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lunedì 27 giugno 2022

39. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

 

La consegna ufficiale della prima posta transahariana (7 gennaio 1923), dopo 20 giorni e quindici tappe di viaggio attraverso il deserto [a Timbuctú, la “misteriosa”, la favolosa città nel deserto del Sahara, uno dei più affascinanti miti che abbia avuto l'umanità. Crociera delle Sabbie - Citroën -, Mission Tuggourt-Timbuctú, 1922-23]

QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA

PREMESSA

La corsa automobilistica Pechino-Parigi, di inizio XX secolo (1907),  scaturisce agli albori dell’automobilismo da un’inverosimile scommessa lanciata attraverso le pagine di un giornale parigino. Si cercano persone temerarie in grado di fare 16.000 chilometri tra Europa e Asia sulle loro macchine tonanti. Aprendosi la via attraverso montagne, deserti e foreste. Una scommessa che vedrà protagonisti gli italiani Scipione Borghese e Luigi Barzini senior.

   Quattro, invece, sono i raids automobilistici ideati dal fondatore della casa automobilistica francese Citroën nell’arco di una dozzina d’anni (1922-1934). Effettuati tra Africa, Asia, Nord America. Raids ufficialmente chiamati con i nomi delle località o delle regioni raggiunte. In un secondo tempo quelle straordinarie imprese, ben presto entrate di diritto nella leggenda, saranno denominate Crociere, dopo aver osservato come si muovevano i semicingolati (autochenilles) Citroën impiegati. Autoveicoli che ondeggiavano, attraverso le sabbie di uno dei più terribili deserti sahariani, con movenze assai simili a quelle di un incrociatore in navigazione nelle burrascose acque del mare o di un oceano…

   Quattro saranno le crociere Citroën: delle Sabbie (transahariana), Nera (transafricana), Gialla (transasiatica), Bianca

   Qui è d’uopo fermarsi. Perché è l’unica a non essere entrata nella leggenda. Avendo fallito miseramente, per due volte, l’obiettivo canadese: sia quello autentico (a carattere geo-esplorativo), che quello fittizio. Da immortalare nella celluloide, per essere offerto al pubblico da una star della fotografia hollywoodiana, già Premio Oscar per il celeberrimo film Tabù, a cui un ventennio dopo andrà ad aggiungersi quello per Mezzogiorno di Fuoco.

   Successivamente all’A., mentre è attento, come un coscienzioso artigiano, a redigere questo libro: tessera dopo tessera, itinerario dopo itinerario, avvenimento dopo avvenimento, ecco apparire qualche luce, ma anche le numerose ombre che avvolgono chi, sia pure dalla parte sbagliata, è comunque “entrato” nella leggenda, grazie alla Crociera Bianca.

   Ma certo, è proprio Charles Bedaux, il suo ideatore franco-statunitense! Straricco tycoon, geniale inventore, imprenditore di successo, amico di re e di Hitler, che collaborerà con i nazisti, sarà perciò arrestato dagli alleati e…

LA PECHINO PARIGI

   Ma torniamo all’inizio, alla Pechino-Parigi. Un exploit, quello dell’Itala della coppia Borghese (nobile e avventuroso giramondo) e Barzini (“Maestro” del giornalismo), che in 44 giorni di viaggio effettivi arriverà prima a Parigi.

L’arrivo dell’Itala al Bois de Vincennes di Parigi, 10 agosto 1907

   Partendo dalla concessione francese di Tien Tsin, nei pressi di Pechino. Superando montagne, deserti, steppe, foreste e impedimenti di ogni natura. Riuscendo a battere i concorrenti (quei pochi rimasti…), nonostante Borghese da Mosca abbia voluto effettuare una deviazione di ben mille chilometri, per assistere ad un gran ballo a San Pietroburgo.

