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giovedì 6 luglio 2023

102. IL TITOLO DEL MIO PROSSIMO LIBRO: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

Coppia Maasai (© Franco Pelliccioni) 

In un paio di post precedenti avevo scritto che stavo lavorando alla stesura di una: Breve Introduzione Etno-Antropologica ai Popoli del Kenya

Infatti, sulla spinta della forte ondata emotiva, provocata dalla pubblicazione sul blog del mio incompiuto romanzo giovanile ambientato in Kenya, e risalente ad esattamente sessanta anni fa [le rimanenti quattro “puntate” rimarranno per sempre custodite nel cassetto…], da ex africanista avevo deciso che era tempo di elaborare un mio vecchio progetto sui “Popoli del Kenya”. 

Paese dell’Africa orientale dove negli anni ‘1970 e ‘1980 avevo effettuato due sessioni di ricerca. 

Prima nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del monte Kenya (è stata la mia prima ricerca antropologica sul campo!); successivamente tra i pescatori Elmolo del lago Turkana, nel desertico e semidesertico nord-ovest del paese. 

Come allora osservai, mi ero lasciato “trasportare” dalla mia vecchia abitudine di ricercatore “a tutto tondo”: biblioteca, archivio, Internet, diari di viaggio, diari di ricerca, registrazioni audio, diapositive. 

A Capodanno 2023 decisi che, per un periodo, avrei interrotto l’elaborazione del libro, per dedicarmi completamente a quello su Balene e ai Balenieri.

Ora, dopo la sua pubblicazione, ho ripreso a lavorare al libro del Kenya, in modo da ultimarlo per il prossimo autunno/inverno.

Poi mi potrò finalmente concentrare sugli Inuit dell’Artico canadese…

Di seguito titolo e sommario, sia pure provvisori.

MAASAI

GENTI E CULTURE DEL KENYA

PREMESSA

1. INTRODUZIONE STORICA

UN SALTO NELLA PREISTORIA: SCOPERTE PALEONTOLOGICHE E PALETNOLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE

STORIA ANTICA

L’AZANIA, LA “TERRA DEGLI ZENG, O ZENJ

ARRIVANO I PRIMI EUROPEI DAL PORTOGALLO

ALLA FINE DEL XIX SECOLO NEL FOLTO DELLA FORESTA EQUATORIALE COSTIERA VIENE SCOPERTA LA MACCHU PICCHU AFRICANA, LA CITTA’ MEDIEVALE DI GEDI

IL DOMINIO DEI SULTANI OMANITI

L’AVVENTO COLONIALE INGLESE: L’IMPERIAL BRITISH EAST AFRICA COMPANY (1887), IL PROTETTORATO DELL’AFRICA ORIENTALE BRITANNICA (1895), Il PROTETTORATO E LA COLONIA DEL KENYA (1920), LA RIVOLTA MAU MAU (1952-56). L’INDIPENDENZA (1963)

La creazione del Northern Frontier District (1909)

Due testimoni dei prodromi della colonizzazione britannica

Browne (1909-1916)

La storia della fondazione di Fort Hall

Yardley (1918)

2. INTRODUZIONE GEOGRAFICA E DEMOGRAFICA

3. INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA

4. LA “CULTURA MISTA COSTIERA”: I SWAHILI

IL PERIPLO DEL MARE ERITREO, PORTOLANO GRECO-EGIZIANO DEL I SEC. D.C.

L’AZANIA

I CONTATTI CON L’ESTREMO ORIENTE: LE ESPLORAZIONI MEDIEVALI CINESI

I Cinesi in Africa Orientale

I Ming e le sette esplorazioni marittime di Cheng Ho, l'«Eunuco dei Tre Gioielli»

Tramonto di una straordinaria, avventurosa ed ancora misconosciuta epopea asiatica nell’Oceano Indiano

GIUNGONO I PORTOGHESI

SAWĀHIL

LA CULTURA SWAHILI

LA LINGUA SWAHILI, IL KISWAHILI

UTENDI WA INKISHAFI, CELEBRE POEMA CHE RIMPIANGE I FASTI DEL PASSATO

5. I BANTU: GLI AGRICOLTORI SEDENTARI

LE MIGRAZIONI DEI BANTU

LA “RICCHEZZA DELLA SPOSA”

I KIKUYU E LA RIBELLIONE ANTIBRITANNICA MAU MAU, PER RIAVERE LA TERRA DEGLI AVI

IL MITO DELLE ORIGINI E IL PERCHÉ DEI NOMI FEMMINILI DEL SISTEMA CLANICO PATRILINEARE KIKUYU

BAGIUNI

Il “mondo perduto” dei Bagiuni, tra le omonime isole somale, l’arcipelago di Lamu, la costa del Kenya: una “pulizia etnica” lunga oltre trenta anni:

6. I NILO CAMITI: I NOMADI PASTORI

LA CULTURA DEI NILO-CAMITI

IL “COMPLESSO DEL BESTIAME” TRA I POPOLI ALLEVATORI DELL’AFRICA ORIENTALE

I MAASAI NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO EUROPEO, ARABO E AFRICANO

Nelle terre dei Maasai: Joseph Thompson, la spedizione Teleki-von Hohnel (XIX secolo), Charles William Hobley (XX secolo)

