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Le commandant Marchand et ses compagnons d'armes à travers l'Afrique di Michel Morphy (Gallica, BnF) |
Questo secondo volume dedicato all’Africa comprende 17 esploratori, 6 archeologi, 1 naturalista, 1 paleontologo.
Ho la presunzione di ritenere che gli esploratori qui presenti costituiscano una “squadra” non male. Anche se, tra le loro fila, non figurano personaggi del calibro di Livingstone. E dire che, grazie anche al consiglio di uno dei principali curatori, il Prof. Jan B. Thompson, geografo dell’Università di Glasgow, a lungo visitai il suo mulino a Blantyre (Scozia), oggi uno straordinario museo…
Ciascuna delle vicende esistenziali di quelli che considero i “miei” personaggi mi ha così entusiasmato ed appassionato, da rimanerne ogni volta coinvolto… Un filo empatico si è così inconsapevolmente intrecciato tra me e loro, tanto da oltrepassare la barriera del tempo e a legarmi indissolubilmente a ciascuna di queste straordinarie figure. Il cui sacro fuoco della conoscenza non si è mai sopito. Spronando questi autentici giganti sempre più in là, verso altre destinazioni, alla ricerca di nuove e più esaltanti mete! “C’è sempre qualcosa di nascosto! Vai, e scoprilo! Vai, e guarda oltre quelle barriere; v’è qualcosa che si cela al di là di quei monti. Una cosa perduta, che ti attende. Vai!” (Rudyard Kipling).
Man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono rimasto sempre più colpito e attratto dalle loro profonde passioni, che hanno saputo guidarli su eccezionali, se non unici, percorsi esistenziali e scientifici. Anche in altri tempi ed epoche. Quando pressoché tutto era difficoltoso, pionieristico, pericoloso, impossibile. Poiché, in terreni mai prima di allora violati, ci si doveva inoltrare con pochi mezzi. A volte anche con scarsi riconoscimenti. Riuscendo, comunque, ad apportare a scienza e conoscenza contributi straordinari e di rilievo.
A volte alcuni di loro ci hanno lasciato la vita: Eberhardt (annegata nel Sahara), Mungo Park (per sfuggire agli attacchi degli africani, annegato nel Niger), Hornemann (morto per dissenteria, Niger), Speke (suicida? in patria), Piaggia (febbri, in Sudan, al confine con l’Etiopia), De Brazzà (malattia, Dakar). Mentre altri sono riusciti a salvarsi aprendosi la strada a suon di fucilate e, in un caso, di mitragliatrice Maxim (Stanley).
Continuando a parlare degli esploratori, il gruppo più numeroso è rappresentato dai francesi (Réné Caillé, Jean-Baptiste Marchand, Eberhardt, Roger Frison-Roche), ai quali si aggiunge l’italo-francese Pietro Savorgnan di Brazzà e il franco-americano Du Chaillu. A ruota li seguono i britannici (Mungo Park, Speke, Johnston), i tedeschi (Hornemann, Barth), ma c’è anche un celebre anglo-americano (Stanley). Oltre ad un italiano (Piaggia) e all’ungherese László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, reso celebre dal film plurioscar del 1996. Per non parlare della Faraone-donna Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, del Proconsole romano Lucio Cornelio Balbo Minore e del Berbero Leo Africanus.
Nove tra loro si sono profondamente inoltrati all’interno del deserto del Sahara e/o hanno raggiunto la mitica Timbuctù: Cornelio Balbo Minore, Leo Africanus, Mungo Park, Hornemann, Caillé, Barth, Eberhardt, László Almásy, Roger Frison-Roche.
Altri invece hanno ricercato le sorgenti del Nilo (Speke), si sono interessati al fiume Congo (Savorgnan di Brazzà). Oppure, dopo essersi imbattuto, nel remoto centro dell’Africa, nel misteriosamente scomparso… Dr. Livingstone?, alla quale domanda fa seguire immediatamente: “I presume”, attraverserà il Continente Nero. Prima da est a ovest, poi da est a nord-est (Stanley). Mentre, per cercare di intralciare l’avanzata della colonizzazione britannica nord-sud in Africa, c’è chi si si è spinto verso est e il Nilo Bianco dalle coste atlantiche (Marchand). Infine, nel folto delle foreste pluviali c’è pure chi si è messo testardamente alla ricerca di gorilla e pigmei (Du Chaillu) e di uno strano animale, metà zebra e metà giraffa (Johnston).
