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sabato 4 novembre 2023

115. E' IN CORSO DI PUBBLICAZIONE SU AMAZON COME E-BOOK IL MIO NUOVO LIBRO. MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

Moran Maasai. Indossa l’e-rrap, il morsetto per il braccio sinistro, ca. '1920

 

PRESENTAZIONE:IL PAESE, LE GENTI, IL LIBRO

IL LIBRO

   Il libro, come indicato dal sottotitolo, offre una panoramica generale sui popoli del Kenya. Il titolo "Maasai" è stato invece scelto per celebrare un popolo le cui imprese guerresche hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'Africa e nell'immaginario collettivo europeo.

   Il libro presenta una rassegna etno-antropologica delle principali tribù kenyote, suddivise in base a diversi criteri, quali economia, lingua, rapporto con il territorio e con gli altri popoli, elementi culturali. Alcune di queste tribù sono trattate in modo più approfondito, sia per la loro cultura in generale, sia per alcuni aspetti specifici, che la rendono particolarmente interessante.

   Sfogliando le pagine del volume, dapprima testo e fotografie condurranno il lettore tra le fertili White Highlands, contrassegnate dalla presenza di estese piantagioni di caffè e tè. Poi, discendendo sul fondo della grandiosa Rift Valley, potrà vedere coltivazioni, savana, foreste e laghi, a volte anche di soda. Come il Magadi, al confine meridionale con la Tanzania, che si può addirittura attraversare in macchina!

   Dirigendosi verso il nord del paese, incontrerà invece steppa, deserti e lugga [Letti asciutti di corsi d’acqua].  Perché quelle sono le terre dei nomadi Nilo Camiti e Cusciti. Allevatori in particolare di dromedari. Il cui stile di vita è spesso scandito da razzie e contro razzie di bestiame, più o meno sanguinose.

   Dal punto di vista storico, un rapido excursus lo farà tornare molto indietro nel tempo. Sarà così che si imbatterà nelle straordinarie scoperte della famiglia Leakey, che hanno saputo disegnare nuove date per l’evoluzione dell’Uomo. Poi un grosso balzo in avanti nella storia gli farà incontrare i primi invasori. Vengono dall’Europa (portoghesi)[Preceduti da indonesiani, arabi e persiani], ma anche dall’Arabia (Omaniti). Questi ultimi, dopo essere stati costretti ad abolire la schiavitù, da Zanzibar saranno in grado di esercitare ancora la loro sovranità sul paese, sia pure nominale, fino all’indipendenza del Kenya.

   Nel frattempo, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la ferrovia Mombasa-Kampala aprirà la strada alla colonizzazione britannica. Così un paio di testimoni saranno in grado di fornirgli qualche elemento in più su un’epoca nella quale molti africani non avevano mai visto un uomo bianco. Erano gli stessi tempi in cui si imponeva la Pax Britannica tra le varie tribù, organizzando spedizioni punitive. Come contro i Turkana del nord. Qualche decennio dopo, la fase terroristica dei Mau Mau sarà seguita dall’indipendenza (1963). 

I capitoli antropologici

   La rassegna è aperta dalla “cultura mista costiera” dei Swahili. Appartengono ai Bantu, a parte alcune realtà minori (Arabi, Shirazi). La loro è una cultura sincretistica, che ha saputo realizzare un’interessante civiltà urbana, densa di sviluppi nel campo dell’architettura, dell’arte, della letteratura scritta in caratteri arabi.

   Subito dopo con gli agricoltori sedentari Bantu, come i Kikuyu, il lettore saprà come il pagamento della “ricchezza della sposa” non equivalga alla compera di una moglie. Qui si inoltrerà nel “Mondo perduto” dei pescatori Bagiuni, vessati da una lunga pulizia etnica da parte somala.

