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domenica 23 ottobre 2022

71. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: QUINTA PUNTATA (INIZIA LA VISITA DELLA CITTA' DI NAIROBI)

 

La Sesta Avenue nei pressi della Standard Bank, 1935 (Eric and Edith Matson Photograph Collection, Library of Congress)

A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche  effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli.  Ho anche lasciato inalterato il testo. 

[precedenti puntate: 23.9; 3.10; 8.10; 15.10] 

Il sole era già alto nel cielo, quando Milly e John Smith uscirono dall’albergo.

La prima notte a Nairobi era passata molto presto! Dopo una lauta colazione nell’ampio bar dello Stanley i due, come già avevano detto la sera prima a Giorgio, avevano l’intenzione di fare un giro di “perlustrazione” per le vie della città, per scoprire gli aspetti più o meno visibili della grande capitale kenyota. A tal uopo, sia John, che sua moglie si erano armati di grosse macchine fotografiche.

Prima di uscire il cameriere negro, che aveva servito la colazione, disse in un approssimativo inglese, misto ad un po’ di kiswahili:

- Ndio (sì), memsaab, oggi bella giornata. Chiara giornata. Per tatu (“tre”) giorni il tempo essere così bello. Voi potete vedere con un po’ di fortuna la “Montagna splendente” (è il significato di Kilimangiaro in kiswahili). Voi sbrigare!

- Ndio, Moussa, ringraziò John. Così uscirono dall’atrio guardandosi intorno, per cercare di scorgere il famoso vulcano, che però non avrebbero potuto vedere, per la semplice ragione che il New Stanley è circondato da edifici, che non lasciano spaziare la vista. 

- Vorrà dire che ci faremo indicare da Giorgio un posto più elevato, dal quale si possa avere questa stupenda visione. Ci pensi, vedere il Kilimangiaro ad occhio nudo da Nairobi. Più o meno dista in linea d’aria 200 km e, forse, anche molto di più

- Certo, deve essere bello!, rispose Milly.

Con le macchine fotografiche a tracolla, i due si avviarono per la città, che incominciava allora a popolarsi di gente e di automezzi.

Il traffico era intenso e la popolazione, che animava il centro, era eterogena. È facile incontrare, per le vie principali, gruppi di Masai “moran” che, lasciate le lance nelle capanne nelle steppe gialle, con le loro rosse tuniche ed i capelli impastati d’argilla giungono in città, quasi sempre per protestare contro le tasse, che oberano questi prodi cacciatori di leoni.

Quattro guerrieri Masai [ca. 1890-1923] Frank and Frances Carpenter Collection (Library of Congress). 


LORD DELAMERE

Foto-panorama della Kenyatta Avenue, 2011(CC Some rights reserved, Mandingoesque)

Camminarono lungo la Delamere Avenue [oggi Kenyatta Avenue], che prende il nome dal primo residente europeo del Kenya [1901].

Lord Delamere (estrema destra) legge il discorso di benvenuto al Governatore entrante del protettorato dell'Africa Orientale Britannica, Sir Percy Girouard (1867-1932), 1909
Una statua nella stessa via lo ricorda alle nuove generazioni “creole” europee e agli indigeni kenyoti, a qualunque razza e popolo appartengano. Senza uomini come il Delamere, il Kenya, come molti altri nuovi stati indipendenti africani, poteva  essere ancora un paese ai confini del mondo, della civiltà. Dove le popolazioni primitive, non solo si davano guerra tra loro, ma arrivavano ad uccidere gli uomini bianchi, che osavano penetrare nelle loro terre. Popolate da belve feroci, come i leoni men-eaters, e caratterizzate da boscaglie impenetrabili, dalla fame e dalla miseria, dalle malattie e dalle mosche tse-tse.

Ora, per fortuna, quello che poteva essere il quadro del Kenya pre-europeo, è scomparso. Se non totalmente, almeno in gran parte.

