Translate

Visualizzazione post con etichetta safari. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta safari. Mostra tutti i post

mercoledì 2 novembre 2022

73. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: SETTIMA PUNTATA (IL LEOPARDO DELLE NEVI, IL KILIMANJARO, PREPARATIVI PER LA SPEDIZIONE AL LAGO RODOLFO, IL CACCIATORE BIANCO)

 

"Le nevi del Kilimanjaro", film del 1952 con Ava Gardner e Gregory Peck  

A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche  effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli.  Ho anche lasciato inalterato il testo. 

[precedenti puntate: 23.9; 3, 8, 15, 23, 31.10] 
 

INTANTO AL NORFOLK HOTEL

Giorgio, com’era sua abitudine, si svegliò molto presto. Alle sei, con tutto che aveva dormito solamente cinque ore, dopo essersi lavato e, poi, rasato con il suo Philips a batteria, si pettinò accuratamente. Cosa che faceva assai di rado, data l’enorme massa di capelli che doveva tentare di mettere a posto. Quindi si ricordò che quello era il secondo giorno che si trovava a Nairobi e che non aveva ancora telefonato al Prof. Giorgetti, per sapere quando l’avrebbe potuto incontrare.

Famme telefonà”, disse l’etnologo a voce alta. Cosa del tutto insolita, anche perché l’aveva fatto in romanesco…

Per ottenere il numero telefonico, chiamò Tom, il portiere. Quel “simpatico” Luo, che qualche anno prima gli aveva fatto trovare nel villino un serpentello. Allora, essendo alla sua prima esperienza in Africa, aveva provato veramente paura. Poi si sarebbe riconsolato... Apprendendo che, in realtà, era solo una biscia. Certo, molto diversa da quelle che ci sono in Italia. Oltre tutto era compagna di gioco dei bambini Luo. Insomma era una specie di cane fedele, o di gatto!

- Pronto Tom, Jambo, sono Giorgio… mi dovresti dare il numero di telefono del Prof. Giorgetti… Sì, il famoso etnologo!... Bravo!... Il rappresentante ufficiale dell’Istituto… Come? 5.8.9.7. Va bene. Ndio Tom, kwaheri, e riattaccò il ricevitore.

- 5…8…9…7… Pronto, c’è il Prof. Giorgetti?... Ah, è lei? Senta sono il Prof. Giorgio Rovi… italiano, dovrei fare una spedizione nella Northern Frontier… Ai Turkana, sì, è ho una lettera di presentazione fornitami dal Dottor Rossi dell’Istituto, in quanto lei, per la sua maggior conoscenza dei luoghi dovrebbe accompagnarmi e, così facendo, farebbe un gran favore a me e all’Etnologia…. Ah, adesso non posso venire… Giovedì sera. Va bene! Se fosse così gentile da darmi l’indirizzo… Non conosco ancora Nairobi, come dovrei… Ah, Villa Fiorita, e devo domandare del cottage del Professor Rome. Ah, anche lei è di Roma… Va bene, a Giovedì sera. Arrivederla.


Lasciato l’apparecchio telefonico, si diresse verso il mobile-bar. Trasse una bottiglia di gin, un bicchiere e dal freezer qualche cubetto di ghiaccio. Riempì il bicchiere del liquido alcolico e del ghiaccio e andò verso il radio-grammofono. L’accese ed una soave, bella musica inondò tutto il soggiorno. Stavano trasmettendo dischi di musica da ballo interpretati dall’orchestra X inglese. Nelle pause, tra un disco e l’altro, lo speaker, prima in inglese, poi in kiswahili, annunciava i titoli dei ballabili.


IL LEOPARDO DELLE NEVI E IL KILIMANJARO

La cima più alta del Kilimanjaro, il Kibo, e il cratere Reusch, 2004 (User:Ori~)   

Il Kilimanjaro dall'aereo, 1936, Matson photograph collection (Library of Congress Prints and Photographs Division)

Lasciò la radio sintonizzata su quel programma ed aprì la porta. Era una giornata abbastanza chiara e, da buon esperto, pensò che il Kilimangiaro poteva essere visto ad occhio nudo dalla capitale. Il fatto, inoltre, che l’anno prima avesse compiuto un’ascensione sul Kenya, mentre ancora non era mai stato sulle “nevi del Kilimangiaro”, (dal titolo del famoso libro di Hemingway, che aveva fatto sapere a tutto il mondo che su quella vetta c’era, oltre alla “neve” [intorno al 1850 Krapf e Rebmann furono i primi europei a scoprire le montagne innevate del Kilimanjaro e, poi, del Kenya. Inviata la notizia in Europa, sarebbero stati  ridicolizzati dagli esperti. Poichè ciò non poteva essere assolutamente vero!], anche un fantomatico leopardo eternamente sepolto sotto i ghiacci), gli fece un po’ di stizza.  

