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sabato 24 agosto 2024

202. La Crociera Nera (Citroen) attraversa la giungla equatoriale, grazie alla costruzione di una pista di centinaia di chilometri da parte dei congolesi, stimolati dal millenarismo collegato a Bula Matari, il celebre esploratore Stanley.Da: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

La colonna della Crociera Nera davanti alla residenza del Governatore, Stanleyville, Congo Belga (12 marzo 1925)

Cosa c'è nel libro:

PREMESSA 

PARTE PRIMA: LA CORSA PECHINO PARIGI, 1907 

L’INVEROSIMILE SCOMMESSA! 

L’itinerario; I concorrenti; Il team italiano; La macchina; Il via; Al di là degli Urali; L’arrivo a Mosca; L’arrivo a Parigi 

PARTE SECONDA: LE CROCIERE CITROËN 

I QUATTRO RAIDS AUTOMOBILISTICI CITROËN, TRA VECCHIO E NUOVO MONDO 

André Citroën; I leaders sul terreno: Georges-Marie Haardt, Louis Audouin-Dubreuil, ma anche Victor Point

LA “CAPOSTIPITE” DELLE CROCIERE CITROËN: LA CROCIERA DELLE SABBIE (MISSION TUGGOURT-TIMBUCTÚ), 1922-23

Introduzione; Le macchine; Si parte; Si oltrepassa Abalessa, dove tre anni dopo si effettuerà la straordinaria scoperta della tomba di Tin Hinan, regina dei Tuareg; La missione Citroën continua ad avanzare nel Sahara; Arrivo nella leggendaria Timbuctú 

L’AVVENTURA CONTINUA: L’INCREDIBILE CROCIERA NERA (CITROËN CENTRE-AFRIQUE) DEL 1924-25. UN VAGABONDAGGIO NEL CONTINENTE SENZA UGUALI! 

Introduzione; Le finalità della Crociera Nera; I partecipanti;  L’itinerario; I preparativi; Le macchine; Infine si parte dalla Legione Straniera…; Attraverso la giungla equatoriale si costruisce una pista di centinaia di chilometri, grazie al millenarismo collegato a Bula Matari, l’esploratore Stanley; Sulle sponde del Lago Victoria, nell’Africa orientale britannica

LA MITICA CROCIERA GIALLA (MISSION CENTRE-ASIE),1931-1932. L’ESALTAZIONE CONTINUA! 

Introduzione: il progetto originale lungo la Via della Seta; Il 1931 è l’anno dell’Esposizione Coloniale di Parigi, la grande “vetrina” dell’Impero francese; Si modifica il progetto; Il gruppo Pamir: da Beirut all’Himalaia e oltre; Il gruppo Cina, con Victor Point e il celebre teologo-paleontologo Teilhard de Chardin; Il gruppo Cina attraversa la Porta del Gobi inoltrandosi nel Sinkiang (Xinjiang); Pamir e Cina insieme verso Peiping (Pechino); La missione continua verso l’Indocina .

UN FLOP COMPLETO: LA CROCIERA BIANCA (BEDAUX CANADIAN SUB ARCTIC EXPEDITION, ALIAS THE CHAMPAGNE SAFARI), 1934 

Introduzione; I preparativi; Tassello dopo tassello si costruisce la grande “macchina” della spedizione; La partenza da Edmonton. L’itinerario; Il racconto “originale” della disfatta, ovvero la versione eurocentrica; La verità è una “finzione” cinematografica? Ovvero la versione canadese! 

Si torna ad Edmonton 

Lo Champagne Safari, biografia filmica di uno stravagante megalomane e avventuriero, che è anche uno straricco industriale e un geniale inventore, un amico di re e di Hitler, forse un collaborazionista: ecco svelato il lato oscuro di Bedaux… .

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: Pechino-Parigi; Crociere Citroën; Africa (e Sahara) 

...


Bangassou (attuale Repubblica Centroafricana) e, quindi, Congo Belga

   "Il primo marzo, oltrepassato il fiume N’Bomou, la Crociera Nera giunge a Bangassou, zona che “anticipa” la giungla equatoriale del Congo Belga. 

Già per arrivare a Bondo sono stati costretti ad inoltrarsi con difficoltà nelle paludi. 

Recupereranno nella tappa successiva, con la quale giungeranno a Buta. 

Tra i pigmei

Tra Buta e la città di Stanleyville (Kisangani), capoluogo della provincia dell’Equatoria, attraverseranno una regione popolata anche dai pigmei. 

In tutto per arrivare a Stanleyville dalla frontiera con l’A.E.F. percorreranno centinaia di km su una pista aperta dal lavoro di 40.000 uomini, “stimolati” dagli amministratori belgi del Congo.

 Che artatamente hanno fatto circolare voci su un imminente arrivo nella regione di inviati di Bula-Matari o, più propriamente, Bula Matale (“Frangitore di rocce”).

   Soprannome in Swahili del celebre esploratore statunitense Stanley.

 Affibbiato nel 1879 dai capi del villaggio congolese di Vivi, dopo che con una mazza aveva spezzato per primo una roccia, per iniziare a costruire una strada fino a Vivi. 

Soprannome “con il quale, dal mare fino alle cataratte, Stanley, tutti gli indigeni del Congo si sono adesso familiarizzati”.

Re Leopoldo II del Belgio, Stanley e la fondazione della "sua" città: Stanleyville (oggi Kisangani)

   Del resto Stanley, che per conto di re Leopoldo II del Belgio più volte ha percorso, e a lungo, la regione del fiume Lualaba-Congo, nel 1883 fonderà alle Stanley Falls, a 1.300 km dalla foce del fiume, il primo nucleo della città, che per quasi un secolo porterà il suo nome. 

E le genti congolesi per decenni avevano sentito parlare di Bula Matari nei racconti di padri e nonni. 

