Dedico questo settimo ed ultimo post del primo “ciclo” del mio blog ad un giovane, poco più di un ragazzo, la cui vicenda umana mi aveva profondamento commosso, allorché negli anni ‘1960 lessi il suo libro: Foresta Crudele, Avventure in Guiana, pubblicato nel 1954 dalla “Leonardo Da Vinci”. Bari. Edizione francese: 1953). Nonostante la sua giovanissima età, il suo breve, ma assai intenso e determinato cammino esistenziale, pieno di accadimenti fuori del comune, lo si può forse paragonare ad una luminosissima meteora che, dopo aver rischiarato il buio del cielo, scomparirà per sempre nel nulla. Raymond non aveva molti più anni di me. Era un “quasi-coetaneo”. E avrei appreso la sua avventurosa vita, grazie ai taccuini e ai diari ritrovati sulla sponda del fiume Tampock, sub affluente del Maroni, da un indiano Emérillon, nell’interno della giungla della Guyana francese, dove c’era stato l’ultimo suo bivacco.
Nonostante
la giovanissima età, già durante l’occupazione tedesca, a sedici anni, aveva
fatto parte dei maquis francesi, cioè della Resistenza. A diciotto anni
e mezzo era stato insignito della Croce di Guerra e, poi, aveva lavorato come corrispondente
di guerra per il giornale Gavroche. Diventando, infine, paracadutista
in Indocina (Maufrais, 1954: 8).
Nel 1946 in Brasile si aggrega ad una missione dello S.P.I. (Serviço de Proteção aos Índios, 1910-1967, diventato poi FUNAI, Fundação Nacional do Índio), comandata da Francisco Meirelles. E' diretta tra i "bellicosi" Chavantes del Mato Grosso. Dopo 1.800 chilometri di fiumi e 900 di pampa e foreste, la spedizione giunge in una radura, nei pressi del Rio das Mortes: un nome che è tutto un "programma"... Qui scoprono i resti della precedente spedizione, sempre dello S.P.I., di Genésio Pimentel Barbosa. Ucciso assieme a quasi tutti i suoi compagni. I Chavantes attaccano anche quella di Mereilles, che riesce però a scappare. Lasciando sul terreno uno dei suoi membri. Infatti il motto del fondatore dello SPI, il Maresciallo ed esploratore Cândido Mariano da Silva Rondon, era: "muori se necessario, non uccidere mai". Quindi, anche se si viene attaccati, non si può rispondere con le armi...
Dopo essere rientrato a Rio de Janeiro, Meirelles decide di tentare nuovamente di stabilire un contatto amichevole con quegli indios. Torna perciò nel 1947 nel Mato Grosso, incontrandovi Maufrais, che era rimasto nella regione. Quindi, dopo più di tre mesi di tentativi falliti, i contatti hanno infine successo: i Chavantes sono "pacificati!
Maufrais ritornerà in Francia nel 1948. Qui, grazie ai suoi exploits brasiliani, entra a far parte dei giovani esploratori del gruppo Liotard (esploratore francese ucciso nel 1940 nel Tibet). Fondato nel Museo dell'Uomo di Parigi nel 1945, sotto l'egida della Società degli Esploratori francesi.
Nel 1949 in un’intervista dichiara: “riparto
per un paio d’anni per la Guiana, allo scopo di battere la foresta e cercare di
penetrare il segreto dei Tumuc Humac. Credo di essere il terzo francese, dopo
Crevaux e Coudreau, che tenta una spedizione di questo genere. La giungla e
l’assoluta mancanza di carte geografiche, il pericolo di imbattersi in tribù
selvagge, hanno praticamente fatto che i tentativi precedenti rimanessero senza
seguito. Penso di riuscire perché sarò solo. Il che significa che per due anni vivrò
la medesima vita da primitivo degli abitatori di quelle regioni (…) Perché parto
per la Guiana. Perché è un paese sconosciuto ed io ho sete di scoprire (…) Perché
parto solo? Perché adoro la vita pericolosa e perché sento che, senza
portatori, zaino in spalla e scure alla mano, in piena giungla mi sentirò veramente
libero (…) L’avventura dell’esploratore è un’avventura di purezza e d’umiltà.
Cercherò di accostarmi ai primitivi, di comprenderli, di dividere la loro vita”
(Maufrais, 1954: 5-6).
