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sabato 4 maggio 2024

143. RICORDANDO UNO DEI PIU’ GRANDI ANTROPOLOGI (ARTICI) FRANCESI, A TRE MESI DALLA SUA SCOMPARSA: JEAN MALAURIE, MAGONZA, 22 DICEMBRE 1922 – DIEPPE, 5 FEBBRAIO 2024

 

Jean Malaurie al Festival international de géographie 1996
(Ville de Saint-Dié-des-Vosges)
"Jean Malaurie riceve la medaglia d'onore della città di Strasburgo, 23 maggio 2013" (Claude Truong-Ngoc) 

Ieri, apprestandomi a inviare un post su Facebook riguardante il secondo volume della mia trilogia delle GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA, ho visto che tra i personaggi inseriti nel libro c’era anche il nome di Jean Malaurie. Nato nel 1922, all’epoca della pubblicazione era ancora vivo. Essendo da allora trascorsi sei anni, come è mia abitudine (i dati dei miei libri - e delle mie ricerche - sono aggiornati fino al momento della pubblicazione), un rapido controllo su Internet mi ha consentito di scoprire, purtroppo, che è deceduto all’inizio di febbraio, a quasi 102 anni d’età.

Se un paio dei suoi preziosi libri figurano nella mia biblioteca, sia pure indirettamente Malaurie mi conosceva. Perché la sig.ra Gertrude Stolp, vedova del Generale Umberto Nobile, a suo tempo mi aveva riferito come il grande amico di suo marito avesse apprezzato quanto scritto nel 1996. Infatti, in occasione del Settantesimo Anniversario della spedizione del dirigibile Norge, la Rivista Aeronautica aveva ospitato un mio articolo commemorativo sull’impresa: “70 Anni per la Verità” (n. 5, pp. 70-73), nel quale sostenevo come Nobile Amundsen ed Ellsworth fossero stati i primi, sia pure dall’aria, ad aver raggiunto il Polo Nord.

….

Ecco quanto Malaurie ebbe modo di scrivere su Peary, la Conquista del Polo e Nobile:

Ci vuole un Émile Zola americano...

Non ci si può non stupire del fatto che a tutt'oggi il governo americano non abbia ancora sollecitato un'istituzione scientifica indipendente e rispettata che stabilisca finalmente la verità storica. L'ostinazione delle più prestigiose enciclopedie nel conservare, senza riserve, il nome di Peary come conquistatore del Polo Nord lascia perplessi, e bisogna constatare come le voci dei critici che si sono levate (...) stranamente non abbiano trovato alcuna risonanza. L'America, che volle la bandiera stellata al Polo, sembra poco incline ad accordare a questo caro e rimpianto Umberto Nobile - sarà perché è italiano? - il titolo di primo conquistatore del Polo Nord (...) In questa storia polare manca un Zola americano. Non ci possono essere prescrizioni allorché si tratta di correggere un errore o un'impostura..." (J. MALAURIE, Ultima Thulé. Les Inuit nord-groenlandais face aux conquérants du Pôle (1818-1993), Paris: Bordas, 1993 (1990), 221.

…….

Dopo questa breve digressione, ricordo come Malaurie, un autentico "cittadino del mondo" (nato nel 1922 a Magonza, in Germania, da padre normanno e madre scozzese, trasferitosi ben presto in Francia), come ricercatore  non era certamente alle prime armi nella Groenlandia settentrionale

Nel carnet del giovane studioso c’erano già un paio di ricerche geomorfologiche nel Sahara algerino e marocchino. Oltre a due missioni, in qualità di geografo-fisico, sempre in Groenlandia, nell’ambito delle Expéditions Polaires Françaises (1948-1949) dirette dal celebre Paul-Emile Victor. 

Scopo delle E.P.F. era di costruire nel centro della più grande isola della terra, sull'inlandsis, a 400 km dalla costa e a 3.000 metri di quota, una stazione meteo e glaciologica detta "Stazione Centrale". Nello stesso luogo in cui per non molto tempo fu installata l'Eismitte di Wegener - il brillante teorico della deriva dei continenti -, che morirà per congelamento nella sfortunata spedizione del 1930, al ritorno dalla sua stazione.

Gli Inuit Polari, dove invece nel 1950-51 si recherà Malaurie, sono localizzati ben più a nord (76°). 

Questi Inuit, totalmente isolati dal resto del mondo fino all'arrivo di John Ross nel 1818, sono stati i soli non aver mai cacciato una balena. Non disponendo di arpioni adatti o di imbarcazioni collettive (umiaq). Mentre il kayak vi venne reintrodotto solo nel 1863.