LA TUTELA DELLA FAUNA

Ormai le grandi fiere per la stragrande maggioranza popolano i parchi nazionali creati dal governo inglese. Così come il governo belga, a sua volta, ha fatto nel Congo. In modo da conservare e preservare alcune specie dallo sterminio che, con la loro indiscriminata uccisione, poteva considerarsi quasi imminente.

Lo Tsavo National Park, l’Aberdare, l’Amboseli, il Kenya, e il più grande giardino zoologico che una grande città possa vantare: il Nairobi National Park, non sono che alcune delle riserve, nelle quali gli animali possono vivere tranquillamente, non molestati dagli indigeni, che ne vogliono mangiare la carne (ma ci sono anche molti casi di bracconaggio). Per non parlare degli europei, che per avere l’avorio facevano una strage di elefanti. Ma anche di quegli individui,  che sparavano solo per il gusto di uccidere. Non importa se ammazzavano anche le femmine ed i piccoli, e se non ne toccavano neanche la carne.

I POPOLI PRIMITIVI

I popoli primitivi desiderano sempre più la civiltà e la collaborazione con l’uomo bianco. Non lo cuociono più nel pentolone bollente! Aspirano al progresso.

Mentre prima l’élite indigena era per lo più mandata nelle grandi e famose università europee e statunitensi, grazie all'assegnazione di borse di studio, ora si cerca di creare “in casa” un proprio quadro dirigente ed una classe politica. Il “Royal Technical College” di Nairobi è un esempio. Si cerca di trovare nuovi mezzi per un’agricoltura veramente moderna: Si creano impianti. Si costruiscono case e strade e ponti.

Il Royal Technical College di Nairobi, ora parte dell'Università di Nairobi, 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18651)

Ma il progresso arriva anche dall’aria. Nel Kenya ci sono almeno sette aeroporti di primaria importanza, di cui tre servono la capitale.

I “selvaggi” vanno nelle città, o fanno i braccianti agricoli nelle grandi fattorie europee e nelle piantagioni. Il nuovo governo indigeno, che nell’ambito del Commonwealth ha preso il posto del Governatore britannico residente, studia le nuove necessità. I nuovi problemi che ogni giorno si affacciano alla luce di uno Stato ancora neonato.

Piantagione di caffè nei pressi di Nairobi, 1936 (Eric and Edith Matson Photograph Collection, Library of Congress)

JOMO KENYATTA, IL GRANDE ANTROPOLOGO MALINOWSKI, I MAU-MAU, IL KENYA INDIPENDENTE

Jomo Kenyatta è un uomo di polso. Presunto capo dei Mau-Mau, era stato confinato in una scuola requisita per l’occasione nella parte più sperduta del paese: la Northern Frontier.

IL PRESIDENTE JOMO KENYATTA, NAIROBI, KENYA, 1966, Israel National Photo Collection

Dopo aver studiato Economia a Londra, divenne l’allievo prediletto del grande antropologo Malinowski. Andò in Russia, e per quel passo fu tacciato di comunista. Con la rivolta dei Mau-Mau, i principali capi, presunti o no, furono imprigionati, e con loro Jomo. Quanto fosse infondata l’accusa di comunismo l’ha dimostrato il fatto che il Kenya non è divenuta una Repubblica Popolare e non è uscito dal Commonwealth. Mentre ci sono ancora farmers inglesi ed europei (sono chiamati europei tutti i bianchi, anche se americani N.D.A.), che occupano importanti cariche statali. 

Nelle rivolte delle guarnigioni indigene, al tempo dell’alzata di scudi di Zanzibar, che con un colpo di stato sanguinoso e con l’aiuto dei cinesi ha instaurato una Repubblica Democratica [nel Tanganyika, oggi Tanzania], il Kenya ha infatti richiesto l’intervento degli inglesi…

Una squadra britannica di mortai da 3 pollici in azione durante le operazioni contro i terroristi Mau Mau, 1952 - 1956,  Imperial War Museums.

Una squadra di King's African Rifles trasporta rifornimenti, mentre è alla ricerca dei Mau-Mau, 1952-56, Imperial War Museums.