I MAASAI: UNA STORIA REALMENTE BELLICOSA

SANGUINOSI CONFLITTI INTERTRIBALI (E INTRATRIBALI: IL “SUICIDIO” COLLETTIVO MAASAI) E LA “PAX BRITANNICA”

IL GOVERNO DIFFUSO: IL SISTEMA POLITICO DELLA SOCIETA’ ACEFALA MAASAI

Le profezie avverate del grande laibon Maasai Mbatian

7. I NILOTICI

I LUO

MIGRAZIONI DEI LWOO

8. LE POPOLAZIONI DI LINGUA CUSCITICA

SOMALI

RENDILLE

9. LE CULTURE “MARGINALI”: DOROBO, ELMOLO, BON

DOROBO

L’esploratore Thompson è il primo europeo ad incontrare i Dorobo, nel corso del suo attraversamento della terra Maasai

ELMOLO

NEL 2019 LE PIOGGE CAUSATE DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA CRESCITA DEL LIVELLO DELLE ACQUE DEL LAGO COSTRINSE GLI ELMOLO AD ABBANDONARE IL VILLAGGIO, PER RAGGIUNGERE TERRENI PIU’ ELEVATI

BON (BONI, AWEER, WABONI)

I Boni oggi

Storia dell’avventurosa scoperta dei Boni nelle foreste costiere tra Somalia e Kenya

L’incontro di Grottanelli con i Bon nel 1952

10.BIBLIOGRAFIA

CARTE

......

Il Kenya figura  nel mio GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI. TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI, capitolo 3:"A bordo di un treno della celebre “ferrovia di penetrazione” Mombasa-Kampala: l'Uganda Railways, Kenya (1896-1901)", 

"(...) ha aperto la colonizzazione dell’Africa Orientale. 

Parte dall’Oceano Indiano e, dopo aver raggiunto Nairobi, arriva fino a Kampala, in Uganda.

Oltre ai soliti immancabili problemi incontrati nella sua costruzione, ha dovuto risolvere un’inaspettata complicazione in più, che nessuno aveva mai sperimentato altrove, né tantomeno immaginato potesse esistere… 

Poiché la linea era infestata dai leoni che, a quanto pare, preferivano mangiarsi gli indifesi operai indiani addetti alla sua costruzione…

[Come racconta il famoso film premio oscar Spiriti nelle tenebre (The Ghost and the Darkness) del 1996, con Michael Douglas].

Questo è stato il primo dei quindici treni sul quale ho viaggiato, sia pure in senso contrario: da Nairobi fino a Mombasa. 

Nei paraggi non ho scorto alcun leone, ma so bene che ce ne sono parecchi nel vicinissimo Parco Nazionale Tsavo".

 ......

Per chi fosse interessato a seguire il blog troverà ora in alto, accanto a Google Traduttore e al motore di ricerca interno,   il pulsante “Lettori Fissi”. Basterà cliccare il pulsante Segui.

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p.s. del 23.7.2023. 

Ho scoperto in questi giorni che il servizio E-Mail relativo al pulsnte "Segui" non è più attivo! Mi dispiace...

......

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N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno

martedì 13 settembre 2022

61. LINGUE (ARABO, CINESE, TIBETANO); TOPONIMI (NORVEGESI, GROENLANDESI, CANADESI); ETNONIMI (INUIT, AFRICANI, RUSSI): DALLA "PREMESSA" ALL’INDICE ANALITICO RAGIONATO DI UNA COLLANA (VERSO L’IGNOTO GEOGRAFICO, CULTURALE, STORICO), CHE NON C’È... SOCIETA' GEOGRAFICA ITALIANA

La mostra dei miei libri in Maremma, Pescia Romana,  Montalto di Castro, 30 marzo-7 aprile 2019 . https://twitter.com/ComuneMontalto/status/1115148560138477569 
Negli anni successivi non sarà possibile realizzare altre mostre e incontri con l'A. a causa  della pandemia

Tra il 2008 e il 2016 ho lavorato alla stesura di un libro per la Società Geografica Italiana [socio dal 1972 - prima della laurea -, Membro effettivo del Collegio dei Revisori in rappresentanza dei soci dal 1987 al 2016], alla quale per almeno un biennio ha contribuito come Curatrice, con un certosino lavoro di controllo  e «omogeneizzazione» di un variegato materiale risalente a epoche diverse, la geografa e ambientalista Alessandra Binel.

Un libro che a causa del numero delle sue pagine sarà presto definito: monstre. E che perciò dovrà essere necessariamente suddiviso in otto volumi dalle dimensioni simili a quelle dei libri della Sellerio (13 x 17 cm). Anche perché da non molto (2008) la Società Geografica aveva pubblicato: AA.VV. Ricamare il mondo. Le donne e le carte geografiche, dove figurava un interessante intervento di Dacia Maraini.


Ecco gli otto volumi, che dovevano andare a costituire il primo nucleo della Collana: Storia delle Esplorazioni [ed. 2012 ISBN 978-88-xxxx-xx-x].

Vol. 1.1 I “vagabondi” senza frontiera: Mondo (XIV-XIX secolo) Presentazione, Prefazione, Introduzione, Mondo fino al ‘900: Ratzel = 150 pp.

Vol. 1.2 I “vagabondi” senza frontiera: Mondo (XIX-XXI secolo) Nati e vissuti fino a tutto il ‘900 ed oltre: da d’Albertis a Severin = pp.?

