Guido Boggiani |
Premessa: collaborazione fotografica alle Grandi Avventure dell’Archeologia (1980); l'idea di realizzare l'equivalente antropologico
Quando nel lontano 1980 apparve il sesto volume dell’Enciclopedia della Curcio: Le Grandi Avventure dell’Archeologia, ero reduce da tre sole sessioni di ricerca antropologica sul campo (Africa, Mesoamerica): nel 1976 nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del Monte Kenya, nel Kenya settentrionale; nel 1978 nel piccolo villaggio di indios Huave di Santa Maria del Mar, nell’istmo di Tehuantepec (Oaxaca, Messico); nel 1979 nella cittadina multietnica di Malakal, nella Provincia del Nilo Superiore (Sud Sudan).
Oltre agli usuali problemi d’ordine burocratico e alle difficoltà logistiche, che immancabilmente attendono al varco ogni ricercatore non “da tavolino”, a quei tempi già ero incorso in diverse “avventure”, tutte comunque andate a lieto fine.
Così, dopo aver collaborato con diapositive (Messico, Grecia, Italia meridionale) all’apparato fotografico dell’Enciclopedia, pensai che sarebbe stato fantastico riuscire a realizzare l’“equivalente” antropologico!
Progetto che a quei tempi era forse troppo grande per le mie “possibilità”, così che non andò in porto…
Oggi una trilogia dedicata agli Antropologi
Oggi ritengo che età ed esperienza mi consentano di presentare ai lettori questa nuova trilogia interamente dedicata agli Antropologi.
Vi ho raccolto, debitamente illustrate da foto d’epoca, le schede di 61 personaggi.
Oltre a quella relativa ad una spedizione antropologica intercontinentale, svoltasi tra America del Nord e Asia a cavallo tra il secolo XIX e XX.
Cosa c'è nel libro
Ecco i nostri primi 20 personaggi:
Adolf Bastian, Hugo A. Bernatzik, Carl Alfred Bock, Guido Boggiani, George Catlin, Frank H. Cushing, Maria Antonina Czaplicka, Jan Czekanowski, Luigi M. D'Albertis, Frances T. Densmore, Karl von den Steinen, Germaine Dieterlen, Cora A. Du Bois, Fred Eggan, Edward Evans-Pritchard, Sir Raymond Firth, Peter Freuchen, Leo Frobenius, Marcel Griaule, Vinigi L. Grottanelli.
Tra gli indios Chamacoco e Caduveo del Paraguay: Guido Boggiani (1861-1901), pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto nella selva in circostanze misteriose
Boggiani e le mie visite giovanili al Museo Pigorini al Collegio Romano
Quello del Boggiani è un nome che mi è famigliare fin da ragazzo. Quando ammiravo le grandi vetrine del Museo Pigorini al Collegio Romano dedicate ai popoli indi del Sud America, che accoglievano oggetti etnografici appartenenti ai Chamacoco e ai Caduveo del Paraguay.
Il grande antropologo francese Lévi-Strauss, i Caduveo e Boggiani
A proposito degli indios Caduveo, Lévi-Strauss, uno dei Grandi dell’Antropologia mondiale, nel suo capolavoro Tristi Tropici scrive come “il loro viso, e a volte il loro intero corpo, sia coperto da una rete di arabeschi asimmetrici alternati a motivi di una sottile geometria. Il primo a descriverli fu il missionario gesuita Sanchez Labrador, vissuto fra loro dal 1760 al 1770; ma per poterne vedere esatte riproduzioni bisogna aspettare un secolo e Boggiani”.
Tra questi indios “40 anni prima [la spedizione dello studioso francese nel Mato Grosso risale al 1935-36], il pittore ed esploratore Guido Boggiani soggiornò in due riprese, nel 1892 e nel 1897, e lasciò di questi viaggi importanti documenti etnografici, una collezione che si trova a Roma e un interessante diario di viaggio” .
La maggior parte di quel materiale esposto era infatti dovuto all'iniziativa operosa di un artista.
L'artista diventa esploratore ed etnologo
Che ben presto si tramutò in un esploratore… e in un etnologo! Nato nel 1861 ad Omegna, sulle rive del lago d’Orta,
Una morte misteriosa
Boggiani sarebbe misteriosamente morto nel 1901 nel Gran Chaco a soli quarant'anni.