Con Jomo Kenyatta tutto il Kenya aspira al progresso e all’inserimento del paese tra le nazioni, che da millenni sono arrivate ad un alto grado di civiltà, di “sviluppo”. Secondo una recente statistica dell’Onu solo uno Stato è sviluppato in Africa: la Repubblica Sudafricana. Il Kenya cercherà di raggiungerlo. Se non nello spazio di pochi anni, almeno tra i prossimi 25. E sarà un grosso colpo per un paese dove domina l’apartheid!

Ritornando a parlare dei popoli primitivi, dei selvaggi, questi sono sempre più assorbiti dalla civiltà, che non sempre porta benefici (vedi sifilide, prostituzione, altre malattie che, come la tubercolosi, erano prima sconosciute, l’alcoolismo, ecc.).

IL MOSAICO ETNICO DEL KENYA

I Kikuyu, i Masai, i Nandi, i Dorobo, Samburu, Somali, Turkana, Karamojong, Suk, Kipsigi, Swahili, Wakamba, Bakuya, Meru, Embu, Kavirondo, Luo, Qanyika e molti altri ancora, assieme agli europei, agli indiani di Goa e di Pondicherry, ai Parsi, ai Sikhs ed, infine, agli arabi, compongono l’enorme mosaico eterogeneo della popolazione kenyota.

Appunto per tutte queste popolazioni si sta cercando di creare una federazione, in modo che si possano [omissis: non comprensibile, dopo 60 anni, l’aggiunta a penna nel dattiloscritto…

p.s.: mi accorgo ora che nel 1966 per la rivista Africa di Roma (Istituto Italiano per l'Africaho recensito (è una delle mie prime pubblicazioni...) il volume della O.U.P.: AA.VV., Federation in East Africa, Opportunities and Problems, 1965. Gli autori auspicavano un'integrazione economica e politica tra i tre Stati dell'ex Africa Orientale Britannica: Tanganyika, Uganda, Kenya. Dopo che nelle rispettive capitali si erano tenute, tra il 1962 e 1963, alcune conferenze internazionali, allo scopo di rilanciare l'EACSO, l'East Africa Common Services Organization]

La recensione figura su Research Gate:

https://www.researchgate.net/publication/348995659_MARGARET_SHINNIE_ANCIENT_AFRICAN_KINGDOMS_1965_VARIOUS_AUTHORS_FEDERATION_IN_EAST_AFRICA_OPPORTUNITIES_AND_PROBLEMS_1965_REVIEWS_BY_INITIALS_FP

I TURKANA

Due uomini Turkana si tengono per mano nel corso di  una danza tradizionale, che coinvolge uomini e donne. Indossano cerchietti decorativi, caratteristica tipica del costume Turkana, 1955 (CC BY-NC-SA 4.0 Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/11133)

Le tribù ancora allo “stato di natura”, quelle primitive, sono veramente poche. I Turkana del Lago Rodolfo [oggi Lago Turkana] sono una di queste.  Perché il loro habitat è uno dei più desolati e deserti al mondo. È terra ancora selvaggia, dove gli indigeni vivono a faccia a faccia con la natura, cacciando i coccodrilli, ma anche allevando il bestiame. Anche là, in un tempo non molto lontano, arriverà la civiltà che, a cominciare da questo secolo, ha cambiato molte cose sulla faccia del nostro pianeta.

CONTINUA

p.s. Attualmente (novembre 2022) sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA.

IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.


venerdì 23 settembre 2022

64. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: PRIMA PUNTATA (ROMA)

 

L'edificio del Museo Africano, Roma. Già sede dell'Istituto Italiano per l'Africa, poi diventato Istituto Italo-Africano, infine parte dell'ISIAO, Istituto per l'Africa e l'Asia (CC, alcuni diritti riservati, foto Carlo Dani, 2018 ) 

Nel post del 26 luglio 2022 avevo scritto: “Norfolk Hotel, uno storico albergo (per intenderci bungalows e frequentazione di White Hunters). Proprio qui avevo ambientato la prima parte kenyota del mio unico romanzo (manoscritto purtroppo non ultimato). L'avevo scritto a sedici anni. Il protagonista era un etnologo italiano e membro dell'Istituto Italiano per l'Africa. Il mio interesse allora era infatti concentrato sull'Etnologia. L'Antropologia Culturale sarebbe arrivata in seguito... Il romanzo racconta anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna. Ma le sue pagine descrivono soprattutto l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli. Il tutto grazie ai libri della mia biblioteca in formazione...