Così che Stanley da tempo era considerato alla stregua di un profeta, in grado di annunciare una nuova era… 

L'arrivo della colonna francese a Stanleyville

Sfruttando la curiosità e ingenuità di gente accorsa da ogni angolo della colonia, per un mese gli africani si daranno da fare con panga e machete per far giungere il convoglio francese a Stanleyville il 12 marzo. 

Dove la Crociera Nera si ferma 11 giorni, avendo già percorso ca. 9.000 km dalla partenza.

   Il 28 marzo, si ripassa nuovamente per Buta, raggiungendo Niangara, nell’Haut-Ouellé. 

Tra i Mangbetu, dove donne e uomini mostrano strane teste allungate

Regione abitata dai Mangbetu, etnia sudanese in terra Bantu. 

Dove donne (e uomini) mostrano strane teste allungate a causa di una caratteristica deformazione artificiale del cranio. 

Ottenuta fasciando i neonati fin dall’infanzia. 

Così, anche a causa della loro dolicocefalia, sembra che “con esso abbiano voluto maggiormente differenziarsi già nell’aspetto dalle genti brachioidi circonvicine”. 

Nelle donne il singolare aspetto risulta ancora più accentuato per l’elaborata capigliatura sviluppata all’indietro, che dà loro maggiore risalto

Un costume che colpirà molto gli ambienti artistici europei, allorché la Crociera rientrando in patria lo renderà noto. 

Infatti Iacovleff, Poirier e Specht si fermeranno nel villaggio del capo Ekibondo e così potranno riportare numerosi disegni, foto e filmati delle donne Mangbetu, il cui straordinario aspetto figurerà nelle locandine del film di Léon Poirier.

Si raggiunge il lago Alberto

   Il 10 aprile il convoglio è a Kasenyi, sulla sponda del lago Alberto, che si attraversa a bordo del vapore Samuel Baker. 

Non prima di aver incontrato la Duchessa d’Aosta, Hélène d’Orléans (1871-1951), cognata di Vittorio Emanuele II, Re d’Italia, accompagnata dal figlio, il Duca di Pouilles".

Da: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

(E-Book e versione cartacea in bianco e nero - seconda edizione riveduta, corretta e aggiornata -, 113 pp., 81 note, 105 immagini)



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martedì 22 novembre 2022

75. NELLA META’ DELL’OTTOCENTO LE NOTIZIE ARRIVATE IN EUROPA DALL’AFRICA ORIENTALE, CIRCA LA PRESENZA DI NEVE SUL KILIMANJARO E IL MONTE KENYA, FURONO GIUDICATE INVEROSIMILI E RIDICOLE DAGLI STUDIOSI

 

"Scenario e cultura, in primo piano le capanne dei negri e la carovana di portatori della Schutztruppe ["Forza di Protezione", cioè l'esercito coloniale] tedesca". Sullo sfondo il Kilimanjaro. Brockhaus Kleines Konversations-Lexikon (5. Auflage 1911), illustrazione di Rudolf Hellgrewe 
...

Nel post del 2 novembre, che conteneva la settima puntata del mio racconto giovanile: “IL LEOPARDO DELLE NEVI”… , avevo  aggiunto come “intorno al 1850 Krapf e Rebmann furono i primi europei a scoprire le montagne innevate del Kilimanjaro e, poi, del Kenya. 

Inviata la notizia in Europa, sarebbero stati ridicolizzati dagli esperti. Poiché ciò non poteva essere assolutamente vero!”.

...

Vorrei ora completare quella mia breve integrazione.

Krapf [Johann Ludwig Krapf (1810-1881) missionario, esploratore, glottologo tedesco] scriverà: “dalla personale osservazione… sono diventato fermamente convinto dell’esistenza di almeno due montagne innevate” nell’Africa Orientale. 

Mentre l’establishment geografico divenne fermamente convinto dell’esistenza di due ciarlatani” 

(Miller, The Lunatic Express, The building of an impossible 600 mile railway across Queen Victoria's Africa, 1976: 95).

"La vetta del Kilimanjaro, una montagna innevata nell'Africa centrale, da uno schizzo del Rev. Charles New, della spedizione di soccorso di Livingstone."
(
The Illustrated London News, 8 giugno 1872)

Per quanto riguarda Rebmann [Johannes Rebmann (1820-1876), missionario, glottologo, esploratore], il suo rapporto sulla presenza di neve all’Equatore “era respinto da condiscendenti riferimenti alla terra calcarea, alla rifrazione e ad altre sostanze e fenomeni ingannevoli che potevano facilmente creare l'impressione della neve…. (Miller, 1976: 92)

Il Kilimanjaro (da: Stanley and the white heroes in Africa; being an edition from Mr. Stanley's late personal writings on the Emin Pasha relief expedition, 1890)

Desborough Cooley, eminente Fellow della Royal Geographical Society londinese, riguardo alla relazione di Rebmann avrebbe invece scritto che: “affermazioni come queste, che tradiscono deboli capacità di osservazione, forte fantasia, brama ardente di meraviglie e ragionamenti infantili, non possono non suscitare sfiducia con i loro intricati demeriti... quelle nevi eterne... hanno così poca forma e sostanza, e appaiono così separate dalla realtà, da assumere un carattere piuttosto spettrale” (cit. in Miller, 1976:92).

venerdì 23 settembre 2022

64. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: PRIMA PUNTATA (ROMA)

 

L'edificio del Museo Africano, Roma. Già sede dell'Istituto Italiano per l'Africa, poi diventato Istituto Italo-Africano, infine parte dell'ISIAO, Istituto per l'Africa e l'Asia (CC, alcuni diritti riservati, foto Carlo Dani, 2018 ) 

Nel post del 26 luglio 2022 avevo scritto: “Norfolk Hotel, uno storico albergo (per intenderci bungalows e frequentazione di White Hunters). Proprio qui avevo ambientato la prima parte kenyota del mio unico romanzo (manoscritto purtroppo non ultimato). L'avevo scritto a sedici anni. Il protagonista era un etnologo italiano e membro dell'Istituto Italiano per l'Africa. Il mio interesse allora era infatti concentrato sull'Etnologia. L'Antropologia Culturale sarebbe arrivata in seguito... Il romanzo racconta anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna. Ma le sue pagine descrivono soprattutto l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli. Il tutto grazie ai libri della mia biblioteca in formazione...

