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lunedì 29 luglio 2024

177. LA CACCIA ALLE BALENE STORICA: INDIANI NOOTKA DELL’ISOLA DI VANCOUVER, COLOMBIA BRITANNICA, CANADA. DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 

Indiano Nootka del Clayoquot Sound (costa occidentale dell’isola di Vancouver) mentre effettua un bagno cerimoniale prima della caccia alle balene, ca. 1910 (foto Curtis, Library of Congress)

"Nel corso del mio viaggio tra gli Indiani del Pacifico settentrionale, tra Colombia Britannica e Alaska sud-orientale, dalla costa orientale dell’isola di Vancouver ho avvicinato i celebri Kwakiutl (oggi Kwakwaka'wakw). 

Prima nell’isola Quadra, poi in quella del Cormorano (Alert Bay).

 Tralasciando la costa occidentale, dove si trovano gli insediamenti della tribù dei Nootka (dal 1979 Nuu-chah-nulth), noti come coraggiosi cacciatori di balene. 

Infatti, nonostante i loro villaggi siano localizzati all’esterno dell’Inside Passage, lungo una costa esposta a tutti i rigori oceanici, in un non lontano passato essi costituirono luoghi perfetti dai quali avvistare i cetacei, in occasione delle loro migrazioni.

 La cultura dei Nootka era quasi totalmente incentrata sulla caccia alle balene, che venivano uccise, sia per il grasso, che per la carne.

 Ed era un’attività così importante, da richiedere tutta una serie di rituali, da osservare scrupolosamente, prima e dopo ogni caccia: bagno cerimoniale, astinenza, preghiera. 

Rituali eseguiti sia dal capo, che aveva guidato la caccia, che da sua moglie. Poiché tali cerimonie erano considerate essenziali per il buon esito dell’impresa venatoria. 

Mentre la partecipazione dei singoli alla caccia, e alla successiva distribuzione di carne e grasso, dipendeva dallo status sociale di ogni singolo cacciatore.

La caccia alla balena rimaneva comunque un’impresa pericolosa.

 Poiché gli arpioni erano difficili da controllare, si doveva portare la canoa a fianco della balena per poter scagliare un colpo deciso; una volta colpita, la balena si dibatteva e si immergeva improvvisamente, perciò l’abilissimo marinaio Nootka doveva usare tutta la sua destrezza per evitare di essere sommerso. 

Le sacche di vescica della foca attaccate alle corde dell’arpione servivano come draghe per indebolire la balena, che veniva condotta il più vicino possibile alla riva prima di essere uccisa, dato che la si doveva poi trascinare al villaggio. 

Poiché non sarà stato certo facile trainare con una canoa un simile peso morto, la moglie del baleniere, nel villaggio, aveva il compito importante di attirare la “bella signora” verso la riva con preghiere rituali e forza di volontà (…) Una caccia riuscita procurava cibo più che sufficiente per un villaggio di medie dimensioni, perciò solitamente si concludeva con una festa a cui erano invitate anche le tribù vicine”.

DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO.     VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

(163 pp., 156 foto)

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.


giovedì 22 giugno 2023

99. LE LUCI AMICHE DI TERRANOVA. DA SECOLI I FARI DELL'IMMENSA ISOLA CANADESE RIVESTONO UN RUOLO FONDAMENTALE IN UNA COSTA A FORTE RISCHIO DI NAUFRAGIO

 Lo slanciato faro di Point Riche. Stretto di Belle Isle, di fronte al Labrador, Grande Penisola Settentrionale, Terranova, Canada
(© Franco Pelliccioni)
                                                                                                                                             
Tra le numerose particolarità, che caratterizzano l'immensa isola canadese di Terranova, avamposto verso est del continente americano, una è abbastanza singolare, almeno agli occhi di un europeo: i fari.

La loro importanza è così rilevante che ben due di loro sono inclusi tra i non numerosi parchi storici, nazionali e provinciali, esistenti in questa provincia atlantica: Cape Spear (nei pressi di St. John's, penisola di Avalon) e Cape Bonavista.

Un tempo di stretta competenza della Guardia Costiera Canadese, il loro restauro e la manutenzione sono oggi affidati sia ai Parks Canada, che alla Lighthouse Society of Newfoundland and Labrador.

Nei secoli passati, ma ancora oggi, la loro presenza si è dimostrata preziosissima per la vita stessa dei naviganti, in acque e terre connotate da un'imprevedibilità climatica di tutto rispetto, oltre che dall'incredibile e ricca frastagliatura della sua lunghissima linea costiera. 

Resa ancora più marcata da una straripante presenza di isole e scogli (come i subdoli sunkers, cioè “affondatori”…) di ogni forma e dimensione.

In effetti l'Andrieux, uno studioso che ha dedicato la sua vita alla problematica dei naufragi, da me incontrato e lungamente intervistato nella vicina isola francese di Saint-Pierre, sostiene come per il numero di naufragi Terranova superi di gran lunga persino la famigerata Isola della Sabbia (Sable Island), poiché sono oltre 10.000!

Numero straordinariamente alto, anche tenendo conto che include i naufragi avvenuti al largo del Labrador che, con Terranova, forma un’unica Provincia canadese.

D’altronde secondo lo storico Keith Matthews e il capitano Joe Prim il loro numero si potrebbe addirittura aggirare tra i 10 e i 15.000.

Molti dei naufragi terranoviani sono debitamente registrati e ricordati in canzoni, storie, recitazioni, versi poetici, libri di ricordi, diari, giornali di bordo, rapporti ufficiali, relazioni delle assicurazioni, giornali, articoli di riviste, libri popolari…

Del resto la presenza dei più o meno vistosi relitti delle navi, naufragate lungo le coste di Terranova, non sfugge certamente neanche al meno attento dei visitatori

La presenza dei fari ha, quindi, sempre rivestito un'importanza non secondaria per una sicura navigazione nelle acque dell’isola. 

Anche perché ci troviamo in un settore atlantico dove tutte, o quasi, le comunità esistenti sono da sempre vere e proprie comunità marittime, ben tipizzate nell'archetipico outport.

Inoltre è abbastanza noto come fin dai tempi della sua scoperta, le sue acque abbiano attratto flotte pescherecce provenienti da ogni parte del mondo.

Qui, sembrerebbe superfluo ricordarlo, si trovano i famosi banchi, primo fra tutti quello di Terranova. 

Perché l'incontro tra la corrente calda del Golfo e quella fredda del Labrador dà luogo ad un privilegiato habitat per la vita marina.

Ma anche alla frequente, spesso contemporanea, presenza di densi banchi di nebbia, sovente improvvisi e imprevedibili, nonché al transito, casuale ed errabondo, un tempo perfino mortale (il Titanic insegna!) di icebergs groenlandesi diretti verso il loro finale dissolvimento.

L'importanza dei fari, unitamente agli avvisi acustici per la nebbia, naturalmente era maggiore prima dell'avvento dei moderni mezzi di esplorazione ambientale (radar, GPS, ecc.), che comunque non riescono ad eliminare completamente la possibilità di un loro tragico ripetersi. 

A causa della sinergica azione di condizioni meteo-marine pessime, errori umani, inadeguatezza e disfunzione della strumentazione di bordo, impiego di natanti inadatti alla navigazione.

Nel tempo i "guardiani" di Terranova, sempre egregiamente coadiuvati dalle loro famiglie, hanno contribuito a salvare la vita di migliaia di naufraghi.

Nel 1888 i fari ed altri segnali luminosi localizzati lungo la fascia costiera di Terranova erano 44.

Poco più di un secolo dopo (1990) il loro numero era arrivato a 433. 

Il mio excursus si limiterà in questo post ai fari prima menzionati.

Ambedue particolarmente tutelati dalle autorità canadesi. Anche perché sono stati i primi ad essere stati installati, allorché il governo di questa colonia inglese si convinse, intorno al 1810, della loro necessità.

Lo storico faro di Cape Spear, con la nebbia che avanza improvvisa dall'oceano, Penisola di Avalon (© Franco Pelliccioni) 

La nostra visita inizia così dal faro di Cape Spear, poiché estremamente vicino alla capitale provinciale (appena sei chilometri di distanza), nella penisola di Avalon. 

Costruito su un promontorio roccioso, ad un'altezza di 75 metri, il faro fu ultimato nel 1836 e rappresentò un inestimabile aiuto ai naviganti in avvicinamento al porto di St. John's.

La sua "luce" sporge dal centro del tetto della costruzione a due piani, che originariamente faceva parte del faro scozzese dello storico isolotto di Inchkeith (a nord di Edimburgo, nel Firth of Forth, ora importante riserva ornitologica), in funzione dal 1804.

Nel 1921, dopo quasi un secolo, gli specchi e i sette bruciatori ad olio furono sostituiti da un apparato più moderno.

Nel 1929 fu infine elettrificato.

Nella seconda guerra mondiale, a causa dell'incessante attività dei sommergibili tedeschi, Capo e faro assunsero un'importanza strategica.

La zona venne fortificata e difesa da due cannoni (1940), mentre una serie di gallerie unì le postazioni di artiglieria agli alloggiamenti e ai magazzini.

Queste installazioni rimasero operanti dall'estate del 1941 al giugno 1945.

Nel 1955 nei suoi pressi fu costruito un faro moderno, a guardia del quale fino al 1997 c'era un discendente della famiglia di James Cantwell.

Un pilota del porto di St. John's, che era stato il secondo guardiano di Cape Spear fin dal lontano 1845 (il primo fu un certo Emmanuel Warre).

Infine l'antico faro è stato completamente restaurato e riportato alle medesime condizioni in cui si trovava nel 1840: spartane camere da letto, tea room, cucina, oltre ad oggetti ed arredi d’epoca.

Nel 1983 venne ufficialmente inaugurato come Parco Nazionale dai Principi Carlo e Diana d’Inghilterra.

Il faro di Cape Bonavista, che risale al 1843, nella scaletta terranoviana è forse meno importante, essendo "solo" un parco provinciale.

Eppure si trova in una zona storicamente ben più famosa di quella di Cape Spear. 

Panoramica sul Capo Bonavista e il suo antico faro. Qui sbarcò nel 1497 Giovanni Caboto, scoprendo così il "Canada” 
(© Franco Pelliccioni) 

Qui, nel 1497, sbarcava Giovanni Caboto (il toponimo "Bona Vista" è suo), alla ricerca del mitico Passaggio a Nord Ovest. Anche se il navigatore già aveva scoperto il "Canada"!

Il faro è abbastanza simile a quello di Cape Spear, appartenendo entrambi al medesimo periodo.

Venne installato in un luogo altamente strategico, nel nord-est di Terranova, sovente impietosamente battuto dai marosi atlantici, per essere di prezioso ausilio ai pescatori e ai cacciatori di foche, diretti anche verso il non lontano Labrador.

La sua luce ha anch'essa origine in Scozia (Inchcape Rock), dove era in funzione fin dal 1811, e rimase attiva fino al 1895.

Quando fu sostituita da un apparato proveniente dal faro dell’isola terranoviana di Harbour Grace, a sua volta sempre originante dalla scozzese Isle of May (1816). 

Nel 1962 fu elettrificato e nel 1966 si costruì il faro ora attivo nelle sue immediate adiacenze.

Il suo primo guardiano fu nel 1842 l'irlandese Jeremiah White che, come molti altri connazionali, arrivò a Terranova negli anni ’20 del XIX secolo, per sfuggire la povertà e la fame della sua terra.

Dopo un breve periodo di apprendistato sotto la direzione del guardiano di Cape Spear, lavorò a Bonavista fino alla sua morte (1876).

I suoi figli portarono avanti l'attività paterna fino al 1895.

Oggi, dopo un accurato restauro, lo possiamo ammirare e visitare così come era nel 1870.

Nonostante i lavori siano stati pesantemente ritardati da un incendio scoppiato dopo che l’edificio fu colpito nel 2001 da un fulmine.

Nel corso del viaggio di ricerca a Terranova ho comunque avuto modo di visitare altri fari, non meno interessanti e non meno affascinanti. 

Come quello in stretta prossimità dell’interessante sito storico nazionale di Port aux Choix (sepolture di appartenenti a quattro culture: indiani marittimi arcaici, pre-eschimesi Dorset e Groswater, indiani storici), nella Grande Penisola Settentrionale: lo slanciato faro di Point Riche del 1892.

Costruzione originariamente risalente al 1871.

L’annessa abitazione del guardiano fu invece distrutta da un incendio negli anni ‘1970.

....

Terranova figura nel cap. 8 del mio GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI (TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI”)“C'era una volta il treno”... Storia della "Strada della Gente", la ferrovia dell’isola di Terranova, Canada (1881-1988)

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Oltre che nel mio libro su Balene e Balenieri...., capp. 4 (avvistamenti di balene) e 5 (stazioni a terra di caccia alle balene)


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N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno




sabato 25 giugno 2022

37. ANTROPOLOGIA, ARTICO E SUBARTICO, AVVENTURA, CITTA' MONDIALI, ESPLORAZIONI, "GIRO DEL MONDO", GRANDI VIAGGI, ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO, NAVIGATORI, PAESI NON SOLO ESOTICI


Un "racconto" in 32 libri Amazon, sia E-Books Kindle, che in versione cartacea, a colori e/o in bianco e nero [il numero delle pagine e delle foto si riferisce alla versione cartacea]:

ANTROPOLOGIA
 - Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1 da Adolf Bastian a Vinigi Lorenzo Grottanelli, 171 pp., 145 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 2 da Thor Heyerdahl ad Alfred Reginald Radcliffe-Brown, 181 pp., 163 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 3 da Knud Rasmussen a Rosebud Yellow Robe, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.


ARTICO E SUBARTICO 
- Qui Base Artica Dirigibile Italia, Svalbard. Dalla Terra degli orsi polari una Rassegna e un Inventario culturale dei Popoli del Grande Nord, 243 pp., 232 foto; versione a colori e in bianco e nero.


- Ai Confini d’Europa; Viaggio-Ricerca nell’Islanda dei Vulcani, dei Ghiacciai, delle Saghe, del Mondo Vichingo, 299 pp., 345 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Tra i Ghiacci del Passaggio a Nord-Ovest. Prologo ad una ricerca antropologica tra gli Inuit dell’artico canadese  268 pp., 174 note, 254 immagini, di cui 127 a colori, versione a colori e in bianco e nero 

AVVENTURA 
- L’Avventura al Femminile. Venti Ritratti di Donne Straordinarie, che hanno percorso le Vie del Mondo alla Ricerca di Conoscenza, 157 pp., 115 foto; versione in bianco e nero.

-
Grandi Raids Automobilistici della Storia. La Pechino-Parigi e le “Crociere” Citroen, Tra Africa, Asia e America del Nord, 109 pp., 104 foto, versione in bianco e nero.

CITTA' MONDIALI 
- Dalla Vichinga Dubh Linn alla Gaelica Bhaile Átha Cliath. “Passeggiando” per Dublino e oltre…, 116 pp., 104 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Esposizioni Universali, Coloniali e Internazionali di Parigi 1855-1937. Alla ricerca delle straordinarie testimonianze delle “Manifestazioni Massime” dell’Impero francese: Industria, Tecnologia, Invenzioni, Arte, Architettura, Paesi, Genti, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 118 pp., 146 foto.

- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 243 pp., 288 foto
- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea non illustrata, 118 pp. ...

ESPLORAZIONI 
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 1: Europa – Asia, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 2: Africa, versione cartacea in bianco e nero, 224 pp., 179 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 3: Artico-Antartico, versione cartacea in bianco e nero, 134 pp., 116 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 4: America, versione cartacea in bianco e nero, 219 pp., 166 foto.

"GIRO DEL MONDO" 
- Il Giro del Mondo… in 15 Treni. Transcontinentali e di lusso, di penetrazione coloniale e militare, dei cercatori d’oro, degli hajji, “alpinistici”, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 241 pp., 223 foto.

GRANDI VIAGGI 
- Viaggio attraverso l'Inside Passage, nella Terra degli Indiani dei Totem e dell’ex America Russa. Sulla costa del Pacifico dell’America di Nord-Ovest, tra Colombia Britannica e Alaska, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 192 pp., 191 foto.

ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO
- Nell'arcipelago degli “uomini-uccello” di St Kilda. Vita e Morte di una Remota Comunità Scozzese, 101 pp., 68 foto; versione a colori.

Archipelagos and Islands at the Mirror: Sea-Ones (Faroe and Mykines, Denmark), Land-Ones (Carnia and Sauris, Italy), 111 pp., 105 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Alla Scoperta di Megali Nísi, l’isola di Creta. Storia, Archeologia, Natura, Cultura, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 153 pp., 179 foto.

- Ultima Thule. Ricordi di un Viaggio di Studio Invernale nelle Isole Shetland, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 133 pp., 114 foto.

- Ultima Thule. Memories of a Winter Study Journey to the Shetland Islands, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 131 pp., 115 foto.

- Reminiscenze di un Viaggio nell’Arcipelago Scozzese delle Orcadi, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 178 pp., 172 foto.

- Viaggio nelle Atlantiche Isole Fær Øer. Il Paese dai tetti di prato, che ondeggiano al vento, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 182 pp., 180 foto.

NAVIGATORI 

- Masters & Commanders Verso l’Ignoto. Navigazioni straordinarie ai confini della terra, Parte I: XIV-XVIII secolo, 170 pp., 130 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte II: XIX secolo, 165 pp., 150 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte III: XX secolo, 113 pp., 104 foto, versione a colori e in bianco e nero.

PAESI NON SOLO ESOTICI

Dal Tell al Sahara. Viaggi in Tunisia, tra le testimonianze archeologiche del passato e culturali arabo-berbere-islamiche odierne, 178 pp., 198 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 238 pp., 271 foto

- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione non illustrata, 133 pp.

- Immagini dall’Egitto. Images from Egypt. Companion Book di: Viaggi in Egitto 1980-2009, libro fotografico bilingue: italiano-inglese, 171 pp. 278 foto, di cui 277 a colori.

 - Nel West. Attraverso le Montagne Rocciose, il Sud-Ovest, I deserti della California meridionale, 116 pp., 76 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Companion Book di Nel West. Conquistadores, Esploratori, Naturalisti, Archeologi, Etnologi alla Scoperta del West, 108 pp., 47 foto, versione in bianco e nero.


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martedì 7 dicembre 2021

4. ORSI, NON SOLO POLARI, TRA ALASKA SUD-ORIENTALE, ALTO ARTICO CANADESE E ISOLE SVALBARD

All'aeroporto di Longyearbyen [Svalbard] un orso  polare imbalsamato accoglie i viaggiatori. E' uno di quelli che, con ogni probabilità, ha scontato con la vita l'aggressione a qualche umano... (© Franco Pelliccioni)

Dal diario di viaggio [Sitka, Alaska sud-orientale]:

(...) Torno di nuovo al Park (dove c’è il Centro Informazioni, oltre al National Historical Park). 

Durante la mia chilometrica passeggiata nel bosco, tra il fiume e le acque dell’oceano, non vedo un’anima (Vedi dopo, in NOTA). 

Fotografo il sito della battaglia tra russi e indiani dell’Indian River. Giungendo poi in un luogo che non pensavo certo di vedere. 

Dove il silenzio, tutto intorno a me, è assordante… 

Dove la morte è accanto alla vita. 

Perché il fiume è stracolmo di salmoni. 

Centinaia e centinaia di pesci, che stanno agonizzando, o sono già morti, dopo aver risalito la corrente, per andare a depositare là le uova e fecondarle. 

Nello stesso luogo dove erano nati. 

Uno spettacolo spaventoso che all’inizio mi era sfuggito ma poi, attraversando il fiume su un ponticello di legno, si è rivelato in tutta la sua crudezza. 

Il ciclo vitale continua…

(NOTA )

Forse l’avrei dovuto sospettare, per la presenza di tutta quella moltitudine di salmoni a portata di… zampa. 

Ma gli orsi non erano certamente in cima ai miei pensieri. Affascinato, com’ero, dalla silenziosa natura che mi circondava, dagli stupendi totem, via via incontrati ai bordi dei sentieri. 

In questi ultimi mesi, lavorando alla stesura del libro, avevo notato sul Web gli avvisi e i cartelli del Parco, che nel 1983 non esistevano. Mettevano in guardia i visitatori dalla possibile presenza di orsi!

Nel corso dell’ennesimo ciclo di ricerche su Internet, sulla pagina di apertura del Parco scopro oggi che è chiuso per un’allerta, di cui però non si indica subito il motivo. 

Dopo lunghi mesi di assidua frequentazione del Web canadese e statunitense, penso si tratti di un altro degli allarmi per il covid 19 inseriti nelle pagine di comunità ed istituzioni. 

Oppure riguarda un imminente peggioramento delle condizioni meteo. 

Invece la pagina successiva segnala una sostenuta attività degli orsi… (U.S. National Park Service, 12.10.2021).

da: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA. SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA

                         

....

RESOLUTE BAY, ALTO ARTICO CANADESE (OGGI QAUSUITTUQ, NUNAVUT): 74° 42’, allora a 500 km di distanza dal Polo Magnetico 

In occasione dei miei cinque soggiorni di ricerca africani e mesoamericani, mi ero sempre debitamente documentato sui pericoli di indesiderati incontri con animali più o meno velenosi: ragni, scorpioni, carnivori, serpenti. 

Così la mia totale ignoranza sugli orsi si sarebbe riproposta già un mese dopo nell’Alto Artico canadese, a Resolute Bay. 

Raggiunta dopo Inuvik e Tuktoyaktuk, nel corso della mia ricerca tra gli Inuit.

Dopo un lungo volo da Yellowknife, capoluogo dei Northwest Territories, vengo accolto all’aeroporto dell’isola da Bezal Jesudason (1941-1995), personaggio di rilievo nella storia delle esplorazioni, poiché è un celebre outfitter di spedizioni polari, tra cui “quella” di Fogar. 

Alloggerò nella sua casa-ufficio, localizzata nell’insediamento eschimese. 

Dopo qualche ragguaglio preliminare, il tempo di mangiare un boccone, poi giovinezza, curiosità, consapevolezza di trovarmi di fronte ad una delle sezioni del mitico Passaggio a Nord-Ovest, mi convincono a non perdere tempo prezioso e a guardarmi subito intorno. 

E cosa c’è di meglio che arrampicarsi di primo pomeriggio sulla non troppo distante, deserta e nuda Signal Hill (183 m), che sovrasta l’insediamento? 

Tra l’altro, avendo esperienza solo dei tropici, non di Artico, né di isole o arcipelaghi oceanici, non penso alla nebbia. 

C’è il sole. Invece lassù ecco l’avanzare dei banchi di nebbia, che a tradimento arrivano di tanto in tanto dalla baia. 

Finché è possibile osservo il panorama: il golfo, la comunità, i ghiacci della banchisa, che si stanno gradatamente riformando (il cambiamento climatico era ancora al di là da venire). 

Passeggio sulla sommità, oltrepasso la grande installazione luminosa per la navigazione aerea, scopro la tomba di un pilota, che nel 1969 si era andato a schiantare con il suo aereo sulla collina. 

Soddisfatto dell’escursione, decido di rientrare. 

Non sapendo che sarei stato rimproverato da Bezal, per il grave rischio corso. 

In giro c’erano gli orsi polari, che si avvicinano spesso all’insediamento, alla ricerca di cibo. 

Andando specialmente a frugare nella non lontana discarica di rifiuti, in prossimità della sponda. 

Rabbrividisco al pensiero che avrei potuto essere io a costituire il loro cibo ambulante, quasi fossi uno street food

....

Quattordici anni dopo nella Baia del Re (Svalbard) il responsabile della Base Dirigibile Italia, che il giorno dopo avremmo inaugurato, intorno alla mezzanotte (ma c’era ancora sufficiente luce) accompagnerà me e i ricercatori del CNR al pilone d’attracco dei dirigibili Norge e Italia di Nobile, munito del suo bel fucilone regolamentare. 

Pronto a difenderci da un eventuale attacco degli orsi polari! [come molti spettatori hanno potuto vedere guardando il film di Checco Zalone del 2016: Quo Vado…]


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