LE CROCIERE CITROEN

   La prima delle Crociere Citroën è quella delle Sabbie del 1922-23. Macchine semicingolate, al comando dei due leaders Haardt e Audouin-Dubreuil, dal nord algerino si avventurano per la prima volta nel Sahara, che superano. Giungendo fino nella mitica Timbuctù. Attraversando dapprima il “paese della paura”, l’Hoggar, patria dei famosi Tuareg, i nomadi blu del deserto. Poi inoltrandosi nel “paese della sete”, alias il “deserto dei deserti”: il famigerato Tanezrouft. Dove nei secoli carovane intere sono scomparse nel nulla, senza aver potuto raggiungere la “sponda” opposta. Infine oltrepassando il grande fiume Niger. In tal modo per la prima volta hanno collegato il Mediterraneo all’Africa Occidentale francese, cioè il Tell al Sahel.

   Un raid ben presto diventato leggendario, ma che quasi subito dovrà fare un passo indietro. Per lasciare il posto ad una nuova avventura e ad ancora una nuova probabile leggenda: quella della Crociera Nera (1924-25), sempre realizzata da un convoglio di macchine semicingolate Citroën e diretta dalla coppia Haardt e Audouin-Dubreuil.

   Questa volta l’obiettivo non si “riduce” al solo, sia pure immenso quanto vogliamo, deserto sahariano. Perché si vuole addirittura attraversare l’intera l’Africa, da ovest ad est, da nord a sud. Per raggiungere, infine, la remota isola del Madagascar. Particolare attenzione verrà prestata alla composizione della squadra, i cui membri si dovranno impegnare in una difficile missione esplorativa, etno-antropologica, artistica e di documentazione foto-cinematografica. Inoltre sembra pure lapalissiano che, avendo una portata continentale, la spedizione andrà incontro ad un caleidoscopio di avventure ed accadimenti, che il lettore passo passo potrà conoscere.

Locandina per la Serata di Gala del film La Crociera Nera (22 aprile 1926) nel Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles, alla presenza dei reali del Belgio, Alberto I ed Elisabetta

   Ça va sans dire: ecco la nuova “leggenda che cammina” e che andrà a prendere più che degnamente il posto di quella precedente. Non per niente, mentre l’autochenille chiamata Scarabeo d’oro (“ammiraglia” della precedente spedizione transahariana) era stata esposta a Parigi nel “modesto” Musée dell’Armée, questa volta la si potrà ammirare, assieme al materiale collezionato in Africa, nel ben più reale Louvre

   Ma al “testimone” non sarà sufficiente l’ulteriore “traguardo” realizzato per potersi dichiarare più che soddisfatto. Perché nel 1931-32 lo si affiderà ai leaders di un nuovo raid che, tra parentesi, sono sempre gli stessi: Haardt e Audouin-Dubreuil. Ai quali in Cina e in Afghanistan si aggiungeranno, tra gli altri, il grande teologo e scienziato Teilhard de Chardin e l’archeologo francese Hackin, che ha scavato nella valle di Bamiyan, nota per i grandiosi Buddha scolpiti nella roccia.

   Questa volta il raid avrà anche la straordinaria opportunità di snodarsi lungo vie storiche e leggendarie. Poiché percorrerà la più che millenaria Via della Seta e la pista seguita in Afghanistan da Alessandro Magno. Inoltre le macchine dovranno essere in grado di “scalare” l’Himalaia, integre o, magari, “pezzo dopo pezzo”! Per giungere fin nel Sinkiang cinese. In una pericolosissima Cina in preda alla guerra civile, a sanguinose rivolte etnico-religiose, al dilagante banditismo, al caos imperante, dentro il quale diversi “Signori della Guerra” sguazzano allegramente!

   Poi, nel 1934, arriva la Crociera Bianca

Attraverso la giungla equatoriale si costruisce una pista di centinaia di chilometri, grazie al millenarismo collegato a Bula Matari, l'esploratore Stanley

   "Il primo marzo, oltrepassato il fiume N’Bomou, la Crociera Nera giunge a Bangassou, zona che “anticipa” la giungla equatoriale del Congo Belga. Già per arrivare a Bondo sono stati costretti ad inoltrarsi con difficoltà nelle paludi. Recupereranno nella tappa successiva, con la quale giungeranno a Buta. Tra Buta e la città di Stanleyville (Kisangani), capoluogo della provincia dell’Equatoria, attraverseranno una regione popolata anche dai pigmei. In tutto per arrivare a Stanleyville dalla frontiera con l’A.E.F. percorreranno centinaia di km su una pista aperta dal lavoro di 40.000 uomini, “stimolati” dagli amministratori belgi del Congo. Che artatamente hanno fatto circolare voci su un imminente arrivo nella regione di inviati di Bula-Matari o, più propriamente, Bula Matale (“Frangitore di rocce”).