Vol. 2.1 Nel vecchio continente: Europa-Asia = 194 pp.

Vol. 2.2 Tra deserti e tropici: Africa = 278 pp.

Vol. 3.1 Nelle terre degli indiani: Americhe (X-XIX secolo): dal X secolo a personaggi vissuti fino ai primi ‘900: da Eirík il Rosso a Powell 176 pp.

Vol. 3.2 Nelle terre degli indiani (II parte) e dei Mari del Sud: Americhe (XIX-XXI secolo), Oceania 146 pp.

Vol. 4.1 Nel paese degli “uomini dalle ombre lunghe” e dei deserti di ghiaccio: Regioni Polari: 282 pp.

Vol. 4.2. Indice analitico ragionato 127 pp.

In quegli anni più volte mi era stata caldamente suggerita l’idea che sarebbe stato certamente interessante cercare di non disperdere il piccolo «patrimonio» di biografie accumulato nell’arco di quattordici anni, grazie alla mia attività di giornalista: ca. duecento articoli su esploratori-grandi viaggiatori, etnoantropologi, archeologi, naturalisti, geologi, paletnologi.

Anche se da tempo non figuro più tra le «firme» dell’«Osservatore Romano», dopo la sostituzione del direttore Mario Agnes, non posso non ricordare con profonda commozione l’amico Raffaele Alessandrini, scomparso nel 2012. Allora Curatore del supplemento domenicale, nel 2007 passato alla Redazione della Cultura.

Era stato infatti lui a incoraggiarmi ad ampliare il «pacchetto» delle mie proposte per il giornale. Pubblicando commemorazioni di esploratori e studiosi.

Ambedue fortemente motivati nel diffondere maggiormente le tematiche geoantropologiche, condividevamo infatti il medesimo amore per la scoperta della terra e per le culture «diverse dalla nostra». Instillato da comuni e approfonditi studi etnoantropologici. 

In seguito sarebbe stato estremamente orgoglioso (io lo sarei stato altrettanto…) di affermare come l’«Osservatore» fosse l’unico quotidiano in Italia a pubblicare regolarmente articoli a carattere antropologico.

Ai lavori di più ampio respiro, che trovavano spazio su riviste, o con articoli “di spalla” sulla Terza Pagina dell’«Osservatore», dal 2000 avrei così affiancato le schede dei personaggi che andavo ricordando. Non esclusivamente in base ai dati anagrafici. 

Infatti per poter commemorare altri e interessanti esploratori e studiosi avrei inserito gli anniversari di esplorazioni o di ricerche sul campo: le prime o quelle particolarmente significative. 

Poi, per poter «spaziare» ulteriormente, avrei anche rammentato esplorazioni e ricerche, che comunque rientrassero nelle date canoniche: venticinque, cinquanta, settantacinque, eccetera…

La collaborazione all’«Osservatore» mi ha dato modo di scrivere una media di sei articoli al mese su ricerche antropologiche e viaggi effettuati tra Europa, Africa, America del Nord, Mesoamerica, Nord Atlantico e Artico. In pratica avendo «carta bianca» per qualsiasi argomento.

In un solo caso mi fu consigliato che sarebbe stato meglio non pubblicare la scheda. Riguardava la Eberhardt, esploratrice vissuta molto al di sopra delle righe. Nonostante, considerata la specificità della testata, avessi provveduto preventivamente ad «addolcirla»…

In un’altra occasione si dovette invece aspettare il placet, sia pure informale, della Segreteria di Stato

Il «pezzo» presentato trattava dell’archeologa Bell, la stessa alla quale Lawrence d’Arabia doveva molto del suo successo. La stessa che, praticamente dal nulla, avrebbe creato l’Iraq, con la sua attuale configurazione geoculturale, multietnica e multireligiosa!

Per compiutezza ricordo ancora che il giornale non mancò mai di pubblicare i miei scritti sul Sudan. Malgrado lo Stato afro-arabo venisse considerato quasi off limits dal quotidiano della Santa Sede. In effetti sono sempre riuscito a ottenere il «si stampi» dal capo redattore, un ex africanista come me…

Purtroppo la pubblicazione dei miei otto libri con la Società Geografica Italiana andò incontrò ad una serie di più o meno impreviste ed incredibili "complicazioni":

a) il loro notevole costo di stampa;

b) quindi la decisione di pubblicarli online come E-Books (un’idea che farò poi mia!);

c) infine l’inesplicabile e "misteriosa" scomparsa dai computers dell’intero materiale (sic) [salvo il PDF del vol. 1.1 Mondo]. E dire che avevo già scelto anche le immagini delle otto copertine…

Oggi questi otto volumetti sono stati sostituiti da due trilogie (ANTROPOLOGIA E NAVIGATORI) e da una tetralogia (ESPLORATORI). Infatti le mie biografie sono state notevolmente ampliate, integrate ed aggiornate. Dando così vita a 10 volumi di grandi dimensioni (24,41 x 16,99) riccamente illustrati, per un totale di 1.753 pagine e 1.467 immagini, a colori e/o bianco e nero.

Ecco ciò che avevo scritto nella Premessa all’indice analitico e ragionato degli otto volumetti “scomparsi”. La ripropongo qui, ritenendo che sia in grado di fornire agli eventuali lettori dei miei libri ulteriori elementi di informazione sulla loro realizzazione.

