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sabato 23 settembre 2023

108 BIS. UNA "VOCE", LA MIA, CHE NON TROVERETE SU WIKIPEDIA! PARTE SECONDA: LE RICERCHE SUL CAMPO

 



LE RICERCHE SUL CAMPO

L'INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO: ISIOLO, KENYA SETTENTRIONALE, 1976

Nel 1976 effettua la sua prima ricerca sul campo in Africa orientale, nel centro multietnico e multiculturale di Isiolo: "Studio della situazione etnico sociale di Isiolo, Kenya settentrionale”, su suggerimento del suo mentore, il Prof. Bernardo Bernardi, uno dei Maestri dell'Antropologia Culturale italiana(1). In Kenya si associa come Ricercatore all'Institute of African Studies dell'Università di Nairobi(2).

INTERLUDIO MESOAMERICANO, 1978

Nel 1978 effettua una ricerca di comunità nel villaggio di Santa Maria del Mar (Istmo di Tehuantepec, Oaxaca, Messico) abitato dagli indios pescatori Huave, per verificare sul terreno alcune ipotesi formulate dagli americanisti Gerardo Bamonte e Gilberto Mazzoleni, che in precedenza avevano realizzato una ricerca nel vicino villaggio Huave di San Mateo del Mar, nell'ambito di un team diretto da Italo Signorini dell'Università di Roma(3).

SUD SUDAN, 1979

Partecipazione politica e integrazione sociale dei Dinka, Shilluk e Nuer in Malakal, centro urbano multietnico e multiculturale dell'Upper Nile, Sud Sudan.

KENYA, 1980

Survey socio-antropologico (sviluppo) tra i popoli nomadi, transumanti e sedentari (Turkana, Merille, Borana, Rendille, Elmolo) localizzati intorno alle sponde del Lago Turkana (già Rodolfo), Kenya nord-occidentale(4).

SUD SUDAN, 1980-81

Partecipazione politica e integrazione sociale dei Dinka, Shilluk e Nuer in Malakal, centro dell'Upper Nile , Sud Sudan. E' la seconda di sessione di ricerca in questo centro multietnico e multiculturale. In Sudan si associa come Ricercatore al Department of Anthropology of the University of Khartoum.

ISOLE SHETLAND E ORCADI (SCOZIA), 1982

Grazie ad un viaggio di studio (o di reconnaissance), prima delle Shetland, poi delle meridionali Orcadi, sia pure involontariamente sarebbe stato gettato il primo seme di ciò che anni dopo si sarebbe trasformato nel suo Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico Settentrionale.

In quel periodo era particolarmente attratto dalla quella che, a quei tempi, costituiva la terza "rivoluzione culturale", che gli abitanti delle isole Shetland stavano sperimentando sulla propria pelle. Il ritrovamento (1970-71) e lo sfruttamento razionale e sistematico (dal 1975) delle enormi riserve di petrolio e gas scoperte nella piattaforma continentale del Mare del Nord avevano portato alla costruzione di grandi infrastrutture a terra e comportato un conseguente afflusso di uomini, mezzi e denaro dalla Gran Bretagna e dal continente nelle isole. In quell’epoca le isole stavano perciò passando da un'economia di tipo pastorale e marittima, ad un'altra di tipo industriale, in passato anche fortemente contestata.

Il suo interesse per le più meridionali isole Orcadi era invece costituito, non solo dalla loro morfologia, ben più "dolce" rispetto alle montuose, frastagliate e aspre Shetland, ma anche dal poter verificare "in situ" la differenza, lo iato che si veniva allora formando, o che si era già aperto, tra i due arcipelaghi. Il tutto in assoluto "tempo reale". Costatando le situazioni una dopo l'altra. Temendo che un contrasto netto e cospicuo si fosse già delineato nelle posizioni raggiunte dai due arcipelaghi. Nel primo caso, tra quelle innovative e ormai sull'orlo di un'industrializzazione forzata, che dall’esterno appariva non particolarmente rispettosa dell’itinerario culturale perseguito nei secoli dagli Shetlanders. Nel secondo caso le tradizionali isole Orcadi non sembravano essere rimaste coinvolte, se non in maniera del tutto trascurabile, da turbolenti realtà economiche di tipo esogeno

INUIT DELL'ARTICO CANADESE, 1983

Indagine antropologica (sviluppo) in un campione di sei comunità Inuit dell'Artico canadese: Inuvik, Tuktoyaktuk (delta del Mackenzie, Mare di Beaufort, Artico occidentale); Qausuittuq (già Resolute Bay, Cornwallis Island, Alto Artico), Frobisher Bay (oggi Iqaluit), Pangnirtung (Baffin Island e Cumberland Sound, Artico orientale, oggi Nunavut), Kuujjuaq (già Fort Chimo, Penisola di Ungava, Nouveau Québec)(5).

ARCIPELAGO DI SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA) E ISOLA DI TERRANOVA (CANADA), 1987

Una Comunità Marittima Multietnica: Baschi, Normanni, Bretoni, Irlandesi. A non molta distanza dalle coste meridionali dell'immensa isola canadese di Terranova si trovano le due piccole e splendide isole di Saint-Pierre e Miquelon. Dal 1976 Dipartimento d'Oltremare e Collettività d'Oltremare francese dal 2003. I suoi poco più di seimila abitanti si concentrano nella città capoluogo di Saint-Pierre e nel villaggio dell’attigua Miquelon. Gli isolani discendono dai pescatori baschi, bretoni e normanni, che nel tempo vi si sono insediati. L’arcipelago rappresenta il più antico dei possedimenti francesi in terra americana, poiché è l'ultimo lembo della Nouvelle France(6).