   Il testo del successivo capitolo è tra i più corposi. Riguarda i Nilo Camiti e, naturalmente, i famosi nomadi pastori Maasai. Ampiamente conosciuti attraverso la letteratura e la filmografia, costituirono una formidabile barriera fisica alla penetrazione, prima afro-araba, poi europea, dell’interno africano. Del resto le loro razzie li spingeranno, non solo a Mombasa sulla costa, ma anche a molta distanza dalla loro terra. Fino al lago Nyassa, a ben 800 km di distanza.

   Solo Joseph Thompson, un coraggioso giovanotto inglese, riuscirà ad attraversare per primo la loro pericolosa terra. Giungendo indenne fin sulla sponda del lago Victoria. Il capitolo include anche elementi e fatti poco noti e indubbiamente interessanti. Tra i quali il “complesso del bestiame”, del resto condiviso da altri gruppi di allevatori, e il “governo diffuso”. Senza trascurare le profezie, per lo più avveratesi, del grande laibon (mago professionista) Mbatian, il cui nome figura oggi sulla più alta vetta del monte Kenya.

   Le tribù di lingua cuscitica Somali, Borana, Rendille sono anch’esse composte da allevatori, soprattutto di dromedari. Un accenno (più che sufficiente!) al complicatissimo sistema sociale dei gada (classi d’età) per i Borana, è seguito dalla importantissima cerimonia collettiva del galgulumi per i Rendille, che ogni quattordici anni si tiene in un gigantesco insediamento, che vede riuniti tutti i clan, sulla sponda orientale del lago Turkana, alle pendici del monte Kulal.

   Cerimonia che purtroppo mi “perderò” nel 1980, poiché avverrà un mese dopo la mia partenza dal Kenya. Al termine di quella che è stata la mia seconda ricerca antropologica sul campo. Infatti nel 1980 mi trovavo proprio in quel desertico e settentrionale lago, a non molta distanza dal luogo prescelto per l’occasione. Tanto da poter osservare un notevole incremento della presenza Rendille. La mia prima ricerca risale invece al 1976, ed è stata effettuata nella cittadina multietnica e multiculturale di Isiolo, a nord del Monte Kenya [Situata a 1.106 m di quota, contava 8 201 abitanti all’ultimo censimento del 1969. Erano invece 45 989 nel 2009]. Così ho ritenuto utile qui inserire estratti di entrambi i miei diari, Integrando, arricchendo e vivacizzando il testo, con narrazioni “dal vivo” di fatti, luoghi, situazioni, imprevisti, stati d’animo, emozioni, incontri con “l’altro da noi”.... [Così questo è anche un libro sul Kenya, come l’ho conosciuto e apprezzato durante i miei due lunghi soggiorni: dai confini con la Tanzania, a sud (lago Magadi e Rift Valley), a quello con l’Etiopia, a nord-ovest (lago Turkana) e a nord (Marsabit), alle sponde dell’Oceano Indiano, ad est (Mombasa, Malindi, Gedi).]

   La rassegna si conclude con i popoli considerati “marginali”. Pressoché sconosciuti al grosso pubblico, comprendono i cacciatori raccoglitori Bon delle intricate foreste costiere, ai confini con la Somalia; i Dorobo delle foreste dell’interno; i pescatori Elmolo del lago Turkana.

   Ho anche inserito brani dai libri, sia di Thompson, che di Teleki. Che con von Hohnel scoprì il lago oggi chiamato Turkana. Dandogli il nome di Rodolfo, in onore del Principe ereditario della Corona d'Austria[Meno di un anno dopo si sarebbe suicidato a Mayerling, assieme alla sua amante]. Inoltre ho aggiunto un paio di paragrafi relativi alla “scoperta”, nel XIX secolo (e nel 1952), degli sfuggenti cacciatori Bon.

   In appendice una galleria “etnografico-artistica” espone le miniature di dipinti raffiguranti i membri di numerose tribù kenyote riportate su 22 carte da gioco. Indubbiamente si inspirano ai ritratti realizzati da Joy Adamson [L’autrice di Nata Libera]. per il governo del Kenya, a partire dal 1949. Per l’attenta cura di dettagli, particolari e paraphernalia tradizionali, sono in grado di contribuire alla maggiore comprensione della variegata umanità kenyota.   

