ROMA!

A DISTANZA DI QUASI SETTANTA ANNI, UN’IMPREVISTA E SORPRENDENTE INTEGRAZIONE!

NELL’AMERICA DEL NORD

Québec

Alaska Sud-Orientale

L’isola di Terranova, Canada

Mare di Beaufort, Artico occidentale canadese, Northwest Territories

L’insediamento di Tuktoyaktuk, già Port Brabant

5. LA CACCIA ALLE BALENE: STORICA

NELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA)

Indiani Nootka (oggi Nuu-chah-nulth) dell’isola di Vancouver

Stazioni di caccia canadesi e statunitensi

La caccia alle balene nelle acque della Colombia Britannica

A SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA)

LE STAZIONI BALENIERE DI TERRANOVA (PROVINCIA DI TERRANOVA E LABRADOR, CANADA)

NELL’ARTICO CANADESE ORIENTALE

LA STORIA DELLA RISCOPERTA DEL CUMBERLAND SOUND, NELL’ISOLA DI BAFFIN, DA PARTE DEL BALENIERE ED ESPLORATORE SCOZZESE WILLIAM PENNY

CUMBERLAND SOUND, ISOLA DI BAFFIN, NUNAVUT: 

LA STAZIONE BALENIERA DELLA COMPAGNIA DELLA BAIA DI HUDSON DI PANGNIRTUNG, NELL’OMONIMO FIORDO

LE STAZIONI DI CACCIA ALLE BALENE DEL CUMBERLAND SOUND

La stazione fondata da William Penny nell’isola di Kekerten (lato orientale del Sound)

KEKERTEN, IL CUMBERLAND SOUND E L’INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO DI FRANZ BOAS

La stazione sull’isola di Blacklead (lato occidentale del Sound)

NELLE ISOLE SHETLAND (SCOZIA, UK)

Un altro “mancato” avvistamento...

NELLE ISOLE ORCADI (SCOZIA, UK)

NELLE ISOLE SVALBARD, NORVEGIA

Il “Fiordo Verde” (Grønfjorden)

Smeerenburg, la “città del grasso”, XVII secolo, Svalbard

NELLE EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK)

Isola di Lewis

Bunavoneadar, la stazione a terra norvegese dell’isola di Harris

St Kilda

6. LA CACCIA ALLE BALENE: ATTUALE

IQALUIT (GIÀ FROBISHER BAY, ISOLA DI BAFFIN, ARTICO ORIENTALE, NUNAVUT, CANADA)

A RESOLUTE BAY (OGGI QAUSUITTUQ, CORNWALLIS ISLAND, HIGH ARCTIC, NUNAVUT, CANADA)

Le tracce lasciate dai cacciatori di balene di Thule sull’isola Cornwallis

La caccia alle balene da parte degli Inuit nuovi arrivati

NARSAQ (COSTA OCCIDENTALE DELLA GROENLANDIA MERIDIONALE, DANIMARCA)

Dalla caccia alle balene dei “preistorici” Thule a quella degli odierni Kalaallit

LA GROENLANDIA OCCIDENTALE E LA CACCIA ALLE BALENE NELLO STRETTO DI DAVIS

NELLE ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA): IL GRINDADRÁP, LA CACCIA COMUNITARIA

Diario di viaggio da Tórshavn, capitale delle isole Fær Øer

IN ISLANDA

Dal diario di viaggio

IN NORVEGIA, QUANDO LA CACCIA ALLE BALENE NON È COSÌ PUBBLICIZZATA, COME L’ISLANDESE, LA FAROESE (O LA GIAPPONESE)

LA PROLIFERAZIONE DELLE STAZIONI DI CACCIA NORVEGESI NELL’ATLANTICO DEL NORD, FINE XIX SECOLO-CA. 1920

Diario di viaggio dall’isola faroese di Streymoy

7. BALENE, UNA SCHEDA

PICCOLE:

MEDIE:

GRANDI:

8. APPENDICE

LA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DI MADEIRA (PORTOGALLO), 1941-1986