 LA PREMESSA ALL’INDICE

Se durante l’elaborazione dell’indice dei primi due volumi [Mondo] sono stato indotto ad apportare solo un paio di aggiunte, allorché ho iniziato ad “affrontare” le Americhe sono stato quasi “sopraffatto” dall’improvviso e simultaneo accalcarsi nel monitor di decine e decine di popoli indiani. A quel punto, messomi nei panni del lettore, ho cercato un modo per poterlo “aiutare”, così da prenderlo per mano e condurlo attraverso i meandri della complessa etno-antropologia ed archeologia del Nuovo Mondo. Pertanto ho pensato bene che sarebbe stato opportuno inserirvi elementi, che potessero essere utili per districarsi più agevolmente nel mondo amazzonico, come in quello delle pianure nordamericane e delle barren lands artiche. 

Ecco perché qui riporto anche i nomi dei gruppi etnici nella lingua originale, mentre gli etnonimi “reali” (i nomi che si sono dati popoli e tribù e che di solito significano semplicemente: “uomini”, “gente”, “popolo”) si aggiungono a quelli che possiamo definire “popolari”. Cioè noti a tutti e che ritroviamo nelle pagine dei libri. Anche se sappiamo che spesso hanno un carattere denigratorio o, comunque, negativo... Perché sono stati generalmente gli “altri” a darlo: tribù e popoli più o meno confinanti e più o meno amici, ma anche stranieri euro-occidentali. Ho altresì incluso la banda, divisione, sottogruppo, sottotribù e famiglia linguistica di appartenenza.

In seguito, considerata la crescita quasi “esponenziale” del lavoro, ho cercato di intervenire anche sulle altre voci. Conscio del fatto che l’indice si stava gradualmente tramutando in un perenne work in progress, mi sono perciò dovuto limitare ai termini più importanti, interessanti, o che necessitavano ulteriori approfondimenti ed arricchimenti. In qualche caso aggiornandoli. Cercando, quindi, di colmare lacune. Verificando luoghi e circostanze. Confrontandomi con grafie “altre” e relative e differenti traslitterazioni, “latinizzazioni”, “romanizzazioni”. Sempre affascinato dalla nuova sfida, che mi ha portato a realizzare un indice che, nonostante gli inevitabili difetti, in cuor mio spero sia in grado di offrire al cortese lettore uno strumento in più per apprezzare il libro.

LINGUE: ARABO, CINESE, TIBETANO

- Arabo: ho utilizzato il più possibile le trascrizioni in caratteri latini dei termini dell’arabo standard moderno (o arabo letterario). Rispettando così la traslitterazione internazionale, segni diacritici compresi, realizzata nel 1936 dalla Deutsche Morgenländische Gesellschaft (Società Germanica per l’Oriente).

- Cinese: l’idioma più parlato in Cina (850 milioni di individui) è il mandarino standard. Infatti il Putonghua, lingua ufficiale della Repubblica Popolare cinese,  basato essenzialmente sul dialetto parlato a Pechino, è il “cinese perfetto”. Come un tempo il BBC English, l’inglese veicolato dalle trasmissioni radiofoniche e televisive britanniche, era l’inglese perfetto!

Nonostante una lettura delle carte geografiche relative alla Cina evidenzi la persistenza dei tradizionali termini come Shan (monti) o Nor (lago), sfogliando il corposo libro intitolato Zeng He, reperito su una bancarella romana, rimasi notevolmente sorpreso allorché compresi che avevo tra le mani un saggio sul celebre “Eunuco dei Tre Gioielli”, l’Ammiraglio-esploratore del periodo Ming, che fin dagli anni sessanta dello scorso secolo conoscevo sotto il nome di Cheng Ho e di cui nel 1976 avevo osservato a Gedi (Kenya) oggetti probabilmente provenienti proprio da quelle sue antiche esplorazioni.

Ripetute ricerche su Internet mi portarono successivamente a scoprire come il nome Cheng Ho fosse il più diffuso, non solo in letteratura, ma anche nella stessa Cina. Senza però che venisse fatta alcuna precisazione. Infine mi resi conto come la Cina avesse sperimentato una sorta di seconda “rivoluzione culturale”, silenziosa e ben più soft della prima, e proiettata soprattutto verso l’esterno. Che i nuovi atlanti a quanto parte riportavano, ma che ovviamente era del tutto ignorata dalla stragrande maggioranza della letteratura esistente. Infatti, nonostante fosse stata introdotta già nel lontano 1956, solo dal 1982 il Pinyin è diventato il sistema di traslitterazione standard in caratteri latini del cinese.  

Così tutto ad un tratto ho improvvisamente preso coscienza che buona parte dei termini cinesi dell’indice, dai nomi di persona a quelli dei luoghi, era superata ed obsoleta, perciò non più individuabile sulle carte moderne, dizionari, Internet. Un cambiamento che ha coinvolto anche nomi storici, come quello di Mao Tse-tung, oggi diventato Mao Zedong o, meglio, Máo Zédōng… Così ho cercato di rintracciare, uno dopo l’altro, nomi e toponimi nella nuova versione.

