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venerdì 30 settembre 2022

66. LA “PORTA DELL’ARTICO”: TROMSØ, NORD NORGE

 

Foto panoramica di Tromsø e dell'isola di Tromsøya, scattata dalla collina di Storsteinen (420 m). Riconoscibile è l’ingresso del porto, a sinistra del ponte, che la collega alla terraferma. Sullo sfondo l’isola di Kvaloya.
Mentre il molo di sinistra è parzialmente fuori quadro, è riconoscibile quello di destra, il Nordjeteen. Sulla destra della foto, in basso, la stupenda Tromsdalen Kirke, la cosiddetta Ishavskatedralen, la "Cattedrale dell’Artico" 
(© Franco Pelliccioni)  

La città di Tromsø, considerata la “Porta dell’Artico”, venne fondata nel 1794, ben al di là del Circolo Polare Artico (350 km), nella regione del Troms, di cui diventerà il capoluogo.

L'ULTIMA TAPPA NORVEGESE, PRIMA DEL VOLO ALLE SVALBARD 

La città ha rappresentato per me una tappa intermedia nell'avvicinamento alla meta finale, le isole Svalbard, oltre le fredde e desolate acque del mare di Barents, a 1.300 km di distanza dal Polo. Dove nel 1994, anche in quelle terre "ai confini del mondo", ho portato avanti il discorso sull'etnicità e sull'integrazione panetnica che, primo tra i ricercatori italiani, avevo iniziato nell'ormai lontano 1976 (Isiolo, Kenya settentrionale). Tra l’altro la mia è stata anche la prima indagine socio-antropologica ad essere effettuata nell'arcipelago artico, e la prima svolta tra le comunità di minatori norvegesi e russi (ma anche ucraini... La mia competente interprete, l'ing. mineraria Helena Chuprina, messami gentilmente a disposizione dal Rappresentante in Norvegia della Compagnia Mineraria russa Trust Arktikugolera ucraina!) che, esempio unico al mondo, avevano coesistito pacificamente in quelle lande per decenni. Perciò anche durante la "guerra fredda"!

[Il "pezzo" è stato elaborato nel 2014. Quindi riferimenti e dati, salvo poche eccezioni, si riferiscono a quell’anno. Poiché non tengono conto dei successivi e gravi avvenimenti geopolitici: l’annessione della Crimea alla Russia, la guerra contro i secessionisti del Donbass, le sanzioni occidentali, l’invasione russa dell’Ucraina…]

LA CITTA', L'ISTITUTO POLARE NORVEGESE, L'UNIVERSITA', I MUSEI

La città di Tromsø, la maggiore di tutta la Norvegia settentrionale (77.000 abitanti nel 2019), è un piccolo gioiello dell’architettura nordica, con la sua passeggiata sulla via principale, la Storgata, il monumento ad Amundsen, i moli del trafficato porto, istituti superiori, musei d'arte, stazione meteorologica, stazione radio, l’Osservatorio delle Luci settentrionali, cioè le Aurore Boreali (dal 1927), varie industrie.

L'Aurora Boreale fotografata a Tromsø, 2011
(CC Some rights reserved, Frank Olsen)

Nel 1998 qui veniva trasferito da Oslo anche il celebre Istituto Polare Norvegese.

Nel Museo Polare (Polarmuseet i Tromsø), fondato nel 1976, incontrerò Torbjorn Trulssen, il Direttore (Museumsbestyrer). 

Situato in un magazzino del 1837, il Museo raccoglie i reperti delle decine e decine di spedizioni artiche, esplorative o per la caccia alle foche ed agli animali da pelliccia. Mentre nel Museo "all'aperto" della città, a Skansen, troviamo l'edificio più antico della città (del 1789). Perché qui sono stati ricostruiti numerosi edifici storici della città. 

Il Museo della città di Tromsø (del 1872), unitamente alla Biblioteca, rappresenta un Dipartimento decentrato dell'Università fondata nel 1972 che, fino all’inaugurazione dell’Università delle Svalbard, è stata la più settentrionale al mondo

[Dopo la fusione con diversi centri di istruzione superiore della Norvegia settentrionale, nel 2013 è diventata Università di Tromsø-Università Artica della Norvegia (Universitetet i Tromsø (UiT)-Norges arktiske universitet. Fusioni proseguite negli anni successivi, tanto che oggi l’Università dispone di ben sei campus].