I resti del leopardo fotografati nel 1926 dal missionario, esploratore, alpinista ed etnografo russo di origine tedesca Richard Gustavovich Reusch (1891-1975) ........ IL LEOPARDO DELLE NEVI DELL'ASIA CENTRALE    


Leopardo delle nevi asiatico nello Zoo di San Diego (USA), 2004 (CC Some rights reserved, Aaron Logan)

"Il leopardo delle nevi vive di solito sopra i 1.500 metri, fino ad altitudini di 5.500. Sebbene in nessun luogo sia molto diffuso e comune, la sua area di diffusione è ampia nell'Asia centrale, giacchè si estende dall'Hindu Kush afghano a est lungo l'Himalaya e attraverso il Tibet nella Cina meridionale, e poi a nord nelle montagne dell'Unione Sovietica e a ovest della Cina fino alla catena Sayan, sul confine siberiano della Mongolia; i pochi individui catturati nel loro habitat provengono dalle montagne Tien Shan dell'Unione Sovietica, dove la caccia è limitata e quest'animale comunque protetto (Peter Matthiessen, Il leopardo delle nevi, Milano, 1980 (1978): pag. 44). 
..........

Ormai quest’anno era impegnato nella spedizione al Lago Rodolfo. Perciò non poteva permettersi il lusso di perdere, come se niente fosse, una decina di giorni. Tra non molto sarebbe cominciata la stagione delle piogge!

- Voglio vedere se Milly e suo marito hanno il piacere di venire con me all’Amboseli. Glielo domanderò! pensò Giorgio

Si guardò intorno per l’ultima volta, finì il suo doppio gin e rientrò dentro. Aprì a libretto la veranda e posò il bicchiere, sempre accompagnato dalla musichetta, che la radio elargiva ancora generosamente. Incominciò a disfare il bagaglio, per vedere se tutto il materiale portato da Roma fosse a posto, e quale invece mancasse. Per quest’ultimo enigma doveva sentire il parere anche e… soprattutto del Prof. Giorgetti, che in materia era un’indiscussa autorità.


SPEDIZIONE AL SETTENTRIONALE LAGO RODOLFO
CONTROLLO DELL’ATTREZZATURA

Prese la valigia nella quale c’erano i fucili, cioè la salvezza da ogni attacco inopportuno e dalla fame. Tirò fuori l’Express, il “salvagente d’Africa”, per il fatto che poteva sicuramente sparare due colpi di grosso calibro. Gli era costato un milione di lire e lo aveva appositamente fatto venire dall’Inghilterra. Era in ordine, come i due fucili da caccia calibro 16. C’erano ancora i documenti che l’anno prima le autorità inglesi del Kenya gli avevano rilasciato per la legalizzazione delle armi, ma anche la cassetta degli accessori, la cornetta d’ottone per la caccia, oltre alle cartucce, sia normali, che da caccia grossa. Tutto si trovava nella prima valigia, che rimise subito a posto

Via via aprì tutte le altre. Man mano tra le dita gli passarono la cinepresa 16 mm, con la quale pensava di girare un documentario a colori sui Turkana, macchine fotografiche con il teleobiettivo, complete di ogni accessorio: dal cavalletto ai differenti filtri per ogni condizione di luce ed ambiente. Poi un machete, grossi coltelli per scuoiare gli animali, zanzariere, lettini da campo, canotto pneumatico con il fuoribordo, tenda, amache, pistole automatiche e un lanciarazzi (per le segnalazioni). Perfino una fionda, che lanciava pallini di ferro. Molto utile se nel suo documentario avesse ripreso gli animali. E così molte altre “cose” si trovavano nelle prime valigie: la sferza elettrica (quella usata per ammansire il toro), da utilizzare in caso di baruffe tra gli indigeni, una penna che lanciava liquido colorato, un pugno di ferro. Oltre ad altro ancora, che sarebbe troppo lungo e noioso raccontare, ma che nel suo insieme avrebbe permesso la riuscita di ogni spedizione. Per inciso si può notare che ciò che più lo preoccupava riguardava gli alimenti. Ne aveva portati pochi. Per lo più, come si può bene immaginare, in scatola.   