La colonna della Crociera Nera davanti alla residenza del Governatore, Stanleyville, Congo Belga (12 marzo 1925)

   Soprannome in Swahili del celebre esploratore statunitense Stanley. Affibbiato nel 1879 dai capi del villaggio congolese di Vivi, dopo che con una mazza aveva spezzato per primo una roccia, per iniziare a costruire una strada fino a Vivi. Soprannome “con il quale, dal mare fino alle cataratte, Stanley, tutti gli indigeni del Congo si sono adesso familiarizzati”.

   Del resto Stanley, che per conto di re Leopoldo II del Belgio più volte ha percorso, e a lungo, la regione del fiume Lualaba-Congo, nel 1883 fonderà alle Stanley Falls, a 1.300 km dalla foce del fiume, il primo nucleo della città, che per quasi un secolo porterà il suo nome. E le genti congolesi per decenni avevano sentito parlare di Bula Matari nei racconti di padri e nonni. Così che Stanley da tempo era considerato alla stregua di un profeta, in grado di annunciare una nuova era… Sfruttando la curiosità e ingenuità di gente accorsa da ogni angolo della colonia, per un mese gli africani si daranno da fare con panga e machete per far giungere il convoglio francese a Stanleyville il 12 marzo. Dove la Crociera Nera si ferma 11 giorni, avendo già percorso ca. 9.000 km dalla partenza.

   Il 28 marzo, si ripassa nuovamente per Buta, raggiungendo Niangara, nell’Haut-Ouellé. Regione abitata dai Mangbetu, etnia sudanese in terra Bantu. Dove donne (e uomini) mostrano strane teste allungate a causa di una caratteristica deformazione artificiale del cranio. Ottenuta fasciando i neonati fin dall’infanzia. Così, anche a causa della loro dolicocefalia, sembra che “con esso abbiano voluto maggiormente differenziarsi già nell’aspetto dalle genti brachioidi circonvicine”. Nelle donne il singolare aspetto risulta ancora più accentuato per l’elaborata capigliatura sviluppata all’indietro, che dà loro maggiore risalto. Un costume che colpirà molto gli ambienti artistici europei, allorché la Crociera rientrando in patria lo renderà noto. Infatti Iacovleff, Poirier e Specht si fermeranno nel villaggio del capo Ekibondo e così potranno riportare numerosi disegni, foto e filmati delle donne Mangbetu, il cui straordinario aspetto figurerà nelle locandine del film di Léon Poirier.

   Il 10 aprile il convoglio è a Kasenyi, sulla sponda del lago Alberto, che si attraversa a bordo del vapore Samuel Baker. Non prima di aver incontrato la Duchessa d’Aosta, Hélène d’Orléans (1871-1951), cognata di Vittorio Emanuele II, Re d’Italia, accompagnata dal figlio, il Duca di Pouilles".

Da: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

(E-Book e versione cartacea in bianco e nero - seconda edizione riveduta, corretta e aggiornata -, 113 pp., 81 note, 105 immagini)



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SOMMARIO

PREMESSA 

PARTE PRIMA: LA CORSA PECHINO PARIGI, 1907 

L’INVEROSIMILE SCOMMESSA! 

