L’isola montuosa di Montecristo ripresa da sud con il teleobiettivo. Da destra a sinistra le tre principali cime: Cima dei Lecci, Colle Fondo, Monte della Fortezza (© Franco Pelliccioni) |
Premessa
Per molti anni (dal 1995 al 2012) ho collaborato alla storica Rivista Marittima, pubblicando anche un supplemento sull’isola di Creta, oltre che al Notiziario della Marina. Inoltre sono stato onorato più volte dei Patrocini che lo Stato Maggiore della Marina Militare mi ha concesso per le ricerche condotte in Atlantico (tra il 1982 e il 1998), nell’ambito del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord.
...
L'ho avvistata tra i primi, anche senza l'uso di un binocolo. Poteva sembrare forse solo una bassa nuvolaglia, oppure frutto della mia immaginazione. Poiché l'avevo tanto sognata. Da tanto, troppo tempo stavo aspettando quel momento. In effetti neanche il mio viaggio a bordo di un piccolo motorsailer scozzese nella remota isola atlantica di St Kilda era stato così difficoltoso. Forse allora ero stato molto fortunato, poiché avrei rimandato solo di poche ore la traversata. Mentre invece, adesso, avevo dovuto attendere quasi un anno, da quando nel 2000 le condizioni meteo-marine avevano sconsigliato la partenza dal porto di Talamone[1]… Anche se fa parte dell’Arcipelago Toscano è, infatti, tra le isole più inaccessibili e selvagge del Mediterraneo. Ma, come tutti sappiamo, anche la più affascinante!
Eppure quanto da me agognato stava là, davanti a me. Non era un miraggio. Avevo avuto infatti ragione quando il mio involontario grido l'annunciò ai compagni di viaggio. L'esperienza acquisita nel corso di tanti anni passati a vagabondare tra un arcipelago ed un altro, tra Atlantico, Pacifico e... il Mar Glaciale Artico (isola di Baffin, dove recentemente si è recato Papa Francesco, nel corso del suo viaggio in Canada, e Cornwallis Island), mi aveva egregiamente supportato nell’individuarla. Eccola infatti spuntare davanti alla prua della nave che, subito dopo aver lasciato Porto Santo Stefano, all'Argentario, aveva preso quella rotta, senza mai lasciarla. Allora non sapevo che, così facendo, ci sarei dovuto andare letteralmente "in bocca". Ogni momento che trascorrevo trepidante, faceva sì che aumentassero i particolari distinguibili: i montuosi contorni, tanto netti da farne una piramide solitaria, che svetta maestosa al centro del Tirreno (645 m)[2]. Localizzata, com’è, pressoché alla medesima distanza dal continente e dalla Corsica: 29 miglia dal Giglio, 24 da Marina di Campo (Elba)[3], 39 dall’Argentario. Ecco le creste, i ripidi e pressoché inaccessibili pendii e poi, ancora, le cale deserte, la scarna vegetazione. Un coacervo di rocce, che spuntano al di fuori di acque splendide[4], come raramente avevo osservato. Anche perché sono luminose e chiare, poiché la luce riesce a toccare profondità notevoli. Il tutto si fece ancora più interessante allorché la nave, effettuata la sua circumnavigazione[5], si apprestò ad ancorarsi a Cala Maestra[6], sul versante nord-occidentale, unico punto di ancoraggio possibile dell’isola. Nonostante il già piccolo molo sia stato ridotto a mal partito (ora è poco più di un moncherino) dalle rigide intemperie di quest'ultimo inverno[7].
Eccomi infine arrivato a Montecristo!
Mappa dell’isola di Montecristo |
Si potrebbe definire l'isola in tanti modi. In ordine di tempo, inizio da quello più recente. Riguarda la concreta possibilità di andarci. Ai più l'aggettivo proibita potrebbe apparire perfino scontato. Secondo me, invece, rende abbastanza bene l'idea, ancora oggi. Poiché da anni, fin da quando nel 1971 vennero imposti lacci e laccioli giuridici per bloccare il realizzarsi di un'incredibile speculazione eco-residenziale[8], non è più possibile sbarcarvi, né pescare o nuotare nelle sue acque. Non bastando, negli anni successivi il "cordone sanitario", innalzato per proteggerla, ha subito ulteriori accelerazioni (1977[9],1979[10],1989[11]). Tanto che nel 1984 ci fu un’autorevole voce che, dalle pagine di una nota rivista eco-naturalista, si sarebbe lamentata proprio per come leggi e regolamentazioni venissero rigidamente applicate. Non dando modo ad alcuno, che non fosse uno studioso interessato al suo ecosistema, di poterla avvicinare[12]. Da allora qualcosa è cambiato. Ogni anno è previsto che possa essere visitata da un contingente di 1.000 persone, sia pure sotto la discreta guida-scorta di guardie del Corpo Forestale dello Stato, sempre competenti e disponibili. Le richieste sono comprensibilmente numerosissime e, quindi, bisogna prenotare il viaggio molto in anticipo. In genere si è esauditi dopo un'attesa che, mediamente, si aggira sui cinque anni. Quindi, ancora proibita…
Grazie al mio trascorso ecologista e alla mia pluriennale collaborazione con il Centro Francescano di Studi Ambientali dell'Università Pontificia San Bonaventura-Seraphicum di Roma, l'attesa per me non sarà così lunga, anzi è stata decisamente breve. A patto di "aggregarmi ad un gruppo ambientalista".
Per le altre definizioni farei invece, e naturalmente, aggio
su mitica. Ritengo, infatti, che non
ci sia altra isola al mondo, più di Montecristo, che abbia fatto sognare da
secoli, più o meno ad occhi aperti, l'intera umanità! Fin da quando il
monastero di San Mamiliano (VII-VIII secolo)[13]
divenne talmente ricco e potente, da avere consistenti proprietà terriere e
non, anche sulla terraferma[14].
Grazie a lasciti e donazioni di re, nobili e popolino credente. Per cui, fin da
allora, si cominciò a favoleggiare sull'esistenza di un tesoro, che i frati
benedettini, poi divenuti camaldolesi (1216), nascosero alle mire dei predatori
di turno, saraceni compresi[15].
Tra essi figura anche il famigerato Dragut (1553), un pirata che, a ricordo
dell'ultima sua sanguinosissima impresa, avrebbe eretto, nella splendida isola
tunisina di Djerba, una torre fatta di teschi (1560)[16].
Rimasta in piedi fino a che, nel 1848, su pressione francese fu fatta abbattere
e sostituire da una modesta stele commemorativa. Ma i tentativi di scoprire il
“tesoro dell'isola" si susseguirono nel tempo[17].
I picconi, per non parlare delle cariche di dinamite, avrebbero così dovuto
duramente infierire, molto più dello stesso trascorrere del tempo, sulle
semplici strutture architettoniche esistenti (Monastero di San Mamiliano, con la chiesa di Cristo
Salvatore), testimonianza di una solida fede in Dio.
Deserta è un altro
aggettivo utilizzabile per tentare di descrivere, sia pure approssimativamente,
Montecristo. Certo, da solo non sarebbe sufficiente per caratterizzarla a
"forti tinte". Poiché caratteristica condivisa da mille altre isole
sparse sui sette mari. Nel Tirreno, però, è quasi una rarità, quindi... Dovremmo,
però, anche accennare all'antica frequentazione, prima degli eremiti, al tempo
di San Mamiliano (445 d.C.), poi dei frati, che nell’VIII secolo furono però scacciati
dalla prima incursione saracena[18].
Dovremmo anche ricordare tutti coloro che la raggiunsero fortunosamente.
Vivendovi per un breve periodo (naufraghi), o approdandovi per potersi approvvigionare
di legna da utilizzare per fabbricare il ferro, tanto da spogliarla del tutto
del manto boscoso formato da lecci (etruschi). Oppure estrassero, pezzo dopo
pezzo, le sue rocce di granito grigio-rosa per costruire ville (romani)[19].
O vi furono confinati come deportati. Ovvero la misero a ferro e fuoco di tanto
in tanto: i saraceni nel passato; “virtualmente” i tedeschi, quando durante la
seconda guerra mondiale l’utilizzarono come bersaglio per i cannoni delle loro
navi da guerra. Senza dimenticare, infine, i sempre presenti e testardi
"cercatori di tesori". Il tesoro ha comunque continuato, nei secoli,
ad attrarre numerose spedizioni clandestine. Fino all’ultimo dopoguerra, provocando
il continuo degrado dell’abbazia.
Salvo periodi più o meno lunghi, Montecristo non ha perciò goduto
di una popolazione stabile, almeno per quanto riguarda gli esseri umani[20].
I suoi ripidi sentieri e gli inaccessibili costoni sono sempre stati popolati
da capre selvatiche, uccelli di passaggio, o dalle ben note vipere di
Montecristo (Vipera aspis Montecristi)[21].
Particolarmente pericolose, poiché la loro livrea assomiglia molto alle felci aquiline,
tra cui amano nascondersi, in prossimità delle non frequenti zone umide. In
proposito l'isola, che nel complesso appare del tutto arida, presenta diversi
corsi d'acqua, perfino perenni. Tra cui va menzionata una sorgente sita all'interno
della caverna del Santo, che non mi fu possibile visitare. Secondo la guardia
forestale pare che attualmente presenti qualche pericolo per il visitatore [22].
Tra l’altro c’è un detto che vuole che chi beve la sua acqua abbia la
possibilità di ritornare sull’isola…
Quindi è un'isola deserta
perché, a parte la precaria presenza dei visitatori (di norma giungono a gruppi
di cinquanta ogni domenica, da aprile a settembre), conta quattro residenti: il
guardiano con la moglie e due guardie forestali.
Una stupenda immagine di Cala Maestra dalla mulattiera (© Franco Pelliccioni) |
Ma deserta si
coniuga molto bene con brulla. La sua
vegetazione si fa infatti fitta solo nei pressi dell'unico approdo esistente,
Cala Maestra, vicino alla villa Watson-Taylor. Una vegetazione, però, importata
da fuori ed esotica: pini d'Aleppo e domestici, ailanti, eucalipti, palme da
dattero e delle Canarie, cipressi di Monterey, magnolie, ficus. L’originaria, basata essenzialmente sui boschi
di lecci, da tempo è ridotta a non molti esemplari, quasi esclusivamente
localizzati sull'omonimo monte[23].
Perciò: proibita, mitica, deserta, brulla. Quindi
un'isola per capre? Esattamente, come
ho già accennato! Capre per lo più forestiere, provenienti da Montenegro, Creta[24]
e Anatolia. Capre importate da secoli per ottenere latte, derivati e carne... Il
loro numero si è così accresciuto negli ultimi decenni, con effetti ancora più
devastanti sull'esistente flora isolana, tanto che ultimamente si è dovuto
ridurne il numero. D'altronde un tempo venivano cacciate dai signori,
proprietari dell'isola, o titolari della relativa concessione. Nonché dai loro
amici, appartenenti spesso alla nobiltà. Così che potremmo definire l'isola anche
come elitaria, se non addirittura Reale... Senza voler infatti risalire
troppo indietro nel tempo, ad esempio agli Appiani, Signori di Piombino (dal
1399), come nel 1852 divenisse proprietà del britannico George Watson-Taylor[25],
al quale si deve la deliziosa palazzina esistente, oggi una foresteria per
ricercatori: alcuni saloni, una decina di camere da letto, un piccolo, ma
interessante museo di Storia Naturale, e l’intricata macchia arborea nella
quale è immersa[26]. O
ne avesse avuto la concessione il "re" delle ceramiche, il marchese
fiorentino Carlo Ginori (1889), la cui deferenza nei confronti del Principe di
Napoli, poi divenuto Re Vittorio Emanuele III, un innamorato di Montecristo, ove
di tanto in tanto si recava a cacciare, arrivò fino al punto di cedergliela[27].
Cenni bibliografici:
A.L. Angelelli, 1903 L’Abbazia e l’Isola di Montecristo: Firenze
Kehr, 1908: Regesta Pontificum Romanorum: Italia Pontificia: Berlino
[1] La
motonave Ulisse (23,65 m, 50
tonnellate) il 17 settembre era stata costretta a modificare la rotta,
dirigendosi verso il Giglio e Giannutri. La previsioni prese da Meteomar il 14 settembre, riportanti
anche la tendenza per il Tirreno Centrale, settore est, fino alle ore 18 del
giorno 17, indicavano vento forza 2-3, da sud ovest;
[2] Sul Monte della Fortezza ci sono ancora le rovine di
una costruzione militare del XVI secolo (basamento costituito da un masso di
granito, con tracce di parapetto) costruita dagli Appiani, Signori di Piombino.
Una scaletta di ferro conduce sulla sommità. Ferrate e sentieri, realizzati per
rendere meno pericolosa la caccia, risalgono, invece, alla fine del XIX secolo;
[3] Dal punto di vista amministrativo Montecristo fa capo
al comune di Portoferraio (Elba) e alla Diocesi di Massa Marittima-Piombino,
poiché parte integrante del territorio parrocchiale di Marina di Campo. La
concreta gestione è invece affidata all’ex Azienda di Stato per le Foreste
Demaniali (Roma);
[4] I
fondali dell’isola sono profondi centinaia di metri;
[5] La costa ha un perimetro di 16 Km;
[6] Già
Cala del Re, si apre sul vallone omonimo, verde di pini e di eucalipti. Qui c’è
l’ex villa reale, ora casa dei guardiani e, nei pressi, una piattaforma per
elicotteri;
[7]
2000-01;
[8] Da parte dell’Oglasa
che alla fine degli anni ’60 era intenzionata a costruire uno Sporting Club e un residence esclusivo. Contro lo sciagurato progetto si schierarono
studiosi e opinione pubblica;
[9]
Riserva Biogenetica dal Consiglio d’Europa;
[10] La
zona di mare prospiciente l’isola è proclamata: ”zona di protezione biologica
per la foca monaca”. La costa è tutelata per 500 metri ed è imposto il divieto
di navigazione e di balneazione fino ad 1 km. Più volte è stata segnalata, in
passato, la foca monaca nei pressi di Punta Forata, a Cala Corfù (a sud-est);
[11] Legge sul “Parco Marino dell’Arcipelago Toscano”.
Fino ad un miglio dalla costa le acque sono considerate di tutela integrale
(zona A). Ci si può avvicinare all’isola fino ad un massimo di 3 miglia (zona
B, che si estende all’esterno della A);
[12] I primi studi sull’isola sono della prima metà del
XIX secolo: Giuli, 1833 e Mellini, 1852. A quest’epoca risale la prima,
accurata pianta del monastero;
[13] San
Mamiliano, arcivescovo palermitano inseguito dal re dei Vandali Genserico, dopo
aver peregrinato per l’Africa e la Sardegna e soggiornato per qualche tempo
all’Elba, giunse con alcuni seguaci nell’isola, nel 445 d.C. La tradizione
vuole che abbia sconfitto il drago che risiedeva sulla vetta più alta. Ecco
perché il nome dell’isola divenne Montecristo (Mons Christi). I greci, infatti, la chiamavano Ocrasia (dalla colorazione giallastra del granito), storpiato poi
da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis
Historia in Oglasa. Comunque i
romani la conoscevano come Mons Jovis;
Il primo Abate del Monastero
di cui si ha un qualche ricordo è Silvegio (902). Tra coloro che lo seguirono
citiamo i due dell’Elba: Antonio (1396) e Don Garzia Franceschi, Abate del
monastero di S. Michele in Borgo (Pisa) che, su consiglio dei genovesi,
fortificò l’isola intorno al 1500. L’ultimo fu Federico De Bellis (1555);
[15] All’inizio dell’VIII secolo assalirono e distrussero
il convento. L’archivio, con i preziosi documenti comprovanti i diritti sui
beni situati nelle varie isole, andò perso. Come pure il ricordo dell’esatto
periodo in cui l’abbazia era stata costruita e, poi, ampliata;
[16] Il
31 luglio mozzò la testa ai 6000 superstiti del corpo di spedizione europeo,
arresisi nel forte di Bordj el Kebir, ad Houmt Souk;
[18] Al di là delle leggende, una comunità religiosa di
eremiti, all’inizio solo un cenobio, si stabilì nell’isola nella metà del V
secolo, vivendo nella Grotta del Santo. La fama della santità di Mamiliano fece
accorrere gente dalle vicine isole, come da Corsica e Sardegna;
[19] In varie parti dell’isola si trovano tracce
dell’apertura di cave romane. In età imperiale il granito fu impiegato per
costruire le ville patrizie di Giannutri, del Giglio e dell’Elba. Sui fondali
giacerebbero diverse navi con questo carico.
[20] Da ricordare anche alcune incursioni fenicie e
cartaginesi;
[21] Affine alle vipere dell’Italia
meridionale e della Sicilia, è stata forse involontariamente introdotta
dall’uomo;
[22] Posta a 234 m s l m, a monte dell’omonima cala, sotto
il monastero. Poco prima di arrivarvi, si vedono impronte di piedi in fila
indiana, scolpite su liscioni di granito in forte pendenza, che conducono fino
alla grotta, dove San Mamiliano si ritirò dopo aver ucciso il drago. La caverna
è piena di ex voto di pellegrini. Alla sua estremità troviamo i resti di una
piccola edicola di stile gotico;
[24]
Allevate dai monaci e importate a partire dall’anno Mille. In genere sono
animali dal pelo scuro e dalla barba nera, con grandi corna ricurve. Nel 1975
erano 300-350, suddivise in cinque varietà, tra loro variamente incrociate e
diverse per disegno, colorazione del mantello, sviluppo delle corna, ecc… Oggi
sarebbero 400-500;
[25] Prima ancora fu di Jacques Aubrial, amico di Dumas
che vi approdò nel 1850. Senza risultato, provò a coltivare l’isola. Così, per
50.000 lire del Granducato di Toscana, la vendette a Giorgio Watson Taylor. Nel
1860 passò di proprietà del Demanio.
[26]
L’ailanto, di origine cinese e dalle foglie disgustose, si è talmente diffuso
da infestare l’isola. Originariamente serviva per impreziosire la villa. E’
prevista la sua totale eliminazione. Sia
Aubrial che Watson-Taylor introdussero a Montecristo essenze vegetali esotiche;
[27] Dopo aver restaurato la villa, aveva istituito una
riserva di caccia e organizzato battute annuali. Ad una di esse partecipò il
futuro Re. Vittorio Emanuele III più tardi vi introdusse mufloni di Sardegna e
capre montenegrine, dono del suocero.
I miei libri (E-Books e versioni cartacee) sulle isole e arcipelaghi atlantici interessati dal mio Programma sulle Comunità Marittime dell'Atlantico Settentrionale:
- Ultima Thule. Ricordi di un Viaggio di Studio Invernale nelle Isole Shetland, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 133 pp., 114 foto.
- Ultima Thule. Memories of a Winter Study Journey to the Shetland Islands, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 131 pp., 115 foto.
- Reminiscenze di un Viaggio nell’Arcipelago Scozzese delle Orcadi, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 178 pp., 172 foto.
- Viaggio nelle Atlantiche Isole Fær Øer. Il Paese dai tetti di prato, che ondeggiano al vento, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 182 pp., 180 foto.
oltre a quelli relativa alla mediterranea isola di Creta:
- Alla Scoperta di Megali Nísi, l’isola di Creta. Storia, Archeologia, Natura, Cultura, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 153 pp., 179 foto.
Altre isole e arcipelaghi sono presenti nei seguenti libri:
a) BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE (Canarie, Madeira, Svalbard, Ebridi esterne, St Pierre et Miquelon...)
b) VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA
PAGINA AUTORE AMAZON ITALIA