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sabato 4 novembre 2023

115. E' IN CORSO DI PUBBLICAZIONE SU AMAZON COME E-BOOK IL MIO NUOVO LIBRO. MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

Moran Maasai. Indossa l’e-rrap, il morsetto per il braccio sinistro, ca. '1920

 

PRESENTAZIONE:IL PAESE, LE GENTI, IL LIBRO

IL LIBRO

   Il libro, come indicato dal sottotitolo, offre una panoramica generale sui popoli del Kenya. Il titolo "Maasai" è stato invece scelto per celebrare un popolo le cui imprese guerresche hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'Africa e nell'immaginario collettivo europeo.

   Il libro presenta una rassegna etno-antropologica delle principali tribù kenyote, suddivise in base a diversi criteri, quali economia, lingua, rapporto con il territorio e con gli altri popoli, elementi culturali. Alcune di queste tribù sono trattate in modo più approfondito, sia per la loro cultura in generale, sia per alcuni aspetti specifici, che la rendono particolarmente interessante.

   Sfogliando le pagine del volume, dapprima testo e fotografie condurranno il lettore tra le fertili White Highlands, contrassegnate dalla presenza di estese piantagioni di caffè e tè. Poi, discendendo sul fondo della grandiosa Rift Valley, potrà vedere coltivazioni, savana, foreste e laghi, a volte anche di soda. Come il Magadi, al confine meridionale con la Tanzania, che si può addirittura attraversare in macchina!

   Dirigendosi verso il nord del paese, incontrerà invece steppa, deserti e lugga [Letti asciutti di corsi d’acqua].  Perché quelle sono le terre dei nomadi Nilo Camiti e Cusciti. Allevatori in particolare di dromedari. Il cui stile di vita è spesso scandito da razzie e contro razzie di bestiame, più o meno sanguinose.

   Dal punto di vista storico, un rapido excursus lo farà tornare molto indietro nel tempo. Sarà così che si imbatterà nelle straordinarie scoperte della famiglia Leakey, che hanno saputo disegnare nuove date per l’evoluzione dell’Uomo. Poi un grosso balzo in avanti nella storia gli farà incontrare i primi invasori. Vengono dall’Europa (portoghesi)[Preceduti da indonesiani, arabi e persiani], ma anche dall’Arabia (Omaniti). Questi ultimi, dopo essere stati costretti ad abolire la schiavitù, da Zanzibar saranno in grado di esercitare ancora la loro sovranità sul paese, sia pure nominale, fino all’indipendenza del Kenya.

   Nel frattempo, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la ferrovia Mombasa-Kampala aprirà la strada alla colonizzazione britannica. Così un paio di testimoni saranno in grado di fornirgli qualche elemento in più su un’epoca nella quale molti africani non avevano mai visto un uomo bianco. Erano gli stessi tempi in cui si imponeva la Pax Britannica tra le varie tribù, organizzando spedizioni punitive. Come contro i Turkana del nord. Qualche decennio dopo, la fase terroristica dei Mau Mau sarà seguita dall’indipendenza (1963). 

I capitoli antropologici

   La rassegna è aperta dalla “cultura mista costiera” dei Swahili. Appartengono ai Bantu, a parte alcune realtà minori (Arabi, Shirazi). La loro è una cultura sincretistica, che ha saputo realizzare un’interessante civiltà urbana, densa di sviluppi nel campo dell’architettura, dell’arte, della letteratura scritta in caratteri arabi.

   Subito dopo con gli agricoltori sedentari Bantu, come i Kikuyu, il lettore saprà come il pagamento della “ricchezza della sposa” non equivalga alla compera di una moglie. Qui si inoltrerà nel “Mondo perduto” dei pescatori Bagiuni, vessati da una lunga pulizia etnica da parte somala.

   Il testo del successivo capitolo è tra i più corposi. Riguarda i Nilo Camiti e, naturalmente, i famosi nomadi pastori Maasai. Ampiamente conosciuti attraverso la letteratura e la filmografia, costituirono una formidabile barriera fisica alla penetrazione, prima afro-araba, poi europea, dell’interno africano. Del resto le loro razzie li spingeranno, non solo a Mombasa sulla costa, ma anche a molta distanza dalla loro terra. Fino al lago Nyassa, a ben 800 km di distanza.

   Solo Joseph Thompson, un coraggioso giovanotto inglese, riuscirà ad attraversare per primo la loro pericolosa terra. Giungendo indenne fin sulla sponda del lago Victoria. Il capitolo include anche elementi e fatti poco noti e indubbiamente interessanti. Tra i quali il “complesso del bestiame”, del resto condiviso da altri gruppi di allevatori, e il “governo diffuso”. Senza trascurare le profezie, per lo più avveratesi, del grande laibon (mago professionista) Mbatian, il cui nome figura oggi sulla più alta vetta del monte Kenya.

   Le tribù di lingua cuscitica Somali, Borana, Rendille sono anch’esse composte da allevatori, soprattutto di dromedari. Un accenno (più che sufficiente!) al complicatissimo sistema sociale dei gada (classi d’età) per i Borana, è seguito dalla importantissima cerimonia collettiva del galgulumi per i Rendille, che ogni quattordici anni si tiene in un gigantesco insediamento, che vede riuniti tutti i clan, sulla sponda orientale del lago Turkana, alle pendici del monte Kulal.