L’itinerario 

I concorrenti 

Il team italiano 

La macchina 

Il via 

Al di là degli Urali 

L’arrivo a Mosca 

L’arrivo a Parigi 

PARTE SECONDA: LE CROCIERE CITROËN 

I QUATTRO RAIDS AUTOMOBILISTICI CITROËN, TRA VECCHIO E NUOVO MONDO 

André Citroën 

I leaders sul terreno: Georges-Marie Haardt, Louis Audouin-Dubreuil, ma anche Victor Point

LA “CAPOSTIPITE” DELLE CROCIERE CITROËN: LA CROCIERA DELLE SABBIE (MISSION TUGGOURT-TIMBUCTÚ), 1922-23

Introduzione 

Le macchine 

Si parte 

Si oltrepassa Abalessa, dove tre anni dopo si effettuerà la straordinaria scoperta della tomba di Tin Hinan, regina dei Tuareg 

La missione Citroën continua ad avanzare nel Sahara 

Arrivo nella leggendaria Timbuctú 

L’AVVENTURA CONTINUA: L’INCREDIBILE CROCIERA NERA (CITROËN CENTRE-AFRIQUE) DEL 1924-25. UN VAGABONDAGGIO NEL CONTINENTE SENZA UGUALI! .

Introduzione 

Le finalità della Crociera Nera 

I partecipanti 

L’itinerario 

I preparativi 

Le macchine 

Infine si parte dalla Legione Straniera… 

Attraverso la giungla equatoriale si costruisce una pista di centinaia di chilometri, grazie al millenarismo collegato a Bula Matari, l’esploratore Stanley 

Sulle sponde del Lago Victoria, nell’Africa orientale britannica

LA MITICA CROCIERA GIALLA (MISSION CENTRE-ASIE),1931-1932. L’ESALTAZIONE CONTINUA! 

Introduzione: il progetto originale lungo la Via della Seta 

Il 1931 è l’anno dell’Esposizione Coloniale di Parigi, la grande “vetrina” dell’Impero francese

Si modifica il progetto 

Il gruppo Pamir: da Beirut all’Himalaia e oltre 

Il gruppo Cina, con Victor Point e il celebre teologo-paleontologo Teilhard de Chardin 

Il gruppo Cina attraversa la Porta del Gobi inoltrandosi nel Sinkiang (Xinjiang)

Pamir e Cina insieme verso Peiping (Pechino) 

La missione continua verso l’Indocina .

UN FLOP COMPLETO: LA CROCIERA BIANCA (BEDAUX CANADIAN SUB ARCTIC EXPEDITION, ALIAS THE CHAMPAGNE SAFARI), 1934 

Introduzione 

I preparativi 

Tassello dopo tassello si costruisce la grande “macchina” della spedizione 

La partenza da Edmonton. L’itinerario 

Il racconto “originale” della disfatta, ovvero la versione eurocentrica

La verità è una “finzione” cinematografica? Ovvero la versione canadese! 

Si torna ad Edmonton 

Lo Champagne Safari, biografia filmica di uno stravagante megalomane e avventuriero, che è anche uno straricco industriale e un geniale inventore, un amico di re e di Hitler, forse un collaborazionista: ecco svelato il lato oscuro di Bedaux… .

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 

Pechino-Parigi

Crociere Citroën 

Africa (e Sahara) 


venerdì 3 giugno 2022

25. VIAGGI IN TUNISIA: DALLE SPONDE DEL MEDITERRANEO AI CONFINI DELL'IMPERO ROMANO, NEL GRANDE ERG ORIENTALE SAHARIANO

 

Raffigurazione centrale del mosaico di Ulisse, IV secolo d. C., Dougga. È un frammento di impluvium. Sala XXVII.
Museo del Bardo, Tunisi (© Franco Pelliccioni)


   Non avevo mai pensato di effettuare un viaggio in Tunisia. Perché, oltre all’Egitto, i miei ricordi dell’Africa a nord del Sahara sono stati sempre indissolubilmente legati al Sudan, grande paese a cavallo tra deserto, savana e giungla. Anche se da molti anni, addirittura da decenni, in cuor mio avevo accarezzato il desiderio di spingermi nel cuore stesso del “Nulla” (è il significato del termine Sahara), nell’Hoggar, nel profondo sud algerino.

