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giovedì 13 aprile 2023

89. J. BARRIE, L’ULTIMO FILM DI PETER PAN (PETER PAN & WENDY), E L’ISOLA CHE NON C’E’: HARRIS, EBRIDI ESTERNE, SCOZIA, UK [ST KILDA, DU CHAILLU, SCHOMBURGK, THOMPSON]

 

Illustrazione dell'Isola che non c'è, realizzata da F. D. Bedford, dal romanzo Peter and Wendy del 1911

Peter Pan & Wendy

Ho deciso di scrivere questo post, dopo aver visto in televisione l’anteprima del trailer di Peter Pan & Wendy, l’ultima versione cinematografica del celebre Peter Pan [con Jude Law nel ruolo di Capitano Uncino], disponibile su Disney dal 28 aprile.

L'HARRIS HOTEL E TARBERT

Nel corso della mia ricerca nelle Ebridi Esterne [al largo della costa nord-occidentale della Scozia], prima e dopo aver raggiunto il remoto e disabitato arcipelago di St Kilda in aperto Oceano Atlantico, ho soggiornato nello storico Harris Hotel (del 1865), alla periferia della cittadina di Tarbert (in gaelico: An Tairbeart), nell'isola di Harris (Na Hearadh), sull’istmo che collega il loch occidentale (aperto sull’Oceano) all’orientale. 

E Tarbert è un toponimo di provenienza vichinga, che indica un portage, il passaggio delle imbarcazioni effettuato a spalla, da un lato all'altro dell'istmo [spesso indispensabile per passare da un corso d'acqua all'altro, o per riuscire a superare rapide e cascate].

L'Harris Hotel

Sir James Matthew Barrie (1860-1937), foto del 1892

La "Cataratta di Natale" del fiume Berbice, Guyana. Disegno tratto da uno schizzo di Charles Bentley (da: Sir Robert Hermann Schomburgk, Twelve Views in the Interior of Guayana, 1840). E' in corso un portage 

Essendo a conoscenza che lo scozzese [dell'Angus] James Matthew Barrie (1860-1937), autore del celebre personaggio di Peter Pan, era stato ospite dell’albergo nel 1912, con l’aiuto della Sig.ra Morrison, la proprietaria, cercai la sua firma su un vecchio registro degli ospiti.


James Matthew Barrie, Anthony Hope Hawkins,  
Edward Verrall Lucas
Le firme di Barrie, Hope Hawkins e Lucas nella pagina del vecchio registro degli ospiti 


Rintracciata la firma, noto che accanto ci sono quelle dei suoi amici Anthony Hope (Hawkins), autore del celebre Prigioniero di Zenda, ed Edward Verrall Lucas, umorista saggista, drammaturgo, editore, poeta ecc.

Insomma nel luglio del 1912 c’è un “Bloomsbury” in sedicesimo [dal Bloomsbury Group londinese], trasferitosi alle porte dell’Oceano per pescare. 

Anthony Hope, all'anagrafe Anthony Hope Hawkins (1863-1933), ca.1880-1898 (Harvard Art Museum/Fogg Museum)

Ritratto di Edward Verrall Lucas (1868-1938), ca. 1905

Con Barrie c’erano anche i cinque figli degli amici Arthur e Sylvia Llewelyn Davies (ai quali si era ispirata la prima versione del 1902 di Peter Pan), da lui adottati “ufficiosamente” nel 1910, dopo la morte dei loro genitori. 

Poi il gruppo si trasferirà nel non distante Ammhuinsuidh Castle.

James Matthew Barrie, l'Allahakbarries, il cricket e l'impressionante cerchia degli amici intellettuali  

Barrie ha avuto una vita sociale estremamente intensa e legami amicali con il fior fiore della cultura britannica.

Tanto da fondare, per l’amato cricket, l’Allahakbarries.

Una squadra amatoriale (attiva tra il 1890 e il 1913) nelle cui file si cimenterà il Gotha del Regno Unito.

Tra cui Kipling, Wells, Conan Doyle, Wodehouse, Chesterton, Jerome, lo stesso Lucas. 

Ma anche il singolare e "misterioso" esploratore ed antropologo franco-americano Paul Du Chaillu. 

GLI ALTRI ESPLORATORI

Del resto tra i suoi tanti amici figurano anche Thompson (il primo ad inoltrarsi nella terra dei temibili Masai dell’Africa Orientale) e Robert Falcon Scott, l’esploratore del Polo Sud.