L’«isola-giardino» sub-tropicale di Madeira

Balene, tra caccia (1941-1986) e attuale Whale Watching 

Il programma originario del viaggio e l’incendio di Monte

La caccia alla balena e l’Empresa Baleeira do Arquipélago da Madeira 

IL GIGANTESCO FLOP DELLA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DELLE CANARIE (SPAGNA), 1784-1806

Breve introduzione all'arcipelago

Lanzarote

Fuerteventura

La grave situazione socio-economica e sanitaria del secolo XVIII nelle Canarie, provocata da eruzioni vulcaniche, fame, povertà, epidemie

La caccia alle balene per ottenere olio per illuminazione e per sfamare gli isolani: cronologia di un fallimento ventennale

 

9. BIBLIOGRAFIA

 

 

venerdì 30 settembre 2022

66. LA “PORTA DELL’ARTICO”: TROMSØ, NORD NORGE

 

Foto panoramica di Tromsø e dell'isola di Tromsøya, scattata dalla collina di Storsteinen (420 m). Riconoscibile è l’ingresso del porto, a sinistra del ponte, che la collega alla terraferma. Sullo sfondo l’isola di Kvaloya.
Mentre il molo di sinistra è parzialmente fuori quadro, è riconoscibile quello di destra, il Nordjeteen. Sulla destra della foto, in basso, la stupenda Tromsdalen Kirke, la cosiddetta Ishavskatedralen, la "Cattedrale dell’Artico" 
(© Franco Pelliccioni)  

La città di Tromsø, considerata la “Porta dell’Artico”, venne fondata nel 1794, ben al di là del Circolo Polare Artico (350 km), nella regione del Troms, di cui diventerà il capoluogo.

L'ULTIMA TAPPA NORVEGESE, PRIMA DEL VOLO ALLE SVALBARD 

La città ha rappresentato per me una tappa intermedia nell'avvicinamento alla meta finale, le isole Svalbard, oltre le fredde e desolate acque del mare di Barents, a 1.300 km di distanza dal Polo. Dove nel 1994, anche in quelle terre "ai confini del mondo", ho portato avanti il discorso sull'etnicità e sull'integrazione panetnica che, primo tra i ricercatori italiani, avevo iniziato nell'ormai lontano 1976 (Isiolo, Kenya settentrionale). Tra l’altro la mia è stata anche la prima indagine socio-antropologica ad essere effettuata nell'arcipelago artico, e la prima svolta tra le comunità di minatori norvegesi e russi (ma anche ucraini... La mia competente interprete, l'ing. mineraria Helena Chuprina, messami gentilmente a disposizione dal Rappresentante in Norvegia della Compagnia Mineraria russa Trust Arktikugolera ucraina!) che, esempio unico al mondo, avevano coesistito pacificamente in quelle lande per decenni. Perciò anche durante la "guerra fredda"!

[Il "pezzo" è stato elaborato nel 2014. Quindi riferimenti e dati, salvo poche eccezioni, si riferiscono a quell’anno. Poiché non tengono conto dei successivi e gravi avvenimenti geopolitici: l’annessione della Crimea alla Russia, la guerra contro i secessionisti del Donbass, le sanzioni occidentali, l’invasione russa dell’Ucraina…]

LA CITTA', L'ISTITUTO POLARE NORVEGESE, L'UNIVERSITA', I MUSEI

La città di Tromsø, la maggiore di tutta la Norvegia settentrionale (77.000 abitanti nel 2019), è un piccolo gioiello dell’architettura nordica, con la sua passeggiata sulla via principale, la Storgata, il monumento ad Amundsen, i moli del trafficato porto, istituti superiori, musei d'arte, stazione meteorologica, stazione radio, l’Osservatorio delle Luci settentrionali, cioè le Aurore Boreali (dal 1927), varie industrie.

L'Aurora Boreale fotografata a Tromsø, 2011
(CC Some rights reserved, Frank Olsen)

Nel 1998 qui veniva trasferito da Oslo anche il celebre Istituto Polare Norvegese.