   Cerimonia che purtroppo mi “perderò” nel 1980, poiché avverrà un mese dopo la mia partenza dal Kenya. Al termine di quella che è stata la mia seconda ricerca antropologica sul campo. Infatti nel 1980 mi trovavo proprio in quel desertico e settentrionale lago, a non molta distanza dal luogo prescelto per l’occasione. Tanto da poter osservare un notevole incremento della presenza Rendille. La mia prima ricerca risale invece al 1976, ed è stata effettuata nella cittadina multietnica e multiculturale di Isiolo, a nord del Monte Kenya [Situata a 1.106 m di quota, contava 8 201 abitanti all’ultimo censimento del 1969. Erano invece 45 989 nel 2009]. Così ho ritenuto utile qui inserire estratti di entrambi i miei diari, Integrando, arricchendo e vivacizzando il testo, con narrazioni “dal vivo” di fatti, luoghi, situazioni, imprevisti, stati d’animo, emozioni, incontri con “l’altro da noi”.... [Così questo è anche un libro sul Kenya, come l’ho conosciuto e apprezzato durante i miei due lunghi soggiorni: dai confini con la Tanzania, a sud (lago Magadi e Rift Valley), a quello con l’Etiopia, a nord-ovest (lago Turkana) e a nord (Marsabit), alle sponde dell’Oceano Indiano, ad est (Mombasa, Malindi, Gedi).]

   La rassegna si conclude con i popoli considerati “marginali”. Pressoché sconosciuti al grosso pubblico, comprendono i cacciatori raccoglitori Bon delle intricate foreste costiere, ai confini con la Somalia; i Dorobo delle foreste dell’interno; i pescatori Elmolo del lago Turkana.

   Ho anche inserito brani dai libri, sia di Thompson, che di Teleki. Che con von Hohnel scoprì il lago oggi chiamato Turkana. Dandogli il nome di Rodolfo, in onore del Principe ereditario della Corona d'Austria[Meno di un anno dopo si sarebbe suicidato a Mayerling, assieme alla sua amante]. Inoltre ho aggiunto un paio di paragrafi relativi alla “scoperta”, nel XIX secolo (e nel 1952), degli sfuggenti cacciatori Bon.

   In appendice una galleria “etnografico-artistica” espone le miniature di dipinti raffiguranti i membri di numerose tribù kenyote riportate su 22 carte da gioco. Indubbiamente si inspirano ai ritratti realizzati da Joy Adamson [L’autrice di Nata Libera]. per il governo del Kenya, a partire dal 1949. Per l’attenta cura di dettagli, particolari e paraphernalia tradizionali, sono in grado di contribuire alla maggiore comprensione della variegata umanità kenyota.   

   Il libro, 155 pp, 248 note, è corredato da 154 foto (69 sono mie). Tutte le altre sono d’epoca, alcune anche abbastanza rare. Come quella relativa ad un altro famoso laibon: Lenana, figlio di Mbatian (ca. 1890) [Avrà l’onore di figurare sulla terza vetta più alta del monte Kenya]. 

.......

Seguiranno le versioni cartacee a colori e in bianco e nero. 

Oltre ad una non illustrata (salvo per 2-3 carte geografiche e demo-etnografiche), che ritengo possa essere utilmente impiegata nei corsi di Antropologia Culturale, Etnologia, Storia dell'Africa, Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici, Geografia.

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domenica 22 ottobre 2023

113. ECCO IL SOMMARIO DEFINITIVO DEL MIO ULTIMO LIBRO: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

 

Danzatore-suonatore di tamburo Chuka (© Franco Pelliccioni)

PRESENTAZIONE:IL PAESE, LE GENTI, IL LIBRO

1. INTRODUZIONE STORICA

UN SALTO NELLA PREISTORIA: SCOPERTE PALEONTOLOGICHE E PALETNOLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE

STORIA ANTICA

L’AZANIA, LA “TERRA DEGLI ZENG, O ZENJ

I PRIMI EUROPEI ARRIVANO DAL PORTOGALLO

IL DOMINIO DEI SULTANI OMANITI

L’AVVENTO COLONIALE INGLESE: IMPERIAL BRITISH EAST AFRICA COMPANY (1887), PROTETTORATO DELL’AFRICA ORIENTALE BRITANNICA (1895), PROTETTORATO E COLONIA DEL KENYA (1920), RIVOLTA MAU MAU (1952-56). INDIPENDENZA (1963)

QUALCHE APPROFONDIMENTO STORICO

La creazione del Northern Frontier District (1909)

Due testimoni dei prodromi della colonizzazione britannica

Browne (1909-1916)

Storia della fondazione di Fort Hall tra i Kikuyu e i Maasai (1900). Nel 1907 giunge Winston Churchill

Yardley (1918), Kenya settentrionale: lago Rodolfo, Abissini [Merille?], Turkana, razzie, schiavitù, Somali

2. INTRODUZIONE GEOGRAFICA, DEMOGRAFICA, ETNO-ANTROPOLOGICA

LA PREZIOSA GALLERIA DI DIPINTI ETNOGRAFICI DEL KENYA: 22 POPOLI IMMORTALATI SULLA TELA DALLA TALENTUOSA ARTISTA JOY ADAMSON

3. LA “CULTURA MISTA COSTIERA”: I SWAHILI

INTRODUZIONE: LE “CONTAMINAZIONI” ETNICO-LINGUISTICO-CULTURALI AFRO-ASIATICHE

UNA STRAORDINARIA FONTE STORICA. IL PERIPLO DEL MARE ERITREO, PORTOLANO GRECO-EGIZIANO DEL I SEC. D.C.