Ma c’è un altro motivo che mi ha spinto a realizzare il post. 

Never Never Land, l'isola che non c'è!

Riguarda la famosa “isola che non c’è”. Dove Peter, Wendy e i ragazzi giungono dopo aver volato per giorni. 

Isola resa celebre anche dalla canzone di Edoardo Bennato.

La spiegazione trovata su Wikipedia ritiene che Barrie abbia individuato nelle regioni più remote dell'outback australiano, quelle che gli aussies chiamano appunto Never Never, l’isola immaginaria di Never Never Land, Neverland o Neverlands.

Ritengo, invece, che non ci sia alcun bisogno di andare all’altro capo del mondo per individuare l’isola che non c’è, specialmente da parte di uno scozzese. 

Perché l’ha addirittura in “casa”, ed è esattamente l’isola di Harris!

L'ISOLA, "NON ISOLA", DI HARRIS

Come ben sappiamo in tutto il mondo il suo nome è sinonimo di eleganza, sportività, resistenza. 

Mi riferisco a quel particolare tipo di tessuto pregiato, il tweed, più precisamente all'Harris Tweed, che deve il termine all'isola dove nacquero l'idea e la sua brillante, concreta realizzazione.

Proprio Harris è l'isola che non c'è

Almeno nel senso stretto del termine. 

In effetti nella letteratura e sulla cartografia delle Ebridi, da secoli ci si riferisce all'isola di Harris. 

Anche se è area saldamente e naturalmente collegata all'isola di Lewis, e non per interventi più o meno secolari dell'uomo - dighe o ponti -.

Lewis ed Harris sono infatti un tutt'uno. 

Harris, l'isola che non c'è, e la parte meridionale dell'isola di Lewis. Nel riquadro l'arcipelago delle Ebridi Esterne


Ma da sempre Harris è considerata un'isola

"Leogus et Haraia insulae ex Aebudarum numero quae quamquam isthmo cohaerant pro diveris habetur".

("Lewis e Harris nelle Ebridi sono considerate due diverse isole anche se collegate da un istmo").

Così scriveva il cartografo olandese Blaeu nel 1655. 

In proposito rilevo anche come il locale dialetto gaelico, oltre alla stessa inflessione linguistica inglese, parlato dai suoi abitanti, come avevo appreso già a Glasgow, in procinto di partire per le isole, e come più volte ho potuto verificare "in situ", abbia modo di differenziarsi notevolmente da quello parlato dagli abitanti di Lewis. 

Una discrepanza percepibile perfino da chi non è assolutamente in grado di esprimersi o capire il gaelico. 

Quindi l'isola di Harris è un caso speciale di insularità, forse unico al mondo, di tipo "virtuale".

Geo-morfologicamente, sia pure con qualche forzatura, si tende a descrivere il distacco fisico tra le due aree con il fatto che la regione meridionale di Lewis è profondamente connotata dalla contemporanea presenza di due profondi lochs (Resort e Seaforth) e di una zona fortemente montagnosa, la Foresta di Harris. Che, nonostante il nome, non ha alberi all’interno, bensì solo daini. 

Tanto che in Gaelico occasionalmente ci si riferiva ad Harris chiamandola Ardmeanach of Lewis, "le alte terre nel mezzo di Lewis”.

.....

Sul remoto arcipelago di St Kilda, 41 miglia nautiche ad ovest delle Ebridi Esterne: 

NELL'ARCIPELAGO DEGLI “UOMINI-UCCELLO” DI ST KILDA. VITA E MORTE DI UNA REMOTA COMUNITÀ' SCOZZESE

E-Book, versione cartacea I e II ediz. 
........
 L'enigmatico esploratore-antropologo franco-americano Du Chaillu figura nel vol. 2, Africa di: 
ALLA SCOPERTA DEL MONDO 

E-Book

Versione cartacea
....
L'esploratore e naturalista Sir Robert Hermann Schomburgk, prussiano di nascita al servizio dell'Inghilterra, figura nel vol.4, AMERICA, di: ALLA SCOPERTA DEL MONDO

 .... 

L'esploratore britannico Thompson, il primo europeo ad attraversare la pericolosa terra dei Maasai,  figura nel mio ultimo libro:
Maasai. Genti e Culture del Kenya


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N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno

sabato 13 agosto 2022

55. I PINGUINI DELL'EMISFERO SETTENTRIONALE

 

La Grande Alca. Incisione di Thomas Bewick, in: A History of British Birds, Volume 2, 1804

Fin dalla mia lontana indagine nelle isole scozzesi delle Orcadi, un pensiero mi ha costantemente accompagnato, a mo' di "tormentone", in tutti questi anni. Portandomi ad approfondire luoghi, circostanze, fatti, costumi e storia. 