Nel Museo Polare (Polarmuseet i Tromsø), fondato nel 1976, incontrerò Torbjorn Trulssen, il Direttore (Museumsbestyrer). 

Situato in un magazzino del 1837, il Museo raccoglie i reperti delle decine e decine di spedizioni artiche, esplorative o per la caccia alle foche ed agli animali da pelliccia. Mentre nel Museo "all'aperto" della città, a Skansen, troviamo l'edificio più antico della città (del 1789). Perché qui sono stati ricostruiti numerosi edifici storici della città. 

Il Museo della città di Tromsø (del 1872), unitamente alla Biblioteca, rappresenta un Dipartimento decentrato dell'Università fondata nel 1972 che, fino all’inaugurazione dell’Università delle Svalbard, è stata la più settentrionale al mondo

[Dopo la fusione con diversi centri di istruzione superiore della Norvegia settentrionale, nel 2013 è diventata Università di Tromsø-Università Artica della Norvegia (Universitetet i Tromsø (UiT)-Norges arktiske universitet. Fusioni proseguite negli anni successivi, tanto che oggi l’Università dispone di ben sei campus].

Le splendide collezioni museali offrono un’ampia panoramica del folklore degli abitanti del Nord Norge. Autentico blend di popoli: lapponi (Sami), norvegesi meridionali (commercianti, coloni, pubblici ufficiali) e finlandesi (Kvens, che tra l’inizio del XVII secolo e il 1860 si stabilirono in queste regioni). 

Tre etnie che vanno ad incontrarsi proprio in quest’area, come giustamente rilevò il poeta e scrittore Carl Schøyen (1877-1951) nel libro del 1918: Tre stammers møte ("Incontro di tre popoli").

GLI ANTICHI RAPPORTI COMMERCIALI CON I RUSSI

Genti che, per di più, hanno commerciato per secoli (dal XIII secolo alla rivoluzione del 1917) con i mercanti Pomori, grandi navigatori provenienti dalla Russia settentrionale. Scambiando legno, farina, cordami con pesce, carne e pelli. Una presenza slava che, nel tempo, avrebbe innescato innumerevoli relazioni amicali tra i due popoli, ma anche influenzato i dettagli architettonici (guglie, torri) di numerose abitazioni.

Nella parte centrale del XX secolo la società norvegese Pomor Nordic Trade riallacciò i rapporti commerciali con i russi. 

Il ristorante Pomor nella Storgata 
(© Franco Pelliccioni)
 

Dagli anni ‘1990 la presenza slava si è intensificata in misura esponenziale: 489 navi nel 1997 (solo nella giornata del 3 marzo 2003 in porto c’erano ben 22 navi russe). Oggi [2014] i loro pescherecci scaricano il pesce, attendono per le “quote”, fanno rifornimento, riparano le imbarcazioni. È una presenza che non passa invero inosservata. Poiché annualmente sbarcano mediamente 15.000 marinai russi!

Nei pochi spazi giornalieri, che ero riuscito certosinamente a ritagliarmi, per dare un'occhiata in giro, visti i numerosi impegni già previsti da Roma, tra visite e incontri (Ingeborg Harsten, Chief Administrator Social Studies Institute, dell’Università di Tromsø; Reidar Bertelsen, Archeologo e Preside della Facoltà; Trond Thuen, Direttore dell’Institute of Social Science, Department of Social Anthropology and Sami Studies; l’archeologo Per Kirre Reymevt. Oltre che con Tor Sveum, direttore delle Pubbliche Relazioni), in una delle piazze principali della città avevo ammirato lo stupendo Duomo Luterano in legno del 1861- Tromssan Tuomiokirkko - e più tardi, dalle banchine del porto, sarei stato attratto dalla vista della Cattedrale Artica (la Tromsdalenin Kirkko, del 1965), che troneggia imponente dall'altra parte del ponte, che collega il continente all'omonima isola di Tromsø (Tromsøya), dove è sita la città.

La parte finale del ponte che collega l’isola di Tromsø alla terraferma e la “Cattedrale dell’Artico” 
(© Franco Pelliccioni)
  

La Cattedrale cattolica sede del vescovado, anch'esso ovviamente il più settentrionale del globo, si trova nei pressi del Centro Culturale e della Stortoget, la piazza centrale del mercato. 