Le splendide collezioni museali offrono un’ampia panoramica del folklore degli abitanti del Nord Norge. Autentico blend di popoli: lapponi (Sami), norvegesi meridionali (commercianti, coloni, pubblici ufficiali) e finlandesi (Kvens, che tra l’inizio del XVII secolo e il 1860 si stabilirono in queste regioni). 

Tre etnie che vanno ad incontrarsi proprio in quest’area, come giustamente rilevò il poeta e scrittore Carl Schøyen (1877-1951) nel libro del 1918: Tre stammers møte ("Incontro di tre popoli").

GLI ANTICHI RAPPORTI COMMERCIALI CON I RUSSI

Genti che, per di più, hanno commerciato per secoli (dal XIII secolo alla rivoluzione del 1917) con i mercanti Pomori, grandi navigatori provenienti dalla Russia settentrionale. Scambiando legno, farina, cordami con pesce, carne e pelli. Una presenza slava che, nel tempo, avrebbe innescato innumerevoli relazioni amicali tra i due popoli, ma anche influenzato i dettagli architettonici (guglie, torri) di numerose abitazioni.

Nella parte centrale del XX secolo la società norvegese Pomor Nordic Trade riallacciò i rapporti commerciali con i russi. 

Il ristorante Pomor nella Storgata 
(© Franco Pelliccioni)
 

Dagli anni ‘1990 la presenza slava si è intensificata in misura esponenziale: 489 navi nel 1997 (solo nella giornata del 3 marzo 2003 in porto c’erano ben 22 navi russe). Oggi [2014] i loro pescherecci scaricano il pesce, attendono per le “quote”, fanno rifornimento, riparano le imbarcazioni. È una presenza che non passa invero inosservata. Poiché annualmente sbarcano mediamente 15.000 marinai russi!

Nei pochi spazi giornalieri, che ero riuscito certosinamente a ritagliarmi, per dare un'occhiata in giro, visti i numerosi impegni già previsti da Roma, tra visite e incontri (Ingeborg Harsten, Chief Administrator Social Studies Institute, dell’Università di Tromsø; Reidar Bertelsen, Archeologo e Preside della Facoltà; Trond Thuen, Direttore dell’Institute of Social Science, Department of Social Anthropology and Sami Studies; l’archeologo Per Kirre Reymevt. Oltre che con Tor Sveum, direttore delle Pubbliche Relazioni), in una delle piazze principali della città avevo ammirato lo stupendo Duomo Luterano in legno del 1861- Tromssan Tuomiokirkko - e più tardi, dalle banchine del porto, sarei stato attratto dalla vista della Cattedrale Artica (la Tromsdalenin Kirkko, del 1965), che troneggia imponente dall'altra parte del ponte, che collega il continente all'omonima isola di Tromsø (Tromsøya), dove è sita la città.

La parte finale del ponte che collega l’isola di Tromsø alla terraferma e la “Cattedrale dell’Artico” 
(© Franco Pelliccioni)
  

La Cattedrale cattolica sede del vescovado, anch'esso ovviamente il più settentrionale del globo, si trova nei pressi del Centro Culturale e della Stortoget, la piazza centrale del mercato. 

Grazie all'ausilio di un'interprete, messami gentilmente a disposizione da Miss Hilde Johnsen, Produktsjef del Troms Arrangement, sulla sommità della collina di Storsteinen (raggiunta con la funivia), di fronte all'isola di Tromsøavrei intervistato Inga Sara Eira. Lappone (Sami) del Finnmark e commerciante in oggetti artigianali, oggi si direbbe “etnici”. Dopo aver accettato di prendere, assieme alla mia interprete, un caffè, che ci preparerà all'interno di una delle sue due tende (lavvu).  