L'indagine antropologica è stata resa possibile grazie ad interviste guidate a key informers individuati sia nella cittadina di Saint-Pierre, che nel villaggio di Miquelon.

Per quanto riguarda l'isola di Terranova, sono state individuate alcune comunità marttime (outports) ubicate nel settore orientale, nord e nord-occidentale dell'immensa e scarsamente popolata grande isola. Tenendo conto sia della loro dimensione demografica, che della loro importanza nel contesto economico regionale. Con particolare riguardo alle attività collegate alla pesca. Sono stati perciò "visitati" alcuni centri per la pesca offshore, come Saint John's, la capitale, che inshore. Scelri nell'ambito di quella grandiosa costellazione di piccoli e medi villaggi di pescatori sparsi lungo le innumerevoli piccole e grandi insenature della frastagliatussima linea costiera.

COMUNITA’ MONTANA DEL TURANO (LAZIO, ITALIA), 1984-1989

Ricerca sul campo “part time”, a seguito della quale sono scaturiti due progetti di ricerca “partecipata” applicata. Il primo relativo all’intera Comunità (approvato all’unanimità dal Consiglio della Comunità Montana come Piano del 1990)(7), il secondo alla cittadina di Ascrea(8).

SVALBARD (NORVEGIA), 1994

Ricerca socio-antropologica presso le comunità marittime norvegesi e russe delle isole Svalbard (Norvegia, Alto Artico): sviluppo, rapporto uomo-ambiente e integrazione multietnica in un arcipelago "ai confini del mondo"

ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA), 1995

Un approccio etno-antropologico alle comunità marittime delle isole Fær Øer, Danimarca. Individuazione e analisi del ruolo attualmente esercitato da una tradizione culturale e linguistica di antica derivazione vichinga, in un contesto geo-politico altamente modernizzato. Come il plurisecolare isolamento geo-spaziale ha saputo indirizzare la via "autonoma" faroese allo sviluppo

EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK) 1997

Ricerca socio-antropologica presso le comunità marittime delle Ebridi Esterne (Western Isles), Scozia: tradizione e cambiamento culturale in un arcipelago "Celtico" e "ai confini del mare"

1998 ISLANDA GROENLANDIA

Un Approccio Etno-Socio-Antropologico alle Comunita’ Marittime Islandesi di Antica Derivazione Vichingo-Norvegese. Con uno "studio del caso": Heimaey: Storia, Cultura, Economia (Pesca, Uccellagione, Turismo), in una comunità marittima di una giovane terra nordica e una ricognizione storico-archeologica nell’insediamento orientale della vicina "Terra Verde".


NOTE

  1. ^ " (...) 'Dott. Franco Pelliccioni, che si presenta candidato per l'insegnamento di Antropologia Culturale, mi permetto di esprimere, a sostegno della sua domanda, il mio apprezzamento per le sue qualità di studioso. Conosco il Dott. Pelliccioni dal periodo dei suoi studi secondari, quando mi sottomise, per consiglio di uno dei suoi insegnanti, un suo primissimo saggio sul problema dell'acculturazione. L'ho seguito successivamente quando il suo interesse per i problemi antropologici si è andato precisando con una notevole costanza di studio e di ricerca non solo sui problemi teorici generali ma anche sui problemi particolari dell'incontro esistenziale tra portatori di culture diverse. I suoi scritti sono di argomento prevalentemente africanistico, ma il suo interesse di studio si apre a trarre dall'esperienza specifica africana motivo di insegnamento per il superamento del pregiudizio etnocentrico". Firmato: Prof. Bernardo Bernardi, Ordinario di Antropologia Culturale, Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna, 18 aprile 1977
  2. ^ 1977. "Isiolo, centro di incontro etnico nel Kenya settentrionale (Rapporto preliminare)", Africa, giugno, pp. 260-282.
  3. ^ 1979. "Il cambiamento culturale tra gli indios lagunari di Santa Maria del Mar (Oaxaca, Messico):alcune osservazioni", Rivista di Etnologia- Antropologia Culturale, VII, pp. 94-103; 1979. " Lo spazio sociale tra gli indios Huave di Santa Maria del Mar: un approccio storico-culturale", Bollettino della Società Geografica Italiana, 10, 12, pp. 665-676.
  4. ^ Sessione di ricerca che ha sostituito la seconda fase del progetto Isiolo, che non si è potuta realizzare per via della situazione in cui allora versava il paese: a) risentimento della tribù dei Kikuyu nei confronti di un governo in maggioranza non Kikuyu; b) presenza dei guerriglieri somali shiftas, che imperversavano nelle aree nord-orientali. Arrivando sulle Nyambeni Hills all'altezza della città di Isiolo. Facendo sì che tutto il traffico veicolare venisse concentrato in colonne scortate da mezzi della polizia e dell'esercito kenyota.
  5. ^ Il survey è stato reso possibile grazie alla massiccia assistenza del Governo Federale (Ottawa, Ministero degli Affari Indiani e dei Territori del Nord), di quelli Provinciali (Québéc e Yellowkife), dello Science Advisory Board of the Northwest Territories, a Yellowknife. Oltre che del Ministero degli Affari Esteri Italiano, dell’Ambasciata del Canada a Roma, dell'Ambasciata d'Italia ad Ottawa, del Consolato Generale Italiano a Vancouver, della collaborazione della Canadian Pacific.
  6. ^ I progetti di ricerca sul campo, una volta avviati, a volte devono cambiare. Cercando di adattarsi alla situazione concreta e alla realtà che deve affrontare lo studioso. Come nel 1987. Quando, per insormontabili difficoltà di diversa natura, una volta arrivato a Montréal (Canada), ha dovuto cambiare campo di indagine sic et simpliciter. Grazie al fatto che le notizie che periodicamente arrivavano a Roma dal Canada, oltre che dal nostro Ministero degli Affari Esteri, aveva presagito l'impossibilità di proseguire, approfondendola, la sua ricerca sugli Inuit dell'Artico canadese, in questo caso della Baia di Hudson (Sanikiluaq, Isole Belcher). Sicché, con il cosiddetto "Piano B.", che in qualche misura aveva già predisposto nelle sue linee principali prima di partire, avrebbe dato corpo e sostanza, rivitalizzandolo, al suo Programma sulle Comunità Marittime del Nord Atlantico.
  7. ^ Una ricerca socio-antropologica "partecipata" applicata ad un progetto di sviluppo integrato della Comunità Montana del Turano: ipotesi ed eventuali future implicazioni operative ai fini di un concreto miglioramento della "qualità" della vita" (sviluppo) degli abitanti della Comunità' medesima, Aprile 1989, DOI: 10.13140/RG.2.2.21664.40968
  8. ^ Ascrea e la Valle del Turano: analisi socio-economica e culturale di un borgo montano dell'Alta Sabina, aprile 1989, DOI: 10.13140/RG.2.2.28561.25449