Grazie all'ausilio di un'interprete, messami gentilmente a disposizione da Miss Hilde Johnsen, Produktsjef del Troms Arrangement, sulla sommità della collina di Storsteinen (raggiunta con la funivia), di fronte all'isola di Tromsøavrei intervistato Inga Sara Eira. Lappone (Sami) del Finnmark e commerciante in oggetti artigianali, oggi si direbbe “etnici”. Dopo aver accettato di prendere, assieme alla mia interprete, un caffè, che ci preparerà all'interno di una delle sue due tende (lavvu).  

L'interprete norvegese mi fotografa assieme ad Inga
(© Franco Pelliccioni)

Infatti la città è anche un centro privilegiato di questa etnia nordica. A partire dagli anni 1970. Quando cultura e lingua sono state rivitalizzate, tanto da essere insegnate in alcune scuole. Così che oggi il toponimo norvegese “Tromsø” viene ufficialmente accompagnato dal Sami “Romssa”!

Nel 1257 venne fondata la prima chiesa missionaria "tra norvegesi e Sami". Man mano attorno ad essa si raccolsero case di pescatori e botteghe. 

In una lettera papale del 1308 si parla della "Chiesa di Maria a Troms vicina ai pagani": Ecclesia Sanctae Mariae de Trums juxta paganos. Successivamente vennero edificate sette cappelle. Ricordo come Papa Clemente V (1264-1314)  concesse un'indulgenza - da 100 giorni ad un anno - a tutti coloro che avrebbero visitato la Chiesa di Maria, dal 1639 diventata sede parrocchiale. Fino ad allora la chiesa sarebbe dipesa dalla città meridionale di Bergen, successivamente da Trondheim.

ALLA FINE DEL XVIII SECOLO RICEVE LO STATUS DI CITTA'

Nel 1794 re Cristiano VII di Danimarca, alla quale apparteneva la Norvegia, concesse a Tromsø lo status di città-mercato, dopo l’abolizione del monopolio del commercio del merluzzo di Bergen. Allora contava solo un’ottantina di abitanti.

Nel 1805 un grossista originario di Copenaghen iniziava ad esportare pesce essiccato. Spedendo una prima partita in Italia, a Messina. 

Intorno al 1820 in un’area gigantesca, che andava dal Canada, alle Svalbard, alla Nuova Zemlja, ebbero inizio le spedizioni di caccia alle volpi, agli orsi polari, ai trichechi, alle foche. Trent’anni dopo (1850) il traffico del porto, che dal 1827 aveva una sua commissione ad hoc, superava per mole quello dell’importante centro settentrionale di Hammerfest. Un commercio importante, che avrebbe interessato la russa Arcangelo, come la francese Bordeaux… Al 1848 risale invece il primo cantiere navale. Così, per merito della pesca, la città dalla metà del sec. XIX conoscerà un fortissimo sviluppo. 

IL KNOW-HOW ARTICO

Alla fine del secolo XIX Tromsø non solo è il principale centro commerciale nordico, ma le conoscenze artiche, intimamente condivise da molti dei suoi abitanti, non potranno che attrarre numerosi esploratori, che qui recluteranno i loro equipaggi.

Tromsø con il Tromstind, al di là dello stretto, ca. 1900 (Library of Congress, USA)

Attualmente è uno dei maggiori porti della Norvegia e il maggiore hub infrastrutturale della regione denominata “Barents-Euro-Artica”. Un porto favorito dalla presenza della Corrente del Golfo che, nonostante la latitudine, lo rende tutto l’anno privo di ghiacci. Accoglie navi da crociera e flottiglie di pescherecci. 