Gli archeologi hanno ovviamente privilegiato l’antico Egitto. Fin dal tempo dell’inglese Pococke, che è riuscito a precedere l’arrivo dei savants della spedizione Napoleonica… L’italiano Rosellini dal canto suo coadiuverà egregiamente il lavoro del francese Champollion, che infine è riuscito a tradurre i geroglifici egizi. Poi c’è il francese Mariette, uno dei più grandi archeologi, che abbia avuto l’Egitto, dove fonderà il Museo Egizio del Cairo. Tallonato dagli inglesi Petrie e Budge, nonché dallo statunitense Breasted.
Infine gli ultimi due personaggi: il naturalista francese Monod, autore di audaci méharées nel Sahara lunghe migliaia di chilometri, e il paleontologo britannico-kenyota Leakey, le cui “scoperte fossili in Africa hanno rivoluzionato il nostro concetto dello sviluppo umano”.
Trattando di esplorazioni, non posso fare a meno di citare alcuni aneddoti che mi riguardano personalmente. A cominciare dal fatto che, sia pure on line, anni addietro sono stato accettato come membro dallo storico Explorer’s Club di New York.
Il primo risale agli ultimi anni della collaborazione al mio giornale, l’Osservatore Romano. Quando inaspettatamente scoprii in redazione, con indubbia soddisfazione, come fossi considerato l’Indiana Jones del quotidiano della Santa Sede.
In quel momento il pensiero mi riportò indietro di oltre una ventina d’anni. Allorché nel 1979, al mio rientro a Khartoum dalla prima ricerca sul campo a Malakal, cittadina sul Nilo Bianco (non ancora Sud Sudan, ma semplicemente Sudan meridionale…), il Direttore dell’Agip Sudan Ltd. mi svelò come nell’ambiente degli expatriates europei, dopo la mia determinata partenza per l’ignoto…, ero stato soprannominato: “Dr. Livingstone”. In effetti loro, che si spostavano nelle vicine oasi con almeno un paio di fuoristrada, cuoco e kit d’emergenza medico-chirurgica al seguito, erano rimasti “sconvolti” per il fatto che, poco dopo essere giunto nella capitale sudanese, ero intenzionato a spingermi per 850 km a sud, con un paio di valigie e il borsone con la pesante attrezzatura fotografica di quei tempi e il registratore. Attraversando in jeep il deserto fino a Kosti, per un’intera giornata. Per poi risalire lentamente il Nilo Bianco su un vecchio battello a pale posteriori, per quattro lunghissimi e straordinari giorni…
In ordine cronologico i loro nomi:
1. Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, potente Faraone-donna, propugnatrice dei viaggi degli Egizi nel paese tropicale di Punt (penisola sudarabica, Somalia, stretto di Bab el-Mandeb, Africa orientale?!
2. Con un esercito si inoltrò profondamente nel Sahara, per imporre la Pax Romana ai Garamanti, leggendari conduttori di quadrighe nel deserto: Lucio Cornelio Balbo Minore
3. Un "intellettuale di frontiera", esempio vivente dell’incontro tra la tradizione arabo-islamica e il cambiamento euro-occidentale: Leo Africanus
4. Il cartografo della “Valle dei Re”. Al pastore, viaggiatore Richard Pococke si devono i primi studi descrittivi dell'Egitto antico
5. Dalle rive del Niger a Timbuctù: il grande esploratore scozzese Mungo Park
6. Due anni e mezzo nel Deserto. Primo europeo ad attraversare il Sahara nord-orientale fu il tedesco Friedrich Konrad Hornemann
7. Una "favola" perduta nel cuore del Sahara. L'esploratore francese Réné Caillé nel 1828 raggiunse la mitica città di Timbuctú
8. Un toscano al seguito di Champollion. Allievo del decifratore della stele di Rosetta, Ippolito Rosellini può dirsi padre dell'Egittologia italiana
9. Heinrich Barth, pioniere dell'esplorazione scientifica. Dal 1850 al 1855 lo studioso tedesco compì uno straordinario viaggio alla scoperta dei tesori segreti dell'Africa sahariana
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Alle porte di Timbuctú, incisione dai Travels and Discoveries in North and Central Africa (1857-58) |
10. Il sepolcreto del Toro Api, una delle più singolari scoperte dell'Egitto antico, dovuta all'archeologo autodidatta Auguste Mariette
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Seduti, da sinistra: Auguste Mariette, Dona Josefina da Fonseca Costa, lady-in-waiting dell’Imperatrice, il Barone Luís Pedreira do Couto Ferraz, l’Imperatrice Teresa Cristina, un uomo non identificato, l’Imperatore Dom Pedro II of Brazil, 1871(foto M. Delie & E. Bechard, Rio de Janeiro: Fundação Biblioteca Nacional) |