A Nairobi (anni '1970) si pubblicizzano abiti per safari

Ad una ad una aprì tutte le valigie. Dopo averle controllate, le rimise al loro posto. Era un lavoro veramente noioso, che lo avrebbe ancor più irritato, se nella camera non fosse diffusa quella musichetta. Poi anche quella terminò. Così Giorgio dovette spegnere l’apparecchio radio.

Stava ultimando il suo lavoro mattutino, rimettendo l’ultimissima valigia al suo posto, quando… suonarono alla porta.

- Sicuramente è il boy che mi porta la colazione e il giornale in carta velina venuto dalla Gran Bretagna.

Chiusa la valigia, andò velocemente ad aprire.

Pole, pole. Calma, calma.

Il boy, come aveva visto bene Giorgio, gli portava la colazione all’italiana, così come aveva sempre voluto al Norfolk.

Sempre in ritardo, pensò…

Prese il vassoio contenente caffè-latte, burro, panini, marmellata e… il Times.

Andò in salotto e, mentre faceva colazione, sfogliò distrattamente il giornale: “La crisi in Italia è ormai un fatto insanabile”, stava scritto in grossi caratteri. Poi, i soliti annunci in prima pagina: un assassinio nell’East End, la venuta di un Capo di Stato a London, e così via.


SI TELEFONA AL CACCIATORE BIANCO

Guardò cosa proiettavano al cinema e un “Safari” gli ricordò che doveva ancora parlare con Collins, in modo che i coniugi potessero effettuare la tanto agognata partita di caccia.

- Pronto? C’è Collins? Gli dica che c’è Giorgio al telefono e che…, se vuol vivere ancora più a lungo, faccia presto a venire al ricevitore…

-Ciao Mon… non ti preoccupare, non sarò io a mandarti dal buon Padre Manitou, ci penserà qualche mamba o qualche bufalo infuriato… Senti, scherzi a parte, ho conosciuto una coppia veramente a posto di simpaticissimi londinesi, che vogliono fare safari… Si hai ragione!... Ho pensato di telefonare al caro ammazza-sette e vediamo un po’ se ancora una volta può prestare i suoi servigi ai sudditi di Sua Maestà Britannica. Sembra, ora che avete avuto l’indipendenza, che non vediate più di buon occhio i vostri compatrioti, o sbaglio? Non farete per caso come gli Ultras dell’Algeria, i Pieds Noirs… Ma no, non si può dire che la Gran Bretagna vi abbia abbandonati… Senti, ritornando a bomba, ci stai a condurli a caccia? Non hanno preso alcun impegno… Lo so, lo so che hanno fatto malissimo, però ho pensato che il vecchio Mon poteva fare un favore ai due e uno personale e grande a me… No!  Non mi sono innamorato della giovane… Senti, allora ci vediamo tutti e quattro dopodomani mattina, in quanto domani ho pensato di portarli all’Amboseli National Park… Per la verità, neanche io ci sono mai stato… Arrivederci, Ciao!

Simpaticone Mon, è sempre il solito. Chissà come mai ancora non si è ammogliato? Va bene che si rifà con le giovani mogli dei clienti! pensò con ironia.


CONTINUA


DRAMMA DELLA GELOSIA!  
TRAGEDIA SFIORATA AL NORFOLK HOTEL
"TUTTI I PARTICOLARI IN CRONACA”

p.s. Attualmente (novembre 2022) sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA. 
IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.

sabato 15 ottobre 2022

70. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: QUARTA PUNTATA (IL CIRCOLO EQUATORE - THE EQUATOR CLUB -, NAIROBI)

Un cantante europeo, forse Peter Colmore, si esibisce con una band di musicisti africani sul palco dell'Equator Club, 21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives, 2001/090/1/1/18074, Trotter Collection)

A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche  effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli.  Ho anche lasciato inalterato il testo. 

[precedenti puntate: 23.9; 3.10; 8.10] 

ll Circolo Equatore è un ristorante ed un club notturno ostentatamente privato. Giorgio Rovi e il dott. Johnson erano arrivati da qualche minuto e stavano parlando tra loro, quando arrivarono i coniugi Smith.

- Buonasera signora, buonasera signor Smith, spero che vi siate riposati abbastanza e che abbiate trovato comoda la stanza.

- Non è male, certo che ci sono meno rumori che a Piccadilly Circus!

- Vogliamo andare, fece Giorgio

- Certo, e si avviarono verso l’entrata.