sabato 13 maggio 2023

92. È ONLINE SU AMAZON LA VERSIONE CARTACEA A COLORI DEL MIO BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 




La didascalia dell'immagine è tra le più "corpose" del libro: 
Spedizione alla caccia alle balene di Abraham Storck 1690: 
tre baleniere olandesi navigano nell'Oceano Artico, tra trichechi e banchi di ghiaccio. 
I membri dell'equipaggio stanno cacciando le balene, mentre allo stesso tempo cercano di combattere gli orsi polari. 
La domanda di olio di balena (ricavato dal grasso di balene, trichechi e foche) era molto aumentata in Europa, perché si era rivelata una buona alternativa agli oli vegetali. 
Dall’olio si ricavavano candele, lubrificanti, olio per lampade e saponi

https://www.amazon.it/dp/B0C522JP54




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163 pp., 156 foto, di cui 117 a colori "premium", 249 note e usuale grande formato: 16.99x24,41. 
Rispetto all’E-Book contiene 25 foto in più e due nuovi paragrafi: 
1. Disastro tra i ghiacci: la perdita della flotta baleniera statunitense al largo dell’Alaska, 1871. 
La spedizione del 2015 alla ricerca delle navi scomparse; 
2. In Islanda, navigando nella baia dove fu catturato Keiko, alias Willy, star del cinema hollywoodiano. 
Tutto è pronto per l’imminente ritorno dell’orca, dopo venti anni.   

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Ecco il sommario:

1. PREMESSA  
2. INTRODUZIONE
- LA CACCIA NELLA PREISTORIA: ALTA, NORD NORGE  15
- I BALENIERI E L'ESPLORAZIONE  
Disastro tra i ghiacci: la perdita della flotta baleniera statunitense al largo dell’Alaska, 1871. La spedizione del 2015 alla ricerca delle navi scomparse  
- LA CACCIA ALLE BALENE, TRADIZIONALE ATTIVITÀ 
- I balenieri europei ed americani e gli Inuit 
3. LA CACCIA ALLE BALENE PRESSO ALCUNE POPOLAZIONI AUTOCTONE AMERICANE . 
- INUIT  
- I PRE-INUIT: THULE (800-1700 D.C.)  
- INDIANI DEL NORD-OVEST  
4. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE  
- IL MIO PRIMISSIMO “INCONTRO” CON UNA BALENA È AVVENUTO A… ROMA!  
- A DISTANZA DI QUASI SETTANTA ANNI, UN’IMPREVISTA E SORPRENDENTE INTEGRAZIONE! 
- NELL’AMERICA DEL NORD  
- Québec  
- Alaska Sud-Orientale  
- L’isola di Terranova, Canada  
- Mare di Beaufort, Artico occidentale canadese, Northwest Territories 
- L’insediamento di Tuktoyaktuk, già Port Brabant. L’isola di Herschel 
5. LA CACCIA ALLE BALENE: STORICA  
- NELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA) 
- Indiani Nootka (oggi Nuu-chah-nulth) dell’isola di Vancouver  
- Stazioni di caccia canadesi e statunitensi 
- La caccia alle balene nelle acque della Colombia Britannica 
- A SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA)  
- LE STAZIONI BALENIERE DI TERRANOVA (PROVINCIA DI TERRANOVA E LABRADOR, CANADA) 
- Cumberland Sound, isola di Baffin, Nunavut: la stazione baleniera della Compagnia della Baia di Hudson di Pangnirtung, nell’omonimo fiordo 
- LE STAZIONI DI CACCIA ALLE BALENE DEL CUMBERLAND SOUND 
- La stazione fondata da William Penny nell’isola di Kekerten (lato orientale del Sound)  
- KEKERTEN, IL CUMBERLAND SOUND E L’INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO DI FRANZ BOAS  
- La stazione sull’isola di Blacklead (lato occidentale del Sound) 
- NELLE ISOLE SHETLAND (SCOZIA, UK)  
- Un altro “mancato” avvistamento...  
- NELLE ISOLE ORCADI (SCOZIA, UK)  
- NELLE ISOLE SVALBARD, NORVEGIA  
- Il “Fiordo Verde” (Grønfjorden)  
- Smeerenburg, la “città del grasso”, XVII secolo, Svalbard 
- NELLE EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK)  
- Isola di Lewis  
- Bunavoneadar, la stazione a terra norvegese dell’isola di Harris  83
- St Kilda 
6. LA CACCIA ALLE BALENE: ATTUALE  
- IQALUIT (GIÀ FROBISHER BAY, ISOLA DI BAFFIN, ARTICO ORIENTALE, NUNAVUT, CANADA)  
- A RESOLUTE BAY (OGGI QAUSUITTUQ, CORNWALLIS ISLAND, HIGH ARCTIC, NUNAVUT, CANADA) 
- Le tracce lasciate dai cacciatori di balene di Thule sull’isola Cornwallis  
- La caccia alle balene da parte degli Inuit nuovi arrivati 
- NARSAQ (COSTA OCCIDENTALE DELLA GROENLANDIA MERIDIONALE, DANIMARCA) 
- Dalla caccia alle balene dei “preistorici” Thule a quella degli odierni Kalaallit 
- La Groenlandia Occidentale e la caccia alle balene nello Stretto di Davis  
- NELLE ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA): IL GRINDADRÁP, LA CACCIA COMUNITARIA 
- Diario di viaggio da Tórshavn, capitale delle isole Fær Øer  
- IN ISLANDA  
- Dal diario di viaggio 
- IN NORVEGIA, QUANDO LA CACCIA ALLE BALENE NON È COSÌ PUBBLICIZZATA, COME L’ISLANDESE, LA FAROESE (O LA GIAPPONESE) 
- La proliferazione delle stazioni di caccia norvegesi nell’Atlantico del Nord, fine XIX secolo-ca. 1920  
- Diario di viaggio dall’isola faroese di Streymoy 
7. BALENE, UNA SCHEDA .
PICCOLE:  
MEDIE:  
GRANDI: 
In Islanda, navigando nella baia dove fu catturato Keiko, alias Willy, star del cinema hollywoodiano. Tutto è pronto per l’imminente ritorno dell’orca, dopo venti anni 
8. APPENDICE 
LA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DI MADEIRA (PORTOGALLO), 1941-1981  
- L’«isola-giardino» sub-tropicale di Madeira  
- Balene, tra caccia (1941-1986) e attuale Whale Watching  
- Il programma originario del viaggio e l’incendio di Monte  
- La caccia alla balena e l’Empresa Baleeira do Arquipélago da Madeira  
IL GIGANTESCO FLOP DELLA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DELLE CANARIE (SPAGNA), 1784-1806  
- Breve introduzione all’arcipelago 
- Lanzarote  
- Fuerteventura 
- La grave situazione socio-economica e sanitaria del secolo XVIII nelle Canarie, provocata da eruzioni vulcaniche, fame, povertà, epidemie  
- La caccia alle balene per ottenere olio per l’illuminazione e per sfamare gli isolani: cronologia di un fallimento ventennale 
9. BIBLIOGRAFIA 

N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno
p.s. del 3.1.2024
Oltre a questa versione a colori (e all'E-Book) ho poi pubblicato anche quella in bianco e nero.
Ecco le foto delle tre copertine:  