11. Un unico obiettivo perseguito con tenacia: dare una risposta all'enigma delle sorgenti del Nilo: John Hanning Speke
12. Quell'intrepido toscano tra i cannibali Niam Niam: Carlo Piaggia, esploratore italiano, che visitò gran parte dell'Africa nilotica
13. Nella terra dei gorilla e dei pigmei, l'avventuroso ed enigmatico esploratore franco-americano Paul Belloni Du Chaillu
14. Alla scoperta dell'Africa con battelli pieghevoli, champagne e posate d'argento: Henry Morton Stanley
15. Oltre le cateratte del fiume Congo: il grande esploratore italiano, naturalizzato francese, Pietro Savorgnan di Brazzà
16. Un gigante dell'Egittologia: Sir William M. F. Petrie, intrepido viaggiatore e autore di grandi imprese archeologiche
17. Bizzarrie di un egittologo: Ernest Alfred Wallis Budge, una delle più controverse figure dell’archeologia britannica
18. Un insolito esploratore in terra d'Africa: Harry H. Johnston, singolare figura di naturalista, linguista, pittore e scrittore
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Coppia sposata appartenente ai Bantu Kavirondo. Foto Johnston (da: Women of all nations, a record of their characteristics, habits, manners, customs and influence, 1908) |
19. Seimila chilometri di giungla portando sulle spalle un battello a vapore smontato. Nel Sudan meridionale, sulle tracce dell'ottocentesca "Spedizione" di Jean-Baptiste Marchand
"JEAN-BAPTISTE MARCHAND, 1863-1934
A volte la Storia con la S maiuscola è stata scritta in posti del tutto anonimi e remoti, sconosciuti e selvaggi, lontani dalla cosiddetta "civiltà". Spesso persino difficili da raggiungere, non solo per gli ostacoli che frappone la natura.
Improvvisamente ecco arrivare l'Evento…
È incredibile, ma riesce a trasformare quel luogo "impossibile" in un simbolo. Nel nostro caso anche straordinariamente affascinante. Certo, se le cose fossero andate differentemente, il tutto avrebbe potuto assumere tinte più forti e fosche, se non terribili. Poiché la sua carica dirompente avrebbe potuto coinvolgere tragicamente l'esistenza di milioni di persone...
Ecco le coordinate geo-temporali della nostra località: un villaggio indigeno posto lungo il corso di un fiume importante, ma a diverse centinaia di chilometri di distanza dal primo centro urbano degno di questo nome e situato all'interno di una regione africana pressoché isolata dal mondo esterno. Da molti anni ormai è infatti sanguinosamente sfuggita di mano agli artigli delle potenze coloniali europee. In quell'epoca, perciò, il villaggio è totalmente irraggiungibile per gli esploratori e i militari europei.
Poi, dopo una lunga stagnazione, ecco che tutto ad un tratto la storia si rimette in marcia, a nord come nel sud. Dapprima lentamente, poi sempre più freneticamente. L'abbrivo è forte. Gli attori sono diversi: sudanesi, egiziani, turchi, inglesi, francesi. La posta in gioco è altissima: la riconquista dell'immenso territorio del Sudan. Ma potrebbe essere ancora più elevata, quando in discussione sarà messo il prestigio di una grande e orgogliosa nazione come l'Inghilterra, per colpa di un pugno di eroici francesi, che hanno effettuato un'autentica Mission Impossible. La loro è stata realmente un'impresa incredibile... Espletata da uomini ben motivati e altamente addestrati che, partendo da molto lontano, dalle sponde dell'Atlantico, sono arrivati in quello sperduto villaggio del Sud Sudan.
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La spedizione Marchand in marcia |
La non nascosta intenzione di quel pugno di arditi è di inchiodare un intero esercito europeo nel nord del paese. Ostacolando seriamente la realizzazione del vecchio sogno imperialista inglese di costruire una via - e una colonizzazione - Cairo-Capo. E rimpinguando, in tal modo, il bottino coloniale del governo di Parigi, con un'omologa unificazione coloniale Dakar-Gibuti. Tutto ciò quando l'Inghilterra, a distanza di tredici anni, cerca di rimediare all'onta subita nel 1885 per la presa di Khartoum e l'uccisione del grande Gordon Pasha, ad opera dei seguaci del Mahdi - il “ben guidato”, il profeta - Mohammed Ahmed ibn Seyyid Abdullah. Va ricordato come per l'Africa intera l'epopea della Mahdiyya abbia rappresentato uno dei più grandi ed autentici fermenti nazional-religiosi a carattere anticoloniale del XIX secolo.