L'antropologo, calatosi nei panni di uno Scherlock Holmes, indagando tra natura-storia-etno-antropologia, fame e… passate infamie, è andato di isola in isola, di arcipelago in arcipelago, da una sponda all'altra del grande oceano: Orcadi, Terranova, Fær Øer, St. Kilda, infine Islanda. Mettendosi testardamente sulle tracce… di un curioso animale scomparso. 

Nel tempo ho così osservato, avvicinato, conosciuto alcuni tra i luoghi dove si riproduceva. Qua uno scoglio, là una ripida scogliera, poi un isolotto, infine una grande isola. Tutti gli indizi in mio possesso facevano sì che esso fosse dato per estinto da oltre un secolo. Ma prove sulla sua esistenza non ne avevo, se non in qualche antica raffigurazione. D'altronde non era proprio così che affermavano, nel XIX secolo, alcuni studiosi con ipocrita sicumera? L'animale non era mai esistito. Chi l'aveva visto, aveva guardato male. Quindi, un puro parto di fantasia, forse solo un mito o una leggenda. Insomma, un altro dei tanti kraken dei sette mari, sia pure molto bonaccione. 

Eppure esso mi apparirà nel 1998. E' "solo" un grande uccello. Per le sue dimensioni, assomiglia a un pinguino. E ai piedi ha la sua discendenza! Un uovo… Ma non lo sta fecondando. Nonostante sia un esemplare sano e salvo - dagli altri, gli umani -. E' sì, ben conservato, ma anche altrettanto "impagliato". Al di là di una vetrina che gelosamente lo custodisce. Ricordandolo ai visitatori come uno tra gli ultimi esemplari di quella razza ancora visibili, sia pure all'interno di un'istituzione. 

Ecco infine l'alca gigante (Pinguinus Impennis), detto anche "uccello-lancia" (il geirfugel  vichingo), "becco-lancia" (spearbill - inglese - o arponaz - basco -) o, più comunemente, "pinguino del nord", nel Náttúrufræðistofnun Íslands, il Museo di Storia Naturale di Reykjavík.

L'alca gigante, appartenente alla famiglia degli alcidi, come urie e puffini, la cui presenza in Atlantico è ancora fortunatamente numerosa, aveva una caratteristica: quella di avere solo dei moncherini di ali, che non gli consentivano di volare. Ma di immergersi e di nuotare sott'acqua per catturare i pesci fino alla ragguardevole profondità di 100 m. 

Insomma, più che un uccello, ci troviamo di fronte ad una sorta di sommozzatore, che prendeva terra solo per  riprodursi, per poco più di un mese. 

Aveva un corpo grande (era alto 70 cm), grasso e muscoloso e sul terreno si muoveva con una buffa andatura ballonzolante da ubriaco. E per secoli, direi anche millenni, ha costituito un ottimo e abbondante bocconcino per gli umani. 

Perché si sono ritrovate rappresentazioni di alche nei graffiti rupestri norvegesi - 6200/2500 anni fa -. Ma anche numerosissime ossa nelle sepolture degli Indiani Marittimi arcaici di Port-aux-Choix, a Terranova - 4290/3500 anni fa -. Come avevo osservato nelle vetrine del Visitor Centre del Port au Choix National Historic Site. 

Eppure per secoli le colonie esistenti da una parte all'altra dell'Atlantico non avrebbero risentito di questa caccia.

Anche perché i singoli superpredatori umani "piluccavano" sul posto solo quanto bastava loro per la sopravvivenza. Non si erano ancora organizzati in gruppi per sterminarli scientificamente. 

Fino al tempo delle grandi imprese esplorative e commerciali dirette verso il Nord America. Ricordo solo: Jacques Cartier: "ognuna delle nostre navi ne ha messi sotto sale quattro o cinque barili, senza contare quelli che siamo riusciti a mangiare freschi" (1534) e Samuel de Champlain: "uccelli così abbondanti che si possono ammazzare a bastonate"(1620). 