L'interprete norvegese mi fotografa assieme ad Inga
(© Franco Pelliccioni)

Infatti la città è anche un centro privilegiato di questa etnia nordica. A partire dagli anni 1970. Quando cultura e lingua sono state rivitalizzate, tanto da essere insegnate in alcune scuole. Così che oggi il toponimo norvegese “Tromsø” viene ufficialmente accompagnato dal Sami “Romssa”!

Nel 1257 venne fondata la prima chiesa missionaria "tra norvegesi e Sami". Man mano attorno ad essa si raccolsero case di pescatori e botteghe. 

In una lettera papale del 1308 si parla della "Chiesa di Maria a Troms vicina ai pagani": Ecclesia Sanctae Mariae de Trums juxta paganos. Successivamente vennero edificate sette cappelle. Ricordo come Papa Clemente V (1264-1314)  concesse un'indulgenza - da 100 giorni ad un anno - a tutti coloro che avrebbero visitato la Chiesa di Maria, dal 1639 diventata sede parrocchiale. Fino ad allora la chiesa sarebbe dipesa dalla città meridionale di Bergen, successivamente da Trondheim.

ALLA FINE DEL XVIII SECOLO RICEVE LO STATUS DI CITTA'

Nel 1794 re Cristiano VII di Danimarca, alla quale apparteneva la Norvegia, concesse a Tromsø lo status di città-mercato, dopo l’abolizione del monopolio del commercio del merluzzo di Bergen. Allora contava solo un’ottantina di abitanti.

Nel 1805 un grossista originario di Copenaghen iniziava ad esportare pesce essiccato. Spedendo una prima partita in Italia, a Messina. 

Intorno al 1820 in un’area gigantesca, che andava dal Canada, alle Svalbard, alla Nuova Zemlja, ebbero inizio le spedizioni di caccia alle volpi, agli orsi polari, ai trichechi, alle foche. Trent’anni dopo (1850) il traffico del porto, che dal 1827 aveva una sua commissione ad hoc, superava per mole quello dell’importante centro settentrionale di Hammerfest. Un commercio importante, che avrebbe interessato la russa Arcangelo, come la francese Bordeaux… Al 1848 risale invece il primo cantiere navale. Così, per merito della pesca, la città dalla metà del sec. XIX conoscerà un fortissimo sviluppo. 

IL KNOW-HOW ARTICO

Alla fine del secolo XIX Tromsø non solo è il principale centro commerciale nordico, ma le conoscenze artiche, intimamente condivise da molti dei suoi abitanti, non potranno che attrarre numerosi esploratori, che qui recluteranno i loro equipaggi.

Tromsø con il Tromstind, al di là dello stretto, ca. 1900 (Library of Congress, USA)

Attualmente è uno dei maggiori porti della Norvegia e il maggiore hub infrastrutturale della regione denominata “Barents-Euro-Artica”. Un porto favorito dalla presenza della Corrente del Golfo che, nonostante la latitudine, lo rende tutto l’anno privo di ghiacci. Accoglie navi da crociera e flottiglie di pescherecci. 

LA PESCA

"Mucchi di merluzzo che vengono essiccati vicino a Tromso".1907, foto Jules Richard (University of Washington)

Infatti, dopo petrolio e gas, la pesca è la seconda fonte di esportazione del paese. Un'industria preziosa che, accanto alla pesca tradizionale, comprende acquacoltura ed inscatolamento. Il settore impiega oggi circa il 5% della forza lavoro della Norvegia settentrionale. Malgrado negli ultimi dieci anni si sia dimezzato il numero delle navi da pesca e negli ultimi venti il personale impiegato…

La Norvegia è anche il secondo esportatore di pesce al mondo. Soprattutto grazie alle attività portate avanti da Tromsø, nel 2009 sono state prese 2,5 milioni di tonnellate, pari a 11,1 miliardi di corone norvegesi (NOK), senza contare le 958.000 tonnellate provenienti da acquacoltura e dai crostacei. Va ancora aggiunto come tecnologie innovative si aggiungano sinergicamente al rispetto per l’ambiente marino e ad un’acquacoltura sostenibile. Nel contesto del progetto MAREANO, ad esempio, dal 2006 si stanno realizzando dettagliate mappe del Mar di Barents: batimetria, fondo marino, biodiversità, habitat, chimica ambientale ed inquinamento.