   Il libro, 155 pp, 248 note, è corredato da 154 foto (69 sono mie). Tutte le altre sono d’epoca, alcune anche abbastanza rare. Come quella relativa ad un altro famoso laibon: Lenana, figlio di Mbatian (ca. 1890) [Avrà l’onore di figurare sulla terza vetta più alta del monte Kenya]. 

.......

Seguiranno le versioni cartacee a colori e in bianco e nero. 

Oltre ad una non illustrata (salvo per 2-3 carte geografiche e demo-etnografiche), che ritengo possa essere utilmente impiegata nei corsi di Antropologia Culturale, Etnologia, Storia dell'Africa, Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici, Geografia.

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Ricordo i miei ultimi tre libri (E-Books e versioni cartacee a colori "premium" e in bianco e nero): 









domenica 22 ottobre 2023

113. ECCO IL SOMMARIO DEFINITIVO DEL MIO ULTIMO LIBRO: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA

 

Danzatore-suonatore di tamburo Chuka (© Franco Pelliccioni)

PRESENTAZIONE:IL PAESE, LE GENTI, IL LIBRO

1. INTRODUZIONE STORICA

UN SALTO NELLA PREISTORIA: SCOPERTE PALEONTOLOGICHE E PALETNOLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE

STORIA ANTICA

L’AZANIA, LA “TERRA DEGLI ZENG, O ZENJ

I PRIMI EUROPEI ARRIVANO DAL PORTOGALLO

IL DOMINIO DEI SULTANI OMANITI

L’AVVENTO COLONIALE INGLESE: IMPERIAL BRITISH EAST AFRICA COMPANY (1887), PROTETTORATO DELL’AFRICA ORIENTALE BRITANNICA (1895), PROTETTORATO E COLONIA DEL KENYA (1920), RIVOLTA MAU MAU (1952-56). INDIPENDENZA (1963)

QUALCHE APPROFONDIMENTO STORICO

La creazione del Northern Frontier District (1909)

Due testimoni dei prodromi della colonizzazione britannica

Browne (1909-1916)

Storia della fondazione di Fort Hall tra i Kikuyu e i Maasai (1900). Nel 1907 giunge Winston Churchill

Yardley (1918), Kenya settentrionale: lago Rodolfo, Abissini [Merille?], Turkana, razzie, schiavitù, Somali

2. INTRODUZIONE GEOGRAFICA, DEMOGRAFICA, ETNO-ANTROPOLOGICA

LA PREZIOSA GALLERIA DI DIPINTI ETNOGRAFICI DEL KENYA: 22 POPOLI IMMORTALATI SULLA TELA DALLA TALENTUOSA ARTISTA JOY ADAMSON

3. LA “CULTURA MISTA COSTIERA”: I SWAHILI

INTRODUZIONE: LE “CONTAMINAZIONI” ETNICO-LINGUISTICO-CULTURALI AFRO-ASIATICHE

UNA STRAORDINARIA FONTE STORICA. IL PERIPLO DEL MARE ERITREO, PORTOLANO GRECO-EGIZIANO DEL I SEC. D.C.

L’AZANIA

CONTATTI CON L’ESTREMO ORIENTE: LE ESPLORAZIONI MEDIEVALI CINESI

I Cinesi in Africa Orientale: le fonti scritte

I Ming e le sette esplorazioni marittime di Cheng Ho, l'«Eunuco dei Tre Gioielli». Fonti scritte e iscrizioni su pietra

Tramonto di una straordinaria, avventurosa e misconosciuta epopea asiatica nell’Oceano Indiano

IL CONTRIBUTO ACCULTURATIVO PORTOGHESE

ALLA FINE DEL XIX SECOLO NEL FOLTO DELLA FORESTA EQUATORIALE COSTIERA È SCOPERTA LA MACCHU PICCHU AFRICANA, LA CITTA’ MEDIEVALE DI GEDI