venerdì 28 aprile 2023

90. E' IN CORSO DI PUBBLICAZIONE SU AMAZON IL MIO E-BOOK: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 

COLLANA: VIAGGI E RICERCHE DI UN ANTROPOLOGO TRA VECCHIO E NUOVO MONDO, VOL. 19


PRESENTAZIONE

Nel corso dei viaggi di ricerca che mi hanno condotto in diversi settori dell'emisfero boreale, mi sono spesso imbattuto nei resti e nelle, più o meno vistose, tracce di stabilimenti e di stazioni di caccia alle balene. 
Sovente abbandonate da molto tempo, altre volte solo da pochi decenni, costituiscono il simbolo di un'era ormai lontana nel tempo, alla quale la maggioranza di noi si sente oggi totalmente estranea.
 Nonostante le numerose e complesse implicazioni inerenti alla tecnica e all'oggetto stesso della caccia, la sanguinosa mattanza dei cetacei, per lunghi secoli e per diversi popoli, in particolare di regioni e aree marittime, ha rappresentato una parte invero non secondaria, se non di determinante importanza, della loro cultura. 
Caratterizzata da uno stretto rapporto con l'habitat e l'ambiente marittimo.   
Bisogna infatti ricordare, e ciò è valido ed è ugualmente estensibile a tanti altri campi del nostro vivere quotidiano, come del tutto "recenti" siano le conquiste operate da ecologi ed etologi, da "verdi" ed animalisti.
Il problema nacque e si impose all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale e dei governi, con sempre più forza e determinazione, non a causa della caccia in se stessa. 
Ma, come al solito, dal "progresso", che anche in questo campo ha comportato l'impiego di tecnologie sempre più devastanti e distruttrici. 
A partire dall'invenzione, nel 1864, del celebre cannoncino fiocinatore esplosivo, ad opera del norvegese Svend Foyn. 
Per cui quello che era un "prelievo" di risorse marine, nel tempo si sarebbe trasformato nell’indiscriminato sterminio dei cetacei, alcuni dei quali erano, e sono tuttora, minacciati di estinzione!
Se le vecchie stazioni baleniere abbandonate, che mostrano oggi abbondanti tracce  del degrado provocato dallo scorrere del tempo e dalle avverse condizioni climatiche, ci ricordano anche "realtà" che possono anche non piacerci, poiché indissolubilmente collegate alla morte di tanti grandi mammiferi marini, l'avvistamento delle balene, sia volontario, nel corso di appositi e gradevoli whale-watching, o casuale,  ha sempre provocato, in chi scrive, un'eccitazione ed un'esaltazione indescrivibili, quasi fanciullesche, che mai erano state altrove provate.
 In Africa il paragone va ai tanti elefanti, rinoceronti, od addirittura ai leopardi, intravisti, fotografati, e perfino inseguiti, tra Kenya settentrionale e Sudan meridionale. 
Strano a dirsi, ma l'incontro con i grandi abitatori della savana non riesce a reggere il confronto con quello delle balene. 
È un contatto visivo, ma non solo..., che trascende il rapporto occhi-cervello: è emotivo, istintivo. 
Si collega alla parte più nascosta di noi, quella che gli psicanalisti definiscono l'io, che riesce a smuovere perfino le "acque" del nostro subconscio.  
E quella, in effetti, rappresenta un'imprevedibile e sorprendente realtà del mare che è riuscita sempre a stupirmi. 
Ad attrarmi per tutte le sue implicazioni, di fantasia e di mistero, ma anche per quell'alone di poesia, che pure quel mastodontico abitatore delle profondità oceaniche, con i suoi comportamenti di superficie, a volte flessuosi come quelli di una ballerina d'opera, è riuscita sempre a evidenziare. 
Suscitando profondi, indimenticabili, turbamenti.
 Ecco le tappe del nostro lungo itinerario nello spazio e nel tempo: Alaska sud-orientale (USA); isola di Vancouver (Colombia Britannica, Canada); Tuktoyaktuk (Mare di Beaufort, Artico occidentale, Canada); Qausuittuq (Alto Artico canadese); Iqaluit e Pangnirtung (isola di Baffin, Artico orientale, Canada); Narsaq (costa occidentale della Groenlandia meridionale); Svalbard (Norvegia); Norvegia; Islanda; Shetland, Orcadi, Ebridi Esterne, St Kilda (Scozia, UK); Fær Øer (Danimarca); Saint-Pierre et Miquelon (Francia), Terranova, Québec (Canada). E, in Appendice: Madeira (Portogallo);  Canarie (Spagna).

 151 pp, 131 foto (102 a colori), 249 note.


sabato 25 giugno 2022

38. UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DELLE POPOLAZIONI ARTICHE E SUBARTICHE DI ASIA, EUROPA E AMERICA

 

Oopungnewing, nei pressi dell’attuale Iqaluit (già Frobisher Bay, isola di Baffin, Canada), da: Arctic Researches and Life Among the Esquimaux: Being the Narrative of an Expedition in Search of Sir John Franklin in the Years 1860, 1861, and 1862, Charles Francis Hall (1865)

UNA DOVEROSA PREMESSA

Versione integrale della comunicazione “Le Scienze Umane e Geografiche nell'Artico, Priorità e Prospettive”  letta al Convegno Internazionale tenutosi a Ny Ålesund (Spitsbergen, Svalbard), nel corso dell’Inaugurazione Ufficiale della Base Artica Italiana del CNR "Dirigibile Italia" (1997).

L’arrivo dell’Italia di Nobile nella "Baia del Re" (Ny Ålesund, Svalbard),
6 maggio 1928

   Nonostante il tempo trascorso, ritengo tuttora valido quanto allora scrissi per l’importante e prestigiosa occasione, a proposito di quello che avrebbe dovuto rappresentare un robusto programma di ricerche artiche, da realizzare sia nella mia disciplina, che in quelle collaterali. Tutti studi sul campo da conseguire “partendo” da quella nostra straordinaria base alle Svalbard.

Le preziose armature dei Coriachi, Siberia. Jesup North Pacific Expedition
(1897-1902)
   Mi accinsi a compiere questa breve rassegna, sapendo benissimo come fosse solo un tentativo, un modesto approccio di un antropologo alle variegate realtà culturali dei popoli artici. Anche considerando il tempo limitatissimo avuto a disposizione per elaborarla. In altri tempi lo Schapera ebbe circa otto mesi per il suo Some Problems of Anthropological Research in Kenya Colony (1949). E dire che si trattava solo di un piccolo paese dell'East Africa, che ben conosco.