L’Hanyu Pinyin è l’ultima delle romanizzazioni della lingua cinese. Il primo tentativo risale ai dizionari dei missionari gesuiti Matteo Ricci e Michele Ruggeri (fine del XVI secolo), mentre quello tuttora ampiamente diffuso in letteratura e che, “in prima battuta”, figura anche nell’indice è il Wade-Giles. Inventato dal diplomatico britannico Thomas Wade (1859) e modificato da Herbert Giles (1892).  

Nel 1902 Séraphin Couvreur dell’École française d'Extrême-Orient realizzò il sistema EFEO. Ma era indirizzato al mondo francofono.

Ricordo infine come la stessa grafia cinese abbia subito una sua rivoluzione. Quando nel 1954, per favorire l’alfabetizzazione di massa, si passò dai 40.000 caratteri (hanzi) del cinese tradizionale (閩南語) ai meno di 10.000 di quello semplificato (闽南语).

- Tibetano: mi sono servito dei lavori del grande Giuseppe Tucci e della David-Neel, oltre che dell’autobiografia dell’attuale Dalai Lama. Ogni toponimo ha, inoltre, il corrispettivo cinese. Anche se di norma ho privilegiato il tibetano.

TOPONIMI. NORVEGESI, GROENLANDESI, CANADESI

In linea generale ho fatto riferimento alla grafia riportata dall’Atlante De Agostini (scrivendo, ad esempio, Karakoram, anziché il più diffuso Karakorum, riservato esclusivamente alla capitale dell’Impero Mongolo) e, in subordine, dal Grande Atlante in 20 voll. della National Geographic Society.

- Per i toponimi norvegesi relativi all’arcipelago delle Svalbard mi sono basato sull’opera: "The Place-Names of Svalbard", che riporta la standardizzazione dei nomi di luogo effettuata nel 1942-1958 da una commissione del Norsk Polarinstitutt, l’Istituto Polare Norvegese, che ha reso univoca la straripante, multinazionale, multilinguistica, spesso ripetitiva, topografia isolana.

Per una migliore comprensione riporto alcuni tra i termini norvegesi che si possono più frequentemente incontrare: berg (montagna, collina), bre, breen (ghiacciaio), bukt, bukta (baia), by, byen (città), dal, dalen (valle), fjell, fjellet (montagna, collina), fjord, fjorden (fiordo), hamn (porto), is (ghiaccio), kapp (capo), land, landet (terra), odde, odden (punta, capo), søre, sør (sud), sund (stretto), topp, toppen (cima, picco), vatn, vatnet (lago), øy, øya (isola). In qualche caso ho unito il corrispettivo italiano, mentre per una sorta di “politically correct” alcuni toponimi russi riportano l’originale grafia cirillica.

- Groenlandia: gli storici insediamenti Vichinghi hanno la doppia ortografia: norvegese-islandese e danese. Toponimi groenlandesi (eschimo-groenlandesi) da tempo hanno sostituito quelli danesi.

 - Per il Canada ho utilizzato alcune pubblicazioni ufficiali del Ministry of Indian and Northern Affairs, Ottawa.

ETNONIMI: ESCHIMESI-INUIT, AFRICANI, RUSSI

Mi sono avvalso dell’opera, sempre preziosa, del Biasutti (Razze e Popoli della Terra), nonché della collana diretta da Vinigi Grottanelli (Popoli nel mondo) e di quella il cui Supervisore era l’Evans-Pritchard (I popoli della Terra).

- Nei confronti del “popolo delle ombre lunghe” ho preferito utilizzare l’etnonimo vagamente negativo di Eschimesi, anziché quello di Inuit (“gli uomini”), ufficialmente adottato nel 1977 dalla Conferenza Circumpolare di Barrow. 

Del resto i libri etnologici che da ragazzo mi avvicinarono al mondo dei “cacciatori delle nevi” parlavano di “eschimesi”. E non tutti oggi si “offendono” se definiti “mangiatori di carne cruda” (il significato del termine derivante dalla lingua degli indiani Cree). Certamente non si sentì insultato il cacciatore eschimese che incontrai subito dopo aver attraversato a piedi la pista aerea che divide in due la comunità eschimese di Pangnirtung, nel Cumberland Sound (Baffin). Particolarmente intento, com’era, a tagliare fettine di carne di foca, con un sorriso me ne offrì un pezzo, che rifiutai cortesemente... Oltre tutto l’etnonimo è tuttora utilizzato in Alaska, come da numerosi studiosi. 

- Etnonimi africani: ho cercato spesso (non sempre è stato possibile per l’elevato numero delle etnie) di accostare l’etnonimo reale a quello “popolare”. Un lavoro che avrebbe richiesto molto tempo ancora e che avrebbe contribuito maggiormente ad omologare, unificandola, la variegata congerie di etnonimi esistenti in letteratura. Dovuta spesso alle “traduzioni” non chiarificatrici operate dalle diverse lingue coloniali europee nel corso del tempo. Un lavoro oggi possibile grazie alla Language Map of Africa and the adjacent islands (Dalby, 1977), insostituibile “Baedeker” per ogni etno-antropologo e glottologo africanista!