L’AZANIA

CONTATTI CON L’ESTREMO ORIENTE: LE ESPLORAZIONI MEDIEVALI CINESI

I Cinesi in Africa Orientale: le fonti scritte

I Ming e le sette esplorazioni marittime di Cheng Ho, l'«Eunuco dei Tre Gioielli». Fonti scritte e iscrizioni su pietra

Tramonto di una straordinaria, avventurosa e misconosciuta epopea asiatica nell’Oceano Indiano

IL CONTRIBUTO ACCULTURATIVO PORTOGHESE

ALLA FINE DEL XIX SECOLO NEL FOLTO DELLA FORESTA EQUATORIALE COSTIERA È SCOPERTA LA MACCHU PICCHU AFRICANA, LA CITTA’ MEDIEVALE DI GEDI

LA CULTURA SINCRETISTICA SWAHILI

LA LINGUA SWAHILI, IL KISWAHILI

UTENDI WA INKISHAFI, CELEBRE POEMA CHE RIMPIANGE I FASTI DEL PASSATO

4. I BANTU, GLI “UOMINI”: GLI AGRICOLTORI SEDENTARI

MIGRAZIONI, ECONOMIA

UNA CARATTERISTICA CULTURALE: LA “RICCHEZZA DELLA SPOSA”

I KIKUYU E LA RIBELLIONE ANTIBRITANNICA MAU MAU, PER RIAVERE LA TERRA DEGLI AVI

IL MITO DELLE ORIGINI E IL PERCHÉ DEI NOMI FEMMINILI DEL SISTEMA CLANICO PATRILINEARE KIKUYU

I BAGIUNI

Il “mondo perduto” dei Bagiuni, tra le omonime isole somale, l’arcipelago di Lamu, la costa del Kenya: una “pulizia etnica” lunga oltre trenta anni

5. I NILO CAMITI: I NOMADI PASTORI

UNA CARATTERISTICA CULTURALE: IL “COMPLESSO DEL BESTIAME” TRA I POPOLI ALLEVATORI DELL’AFRICA ORIENTALE

I MAASAI

NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO EUROPEO, ARABO E AFRICANO

Nelle terre dei Maasai: Joseph Thompson (1883); la spedizione Teleki-von Hohnel (1888); Charles William Hobley (1929)

UNA STORIA REALMENTE BELLICOSA

SANGUINOSI CONFLITTI INTERTRIBALI (E INTRATRIBALI: IL “SUICIDIO” COLLETTIVO MAASAI) E LA “PAX BRITANNICA”

IL “GOVERNO DIFFUSO”, SISTEMA POLITICO DELLA SOCIETA’ ACEFALA MAASAI

Le profezie avverate del grande laibon Mbatian

6. I NILOTICI

I LUO

MIGRAZIONI DEI LWOO

7. LE POPOLAZIONI DI LINGUA CUSCITICA

SOMALI

BORANA

Il sistema sociale dei gada o classi d’età

RENDILLE

Il ciclo della vita tra i Rendille

8. LE CULTURE “MARGINALI”: I CACCIATORI RACCOGLITORI DOROBO E BON; I PESCATORI ELMOLO

DOROBO, CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLE FORESTE

Il primo europeo ad incontrare i Dorobo, nel corso del suo coraggioso attraversamento della terra Maasai è l’esploratore britannico Thompson (1883)

GLI ELMOLO PESCATORI DEL LAGO TURKANA

Dalla scoperta europea (1888) al 2020

Alcune caratteristiche culturali

NEL 2019 LE PIOGGE CAUSATE DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA CONSEGUENTE CRESCITA DEL LIVELLO DELLE ACQUE DEL LAGO COSTRINGE GLI ELMOLO AD ABBANDONARE IL VILLAGGIO, PER PORTARSI SU TERRENI PIU’ ELEVATI

I BON (BONI, AWEER, WABONI), CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLA FORESTA COSTIERA

I Bon oggi

Storia dell’avventurosa scoperta dei Bon nelle foreste costiere tra Somalia e Kenya

Nel 1952 l’incontro dell’etnologo Grottanelli con i Bon

9. APPENDICE: UNA GALLERIA ETNOGRAFICO-ARTISTICA “PARTICOLARE”

10.BIBLIOGRAFIA

CARTE

.....

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giovedì 6 luglio 2023

102. IL TITOLO DEL MIO PROSSIMO LIBRO: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

Coppia Maasai (© Franco Pelliccioni) 

In un paio di post precedenti avevo scritto che stavo lavorando alla stesura di una: Breve Introduzione Etno-Antropologica ai Popoli del Kenya

Infatti, sulla spinta della forte ondata emotiva, provocata dalla pubblicazione sul blog del mio incompiuto romanzo giovanile ambientato in Kenya, e risalente ad esattamente sessanta anni fa [le rimanenti quattro “puntate” rimarranno per sempre custodite nel cassetto…], da ex africanista avevo deciso che era tempo di elaborare un mio vecchio progetto sui “Popoli del Kenya”. 

Paese dell’Africa orientale dove negli anni ‘1970 e ‘1980 avevo effettuato due sessioni di ricerca. 

Prima nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del monte Kenya (è stata la mia prima ricerca antropologica sul campo!); successivamente tra i pescatori Elmolo del lago Turkana, nel desertico e semidesertico nord-ovest del paese. 

Come allora osservai, mi ero lasciato “trasportare” dalla mia vecchia abitudine di ricercatore “a tutto tondo”: biblioteca, archivio, Internet, diari di viaggio, diari di ricerca, registrazioni audio, diapositive. 

A Capodanno 2023 decisi che, per un periodo, avrei interrotto l’elaborazione del libro, per dedicarmi completamente a quello su Balene e ai Balenieri.