I suoi resti mortali furono ritrovati nella selva solo l’anno appresso. Vita intensa, la sua, ma abbastanza breve, quasi una meteora!
In Argentina (1887)
(...) Nel 1887 una visita in Argentina gli apre nuovi, più grandiosi orizzonti. L'anno dopo decide di recarsi nell'interno, nei territori a cavallo tra l'alto Paraguay e il Mato Grosso brasiliano. Dove rimane fino al 1893. In quei lunghi anni vive dapprima a contatto con i Chamacoco. Poi trascorre tre mesi tra i Caduveo, che lo “adottano”, tanto da chiamarlo Béttre.
Rientro in Italia, D'Annunzio, la fotografia,
(...) Una volta rientrato in Italia, partecipa attivamente alla vita culturale della capitale (...) entra in amicizia con D'Annunzio. Con il quale partecipa ad una crociera nelle isole greche, a bordo di un lussuoso yacht.
Nel corso del viaggio, oltre a dipingere, con profitto e maestria si dedica alla nuova musa della fotografia.
Pubblicazioni e un libro
(...) Nel 1895 vengono dati alle stampe importanti contributi etno-linguistici curati da prestigiose istituzioni, quali l'Accademia dei Lincei e la Società Geografica Italiana.
Nonché la sua principale opera: Viaggi di un artista nell'America Meridionale, i Caduvei.
Di nuovo in Paraguay
(...) il 1° luglio del 1896 riparte per Asunción e il Paraguay.
Nel selvaggio interno effettua nuove missioni etnografiche, nel corso delle quali dipinge, fotografa e colleziona altro preziosissimo materiale etnografico, che invia anche al museo etnologico di Berlino.
Contemporaneamente continua a scrivere sulle tribù indie e sullo spinoso tema dei confini Paraguay-Bolivia.
(...) Dirige anche la Revista del Instituto Paraguayo. Nel 1898 a Buenos Aires espone con successo quadri di paesaggi e fotografie di indios.
Scompare nella selva alla ricerca di "indios barbuti"
Alla ricerca di una misteriosa tribù, scompare nella giungla nel 1901.
Nell'agosto del 1901, assieme al fedele cuoco Gavilan, si inoltra nuovamente nel remoto Gran Chaco per verificare l'esistenza di una nuova e "mitica" tribù di "indios barbuti", che gli è stata segnalata.
Deve però attraversare l’infida regione abitata dai Tumanà, sotto-tribù dei Chamacoco.
L'anno appreso si scoprono i suoi resti mortali
Entrambi scompariranno nel nulla… Solo l’anno appresso i loro resti mortali (il cranio del Boggiani risulta spaccato da un'ascia di pietra e decapitato) saranno rintracciati da una missione italo-paraguayana.
(...) A quanto sembra ad aver provocato la loro terribile fine sembra sia stata la credenza, del resto ampiamente diffusa presso molti popoli “a tecnologia semplice” di tutto il mondo, relativa al potere che la macchina avrebbe di “catturare” l'anima del fotografato.
La sua opera d'avanguardia come fotografo - considerati epoca e luoghi - , negli ultimi anni ha ottenuto un meritato riconoscimento.
Con la pubblicazione a Praga di un volume, che raccoglie 82 immagini di Caduveo e Chamacoco. Facevano parte di 400 lastre regalate dalla famiglia del Boggiani a Voitech Fric (1882-1944), esploratore ceco che, dieci anni dopo l’italiano, ne ripercorse i passi, interessandosi anche alla cessione dei beni posseduti in Paraguay dal Boggiani.
Altre sono conservate nell’archivio fotografico della Società Geografica Italiana.
Oggi i musei di Berlino, Stoccarda, Vienna, Leida, Firenze e Roma espongono oggetti etnografici provenienti dalle raccolte del Boggiani.
(...) nel 1989, su iniziativa di un gruppo di studiosi e imprenditori, viene fondato ad Asunción l’Instituto Museo Arqueológico y Etnográfico Guido Boggiani, poiché “è stato uno dei primi scienziati ad interessarsi alle culture dell'Alto Chaco".
LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA
Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli
E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini (10 sono dell'A.)
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