Non a caso la centralità della città nel settore ittico è ulteriormente confermata dalla presenza del Norges Råfisklag (Associazione di Vendita dei Pescatori Norvegesi), dal Norwegian Seafood Export Council, oltre che da un’importante Scuola Marittima (fondata nel 1864). Dove si addestrano gli studenti ai quali si insegna l’arte della marineria, navigazione, trasporto, logistica e sicurezza. Anche impiegando la nave scuola MS “Kongsnes” che, solcando le acque della costa del Nord Norge, offre ai pescatori norme ed addestramento sulla sicurezza.

Inoltre, proprio per “non farsi mancare nulla”, nell’Università di Tromsø è presente il Collegio Norvegese di Scienza della Pesca (Norges fiskerihøgskole, NFH), dotato di una grande nave rompighiaccio, la “Jan Mayen”, oltre che del più modesto “Johan Ruud”. 

LA PARIGI DEL NORD

Il centro di Tromsø in questa foto panoramica, ca. 1901-1910 (Nasjonalbiblioteket,  Mo i Rana)

Tromsø nel XIX secolo fu anche conosciuta come la "Parigi del Nord". Ai forestieri risultava infatti ben più “civilizzata” rispetto a quanto potevano attendersi da una comunità così isolata, a quella latitudine! D’altronde, all’epoca, il mondo intero riteneva la capitale francese l’ombelico del mondo, e qualsiasi comparazione non poteva che aver luogo con essa… Grazie ai notevoli guadagni provenienti da pesca e caccia agli animali da pelliccia, le signore erano così in grado di importare direttamente da Parigi abiti, accessori e quant’altro. Snobbando i più "vicini" negozi di Oslo. Non a caso ancora oggi i moli del porto si chiamano jetéen.

La visita del re di Norvegia a Tromsø nel 1907
 

UN'ESCURSIONE NEL TROMS

Tromsø è stato anche il punto di partenza per un giro di un'intera, intensa, giornata nello splendido Troms settentrionale. Utilizzando ferries, ponti e ben mimetizzate gallerie sottomarine. Lungo la frastagliatissima linea costiera numerosi sono i porti pescherecci, gli stretti, i fiordi.

Come quello di Lyngen, dove molti Lapponi (Sami) "costieri" sono di confessione Lestadiana. Setta puritana fondata nel 1844 dal prete luterano svedese Laestadius. Dove sotto il sole brillano i vasti ghiacciai alpini (la cima più alta delle Alpi di Lyngen è lo Jekkevare, con i suoi 1.833 m) e non è inusuale compiere inaspettati incontri "stradali" con renne selvatiche (sull'isola di Ringvassoy), mentre assai vicino è il confine con la Finlandia...

...

La città di Tromsø e i popoli della Fennoscandia (Norvegia Settentrionale: Sami - Lapponi -, Kvens e Careli finlandesi) figurano nel mio libro Amazon: 

Qui Base Artica Dirigibile Italia, Svalbard. Dalla Terra degli Orsi Polari una Rassegna e un Inventario Culturale dei Popoli del Grande Nord

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sabato 25 giugno 2022

38. UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DELLE POPOLAZIONI ARTICHE E SUBARTICHE DI ASIA, EUROPA E AMERICA

 

Oopungnewing, nei pressi dell’attuale Iqaluit (già Frobisher Bay, isola di Baffin, Canada), da: Arctic Researches and Life Among the Esquimaux: Being the Narrative of an Expedition in Search of Sir John Franklin in the Years 1860, 1861, and 1862, Charles Francis Hall (1865)

UNA DOVEROSA PREMESSA

Versione integrale della comunicazione “Le Scienze Umane e Geografiche nell'Artico, Priorità e Prospettive”  letta al Convegno Internazionale tenutosi a Ny Ålesund (Spitsbergen, Svalbard), nel corso dell’Inaugurazione Ufficiale della Base Artica Italiana del CNR "Dirigibile Italia" (1997).