Le colonie degli uccelli esistenti in Nord America davano modo agli equipaggi delle navi, che si avventuravano in quei mari subartici, di rifornirsi con  facilità di uova e carne. Le navi ben presto presero l'abitudine di ancorarsi nei pressi di alcune località ben specifiche, e gli uccelli, non solo i pinguini, diventarono l'alimento preferito di pescatori e, poi, degli stessi coloni. Più tardi ci si sarebbe riforniti anche per il viaggio di ritorno. Era infatti regola comune, per l'armatore, rifornire le navi di cibo per la sola andata.

Lo sterminio delle alche giganti si sarebbe terribilmente velocizzato quando: si iniziarono a raccogliere le uova fresche, distruggendo tutte le altre deposte da tempo (l'alca depone un solo uovo all'anno); vennero utilizzate per ricavarne olio; si raccolsero penne e piume per imbottire materassi, cuscini, sedie e poltrone. 

Nel 1802, dopo tre secoli di frequentazioni europee, l'alca gigante si estinse nel principale luogo di riproduzione di tutto il Nord America, l'isola di Funk, al largo della costa settentrionale di Terranova

Ma il massacro delle alche gridò vendetta. 

E l'ottenne, sia pure indirettamente! 

Nel XIX secolo numerosi furono i naufragi in quel settore nord-atlantico. 

Forse alcuni di essi potevano essere evitati se le alche fossero state ancora in vita. Per anni la loro numerosa presenza nelle acque dei Banchi aveva segnalato, alle navi in avvicinamento, l'approssimarsi di scogliere o di altre infide conformazioni rocciose. 

Zone, queste, dove la nebbia e il suo rapido propagarsi è una nota costante. 

Così l'English Pilot  poteva ancora avvertire nel 1774. Nel 1792 "questo sicuro punto di riferimento era oramai scomparso". 

Ancora all'inizio del XIX secolo nell'isola settentrionale di Papa Westray, nelle Orcadi scozzesi, c'era una coppia di alche. La femmina morì o venne uccisa. Un collezionista sparò al maschio nel 1813. 

Nel 1840 gli isolani di Hirta (St Kilda, Scozia) uccisero la loro ultima alca nei pressi del  faraglione di Stac An Armin, avendola scambiata per una strega. 

La presenza delle alche in queste isole è sicura, comunque, fino al 1829.

Alcuni esemplari del grande uccello rimasero in vita nell'isolotto di Eldey, un pilastro roccioso che per 77 m fuoriesce dall'oceano, al largo della costa sud occidentale dell'Islanda, a 14 Km dalla penisola di Reykjanes. 

Ancora all'inizio del secolo la colonia contava un centinaio di esemplari. Tra il 1830 e il 1843 almeno 50-73 uccelli (oltre ad un imprecisato numero di uova) passarono nelle mani dell'esportatore di Reykjavik Siemson. Finendo immancabilmente nei gabinetti naturalistici di mezza Europa. 

E sì! Perché le alche giganti erano ormai divenute autentiche rarità e, perciò, preziose per i collezionisti. Che così  contribuirono a versare a Eldey la "classica" ultima goccia letale per l'innocua razza di uccelli. 

Il 3 giugno del 1844 tre pescatori di Staður, Ketil Ketilsson, Jon Brandsson e Sigurdur Isleffsson, uccisero a bastonate due alche giganti per un collezionista, gli ultimi due esemplari della loro razza rimasti in vita in tutto il mondo. 

L'unico uovo che si trovava nel nido era già rotto!  E nel marzo del 1971 il Museo di Reykjavík acquistò per una grossa cifra, raccolta attraverso una pubblica sottoscrizione, in un'asta tenutasi da Sotheby's, a Londra, la sua alca. 

Essa aveva fatto parte della collezione di un nobile danese e, con ogni probabilità, fu a suo tempo uccisa proprio ad Eldey.

 I miei libri Amazon (E-Books, cartacei a colori e in bianco e nero) su St Kilda, l'Islanda e l'arcipelago delle Orcadi

St Kilda


ISLANDA  E-Book e I ediz. cartacea

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                                                         ORCADI

sabato 25 giugno 2022

37. ANTROPOLOGIA, ARTICO E SUBARTICO, AVVENTURA, CITTA' MONDIALI, ESPLORAZIONI, "GIRO DEL MONDO", GRANDI VIAGGI, ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO, NAVIGATORI, PAESI NON SOLO ESOTICI


Un "racconto" in 32 libri Amazon, sia E-Books Kindle, che in versione cartacea, a colori e/o in bianco e nero [il numero delle pagine e delle foto si riferisce alla versione cartacea]:

ANTROPOLOGIA
 - Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1 da Adolf Bastian a Vinigi Lorenzo Grottanelli, 171 pp., 145 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 2 da Thor Heyerdahl ad Alfred Reginald Radcliffe-Brown, 181 pp., 163 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 3 da Knud Rasmussen a Rosebud Yellow Robe, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.