 Umanaq, il principale villaggio, venne in seguito ribattezzato dai bianchi "Baia della Stella Polare". Mentre il mitico toponimo di Thule lo ebbe nel 1909 dal grande antropologo dano-groenlandese Knud Rasmussen, che vi fondò il primo spaccio Inuit.

Fino all’arrivo di Malaurie poche erano state le ricerche effettuate nella regione. La prima in assoluto fu la Missione Letteraria Danese del 1902-1904.

Nella missione a Thule del 1950-51, Malaurie consegue risultati di assoluto rilievo, non solo dal punto di vista più strettamente etno-antropologico.

Il 29 maggio 1951 su slitte trainate da cani raggiunge il Polo Magnetico (78° 29' N, 68°54' O). Nello stesso anno mappa 300 Km di coste delle desertiche Terre di Inglefield e di Washington. Battezzando baie e capi con toponimi francesi, Inuit, danesi.

  Tra il 1° ed il 3 giugno del 1951 da Capo Grinnel raggiunge il Fiordo Alessandra, in un viaggio ardimentoso con un team di tre slitte trainate da cani e accompagnato da due coppie di Inuit.

 Un'impresa eccezionale, la sua, realizzata attraversando i ghiacci della banchisa dello Smith Sound, che separa l'isola di Ellesmere (Canada) dalla Groenlandia nord-occidentale. Nel corso della sua permanenza in Groenlandia Malaurie percorrerà complessivamente circa 1.500 Km.

Isolato, come ama raccontare, tra i suoi compagni Inuit di Siorapaluk condivide interamente la loro vita di tutti i giorni. Dorme in un igloo di torba. Mangia i prodotti della caccia. 

Inoltre gli Inuit partecipano attivamente al suo lavoro scientifico, esercitando con ciò un ruolo non certo "gregario".

Facilitato dal molto tempo a disposizione che ha durante la lunga notte polare, effettua ampi studi genealogici.

Interessandosi anche alle risorse dell'habitat circostante, sottolineerà la loro capacità di aver saputo individuare il giusto punto di equilibrio tra i loro bisogni e le risorse naturali.

La lunga esperienza di vita passata in comune tra gli Anangnâmiutt, gli "Uomini del Nord", come si autodefiniscono questi Inuit, in particolare il duro sverno del 1950-51, affrontato senza equipaggiamento polare, né viveri portati da fuori, segnerà indelebilmente la sua vita. 

Da allora completamente dedicata all'approfondimento della conoscenza delle popolazioni del Grande Nord. Grazie anche all'ottimo volano rappresentato dal Centro di Studi Artici, che fonda nel 1958 a Parigi. 

Non limitandosi, quindi, a continuare lo studio di quel gruppo di cacciatori artici.

In circa quaranta anni di attività organizzerà altre trenta missioni, tra Artico centrale canadese, Siberia orientale, Alaska e la stessa Groenlandia. 

Diventando, in tal modo, un eccezionale testimone di un periodo estremamente fondamentale e critico per le culture di quei popoli tradizionali. Sottoposti a massicce e rinnovate ondate di cambiamento provenienti dall'esterno e dal sud.

Nel 1968-1969 fa parte della Commissione franco-québécoise per la creazione del Nouveau-Québec. Il dossier che ne scaturirà, assieme al forte impulso impresso dal senatore Inuit Charlie Watt [l’ho incontrato e intervistato a Fort Chimo (Kuujuaq), proprio nel Nouveau Québec, nel corso del mio survey in sei comunità Inuit dell’Artico canadese, nel settembre del 1983. Già allora era il leader indiscusso degli Inuit canadesi (aveva anche parlato all’ONU). Poi è stato eletto senatore (1984-marzo 2018). Il secondo Inuit in Canada ad avere questo privilegio], contribuirà a realizzare in futuro lo statuto dei territori dell’Artico canadese.

 Nel 1990 dirige la prima spedizione franco-sovietica in Siberia (Čukotka), dove lungo la spiaggia dell’isola di Yttygram “riscopre” il “Viale delle Balene” di origine sciamanica. Formato da crani, ossa e costole di cetacei.

Nel 1992 fonda l’Accademia Polare di Stato a San Pietroburgo (1.000 studenti siberiani, 5 facoltà, 45 etnie), di cui sarà Presidente d’onore a vita.  

Si è sempre battuto per i diritti delle minoranze artiche minacciate dall’industrializzazione, dallo sfruttamento petrolifero, dalla globalizzazione imperante e dalla conseguente omologazione culturale.

Nel 2007 l’UNESCO lo nomina “Ambasciatore di buona volontà” per l’Artico.

