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venerdì 13 dicembre 2024

302. Il “MARCO POLO cinese”: CHENG HO (ZHENG HE), 1371-1424, l'EUNUCO DEI TRE GIOIELLI (Sanbao taijian) e le sue sette spedizioni nell’Oceano Indiano [AFRICA ORIENTALE] del 1405-1407; 1408-1411; 1413-1415; 1416-1417; 1421-1422; 1424-?; 1430-33; L’Oceano Indiano; I Ming e l'Eunuco dei Tre Gioielli; Tramonto di una straordinaria epopea. Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

Le grandi giunche oceaniche di Cheng Ho-Zheng He erano scortate da veloci giunche di guerra per difenderle dagli attacchi pirateschi

Cosa c'è nel libro

Il primo volume si interessa ai Navigatori che, dal XIV secolo fino alla soglia del secolo XIX, si spinsero ai “confini del mondo” per esplorare ulteriori rotte marittime e ricercare altre terre e nuovi continenti. Ecco i loro nomi: Cheng Ho (Zheng He), 1371-1424, L’infante Dom Henrique (“Enrico Il Navigatore”), 1394-1460; Giovanni Caboto, 1450?- 1498;  Bartolomeo Díaz, 1450-1500,  Gaspar Corte-Real, ca. 1450-1501,  Amerigo Vespucci, 1454-1512   Jacques Cartier, 1491-1557 Sir Francis Drake, 1544-1596, John Davis, 1550-1605, Henry Hudson, 1570-1611, Samuel De Champlain, ca. 1570-1635,  Abel Tasman, 1603-1659, Jacob Roggeveen, 1659-1729,  James Cook, 1728-1779  (A bordo dell’Endeavour, la nave del primo viaggio nel Pacifico di Cook), George Vancouver, 1757- 1798.

...

Il “MARCO POLO cinese”: CHENG HO (ZHENG HE), 1371-1424, l'EUNUCO DEI TRE GIOIELLI (Sanbao taijian) e le sue sette spedizioni nell’Oceano Indiano [AFRICA ORIENTALE] del 1405-1407; 1408-1411; 1413-1415; 1416-1417; 1421-1422; 1424-?; 1430-33 

L’Oceano Indiano 

 Nonostante le sue dimensioni, anche l'Oceano Indiano è stato un "mare che ha unito". 

Come il Mediterraneo. 

E come il "Mare Nostrum" ha visto la circolazione e lo "scambio" di uomini, idee e culture. 

Vi si sono consolidati traffici commerciali, ma anche itinerari esplorativi e di "scoperta". 

Nei due sensi: sia verso l'Asia, che verso l'Africa (...)

(...) I Ming e l'Eunuco dei Tre Gioielli 

 I contatti diretti, scientificamente accertati, dei cinesi con l'Africa risalgono comunque al periodo in cui i Ming, dopo aver cacciato gli invasori mongoli e ottenuto il controllo sulla Cina, iniziarono ad espandersi sui mari e a popolare i territori adiacenti al loro immenso Impero. 

Fu proprio durante questa dinastia e, in particolare, al tempo del suo terzo (Yung-lo) e quinto (Hsüan-tê) Imperatore, che il famoso "Grande Eunuco" Cheng Ho (1371- 1424), un musulmano nativo dello Yùnnan (Yúnnán), anche noto come l'Eunuco dei Tre Gioielli (Sanbao taijian), portò a termine ben sette spedizioni marittime nei "mari del sud e in occidente". 

Visitando più di trenta paesi, al comando di numerose grandi giunche oceaniche, caratterizzate da vele simili a “grandi nuvole nel cielo” (...) e di migliaia di uomini. 

 Egli aveva saputo conquistare la fiducia del terzo Imperatore e della sua Corte, in particolare del suo elemento femminile. 

Desideroso come non mai di ottenere quanto di più diverso ed esotico potesse arrivare dai lontani paesi occidentali. 

 Nel corso della prima spedizione, iniziata nel 1405 e terminata nel 1407, Cheng Ho ebbe sotto di sé una flotta di 62 navi (...): "nel 3 anno di Yung-lo, alla 6 luna [27 giugno-25 luglio 1405] fu impartito l'ordine a Ho e ai suoi colleghi (...) di recarsi in ambasceria nei mari dell'Occidente. 

Il 5 anno, alla 9 luna [1-30 ottobre del 1407] tornarono in patria " (...). 

Le altre seguirono negli anni 1408-1411; 1413-1415;1416-1417; 1421- 1422; 1424-?; 1430-33. 21 

 Cheng Ho esplorò la costa orientale africana, toccando oltre Mogadiscio (Mu-ku-tu-shu), dove gli fu regalata una hua-fu-lu (zebra a strisce), Brava (Pu-la-wa) - qui ebbe in regalo cammelli e uccelli-cammello (cioè struzzi) -, e Zeila? (La-sa)

Infine giunse alla città di Malindi (Ma-lin) nel corso della quarta, quinta e, infine, settima (e ultima) spedizione. 

Dopo di allora non ci saranno altre spedizioni di "navi cinesi dalle gemme preziose", come furono definite. 

Poiché, se queste grandiose missioni avevano anche lo scopo di “riportare in patria innumerevoli oggetti preziosi di nome sconosciuto prodotti nei paesi lontani, le spese fatte dalla Cina non furono di poca entità"... (...). 

Oltre che in diverse opere cinesi (...), i viaggi vengono "narrati" anche in iscrizioni su pietra che lo stesso Cheng Ho fece scolpire su due tavolette: l'una nel tempio di T'ien Fei (la Sposa Celeste) a Liu-chia-Chiang, nella regione del T'ai-ts'ang (14 marzo 1431), e l'altra a Ch'ang-lo, nel Fukien (“in un fortunato giorno del secondo mese d'inverno degli anni 1431-1432”) (...). 