ARTICO E SUBARTICO 
- Qui Base Artica Dirigibile Italia, Svalbard. Dalla Terra degli orsi polari una Rassegna e un Inventario culturale dei Popoli del Grande Nord, 243 pp., 232 foto; versione a colori e in bianco e nero.


- Ai Confini d’Europa; Viaggio-Ricerca nell’Islanda dei Vulcani, dei Ghiacciai, delle Saghe, del Mondo Vichingo, 299 pp., 345 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Tra i Ghiacci del Passaggio a Nord-Ovest. Prologo ad una ricerca antropologica tra gli Inuit dell’artico canadese  268 pp., 174 note, 254 immagini, di cui 127 a colori, versione a colori e in bianco e nero 

AVVENTURA 
- L’Avventura al Femminile. Venti Ritratti di Donne Straordinarie, che hanno percorso le Vie del Mondo alla Ricerca di Conoscenza, 157 pp., 115 foto; versione in bianco e nero.

-
Grandi Raids Automobilistici della Storia. La Pechino-Parigi e le “Crociere” Citroen, Tra Africa, Asia e America del Nord, 109 pp., 104 foto, versione in bianco e nero.

CITTA' MONDIALI 
- Dalla Vichinga Dubh Linn alla Gaelica Bhaile Átha Cliath. “Passeggiando” per Dublino e oltre…, 116 pp., 104 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Esposizioni Universali, Coloniali e Internazionali di Parigi 1855-1937. Alla ricerca delle straordinarie testimonianze delle “Manifestazioni Massime” dell’Impero francese: Industria, Tecnologia, Invenzioni, Arte, Architettura, Paesi, Genti, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 118 pp., 146 foto.

- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 243 pp., 288 foto
- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea non illustrata, 118 pp. ...

ESPLORAZIONI 
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 1: Europa – Asia, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 2: Africa, versione cartacea in bianco e nero, 224 pp., 179 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 3: Artico-Antartico, versione cartacea in bianco e nero, 134 pp., 116 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 4: America, versione cartacea in bianco e nero, 219 pp., 166 foto.

"GIRO DEL MONDO" 
- Il Giro del Mondo… in 15 Treni. Transcontinentali e di lusso, di penetrazione coloniale e militare, dei cercatori d’oro, degli hajji, “alpinistici”, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 241 pp., 223 foto.

GRANDI VIAGGI 
- Viaggio attraverso l'Inside Passage, nella Terra degli Indiani dei Totem e dell’ex America Russa. Sulla costa del Pacifico dell’America di Nord-Ovest, tra Colombia Britannica e Alaska, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 192 pp., 191 foto.

ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO
- Nell'arcipelago degli “uomini-uccello” di St Kilda. Vita e Morte di una Remota Comunità Scozzese, 101 pp., 68 foto; versione a colori.

Archipelagos and Islands at the Mirror: Sea-Ones (Faroe and Mykines, Denmark), Land-Ones (Carnia and Sauris, Italy), 111 pp., 105 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Alla Scoperta di Megali Nísi, l’isola di Creta. Storia, Archeologia, Natura, Cultura, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 153 pp., 179 foto.

- Ultima Thule. Ricordi di un Viaggio di Studio Invernale nelle Isole Shetland, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 133 pp., 114 foto.

- Ultima Thule. Memories of a Winter Study Journey to the Shetland Islands, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 131 pp., 115 foto.

- Reminiscenze di un Viaggio nell’Arcipelago Scozzese delle Orcadi, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 178 pp., 172 foto.

- Viaggio nelle Atlantiche Isole Fær Øer. Il Paese dai tetti di prato, che ondeggiano al vento, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 182 pp., 180 foto.

NAVIGATORI 

- Masters & Commanders Verso l’Ignoto. Navigazioni straordinarie ai confini della terra, Parte I: XIV-XVIII secolo, 170 pp., 130 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte II: XIX secolo, 165 pp., 150 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte III: XX secolo, 113 pp., 104 foto, versione a colori e in bianco e nero.