……………..

Tornato a Roma, prendo in mano sia il manoscritto, che il dattiloscritto (oltre ad una bozza di canovaccio...). Vedo che risale al 1962-63. Grazie al blog ho così la possibilità di riportare alcuni dei brani del mio romanzo incompiuto (e, naturalmente, senza titolo), così come sono stati scritti a sedici anni!

………………………………

"ROMA

Giornata d'inverno. Piovosa come molte altre, fredda ma non troppo. Le macchine correvano sdrucciolando sull'asfalto; la strada in qualche parte avallata spruzzava acqua da tutte le parti, quando le gomme ci rotolavano sopra.

Il ponte, le accademie, la galleria furono ben presto lasciate dietro dalla potente Jaguar color giallo. I vetri appannati, le fiancate grondanti d'acqua che scendeva giù precipite dalla "capote", la difficoltà propria della circolazione, il tempo così brutto, tutto ciò dunque faceva pensare al guidatore che in qualche altra parte del mondo il sole splendeva a picco. In qualche zona sperduta del Sahara o del Kalahari qualche indigeno - non importa se Tuareg che Boscimane - forse  stava alla ricerca di qualche falda acquifera, o con la sua cannuccia stava cercando di tirare qualche sorso d'acqua dal terreno. "E lì l'acqua cadeva a torrenti". 

L'Africa gli tornò alla mente. Kenya, Uganda, Tanganyika furono passati brevemente in rassegna sullo schermo della sua memoria visiva. Aveva soggiornato per molti mesi in quei posti e...  non sarebbero stati gli ultimi.

La macchina imboccò la salita tortuosa fino a che si arrestò davanti alla porta di un edificio che avrebbe avuto bisogno di una ritoccatina. L'intonaco cadeva a pezzi.

L'uomo, sceso velocemente dalla Jaguar, entrò decisamente, salutò l'usciere, non con l'alterigia di coloro che sanno di essere qualcuno, bensì con la bonomia di chi è un pari grado, imboccò risolutamente a sinistra ed entrò in una saletta.

La saletta, di pochi metri quadrati, era pavimentata di un qualche materiale plastico, a sinistra. Di fronte erano collocati dei tavolini verdognoli. Grandi scaffalature con gli schedari dei libri della biblioteca riempivano tutta la parete di destra. Sempre vicino alle scaffalature, una serie di tavolinetti adatti alla consultazione, studio o lettura di libri. Carte dell'Africa fisico-politiche facevano bella mostra di sé lungo le pareti.

Una donna di circa trent'anni si fece incontro al visitatore, salutandolo rispettosamente.

- Oh! Che piacere rivederla dopo tanto tempo. Spero che i suoi viaggi siano andati magnificamente.

- Grazie, sì. C'è il dottor Rossi. Vorrei parlargli di una questione importante, dato che dovrei entro una settimana ripartire per il Kenya.

- Riparte? Ah, sì, capisco. L'etnologia, l'etnologia è una grande maga ammaliatrice! Comunque adesso provo a vedere se c'è in amministrazione. La mano alza il ricevitore del telefono interno, due parole... il ricevitore viene rimesso al suo posto.

- Il dottor Rossi in questo momento è indaffarato in quanto sta parlando con l'Ambasciatore del Burundi. Sa, il nostro Istituto dipende dal Ministero degli Esteri.

- Capisco, risponde l'uomo.

. Non si preoccupi, continua la donna, mi ha assicurato che tra qualche minuto sarà da lei.

- In attesa andrò a rovistare qualche rivista in biblioteca. L'uomo si allontanò.

L'UOMO

L'uomo, trentacinquenne, alto un metro e novanta, con due larghissime spalle, un torace ed un petto enormi da far invidia ad un pescatore di perle, ben piantato, abbronzatura perfetta da poter competere con un Uolof (n. d. Gli Uolof sono i negri più neri di tutta l'Africa. Sono situati nella West Africa: Senegal e dintorni), era insomma il tipico esempio di esploratore dell'800, tipo Speke o Stanley.

Habitants du Sénégal inférieur : Oualofs et Peulhs (1861, vol.3, Le Tour du Monde, Jules Duvaux) 
Nato da una famiglia nobile ed anche agiata, fin da giovane aveva - con la lettura - preso la passione per l'etnologia. 

Leggendo e poi ancora leggendo, studiando si era laureato in Scienze Politiche e contro la volontà dei genitori, che volevano fare di lui un buon diplomatico, si era specializzato in Scienze Etnologiche.

Da quel momento fece molte spedizioni sia in Uganda tra i Baganda, che nel Tanganyika (Masai) ed infine soggiornò presso i Kikuyu del Kenya.

In una parola aveva visitato tutta l'East Africa ex inglese, acquisendo una ricca esperienza. 

Aveva scritto svariati libri di etnografia, per lo più monografie dei popoli visitati, che erano stati tradotti in molte lingue.

Apprezzato in Italia, che all'estero, come "uno" che sapeva il fatto suo e che faceva il suo dovere con rigore strettamente scientifico, godeva dell'appoggio di molte persone influenti, sia in patria che in Gran Bretagna. L'ultima sua spedizione, nel Tanganyika, presso i Masai, lo aveva visto insieme ai "moran" uccidere un leone. Sapeva fare buon uso di qualsiasi arma. L'Express era però il fucile da caccia grossa preferito. Non disdegnava però neanche il machete con il quale un giorno, lungo le rive boscose di un fiume nel Buganda, aveva troncato in due la orripilante testa di un boa.