Entrambe furono casualmente scoperte nel 1935-37. 

 A proposito di quello che costituì l'ultimo viaggio di Cheng Ho, l'iscrizione del tempio di T'ien Fei così recita:" nel quinto anno di Hsüan-tê [1430] partendo ancora una volta per i [paesi] barbari allo scopo di far conoscere gli ordini imperiali, la flotta gettò l'ancora ai piedi del luogo sacro, e ricordando come in precedenza avevamo ricevuto in varie occasioni il beneficio della protezione della divina intelligenza scrivemmo per questo un testo sulla pietra" (...). 

Tramonto di una straordinaria epopea 

 Alla fine del XV secolo la talassocrazia di un tempo cedette il passo ad uno "splendido isolamento". 

Le prime misure prese dalle autorità furono di vietare la costruzione di giunche con più di due alberi e di chiudere tutti i grandi cantieri navali. 

Nel secolo successivo esse furono ben più numerose e rigorose.

 Tanto da arrivare nel 1525 alla promulgazione di un editto imperiale, che autorizzava "i funzionari costieri a distruggere tutte codeste navi e ad arrestare i marinai che avessero continuato a navigare con esse". 

 Secondo l'interpretazione di diversi studiosi, l’eccessivo vento isolazionista fu causato (...) soprattutto dal fatto che i portoghesi (...)  avevano iniziato ad espandere minacciosamente i loro traffici sui mari d'Oriente. 

 Di questo avvincente capitolo riguardante le relazioni, nel Medioevo, tra Cina e Africa, non ci rimangono ora che frammenti sparsi di porcellane e alcune manciate di monete. 

Nel tempo i nuclei di cinesi, che si erano stabiliti sulle isole al largo dell'Oltre Giuba somalo (Isole Bagiuni) e della costa settentrionale del Kenya, furono gradualmente assorbiti dalle popolazioni locali (...).

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

E-Book, versione cartacea di grande formato (16,99 x 24,4) a colori e bianco e nero, I e II ediz., 170 pp, 32 note, 130 immagini, di cui 101 a colori (38 sono dell'A.

E-Book
https://www.amazon.it/dp/B077LVJGGJ


Versione cartacea bianco e nero, I ediz. 

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Versione cartacea a colori, I ediz
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Versione cartacea colori, II ediz

https://www.amazon.it/dp/1791931529
 
Versione cartacea bianco e nero, II ediz. 



domenica 17 marzo 2024

135. MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA: E-BOOK, VERSIONE CARTACEA ILLUSTRATA DI GRANDI DIMENSIONI A COLORI E IN BIANCO E NERO, VERSIONE NON ILLUSTRATA

 

In copertina: bel primo piano di un danzatore-suonatore di tamburo Chuka, Mountain Kenya Safari Club, Nanyuki, 1980
(© Franco Pelliccioni) 

PRESENTAZIONE: IL PAESE, LE GENTI, IL LIBRO

IL LIBRO

   Il libro, come indicato dal sottotitolo, offre una panoramica generale sui popoli del Kenya. Il titolo "Maasai" è stato invece scelto per celebrare un popolo le cui imprese guerresche hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'Africa e nell'immaginario collettivo europeo.

   Il libro presenta una rassegna etno-antropologica delle principali tribù kenyote, suddivise in base a diversi criteri, quali economia, lingua, rapporto con il territorio e con gli altri popoli, elementi culturali. Alcune di queste tribù sono trattate in modo più approfondito, sia per la loro cultura in generale, sia per alcuni aspetti specifici, che la rendono particolarmente interessante.

   Sfogliando le pagine del volume, dapprima testo e fotografie condurranno il lettore tra le fertili White Highlands, contrassegnate dalla presenza di estese piantagioni di caffè e tè. Poi, discendendo sul fondo della grandiosa Rift Valley, potrà vedere coltivazioni, savana, foreste e laghi, a volte anche di soda. Come il Magadi, al confine meridionale con la Tanzania, che si può addirittura attraversare in macchina!

   Dirigendosi verso il nord del paese, incontrerà invece steppa, deserti e lugga [Letti asciutti di corsi d’acqua].  Perché quelle sono le terre dei nomadi Nilo Camiti e Cusciti. Allevatori in particolare di dromedari. Il cui stile di vita è spesso scandito da razzie e contro razzie di bestiame, più o meno sanguinose.

   Dal punto di vista storico, un rapido excursus lo farà tornare molto indietro nel tempo. Sarà così che si imbatterà nelle straordinarie scoperte della famiglia Leakey, che hanno saputo disegnare nuove date per l’evoluzione dell’Uomo. Poi un grosso balzo in avanti nella storia gli farà incontrare i primi invasori. Vengono dall’Europa (portoghesi)[Preceduti da indonesiani, arabi e persiani], ma anche dall’Arabia (Omaniti). Questi ultimi, dopo essere stati costretti ad abolire la schiavitù, da Zanzibar saranno in grado di esercitare ancora la loro sovranità sul paese, sia pure nominale, fino all’indipendenza del Kenya.

   Nel frattempo, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la ferrovia Mombasa-Kampala aprirà la strada alla colonizzazione britannica. Così un paio di testimoni saranno in grado di fornirgli qualche elemento in più su un’epoca nella quale molti africani non avevano mai visto un uomo bianco. Erano gli stessi tempi in cui si imponeva la Pax Britannica tra le varie tribù, organizzando spedizioni punitive. Come contro i Turkana del nord. Qualche decennio dopo, la fase terroristica dei Mau Mau sarà seguita dall’indipendenza (1963). 

. Carta politica, 1988
(University of Texas at Austin, Perry-Castañeda Map Collection) 

I capitoli antropologici

   La rassegna è aperta dalla “cultura mista costiera” dei Swahili. Appartengono ai Bantu, a parte alcune realtà minori (Arabi, Shirazi). La loro è una cultura sincretistica, che ha saputo realizzare un’interessante civiltà urbana, densa di sviluppi nel campo dell’architettura, dell’arte, della letteratura scritta in caratteri arabi.