L’arrivo dell’Italia di Nobile nella "Baia del Re" (Ny Ålesund, Svalbard),
6 maggio 1928

   Nonostante il tempo trascorso, ritengo tuttora valido quanto allora scrissi per l’importante e prestigiosa occasione, a proposito di quello che avrebbe dovuto rappresentare un robusto programma di ricerche artiche, da realizzare sia nella mia disciplina, che in quelle collaterali. Tutti studi sul campo da conseguire “partendo” da quella nostra straordinaria base alle Svalbard.

Le preziose armature dei Coriachi, Siberia. Jesup North Pacific Expedition
(1897-1902)
   Mi accinsi a compiere questa breve rassegna, sapendo benissimo come fosse solo un tentativo, un modesto approccio di un antropologo alle variegate realtà culturali dei popoli artici. Anche considerando il tempo limitatissimo avuto a disposizione per elaborarla. In altri tempi lo Schapera ebbe circa otto mesi per il suo Some Problems of Anthropological Research in Kenya Colony (1949). E dire che si trattava solo di un piccolo paese dell'East Africa, che ben conosco.

Jesup North Pacific Expedition (1897-1902): due giovani Tunguse (oggi Evenki), Siberia, In ossequio all’Antropologia Fisica ottocentesca la didascalia originale recita: “notare le proporzioni del corpo col grande volume della testa e del tronco

   Oggi sembra del tutto scontato ed ovvio affermare come quello di allora sia stato solo un grandioso sogno ad occhi aperti. Una sorta di wishful thinking, come dicono i britannici, del tutto utopistico e impossibile da concretizzare, sia pure in piccolissima parte, già ancor prima della crisi economica, in cui da anni versa il nostro paese. Poi, dopo che il mio “libro dei sogni” silente e modesto per lungo tempo è stato abbandonato in un cassetto, fin quasi ad essere dimenticato (nella Baia del Re avevo potuto leggere solo una sua breve “anticipazione” in inglese che, a mo’ di abstract, riporto in fondo al libro), ecco a ciel sereno arrivare un imprevisto input, che mi ha subito indotto a rileggere attentamente quelle neglette carte. Forse non è rigorosamente scientifico il dirlo, eppure in qualche modo la molla scattata in me l’ha innescata un’intervista televisiva rilasciata da un noto attore di un film di straordinario successo di pubblico. Allorché accennò alle isole Svalbard, alla nostra Base, agli orsi polari. Così, pagina dopo pagina, mi sono convinto della bontà del lavoro, della sua attualità e della sua struttura di allora, tanto da lasciarla pressoché intatta.

   Poi, pur rispettando la struttura integrale di buona parte del testo, indispensabili e continui controlli e verifiche mi hanno poi consigliato di apportare alcune modifiche, qualche novità (sul cambiamento climatico, ad esempio), numerosi aggiornamenti statistici, integrazioni e approfondimenti, un paio di nuovi capitoli, compreso quello riguardante l’algebra degli etnonimi (i nomi, passati e attuali, dei vari popoli artici e subartici), o sui “Tungusi Cavalieri”. Arruolatisi nei reggimenti cosacchi nel XVIII° e XIX° secolo. Inoltre è grazie al lavoro scientifico, che porto avanti ormai da oltre mezzo secolo, che devo la consuetudine di elaborare note definibili “di sostanza”. Alle numerose già scritte all’epoca (155), ne ho aggiunte un’altra cinquantina. Un apparato fotografico di tutto rispetto, proveniente sia dalla mia fototeca, che dal “dominio pubblico” (quelle storiche), impreziosiscono il testo. Anche loro sono arricchite da corpose didascalie, come amo fare da quando ho iniziato la mia attività pubblicistica.

IL LIBRO

   Il saggio ci parla dell’Artico, di esplorazioni geografiche e di ricerche scientifiche, nazionali e internazionali, regionali e intercontinentali. Grazie a un folto Gotha di esploratori e studiosi che, a ragione, sono entrati anche nella Storia con la S maiuscola. Ad iniziare dallo stesso Nobile e continuando con John Ross, Parry, Rae, Nansen, Duca degli Abruzzi, Amundsen, Nordenskiöld (per gli esploratori), ma anche Boas, Rasmussen, Stefansson, Paul-Emile Victor, Malaurie (per gli antropologi). Soprattutto offre un’autentica e ampia rassegna delle popolazioni artiche (e subartiche) autoctone di Asia, Europa e America, che spazia dalla Siberia all’Alaska, passando attraverso Russia Artica, Lapponia, Svalbard, Islanda, Groenlandia, Artico canadese.