Ora, dopo la sua pubblicazione, ho ripreso a lavorare al libro del Kenya, in modo da ultimarlo per il prossimo autunno/inverno.

Poi mi potrò finalmente concentrare sugli Inuit dell’Artico canadese…

Di seguito titolo e sommario, sia pure provvisori.

MAASAI

GENTI E CULTURE DEL KENYA

PREMESSA

1. INTRODUZIONE STORICA

UN SALTO NELLA PREISTORIA: SCOPERTE PALEONTOLOGICHE E PALETNOLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE

STORIA ANTICA

L’AZANIA, LA “TERRA DEGLI ZENG, O ZENJ

ARRIVANO I PRIMI EUROPEI DAL PORTOGALLO

ALLA FINE DEL XIX SECOLO NEL FOLTO DELLA FORESTA EQUATORIALE COSTIERA VIENE SCOPERTA LA MACCHU PICCHU AFRICANA, LA CITTA’ MEDIEVALE DI GEDI

IL DOMINIO DEI SULTANI OMANITI

L’AVVENTO COLONIALE INGLESE: L’IMPERIAL BRITISH EAST AFRICA COMPANY (1887), IL PROTETTORATO DELL’AFRICA ORIENTALE BRITANNICA (1895), Il PROTETTORATO E LA COLONIA DEL KENYA (1920), LA RIVOLTA MAU MAU (1952-56). L’INDIPENDENZA (1963)

La creazione del Northern Frontier District (1909)

Due testimoni dei prodromi della colonizzazione britannica

Browne (1909-1916)

La storia della fondazione di Fort Hall

Yardley (1918)

2. INTRODUZIONE GEOGRAFICA E DEMOGRAFICA

3. INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA

4. LA “CULTURA MISTA COSTIERA”: I SWAHILI

IL PERIPLO DEL MARE ERITREO, PORTOLANO GRECO-EGIZIANO DEL I SEC. D.C.

L’AZANIA

I CONTATTI CON L’ESTREMO ORIENTE: LE ESPLORAZIONI MEDIEVALI CINESI

I Cinesi in Africa Orientale

I Ming e le sette esplorazioni marittime di Cheng Ho, l'«Eunuco dei Tre Gioielli»

Tramonto di una straordinaria, avventurosa ed ancora misconosciuta epopea asiatica nell’Oceano Indiano

GIUNGONO I PORTOGHESI

SAWĀHIL

LA CULTURA SWAHILI

LA LINGUA SWAHILI, IL KISWAHILI

UTENDI WA INKISHAFI, CELEBRE POEMA CHE RIMPIANGE I FASTI DEL PASSATO

5. I BANTU: GLI AGRICOLTORI SEDENTARI

LE MIGRAZIONI DEI BANTU

LA “RICCHEZZA DELLA SPOSA”

I KIKUYU E LA RIBELLIONE ANTIBRITANNICA MAU MAU, PER RIAVERE LA TERRA DEGLI AVI

IL MITO DELLE ORIGINI E IL PERCHÉ DEI NOMI FEMMINILI DEL SISTEMA CLANICO PATRILINEARE KIKUYU

BAGIUNI

Il “mondo perduto” dei Bagiuni, tra le omonime isole somale, l’arcipelago di Lamu, la costa del Kenya: una “pulizia etnica” lunga oltre trenta anni:

6. I NILO CAMITI: I NOMADI PASTORI

LA CULTURA DEI NILO-CAMITI

IL “COMPLESSO DEL BESTIAME” TRA I POPOLI ALLEVATORI DELL’AFRICA ORIENTALE

I MAASAI NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO EUROPEO, ARABO E AFRICANO

Nelle terre dei Maasai: Joseph Thompson, la spedizione Teleki-von Hohnel (XIX secolo), Charles William Hobley (XX secolo)

I MAASAI: UNA STORIA REALMENTE BELLICOSA

SANGUINOSI CONFLITTI INTERTRIBALI (E INTRATRIBALI: IL “SUICIDIO” COLLETTIVO MAASAI) E LA “PAX BRITANNICA”

IL GOVERNO DIFFUSO: IL SISTEMA POLITICO DELLA SOCIETA’ ACEFALA MAASAI

Le profezie avverate del grande laibon Maasai Mbatian

7. I NILOTICI

I LUO

MIGRAZIONI DEI LWOO

8. LE POPOLAZIONI DI LINGUA CUSCITICA

SOMALI

RENDILLE

9. LE CULTURE “MARGINALI”: DOROBO, ELMOLO, BON

DOROBO

L’esploratore Thompson è il primo europeo ad incontrare i Dorobo, nel corso del suo attraversamento della terra Maasai

ELMOLO

NEL 2019 LE PIOGGE CAUSATE DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA CRESCITA DEL LIVELLO DELLE ACQUE DEL LAGO COSTRINSE GLI ELMOLO AD ABBANDONARE IL VILLAGGIO, PER RAGGIUNGERE TERRENI PIU’ ELEVATI

BON (BONI, AWEER, WABONI)

I Boni oggi

Storia dell’avventurosa scoperta dei Boni nelle foreste costiere tra Somalia e Kenya

L’incontro di Grottanelli con i Bon nel 1952

10.BIBLIOGRAFIA

CARTE

......

Il Kenya figura  nel mio GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI. TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI, capitolo 3:"A bordo di un treno della celebre “ferrovia di penetrazione” Mombasa-Kampala: l'Uganda Railways, Kenya (1896-1901)", 

"(...) ha aperto la colonizzazione dell’Africa Orientale. 