Ma restiamo ai fatti:
“Gli inglesi e i francesi stanno venendo sul Nilo Bianco da est e da ovest (...) Ho mandato il mio esercito lungo il Nilo Bianco, sii attento e non degnare di attenzione le storie di mercanti che hanno un loro (...) scopo (...) Sii forte e non permettere agli stranieri di farci disperare (...) Ti ho mandato un messaggero (…).
Così lessi in un vecchio manoscritto arabo da me rintracciato nell'Archivio dell'Università di Durham (Inghilterra settentrionale). È una lettera di un capo mahdista del settembre del 1898 inviata ad Omdurman al Califfo Abd Allahi Muhammad Turshain, che nel 1885 aveva preso il posto del Mahdi deceduto. Sia pure in ritardo lo avvisa dell'avvicinarsi degli inglesi di Kitchener, che già occupano Omdurman, ma anche della straordinaria presenza nella regione del Nilo Superiore di un pugno di soldati francesi.
(...) Nella mia ultima sessione di ricerca nel Sud Sudan (1980-1981) ebbi la possibilità di recarmi a Fashoda. In realtà storicamente e culturalmente il toponimo designa la capitale della monarchia del popolo nilotico degli Shilluk. I cui villaggi, a mo' di perle di una lunga collana, si snodano lungo la sponda sinistra del Nilo Bianco. La Fashoda - Pa (o Fa) Codo in lingua Shilluk -, grosso villaggio posto in cima ad una collinetta, è stato infatti il Fa Reth, il "posto dei Re” Shilluk fin dall'epoca di Tugo (1690-1710). Da qui i “re divini” di questo popolo nilotico hanno sempre governato i loro sudditi. Qui vengono espletati alcuni tra i più importanti rituali della loro gente, come accadde al tempo della mia visita. Motivo per cui il Reth si dichiarò assai rammaricato di non potermela mostrare.
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La residenza del Capitano Marchand sulla sommità di una collinetta (© Franco Pelliccioni) |
(...) All'ispettore, che preventivamente lesse, approvandolo, il testo delle domande da rivolgere al monarca, manifestai il desiderio di visitare il forte Marchand, che secondo la mia carta topografica del 1975, doveva pur essere nei paraggi. Ad una cinquantina di metri dal Rural Council, dove in quel momento mi trovavo, cioè dal centro della cittadina, sorgeva infatti una bassa costruzione, non troppo mal ridotta e di puro stampo coloniale. Era tuttora abitata. Quella, mi riferì l'ispettore, era stata la residenza di Marchand. A non molta distanza osservai anche ciò che restava delle mura perimetrali del forte e, nei dintorni, i resti di un pozzo e di alcuni rottami metallici. Tutta l'area era stata soggetta, in passato, alle continue inondazioni del Nilo. Perciò molti ruderi risalenti alla brevissima permanenza di Marchand erano stati ormai cancellati dall'acqua.
In seguito verrò accompagnato al locale posto di polizia, cioè a quello che era stato il quartiere generale di Marchand. Dall'alto di una delle pareti esterne, una placca del 1898 ricordava la brillante impresa francese. Considerato l'assoluto divieto esistente in Sudan di fotografare edifici militari o della polizia, la potrò riprendere solo dopo che l'ispettore fornirà esaurienti spiegazioni, sulla mia presenza e su quelli che erano i miei scopi, ai poliziotti seduti nell'attigua veranda".
20. Come l'antico Egitto incantò gli Stati Uniti: James Breasted, probabilmente il più grande egittologo che abbia avuto l'America
21. Tra passioni e avventure dipanatesi tra Europa e Nord-Africa il passaggio della misteriosa “meteora” Isabelle Eberhardt: sahariana e spia francese, scrittrice e corrispondente di guerra, agente della resistenza araba, fervente musulmana sufi
22. Alla ricerca dell’oasi perduta di Zerzura e dell’armata persiana di Cambise, scomparsa nel Deserto Libico nel 525 a.C. Le spedizioni di László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, nel “Grande Mare di Sabbia” egiziano
"LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951
Al romanzo e al film pluri-Oscar Paziente Inglese non necessitavano, certo, “aggiunte” fantasiose. Bastando la vita reale, di per sé già così straordinaria, di questo singolare personaggio, giustamente ricordato nei libri di Storia delle Esplorazioni: László Almásy. Un borghese diventato Conte per aver cercato per due volte, nel 1921, di accompagnare a Budapest in macchina il successore di Francesco Giuseppe, Carlo I d’Asburgo. Intenzionato a restaurare la monarchia ungherese, non avendo abdicato, come re d’Ungheria, dopo la proclamazione della repubblica austriaca (1918)!