Jesup North Pacific Expedition (1897-1902): due giovani Tunguse (oggi Evenki), Siberia, In ossequio all’Antropologia Fisica ottocentesca la didascalia originale recita: “notare le proporzioni del corpo col grande volume della testa e del tronco

   Oggi sembra del tutto scontato ed ovvio affermare come quello di allora sia stato solo un grandioso sogno ad occhi aperti. Una sorta di wishful thinking, come dicono i britannici, del tutto utopistico e impossibile da concretizzare, sia pure in piccolissima parte, già ancor prima della crisi economica, in cui da anni versa il nostro paese. Poi, dopo che il mio “libro dei sogni” silente e modesto per lungo tempo è stato abbandonato in un cassetto, fin quasi ad essere dimenticato (nella Baia del Re avevo potuto leggere solo una sua breve “anticipazione” in inglese che, a mo’ di abstract, riporto in fondo al libro), ecco a ciel sereno arrivare un imprevisto input, che mi ha subito indotto a rileggere attentamente quelle neglette carte. Forse non è rigorosamente scientifico il dirlo, eppure in qualche modo la molla scattata in me l’ha innescata un’intervista televisiva rilasciata da un noto attore di un film di straordinario successo di pubblico. Allorché accennò alle isole Svalbard, alla nostra Base, agli orsi polari. Così, pagina dopo pagina, mi sono convinto della bontà del lavoro, della sua attualità e della sua struttura di allora, tanto da lasciarla pressoché intatta.

   Poi, pur rispettando la struttura integrale di buona parte del testo, indispensabili e continui controlli e verifiche mi hanno poi consigliato di apportare alcune modifiche, qualche novità (sul cambiamento climatico, ad esempio), numerosi aggiornamenti statistici, integrazioni e approfondimenti, un paio di nuovi capitoli, compreso quello riguardante l’algebra degli etnonimi (i nomi, passati e attuali, dei vari popoli artici e subartici), o sui “Tungusi Cavalieri”. Arruolatisi nei reggimenti cosacchi nel XVIII° e XIX° secolo. Inoltre è grazie al lavoro scientifico, che porto avanti ormai da oltre mezzo secolo, che devo la consuetudine di elaborare note definibili “di sostanza”. Alle numerose già scritte all’epoca (155), ne ho aggiunte un’altra cinquantina. Un apparato fotografico di tutto rispetto, proveniente sia dalla mia fototeca, che dal “dominio pubblico” (quelle storiche), impreziosiscono il testo. Anche loro sono arricchite da corpose didascalie, come amo fare da quando ho iniziato la mia attività pubblicistica.

IL LIBRO

   Il saggio ci parla dell’Artico, di esplorazioni geografiche e di ricerche scientifiche, nazionali e internazionali, regionali e intercontinentali. Grazie a un folto Gotha di esploratori e studiosi che, a ragione, sono entrati anche nella Storia con la S maiuscola. Ad iniziare dallo stesso Nobile e continuando con John Ross, Parry, Rae, Nansen, Duca degli Abruzzi, Amundsen, Nordenskiöld (per gli esploratori), ma anche Boas, Rasmussen, Stefansson, Paul-Emile Victor, Malaurie (per gli antropologi). Soprattutto offre un’autentica e ampia rassegna delle popolazioni artiche (e subartiche) autoctone di Asia, Europa e America, che spazia dalla Siberia all’Alaska, passando attraverso Russia Artica, Lapponia, Svalbard, Islanda, Groenlandia, Artico canadese.

   Una panoramica che naturalmente coinvolge la mia disciplina (l’etno-antropologia nelle sue varie differenziazioni, specializzazioni e coniugazioni), ma anche numerose altre. Come, ad esempio: archeologia, linguistica, ecologia. In cuor mio ritengo che il quadro messo a disposizione della curiosità e dell’interesse del lettore, sia esso “generico”, che specialistico, possa essere apprezzabile.

L’A. mostra i resti di un’abitazione (costole di una balena) di Thule. Pre-eschimesi dediti alla caccia ai grandi mammiferi marini. Oggi il sito è stato ricostruito dagli archeologi. Resolute Bay (oggi Qausuittuq), Cornwallis Island, Nunavut, Alto Artico canadese 
 Franco Pelliccioni

   Così, dopo aver raggiunto per nave Sitka, la capitale di quella che un tempo era stata l’America Russa, nell’Alaska sud-orientale, a bordo di un vetusto Dakota atterreremo ad Old Crow, tra gli indiani Gwich’in dello Yukon. Già chiamati Loucheux, cioè “strabici”, un termine che definire “stravagante” è poco... 

   Quindi ci porteremo sulle rive del Mar Glaciale Artico. Così, prima ad ovest nei Northwest Territories, poi ad est nell’autonomo Nunavut, avremo modo di visitare nell’Artico canadese alcune comunità Eschimesi (Inuit) e di osservare sezioni dello storico Passaggio a Nord-Ovest. Non senza aver prima raggiunto con un lungo balzo aereo Resolute Bay, nell’Alto Artico. Dove non saremo molto distanti dal Polo Magnetico. 