Parte dall’Oceano Indiano e, dopo aver raggiunto Nairobi, arriva fino a Kampala, in Uganda.

Oltre ai soliti immancabili problemi incontrati nella sua costruzione, ha dovuto risolvere un’inaspettata complicazione in più, che nessuno aveva mai sperimentato altrove, né tantomeno immaginato potesse esistere… 

Poiché la linea era infestata dai leoni che, a quanto pare, preferivano mangiarsi gli indifesi operai indiani addetti alla sua costruzione…

[Come racconta il famoso film premio oscar Spiriti nelle tenebre (The Ghost and the Darkness) del 1996, con Michael Douglas].

Questo è stato il primo dei quindici treni sul quale ho viaggiato, sia pure in senso contrario: da Nairobi fino a Mombasa. 

Nei paraggi non ho scorto alcun leone, ma so bene che ce ne sono parecchi nel vicinissimo Parco Nazionale Tsavo".

 ......

Per chi fosse interessato a seguire il blog troverà ora in alto, accanto a Google Traduttore e al motore di ricerca interno,   il pulsante “Lettori Fissi”. Basterà cliccare il pulsante Segui.

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p.s. del 23.7.2023. 

Ho scoperto in questi giorni che il servizio E-Mail relativo al pulsnte "Segui" non è più attivo! Mi dispiace...

......

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N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno

lunedì 31 ottobre 2022

72. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: SESTA PUNTATA (PROSEGUE LA VISITA DELLA CITTA' DI NAIROBI)

Bazaar Indiano, 1910-12: "le donne Kikuyu fanno acquisti" (Gerhard Lindblom, Museum of Ethnography, National Museums of World Culture) 

A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche  effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli.  Ho anche lasciato inalterato il testo. 

[precedenti puntate: 23.9; 3, 8, 15, 23.10] 

Dopo aver scattato alcune foto alla statua di quel valoroso uomo, John e Milly continuarono nella loro visita alla città.

La statua di Lord Delamere. E' stata rimossa nel novembre del 1963 e collocata nella tenuta di famiglia di Soysambu

Delamere Avenue in alcuni punti era vigilata da nerissimi metropolitani che, dall’alto di alcune pedane, agitavano i manganelli, sbraitando se un pedone passava dove non doveva. O se qualche conducente indigeno non rispettava le regole.

Sui marciapiedi della centralissima e importante via poterono anche ammirare gli ampi prati costellati da fiori di un colore rosso acceso.

L'Hotel New Stanley negli anni '1970

Da Piccadilly Circus. come era stata soprannominata la piazza accanto al New Stanley Hotel, per la sua forma circolare con la statua al centro, sia pure inconsapevolmente si spinsero molto verso ovest. Poi, volendo visitare il quartiere indiano e, quindi, quello africano, si rivolsero ad un poliziotto bianco, che cortesemente fece presente che avevano sbagliato completamente strada: quei quartieri stavano ad est!

Il centro di Nairobi

NEL QUARTIERE AFRICANO

Ritornati sui loro passi, come Dio volle arrivarono nel quartiere negro. Passarono molti mercati indigeni, dove le venditrici, alcune volte perfino con un neonato al seno, strepitavano per pubblicizzare i loro prodotti.

Bazaar Street nel 1904

Come notò più tardi John, là si vendeva di tutto: dai liquori inglesi ed americani di contrabbando alle sigarette, dalle collanine di vetro (che una volta gli esploratori trovavano comodo quale mezzo di scambio) ai recipienti in ferro. Inoltre si vendeva ogni sorta di cibo, ma anche animali vivi. Come quella capretta portata da un Kikuyu che, cercando di dimostrare l’alta bontà della sua carne, la faceva tastare e le apriva la bocca. In modo da far vedere che i suoi denti erano tutti sani. Mentre altri venditori, con la loro assai vivace e spigliata parlantina, cercavano di imbrogliare i clienti. Riuscendoci. Poiché i compratori, il più delle volte intimiditi da tanta sicumera, abboccavano all’amo delle loro lusinghe.

Urla, bestemmie, grida degli animali legati, odori non certo gradevoli, frastornarono Milly. La puzza era infatti sufficiente a stordire una forestiera.

Il mercato nel villaggio di Karatina, nei pressi della città di Nyeri "Tipi Kikuyu, uomini e donne",
 1936 (Matson - Eric and Edith - Photograph             Collection, Library of Congress)

Lasciati i mercati e le bidonvilles fatte di ogni sorta di materiale: dal cartone al legno, dalle lamiere di fusti di benzina alla stoffa, al fango, alla paglia e, persino, alla carta!, sempre camminando nel quartiere negro arrivarono, non si sa come, in un luogo non certamente definibile “elegante”. Ma di ciò se ne sarebbero dovuti accorgere troppo tardi!

Uno dei più grandi slums di Nairobi: la baraccopoli della Mathare Valley, 2009 (foto Claudio Allia, CC some rights reserved)


Sulla Mathare Valley  ho pubblicato  nel 1977 l'articolo: "Lo slum della Mathare Valley. un'area problematica di Nairobi", mentre "I "Parking Boys" di Nairobi, Un "caso" di devianza sociale in un tessuto urbano africano" figurano nel libro: I processi di comunicazione nell'ambito urbano, Stroppa Claudio (a cura di), 1979. Entrambi sono reperibili su Research Gate:


https://www.researchgate.net/publication/346943404_I_PARKING_BOYS_DI_NAIROBI_UN_CASO_DI_DEVIANZA_SOCIALE_IN_UN_

NEL QUARTIERE A LUCI ROSSE. LA PROSTITUZIONE IN AFRICA

Erano arrivati nel quartiere a “luci rosse”. Sgualdrine nere dalla testa ricciuta, in abiti europei, ma con i piedi nudi e le dita divaricate, ridevano e contrattavano i prezzi nei crocchi di gente di ogni razza. Videro perfino dei bianchi, che contrattavano con prostitute giovanissime, di 10, 11 anni. Un etnologo le avrebbe subito riconosciute. Per lo più appartenevano alla tribù Swahili.