Un barbuto negro si trovava alla porta e non avrebbe fatto passare la coppia, se non ci fosse stato l’intervento del direttore del Norfolk e di Rovi.

- Lo sa perché è successo tutto questo? disse l’etnologo a Milly. Perché hanno voluto copiare i clubs londinesi.

- Ma lì da noi basta pagare il biglietto d’ingresso per ottenere la nomina di soci, rispose l’inglesina

. Qui invece hanno voluto strafare, comunque siamo riusciti a farvi entrare lo stesso.

Incominciarono a salire le scale coperte da una passatoia di velluto che, più che a scopo decorativo, serve da soffice cuscino per gli esuberanti, che hanno alzato il gomito un tantino di troppo. Che cadono, vengono spinti o precipitano giù dalle scale a qualsiasi ora dopo l’una del mattino.

L’orchestra fino a poco tempo fa suonava solo sambe e rumbe. Ora anche nel Kenya, come in molte altre parti del mondo, sono giunte le diavolerie di questi balli moderni: il rock and roll, il twist, l’hully gully, il madison, e così via, fino all’ultimo arrivato che prende il nome da un simpatico mezzo di divertimento acquatico usato alle Hawaii: il surf.

Una coppia balla energicamente al Limuru Hunt Ball. La donna, identificata come "Wanda", indossa un abito senza spalline che si allarga mentre balla, 19 Ottobre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0 Bristol Archives, British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18853)

Ritratto di tre camerieri africani in uniforme all'Equator Club. Due barman africani versano scherzosamente i drink nei bicchieri dietro un bancone decorato con strisce zebrate e sgabelli leopardati, 21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18079)

Da un lato c’è il bar, di solito occupato da una sestupla fila di clienti, nebbioso di fumo. Le cene sono servite intorno alla pista di ballo. I tavolini sono letteralmente circondati da ogni sorta di esotismo africano: zanne di elefante, paralumi ornati da disegni di giraffe, gazzelle e rinoceronti e di ogni altro tipo animale, che si può vedere quasi ogni giorno nelle aperte praterie o nell’infida boscaglia.

Ritratto di tre camerieri africani in uniforme all'Equator Club.
21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18080)

Il dottor Johnson fece iscrivere nel suo registro il nome degli ospiti e tutti quanti si diressero verso un tavolino d’angolo.

Giorgio ordinò la cena, che era composta da specialità italiane, inglesi e irlandesi ed era innaffiato da parecchi fiaschi di Chianti. Dopo cena, si fecero portare il caffè.

Mentre lo stavano sorseggiando, erano circa le 22 e la pista da ballo era gremita di giovani, che ballavano la bossa nova, 

Giorgio iniziò a parlare sull’argomento che stava molto a cuore agli sposini inglesi: non so se vi siate già messi d’accordo, fece rivolto a John, riguardo al white hunter, che dovrà portarvi in safari. Comunque, se non avete già preso impegni, io conosco uno dei migliori “safari guide” (credo che ormai sia il termine migliore, rispetto al sorpassato white hunter dell’epoca dei pionieri) di tutto lo Stato.

- Per la verità noi credevamo che… insomma ci saremmo messi d’accordo sul posto e… quindi non abbiamo nessun white hunter impegnato con noi.

Johnson s’intromise: avete fatto molto male, non sa che bisogna prenotarsi almeno un mese prima per fare un safari e, in alcuni casi, per i cacciatori bianchi assai abili ed esperti ci vuole anche la prenotazione di almeno un anno?

- Le giuro che non sapevo niente di tutto ciò…

Giorgio riprendendo: spero che Mon Collins non abbia preso alcun impegno e vi possa offrire il suo servigio!

Milly: certo che qui nel Kenya la voce del safari nelle entrate statali deve essere molto importante. Prima quasi non trovavamo posto in albergo, ora rischiamo di non fare alcun safari, perché ci vuole anche qui una prenotazione.

- In effetti, fece Johnson, la voce safari viene subito dopo quella dell’esportazione del caffè!

- Bisogna considerare, fece Rovi, finendo di bere il suo espresso, che la full licence, la licenza che dà la possibilità di uccidere un gran numero di animali di ogni taglia e dimensione, costa molto. Ma quali animali desidera cacciare?

- Noi vorremmo fare un Big Game, rispose Milly, anticipando il marito e, quindi, prendendolo in contropiede… cioè, come lei ben saprà, vorremmo uccidere e portarci tranquillamente a casa i trofei dei quattro animali più pericolosi: l’elefante, il rinoceronte, simba e il bufalo.