   Successivamente nella “Terra Verde”, la Groenlandia, riusciremo a dare una “sbirciata” alla fattoria del celebre fuorilegge e colonizzatore vichingo Eirík Raudi, alias Eirík “il Rosso”. 

  Continuando a spostarci nel nostro viaggio ancora più ad est, un accenno all’Islanda e già siamo nel Mar di Barents, pronti a sbarcare nelle polari isole Svalbard. Dove ancora oggi minatori norvegesi e russi estraggono carbone dalle viscere della terra. 

 Proseguendo nel nostro lunghissimo itinerario verso oriente, cercando sempre di mantenerci sulle alte latitudini, nel Nord Norge incontreremo i Lapponi (Sami) e visiteremo una loro antica fattoria. Anche se in seguito, nei musei all’aperto di Stoccolma e, quindi, di Helsinki, ci imbatteremo nuovamente nelle loro tradizionali abitazioni e fattorie e, in un caso, costruite anche dal popolo dei Careli

   Poi il vostro umilissimo “Virgilio” dovrà lasciare necessariamente il passo alla letteratura etno-antropologica: “ubi maior…” D’ora in avanti sarà infatti essa a guidare il nostro vagabondaggio artico. In particolare allorché ci addentreremo nella Russia artica e, poi, nell’immensa Siberia. 

   Infine, oltrepassato lo Stretto di Bering, ecco ricominciare il nostro tour del Tetto del Mondo. Poiché saremo arrivati nuovamente in Alaska! Perciò ci dovremo interessare ai popoli che vivono nelle tundre e nelle foreste di terre artiche e subartiche, composti da cacciatori di mammiferi marini e di animali per la carne e la pelliccia, di allevatori di renne, perfino di agricoltori, di cui l’A. non ha conoscenza diretta. Un’apparente dicotomia, questa, che però non risulterà evidente al lettore. Poiché regioni, popoli, tematiche e problematiche saranno avvicinate sempre in maniera sistematica e il più possibile onnicomprensiva.

Da: QUI BASE ARTICA DIRIGIBILE ITALIA, SVALBARD. DALLA TERRA DEGLI ORSI POLARI UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DEI POPOLI DEL GRANDE NORD

(E-Book, versione cartacea a colori e bianco e nero, I e II ediz., 243 pp., 204 note, 232 immagini, di cui 106 a colori (82 sono dell'A.) 

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SOMMARIO

PREMESSA

1 L’INAUGURAZIONE A NY-ÅLESUND, LA STORICA “BAIA DEL RE” DI NOBILE E AMUNDSEN

1.1 In cammino verso il pilone dei dirigibili Norge e Italia

1.2 L’invito

1.3 Ny-Ålesund, la “Baia del Re”

1.4 La stazione di ricerca internazionale

1.5 La Base Dirigibile Italia

1.6 Ancora su Ny-Ålesund

2 LA COMUNICAZIONE PRESENTATA AL CONVEGNO: LE SCIENZE UMANE E GEOGRAFICHE NELL'ARTICO, PRIORITÀ E PROSPETTIVE

2.1 La Base "Dirigibile Italia"

2.2 Il contributo che l’Italia potrebbe apportare alla conoscenza dell'artico

2.3 Gli Italiani e l'Artico

3 LA RASSEGNA DEI POPOLI CIRCUMPOLARI, TRA EURASIA E AMERICA

3.1 L'Artico

3.2 I Popoli circumpolari

3.3 Rapido preambolo sui nomi dei popoli, gli etnonimi, per superare “quasi” indenni la confusione di identità etnico-linguistiche

3.3.1 Russia (e Siberia)

3.3.2 Finnmark

3.3.3 Inuit (Eschimesi) tra Siberia, Alaska, Canada, Groenlandia

3.3.4 Indiani in Alaska e Canada

3.4 Siberia (e Kamchatka)

3.4.1 Gruppo linguistico samoiedo:

3.4.2 Gruppo linguistico ugro-finnico:

3.4.3 Gruppo linguistico turco:

3.4.4 Gruppo linguistico tunguso:

3.4.5 Gruppo paleo-asiatico o paleo-siberiano:

3.5 Russia Artica

3.6 Fennoscandia

3.7 Islanda

3.8 Groenlandia

3.9 Artico Canadese

3.9.1 Inuit (Eschimesi)

3.9.2 Indiani (subartico occidentale e centrale),

3.9.3 Indiani Algonchini (subartico)

3.10 Alaska

3.10.1 Aleuti

3.10.2 Inuit (Eschimesi):

3.10.3 Indiani Athabaska:

4 GLI STUDI ETNO-ANTROPOLOGICI E GEOGRAFICI

5 LE PRIME GRANDI MISSIONI ETNO-ANTROPOLOGICHE E GEOGRAFICHE ARTICHE

5.1 Artico canadese e Groenlandia: Boas, Holm, Stefansson, Rasmussen e le sue sette “Spedizioni Thule”

5.2 Tra Asia e America: la Jesup North Pacific Expedition (1897-1902)

5.3 I Russi nelle Svalbard: la spedizione Cicagov (1764-66)

5.4 Le ricerche scientifiche nelle Svalbard: dal viaggio della Recherche, tra Lapponia, Islanda e Svalbard (1838-39)

6 SETTORI ARTICI DI INTERESSE PER EVENTUALI PROGRAMMI E PROGETTI DI RICERCA SINGOLA E PLURIDISCIPLINARE

6.1 Svalbard

Preistoria

Archeologia

Archeologia subacquea

Archeologia industriale 

Etnostoria

Antropologia urbana: storia degli insediamenti dal 1900 ad oggi

Antropologia dello Sviluppo  

Turismo

Il "Grande Cambiamento" nelle comunità norvegesi e russe avvenuto a partire dagli anni '1990