Nel 2009 presiede il Primo Congresso Internazionale per l’Artico dell’Agenzia ONU sul Climate change and Arctic sustainable development: scientific, social, cultural and educational challenges

"Jean Malaurie riceve la medaglia d'onore della città di Strasburgo, 23 maggio 2013" (Claude Truong-Ngoc) 










sabato 9 luglio 2022

46. UNA TETRALOGIA DELL'ESPLORAZIONE. VOL. 3: ARTICO-ANTARTICO

 

Slitta neozelandese con materiale (carburante, equipaggiamento) e cibo, da depositare lungo il percorso,
 Commonwealth Trans-Antarctic Expedition (CTAE), Polo Sud, 1957-1958

   Quando a suo tempo progettai la scaletta della mia terza trilogia: Alla Scoperta del Mondo, il volume avrebbe dovuto contenere 28 personaggi, attratti dall’ignoto geografico, storico e culturale, sia dell’America, che delle Regioni Polari. Nel corso della stesura, ho invece ritenuto opportuno dare più spazio ad uno dei capitoli. Quello riguardante il colonnello britannico Percy Fawcett. Esploratore scomparso misteriosamente, nel 1925, nel Mato Grosso brasiliano. 
 (...)  Così, per decenni, nel bacino dell’Alto Xingú sono andati alla ricerca di ogni seppur minimo indizio, racconto o flebile traccia degli scomparsi, come della stessa “Z”, spedizioni ben strutturate e organizzate (di “ricerca e soccorso”, diremmo oggi), che singoli individui. Gradatamente il capitolo su Fawcett è diventato un capitolo-contenitore di diverse altre esplorazioni. 
   In questo terzo libro ho lasciato l’Artico e l’Antartico, mentre l’America figurerà nel quarto volume.

   Dopo questa lunga, seppure indispensabile, digressione, ecco i nomi dei personaggi qui inclusi:

1. 37.000 chilometri a piedi tra i ghiacci, il "carnet" di viaggio dell’esploratore scozzese John Rae. Con le sue imprese, nel XIX secolo ha apportato un notevole contributo alla conoscenza del Grande Nord canadese. La grande esperienza accumulata nel Canada settentrionale gli consentì di muoversi utilizzando al meglio le tecniche di chi da sempre viveva nell'Artico, Indiani e Inuit (eschimesi), che impiegava come guide e interpreti. Indossava abiti di pelliccia. Si spostava con un equipaggiamento ridotto al minimo. Si procurava il cibo utilizzando le tecniche venatorie proprie degli "uomini dalle ombre lunghe".

2.. L'ultimo volo dell'«Aquila». Nella storia delle grandi esplorazioni, un posto del tutto singolare è occupato dalla spedizione al Polo Nord, sul finire del XIX secolo, dell’ingegnere svedese Salomon August Andrée che, a bordo di una mongolfiera, poi abbandonata, scomparve tra i ghiacci con i suoi due compagni di viaggio. Mistero che sarà svelato dopo 33 anni!

......

"La visita allo Scott Polar Research Institute di Cambridge

   Non posso credere ai miei occhi… Eppure all’interno di un’ultimissima vetrina posta all’ingresso, e dedicata alle comunicazioni polari, sembra che ci sia: un piccione! E dire che, entrando nel museo, desideroso com’ero di iniziare al più presto la sistematica e scrupolosa “ricognizione” delle straordinarie testimonianze polari britanniche dello Scott Polar Research Institute, mi era completamente sfuggita. Subito mi domando se è, come penso. Ma sì, è incredibile! Proprio davanti a me, con accanto il suo bravo “collarino” con il logo della spedizione, c’è uno dei piccioni viaggiatori che lo svedese Andrée si portò appresso, sul finire dell’ottocento, nella sua corsa aerea al Polo Nord. Ed è anche uno degli unici due che, nel tempo, si “ritrovarono” a suon di fucilate… Così la visita a Cambridge non può non farmi riandare con il pensiero a quella spaventosa, poi del tutto misteriosa, tragedia sui ghiacci.

La misteriosa scomparsa di un pallone aerostatico diretto al Polo Nord, 1897

   Nella storia dell’arcipelago artico delle Svalbard, che comprende anche i numerosi “attacchi” da qui sferrati per “conquistare” il Polo Nord, un posto del tutto singolare è infatti occupato dalla spedizione di un ingegnere svedese, che scomparve tra le brume e i ghiacci con i suoi due compagni, nel primo tentativo di raggiungere su un pallone aerostatico il Polo. Una missione sfortunata, che pretese il prezzo più alto: le giovani vite dei tre coraggiosi uomini.