   Subito dopo con gli agricoltori sedentari Bantu, come i Kikuyu, il lettore saprà come il pagamento della “ricchezza della sposa” non equivalga alla compera di una moglie. Qui si inoltrerà nel “Mondo perduto” dei pescatori Bagiuni, vessati da una lunga pulizia etnica da parte somala.

   Il testo del successivo capitolo è tra i più corposi. Riguarda i Nilo Camiti e, naturalmente, i famosi nomadi pastori Maasai. Ampiamente conosciuti attraverso la letteratura e la filmografia, costituirono una formidabile barriera fisica alla penetrazione, prima afro-araba, poi europea, dell’interno africano. Del resto le loro razzie li spingeranno, non solo a Mombasa sulla costa, ma anche a molta distanza dalla loro terra. Fino al lago Nyassa, a ben 800 km di distanza.

   Solo Joseph Thompson, un coraggioso giovanotto inglese, riuscirà ad attraversare per primo la loro pericolosa terra. Giungendo indenne fin sulla sponda del lago Victoria. Il capitolo include anche elementi e fatti poco noti e indubbiamente interessanti. Tra i quali il “complesso del bestiame”, del resto condiviso da altri gruppi di allevatori, e il “governo diffuso”. Senza trascurare le profezie, per lo più avveratesi, del grande laibon (mago professionista) Mbatian, il cui nome figura oggi sulla più alta vetta del monte Kenya.

   Le tribù di lingua cuscitica Somali, Borana, Rendille sono anch’esse composte da allevatori, soprattutto di dromedari. Un accenno (più che sufficiente!) al complicatissimo sistema sociale dei gada (classi d’età) per i Borana, è seguito dalla importantissima cerimonia collettiva del galgulumi per i Rendille, che ogni quattordici anni si tiene in un gigantesco insediamento, che vede riuniti tutti i clan, sulla sponda orientale del lago Turkana, alle pendici del monte Kulal.

   Cerimonia che purtroppo mi “perderò” nel 1980, poiché avverrà un mese dopo la mia partenza dal Kenya. Al termine di quella che è stata la mia seconda ricerca antropologica sul campo. Infatti nel 1980 mi trovavo proprio in quel desertico e settentrionale lago, a non molta distanza dal luogo prescelto per l’occasione. Tanto da poter osservare un notevole incremento della presenza Rendille. La mia prima ricerca risale invece al 1976, ed è stata effettuata nella cittadina multietnica e multiculturale di Isiolo, a nord del Monte Kenya [Situata a 1.106 m di quota, contava 8 201 abitanti all’ultimo censimento del 1969. Erano invece 45 989 nel 2009]Così ho ritenuto utile qui inserire estratti di entrambi i miei diari, Integrando, arricchendo e vivacizzando il testo, con narrazioni “dal vivo” di fatti, luoghi, situazioni, imprevisti, stati d’animo, emozioni, incontri con “l’altro da noi”.... 

Così questo è anche un libro sul Kenya, come l’ho conosciuto e apprezzato durante i miei due lunghi soggiorni: dai confini con la Tanzania, a sud (lago Magadi e Rift Valley), a quello con l’Etiopia, a nord-ovest (lago Turkana) e a nord (Marsabit), alle sponde dell’Oceano Indiano, ad est (Mombasa, Malindi, Gedi)

   La rassegna si conclude con i popoli considerati “marginali”. Pressoché sconosciuti al grosso pubblico, comprendono i cacciatori raccoglitori Bon delle intricate foreste costiere, ai confini con la Somalia; i Dorobo delle foreste dell’interno; i pescatori Elmolo del lago Turkana.

   Ho anche inserito brani dai libri, sia di Thompson, che di Teleki. Che con von Hohnel scoprì il lago oggi chiamato Turkana. Dandogli il nome di Rodolfo, in onore del Principe ereditario della Corona d'Austria[Meno di un anno dopo si sarebbe suicidato a Mayerling, assieme alla sua amante]Inoltre ho aggiunto un paio di paragrafi relativi alla “scoperta”, nel XIX secolo (e nel 1952), degli sfuggenti cacciatori Bon.

   In appendice una galleria “etnografico-artistica” espone le miniature di dipinti raffiguranti i membri di numerose tribù kenyote riportate su 22 carte da gioco. Indubbiamente si inspirano ai ritratti realizzati da Joy Adamson [L’autrice di Nata Libera]. per il governo del Kenya, a partire dal 1949. Per l’attenta cura di dettagli, particolari e paraphernalia tradizionali, sono in grado di contribuire alla maggiore comprensione della variegata umanità kenyota.   

   Il libro, 155 pp, 248 note, è corredato da 154 foto (69 sono mie). Tutte le altre sono d’epoca, alcune anche abbastanza rare. Come quella relativa ad un altro famoso laibon: Lenana, figlio di Mbatia(ca. 1890) [Avrà l’onore di figurare sulla terza vetta più alta del monte Kenya]. 