   In passato quante e quante volte fui in procinto di organizzarvi una spedizione. E dire che mi sarei perfino accontentato di partecipare ad una bella e pronta. Anche perché l’Avventura con la A maiuscola attende comunque laggiù il viaggiatore, con i suoi fascinosi richiami, non scevri da imprevisti, difficoltà, pericoli.

   In seguito le vicende della vita avrebbero inferto al mio itinerario scientifico e ai miei interessi teoretici un brusco cambiamento di rotta, che mi avrebbe decisamente allontanato dal continente africano (Artico, Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord). Anche se in cuor mio avrei conservato pressoché intatto quel desiderio giovanile. Per giunta l’Algeria, rimanendo sempre più coinvolta in tragiche vicende religioso-politiche, tanto che i Ministeri degli Esteri di vari paesi euro-americani da molto tempo, ormai, ne sconsigliavano caldamente i viaggi, si era collocata al di fuori dei normali circuiti turistici.

   (…)  Qualcosa, comunque, anni addietro si era mossa. L’inaugurazione di un collegamento aereo diretto Italia-Tamanrasset, capoluogo dell’Hoggar, dava al viaggiatore la possibilità di giungere nel cuore del Sahara senza dover cambiare aereo ad Algeri. Era quindi giunta infine l’ora di esaudire l’antico progetto, quel sogno così sospirato? Ritenendo di sì, con diversi mesi di anticipo prenotai un posto con un tour operator specializzato in mini-spedizioni. Sarei dovuto partire a dicembre, uno dei mesi più consoni ai viaggi nel deserto, nonostante sia caratterizzato da una considerevole escursione termica diurna data la rigidità delle ore notturne. Purtroppo si era nel 2001...   

   Ce va sans dire, anche se in precedenza avevo percorso in Sudan quello nubiano e conoscevo quello esistente appena al di là della fascia fluviale del Nilo egiziano, la mia iniziazione al “vero” deserto sahariano, quello che l’immaginazione di noi tutti considera come autentico: quello sabbioso dell’Erg, avrebbe dovuto aver luogo nel sud-ovest della Tunisia. Qui, nelle regioni del Bled el-Djerid e del Nefzazoua, dove sorgono le stupende oasi di Tozeur, Nefta e Douz, si spingono infatti, con le loro gigantesche dune, le estreme propaggini del Grande Erg Orientale…

   Certo, sia pure osservando solo superficialmente le mappe è evidente come il paese maghrebino rappresenti solo un modestissimo cuneo, che si insinua verso sud. Ma questa mia prima e breve immersione – o, meglio, “tuffo” – maghrebina mi ha consentito, comunque, di “assaggiare” con il cervello, lo sguardo, l’olfatto, l’udito e il gusto: colori, sapori, silenzi, panorami e quant’altro si “affolla” in quella regione. Quasi una sorta di “aperitivo” al Sahara, che ha reso, se possibile, ancora più desiderabile una mia futura, seppure del tutto improbabile discesa nel profondo sud algerino. In considerazione, sia della mia età anagrafica, che della burrascosa epoca nella quale stiamo tutti vivendo.

   Quello che è stato il mio primo viaggio in Tunisia ha avuto anche altri risvolti. Innanzitutto ha costituito la mia prima partecipazione ad un viaggio organizzato da altri. Ebbene sì, anch’io mi sono infine dovuto servire delle prestazioni offerte da un’agenzia. Inoltre, poiché la maggioranza del gruppo proveniva dalla Sicilia, la prima parte di questo libro potrebbe intitolarsi, parafrasando quello del celebre Stoppani, l’autore del Bel Paese: “Ricordo di una carovana di siciliani”, che ovviamente si è servita dei mezzi propri del XXI secolo: aereo, torpedone e jeeps, anziché quelli coevi del lungo viaggio, che nel 1874 portò l’abate da Milano a Damasco.

   E dire che negli anni avevo sempre considerato quasi con sufficienza il turismo di massa, veicolato in tutti gli angoli del mondo da agenzie e tour operators.   D’altronde in quell’anno ero reduce da un defatigante viaggio di studio nel Mediterraneo Orientale, che mi aveva condotto prima a Creta e poi a Rodi. Con tranquillità volevo perciò osservare, conoscere e apprezzare i diversi e interessanti lineamenti della Tunisia, cominciando dalla capitale, fino ad arrivare alle immense dune del Sahara.