   Fin qui non ci sarebbe alcunché da eccepire. La storia delle esplorazioni è costellata di nomi di ardimentosi mai più rintracciati. Come quello del colonnello Percy Fawcett. Nella “norma” rientra anche il fatto che subito si inviarono, seppure inutilmente, numerose missioni di soccorso: alle Svalbard, sulle coste siberiane e, nel 1899, nella Groenlandia orientale. Non si ritrovò quasi niente. Salvo alcuni messaggi lasciati andare fin dall’inizio. Inseriti nei gavitelli. O, come abbiamo visto, attaccati sotto l’ala di un paio di piccioni.

   Il tutto, però, continua ancora a far parte delle inesorabili regole del “gioco”… Fu così che il mistero della fine di Andrée e dei suoi compagni, prima di avventura, poi di sventura, si protrarrà integro per decenni. Commuovendo il mondo intero per quest’ennesima tragedia polare. Eppure c’era stato chi, ad appena un anno dalla misteriosa scomparsa degli aeronauti, si sarebbe trovato vicinissimo, non poteva neanche immaginare quanto, dallo svelare la verità su quel terribile accadimento. Anzi, ce l’aveva letteralmente sotto i piedi! Anche perché il viaggio in mongolfiera era stato, ma allora nessuno poteva esserne a conoscenza, di brevissima durata.

Le "fotografie ritrovate": 14 luglio 1897, l’Aquila dopo l’atterraggio forzato sui ghiacci della banchisa

   Nel 1898 il solito Nathorst sbarcava sull’Isola Bianca (Kvitøya), al largo delle Svalbard. A causa delle rigide condizioni climatiche non si accorse che proprio l’isola celava ciò che il mondo stava invano cercando, da tempo! Non si poté far altro, quindi, che rassegnarsi a quello che, di certo, era stato il loro infausto destino…

Il mistero svelato trentatré anni dopo, nel 1930

   Nel 1930, cioè una generazione dopo, si verrà infine a conoscere, per filo e per segno, del tutto inaspettatamente, ciò che era accaduto nel secolo precedente. Praticamente sapremo tutto! Uno dopo l’altro verranno ritrovati, a non molta distanza dal luogo di partenza della mongolfiera: corpi, oggetti, diari, perfino un’ineccepibile documentazione fotografica che, dopo oltre trent’anni, consentirà di vedere, tra lo stupefatto e il rattristato, le fasi finali del dramma consumatosi a quelle alte latitudini. Ecco perché la vicenda umana dello svedese Andrée, una storia che Verne avrebbe volentieri firmato, sia pure dandogli un esito positivo, è totalmente fuori del comune!"

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2. Conquistare il Polo Nord: la "magnifica ossessione " di Robert Edwin Peary. L'esploratore statunitense sostenne di aver compiuto l'impresa, ma in realtà si fermò a pochi chilometri dalla meta

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   "Più volte ho avuto modo di scrivere sulla non conquista del Polo Nord, nel 1909, da parte dell’americano Robert Peary. Come nel 1996, quando per la Rivista Aeronautica commemorai l’impresa del dirigibile Norge di Amundsen, Nobile, Ellsworth, a cui certamente va ascritto, sia pure dall’aria, quel primato…

Ritratto di Peary, 1907

   Indubbiamente è un personaggio assai controverso della storia delle esplorazioni. Poiché, salvo le due ultime spedizioni (1905-06 e 1908-09), i cui risultati si sono dimostrati inattendibili, è evidente come Peary abbia dimostrato al mondo un indomito coraggio e una capacità di accettare stoicamente la sofferenza. Perché è un uomo ostinato e sorretto da una volontà prodigiosa, animato da un corsaro spirito individualista e dotato di evidente carisma. Insomma un uomo d’acciaio che, ad ogni costo e con ogni mezzo, assume su di sé rischi incredibili, ricercando quella gloria che può raggiungere solo conquistando il Polo. “Io devo diventare famoso”, scriverà alla madre dopo la prima spedizione. Sarà purtroppo questa la sua “magnifica ossessione”

Allakasingwah (Ally), dal 1894 la “moglie” eschimese di Peary.
          E’ stata fotografata nuda dall’esploratore, per “mostrare lo sviluppo fisico e muscolare

La “corsa al Polo”

   Sul finire del XIX secolo la “Conquista del Polo” è divenuta un’autentica e sfrenata gara internazionale, in cui si cimentano esploratori delle più diverse nazionalità, tra cui i più temibili sono i norvegesi. Per di più l’anno prima dell’ultima spedizione, sulla scena polare appare quel dottor Frederick A. Cook, che Peary aveva portato appresso da giovane in Groenlandia, in qualità di etnologo. Oltre tutto gli aveva anche sistemato la gamba spezzata. È partito l’anno precedente dagli Stati Uniti, e non si sa che fine abbia fatto. “Magari è già morto…”, avrà più volte pensato Peary! Comunque Cook è ormai diventato un pauroso incubo, che sempre ha presente dentro di sé. Proprio ora che anche lui è ormai là, a “pochi passi” dal Polo, che certo, prima o poi, raggiungerà… In cuor suo sa bene che ci deve riuscire, “comunque”! Dopo tutti i tentativi esperiti partendo dalla “via americana” (le regioni settentrionali di Groenlandia e dell’isola canadese di Ellesmere), utilizzando teams di supporto per stabilire depositi di provviste e costruire igloo, ricorrendo cioè al “suo” sistema.