Nonostante ripetuti controlli, non è stato possibile sistematizzare tutti i nomi delle tribù copiosamente citati dai ricercatori. In particolare dei popoli interessati dalle grandi indagini regionali, come quelle di Griaule e del Seligman. Così non tutte le etnie citate rispettano in pieno la raccomandazione formulata nel 1959 dall’Handbook of African Languages, dell’International African Institute di Londra, che vuole che i nomi etnici si scrivano omettendo i prefissi, che di volta in volta indicano singolare e plurale, lingua, territorio, eccetera... Soprattutto nel caso dell’affollata famiglia linguistica Bantu. Dove Ntu è l’essere, che diventa persona singolare attraverso Mu (Mu-Ntu) e plurale con Ba-Ntu (o altri ancora, come Wa, A o Ama).

- Per gli etnonimi russi, sia dei popoli artici europei, che siberiani, mi sono servito del sempre prezioso: Urss: Popoli e Costumi del Tokarev, 1969 (1958)

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mercoledì 29 giugno 2022

40. MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. UNA TRILOGIA DI GRANDI NAVIGATORI. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

 



La replica dell'Endeavour, la nave del primo viaggio “ai confini del mondo” di James Cook (1768-1771), ormeggiata davanti alla Dogana di Greenock, nei pressi di Glasgow, nell'Inverclyde scozzese  
 Franco Pelliccioni

INTRODUZIONE

"Oggi, negli ultimi anni del XX secolo, con due guerre mondiali e conflitti minori senza fine alle spalle, con l'uomo che ha camminato sulla luna e realizzato innumerevoli congegni e invenzioni, che hanno trasformato la vita sulla terra, possiamo ancora ritrarci stupefatti per la grandiosità di questi ordini che, con chiara sfrontatezza, chiedevano, a quasi un centinaio di uomini imbarcati su un vascello di legno lungo meno di 100 piedi, dipendente per la sua mobilità dal capriccio di correnti e di maree, di salpare per l'altro lato del mondo, solo indistintamente messo sulla carta, per eseguire un'osservazione scientifica e per andare, poi, alla scoperta di un continente completamente non mappato, facendo una reconnaissance della sua linea costiera, prendendo nota delle sue caratteristiche. Forse saremmo ancora più meravigliati pensando che uomini saggi e pieni di esperienza fossero pronti, con piacere e eccitazione, ad affrontare l'impresa" [Riferendosi al primo viaggio intorno al mondo di James Cook, 1768-1771. Hough, Captain James Cook. A Biography, Chatam, 1995]

   Non posso non riconoscere come il titolo scelto per questo libro, primo di una trilogia di grandi navigatori, sia indubbiamente “accattivante”... Me lo ha infatti suggerito il famoso film plurioscar Master and Commander, Sfida ai Confini del Mare (2003), con Russell Crowe come attore protagonista. Dove si narra di una nave inglese che, al tempo delle guerre napoleoniche, si deve portare fin nel remoto Pacifico, per confrontarsi con una fregata corsara francese, ben più grande e veloce. Una galoppante narrazione filmica senza pause o “intermezzi”, così trascinante e scoppiettante da coinvolgere lo spettatore, che viene lasciato “senza respiro”.

   In realtà sia Master che Commander sono due ben noti termini della marineria, non solo britannica. Designano chi, a bordo, dispone di un’autorità pressoché assoluta su nave ed equipaggio. Per la prima volta furono utilizzati assieme intorno al 1670. Quando si trattava di comandare grandi navi, che non potevano essere assegnate ad un Luogotenente, ma nel contempo non erano così imponenti da metterle agli ordini di un post-captain (Capitano). Poiché erano navi da guerra dotate di non più di 20 cannoni, a bordo delle quali il Master & Commander era responsabile, sia della navigazione, che della condotta di eventuali scontri navali. Dal 1794 i due termini si ridussero ufficialmente al solo Commander. Anche se saranno ancora impiegati per molti anni nel linguaggio comune.

   Il primo volume della trilogia si interessa ai navigatori che, dal XIV secolo fino alla soglia del secolo XIX, si spinsero ai “confini del mondo” per esplorare ulteriori rotte marittime e ricercare altre terre e nuovi continenti. Il Principe portoghese Enrico, detto “Il Navigatore” rappresenta un caso a parte. Poiché ha agito da straordinario propulsore e volano per i numerosi naviganti che, spingendosi verso l’ignoto geografico, sono andati via, via a scoprire isole, regioni, terre, paesi, addirittura interi continenti. In tal modo agendo da eccezionali apripista ai molti altri che, più tardi, si porteranno sulle loro medesime scie. Seguendone pedissequamente rotte, vie e “passaggi”, o ricercando sempre nuovi e alternativi percorsi. Tutti loro riporteranno in patria, non solo preziose informazioni di ogni tipo, come quelle cartografiche, ma anche i variegati “tesori” naturali, spesso del tutto sconosciuti in Europa, che quelle lontane terre producevano. 