Moran Masai, Africa Orientale tedesca [Tanganyika], ca. 1906-1918, Bundesarchiv, Bild 105-DOA0816 / Walther Dobbertin / CC-BY-SA 3.0 

LA BIBLIOTECA

Scendendo a passi misurati i gradini che dall’ampia vetrata d’ingresso conducono alla biblioteca vera e propria, vide che una giovane negra alla sua destra stava consultando alcune riviste. Era di una bellezza che la maggior parte delle persone di cultura occidentale non avrebbe compreso. Alta, slanciata, ben fatta, i capelli “a granuli di pepe” ricoperti da un fazzoletto variopinto, due begli occhi color carbone acceso, attirava irresistibilmente il giovane scienziato.

- Excusez-moi -, disse l’etnologo alla giovane – parlez-vous français? -

- Oui ! Rispose la ragazza – Qu’est-ce que vous voulez ? –

- Je suis en ethnologue en admirant votre beauté, je me demande quelle population a vu naitre une fleur aussi charmante !

- Je suis une éthiopique, mais vous êtes très envahissant, rispose la negra un po’ sdegnosa

L’etnologo, che sapeva benissimo a quale razza appartenesse la ragazza, comprese che non c’era niente da fare e quindi tirò via e si diresse allo scaffale contenente libri riguardanti il Kenya: Something of Value e Uhuru di R. Ruark, Facing Mount Kenya di Jomo Kenyatta, Africa di John Gunther, Kenya del Central Office of Information. Tutti libri che aveva letto e riletto e che ormai non avevano più nulla di nuovo da offrire. Pensò che era ora che l’Istituto si rifornisse di nuovi libri quando… qualcuno entrò in Biblioteca. Era il Dott Rossi.


CONTINUA: 3 ottobre


I popoli menzionati (Tuareg, Boscimani, Uolof, Masai, Baganda, Kikuyu) e gli esploratori citati (Speke, Stanley) figurano, rispettivamente, nella mia trilogia antropologica e nel vol. 2 di quella degli Esploratori. 


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PAGINA AUTORE ITALIA

PAGINA AUTORE USA

p.s. Attualmente (novembre 2022) sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA
IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.

 


giovedì 7 luglio 2022

45. UNA TETRALOGIA DELL'ESPLORAZIONE. VOL. 2 AFRICA

Le commandant Marchand et ses compagnons d'armes à travers l'Afrique di Michel Morphy (Gallica, BnF)
            

Questo secondo volume dedicato all’Africa comprende 17 esploratori, 6 archeologi, 1 naturalista, 1 paleontologo.

   Ho la presunzione di ritenere che gli esploratori qui presenti costituiscano una “squadra” non male. Anche se, tra le loro fila, non figurano personaggi del calibro di Livingstone. E dire che, grazie anche al consiglio di uno dei principali curatori, il Prof. Jan B. Thompson, geografo dell’Università di Glasgow, a lungo visitai il suo mulino a Blantyre (Scozia), oggi uno straordinario museo

   Ciascuna delle vicende esistenziali di quelli che considero i “miei” personaggi mi ha così entusiasmato ed appassionato, da rimanerne ogni volta coinvolto… Un filo empatico si è così inconsapevolmente intrecciato tra me e loro, tanto da oltrepassare la barriera del tempo e a legarmi indissolubilmente a ciascuna di queste straordinarie figure. Il cui sacro fuoco della conoscenza non si è mai sopito. Spronando questi autentici giganti sempre più in là, verso altre destinazioni, alla ricerca di nuove e più esaltanti mete! “C’è sempre qualcosa di nascosto! Vai, e scoprilo! Vai, e guarda oltre quelle barriere; v’è qualcosa che si cela al di là di quei monti. Una cosa perduta, che ti attende. Vai!” (Rudyard Kipling).

   Man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono rimasto sempre più colpito e attratto dalle loro profonde passioni, che hanno saputo guidarli su eccezionali, se non unici, percorsi esistenziali e scientifici. Anche in altri tempi ed epoche. Quando pressoché tutto era difficoltoso, pionieristico, pericoloso, impossibile. Poiché, in terreni mai prima di allora violati, ci si doveva inoltrare con pochi mezzi. A volte anche con scarsi riconoscimenti. Riuscendo, comunque, ad apportare a scienza e conoscenza contributi straordinari e di rilievo.

   A volte alcuni di loro ci hanno lasciato la vita: Eberhardt (annegata nel Sahara), Mungo Park (per sfuggire agli attacchi degli africani, annegato nel Niger), Hornemann (morto per dissenteria, Niger), Speke (suicida? in patria), Piaggia (febbri, in Sudan, al confine con l’Etiopia), De Brazzà (malattia, Dakar). Mentre altri sono riusciti a salvarsi aprendosi la strada a suon di fucilate e, in un caso, di mitragliatrice Maxim (Stanley).

   Continuando a parlare degli esploratori, il gruppo più numeroso è rappresentato dai francesi (Réné Caillé, Jean-Baptiste Marchand, Eberhardt, Roger Frison-Roche), ai quali si aggiunge l’italo-francese Pietro Savorgnan di Brazzà e il franco-americano Du Chaillu. A ruota li seguono i britannici (Mungo Park, Speke, Johnston), i tedeschi (Hornemann, Barth), ma c’è anche un celebre anglo-americano (Stanley). Oltre ad un italiano (Piaggia) e all’ungherese László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, reso celebre dal film plurioscar del 1996. Per non parlare della Faraone-donna Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, del Proconsole romano Lucio Cornelio Balbo Minore e del Berbero Leo Africanus.

   Nove tra loro si sono profondamente inoltrati all’interno del deserto del Sahara e/o hanno raggiunto la mitica Timbuctù: Cornelio Balbo Minore, Leo Africanus, Mungo Park, Hornemann, Caillé, Barth, Eberhardt, László Almásy, Roger Frison-Roche.