……………..

Tornato a Roma, prendo in mano sia il manoscritto, che il dattiloscritto (oltre ad una bozza di canovaccio...). Vedo che risale al 1962-63. Grazie al blog ho così la possibilità di riportare alcuni dei brani del mio romanzo incompiuto (e, naturalmente, senza titolo), così come sono stati scritti a sedici anni!

………………………………

"ROMA

Giornata d'inverno. Piovosa come molte altre, fredda ma non troppo. Le macchine correvano sdrucciolando sull'asfalto; la strada in qualche parte avallata spruzzava acqua da tutte le parti, quando le gomme ci rotolavano sopra.

Il ponte, le accademie, la galleria furono ben presto lasciate dietro dalla potente Jaguar color giallo. I vetri appannati, le fiancate grondanti d'acqua che scendeva giù precipite dalla "capote", la difficoltà propria della circolazione, il tempo così brutto, tutto ciò dunque faceva pensare al guidatore che in qualche altra parte del mondo il sole splendeva a picco. In qualche zona sperduta del Sahara o del Kalahari qualche indigeno - non importa se Tuareg che Boscimane - forse  stava alla ricerca di qualche falda acquifera, o con la sua cannuccia stava cercando di tirare qualche sorso d'acqua dal terreno. "E lì l'acqua cadeva a torrenti". 

L'Africa gli tornò alla mente. Kenya, Uganda, Tanganyika furono passati brevemente in rassegna sullo schermo della sua memoria visiva. Aveva soggiornato per molti mesi in quei posti e...  non sarebbero stati gli ultimi.

La macchina imboccò la salita tortuosa fino a che si arrestò davanti alla porta di un edificio che avrebbe avuto bisogno di una ritoccatina. L'intonaco cadeva a pezzi.

L'uomo, sceso velocemente dalla Jaguar, entrò decisamente, salutò l'usciere, non con l'alterigia di coloro che sanno di essere qualcuno, bensì con la bonomia di chi è un pari grado, imboccò risolutamente a sinistra ed entrò in una saletta.

La saletta, di pochi metri quadrati, era pavimentata di un qualche materiale plastico, a sinistra. Di fronte erano collocati dei tavolini verdognoli. Grandi scaffalature con gli schedari dei libri della biblioteca riempivano tutta la parete di destra. Sempre vicino alle scaffalature, una serie di tavolinetti adatti alla consultazione, studio o lettura di libri. Carte dell'Africa fisico-politiche facevano bella mostra di sé lungo le pareti.

Una donna di circa trent'anni si fece incontro al visitatore, salutandolo rispettosamente.

- Oh! Che piacere rivederla dopo tanto tempo. Spero che i suoi viaggi siano andati magnificamente.

- Grazie, sì. C'è il dottor Rossi. Vorrei parlargli di una questione importante, dato che dovrei entro una settimana ripartire per il Kenya.

- Riparte? Ah, sì, capisco. L'etnologia, l'etnologia è una grande maga ammaliatrice! Comunque adesso provo a vedere se c'è in amministrazione. La mano alza il ricevitore del telefono interno, due parole... il ricevitore viene rimesso al suo posto.

- Il dottor Rossi in questo momento è indaffarato in quanto sta parlando con l'Ambasciatore del Burundi. Sa, il nostro Istituto dipende dal Ministero degli Esteri.

- Capisco, risponde l'uomo.

. Non si preoccupi, continua la donna, mi ha assicurato che tra qualche minuto sarà da lei.

- In attesa andrò a rovistare qualche rivista in biblioteca. L'uomo si allontanò.