6.2 Fennoscandia settentrionale (e Penisola di Kola)

Lapponia

6.3 Russia Artica, Siberia, isole Siberiane

I Pomori del Mar Bianco

I Pomori e il commercio con la Norvegia

Rotta Marittima Settentrionale (Passaggio a Nord-Est)

6.4 Alaska continentale

6.5 Gli Aleuti (tra Alaska e Siberia)

6.6 Beringia Siberiana

6.7 Artico canadese

6.8 Groenlandia

6.9 Islanda

7 AREE PROBLEMATICHE DI POSSIBILE FUTURA RICERCA

7.1 Archeologia

7.2 Archeologia Subacquea

7.3 Etno-Antropologia

Antropologia politica

Il ruolo delle organizzazioni autoctone. Il problema dei diritti acquisiti tradizionali dei popoli artici sulla propria terra

Il Cambiamento Culturale e i nuovi problemi ambientali

Il ruolo dell'educazione e dell'insegnamento della lingua tra i popoli nordici

L'Ambiente e l'Uomo

Etnicità

Il Mito dell'Artico;

Acculturazione tra gli europei indotta dai popoli artici

7.4 Etnopsichiatria e Antropologia Psicologica Transculturale e non. I "disturbi etnici “storici e attuali

7.5 Etnoscienza tra i popoli nordici: la "nuova" frontiera dell'antropologia. La cartografia degli Inuit (Eschimesi)

7.6 Etnostoria

Le grandi migrazioni eschimesi del passato

Storia del contatto: incontro tra bianchi ed eschimesi. Il caso degli Eschimesi Polari della Groenlandia

Movimenti revivalistici: nativistici, messianici, millenaristici

8 L'ANTROPOLOGIA "RECIPROCA"

9 PREISTORIA

10 SOCIOLOGIA

Devianza sociale

11 TRA ETNOGRAFIA, ETNOLOGIA E ANTHROPOLOGY OF VISUAL COMMUNICATION

Arte

12 ARCHITETTURA NORDICA TRADIZIONALE E INNOVATIVA, AUTOCTONA E NON

Architettura tradizionale tra gli autoctoni

Architettura tradizionale norvegese

Impianti centralizzati di teleriscaldamento e servizi

Il cambiamento climatico e il caso delle costruzioni, che poggiano su un permafrost in via di graduale scioglimento

13 IL TRASPORTO NELL'ARTICO (VIA TERRA E VIA MARE): PERSISTENZA DEI MODELLI TRADIZIONALI, LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE

14 GEOGRAFIA POLITICA

La sovranità sulle terre artiche: statunitensi, danesi e norvegesi si contendono la sovranità sulle isole della Regina Elisabetta

Gli Statunitensi (Peary) e la Groenlandia settentrionale

Il caso della Groenlandia orientale e i norvegesi: un'altra No Man's Land.

14.1 Il ruolo delle organizzazioni internazionali nell'artico

Processo di Rovaniemi

Arctic Council

Northern Forum

IASC, International Arctic Science Committee

15 LINGUISTICA

16 ANTROPOLOGIA APPLICATA: LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

Raccolta dati generali, areali, specialistici

I Musei Nordici

Università e Istituti di Ricerca Nordici: Alaska, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia  

Alaska

Finlandia

Islanda

Norvegia

Russia

Svezia

Università, Istituti e Biblioteche con specializzazioni sull'Artico: Canada, Finlandia, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Russia, Stati Uniti, Svezia

Canada

Finlandia

Francia

Giappone

Gran Bretagna

Norvegia

Italia

Russia

Stati Uniti

Svezia

17 BIBLIOGRAFIA

17.1 Generale: Artico, Polo, Esplorazioni, Archeologia, Etno-antropologia

17.2 Artico, Cambiamento Climatico

17.3 Bibliografia areale

Alaska

Artico Canadese, Generale ed Esplorazioni (e Yukon)

Groenlandia, Generale, Vichinghi

Islanda

Pomori (Russi del Mar Bianco)

Fennoscandia e Lapponia (Sami - Lapponi, Kvens, Careli)

Russia Artica, Siberia e la Rotta Marittima Settentrionale (Passaggio a Nord-Est)

Svalbard

18 A NON CONVENTIONAL ENGLISH ABSTRACT: THE HUMAN AND GEOGRAPHICAL SCIENCES IN THE ARCTIC, PRIORITIES AND PERSPECTIVES: AN INTRODUCTORY OUTLINE

The Base "Dirigibile Italia"

The Contribution that Italy could bring to Arctic Knowledge

The Italians and the Arctic

The Arctic Peoples, between Europe, Asia, America

The Etno-Anthropological and Geographical Studies