Il meretricio in Africa orientale esiste da molto tempo, prima ancora dell’arrivo degli europei. Furono gli arabi a portarlo.

Giovane somala in una casa di tolleranza dell'Africa Orientale, denudatasi per danzare

Le prostitute africane oggigiorno si riconoscono solo per i vestiti che, a differenza delle altre donne, sono sempre più costosi ed elaborati.

In passato la distinzione era ancora più marcata. Adesso la si può solo riscontrare in qualche tribù dell’interno. Le bellezze locali un tempo andavano in giro con il petto scoperto o completamente nude. Invece le prostitute erano vestite da capo a piedi.

"Donne della tribù Sani [Luo del clan Seme] , vicino Kisumu, lago Victoria, 1902 (Charles William Hobley)

È un metodo come un altro per sbarcare il lunario. Gli indigeni non la considerano un’attività infamante. Donne che hanno rapporti con molti uomini sono sempre esistiti e se i maschi (dicono), soprattutto i bianchi, sono tanto stolidi da pagarle per questo, le donne sarebbero malaccorte a rifiutare il denaro.

- Siamo capitati in un bel lupanare, fece Milly guardandosi intorno. Ed aggiunse: andiamocene al più presto. 

- Come vuoi.

Cercarono di uscire da quel quartiere malfamato, che certo non poteva essere sopportato da una signora per bene e, mentre passarono davanti a decine e decine di donne di malaffare videro, anzi…, prima di vedere, sentirono urla e pianti, lamenti e bestemmie provenire da un vicolo semioscuro alla loro destra. Quando passarono vicino, scoprirono il motivo: un gruppo di prostitute si stava accapigliando per un sordido motivo di denaro.

Il quartiere era frequentato anche da arabe ed indiane.

Finalmente ne uscirono fuori e Milly giurò a se stessa di non andare mai nei quartieri negri di una città africana.

NEL QUARTIERE INDIANO

Lasciata alle spalle la zona africana, giunsero nel quartiere indiano. Sikhs barbuti e Parsi alimentavano il movimento delle strade.

Gli indiani, come del resto gli arabi, hanno praticamente accentrato tutto il movimento commerciale delle città dell’Africa orientale.

Il Club Indiano e Giardini, 1936 (G. Eric and Edith Matson Photograph Collection,", Library of Congress Prints and Photographs Division)

Prima i mercati indigeni erano solo per i negri, o per gli europei, che volevano soddisfare qualche curiosità o fare fotografie di “colore”. Ora bazar, suqs, botteghe chiamate ducca, residenze di facoltosi indiani arricchitisi naturalmente con il commercio, prendono il posto dei poveri mercatini indigeni e delle loro case. Anche qui vengono gli europei, che vogliono risparmiare (i negozi del centro fanno pagare molto cara la merce) o i negri, per comprare i dolciumi. Ma si vendono anche bibite fatte chissà di che cosa, birra di pessima qualità (il pombe), scarpe da tennis, oggetti di vestiario di quinta mano, provenienti dal mercato clandestino dei ladri e degli usurai indigeni. Una specie di mercato delle pulci francese, o della romana Porta Portese.

Nelle taverne si possono mangiare patate dolci al forno ed un piatto di carne di montone o di capra con il “posho”. Dentro si vedono gli indigeni mentre, accosciati, sono intenti ad appallottolare con le mani il “posho” e a praticarvi, poi, un foro con il dito, per far posto ad un pezzo di carne o ad una fetta, unta ed indescrivibile, di grasso rancido o di qualche altra cosa...

La Moschea Jamia nel centro di Nairobi fotografata nel 1973 (van Rinsum, CC Some rights reserved, Tropenmuseum, part of the National Museum of World Cultures

Si ode il gracidare dei vecchi fonografi a manovella e il canto di Rita Pavone arrivata, chissà come, anche qua. Mentre dall’alto della Moschea Alì [Masjid Imtiaz Ali], veneratissima dai pakistani di religione mussulmana, la preghiera del muezzin invoca Allah e il suo Profeta.

Anche qui un’infinità di odori che, alla fine, fecero venire la nausea ai due europei. 

                SI RIENTRA AL NORFOLK

Così, chiamato un taxi, se ne andarono all’Hotel Norfolk, dove all’una e mezzo era fissato il pranzo con Giorgio.

- Chissà come sarà stata quella baruffa di ieri notte? pensò Milly

Il taxi percorse abbastanza piano il tragitto tra il quartiere indiano e l’hotel. Cosa stranissima… Il motore di quella macchina non ce la faceva ad andare più veloce. Ma fu un bene per i due, che a loro agio videro un’altra parte della città, senza stancarsi troppo, senza venire assordati da vicino dalle grida e, principalmente, senza dover annusare quell’infinità di odori puzzolenti, quasi una prerogativa dei quartieri indigeni.

Videro pullman zebrati che portavano i turisti a fare un’escursione al Nairobi National Park (così, con poca spesa, potranno dire di essere andati in safari), per fotografare e ammirare animali non più selvaggi, ma resi mansuefatti dalla quotidiana vicinanza dell’uomo, che non ha mai fatto loro del male.