Appassionato di caccia, automobili e aerei, a lungo esplorerà il Sahara egiziano-sudanese. Andando instancabilmente alla ricerca del “paradiso perduto” del deserto: la «favolosa oasi» di Zerzura (“degli uccelli”), con la sua misteriosa città bianca e forzieri stracolmi di sfavillanti pietre preziose e di perle di incommensurabile valore. Tanto da essere inevitabilmente cooptato in un Club assai snob e particolare, avendo un mito come fine: lo Shepheard's Hotel del Cairo. Il luogo più famoso della città dopo le piramidi…. Un club esclusivo che, tra i suoi membri, ha nobili egiziani, esploratori, piloti d’aereo e archeologi.
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Lo Shepheard's hotel (Cairo), inizio '900 |
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Il tenente colonnello dell’aviazione britannica Penderel prossimo all’atterraggio a Jebel Kissu su un aereo da trasporto Vickers Victoria, utilizzato per ricognizioni aeree nel Gilf Kebir (1932). Membro del Club di Zerzura, sempre come pilota parteciperà a diverse spedizioni di Almásy |
Amico di principi egiziani, che sono anche celebri esploratori, è tra i primi a servirsi dell’aereo per le ricognizioni, scopre pitture rupestri preistoriche, farà poi da guida al celebre etnologo tedesco Frobenius. Sodale di inglesi e italiani, sarà però l’Afrika Korps di Rommell ad utilizzare, durante la seconda guerra mondiale, la sua preziosa esperienza per rocambolesche missioni. tra cui quella di condurre un paio di spie al di là delle linee nemiche "(...)
23. Il Vecchio" del deserto che scandagliò i mari: Théodore Monod, poliedrica e straordinaria figura di viaggiatore e di scienziato
24. Alla scoperta dell'ominide più antico: il paleontologo Louis Leakey, iniziatore degli studi nel celebre sito di Olduvai in Tanzania
25. L'invincibile attrazione per gli immensi spazi, dove assoluto domina il silenzio: Roger Frison-Roche
Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. VOL.2 AFRICA
Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori,Geologi, Naturalisti, Paletnologi
E.Book, versione cartacea in bianco e nero, 224 pp., 109 note, bibliografia, 179 immagini (20 sono dell'A.)
SOMMARIO
INTRODUZIONE
1. MA'AT-KA-RA HATSHEPSUT, 1501-1479 a. C.
Deir al-Bahri nei pressi di Luxor: una ricognizione delle pitture a rilievo che raccontano i viaggi degli antichi egizi
Verso la Terra tropicale di Punt
Il “racconto” continua sulle mura di Deir al-Bahri
2. LUCIO CORNELIO BALBO MINORE, ca. 55-ca. 13 a.C.
La spedizione punitiva contro i Garamanti nel Sahara
3. LEO AFRICANUS (al-Hasan ben Muhammad el-Wazzân al-Fasi), 1494-1554
Iniziano i viaggi
Catturato dai corsari cristiani
A Rodi e Roma
La Descrizione dell’Africa…
4. RICHARD POCOCKE, 1704-1765
Viaggio in Oriente, 1737-1742
5. MUNGO PARK, 1771-1806
Alla scoperta del fiume Niger, 1794-1797
La seconda spedizione sul fiume Niger, 1805-1806
6. FRIEDRICH KONRAD HORNEMANN, 1772-1801
Nel Sahara, 1798-1801
7. RENÉ CAILLÉ, 1800-1838
Verso Timbuctú, 1827-1828
8. IPPOLITO ROSELLINI, 1800-1843
In Egitto con Champollion, 1828-29
L’arrivo ad Abu Simbel, 1828
9. HEINRICH BARTH, 1821-1865
Spagna, Maghreb, Libia, Egitto, Palestina, Asia Minore, Grecia
Nel Sahara, 1850-55
La rivalutazione della storia e delle culture dell’Africa
10. AUGUSTE MARIETTE, 1821-1881
In Egitto tra gli antichi papiri egizi, 1850
La scoperta del Serapeum
11. JOHN HANNING SPEKE, 1827-1864
Con Burton alla scoperta delle sorgenti del Nilo: i laghi Tanganyika e Vittoria
Con Grant di nuovo al lago Vittoria, scopre infine la sorgente del Nilo
12. CARLO PIAGGIA, 1827-1882
Tunisia, Egitto e Sudan
In Sudan, tra i “famigerati” cannibali Niam Niam
Tra Eritrea, Etiopia e Sudan
Ancora in Sudan
13. PAUL BELLONI DU CHAILLU, 1835? -1903
Nell’Africa Equatoriale Francese alla ricerca dei gorilla, 1855-59
Di nuovo in Africa, 1863-65
Scandinavia, Danimarca, Finlandia, Russia
14. HENRY MORTON STANLEY, 1841-1904
Combattente nella Guerra civile americana; giornalista nel West; corrispondente di guerra in Abissinia
Il “binomio” Livingstone-Stanley
“Ma trovate Livingstone”!