PAESI NON SOLO ESOTICI

Dal Tell al Sahara. Viaggi in Tunisia, tra le testimonianze archeologiche del passato e culturali arabo-berbere-islamiche odierne, 178 pp., 198 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 238 pp., 271 foto

- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione non illustrata, 133 pp.

- Immagini dall’Egitto. Images from Egypt. Companion Book di: Viaggi in Egitto 1980-2009, libro fotografico bilingue: italiano-inglese, 171 pp. 278 foto, di cui 277 a colori.

 - Nel West. Attraverso le Montagne Rocciose, il Sud-Ovest, I deserti della California meridionale, 116 pp., 76 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Companion Book di Nel West. Conquistadores, Esploratori, Naturalisti, Archeologi, Etnologi alla Scoperta del West, 108 pp., 47 foto, versione in bianco e nero.


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sabato 28 maggio 2022

22. ULTIMA THULE. RICORDI DI UN VIAGGIO DI STUDIO INVERNALE NELLE ISOLE SHETLAND.

 

Up Helly Aa: brucia la lunga nave vichinga, 1973. Foto

 (Anne Burgess)

 A Lerwick, capoluogo delle isole Shetland, nella notte di ogni ultimo martedì di gennaio, squadre di guizers in costumi vichinghi e torce in mano, incendiano nel centro della città una replica di una "lunga nave”, con la prua dalla testa di drago.

Piteaaveva udito che essa è la più settentrionale delle isole britanniche, sei giorni più a nord della Britannia e vicina quasi un giorno soltanto dal “Mare Gelato” (…) in cui terra e mare e tutto galleggia (…) cosa che non può essere oltrepassata da uomini e navi (…) vi è terra abitabile fino alle “parti estreme intorno a Thule”.

   Pitea è il geografo, navigatore e astronomo greco di Marsiglia (allora Massilia) che, alla fine del IV secolo a.C., effettuò il suo celebre e avventuroso viaggio verso le terre boreali europee. Fino a giungere a quella che venne definita l’isola di Thule o Ultima Thule: “estrema regione abitata e abitabile, oltre la quale era dominio del mare, della nebbia, delle tempeste, dei ghiacci”. Secondo alcuni Thule sarebbe individuabile nelle isole Shetland. Secondo altri potrebbe essere la Norvegia o, perfino, l’Islanda. 

   Il grande Tolomeo nella sua Geografia del 150 d.C. propende per le isole Shetland, a nord della Scozia “e sulla terraferma della Eurasia, presso a poco alla stessa latitudine, i Monti Iperborei, dai quali scorrono le fonti del Volga (Rha)”. 

   Non so se questo arcipelago nordico sia la Thule, più o meno “Ultima”, dell’avventuroso greco. Senz’altro per me l’isola di Mainland rappresentò allora il punto più settentrionale toccato nella mia vita. Tanto più che il particolare aspetto geo-astronomico veniva immediatamente confermato, se ce ne fosse stato ancora bisogno, dal rigido clima invernale. Connotato da un gelo così intenso da penetrare nelle ossa. Spesso accompagnato da impressionanti raffiche di vento, capaci improvvisamente di sospingerti. Cosa invero preoccupante, specialmente quando andavo ad ammirare le splendide e imponenti scogliere dell’isola strapiombanti sul mare. Tanto da costringermi, precauzionalmente, ad osservarle dal ciglio, rimanendo accuratamente “ventre a terra”…

   E dire che l’anno appresso, a neanche nove mesi di distanza, avrei addirittura raggiunto il punto più vicino al Polo Magnetico. A Resolute Bay (Lat 74° 41’ N), nell’Alto Artico canadese, nel corso del mio survey antropologico tra gli eschimesi (Inuit). 

   Poi, venti anni dopo, nelle norvegesi isole artiche delle Svalbard in due occasioni avrei oltrepassato quella latitudine. Prima a Longyearbyen (LAT 78° 13’ N), il capoluogo. Successivamente a Ny-Ålesund (LAT 78° 55’ N), la storica “Baia del Re”, in occasione dell’inaugurazione della Base italiana Dirigibile Italia.

   Eppure nel 1982 potevo ritenermi più che soddisfatto per quello che, all’epoca, costituiva il mio record personale. Per la prima volta in vita mia io, che avevo effettuato ricerche sul campo solo nei paesi tropicali, potevo addirittura pensare di trovarmi ben più a nord, di quel che ero in realtà. Come i numerosi protagonisti delle avventurose spedizioni esplorative ed etno-antropologiche, che mi avevano così tanto affascinato da ragazzo.