LA CULTURA SINCRETISTICA SWAHILI

LA LINGUA SWAHILI, IL KISWAHILI

UTENDI WA INKISHAFI, CELEBRE POEMA CHE RIMPIANGE I FASTI DEL PASSATO

4. I BANTU, GLI “UOMINI”: GLI AGRICOLTORI SEDENTARI

MIGRAZIONI, ECONOMIA

UNA CARATTERISTICA CULTURALE: LA “RICCHEZZA DELLA SPOSA”

I KIKUYU E LA RIBELLIONE ANTIBRITANNICA MAU MAU, PER RIAVERE LA TERRA DEGLI AVI

IL MITO DELLE ORIGINI E IL PERCHÉ DEI NOMI FEMMINILI DEL SISTEMA CLANICO PATRILINEARE KIKUYU

I BAGIUNI

Il “mondo perduto” dei Bagiuni, tra le omonime isole somale, l’arcipelago di Lamu, la costa del Kenya: una “pulizia etnica” lunga oltre trenta anni

5. I NILO CAMITI: I NOMADI PASTORI

UNA CARATTERISTICA CULTURALE: IL “COMPLESSO DEL BESTIAME” TRA I POPOLI ALLEVATORI DELL’AFRICA ORIENTALE

I MAASAI

NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO EUROPEO, ARABO E AFRICANO

Nelle terre dei Maasai: Joseph Thompson (1883); la spedizione Teleki-von Hohnel (1888); Charles William Hobley (1929)

UNA STORIA REALMENTE BELLICOSA

SANGUINOSI CONFLITTI INTERTRIBALI (E INTRATRIBALI: IL “SUICIDIO” COLLETTIVO MAASAI) E LA “PAX BRITANNICA”

IL “GOVERNO DIFFUSO”, SISTEMA POLITICO DELLA SOCIETA’ ACEFALA MAASAI

Le profezie avverate del grande laibon Mbatian

6. I NILOTICI

I LUO

MIGRAZIONI DEI LWOO

7. LE POPOLAZIONI DI LINGUA CUSCITICA

SOMALI

BORANA

Il sistema sociale dei gada o classi d’età

RENDILLE

Il ciclo della vita tra i Rendille

8. LE CULTURE “MARGINALI”: I CACCIATORI RACCOGLITORI DOROBO E BON; I PESCATORI ELMOLO

DOROBO, CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLE FORESTE

Il primo europeo ad incontrare i Dorobo, nel corso del suo coraggioso attraversamento della terra Maasai è l’esploratore britannico Thompson (1883)

GLI ELMOLO PESCATORI DEL LAGO TURKANA

Dalla scoperta europea (1888) al 2020

Alcune caratteristiche culturali

NEL 2019 LE PIOGGE CAUSATE DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA CONSEGUENTE CRESCITA DEL LIVELLO DELLE ACQUE DEL LAGO COSTRINGE GLI ELMOLO AD ABBANDONARE IL VILLAGGIO, PER PORTARSI SU TERRENI PIU’ ELEVATI

I BON (BONI, AWEER, WABONI), CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLA FORESTA COSTIERA

I Bon oggi

Storia dell’avventurosa scoperta dei Bon nelle foreste costiere tra Somalia e Kenya

Nel 1952 l’incontro dell’etnologo Grottanelli con i Bon

9. APPENDICE: UNA GALLERIA ETNOGRAFICO-ARTISTICA “PARTICOLARE”

10.BIBLIOGRAFIA

CARTE

.....

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mercoledì 2 novembre 2022

73. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: SETTIMA PUNTATA (IL LEOPARDO DELLE NEVI, IL KILIMANJARO, PREPARATIVI PER LA SPEDIZIONE AL LAGO RODOLFO, IL CACCIATORE BIANCO)

 

"Le nevi del Kilimanjaro", film del 1952 con Ava Gardner e Gregory Peck  

A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche  effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli.  Ho anche lasciato inalterato il testo. 