   Altri invece hanno ricercato le sorgenti del Nilo (Speke), si sono interessati al fiume Congo (Savorgnan di Brazzà). Oppure, dopo essersi imbattuto, nel remoto centro dell’Africa, nel misteriosamente scomparso… Dr. Livingstone?, alla quale domanda fa seguire immediatamente: I presume, attraverserà il Continente Nero. Prima da est a ovest, poi da est a nord-est (Stanley). Mentre, per cercare di intralciare l’avanzata della colonizzazione britannica nord-sud in Africa, c’è chi si si è spinto verso est e il Nilo Bianco dalle coste atlantiche (Marchand). Infine, nel folto delle foreste pluviali c’è pure chi si è messo testardamente alla ricerca di gorilla e pigmei (Du Chaillu) e di uno strano animale, metà zebra e metà giraffa (Johnston).

   Gli archeologi hanno ovviamente privilegiato l’antico Egitto. Fin dal tempo dell’inglese Pococke, che è riuscito a precedere l’arrivo dei savants della spedizione Napoleonica… L’italiano Rosellini dal canto suo coadiuverà egregiamente il lavoro del francese Champollion, che infine è riuscito a tradurre i geroglifici egizi. Poi c’è il francese Mariette, uno dei più grandi archeologi, che abbia avuto l’Egitto, dove fonderà il Museo Egizio del Cairo. Tallonato dagli inglesi Petrie e Budge, nonché dallo statunitense Breasted.

  Infine gli ultimi due personaggi: il naturalista francese Monod, autore di audaci méharées nel Sahara lunghe migliaia di chilometri, e il paleontologo britannico-kenyota Leakey, le cui “scoperte fossili in Africa hanno rivoluzionato il nostro concetto dello sviluppo umano”.
Trattando di esplorazioni, non posso fare a meno di citare alcuni aneddoti che mi riguardano personalmente. A cominciare dal fatto che, sia pure on line, anni addietro sono stato accettato come membro dallo storico Explorer’s Club di New York.

   Il primo risale agli ultimi anni della collaborazione al mio giornale, l’Osservatore Romano. Quando inaspettatamente scoprii in redazione, con indubbia soddisfazione, come fossi considerato l’Indiana Jones del quotidiano della Santa Sede. 

   In quel momento il pensiero mi riportò indietro di oltre una ventina d’anni. Allorché nel 1979, al mio rientro a Khartoum dalla prima ricerca sul campo a Malakal, cittadina sul Nilo Bianco (non ancora Sud Sudan, ma semplicemente Sudan meridionale…), il Direttore dell’Agip Sudan Ltd. mi svelò come nell’ambiente degli expatriates europei, dopo la mia determinata partenza per l’ignoto…, ero stato soprannominato: “Dr. Livingstone”. In effetti loro, che si spostavano nelle vicine oasi con almeno un paio di fuoristrada, cuoco e kit d’emergenza medico-chirurgica al seguito, erano rimasti “sconvolti” per il fatto che, poco dopo essere giunto nella capitale sudanese, ero intenzionato a spingermi per 850 km a sud, con un paio di valigie e il borsone con la pesante attrezzatura fotografica di quei tempi e il registratore. Attraversando in jeep il deserto fino a Kosti, per un’intera giornata. Per poi risalire lentamente il Nilo Bianco su un vecchio battello a pale posteriori, per quattro lunghissimi e straordinari giorni…

In ordine cronologico i loro nomi:
1. Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, potente Faraone-donna, propugnatrice dei viaggi degli Egizi nel paese tropicale di Punt (penisola sudarabica, Somalia, stretto di Bab el-Mandeb, Africa orientale?!
2. Con un esercito si inoltrò profondamente nel Sahara, per imporre la Pax Romana ai Garamanti, leggendari conduttori di quadrighe nel deserto: Lucio Cornelio Balbo Minore
3. Un "intellettuale di frontiera", esempio vivente dell’incontro tra la tradizione arabo-islamica e il cambiamento euro-occidentale: Leo Africanus
4. Il cartografo della “Valle dei Re”. Al pastore, viaggiatore Richard Pococke si devono i primi studi descrittivi dell'Egitto antico
5. Dalle rive del Niger a Timbuctù: il grande esploratore scozzese Mungo Park
6. Due anni e mezzo nel Deserto. Primo europeo ad attraversare il Sahara nord-orientale fu il tedesco Friedrich Konrad Hornemann
7. Una "favola" perduta nel cuore del Sahara. L'esploratore francese Réné Caillé nel 1828 raggiunse la mitica città di Timbuctú
8. Un toscano al seguito di Champollion. Allievo del decifratore della stele di Rosetta, Ippolito Rosellini può dirsi padre dell'Egittologia italiana
9. Heinrich Barth, pioniere dell'esplorazione scientifica. Dal 1850 al 1855 lo studioso tedesco compì uno straordinario viaggio alla scoperta dei tesori segreti dell'Africa sahariana
Alle porte di Timbuctú, incisione dai Travels and Discoveries in North and Central Africa (1857-58)

10. Il sepolcreto del Toro Api, una delle più singolari scoperte dell'Egitto antico, dovuta all'archeologo autodidatta Auguste Mariette
Seduti, da sinistra: Auguste Mariette, Dona Josefina da Fonseca Costa, lady-in-waiting dell’Imperatrice, il Barone Luís Pedreira do Couto Ferraz, l’Imperatrice Teresa Cristina, un uomo non identificato, l’Imperatore Dom Pedro II of Brazil, 1871(foto M. Delie & E. Bechard, Rio de Janeiro: Fundação Biblioteca Nacional)