   L’idea di realizzare questo libro, rendendolo disponibile ad una più ampia platea di lettori, rispetto a quelli che avevano avuto modo di leggere i miei articoli sull’argomento, pubblicati su riviste e giornali, è venuta guardando alcune puntate di: Shetland, una serie televisiva prodotta dall’ITV, per la BBC Scotland. Il cui protagonista era un detective della polizia di Lerwick che, ovviamente con successo, indagava sugli omicidi perpetrati nella Mainland, la principale isola dell’arcipelago. Tra l’altro era originario di Fair Island, l’isola più meridionale, a metà strada tra le Shetland e le Orcadi.

   Inaspettatamente ho provato una forte sensazione di nostalgia, osservando nuovamente sullo schermo quell’ambiente così completamente differente da quelli mediterranei. Quasi sempre caratterizzato da chiaroscuri di inusitata, seppur singolare, bellezza. Che si fanno presto da parte, dopo uno forte scroscio di pioggia, lasciando spazio a vividi colori, che paradossalmente fanno la loro comparsa, uno ad uno. I panorami maestosi, le gigantesche scogliere a picco sul mare, le nuvole basse, l’atmosfera decisamente subartica, mi hanno fatto tornare alla mente che quelle isole potevano realmente rappresentare, ca. 2.500 anni fa, l’ultima terra abitabile dell’ecumene. Perché, anche ad una latitudine del resto non eccessiva, avrei perfino potuto avere la fortuna di ammirare, alte nel cielo notturno, le sciabolettanti e fantasmagoriche aurore boreali dell’Ultima Thule

   Quel viaggio nordico, effettuato oltretutto in una stagione proibitiva (mese di dicembre), avrebbe rappresentato per me il primissimo approccio ad una realtà ecologico-culturale radicalmente diversa da tutte quelle che fino ad allora avevo conosciuto (Sudan, Kenya, Messico). Che l’anno appresso, con il mio survey tra sei comunità Inuit dell’Artico canadese, si sarebbe andata rafforzando. Poiché nel mitico Passaggio a Nord-Ovest mi sarei spinto ancora più a nord, a non moltissima distanza dal Polo Magnetico, come ho già accennato…

   Tra l’altro in quelle isole scozzesi l’ex africanista, quale io ero, avrebbe “incontrato” per la prima volta i Vichinghi. Un iniziale approccio, che si sarebbe dovuto consolidare in seguito. Poiché le Shetland inconsapevolmente rappresentarono la prima di numerose “tappe” del mio futuro peregrinare sulle tracce del cosiddetto movimento vichingo d’oltremare, che mi avrebbero condotto: ancora a sud-ovest (Orcadi, Scozia e Inghilterra nord-orientale, Ebridi Esterne, Fær Øer, Dublino), verso nord (Svalbard), verso ovest (Terranova, Islanda, Groenlandia, Labrador), verso sud (Normandia), verso est (Russia).

   Dal punto di vista fondativo delle comunità marittime, che avrei in seguito avvicinato, i “Vichinghi” hanno costituito solo uno dei diversi aspetti, anche se tra i più importanti e avventurosi, presenti nell’intero quadro. Grazie al quel viaggio di studio o, se volete, di reconnaissance, prima delle Shetland, poi delle meridionali Orcadi, sia pure involontariamente sarebbe stato gettato il primo seme di ciò che anni dopo si sarebbe trasformato nel mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico Settentrionale.

   Comunità isolane che, anche se spazialmente assai distanti tra loro, esibiscono numerosi tratti in comune. Infatti, oltre alla presenza dei razziatori scandinavi, poi diventati pacifici coloni, quando si parla delle isole dell’Atlantico del nord non si può non accennare al loro isolamento geo-culturale, a volte anche linguistico (ad esempio: Fær Øer e Islanda). 

   Sempre dal punto di vista glottologico, le isole possono essere “dicotomizzate”, perché è possibile distinguere quelle di derivazione sostanzialmente celtico-gaelica, da quelle di lingua e cultura originariamente scandinavo-vichinghe. Inoltre va sottolineata la loro lontananza dalla madre patria. Quindi la difficoltà, o la totale assenza, dei collegamenti marittimi, specialmente in un passato, più o meno lontano. Il che spesso andava ad aggiungersi alla carenza o alla mancanza degli indispensabili rifornimenti, soprattutto alimentari (nella stagione invernale, ma anche in caso di ripetute e negative condizioni meteomarine). Capaci di provocare ricorrenti crisi esistenziali collettive. Tanto da rendere perfino impossibile la sopravvivenza. Così che, come extrema ratio, più volte si sarebbe ricorsi all’evacuazione dei loro abitanti. Come nel caso delle Ebridi Esterne (isola di Mingulay), o della ben più remota isola degli “uomini- uccello” di St Kilda. Oppure si è seriamente pensato di sgombrare tutti gli isolani (Islanda). (...)