DA: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

Le copertine delle quattro versioni del libro
E-Book:  https://www.amazon.it/dp/B0CP2Z7QT3

Versione cartacea a colori "premium":  
https://www.amazon.it/dp/B0CPSNZ9BW

versione cartacea in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/B0CPVC5QBM

versione cartacea non illustrata: https://www.amazon.it/dp/B0CQ7FTRZX


Quella non illustrata (contiene le seguenti carte: politica; fisica; demografica; etnografica; Periplo del Mare EritreoOperazione di “pattugliamento” militare tra i TurkanaPercorso della spedizione Teleki-von Hohnel ai laghi Rodolfo e Stefanie;  Distribuzione delle tribù Somale; Villaggi dei Bon nel distretto di Lamu; Mappa dell'area meridionale Galla e Waboni insieme ai paesi somali adiacenti: dopo i suoi viaggi del 1866 e 1867 di von R. Brenner"), di dimensioni ridotte (15,2 x 22,9) e più economica  potrebbe essere anche impiegata nei corsi di Antropologia Culturale, Etnologia, Storia dell'Africa, Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici, Geografia

SOMMARIO
PRESENTAZIONE 
IL PAESE 
LE GENTI 
IL LIBRO 
I capitoli antropologici 
Dal diario di ricerca, agosto 1980 
Escursione verso il sud della Rift Valley e il confine con la Tanzania: Masaailand, Lago Magadi, il sito paletnologico e paleontologico dell’Olorgesailie 
1. INTRODUZIONE STORICA 
UN SALTO NELLA PREISTORIA: SCOPERTE PALEONTOLOGICHE E PALETNOLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE 
STORIA ANTICA
L’AZANIA, LA “TERRA DEGLI ZENG, O ZENJ” 
I PRIMI EUROPEI ARRIVANO DAL PORTOGALLO 
IL DOMINIO DEI SULTANI OMANITI
L’AVVENTO COLONIALE INGLESE: IMPERIAL BRITISH EAST AFRICA COMPANY (1887), PROTETTORATO DELL’AFRICA ORIENTALE BRITANNICA (1895), PROTETTORATO E COLONIA DEL KENYA (1920), RIVOLTA MAU MAU (1952-56). INDIPENDENZA (1963) .
Qualche approfondimento storico 
La creazione del Northern Frontier District (1909) 
Due testimoni dei prodromi della colonizzazione britannica .
Browne (1909-1916) 
Storia della fondazione di Fort Hall tra i Kikuyu e i Maasai (1900). Nel 1907 giunge Winston Churchill 
Yardley (1918), Kenya settentrionale: lago Rodolfo (oggi Turkana), Abissini [Merille?], Turkana, razzie, schiavitù, Somali .
2. INTRODUZIONE GEOGRAFICA, DEMOGRAFICA, ETNO-ANTROPOLOGICA 
Dal diario di ricerca del 1976 
Un'inopportuna escursione etnografica in un accampamento di razziatori Samburu (Nilo-Camiti), a nord della cittadina di Isiolo, Kenya settentrionale 
LA PREZIOSA GALLERIA DI DIPINTI ETNOGRAFICI DEL KENYA: 22 POPOLI IMMORTALATI SULLA TELA DALLA TALENTUOSA ARTISTA JOY ADAMSON 
3. LA “CULTURA MISTA COSTIERA”: I SWAHILI 
INTRODUZIONE: LE “CONTAMINAZIONI” ETNICO-LINGUISTICO-CULTURALI AFRO-ASIATICHE 
Una straordinaria fonte storica. Il Periplo del Mare Eritreo, Portolano Greco-Egiziano del I sec. D.C. 
L’Azania 
Contatti con l’Estremo Oriente: le esplorazioni medievali cinesi 
I Cinesi in Africa Orientale: le fonti scritte 
I Ming e le sette esplorazioni marittime di Cheng Ho (o Zheng He), l'«Eunuco dei Tre Gioielli». Fonti scritte e iscrizioni su pietra 
Tramonto di una straordinaria, avventurosa e misconosciuta epopea asiatica nell’Oceano Indiano 
Il contributo acculturativo portoghese 
Alla fine del xix secolo nel folto della foresta equatoriale costiera è scoperta la Macchu Picchu africana, la città medievale di Gedi
3.1 LA CULTURA SINCRETISTICA SWAHILI 
La lingua Swahili, il Kiswahili 
Utendi Wa Inkishafi, celebre poema che rimpiange i fasti del passato 
4. I BANTU, GLI “UOMINI”: GLI AGRICOLTORI SEDENTARI 
Migrazioni, Economia 
Una caratteristica culturale condivisa da numerosi popoli africani: 
la “ricchezza della sposa” 
4.1 I KIKUYU E LA RIBELLIONE ANTIBRITANNICA MAU MAU, PER RIAVERE LA TERRA DEGLI AVI 
Il mito delle origini e il perché dei nomi femminili del sistema clanico patrilineare Kikuyu 
4.2 I BAGIUNI 
Il “mondo perduto” dei Bagiuni, tra le omonime isole somale, l’arcipelago di Lamu, la costa del Kenya: una “pulizia etnica” lunga oltre trenta anni
5. I NILO-CAMITI: I NOMADI PASTORI 
Una caratteristica culturale: il “Complesso del Bestiame” tra i popoli allevatori dell’Africa Orientale 
5.1 I MAASAI 
Nell’immaginario collettivo europeo, arabo e africano 
Nelle terre dei Maasai: Joseph Thompson (1883); la spedizione Teleki-von Hohnel (1888); Charles William Hobley (1929) 
Una storia realmente bellicosa 
Sanguinosi conflitti intertribali (e intratribali: il “suicidio” collettivo Maasai) e la “Pax Britannica” 
Il “governo diffuso”, sistema politico della società acefala Maasai
Le profezie avverate del grande laibon Mbatian 
6. I NILOTICI 
6.1 I LUO 
Migrazioni dei Lwoo 
7. LE POPOLAZIONI DI LINGUA CUSCITICA 
7.1 SOMALI 
7.2 BORANA 
Il sistema sociale dei gada o classi d’età 
Dal diario di ricerca, 1976 
Un inaspettato incontro notturno sulla pista per Garba Tula (e la Somalia) 
7.3 RENDILLE 
Il ciclo della vita tra i Rendille 
Dal diario di ricerca, fine agosto 1980 
Loyangalani, Lago Turkana, Kenya settentrionale: la ricerca ha termine. Non sarà possibile assistere a settembre al Galgulumi Rendille
Un coup de théâtre. Sulla scena “irrompe” un lago il cui nome sembra uscire da un libro di favole, anziché da un testo geo-storico dell’Africa orientale: Lake Paradise 
Il mistero di un “bel nome”
8. LE CULTURE “MARGINALI”: I CACCIATORI RACCOGLITORI DOROBO E BON; I PESCATORI ELMOLO 
8.1 DOROBO, CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLE FORESTE 
Il primo europeo ad incontrare i Dorobo, nel corso del suo coraggioso attraversamento della terra Maasai, è l’esploratore britannico Thompson (1883) 
8.2 GLI ELMOLO PESCATORI DEL LAGO TURKANA 
Gli Elmolo, dalla scoperta europea (1888) al 2020 
Alcune caratteristiche culturali 
Dal diario di ricerca, Lago Turkana, Kenya settentrionale, agosto 1980 
L’arrivo al lago, a ca. un secolo dalla sua scoperta e a ca. venti dai miei primi studi antropologici sui Turkana 
Loyangalani, un’oasi nella lava 
Il lodge gestito da un’intrepida donna vicentina
Contatti con la Missione
Con una barca, nonostante l’altezza delle onde del lago per il forte vento, raggiungo il vecchio villaggio degli Elmolo 
Nel villaggio 
Nel 2019 le piogge causate dal cambiamento climatico e la conseguente crescita del livello delle acque del lago hanno costretto gli Elmolo ad abbandonare il villaggio, per portarsi su terreni più’ elevati 
8.3 I BON (BONI, AWEER, WABONI), CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLA FORESTA COSTIERA 
I Bon oggi 
Storia dell’avventurosa scoperta dei Bon nelle foreste costiere tra Somalia e Kenya .
Nel 1952 l’incontro dell’etnologo italiano Vinigi Grottanelli con i Bon 
9. APPENDICE 
DAL DIARIO DI RICERCA: UN’AVVENTUROSA “PRIMA” KENYOTA NEL CORSO DELLA MIA INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO, GIUGNO 1976 
Laisamis, lungo la pista per ritornare ad Isiolo 
Un doveroso aggiornamento 
UNA GALLERIA ETNOGRAFICO-ARTISTICA “PARTICOLARE”
10.BIBLIOGRAFIA 
CARTE 
NOTE
 