11. Un unico obiettivo perseguito con tenacia: dare una risposta all'enigma delle sorgenti del Nilo: John Hanning Speke
12. Quell'intrepido toscano tra i cannibali Niam Niam: Carlo Piaggia, esploratore italiano, che visitò gran parte dell'Africa nilotica
13. Nella terra dei gorilla e dei pigmei, l'avventuroso ed enigmatico esploratore franco-americano Paul Belloni Du Chaillu
14. Alla scoperta dell'Africa con battelli pieghevoli, champagne e posate d'argento: Henry Morton Stanley
15. Oltre le cateratte del fiume Congo: il grande esploratore italiano, naturalizzato francese, Pietro Savorgnan di Brazzà
16. Un gigante dell'Egittologia: Sir William M. F. Petrie, intrepido viaggiatore e autore di grandi imprese archeologiche
17. Bizzarrie di un egittologo: Ernest Alfred Wallis Budge, una delle più controverse figure dell’archeologia britannica
18. Un insolito esploratore in terra d'Africa: Harry H. Johnston, singolare figura di naturalista, linguista, pittore e scrittore
Coppia sposata appartenente ai Bantu Kavirondo. Foto Johnston
(da: Women of all nations, a record of their characteristics, habits, manners, customs and influence, 1908)
19. Seimila chilometri di giungla portando sulle spalle un battello a vapore smontato. Nel Sudan meridionale, sulle tracce dell'ottocentesca "Spedizione" di Jean-Baptiste Marchand

"JEAN-BAPTISTE MARCHAND, 1863-1934

   A volte la Storia con la S maiuscola è stata scritta in posti del tutto anonimi e remoti, sconosciuti e selvaggi, lontani dalla cosiddetta "civiltà". Spesso persino difficili da raggiungere, non solo per gli ostacoli che frappone la natura.

Improvvisamente ecco arrivare l'Evento

  È incredibile, ma riesce a trasformare quel luogo "impossibile" in un simbolo. Nel nostro caso anche straordinariamente affascinante. Certo, se le cose fossero andate differentemente, il tutto avrebbe potuto assumere tinte più forti e fosche, se non terribili. Poiché la sua carica dirompente avrebbe potuto coinvolgere tragicamente l'esistenza di milioni di persone...

   Ecco le coordinate geo-temporali della nostra località: un villaggio indigeno posto lungo il corso di un fiume importante, ma a diverse centinaia di chilometri di distanza dal primo centro urbano degno di questo nome e situato all'interno di una regione africana pressoché isolata dal mondo esterno. Da molti anni ormai è infatti sanguinosamente sfuggita di mano agli artigli delle potenze coloniali europee. In quell'epoca, perciò, il villaggio è totalmente irraggiungibile per gli esploratori e i militari europei.

   Poi, dopo una lunga stagnazione, ecco che tutto ad un tratto la storia si rimette in marcia, a nord come nel sud. Dapprima lentamente, poi sempre più freneticamente. L'abbrivo è forte. Gli attori sono diversi: sudanesi, egiziani, turchi, inglesi, francesi. La posta in gioco è altissima: la riconquista dell'immenso territorio del Sudan. Ma potrebbe essere ancora più elevata, quando in discussione sarà messo il prestigio di una grande e orgogliosa nazione come l'Inghilterra, per colpa di un pugno di eroici francesi, che hanno effettuato un'autentica Mission Impossible. La loro è stata realmente un'impresa incredibile... Espletata da uomini ben motivati e altamente addestrati che, partendo da molto lontano, dalle sponde dell'Atlantico, sono arrivati in quello sperduto villaggio del Sud Sudan.
La spedizione Marchand in marcia

   La non nascosta intenzione di quel pugno di arditi è di inchiodare un intero esercito europeo nel nord del paeseOstacolando seriamente la realizzazione del vecchio sogno imperialista inglese di costruire una via - e una colonizzazione - Cairo-Capo. E rimpinguando, in tal modo, il bottino coloniale del governo di Parigi, con un'omologa unificazione coloniale Dakar-Gibuti. Tutto ciò quando l'Inghilterra, a distanza di tredici anni, cerca di rimediare all'onta subita nel 1885 per la presa di Khartoum e l'uccisione del grande Gordon Pasha, ad opera dei seguaci del Mahdi - il “ben guidato”, il profeta - Mohammed Ahmed ibn Seyyid Abdullah. Va ricordato come per l'Africa intera l'epopea della Mahdiyya abbia rappresentato uno dei più grandi ed autentici fermenti nazional-religiosi a carattere anticoloniale del XIX secolo.

   Ma restiamo ai fatti:
   “Gli inglesi e i francesi stanno venendo sul Nilo Bianco da est e da ovest (...) Ho mandato il mio esercito lungo il Nilo Bianco, sii attento e non degnare di attenzione le storie di mercanti che hanno un loro (...) scopo (...) Sii forte e non permettere agli stranieri di farci disperare (...) Ti ho mandato un messaggero (…)

   Così lessi in un vecchio manoscritto arabo da me rintracciato nell'Archivio dell'Università di Durham (Inghilterra settentrionale). È una lettera di un capo mahdista del settembre del 1898 inviata ad Omdurman al Califfo Abd Allahi Muhammad Turshain, che nel 1885 aveva preso il posto del Mahdi deceduto. Sia pure in ritardo lo avvisa dell'avvicinarsi degli inglesi di Kitchener, che già occupano Omdurman, ma anche della straordinaria presenza nella regione del Nilo Superiore di un pugno di soldati francesi.