Essendo l’ora del pranzo, osservarono inoltre anche jeeps e Land Rovers un po’ impolverate. Le stesse che nel corso di un safari il giorno prima avevano percorso fino a 1.000 chilometri. Trasportando i signori e le signore, che ora scendono dagli autoveicoli, indossando eleganti abiti da società, per andare a pranzo con gli amici in qualche ristorante e poi proseguire di sera in qualche night club. 

E le signore, forse, come di frequente accadeva durante l’insurrezione dei Mau Mau, nelle loro borsette nascondono eleganti rivoltelle, che nella savana avevano magari usato per uccidere qualche pericolosissimo mamba nero: il temibile "seven steps snake", il serpente dei sette passi...

CONTINUA

IL LEOPARDO DELLE NEVI, IL KILIMANJARO, PREPARATIVI PER LA SPEDIZIONE AL LAGO RODOLFO, IL CACCIATORE BIANCO

 p.s. Attualmente (novembre 2022) sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA.

IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.

sabato 15 ottobre 2022

70. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: QUARTA PUNTATA (IL CIRCOLO EQUATORE - THE EQUATOR CLUB -, NAIROBI)

Un cantante europeo, forse Peter Colmore, si esibisce con una band di musicisti africani sul palco dell'Equator Club, 21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives, 2001/090/1/1/18074, Trotter Collection)

A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche  effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli.  Ho anche lasciato inalterato il testo. 

[precedenti puntate: 23.9; 3.10; 8.10] 

ll Circolo Equatore è un ristorante ed un club notturno ostentatamente privato. Giorgio Rovi e il dott. Johnson erano arrivati da qualche minuto e stavano parlando tra loro, quando arrivarono i coniugi Smith.

- Buonasera signora, buonasera signor Smith, spero che vi siate riposati abbastanza e che abbiate trovato comoda la stanza.

- Non è male, certo che ci sono meno rumori che a Piccadilly Circus!

- Vogliamo andare, fece Giorgio

- Certo, e si avviarono verso l’entrata.

Un barbuto negro si trovava alla porta e non avrebbe fatto passare la coppia, se non ci fosse stato l’intervento del direttore del Norfolk e di Rovi.

- Lo sa perché è successo tutto questo? disse l’etnologo a Milly. Perché hanno voluto copiare i clubs londinesi.

- Ma lì da noi basta pagare il biglietto d’ingresso per ottenere la nomina di soci, rispose l’inglesina

. Qui invece hanno voluto strafare, comunque siamo riusciti a farvi entrare lo stesso.

Incominciarono a salire le scale coperte da una passatoia di velluto che, più che a scopo decorativo, serve da soffice cuscino per gli esuberanti, che hanno alzato il gomito un tantino di troppo. Che cadono, vengono spinti o precipitano giù dalle scale a qualsiasi ora dopo l’una del mattino.

L’orchestra fino a poco tempo fa suonava solo sambe e rumbe. Ora anche nel Kenya, come in molte altre parti del mondo, sono giunte le diavolerie di questi balli moderni: il rock and roll, il twist, l’hully gully, il madison, e così via, fino all’ultimo arrivato che prende il nome da un simpatico mezzo di divertimento acquatico usato alle Hawaii: il surf.

Una coppia balla energicamente al Limuru Hunt Ball. La donna, identificata come "Wanda", indossa un abito senza spalline che si allarga mentre balla, 19 Ottobre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0 Bristol Archives, British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18853)

Ritratto di tre camerieri africani in uniforme all'Equator Club. Due barman africani versano scherzosamente i drink nei bicchieri dietro un bancone decorato con strisce zebrate e sgabelli leopardati, 21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18079)

Da un lato c’è il bar, di solito occupato da una sestupla fila di clienti, nebbioso di fumo. Le cene sono servite intorno alla pista di ballo. I tavolini sono letteralmente circondati da ogni sorta di esotismo africano: zanne di elefante, paralumi ornati da disegni di giraffe, gazzelle e rinoceronti e di ogni altro tipo animale, che si può vedere quasi ogni giorno nelle aperte praterie o nell’infida boscaglia.

Ritratto di tre camerieri africani in uniforme all'Equator Club.
21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18080)

Il dottor Johnson fece iscrivere nel suo registro il nome degli ospiti e tutti quanti si diressero verso un tavolino d’angolo.

Giorgio ordinò la cena, che era composta da specialità italiane, inglesi e irlandesi ed era innaffiato da parecchi fiaschi di Chianti. Dopo cena, si fecero portare il caffè.

Mentre lo stavano sorseggiando, erano circa le 22 e la pista da ballo era gremita di giovani, che ballavano la bossa nova, 

Giorgio iniziò a parlare sull’argomento che stava molto a cuore agli sposini inglesi: non so se vi siate già messi d’accordo, fece rivolto a John, riguardo al white hunter, che dovrà portarvi in safari. Comunque, se non avete già preso impegni, io conosco uno dei migliori “safari guide” (credo che ormai sia il termine migliore, rispetto al sorpassato white hunter dell’epoca dei pionieri) di tutto lo Stato.

- Per la verità noi credevamo che… insomma ci saremmo messi d’accordo sul posto e… quindi non abbiamo nessun white hunter impegnato con noi.

Johnson s’intromise: avete fatto molto male, non sa che bisogna prenotarsi almeno un mese prima per fare un safari e, in alcuni casi, per i cacciatori bianchi assai abili ed esperti ci vuole anche la prenotazione di almeno un anno?