Ecco i loro nomi: 

1. Il “Marco Polo cinese”: Cheng Ho (Zheng He), 1371-1424, l'Eunuco dei Tre Gioielli e le sue sette spedizioni nell’Oceano Indiano del 1405-1407; 1408-1411; 1413-1415; 1416-1417; 1421-1422; 1424-?; 1430-33 

2. L’infante Dom Henrique (“Enrico Il Navigatore”), 1394-1460 e le scoperte geografiche portoghesi 

Le navi (caravelle, caracche, galere) che parteciparono all’ultima spedizione in India del 1502-1503 di Vasco da Gama

3. Giovanni Caboto, 1450?- 1498, e la scoperta del Canada 

4. Bartolomeo Díaz, 1450-1500, primo a doppiare il Capo di Buona Speranza 

5. Gaspar Corte-Real, ca. 1450-1501, il primo ad effettuare la reconnaissance della “Terra dei Merluzzi" (Terranova). Scomparendo nel nulla nel 1501 

6. L'uomo chiamato "America": Amerigo Vespucci, 1454-1512 e i viaggi di reconnaissance del "suo" continente 

7. Il navigatore Jacques Cartier, 1491-1557 e l’incontro con il caleidoscopico mondo delle tribù indiane del Canada

8. Il “pirata” per antonomasia Sir Francis Drake, 1544-1596

9. Il grande navigatore inglese John Davis, 1550-1605

10. Il grande navigatore artico Henry Hudson, 1570-1611

11. 35.000 miglia di esplorazioni marittime e terrestri di Samuel De Champlain, ca. 1570-1635, il “Padre del Canada”

12. Abel Tasman, 1603-1659, il più grande navigatore olandese

13. L’olandese Jacob Roggeveen, 1659-1729, scopritore dell’Isola di Pasqua,

14. James Cook, 1728-1779 e i suoi tre strabilianti viaggi intorno al mondo

15. Una reconnaissance lunga metà continente: George Vancouver, 1757-1798 e il Nord America

"A bordo dell’Endeavour, la nave del primo viaggio nel Pacifico di Cook

Certamente J.F. Cooper, l'autore dell'Ultimo dei Moicani, non sarebbe riuscito a comprendere appieno l'importanza del modesto regalo ricevuto, senza dare prima una sbirciata alle lettere, puntualmente accluse dal Console Britannico, che attestavano la particolare origine di quel materiale: una banale scatola di legno. E l'ignaro viandante che, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, si fosse aggirato tra i moli di Newport (Rhode Island), non avrebbe prestato attenzione più di tanto a quella vecchia nave, che ormai stava cadendo letteralmente a pezzi. Non potendo neanche lontanamente sospettare come quel fatiscente vascello, che alcuni anni prima, battendo bandiera francese, era arrivato in America con un carico di olio, per giunta inseguito da una nave da guerra inglese, avesse scritto la storia. Poiché quella era stata la nave del primo viaggio nel Pacifico di Cook: la celebre Endeavour.

La “replica”

Al tempo della mia ultima ricerca in Scozia, la H.M. Bark Endeavour era ancorata davanti alla Dogana di Greenock, nei pressi di Glasgow, nell'Inverclyde. Non l'originale, che aveva portato Cook nel Pacifico, a Tahiti e oltre, ma naturalmente una sua splendida replica, "la più autentica che ci sia al mondo", avrebbe affermato il Direttore del Museo Marittimo di Greenwich, che di navi se ne intendeva.

La principale differenza tra l'originale di Cook e la replica australiana è nel legno, nelle finiture metalliche e nell'utilizzazione di materiali non artigianali per alberi, vele e sartiame scorrevole. Al posto dei tradizionali olmi, querce e abeti, la replica è costruita prevalentemente con lo jarrah, un tipico legno duro australiano, che garantirà lunga vita alla nave. Vecchi abeti dell'Oregon sono stati appositamente importati dal Nord America per farne alberi, pennoni, ponti e parti superiori. Per prevenire il marcire del legno e per offrire il massimo comfort all'equipaggio, la replica risulta meglio ventilata e sul legname si sono impiegati preservanti, sia tradizionali, che moderni. Il sartiame fisso è in canapa di manila ed è stata altresì adattata una gomena vecchia di 140 anni. Le vele, in Duradon, un tessuto sintetico, sono simili per il loro aspetto alle originali in lino e si manovrano come quelle. L'equipaggio dorme in amache, le une vicine alle altre, sul ponte inferiore, come nel XVIII secolo. Cook, però, aveva 90 uomini a bordo, mentre la replica solo 56. E', quindi, meno affollata. La spedizione di Cook contò, oltre a ufficiali, marinai e marines, anche i numerosi scienziati appartenenti al regime (così venne ufficialmente definito) di Banks. Il venticinquenne naturalista, già membro della Royal Society, che avrebbe giocato un ruolo di tutto rilievo nella spedizione e che fu egregiamente affiancato, in campo naturalistico, dallo svedese Solander, un botanico allievo di Linneo. La “coppia” di scienziati scoprirà 2.600 nuove specie di piante.

L’Endeavour salpa al comando di James Cook, 1768

Nel 1768 James Cook partiva a bordo dell'Endeavour in un viaggio di esplorazione e ricerche scientifiche che sarebbe dovuto durare quasi tre anni. Le istruzioni ricevute dall'Ammiragliato erano sia pubbliche, che segrete. Le prime strettamente connesse con l'osservazione del transito di Venere a Tahiti. La busta con le istruzioni segrete sarebbe rimasta sigillata fino a dopo le osservazioni astronomiche..."