“Venerdì 13 Gennaio [1950]
Sono
andato a caccia senza risultato per due ore. Ho trovato soltanto un inga o “pisello
sacro”, uno solo ahimè, perché la foresta non è prodiga dei suoi frutti. Questo
è delizioso: un lungo baccello bruno pieno di miele bruciato e di piccole
mandorle amare. Le formiche vi avevano già installato una piccola avanguardia:
le ho subito snidate e la mia avida lingua, svuotando il frutto, non lascerà
niente di esse. Dunque bisogna partire affamati… Eppure, a conservare un’assoluta
immobilità per ore e ore, si possono vedere una quantità di uccelli, ma il
minimo gesto basta a spaventarli, e appena tento di aggiustare la carabina,
eccoli subito spariti. Speriamo che il fiume mi sia più favorevole. Suvvia in
marcia: fino al fourca 5 chilometri; fourca-Camopì 25 chilometri;
Camopi-Bienvenue 45 chilometri. A presto adorati genitori… abbiate fiducia! Abbandono
questo quaderno per portare con me solo un taccuino tascabile: è vostro, l’ho
scritto pensando a voi e ve lo consegnerò ben presto. Vi ho giurato di tornare:
tornerò se Dio lo permette” (Maufrais, 1954: 166-167).
Non
potevo non essere commosso fin quasi alle lacrime, pensando a quelle che sono state le ultime parole vergate da Raymond sulla carta, con una matita, che a stento
riusciva a tenere tra le sue dita, per l’estrema debolezza. Steso e affamato sulla
sua amaca… Come non provare affetto per Raymond, anche senza averlo mai conosciuto!
Nel luglio del 1951 l'agenzia stampa ufficiale della vicina Guyana olandese lancia al mondo la notizia della scomparsa. L’anno dopo (1952) il padre Edgar decide di andare a cercarlo, seguendo un itinerario diverso per raggiungere i monti Tumuc-Humac, rispetto a quello del figlio [nota dell’editore francese René Julliard, pag. 8-9, alla quale si aggiunge quella dell’editore italiano, che già parla di un quinto tentativo del padre dell’agosto del 1954].
Da: "Les Français en Guyane ... Illustrations, etc., GROS, Jules - Membre de la Société de Geographie de Paris [With a preface by H. A. Coudreau.], 1887, British Library |
HASSOLDT DAVIS
Qualche
tempo dopo aver letto Foresta Crudele, mi sarei “imbattuto” in un altro
libro sulla Guyana francese: La Giungla e i Dannati, considerato da Hemingway
“affascinante”. L’aveva scritto Hassoldt Davis (1907-1957), esploratore
statunitense “leggermente” eccentrico e membro dell’Explorer’s Club di
New York, che aveva trasformato il proprio viaggio di nozze in una spedizione in terra sconosciuta. Ovviamente assieme alla novella sposa, Ruth Staudinger, fotografa
e cineasta.
Il
libro riporta il resoconto di quel viaggio di 750 km, per raggiungere i monti Tumuc-Humac,
che però non si vogliono superare, al contrario di Maufrais. Perché Davis
intende studiare le popolazioni che riuscirà ad incontrare. Non prima di aver raccontato,
in itinere, “i crudeli episodi dei centri di deportazione e la
paurosa vita degli evasi” dal famigerato carcere dell’Isola del Diavolo.
Dalle riprese cinematografiche della moglie verrà realizzato per la Warner Brothers
il film muto a colori, in 16 mm, Jungle Terror (1949), oggi nella
collezione della Smithsonian. E la spedizione viene effettuata appena un
anno prima di quella di Raymond (1948).
Ovviamente
è allestita “alla grande”, all’americana... Avrà carretti “tirati da forzati
e carichi di quella che sembrava una montagna di equipaggiamento per i cinque
mesi da trascorrere nella boscaglia” (pag. 96). Perché è stata rifornita di provviste
in abbondanza dalla Borden’s Milk Products e dalla Dorset Foods. Quindi,
per risalire il fiume Maroni e oltrepassare le sue 80 grandi rapide, si servirà
di sette canoe e di rematori negri Boni (oggi Aluku). Discendenti
dai cimarroni (schiavi africani), che nella parte superiore del fiume,
laddove muta il nome in Itany e si restringe notevolmente, dovranno utilizzare lunghe
pertiche, per poter avanzare. Infine eccoli davanti ai Tumuc-Humac. Così salgono
su una delle cime (Ga Mongo) del Knopoyamoye. Monte che era stato raggiunto
sia da Crevaux che da Coudreau. I due esploratori menzionati da Maufrais.