   Purtroppo per Peary, l’incubo si materializzerà nel 1909, al suo rientro in patria dall’Artico...

Cape Columbia, Ellesmere settentrionale, punto di partenza verso il Polo Nord. Due Eschimesi Polari accanto al cairn, con i “cartelli indicatori” fatti apporre da Peary

(...) Quanto Peary fa tra il 1892 e il 1895 è eccezionale. Di per sé sufficiente ad annoverarlo tra i più grandi esploratori polari: utilizza i cani come forza motrice e come cibo, così che viaggia spedito, con poco peso, coprendo lunghi tragitti; si è spinto ben più in là di qualsiasi europeo; sperimenta e migliora il pemmican; costruisce igloo; indossa le pellicce eschimesi, che gli servono anche come giacigli e coperte; attraversa nel punto più ampio l’ilandsis; scopre la Terra più a nord del mondo. “Prendi questa bandiera e installala nel posto più a nord che riuscirai a raggiungere”, gli aveva detto nel 1891 Hubbard, primo presidente della National Geographic Society. Ebbene, lui sì, che ci è riuscito..."

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4. Dalle isole Svalbard alla cima dell'Aconcagua: Sir William Martin Conway, esploratore, alpinista, storico dell'arte, scrittore, politico inglese

5. Tracciare una "rivoluzionaria" rotta aerea dall'Europa agli Usa: un sogno sepolto sotto gli spessi ghiacci della Groenlandia. Nel 1930 moriva per il freddo e la fatica Alfred Wegener, astronomo, meteorologo e geologo tedesco

6. La storia di un uomo tra due Poli: l'aviatore ed esploratore americano Lincoln Ellsworth, il cui nome è legato all'impresa del Norge, ma non solo…

7. La "donna di ghiaccio". Nel 1955 l'esploratrice statunitense Louise Arner Boyd sorvolava il Polo Nord, ma aveva già effettuato ben sette spedizioni nell’Artico

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Louise Boyd nel porto di Tromsø, 28 giugno 1928 (foto Anders Beer Wilse)

   "È stata un’esploratrice artica, ma anche una influente esponente dell’Alta Società. Riuscendo agevolmente a passare, con grazia e savoir faire, da un ruolo all’altro… D’altronde afferma con sincerità che: “come la maggior parte delle donne, amo le cose piacevoli. Anche se durante una spedizione indosso calzoni e stivali, a volte senza neppure toglierli mentre dormo (…) Ma, prima di salire su in coperta, mi inciprio il naso. Non importa quanto agitato sia il mare”. Fatto che la “dice lunga” su questo avventuroso personaggio che, a 68 anni compiuti, volerà - prima donna nella storia a farlo - sopra il Polo Nord!

   Eppure non è questo certamente il suo primo exploit, né il più importante di tutti. Altri, certamente più arditi, gli itinerari esplorativi. Tutti rigorosamente concernenti l’Artico, tanto da essere soprannominata: “ice woman”, la “donna di ghiaccio”!

(...) La vita di bordo è sempre abbastanza spartana, scrive Louise. Non c’è acqua corrente, doccia, o bagno. Si indossano solo cappotti pesanti e alti stivali, per proteggersi dalle onde del mare. Non ci sono frigoriferi e il cibo è tutto in scatola. In abbondanza, poiché se ne porta molto di più del necessario, in caso la nave si incagli o venga bloccata dai ghiacci della banchisa, che normalmente vanno frantumati a colpi di dinamite. Appena si sbarca, gli studiosi danno inizio in maniera febbrile alle loro attività. In poche settimane, prima del richiudersi della banchisa, si devono far foto e raccogliere campioni botanici et alia.