   Il tour, così come programmato, in base a quanto già sapevo dalla letteratura, possedeva indubbie attrattive. Offrendo al viaggiatore motivato una sintesi, anche corposa, del meglio che il paese ha da esibire.

   A partire dalle caratteristiche umanizzate: dal celebre Museo del Bardo di Tunisi con gli innumerevoli, meravigliosi (per fattura, composizioni e rappresentazioni) mosaici romani provenienti dalle diverse aree archeologiche del paese, alla “città santa” di Kairouan, la quarta dell’Islam (dopo La Mecca, Medina e Gerusalemme); dai resti archeologici punici (Cartagine) e romani (il “Colosseo” ad el-Djem, gli splendidi templi di Sufetula), agli originari nuclei urbani (le Medine di Tunisi, Sfax e Houmt Souk nell’isola di Djerba), alle fortificazioni: arabe (il ribat di Monastir) ed europee (Borj el-Kebir, sempre a Djerba).

   Per non parlare delle cittadine e dei villaggi tradizionali, sia arabi – nel nord –, che berberi – a sud –. Compreso quell’incredibile villaggio trogloditico che è Matmata! Senza dimenticare quelli “fantasma”, poiché abbandonati per i più vari motivi: terremoto del 1885 (Midés); alluvione-inondazione del 1969 (Chebika e Tameghza); sedentarizzazione delle popolazioni seminomadi - inizio XX secolo-anni ‘1970 - (Ancienne Kébili).

   E che dire dei suqs (Tunisi, Sfax, Tozeur), dei mercati settimanali non turisticizzati (Mareth), della linea ferroviaria che spunta dal deserto e che convoglia il fosfato dalla ricca regione mineraria di Metlaoui fino a Gafsa e, poi, a Sfax, importante porto e città industriale?

   Per quanto riguarda la parte naturalistica, naturalmente il clou è stato rappresentato, non solo per me, dal deserto del Sahara, con le grandi dune di Douz, quelle non meno affascinanti e imponenti esistenti tra Tozeur e il lago salato (chott) di Gharsa. Percorse e addirittura “scalate” in fuoristrada in un’escursione quasi interamente effettuata su fuoripista…

   Allora non sapevo che di lì a poco avrei anche io avuto sulla cresta “un posto in prima fila”: incredibilmente a dirsi sotto di me e sotto il sole dall’immensità del Nulla brillavano le immaginifiche costruzioni eseguite per il set del celebre film Star Wars.

   Ma vanno ancora ricordati: i miraggi intravisti in lontananza; gli straordinari, se non “unici”, tramonti nel deserto; le oasi di pianura (come Tozeur e Douz), di montagna (Chebika, Tameghza, Midés) e marittime (Gabès, Mareth); lo sterminato lago salato dello Chott el-Djerid; l’incantevole isola di Djerba; le “lunari” montagne Matmata dell’interno, la steppa a sud della regione di Kairouan; le tracce lasciate dalla “guerra del deserto”. 

Incisione ottocentesca raffigurante l'oasi di Nefta e lo Chott el-Djerid

  Due anni dopo con un volo diretto dall’Italia avrei raggiunto l’isola tunisina di Djerba. Questa volta l’utilizzazione della jeep mi avrebbe consentito di percorrere strade e piste del deserto, così da raggiungere località altrimenti inaccessibili. Poiché mi porterà fin dentro il Sahara, nel Grande Sud tunisino.

   Inoltre mi avrebbe permesso di approfondire località e aspetti, che tanto mi avevano attratto nel corso del precedente viaggio invernale, lo Chott el-Djerid, ad esempio, o le oasi di montagna e marittime. Mentre avrebbe anche rafforzato la mia conoscenza delle aree popolate dai berberi. Poiché visiterò i “castelli” (ksour) di Medenine, Ksar Haddada, Tataouine, Chenini. Le straordinarie ed entusiasmanti roccaforti dei “berberi scalatori” e dei “trogloditi artificiali”.