   Una panoramica che naturalmente coinvolge la mia disciplina (l’etno-antropologia nelle sue varie differenziazioni, specializzazioni e coniugazioni), ma anche numerose altre. Come, ad esempio: archeologia, linguistica, ecologia. In cuor mio ritengo che il quadro messo a disposizione della curiosità e dell’interesse del lettore, sia esso “generico”, che specialistico, possa essere apprezzabile.

L’A. mostra i resti di un’abitazione (costole di una balena) di Thule. Pre-eschimesi dediti alla caccia ai grandi mammiferi marini. Oggi il sito è stato ricostruito dagli archeologi. Resolute Bay (oggi Qausuittuq), Cornwallis Island, Nunavut, Alto Artico canadese 
 Franco Pelliccioni

   Così, dopo aver raggiunto per nave Sitka, la capitale di quella che un tempo era stata l’America Russa, nell’Alaska sud-orientale, a bordo di un vetusto Dakota atterreremo ad Old Crow, tra gli indiani Gwich’in dello Yukon. Già chiamati Loucheux, cioè “strabici”, un termine che definire “stravagante” è poco... 

   Quindi ci porteremo sulle rive del Mar Glaciale Artico. Così, prima ad ovest nei Northwest Territories, poi ad est nell’autonomo Nunavut, avremo modo di visitare nell’Artico canadese alcune comunità Eschimesi (Inuit) e di osservare sezioni dello storico Passaggio a Nord-Ovest. Non senza aver prima raggiunto con un lungo balzo aereo Resolute Bay, nell’Alto Artico. Dove non saremo molto distanti dal Polo Magnetico. 

   Successivamente nella “Terra Verde”, la Groenlandia, riusciremo a dare una “sbirciata” alla fattoria del celebre fuorilegge e colonizzatore vichingo Eirík Raudi, alias Eirík “il Rosso”. 

  Continuando a spostarci nel nostro viaggio ancora più ad est, un accenno all’Islanda e già siamo nel Mar di Barents, pronti a sbarcare nelle polari isole Svalbard. Dove ancora oggi minatori norvegesi e russi estraggono carbone dalle viscere della terra. 

 Proseguendo nel nostro lunghissimo itinerario verso oriente, cercando sempre di mantenerci sulle alte latitudini, nel Nord Norge incontreremo i Lapponi (Sami) e visiteremo una loro antica fattoria. Anche se in seguito, nei musei all’aperto di Stoccolma e, quindi, di Helsinki, ci imbatteremo nuovamente nelle loro tradizionali abitazioni e fattorie e, in un caso, costruite anche dal popolo dei Careli

   Poi il vostro umilissimo “Virgilio” dovrà lasciare necessariamente il passo alla letteratura etno-antropologica: “ubi maior…” D’ora in avanti sarà infatti essa a guidare il nostro vagabondaggio artico. In particolare allorché ci addentreremo nella Russia artica e, poi, nell’immensa Siberia. 

   Infine, oltrepassato lo Stretto di Bering, ecco ricominciare il nostro tour del Tetto del Mondo. Poiché saremo arrivati nuovamente in Alaska! Perciò ci dovremo interessare ai popoli che vivono nelle tundre e nelle foreste di terre artiche e subartiche, composti da cacciatori di mammiferi marini e di animali per la carne e la pelliccia, di allevatori di renne, perfino di agricoltori, di cui l’A. non ha conoscenza diretta. Un’apparente dicotomia, questa, che però non risulterà evidente al lettore. Poiché regioni, popoli, tematiche e problematiche saranno avvicinate sempre in maniera sistematica e il più possibile onnicomprensiva.