venerdì 15 dicembre 2023

119. MAASAI EDIZ. NON ILLUSTRATA: GENTI E CULTURE DEL KENYA




https://www.amazon.it/dp/B0CQ7FTRZX

 Contiene le seguenti carte e mappe del Kenya: politica; fisica; demografica; etnografica; Periplo del Mare EritreoOperazione di “pattugliamento” militare tra i TurkanaPercorso della spedizione Teleki-von Hohnel ai laghi Rodolfo e Stefanie;  Distribuzione delle tribù Somale; Villaggi dei Bon nel distretto di Lamu; Mappa dell'area meridionale Galla e Waboni insieme ai paesi somali adiacenti: dopo i suoi viaggi del 1866 e 1867 di von R. Brenner". 

Ritengo che questa versione possa essere utilmente impiegata nei corsi di Antropologia Culturale, Etnologia, Storia dell'Africa, Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici, Geografia.  

domenica 10 dicembre 2023

118. E' ONLINE ANCHE LA VERSIONE CARTACEA IN BIANCO E NERO DEL LIBRO: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA



https://www.amazon.it/dp/B0CPVC5QBM

                          Grande formato (16,99 x 24,4), 174 pp., 173 foto,                                                  bibliografia, 258 note

SEGUIRA' L'EDIZIONE NON ILLUSTRATA
(contiene le seguenti carte e mappe del Kenya: politica; fisica; demografica; etnografica; Periplo del Mare Eritreo; Operazione di “pattugliamento” militare tra i Turkana; Percorso della spedizione Teleki-von Hohnel ai laghi Rodolfo e Stefanie;  Distribuzione delle tribù Somale; Villaggi dei Bon nel distretto di Lamu; Mappa dell'area meridionale Galla e Waboni insieme ai paesi somali adiacenti: dopo i suoi viaggi del 1866 e 1867 di von R. Brenner")


 

sabato 23 settembre 2023

108 BIS. UNA "VOCE", LA MIA, CHE NON TROVERETE SU WIKIPEDIA! PARTE SECONDA: LE RICERCHE SUL CAMPO

 



LE RICERCHE SUL CAMPO

L'INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO: ISIOLO, KENYA SETTENTRIONALE, 1976

Nel 1976 effettua la sua prima ricerca sul campo in Africa orientale, nel centro multietnico e multiculturale di Isiolo: "Studio della situazione etnico sociale di Isiolo, Kenya settentrionale”, su suggerimento del suo mentore, il Prof. Bernardo Bernardi, uno dei Maestri dell'Antropologia Culturale italiana(1). In Kenya si associa come Ricercatore all'Institute of African Studies dell'Università di Nairobi(2).

INTERLUDIO MESOAMERICANO, 1978

Nel 1978 effettua una ricerca di comunità nel villaggio di Santa Maria del Mar (Istmo di Tehuantepec, Oaxaca, Messico) abitato dagli indios pescatori Huave, per verificare sul terreno alcune ipotesi formulate dagli americanisti Gerardo Bamonte e Gilberto Mazzoleni, che in precedenza avevano realizzato una ricerca nel vicino villaggio Huave di San Mateo del Mar, nell'ambito di un team diretto da Italo Signorini dell'Università di Roma(3).

SUD SUDAN, 1979

Partecipazione politica e integrazione sociale dei Dinka, Shilluk e Nuer in Malakal, centro urbano multietnico e multiculturale dell'Upper Nile, Sud Sudan.

KENYA, 1980

Survey socio-antropologico (sviluppo) tra i popoli nomadi, transumanti e sedentari (Turkana, Merille, Borana, Rendille, Elmolo) localizzati intorno alle sponde del Lago Turkana (già Rodolfo), Kenya nord-occidentale(4).