Una traversata est-ovest del Continente Nero lunga 8.000 km
Si parte da Zanzibar 114
In Congo al servizio del re del Belgio, 1879-1884
2.400 chilometri per soccorrere Emin Pasha: Zanzibar, Congo, Ruwenzori, lago Alberto, 1887-1889
15. PIETRO SAVORGNAN DI BRAZZA', 1852-1905
In Gabon e, poi, la risalita del fiume Ogooué
Ancora sull’Ogooué
L’incontro con Stanley
La Missione nell'Occidente Africano
Commissario Generale di Gabon e Congo
16. SIR WILLIAM MATTHEW FLINDERS PETRIE, 1853-1942
Prima Stonehenge, poi Giza, in Egitto
Egitto, Grecia e Palestina
17. SIR E. A. WALLIS BUDGE, 1857-1934
Egitto, Sudan e Iraq
18. HARRY HAMILTON JOHNSTON, 1858-1927
Nord Africa, Africa occidentale portoghese, Congo, Tanzania, 1879-1884
Camerun, Protettorato della Costa del Niger, Mozambico, spedizione ai laghi Nyasa e Tanganyika (e Protettorato dell'Africa Centrale Britannica), Reggenza di Tunisi, Special Commissioner del Protettorato dell'Uganda, 1885-1901
Nelle giungle del Congo scopre l'Okapi Johnstoni, metà giraffa, metà zebra
L’Okapi
19. JEAN-BAPTISTE MARCHAND, 1863-1934
La Mission Congo-Nil giunge a Fashoda, sul Nilo Bianco (Sudan)
La visita di Fashoda nel corso della mia seconda sessione di ricerca antropologica sul campo a Malakal
20. JAMES BREASTED, 1865-1935
La spedizione epigrafica in Egitto e Sudan del 1905-07
Primo survey archeologico di Egitto e Asia occidentale, 1919-20
Spedizioni in Palestina e Turchia, 1925
21. ISABELLE EBERHARDT, 1877-1904
Tra Maghreb, Svizzera, Francia e Italia, 1897-1899
In Algeria, 1900-1904
22. LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951
Tra Egitto e Sudan,1926-1927; la traversata Kenya-Sudan, 1929
Nell’Egitto sudoccidentale alla ricerca di Zerzura, la favolosa “oasi delle tre valli”, 1930…
Le spedizioni continuano, 1932-33, 1934-35
Attraverso il Grande Mare di Sabbia, 1935
L’incredibile operazione Salaam per conto dell’Afrika Korps di Rommel
22.1. LA SCOMPARSA DELL’ARMATA DI CAMBISE NEL DESERTO LIBICO: LEGGENDA O REALTA’?
23. THÉODORE MONOD, 1902-2000
Mauritania e Sahara occidentale, 1922, 1927-28
Sahara, 1929-1964
24. LOUIS LEAKEY, 1903-1972
Le spedizioni paleontologiche in Africa, 1923, 1926-35
La scoperta dello Zinjanthropus boisei, Tanzania, 1959
25. ROGER FRISON-ROCHE, 1906-1999
Alpi Savoiarde
Sahara
Ancora nel Sahara, 1948 e 1950; in Lapponia, 1956
Spedizione Berliet Ténéré-Ciad, 1959-1960
Artico canadese, 1966, 1969
Sahara, 1975
BIBLIOGRAFIA