Da: QUI BASE ARTICA DIRIGIBILE ITALIA, SVALBARD. DALLA TERRA DEGLI ORSI POLARI UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DEI POPOLI DEL GRANDE NORD

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SOMMARIO

PREMESSA

1 L’INAUGURAZIONE A NY-ÅLESUND, LA STORICA “BAIA DEL RE” DI NOBILE E AMUNDSEN

1.1 In cammino verso il pilone dei dirigibili Norge e Italia

1.2 L’invito

1.3 Ny-Ålesund, la “Baia del Re”

1.4 La stazione di ricerca internazionale

1.5 La Base Dirigibile Italia

1.6 Ancora su Ny-Ålesund

2 LA COMUNICAZIONE PRESENTATA AL CONVEGNO: LE SCIENZE UMANE E GEOGRAFICHE NELL'ARTICO, PRIORITÀ E PROSPETTIVE

2.1 La Base "Dirigibile Italia"

2.2 Il contributo che l’Italia potrebbe apportare alla conoscenza dell'artico

2.3 Gli Italiani e l'Artico

3 LA RASSEGNA DEI POPOLI CIRCUMPOLARI, TRA EURASIA E AMERICA

3.1 L'Artico

3.2 I Popoli circumpolari

3.3 Rapido preambolo sui nomi dei popoli, gli etnonimi, per superare “quasi” indenni la confusione di identità etnico-linguistiche

3.3.1 Russia (e Siberia)

3.3.2 Finnmark

3.3.3 Inuit (Eschimesi) tra Siberia, Alaska, Canada, Groenlandia

3.3.4 Indiani in Alaska e Canada

3.4 Siberia (e Kamchatka)

3.4.1 Gruppo linguistico samoiedo:

3.4.2 Gruppo linguistico ugro-finnico:

3.4.3 Gruppo linguistico turco:

3.4.4 Gruppo linguistico tunguso:

3.4.5 Gruppo paleo-asiatico o paleo-siberiano:

3.5 Russia Artica

3.6 Fennoscandia

3.7 Islanda

3.8 Groenlandia

3.9 Artico Canadese

3.9.1 Inuit (Eschimesi)

3.9.2 Indiani (subartico occidentale e centrale),

3.9.3 Indiani Algonchini (subartico)

3.10 Alaska

3.10.1 Aleuti

3.10.2 Inuit (Eschimesi):

3.10.3 Indiani Athabaska:

4 GLI STUDI ETNO-ANTROPOLOGICI E GEOGRAFICI

5 LE PRIME GRANDI MISSIONI ETNO-ANTROPOLOGICHE E GEOGRAFICHE ARTICHE

5.1 Artico canadese e Groenlandia: Boas, Holm, Stefansson, Rasmussen e le sue sette “Spedizioni Thule”

5.2 Tra Asia e America: la Jesup North Pacific Expedition (1897-1902)

5.3 I Russi nelle Svalbard: la spedizione Cicagov (1764-66)

5.4 Le ricerche scientifiche nelle Svalbard: dal viaggio della Recherche, tra Lapponia, Islanda e Svalbard (1838-39)

6 SETTORI ARTICI DI INTERESSE PER EVENTUALI PROGRAMMI E PROGETTI DI RICERCA SINGOLA E PLURIDISCIPLINARE

6.1 Svalbard

Preistoria

Archeologia

Archeologia subacquea

Archeologia industriale 

Etnostoria

Antropologia urbana: storia degli insediamenti dal 1900 ad oggi

Antropologia dello Sviluppo  

Turismo

Il "Grande Cambiamento" nelle comunità norvegesi e russe avvenuto a partire dagli anni '1990

6.2 Fennoscandia settentrionale (e Penisola di Kola)

Lapponia

6.3 Russia Artica, Siberia, isole Siberiane

I Pomori del Mar Bianco

I Pomori e il commercio con la Norvegia

Rotta Marittima Settentrionale (Passaggio a Nord-Est)