SUD SUDAN, 1980-81

Partecipazione politica e integrazione sociale dei Dinka, Shilluk e Nuer in Malakal, centro dell'Upper Nile , Sud Sudan. E' la seconda di sessione di ricerca in questo centro multietnico e multiculturale. In Sudan si associa come Ricercatore al Department of Anthropology of the University of Khartoum.

ISOLE SHETLAND E ORCADI (SCOZIA), 1982

Grazie ad un viaggio di studio (o di reconnaissance), prima delle Shetland, poi delle meridionali Orcadi, sia pure involontariamente sarebbe stato gettato il primo seme di ciò che anni dopo si sarebbe trasformato nel suo Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico Settentrionale.

In quel periodo era particolarmente attratto dalla quella che, a quei tempi, costituiva la terza "rivoluzione culturale", che gli abitanti delle isole Shetland stavano sperimentando sulla propria pelle. Il ritrovamento (1970-71) e lo sfruttamento razionale e sistematico (dal 1975) delle enormi riserve di petrolio e gas scoperte nella piattaforma continentale del Mare del Nord avevano portato alla costruzione di grandi infrastrutture a terra e comportato un conseguente afflusso di uomini, mezzi e denaro dalla Gran Bretagna e dal continente nelle isole. In quell’epoca le isole stavano perciò passando da un'economia di tipo pastorale e marittima, ad un'altra di tipo industriale, in passato anche fortemente contestata.

Il suo interesse per le più meridionali isole Orcadi era invece costituito, non solo dalla loro morfologia, ben più "dolce" rispetto alle montuose, frastagliate e aspre Shetland, ma anche dal poter verificare "in situ" la differenza, lo iato che si veniva allora formando, o che si era già aperto, tra i due arcipelaghi. Il tutto in assoluto "tempo reale". Costatando le situazioni una dopo l'altra. Temendo che un contrasto netto e cospicuo si fosse già delineato nelle posizioni raggiunte dai due arcipelaghi. Nel primo caso, tra quelle innovative e ormai sull'orlo di un'industrializzazione forzata, che dall’esterno appariva non particolarmente rispettosa dell’itinerario culturale perseguito nei secoli dagli Shetlanders. Nel secondo caso le tradizionali isole Orcadi non sembravano essere rimaste coinvolte, se non in maniera del tutto trascurabile, da turbolenti realtà economiche di tipo esogeno

INUIT DELL'ARTICO CANADESE, 1983

Indagine antropologica (sviluppo) in un campione di sei comunità Inuit dell'Artico canadese: Inuvik, Tuktoyaktuk (delta del Mackenzie, Mare di Beaufort, Artico occidentale); Qausuittuq (già Resolute Bay, Cornwallis Island, Alto Artico), Frobisher Bay (oggi Iqaluit), Pangnirtung (Baffin Island e Cumberland Sound, Artico orientale, oggi Nunavut), Kuujjuaq (già Fort Chimo, Penisola di Ungava, Nouveau Québec)(5).

ARCIPELAGO DI SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA) E ISOLA DI TERRANOVA (CANADA), 1987

Una Comunità Marittima Multietnica: Baschi, Normanni, Bretoni, Irlandesi. A non molta distanza dalle coste meridionali dell'immensa isola canadese di Terranova si trovano le due piccole e splendide isole di Saint-Pierre e Miquelon. Dal 1976 Dipartimento d'Oltremare e Collettività d'Oltremare francese dal 2003. I suoi poco più di seimila abitanti si concentrano nella città capoluogo di Saint-Pierre e nel villaggio dell’attigua Miquelon. Gli isolani discendono dai pescatori baschi, bretoni e normanni, che nel tempo vi si sono insediati. L’arcipelago rappresenta il più antico dei possedimenti francesi in terra americana, poiché è l'ultimo lembo della Nouvelle France(6).

L'indagine antropologica è stata resa possibile grazie ad interviste guidate a key informers individuati sia nella cittadina di Saint-Pierre, che nel villaggio di Miquelon.

Per quanto riguarda l'isola di Terranova, sono state individuate alcune comunità marttime (outports) ubicate nel settore orientale, nord e nord-occidentale dell'immensa e scarsamente popolata grande isola. Tenendo conto sia della loro dimensione demografica, che della loro importanza nel contesto economico regionale. Con particolare riguardo alle attività collegate alla pesca. Sono stati perciò "visitati" alcuni centri per la pesca offshore, come Saint John's, la capitale, che inshore. Scelri nell'ambito di quella grandiosa costellazione di piccoli e medi villaggi di pescatori sparsi lungo le innumerevoli piccole e grandi insenature della frastagliatussima linea costiera.

COMUNITA’ MONTANA DEL TURANO (LAZIO, ITALIA), 1984-1989

Ricerca sul campo “part time”, a seguito della quale sono scaturiti due progetti di ricerca “partecipata” applicata. Il primo relativo all’intera Comunità (approvato all’unanimità dal Consiglio della Comunità Montana come Piano del 1990)(7), il secondo alla cittadina di Ascrea(8).

SVALBARD (NORVEGIA), 1994

Ricerca socio-antropologica presso le comunità marittime norvegesi e russe delle isole Svalbard (Norvegia, Alto Artico): sviluppo, rapporto uomo-ambiente e integrazione multietnica in un arcipelago "ai confini del mondo"

ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA), 1995

Un approccio etno-antropologico alle comunità marittime delle isole Fær Øer, Danimarca. Individuazione e analisi del ruolo attualmente esercitato da una tradizione culturale e linguistica di antica derivazione vichinga, in un contesto geo-politico altamente modernizzato. Come il plurisecolare isolamento geo-spaziale ha saputo indirizzare la via "autonoma" faroese allo sviluppo

EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK) 1997

Ricerca socio-antropologica presso le comunità marittime delle Ebridi Esterne (Western Isles), Scozia: tradizione e cambiamento culturale in un arcipelago "Celtico" e "ai confini del mare"

1998 ISLANDA GROENLANDIA

Un Approccio Etno-Socio-Antropologico alle Comunita’ Marittime Islandesi di Antica Derivazione Vichingo-Norvegese. Con uno "studio del caso": Heimaey: Storia, Cultura, Economia (Pesca, Uccellagione, Turismo), in una comunità marittima di una giovane terra nordica e una ricognizione storico-archeologica nell’insediamento orientale della vicina "Terra Verde".