(...) Nella mia ultima sessione di ricerca nel Sud Sudan (1980-1981) ebbi la possibilità di recarmi a Fashoda. In realtà storicamente e culturalmente il toponimo designa la capitale della monarchia del popolo nilotico degli Shilluk. I cui villaggi, a mo' di perle di una lunga collana, si snodano lungo la sponda sinistra del Nilo Bianco. La Fashoda - Pa (o Fa) Codo in lingua Shilluk -, grosso villaggio posto in cima ad una collinetta, è stato infatti il Fa Reth, il "posto dei Re” Shilluk fin dall'epoca di Tugo (1690-1710). Da qui i “re divini” di questo popolo nilotico hanno sempre governato i loro sudditi. Qui vengono espletati alcuni tra i più importanti rituali della loro gente, come accadde al tempo della mia visita. Motivo per cui il Reth si dichiarò assai rammaricato di non potermela mostrare.
La residenza del Capitano Marchand sulla sommità di una collinetta
(© Franco Pelliccioni)
(...) All'ispettore, che preventivamente lesse, approvandolo, il testo delle domande da rivolgere al monarca, manifestai il desiderio di visitare il forte Marchand, che secondo la mia carta topografica del 1975, doveva pur essere nei paraggi. Ad una cinquantina di metri dal Rural Council, dove in quel momento mi trovavo, cioè dal centro della cittadina, sorgeva infatti una bassa costruzione, non troppo mal ridotta e di puro stampo coloniale. Era tuttora abitata. Quella, mi riferì l'ispettore, era stata la residenza di Marchand. A non molta distanza osservai anche ciò che restava delle mura perimetrali del forte e, nei dintorni, i resti di un pozzo e di alcuni rottami metallici. Tutta l'area era stata soggetta, in passato, alle continue inondazioni del Nilo. Perciò molti ruderi risalenti alla brevissima permanenza di Marchand erano stati ormai cancellati dall'acqua.

   In seguito verrò accompagnato al locale posto di polizia, cioè a quello che era stato il quartiere generale di Marchand. Dall'alto di una delle pareti esterne, una placca del 1898 ricordava la brillante impresa francese. Considerato l'assoluto divieto esistente in Sudan di fotografare edifici militari o della polizia, la potrò riprendere solo dopo che l'ispettore fornirà esaurienti spiegazioni, sulla mia presenza e su quelli che erano i miei scopi, ai poliziotti seduti nell'attigua veranda".  
20. Come l'antico Egitto incantò gli Stati Uniti: James Breasted, probabilmente il più grande egittologo che abbia avuto l'America
21. Tra passioni e avventure dipanatesi tra Europa e Nord-Africa il passaggio della misteriosa “meteora” Isabelle Eberhardt: sahariana e spia francese, scrittrice e corrispondente di guerra, agente della resistenza araba, fervente musulmana sufi
22. Alla ricerca dell’oasi perduta di Zerzura e dell’armata persiana di Cambise, scomparsa nel Deserto Libico nel 525 a.C. Le spedizioni di László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, nel “Grande Mare di Sabbia” egiziano

"LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951

Al romanzo e al film pluri-Oscar Paziente Inglese non necessitavano, certo, “aggiunte” fantasiose. Bastando la vita reale, di per sé già così straordinaria, di questo singolare personaggio, giustamente ricordato nei libri di Storia delle Esplorazioni: László Almásy. Un borghese diventato Conte per aver cercato per due volte, nel 1921, di accompagnare a Budapest in macchina il successore di Francesco Giuseppe, Carlo I d’Asburgo. Intenzionato a restaurare la monarchia ungherese, non avendo abdicato, come re d’Ungheria, dopo la proclamazione della repubblica austriaca (1918)!

Appassionato di caccia, automobili e aerei, a lungo esplorerà il Sahara egiziano-sudanese. Andando instancabilmente alla ricerca del “paradiso perduto” del deserto: la «favolosa oasi» di Zerzura (“degli uccelli”), con la sua misteriosa città bianca e forzieri stracolmi di sfavillanti pietre preziose e di perle di incommensurabile valore. Tanto da essere inevitabilmente cooptato in un Club assai snob e particolare, avendo un mito come fine: lo Shepheard's Hotel del Cairo. Il luogo più famoso della città dopo le piramidi…. Un club esclusivo che, tra i suoi membri, ha nobili egiziani, esploratori, piloti d’aereo e archeologi.

Lo Shepheard's hotel (Cairo), inizio '900
.
Il tenente colonnello dell’aviazione britannica Penderel prossimo all’atterraggio a Jebel Kissu su un aereo da trasporto Vickers Victoria, utilizzato per ricognizioni aeree nel Gilf Kebir (1932). Membro del Club di Zerzura, sempre come pilota parteciperà a diverse spedizioni di Almásy

   Amico di principi egiziani, che sono anche celebri esploratori, è tra i primi a servirsi dell’aereo per le ricognizioniscopre pitture rupestri preistoriche, farà poi da guida al celebre etnologo tedesco Frobenius. Sodale di inglesi e italiani, sarà però l’Afrika Korps di Rommell ad utilizzare, durante la seconda guerra mondiale, la sua preziosa esperienza per rocambolesche missioni. tra cui quella di condurre un paio di spie al di là delle linee nemiche "(...)
23. Il Vecchio" del deserto che scandagliò i mari: Théodore Monod, poliedrica e straordinaria figura di viaggiatore e di scienziato
24. Alla scoperta dell'ominide più antico: il paleontologo Louis Leakey, iniziatore degli studi nel celebre sito di Olduvai in Tanzania
25. L'invincibile attrazione per gli immensi spazi, dove assoluto domina il silenzio: Roger Frison-Roche

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. VOL.2 AFRICA
Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori,Geologi, Naturalisti, Paletnologi
E.Book, versione cartacea in bianco e nero, 224 pp., 109 note,  bibliografia, 179 immagini (20 sono dell'A.) 
SOMMARIO

INTRODUZIONE 

1. MA'AT-KA-RA HATSHEPSUT, 1501-1479 a. C.
Deir al-Bahri nei pressi di Luxor: una ricognizione delle pitture a rilievo che raccontano i viaggi degli antichi egizi 
Verso la Terra tropicale di Punt 
Il “racconto” continua sulle mura di Deir al-Bahri 