  Ogni giorno compie ricognizioni a largo raggio con i suoi scienziati. Mentre esamina di sera, alla fioca luce delle lampade ad olio, quanto collezionato. Sviluppando e catalogando fotografie. Intelaiando campioni. Anche se sostiene come: “il reale lavoro di una spedizione comincia al ritorno. Trascorrerò l’inverno e la prossima estate ad analizzare le nostre scoperte. Si rimane esploratori anche quando si è nella propria casa…”

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8. Novantanove giorni tra i ghiacci dell’Antartide, con la forza dell’esploratore e l’occhio dello scienziato. Il geologo Vivian Fuchs nel 1958 attraversava da parte a parte il Polo Sud per la prima volta nella storia

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Fuchs scende dal trattore, al suo arrivo al punto esatto del Polo Nord

   (...)“Hallo Bunny? Felicissimo di vederti Ed…”.

   I due personaggi, che così si salutano, dopo essersi ritrovati il 19 gennaio 1958, “rinnovando” al Polo Sud l’archetipico incontro Stanley-Livingstone, sono il geologo ed esploratore britannico Fuchs, soprannominato “coniglietto” fin dai tempi della scuola, e il conquistatore neozelandese dell’Everest (1953) Edmund Hillary, giunto inaspettatamente fin là 16 giorni prima… Infatti doveva essere solo Fuchs ad arrivarci, per poi proseguire fino alla parte opposta del continente, nel corso della Commonwealth Trans-Antartic Expedition del 1957-58.

   Ma cominciamo a raccontare dall’inizio la vicenda umana ed esplorativo-scientifica di quest’uomo, che è passato brillantemente dalle savane africane alle distese ghiacciate. Uno studioso che a suo tempo menzionai. Scrivendo sulla misteriosa scomparsa di alcuni geologi, avvenuta, sia nel lago Turkana (Kenya settentrionale), che nel cratere dell’Askja (Islanda) (...)

(...) L’organizzazione della spedizione

   Enorme il dispiegamento di mezzi ed equipaggiamenti modernissimi. Fuchs è ben conscio della rivoluzione tecnologica intercorsa dall’epoca delle eroiche spedizioni del passato. Quando si faceva affidamento su carattere e risorse interiori, proprie e dei compagni. Amundsen si affidava agli sci. Shackleton ai cani. Scott erroneamente ai ponies. Mentre lui si affiderà a 5 Snow Cats, 5 Weasel, 7 trattori Ferguson, 1 trattore Muskeg, slitte trainate da cani, piccoli aerei per le ricognizioni e la localizzazione dei depositi.

   In passato gli esploratori venivano completamente tagliati fuori dal mondo. Quando nel 1916 riemerse dall’Antartico, Shackleton riteneva la guerra terminata. La salma congelata di Scott sarà trovata mesi dopo, ma gli uomini di Fuchs comunicheranno telefonicamente con i loro cari…(,,,)

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Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Esploratori, Geologi.VOL. 3: ARTICO – ANTARTICO 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero, 133 pp., 84 note, Bibliografia, 116 immagini (8 sono dell'A.) 





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[Altre figure dell’esplorazione geografica ed etnico-culturale di Artico e Antartico sono presenti nelle mie due trilogie: Grande Avventura dell’Antropologia e Masters & Commanders verso l’Ignoto.
 Nel primo volume della Grande Avventura dell’Antropologia figurano: la polacca Maria A. Czaplicka e il danese Peter Freuchen
   Nel secondo la missione interdisciplinare e internazionale Jesup, e i francesi Jean Malaurie Charles Rabot; nel terzo il danese Knud Rasmussen, l’islando-canadese Vilhjalmur Stefansson, il francese Paul-Émile Victor, lo statunitense Edward Moffat Weyer.
   Per quanto riguarda i navigatori-esploratori inclusi nella trilogia di Masters & Commanders verso l’Ignoto, gli inglesi John Davis ed Henry Hudson sono nel primo volume (XIV-XVIII secolo). 
  Lo scozzese John Ross, l’estone Fabian G.T. von Bellingshausen, l’inglese John Franklin - lo statunitense Elisha Kane, gli inglesi Robert McClure e Francis L. Mc Clintock -, gli inglesi William Scoresby e William E. Parry, il norvegese Elling Carlsen, lo svedese Nils Adolf E. Nordenskjöld, i norvegesi Otto Sverdrup e Fridtjof Nansen figurano nel secondo volume (XIX secolo). 
  Infine lo svedese Otto Nordenskjöld, i norvegesi Roald Amundsen e Gunnar Isachsen, l’italiano Duca degli Abruzzi, il francese Jean-Baptiste Charcot, lo statunitense Donald B. MacMillan sono inseriti nel volume terzo (XX secolo).
   Altre esplorazioni sono menzionate nel volume: Qui Base Artica Dirigibile Italia, nel capitolo: “Le prime grandi missioni etno-antropologiche e geografiche artiche”].

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SOMMARIO

INTRODUZIONE 

ARTICO 

1. JOHN RAE, 1813-1893 

Premessa: la scomparsa della spedizione Franklin alla ricerca del leggendario Passaggio a Nord-Ovest, 1847 

Il “personaggio”: un orcadiano al servizio della Compagnia della Baia di Hudson 

2. SALOMON AUGUST ANDRÉE, 1854-1897 

La visita allo Scott Polar Research Institute di Cambridge 

La misteriosa scomparsa di un pallone aerostatico diretto al Polo Nord, 1897 

Il mistero svelato trentatré anni dopo, nel 1930 

I personaggi della tragedia polare, direttamente o indirettamente coinvolti 

Biografia 

La partenza dell’Aquila: il breve volo e, poi, lo schianto sulla banchisa polare, 1897 .

La marcia dei tre esploratori sui ghiacci della banchisa 

Il ritrovamento della spedizione, 1930 

3. PEARY, 1856-1920 

3.1 La “corsa al Polo” 

3.2 Un ritratto di Peary

3.3 Polemiche, verifiche e una conferma

3.4 Biografia

3.4.1 Le Spedizioni, dal 1884-85 al 1898-1902: Nicaragua, Groenlandia, Ellesmere (Canada) 

3.4.2 La nave Roosevelt

3.4.3 Le Spedizioni, 1905-06: Ellesmere e verso il Polo Nord: 87° 6’ Lat N. La Roosevelt si spinge fino agli 82°20’ Lat N 

3.4.4 Le Spedizioni, 1908-09: la “Conquista del Polo”

3.4.5 Epilogo: tra trionfo e amarezza 

4. WILLIAM MARTIN CONWAY, 1856-1937 .

L’arrivo nelle Svalbard, 1896 

Biografia, la fase artistica 

La fotografia come documentazione delle sue spedizioni

Biografia, la fase alpinistica: Alpi, Karakorum, Himalaya, Ande, Terra del Fuoco 

5. ALFRED WEGENER, 1880-1930 

Lo tsunami del 2004, la teoria della deriva dei continenti e Wegener 

Biografia

Due spedizioni in Groenlandia: 1906-08 e 1912-13 

La terza (e ultima) spedizione in Groenlandia per installare, al centro della calotta glaciale (ilandsis), la base scientifica Eismitte, 1930 

Il progetto 

Le negatività presenti nel progetto: difficili condizioni climatiche, l’assenza di una solida leadership…

Un rientro fatale per Wegener 

6. LINCOLN ELLSWORTH, 1880-1951 

Biografia

Con Amundsen in aereo, 1925

A bordo del dirigibile Norge sorvola il Polo Nord, 1926 

A bordo del dirigibile Graf Zeppelin sorvola la Terra di Francesco Giuseppe, 1931 .

La prima traversata aerea del Polo Sud, 1935-36 

7. LOUISE ARNER BOYD, 1887-1972 

Dall’High Society… all’Artico 

Svalbard, Terra di Francesco Giuseppe, 1926 

Nell’Atlantico del Nord, 1928: dalla Terra di Francesco Giuseppe alla Groenlandia, alla ricerca di Amundsen 

Di nuovo nella Terra di Francesco Giuseppe, tra i Lapponi (Sami) della Scandinavia e nella Groenlandia orientale, 1930-1938

La missione strategico-militare nella Groenlandia nord-occidentale, 1941

Il volo sopra il Polo Nord, 1955 

ANTARTICO 

8. VIVIAN FUCHS, 1908-1999 

Biografia 

La spedizione nella Groenlandia orientale, 1929 

Kenya, Uganda-Zaire, Tanzania, 1930-31 

Lago Turkana, Kenya, 1934: la misteriosa scomparsa di due scienziati 

Tanzania, 1937-38 

Nelle Isole Falkland, 1947-1950 

La Grande Traversata Antartica, 1957-58: la Commonwealth Trans-Antarctic Expedition 

L’organizzazione della spedizione 

La realizzazione delle basi Shackleton, South Ice, Scott e di depositi sull’altopiano polare, 1955-57 