NOTE

  1. ^ " (...) 'Dott. Franco Pelliccioni, che si presenta candidato per l'insegnamento di Antropologia Culturale, mi permetto di esprimere, a sostegno della sua domanda, il mio apprezzamento per le sue qualità di studioso. Conosco il Dott. Pelliccioni dal periodo dei suoi studi secondari, quando mi sottomise, per consiglio di uno dei suoi insegnanti, un suo primissimo saggio sul problema dell'acculturazione. L'ho seguito successivamente quando il suo interesse per i problemi antropologici si è andato precisando con una notevole costanza di studio e di ricerca non solo sui problemi teorici generali ma anche sui problemi particolari dell'incontro esistenziale tra portatori di culture diverse. I suoi scritti sono di argomento prevalentemente africanistico, ma il suo interesse di studio si apre a trarre dall'esperienza specifica africana motivo di insegnamento per il superamento del pregiudizio etnocentrico". Firmato: Prof. Bernardo Bernardi, Ordinario di Antropologia Culturale, Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna, 18 aprile 1977
  2. ^ 1977. "Isiolo, centro di incontro etnico nel Kenya settentrionale (Rapporto preliminare)", Africa, giugno, pp. 260-282.
  3. ^ 1979. "Il cambiamento culturale tra gli indios lagunari di Santa Maria del Mar (Oaxaca, Messico):alcune osservazioni", Rivista di Etnologia- Antropologia Culturale, VII, pp. 94-103; 1979. " Lo spazio sociale tra gli indios Huave di Santa Maria del Mar: un approccio storico-culturale", Bollettino della Società Geografica Italiana, 10, 12, pp. 665-676.
  4. ^ Sessione di ricerca che ha sostituito la seconda fase del progetto Isiolo, che non si è potuta realizzare per via della situazione in cui allora versava il paese: a) risentimento della tribù dei Kikuyu nei confronti di un governo in maggioranza non Kikuyu; b) presenza dei guerriglieri somali shiftas, che imperversavano nelle aree nord-orientali. Arrivando sulle Nyambeni Hills all'altezza della città di Isiolo. Facendo sì che tutto il traffico veicolare venisse concentrato in colonne scortate da mezzi della polizia e dell'esercito kenyota.
  5. ^ Il survey è stato reso possibile grazie alla massiccia assistenza del Governo Federale (Ottawa, Ministero degli Affari Indiani e dei Territori del Nord), di quelli Provinciali (Québéc e Yellowkife), dello Science Advisory Board of the Northwest Territories, a Yellowknife. Oltre che del Ministero degli Affari Esteri Italiano, dell’Ambasciata del Canada a Roma, dell'Ambasciata d'Italia ad Ottawa, del Consolato Generale Italiano a Vancouver, della collaborazione della Canadian Pacific.
  6. ^ I progetti di ricerca sul campo, una volta avviati, a volte devono cambiare. Cercando di adattarsi alla situazione concreta e alla realtà che deve affrontare lo studioso. Come nel 1987. Quando, per insormontabili difficoltà di diversa natura, una volta arrivato a Montréal (Canada), ha dovuto cambiare campo di indagine sic et simpliciter. Grazie al fatto che le notizie che periodicamente arrivavano a Roma dal Canada, oltre che dal nostro Ministero degli Affari Esteri, aveva presagito l'impossibilità di proseguire, approfondendola, la sua ricerca sugli Inuit dell'Artico canadese, in questo caso della Baia di Hudson (Sanikiluaq, Isole Belcher). Sicché, con il cosiddetto "Piano B.", che in qualche misura aveva già predisposto nelle sue linee principali prima di partire, avrebbe dato corpo e sostanza, rivitalizzandolo, al suo Programma sulle Comunità Marittime del Nord Atlantico.
  7. ^ Una ricerca socio-antropologica "partecipata" applicata ad un progetto di sviluppo integrato della Comunità Montana del Turano: ipotesi ed eventuali future implicazioni operative ai fini di un concreto miglioramento della "qualità" della vita" (sviluppo) degli abitanti della Comunità' medesima, Aprile 1989, DOI: 10.13140/RG.2.2.21664.40968
  8. ^ Ascrea e la Valle del Turano: analisi socio-economica e culturale di un borgo montano dell'Alta Sabina, aprile 1989, DOI: 10.13140/RG.2.2.28561.25449

lunedì 3 luglio 2023

101. A proposito del primo episodio della serie Shetland (trasmesso nuovamente ieri in televisione), dello storico Shetland Bus, del vichingo Up-Helly-Aa e dei miei libri, in italiano e inglese, sull'arcipelago

 

Fotogramma di un episodio (Copyright BBC Scotland)

Ieri sera non potevo non rivedere il primo episodio della serie Shetland. 

Perchè l’idea di realizzare i libri in italiano e, poi, in lingua inglese su queste magnifiche isole nordiche scozzesi, mi è venuta proprio guardando alcune puntate di questa serie televisiva [tratta dai romanzi di Ann Cleves e adattata per la televisione da David Kane] prodotta dall’ITV, per la BBC Scotland. Arrivata in Italia per la prima volta nel 2018. 

Il cui protagonista è un detective della polizia di Lerwick che, ovviamente con successo, indaga sugli omicidi perpetrati nella Mainland, la principale isola dell’arcipelago. 