   Infine nel Grande Erg Orientale sarei addirittura entrato all’interno del castrum di Tisavar, localizzato al confine meridionale dell’Impero romano, il Limes Tripolitanus. Qui era di stanza una guarnigione della III Legio Augusta... 

DAL TELL AL SAHARA. VIAGGI IN TUNISIA, TRA LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE DEL PASSATO E CULTURALI ARABO-BERBERE-ISLAMICHE ODIERNE

(178 pp., 198 immagini, di cui 179 a colori, 83 note, Bibliografia)


Versione cartacea a colori e in bianco e nero, II ediz.




SOMMARIO

PARTE PRIMA 

DALLE SPONDE DEL MEDITERRANEO AL SAHEL SAHARIANO 

1. PREAMBOLO: DAL “SAHARA ALGERINO” AL SAHARA TUNISINO. VIAGGI VIRTUALI E REALI NEL MAGHREB 

2. INTRODUZIONE AL PAESE 

3. LA MEDINA DI TUNISI, CON I SUOI PIÙ DI SETTECENTO MONUMENTI STORICI, PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITA’ 

4. NEL MUSEO NAZIONALE DEL BARDO DI TUNISI Il "TEMPIO" MONDIALE DEL MOSAICO ROMANO; Breve cronologia del Museo; La visita 

5.CARTAGINE; La visita 

6. SIDI BOU SAÏD 

7. MONASTIR TRA ANTICO E PRESENTE: DALL'ENIGMA DI UN NOME ALLA RICOMPARSA A SORPRESA DI UNA FORTEZZA PERDUTA 

8. LA “CITTA’ SANTA” DI KAIROUAN 

9. LA CITTA’ ROMANA DI THYSDRUS (EL-DJEM) 

10. LA CITTA’ ROMANA DI SUFETULA (SBEITLA)

11. L’ISOLA DI DJERBA: OASI DI RIFUGIATI, TERRA DI INVASORI; La visita 

12. NEL SUD, TRA I VILLAGGI “INVISIBILI” DEI “BERBERI SCAVATORI” MATMATA;  Mareth; Gabès; Verso Matmata 

13. NELLA REGIONE DEGLI CHOTTS;  Introduzione; Douz; Kébili (e Ancienne Kébili); Nel Bled el-Djerid 

L’OASI DI PIANURA DI TOZEUR 

L’OASI DI PIANURA DI NEFTA 

PARTE SECONDA 

RITORNO NEL PAESE DEI GELSOMINI 

14. OASI DI MONTAGNA; Introduzione; Nello Chott el-Gharsa la Mos Espa, cittadina del deserto del pianeta Tatooine di Star Wars; Verso le oasi di montagna 

15. IL LÉZARD ROUGE DEI BEY DI TUNISI; Le ferrovie tunisine 

16. IL LUNGO VIAGGIO DEL FOSFATO TUNISINO: DAL TRIANGOLO MONTUOSO AL CONFINE CON L’ALGERIA AL PORTO DI SFAX, PASSANDO PER L’ANTICA CAPSA ROMANA 

17. I KSOUR, LE ROCCAFORTI BERBERE DEL GRANDE SUD TUNISINO; Medenine; Ksar Haddada; Tataouine; Chenini 

18. PERCORRENDO LA REGIONE DOVE SI COMBATTE’ LA “GUERRA DEL DESERTO” 

19. INCURSIONE TRA LE SABBIE DEL SAHARA, AI CONFINI MERIDIONALI DELL’IMPERO ROMANO, IL LIMES IMPERII; Ksar Ghilane 

20. NEL FORTE ROMANO DI TISAVAR; I romani e il Limes Tripolitanus 

21. APPENDICE;   1. VIAGGIATORI IN TUNISIA TRA IL XVII SECOLO E LA FINE del XIX;   2. VIAGGIATORI IN TUNISIA TRA LA SECONDA META’ DEL XIX SECOLO E L’INIZIO DEL XX 

22. BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA