Straordinaria veduta sulla baia di Birsay, durante la bassa marea. Sullo sfondo l’isolotto di Brough di Birsay: faro e resti dell’insediamento vichingo. È il momento di raggiungere a piedi l’isolotto (© Franco Pelliccioni) |
Dopo aver
pazientemente aspettato il momento giusto per proseguire a piedi la mia visita
del nord-ovest di Mainland, in attesa che la bassa marea raggiunga il suo
livello massimo, lentamente inizio ad attraversare il Sound di Birsay.
Poiché l’isolotto Brough di Birsay [Brough qui sta per broch, mentre
Birsay viene dal norreno Byrgisey, "isola fortezza"] è situato
a poca distanza dalla costa [240 m] e posso raggiungerlo, non come fece Mosè,
ma grazie ad un camminamento roccioso rialzato, ovviamente molto scivoloso, in
gran parte naturale.
Il che è però possibile solo per ca. tre ore al giorno, cioè
durante la bassa marea.
Per cui bisogna stare molto attenti, sia ai tempi di
andata-ritorno, che di visita. Per non dover rimanere poi bloccati a Birsay, non
so neanche per quante ore. Anche perché il buio totale, in questa stagione
[dicembre] e a queste latitudini, arriva molto presto.
Sembra che l’isolotto un tempo fosse strettamente connesso
alla terraferma di Mainland e che l’attuale situazione sia dovuta alla
plurisecolare erosione marina: vento, onde, maree, che sono riuscite a disintegrare
il terreno tra il Point o' Buckquoy [Dove oggi c’è un parcheggio per le auto] e
l’isolotto.
Che, a quanto pare, già esisteva, come lo vedo oggi, nel VII
secolo, al tempo dei Pitti.
Sembra impossibile che, proprio in questo minuscolo lembo di
terra, grande poco più di una ventina di ettari, per secoli si sia concentrato
tutto il potere, sia politico, che religioso delle Orcadi. Fino al XII secolo.
E in questo sperduto angolo risiedette Earl Thorfinn il Potente (morì
nel 1064), uomo forte, saggio e magnanimo, durante il cui regno la potenza
vichinga raggiunse l'apice, estendendosi fino alla Scozia e alle Ebridi.
Al di là di un muro di cinta, entro in un antico cimitero,
vedo i resti di un monastero irlandese (V secolo), ma anche la chiesa romanica
di San Pietro (XII°).
Certamente una chiesa importante, sede del primo vescovado
delle Orcadi, che più tardi dovrà lasciare il posto alla Cattedrale di St
Magnus, a Kirkwall.
Qui osservo anche la replica [L’originale si trova nel Museo
della Scozia ad Edimburgo], non in scala, della famosa "pietra di
Birsay", risalente all'VIII secolo.
L’hanno realizzata i Pitti, che nel VII secolo
avevano preceduto i Vichinghi,
[Mandando avanti l’orologio della storia, ecco arrivare un
popolo dell'età del ferro, quello dei Pitti - Picti, o popoli
dipinti -. Come i romani chiamarono, dal 297 d.C., gli abitanti a settentrione
del vallo Antonino]
e vi scolpirono una mezzaluna e un bastone a V sotto la
cosiddetta mitica “Bestia Pitta”.
Oltre ad un’aquila e a tre guerrieri in processione, con
spada, lancia e scudi.
L’originale fu ritrovato in frammenti nel 1935, durante gli
scavi effettuati nel cimitero, anche se si trovava al di fuori delle sue mura
Ma qui c’è anche ciò
che rimane dell’antico insediamento vichingo. Composto da tredici case lunghe
del IX-XII secolo, mentre a nord della chiesa le rovine che osservo
assomigliano molto a quelle del Palazzo del Vescovo di Gardar (oggi
Igaliko), nella Groenlandia meridionale, che ho potuto visitare.
Oltre a uno scivolo per barche.
Oggi sul Web scopro
che, oltre a pagare un biglietto di ingresso, il che sembrerebbe addirittura
ovvio, allora non avrei potuto visitare il sito, perché chiuso tra il primo
ottobre e metà giugno…
DA: REMINISCENZE DI UN VIAGGIO NELL’ARCIPELAGO SCOZZESE DELLE ORCADI
(E.Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 178 pp, 188 note, 172 immagini, di cui 142 a colori. 72 sono dell'A.)