Tra l’altro il detective Perez è originario di Fair Island, l’isola più meridionale dell'arcipelago, a metà strada tra le Shetland e le Orcadi.

Douglas Henshall (detective Jimmy Perez) e Ann Cleeves (autrice dei romanzi) al Bloody Scotland International Crime Writing Festival, 2017, 9 September 2017 (Some rights reserved, TimDuncan)

Inaspettatamente avevo provato una forte sensazione di nostalgia, osservando nuovamente sullo schermo quell’ambiente così completamente differente da quelli mediterranei. 

Quasi sempre caratterizzato da chiaroscuri di inusitata, seppur singolare, bellezza. 

Che si fanno presto da parte, dopo uno forte scroscio di pioggia, lasciando spazio a vividi colori, che paradossalmente fanno la loro comparsa, uno ad uno. 

I panorami maestosi, le gigantesche scogliere a picco sul mare, le nuvole basse, l’atmosfera decisamente subartica, mi avevano fatto tornare alla mente che quelle isole potevano realmente rappresentare, ca. 2.500 anni fa, l’ultima terra abitabile dell’ecumene. 

Perché, anche ad una latitudine del resto non eccessiva, avrei perfino potuto avere la fortuna di ammirare, alte nel cielo notturno, le sciabolettanti e fantasmagoriche aurore boreali dell’Ultima Thule

Quel viaggio nordico, effettuato oltretutto in una stagione proibitiva (mese di dicembre), avrebbe rappresentato per me il primissimo approccio ad una realtà ecologico-culturale radicalmente diversa da tutte quelle che fino ad allora avevo conosciuto (Sudan, Kenya, Messico). 
Che l’anno appresso, con la mia ricerca tra sei comunità Inuit dell’Artico canadese, si sarebbe andata rafforzando. 

Poiché nel mitico Passaggio a Nord-Ovest mi sarei spinto ancora più a nord, a non moltissima distanza dal Polo Magnetico…

Tra l’altro in quelle isole scozzesi l’ex africanista, quale io ero, avrebbe “incontrato” per la prima volta i Vichinghi. 

Un iniziale approccio, che si sarebbe dovuto consolidare in seguito. Poiché le Shetland inconsapevolmente rappresentarono la prima di numerose “tappe” del mio futuro peregrinare sulle tracce del cosiddetto movimento vichingo d’oltremare, che mi avrebbero condotto: ancora a sud-ovest (Orcadi, Scozia e Inghilterra nord-orientale, Ebridi Esterne, Fær Øer, Dublino), verso nord (Svalbard), verso ovest (Terranova, Islanda, Groenlandia, Labrador), verso sud (Normandia), verso est (Russia).

Grazie al quel viaggio di studio, prima delle Shetland, poi delle meridionali Orcadi, sia pure involontariamente sarebbe stato gettato il primo seme di ciò che anni dopo si sarebbe trasformato nel mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico Settentrionale.

Lo Shetland Bus

Creato nell’autunno del 1940 dalla Special Operations Executive Norwegian Section, contribuì a far arrivare clandestinamente nelle Shetland numerosi membri della resistenza norvegese, in fuga dal paese occupato dai tedeschi. 

All’inizio la sua base era Lunna, nel nord-est di Mainland, l'isola principale, dove si trova Lerwick. 

Poi fu spostata a Scalloway, l'altra cittadina dell'isola. 

La Norway House e lo scivolo “Prince Olav”, ambedue utilizzate dallo Shetland Bus, sono oggi ancora visibili a Scalloway. 

Dove la sua avventurosa storia è descritta nel Museo cittadino. 

In totale circa 30 furono i pescherecci utilizzati dai rifugiati norvegesi.

Il vichingo Up-Helly-Aa a Lerwick

A Lerwick, nella notte di ogni ultimo martedì di gennaio, squadre di guizers [guizing è un'espressione dialettale della Cornovaglia. Descrive un'usanza in cui i festaioli si travestono in modi differenti, impegnandosi nella musica, nel canto, nella danzain costumi vichinghi e torce in mano, incendiano nel centro della città una replica di una "lunga nave”, con la prua dalla testa di drago. 

Gli uomini, a conclusione della festa, fanno un giro, rigorosamente completo, di una serie di sale da ballo, discoteche, scuole, impianti sportivi, alberghi. 

In ogni sala, ogni squadra esegue uno show, che può richiamare un programma televisivo, un film popolare, una gag su eventi locali, un canto, una danza. 

Il giro è riservato ai soli partecipanti, che vengono così ringraziati per il lavoro volontario durato molti lunghi mesi. 

In forma riveduta e corretta, questa è la festa vichinga della fine di Yule. 

Allorché, dopo un lungo buio e rigido inverno, si salutava festosamente il lento riapparire del sole.

In effetti un tipo di festa "pagana", simile ad altre festività scozzesi, era già in vigore dal 1881. 

Allora i guizers erano in abiti carnascialeschi e non bruciavano navi vichinghe. Nel 1889 subì una netta norvegisizzazione. 

Grazie al poeta cieco di Lerwick, James John Haldane Burgess (1862-1927), che seppe rivitalizzare il legame con l’originaria tradizione norvegese. 

Tanto che la sua canzone è ancora oggi intonata nel corso della festa. 

Un tempo, i nostri padri focosi sfrecciavano sul Sentiero dei "Vichinghi"; 

Un tempo, i loro temuti draghi sfidavano l'oceano nella sua ira; 

E noi, i loro figli, stiamo raccogliendo i risultati della loro gloria. Le onde stanno arrivando (...) 

La nostra galea è il Diritto del Popolo, il drago della libertà, il diritto che, crescendo nella sua potenza, porta i tiranni alle loro ginocchia. 

La bandiera che sventola sopra di noi è l'Amore della Libertà. 

Le onde stanno arrivando".


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