   Naturalmente ho integrato e aggiornato i dati inseriti nel volume, in modo da offrire al lettore un quadro il più completo possibile della “situazione” dell’arcipelago al 2019. 

 Ho inoltre inserito nel libro una "tappa" nell'Inghilterra settentrionale: Durham [dove mi trovavo per una ricerca nei Sudan Archives dell'Oriental Library della locale Università. Da qui, via Aberdeen, avrei raggiunto le isole] e l'escursione nel Lake District - Lago Windermere -.  

Da: ULTIMA THULE. RICORDI DI UN VIAGGIO DI STUDIO INVERNALE NELLE ISOLE SHETLAND. E-book, e versione cartacea a colori (133 pp., 114 immagini, di cui 89 a colori) e in bianco e nero)



versione a colori: 
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          versione in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/1094761575

SOMMARIO

PREFAZIONE   9

INTRODUZIONE   15

TAPPA NELL’INGHILTERRA SETTENTRIONALE: DURHAM E L’ESCURSIONE NEL  LAKE DISTRICT  19

Durham, “modello” di Geografia Urbana  19

Warkworth, Lindisfarne e Durham   20

Fondazione di Durham   23

Sir Walter Scott, le Shetland e Durham, 24

Dalle miniere di carbone ai colleges universitari 25

L’escursione nel Lake District 26

STORIA DELLE SHETLAND   31

I Pitti, i Brochs, Jarlshof 31

Jarlshof 31

Broch Clickhmin, Lerwick  35

Vichinghi, Norvegesi, Dano-Norvegesi, Scozzesi 38

Gli arcipelaghi delle Shetland e delle Orcadi offerti in garanzia alla Scozia  40

LA LINGUA, TRA INGLESE E NORN   41

Il Folklore  41

L’Up-Helly-Aa  41

LEGAMI CON LA NORVEGIA   45

L’ECONOMIA   47

Agricoltura  47

Allevamento  47

Pesca e Itticoltura  48

Petrolio  49

Turismo  50

NASCITA (CON PECCATO ORIGINALE) E SVILUPPO DI LERWICK   51

Il “peccato originale” di Lerwick: il contrabbando  58

La Storia dei Lodberries  61

L’ISOLA DI MAINLAND   63

Lerwick  65

Scalloway  66

Nel nord di Mainland: la Gallows Hill (la “Collina delle streghe”), Tingwall, Weisdale Voe, Esha Ness  69

Nel sud di Mainland  75

LE CRISI ESISTENZIALI COLLETTIVE   79

LE QUATTRO RIVOLUZIONI CULTURALI  83

PRIMA RIVOLUZIONE, 1886: il Crofters' Act 83

SECONDA RIVOLUZIONE, ‘1960: lana, maglieria, pesce refrigerato, artigianato d’argento  84

TERZA RIVOLUZIONE, 1971-1998: scoperta e sfruttamento di petrolio e gas  85

QUARTA RIVOLUZIONE, 1998-oggi: contrazione estrazione petrolifera, rinascita e sviluppo delle tradizionali attività economiche (crofting, allevamento, pesca, itticoltura), turismo  85

Petrolio, gas  85

Pesca e itticoltura  86

Coltivazione, allevamento, turismo  86

CONTRABBANDO E PIRATERIA NELL’ARCIPELAGO   87

I NAUFRAGI  91

In Scozia  91

Protezione dei relitti di importanza storica  92

Nelle Shetland  93

Le basi a terra dell’haaf: Walls e Stenness (Mainland) 96

Naufragi “importanti” e relitti tutelati dalla legge: XVII-XVIII secolo  99

Durante la Grande Guerra  101

Nella Seconda Guerra Mondiale  102

FAIR ISLE   103

1. Il naufragio di El Gran Grifón, 1588  105

2. Naufragi, 1868-1894  108

3. L’anno del disastro, 1897  109

L’antefatto  111

La tragedia ha inizio  111

La richiesta dei soccorsi 113

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE   115