6.4 Alaska continentale

6.5 Gli Aleuti (tra Alaska e Siberia)

6.6 Beringia Siberiana

6.7 Artico canadese

6.8 Groenlandia

6.9 Islanda

7 AREE PROBLEMATICHE DI POSSIBILE FUTURA RICERCA

7.1 Archeologia

7.2 Archeologia Subacquea

7.3 Etno-Antropologia

Antropologia politica

Il ruolo delle organizzazioni autoctone. Il problema dei diritti acquisiti tradizionali dei popoli artici sulla propria terra

Il Cambiamento Culturale e i nuovi problemi ambientali

Il ruolo dell'educazione e dell'insegnamento della lingua tra i popoli nordici

L'Ambiente e l'Uomo

Etnicità

Il Mito dell'Artico;

Acculturazione tra gli europei indotta dai popoli artici

7.4 Etnopsichiatria e Antropologia Psicologica Transculturale e non. I "disturbi etnici “storici e attuali

7.5 Etnoscienza tra i popoli nordici: la "nuova" frontiera dell'antropologia. La cartografia degli Inuit (Eschimesi)

7.6 Etnostoria

Le grandi migrazioni eschimesi del passato

Storia del contatto: incontro tra bianchi ed eschimesi. Il caso degli Eschimesi Polari della Groenlandia

Movimenti revivalistici: nativistici, messianici, millenaristici

8 L'ANTROPOLOGIA "RECIPROCA"

9 PREISTORIA

10 SOCIOLOGIA

Devianza sociale

11 TRA ETNOGRAFIA, ETNOLOGIA E ANTHROPOLOGY OF VISUAL COMMUNICATION

Arte

12 ARCHITETTURA NORDICA TRADIZIONALE E INNOVATIVA, AUTOCTONA E NON

Architettura tradizionale tra gli autoctoni

Architettura tradizionale norvegese

Impianti centralizzati di teleriscaldamento e servizi

Il cambiamento climatico e il caso delle costruzioni, che poggiano su un permafrost in via di graduale scioglimento

13 IL TRASPORTO NELL'ARTICO (VIA TERRA E VIA MARE): PERSISTENZA DEI MODELLI TRADIZIONALI, LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE

14 GEOGRAFIA POLITICA

La sovranità sulle terre artiche: statunitensi, danesi e norvegesi si contendono la sovranità sulle isole della Regina Elisabetta

Gli Statunitensi (Peary) e la Groenlandia settentrionale

Il caso della Groenlandia orientale e i norvegesi: un'altra No Man's Land.

14.1 Il ruolo delle organizzazioni internazionali nell'artico

Processo di Rovaniemi

Arctic Council

Northern Forum

IASC, International Arctic Science Committee

15 LINGUISTICA

16 ANTROPOLOGIA APPLICATA: LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

Raccolta dati generali, areali, specialistici

I Musei Nordici

Università e Istituti di Ricerca Nordici: Alaska, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia  

Alaska

Finlandia

Islanda

Norvegia

Russia

Svezia

Università, Istituti e Biblioteche con specializzazioni sull'Artico: Canada, Finlandia, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Russia, Stati Uniti, Svezia

Canada

Finlandia

Francia

Giappone

Gran Bretagna

Norvegia

Italia

Russia

Stati Uniti

Svezia

17 BIBLIOGRAFIA

17.1 Generale: Artico, Polo, Esplorazioni, Archeologia, Etno-antropologia

17.2 Artico, Cambiamento Climatico

17.3 Bibliografia areale

Alaska

Artico Canadese, Generale ed Esplorazioni (e Yukon)

Groenlandia, Generale, Vichinghi

Islanda

Pomori (Russi del Mar Bianco)

Fennoscandia e Lapponia (Sami - Lapponi, Kvens, Careli)

Russia Artica, Siberia e la Rotta Marittima Settentrionale (Passaggio a Nord-Est)

Svalbard

18 A NON CONVENTIONAL ENGLISH ABSTRACT: THE HUMAN AND GEOGRAPHICAL SCIENCES IN THE ARCTIC, PRIORITIES AND PERSPECTIVES: AN INTRODUCTORY OUTLINE

The Base "Dirigibile Italia"

The Contribution that Italy could bring to Arctic Knowledge

The Italians and the Arctic

The Arctic Peoples, between Europe, Asia, America

The Etno-Anthropological and Geographical Studies