LA PESCA

"Mucchi di merluzzo che vengono essiccati vicino a Tromso".1907, foto Jules Richard (University of Washington)

Infatti, dopo petrolio e gas, la pesca è la seconda fonte di esportazione del paese. Un'industria preziosa che, accanto alla pesca tradizionale, comprende acquacoltura ed inscatolamento. Il settore impiega oggi circa il 5% della forza lavoro della Norvegia settentrionale. Malgrado negli ultimi dieci anni si sia dimezzato il numero delle navi da pesca e negli ultimi venti il personale impiegato…

La Norvegia è anche il secondo esportatore di pesce al mondo. Soprattutto grazie alle attività portate avanti da Tromsø, nel 2009 sono state prese 2,5 milioni di tonnellate, pari a 11,1 miliardi di corone norvegesi (NOK), senza contare le 958.000 tonnellate provenienti da acquacoltura e dai crostacei. Va ancora aggiunto come tecnologie innovative si aggiungano sinergicamente al rispetto per l’ambiente marino e ad un’acquacoltura sostenibile. Nel contesto del progetto MAREANO, ad esempio, dal 2006 si stanno realizzando dettagliate mappe del Mar di Barents: batimetria, fondo marino, biodiversità, habitat, chimica ambientale ed inquinamento.

Non a caso la centralità della città nel settore ittico è ulteriormente confermata dalla presenza del Norges Råfisklag (Associazione di Vendita dei Pescatori Norvegesi), dal Norwegian Seafood Export Council, oltre che da un’importante Scuola Marittima (fondata nel 1864). Dove si addestrano gli studenti ai quali si insegna l’arte della marineria, navigazione, trasporto, logistica e sicurezza. Anche impiegando la nave scuola MS “Kongsnes” che, solcando le acque della costa del Nord Norge, offre ai pescatori norme ed addestramento sulla sicurezza.

Inoltre, proprio per “non farsi mancare nulla”, nell’Università di Tromsø è presente il Collegio Norvegese di Scienza della Pesca (Norges fiskerihøgskole, NFH), dotato di una grande nave rompighiaccio, la “Jan Mayen”, oltre che del più modesto “Johan Ruud”. 

LA PARIGI DEL NORD

Il centro di Tromsø in questa foto panoramica, ca. 1901-1910 (Nasjonalbiblioteket,  Mo i Rana)

Tromsø nel XIX secolo fu anche conosciuta come la "Parigi del Nord". Ai forestieri risultava infatti ben più “civilizzata” rispetto a quanto potevano attendersi da una comunità così isolata, a quella latitudine! D’altronde, all’epoca, il mondo intero riteneva la capitale francese l’ombelico del mondo, e qualsiasi comparazione non poteva che aver luogo con essa… Grazie ai notevoli guadagni provenienti da pesca e caccia agli animali da pelliccia, le signore erano così in grado di importare direttamente da Parigi abiti, accessori e quant’altro. Snobbando i più "vicini" negozi di Oslo. Non a caso ancora oggi i moli del porto si chiamano jetéen.

La visita del re di Norvegia a Tromsø nel 1907
 

UN'ESCURSIONE NEL TROMS

Tromsø è stato anche il punto di partenza per un giro di un'intera, intensa, giornata nello splendido Troms settentrionale. Utilizzando ferries, ponti e ben mimetizzate gallerie sottomarine. Lungo la frastagliatissima linea costiera numerosi sono i porti pescherecci, gli stretti, i fiordi.

Come quello di Lyngen, dove molti Lapponi (Sami) "costieri" sono di confessione Lestadiana. Setta puritana fondata nel 1844 dal prete luterano svedese Laestadius. Dove sotto il sole brillano i vasti ghiacciai alpini (la cima più alta delle Alpi di Lyngen è lo Jekkevare, con i suoi 1.833 m) e non è inusuale compiere inaspettati incontri "stradali" con renne selvatiche (sull'isola di Ringvassoy), mentre assai vicino è il confine con la Finlandia...

...

La città di Tromsø e i popoli della Fennoscandia (Norvegia Settentrionale: Sami - Lapponi -, Kvens e Careli finlandesi) figurano nel mio libro Amazon: 

Qui Base Artica Dirigibile Italia, Svalbard. Dalla Terra degli Orsi Polari una Rassegna e un Inventario Culturale dei Popoli del Grande Nord

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