L'UOMO

L'uomo, trentacinquenne, alto un metro e novanta, con due larghissime spalle, un torace ed un petto enormi da far invidia ad un pescatore di perle, ben piantato, abbronzatura perfetta da poter competere con un Uolof (n. d. Gli Uolof sono i negri più neri di tutta l'Africa. Sono situati nella West Africa: Senegal e dintorni), era insomma il tipico esempio di esploratore dell'800, tipo Speke o Stanley.

Habitants du Sénégal inférieur : Oualofs et Peulhs (1861, vol.3, Le Tour du Monde, Jules Duvaux) 
Nato da una famiglia nobile ed anche agiata, fin da giovane aveva - con la lettura - preso la passione per l'etnologia. 

Leggendo e poi ancora leggendo, studiando si era laureato in Scienze Politiche e contro la volontà dei genitori, che volevano fare di lui un buon diplomatico, si era specializzato in Scienze Etnologiche.

Da quel momento fece molte spedizioni sia in Uganda tra i Baganda, che nel Tanganyika (Masai) ed infine soggiornò presso i Kikuyu del Kenya.

In una parola aveva visitato tutta l'East Africa ex inglese, acquisendo una ricca esperienza. 

Aveva scritto svariati libri di etnografia, per lo più monografie dei popoli visitati, che erano stati tradotti in molte lingue.

Apprezzato in Italia, che all'estero, come "uno" che sapeva il fatto suo e che faceva il suo dovere con rigore strettamente scientifico, godeva dell'appoggio di molte persone influenti, sia in patria che in Gran Bretagna. L'ultima sua spedizione, nel Tanganyika, presso i Masai, lo aveva visto insieme ai "moran" uccidere un leone. Sapeva fare buon uso di qualsiasi arma. L'Express era però il fucile da caccia grossa preferito. Non disdegnava però neanche il machete con il quale un giorno, lungo le rive boscose di un fiume nel Buganda, aveva troncato in due la orripilante testa di un boa.

Moran Masai, Africa Orientale tedesca [Tanganyika], ca. 1906-1918, Bundesarchiv, Bild 105-DOA0816 / Walther Dobbertin / CC-BY-SA 3.0 

LA BIBLIOTECA

Scendendo a passi misurati i gradini che dall’ampia vetrata d’ingresso conducono alla biblioteca vera e propria, vide che una giovane negra alla sua destra stava consultando alcune riviste. Era di una bellezza che la maggior parte delle persone di cultura occidentale non avrebbe compreso. Alta, slanciata, ben fatta, i capelli “a granuli di pepe” ricoperti da un fazzoletto variopinto, due begli occhi color carbone acceso, attirava irresistibilmente il giovane scienziato.

- Excusez-moi -, disse l’etnologo alla giovane – parlez-vous français? -

- Oui ! Rispose la ragazza – Qu’est-ce que vous voulez ? –

- Je suis en ethnologue en admirant votre beauté, je me demande quelle population a vu naitre une fleur aussi charmante !

- Je suis une éthiopique, mais vous êtes très envahissant, rispose la negra un po’ sdegnosa

L’etnologo, che sapeva benissimo a quale razza appartenesse la ragazza, comprese che non c’era niente da fare e quindi tirò via e si diresse allo scaffale contenente libri riguardanti il Kenya: Something of Value e Uhuru di R. Ruark, Facing Mount Kenya di Jomo Kenyatta, Africa di John Gunther, Kenya del Central Office of Information. Tutti libri che aveva letto e riletto e che ormai non avevano più nulla di nuovo da offrire. Pensò che era ora che l’Istituto si rifornisse di nuovi libri quando… qualcuno entrò in Biblioteca. Era il Dott Rossi.


CONTINUA: 3 ottobre


I popoli menzionati (Tuareg, Boscimani, Uolof, Masai, Baganda, Kikuyu) e gli esploratori citati (Speke, Stanley) figurano, rispettivamente, nella mia trilogia antropologica e nel vol. 2 di quella degli Esploratori. 


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p.s. Attualmente (novembre 2022) sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA
IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.