2. LUCIO CORNELIO BALBO MINORE, ca. 55-ca. 13 a.C. 
La spedizione punitiva contro i Garamanti nel Sahara 

3. LEO AFRICANUS (al-Hasan ben Muhammad el-Wazzân al-Fasi), 1494-1554 
Iniziano i viaggi 
Catturato dai corsari cristiani 
A Rodi e Roma 
La Descrizione dell’Africa…

4. RICHARD POCOCKE, 1704-1765 
Viaggio in Oriente, 1737-1742 

5. MUNGO PARK, 1771-1806 
Alla scoperta del fiume Niger, 1794-1797 
La seconda spedizione sul fiume Niger, 1805-1806 

6. FRIEDRICH KONRAD HORNEMANN, 1772-1801 
Nel Sahara, 1798-1801 

7. RENÉ CAILLÉ, 1800-1838 
Verso Timbuctú, 1827-1828 

8. IPPOLITO ROSELLINI, 1800-1843 
In Egitto con Champollion, 1828-29 
L’arrivo ad Abu Simbel, 1828 

9. HEINRICH BARTH, 1821-1865 
Spagna, Maghreb, Libia, Egitto, Palestina, Asia Minore, Grecia 
Nel Sahara, 1850-55 
La rivalutazione della storia e delle culture dell’Africa 

10. AUGUSTE MARIETTE, 1821-1881 
In Egitto tra gli antichi papiri egizi, 1850 
La scoperta del Serapeum 

11. JOHN HANNING SPEKE, 1827-1864 
Con Burton alla scoperta delle sorgenti del Nilo: i laghi Tanganyika e Vittoria 
Con Grant di nuovo al lago Vittoria, scopre infine la sorgente del Nilo 

12. CARLO PIAGGIA, 1827-1882 
Tunisia, Egitto e Sudan 
In Sudan, tra i “famigerati” cannibali Niam Niam 
Tra Eritrea, Etiopia e Sudan 
Ancora in Sudan 

13. PAUL BELLONI DU CHAILLU, 1835? -1903 
Nell’Africa Equatoriale Francese alla ricerca dei gorilla, 1855-59 
Di nuovo in Africa, 1863-65 
Scandinavia, Danimarca, Finlandia, Russia 

14. HENRY MORTON STANLEY, 1841-1904 
Combattente nella Guerra civile americana; giornalista nel West; corrispondente di guerra in Abissinia 
Il “binomio” Livingstone-Stanley 
“Ma trovate Livingstone”! 
Una traversata est-ovest del Continente Nero lunga 8.000 km 
Si parte da Zanzibar 114
In Congo al servizio del re del Belgio, 1879-1884 
2.400 chilometri per soccorrere Emin Pasha: Zanzibar, Congo, Ruwenzori, lago Alberto, 1887-1889 

15. PIETRO SAVORGNAN DI BRAZZA', 1852-1905 
In Gabon e, poi, la risalita del fiume Ogooué 
Ancora sull’Ogooué 
L’incontro con Stanley 
La Missione nell'Occidente Africano 
Commissario Generale di Gabon e Congo 

16. SIR WILLIAM MATTHEW FLINDERS PETRIE, 1853-1942 
Prima Stonehenge, poi Giza, in Egitto 
Egitto, Grecia e Palestina

17. SIR E. A. WALLIS BUDGE, 1857-1934 
Egitto, Sudan e Iraq 

18. HARRY HAMILTON JOHNSTON, 1858-1927 
Nord Africa, Africa occidentale portoghese, Congo, Tanzania, 1879-1884 
Camerun, Protettorato della Costa del Niger, Mozambico, spedizione ai laghi Nyasa e Tanganyika (e Protettorato dell'Africa Centrale Britannica), Reggenza di Tunisi, Special Commissioner del Protettorato dell'Uganda, 1885-1901 
Nelle giungle del Congo scopre l'Okapi Johnstoni, metà giraffa, metà zebra 
L’Okapi 

19. JEAN-BAPTISTE MARCHAND, 1863-1934 
La Mission Congo-Nil giunge a Fashoda, sul Nilo Bianco (Sudan) 
La visita di Fashoda nel corso della mia seconda sessione di ricerca antropologica sul campo a Malakal 

20. JAMES BREASTED, 1865-1935 
La spedizione epigrafica in Egitto e Sudan del 1905-07 
Primo survey archeologico di Egitto e Asia occidentale, 1919-20 
Spedizioni in Palestina e Turchia, 1925 

21. ISABELLE EBERHARDT, 1877-1904 
Tra Maghreb, Svizzera, Francia e Italia, 1897-1899 
In Algeria, 1900-1904 

22. LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951 
Tra Egitto e Sudan,1926-1927; la traversata Kenya-Sudan, 1929 
Nell’Egitto sudoccidentale alla ricerca di Zerzura, la favolosa “oasi delle tre valli”, 1930… 
Le spedizioni continuano, 1932-33, 1934-35 
Attraverso il Grande Mare di Sabbia, 1935 
L’incredibile operazione Salaam per conto dell’Afrika Korps di Rommel 

22.1. LA SCOMPARSA DELL’ARMATA DI CAMBISE NEL DESERTO LIBICO: LEGGENDA O REALTA’? 

23. THÉODORE MONOD, 1902-2000 
Mauritania e Sahara occidentale, 1922, 1927-28 
Sahara, 1929-1964

24. LOUIS LEAKEY, 1903-1972 
Le spedizioni paleontologiche in Africa, 1923, 1926-35 
La scoperta dello Zinjanthropus boisei, Tanzania, 1959 

25. ROGER FRISON-ROCHE, 1906-1999 
Alpi Savoiarde 
Sahara 
Ancora nel Sahara, 1948 e 1950; in Lapponia, 1956
Spedizione Berliet Ténéré-Ciad, 1959-1960
Artico canadese, 1966, 1969 
Sahara, 1975 


BIBLIOGRAFIA