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

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SOMMARIO

1. CHENG HO (ZHENG HE), 1371-1424 

Attraverso l’Oceano Indiano 

Nell’Africa orientale 

I Ming e l'Eunuco dei Tre Gioielli 

Tramonto di una straordinaria epopea

2. ENRICO “IL NAVIGATORE”: L’INFANTE DOM HENRIQUE (1394-1460) 

La Torre di Belém, a Lisbona 

Il movimento d’oltremare portoghese ed Enrico “il Navigatore” 

In Africa, Asia e America 

Ancora sulla Torre de Santa Maria de Belém 

3. GIOVANNI CABOTO, 1450? - 1498

Nell’outport di Bonavista, nell’isola canadese di Terranova 

Giovanni Caboto

La misteriosa scomparsa di Caboto e delle sue navi, 1498 

4. BARTOLOMEO DÍAZ, 1450-1500 

Bartholomeu Dias de Novais

La spedizione verso la punta meridionale dell'Africa, 1487 

Si solcano le acque dell’Oceano Indiano, 1488

Lisbona 

L’ultimo viaggio 

5. GASPAR CORTE-REAL, ca. 1450-1501

I portoghesi si interessano ai banchi di merluzzo di Terranova 

I fratelli Corte-Real, Gaspar e Miguel

Gaspar Corte-Real e la prima spedizione del 1500

La scomparsa di Gaspar Corte-Real nella spedizione del 1501 

6. AMERIGO VESPUCCI, 1454-1512 

Amerigo Vespucci 

Il viaggio del 1499-1500: Guyane, Orinoco, Rio delle Amazzoni, 

Il viaggio del 1501-1502: Brasile, Rio della Plata, Patagonia

7 JACQUES CARTIER, 1491-1557 

Cartier e gli indiani dell’America del nord

Jacques Cartier 

Nella prima spedizione del 1534: gli indiani Beothuk, Micmac, Uroni 

Spedizione del 1535

Nel terzo viaggio del 1541-42 fonda Charlesbourg-Royal, primo insediamento francese in America 

8. SIR FRANCIS DRAKE, 1544-1596 

La Golden Hind a Londra 

L’antico porto di Londra 

Ecco infine la nave di Drake: la Golden Hind 

Sir Francis Drake 

L’odio mortale di Drake nei confronti degli spagnoli 

Salpa la squadra al comando di Francis Drake, 1577. Inizia la prima circumnavigazione inglese della Terra 

Quando il Pellicano si trasforma in Cerva a causa di un “trattamento” assai “particolare” 

Nello Stretto di Magellano e, poi, tra Capo Horn e il Polo Sud, nel futuro Stretto di Drake 

Nel Pacifico si risale la costa del Sud America, attaccando a sorpresa navi e insediamenti spagnoli, 1578 

L’arrivo in Inghilterra, 1580

9. JOHN DAVIS, 1550-1605

Alla ricerca del Passaggio a Nord Ovest 

John Davis

La prima spedizione del 1585: Groenlandia e Baffin 

La spedizione del 1586: Groenlandia e Labrador 

Terza spedizione, 1587: Groenlandia, ancora Baffin, Stretto di Hudson, Labrador 

Si batte contro l’Armada spagnola (1588), raggiunge le Azzorre (1589), lo Stretto di Magellano (1591) e le Falkland 

Le spedizioni successive: Azzorre, Indie orientali. Infine la morte nelle acque tra Malesia e Sumatra 

10. HENRY HUDSON, 1570-1611

Henry Hudson 

La spedizione del 1607: Groenlandia, Svalbard, Jan Mayen 

Le spedizioni del 1608 e 1609: Nuova Zemlja, Terranova, Maine, Cape Cod, Manhattan

L’ultima spedizione del 1610-11: Islanda, Groenlandia, Labrador, Baia di Hudson… la morte 

Uno straordinario insegnamento nautico

11. SAMUEL DE CHAMPLAIN, ca. 1570-1635

Samuel de Champlain

Il primo viaggio, 1603 

Il secondo viaggio, 1603, e il San Lorenzo 

L’esplorazione del 1604-07 e successive 

È fondata Québec 

In prigione in Inghilterra, 1629-33

12. ABEL TASMAN, 1603-1659 

Lo scorridore dell’Oceano Indiano alla ricerca della Terra Australis Incognita, 1642 

Viene raggiunta la Tasmania 

In Nuova Zelanda i bellicosi Maori

Continua la navigazione nel Pacifico, 1643 

Indie orientali olandesi 

Tra Australia e Tasmania, 1644 

13. JACOB ROGGEVEEN, 1659-1729 

Arend Roggeveen 

Jacob Roggeveen 

La spedizione del 1721-22: le isole Juan Fernandez con la capanna di Robinson Crusoe, alias Selkirk e, poi, l’isola di Pasqua 

L’incontro culturale con i primi polinesiani, 1722 

I grandi Moai di pietra 

Tuamotu, Società, Samoa 

Nuove Ebridi, Nuova Britannia, Molucche, Indie orientali olandesi 

14. JAMES COOK, 1728-1779 

Il primo viaggio con l’Endeavour, 1768-71 

Il secondo viaggio, 1772-75

Il terzo, e ultimo, viaggio, 1776-79

14.1 A bordo dell’Endeavour, la nave del primo viaggio nel Pacifico di Cook 

La “replica” 

L’Endeavour salpa al comando di James Cook, 1768 

15. GEORGE VANCOUVER, 1757-1798 

George Vancouver 

A bordo della Resolution e della Discovery con Cook, 1772-75 e 1776-80 

La spedizione in Nord America, 1791-95 

BIBLIOGRAFIA