- Le giuro che non sapevo niente di tutto ciò…

Giorgio riprendendo: spero che Mon Collins non abbia preso alcun impegno e vi possa offrire il suo servigio!

Milly: certo che qui nel Kenya la voce del safari nelle entrate statali deve essere molto importante. Prima quasi non trovavamo posto in albergo, ora rischiamo di non fare alcun safari, perché ci vuole anche qui una prenotazione.

- In effetti, fece Johnson, la voce safari viene subito dopo quella dell’esportazione del caffè!

- Bisogna considerare, fece Rovi, finendo di bere il suo espresso, che la full licence, la licenza che dà la possibilità di uccidere un gran numero di animali di ogni taglia e dimensione, costa molto. Ma quali animali desidera cacciare?

- Noi vorremmo fare un Big Game, rispose Milly, anticipando il marito e, quindi, prendendolo in contropiede… cioè, come lei ben saprà, vorremmo uccidere e portarci tranquillamente a casa i trofei dei quattro animali più pericolosi: l’elefante, il rinoceronte, simba e il bufalo.

- Come pretese non c’è che dire, nient’altro? Fece Giorgio…

- Nient’altro, rispose con la sua faccetta impertinente Milly.

L’orchestra in quel momento attaccò un pezzo classico, quindi un lento e, ben presto, la pista fu lasciata dai giovani, che andarono a rifarsi al bar con qualche ghiacciata coca cola, mentre la vecchia guardia ne prendeva il posto.

- Bando alle chiacchiere, disse Rovi rivolgendosi a Milly, che ne direste di fare un ballo con me, sempre se suo marito acconsenta?

- Milly per tutte le cose che fa ha sempre il mio incondizionato assenso e, quindi, lei può ballare senza il pericolo che le spari alle spalle con una mia fantomatica rivoltella.

- Grazie!

Giorgio aiutò Milly ad alzarsi e insieme si recarono in mezzo alla pista.

Prese tra le braccia l’inglesina e si chinò a guardarla. Era molto alta di statura, ma i suoi occhi azzurri arrivavano appena all’altezza del mento di lui. I capelli biondi sembravano vivi alla luce dei candelabri, come se vi danzassero piccole scintille luminose. Indossava un semplice abito giallo, dalla scollatura assai bassa, ma senza arrivare al “topless”. Sapeva di un profumo che Giorgio non riuscì a riconoscere. Milly alzò il viso sorridendogli e Giorgio la ricambiò. La sentiva incredibilmente morbida sotto le dita. Danzava con la leggerezza di un seme piumato spinto dal vento sulla pianura.

- Lo sa che è molto bella?

- Non so, nessuno me lo ha mai detto prima di lei, è la prima volta, fece con un sorrisetto. Oh, vedo che il dottore si è alzato, temo che stia per andarsene.

- È meglio che ci avviciniamo e sentiamo un po’ che cosa è successo. Aggiunse Giorgio.

Si fecero largo tra la gente e finalmente arrivarono ai bordi della pista ed, infine, al tavolo.

- Mi hanno telefonato proprio ora dal Norfolk, disse con aria piuttosto preoccupata il direttore. Sembra che ci sia stata una zuffa al bar tra alcuni piloti ubriachi e che perfino Allub, uno dei barman, sia stato ferito al mento. Quindi mi dispiace lasciarvi, ma occorre la mia presenza.

Con una buonanotte a tutti si allontanò e sparì ben presto alla vista dei tre.

- Mi dispiace proprioed è veramente una persona a modo, fece John a Giorgio. Senta, sempre continuando, dato che domani mattina dovremo alzarci presto per fare un giro per Nairobi, non potremo andarcene?

- Giorgio - La vita notturna comincia proprio adesso (è mezzanotte!), ma se desiderate andare a letto subito, non sarò io a costringervi. Volete che chiami un taxi?

- Sì, grazie!

Giorgio andò a parlare con un negro, che si trovava vicino all’uscita e ritornò subito dopo.

- Una Chevrolet vi sta aspettando, buonanotte e sogni d’oro. Vi invito domani al Norfolk, mi dispiace non accompagnarvi, ma sono un tipo nottambulo e, quindi, resto ancora un po’ all’Equatore.

- Arrivederci Prof Rovi.

- Arrivederci

- A che ora dobbiamo stare al suo Hotel?

- All’una e mezza.

- Va bene

- Buona Notte

- Buona notte. Felici bagordi.

- Grazie…

Due europei vestiti in giacca e cravatta alzano i bicchieri per la macchina fotografica appoggiata al bancone del bar zebrato dell'Equator Club,  21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18078)

I coniugi Smith se ne andarono e, quando Giorgio rimase solo (per modo di dire, in quanto il night club era abbastanza affollato), salì al piano di sopra, dove c’era un’ampia terrazza ed un secondo bar. Ordinò una birra e con il bicchiere in mano si appoggiò alle sbarre di protezione. La vetta nevosa del Kilimangiaro, che a sud si poteva scorgere solo in giornate particolarmente chiare, era all’oscuro. Nairobi era illuminata qua e là. Le luci al neon dei locali notturni e degli alberghi, le lampade al sodio delle strade, i fari anabbaglianti delle auto, che correvano veloci, gli facevano ricordare quella notte di tanti anni prima, quando ancora ragazzo era andato a vedere la Rassegna di Elettronica all’EUR (Roma) [22.6.1962], ed era ritornato a casa alle 3 e mezza! Ora era assai “diverso”, pensò... 

 CONTINUA: LA VISITA DELLA CITTA' DI NAIROBI