Inizia l’attraversamento dell’Antartico di Fuchs: 24 novembre 1957 

Al Polo Sud: 19 gennaio 1958 

BIBLIOGRAFIA

venerdì 10 dicembre 2021

5. NEL PASSAGGIO A NORD-OVEST. PROLOGO AD UNA RICERCA ANTROPOLOGICA NELL'ARTICO CANADESE

Un’immagine che viene da un “remoto passato”… La banchisa si sta rapidamente riformando nell’Alto Artico canadese (74° 43' N), in un tratto del famoso Passaggio a Nord-Ovest (Stretto di Barrow), davanti alla Cornwallis Island (Resolute Bay, oggi Qausuittuq), nel Territorio autonomo di Nunavut. Siamo nel mese di Settembre del 1983! A non molta distanza, a sinistra della foto, c’è l’isolotto di Beechey, che ha rappresentato la prima base della grande spedizione britannica comandata da Franklin. Salpata nel 1845, poi inoltratasi con le sue navi nell’arcipelago artico, alla ricerca del Passaggio a Nord-Ovest e, infine, scomparsa misteriosamente nel nulla. In seguito l’isolotto costituì anche il campo base per le decine di spedizioni di “ricerca e soccorso” britanniche, americane e canadesi, per decenni inviate alla sua ricerca. L’isolotto conserva le tombe dei primi tre marinai della spedizione deceduti (1846). Grazie al terreno gelato (permafrost), le salme, a distanza di oltre un secolo, risultarono perfettamente conservate. Come potrà constatare la spedizione Beatty-Geiger, un anno dopo il mio arrivo a Resolute (1984). II successivo esame anatomo-patologico eseguito sui loro corpi farà infatti scoprire la causa della tragedia, che aveva colpito la più imponente spedizione artica mai allestita dall’Ammiragliato! 
(© Franco Pelliccioni)


Attualmente  sto lavorando alla stesura di un libro sul Passaggio a Nord-Ovest

Sarà diviso in tre parti: L'A e il Passaggio a Nord-Ovest; Alla scoperta del Passaggio a Nord-Ovest: Esploratori, Navigatori e Antropologi (22 personaggi); Il cambiamento climatico. 

Il libro sarà seguito da; Verso il Polo Magnetico. Un'Indagine lunga 7.000 chilometri nel Passaggio a Nord-Ovest, tra gli Inuit dell'Artico canadese.

Per chi fosse interessato all'Artico (e all'Antartico), il terzo volume della mia tetralogia: ALLA SCOPERTA DEL MONDO.  ESPLORATORI E GEOLOGI: ARTICO-ANTARTICO, nella quale non figurano né i Navigatori, né gli Antropologi. Questi ultimi si trovano nelle due trilogie: cronologicamente in  MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO: NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA; alfabeticamente in: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B081FD5HWH

Cartaceo: https://www.amazon.it/dp/1708675663

1. 37.000 chilometri a piedi tra i ghiacci, il "carnet" di viaggio dell’esploratore scozzese John Rae. Con le sue imprese, nel XIX secolo ha apportato un notevole contributo alla conoscenza del Grande Nord canadese. La grande esperienza accumulata nel Canada settentrionale gli consentì di muoversi utilizzando al meglio le tecniche di chi da sempre viveva nell'Artico, Indiani e Inuit (eschimesi), che impiegava come guide e interpreti. Indossava abiti di pelliccia. Si spostava con un equipaggiamento ridotto al minimo. Si procurava il cibo utilizzando le tecniche venatorie proprie degli "uomini dalle ombre lunghe".

2.. L'ultimo volo dell'«Aquila». Nella storia delle grandi esplorazioni, un posto del tutto singolare è occupato dalla spedizione al Polo Nord, sul finire del XIX secolo, dell’ingegnere svedese Salomon August Andrée che, a bordo di una mongolfiera, poi abbandonata, scomparve tra i ghiacci con i suoi due compagni di viaggio. Mistero che sarà svelato dopo 33 anni!

3. Conquistare il Polo Nord: la "magnifica ossessione " di Robert Edwin Peary. L'esploratore statunitense sostenne di aver compiuto l'impresa, ma in realtà si fermò a pochi chilometri dalla meta

4. Dalle isole Svalbard alla cima dell'Aconcagua: Sir William Martin Conway, esploratore, alpinista, storico dell'arte, scrittore, politico inglese

5. Tracciare una "rivoluzionaria" rotta aerea dall'Europa agli Usa: un sogno sepolto sotto gli spessi ghiacci della Groenlandia. Nel 1930 moriva per il freddo e la fatica Alfred Wegener, astronomo, meteorologo e geologo tedesco

6. La storia di un uomo tra due Poli: l'aviatore ed esploratore americano Lincoln Ellsworth, il cui nome è legato all'impresa del Norge, ma non solo…

7. La "donna di ghiaccio". Nel 1955 l'esploratrice statunitense Louise Arner Boyd sorvolava il Polo Nord, ma aveva già effettuato ben sette spedizioni nell’Artico

8. Novantanove giorni tra i ghiacci dell’Antartide, con la forza dell’esploratore e l’occhio dello scienziato. Il geologo Vivian Fuchs nel 1958 attraversava da parte a parte il Polo Sud per la prima volta nella storia