- Come pretese non c’è che dire, nient’altro? Fece Giorgio…

- Nient’altro, rispose con la sua faccetta impertinente Milly.

L’orchestra in quel momento attaccò un pezzo classico, quindi un lento e, ben presto, la pista fu lasciata dai giovani, che andarono a rifarsi al bar con qualche ghiacciata coca cola, mentre la vecchia guardia ne prendeva il posto.

- Bando alle chiacchiere, disse Rovi rivolgendosi a Milly, che ne direste di fare un ballo con me, sempre se suo marito acconsenta?

- Milly per tutte le cose che fa ha sempre il mio incondizionato assenso e, quindi, lei può ballare senza il pericolo che le spari alle spalle con una mia fantomatica rivoltella.

- Grazie!

Giorgio aiutò Milly ad alzarsi e insieme si recarono in mezzo alla pista.

Prese tra le braccia l’inglesina e si chinò a guardarla. Era molto alta di statura, ma i suoi occhi azzurri arrivavano appena all’altezza del mento di lui. I capelli biondi sembravano vivi alla luce dei candelabri, come se vi danzassero piccole scintille luminose. Indossava un semplice abito giallo, dalla scollatura assai bassa, ma senza arrivare al “topless”. Sapeva di un profumo che Giorgio non riuscì a riconoscere. Milly alzò il viso sorridendogli e Giorgio la ricambiò. La sentiva incredibilmente morbida sotto le dita. Danzava con la leggerezza di un seme piumato spinto dal vento sulla pianura.

- Lo sa che è molto bella?

- Non so, nessuno me lo ha mai detto prima di lei, è la prima volta, fece con un sorrisetto. Oh, vedo che il dottore si è alzato, temo che stia per andarsene.

- È meglio che ci avviciniamo e sentiamo un po’ che cosa è successo. Aggiunse Giorgio.

Si fecero largo tra la gente e finalmente arrivarono ai bordi della pista ed, infine, al tavolo.

- Mi hanno telefonato proprio ora dal Norfolk, disse con aria piuttosto preoccupata il direttore. Sembra che ci sia stata una zuffa al bar tra alcuni piloti ubriachi e che perfino Allub, uno dei barman, sia stato ferito al mento. Quindi mi dispiace lasciarvi, ma occorre la mia presenza.

Con una buonanotte a tutti si allontanò e sparì ben presto alla vista dei tre.

- Mi dispiace proprioed è veramente una persona a modo, fece John a Giorgio. Senta, sempre continuando, dato che domani mattina dovremo alzarci presto per fare un giro per Nairobi, non potremo andarcene?

- Giorgio - La vita notturna comincia proprio adesso (è mezzanotte!), ma se desiderate andare a letto subito, non sarò io a costringervi. Volete che chiami un taxi?

- Sì, grazie!

Giorgio andò a parlare con un negro, che si trovava vicino all’uscita e ritornò subito dopo.

- Una Chevrolet vi sta aspettando, buonanotte e sogni d’oro. Vi invito domani al Norfolk, mi dispiace non accompagnarvi, ma sono un tipo nottambulo e, quindi, resto ancora un po’ all’Equatore.

- Arrivederci Prof Rovi.

- Arrivederci

- A che ora dobbiamo stare al suo Hotel?

- All’una e mezza.

- Va bene

- Buona Notte

- Buona notte. Felici bagordi.

- Grazie…

Due europei vestiti in giacca e cravatta alzano i bicchieri per la macchina fotografica appoggiata al bancone del bar zebrato dell'Equator Club,  21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18078)

I coniugi Smith se ne andarono e, quando Giorgio rimase solo (per modo di dire, in quanto il night club era abbastanza affollato), salì al piano di sopra, dove c’era un’ampia terrazza ed un secondo bar. Ordinò una birra e con il bicchiere in mano si appoggiò alle sbarre di protezione. La vetta nevosa del Kilimangiaro, che a sud si poteva scorgere solo in giornate particolarmente chiare, era all’oscuro. Nairobi era illuminata qua e là. Le luci al neon dei locali notturni e degli alberghi, le lampade al sodio delle strade, i fari anabbaglianti delle auto, che correvano veloci, gli facevano ricordare quella notte di tanti anni prima, quando ancora ragazzo era andato a vedere la Rassegna di Elettronica all’EUR (Roma) [22.6.1962], ed era ritornato a casa alle 3 e mezza! Ora era assai “diverso”, pensò... 

 CONTINUA: LA VISITA DELLA CITTA' DI NAIROBI