[precedenti puntate: 23.9; 3, 8, 15, 23, 31.10] 
 

INTANTO AL NORFOLK HOTEL

Giorgio, com’era sua abitudine, si svegliò molto presto. Alle sei, con tutto che aveva dormito solamente cinque ore, dopo essersi lavato e, poi, rasato con il suo Philips a batteria, si pettinò accuratamente. Cosa che faceva assai di rado, data l’enorme massa di capelli che doveva tentare di mettere a posto. Quindi si ricordò che quello era il secondo giorno che si trovava a Nairobi e che non aveva ancora telefonato al Prof. Giorgetti, per sapere quando l’avrebbe potuto incontrare.

Famme telefonà”, disse l’etnologo a voce alta. Cosa del tutto insolita, anche perché l’aveva fatto in romanesco…

Per ottenere il numero telefonico, chiamò Tom, il portiere. Quel “simpatico” Luo, che qualche anno prima gli aveva fatto trovare nel villino un serpentello. Allora, essendo alla sua prima esperienza in Africa, aveva provato veramente paura. Poi si sarebbe riconsolato... Apprendendo che, in realtà, era solo una biscia. Certo, molto diversa da quelle che ci sono in Italia. Oltre tutto era compagna di gioco dei bambini Luo. Insomma era una specie di cane fedele, o di gatto!

- Pronto Tom, Jambo, sono Giorgio… mi dovresti dare il numero di telefono del Prof. Giorgetti… Sì, il famoso etnologo!... Bravo!... Il rappresentante ufficiale dell’Istituto… Come? 5.8.9.7. Va bene. Ndio Tom, kwaheri, e riattaccò il ricevitore.

- 5…8…9…7… Pronto, c’è il Prof. Giorgetti?... Ah, è lei? Senta sono il Prof. Giorgio Rovi… italiano, dovrei fare una spedizione nella Northern Frontier… Ai Turkana, sì, è ho una lettera di presentazione fornitami dal Dottor Rossi dell’Istituto, in quanto lei, per la sua maggior conoscenza dei luoghi dovrebbe accompagnarmi e, così facendo, farebbe un gran favore a me e all’Etnologia…. Ah, adesso non posso venire… Giovedì sera. Va bene! Se fosse così gentile da darmi l’indirizzo… Non conosco ancora Nairobi, come dovrei… Ah, Villa Fiorita, e devo domandare del cottage del Professor Rome. Ah, anche lei è di Roma… Va bene, a Giovedì sera. Arrivederla.


Lasciato l’apparecchio telefonico, si diresse verso il mobile-bar. Trasse una bottiglia di gin, un bicchiere e dal freezer qualche cubetto di ghiaccio. Riempì il bicchiere del liquido alcolico e del ghiaccio e andò verso il radio-grammofono. L’accese ed una soave, bella musica inondò tutto il soggiorno. Stavano trasmettendo dischi di musica da ballo interpretati dall’orchestra X inglese. Nelle pause, tra un disco e l’altro, lo speaker, prima in inglese, poi in kiswahili, annunciava i titoli dei ballabili.


IL LEOPARDO DELLE NEVI E IL KILIMANJARO

La cima più alta del Kilimanjaro, il Kibo, e il cratere Reusch, 2004 (User:Ori~)   

Il Kilimanjaro dall'aereo, 1936, Matson photograph collection (Library of Congress Prints and Photographs Division)

Lasciò la radio sintonizzata su quel programma ed aprì la porta. Era una giornata abbastanza chiara e, da buon esperto, pensò che il Kilimangiaro poteva essere visto ad occhio nudo dalla capitale. Il fatto, inoltre, che l’anno prima avesse compiuto un’ascensione sul Kenya, mentre ancora non era mai stato sulle “nevi del Kilimangiaro”, (dal titolo del famoso libro di Hemingway, che aveva fatto sapere a tutto il mondo che su quella vetta c’era, oltre alla “neve” [intorno al 1850 Krapf e Rebmann furono i primi europei a scoprire le montagne innevate del Kilimanjaro e, poi, del Kenya. Inviata la notizia in Europa, sarebbero stati  ridicolizzati dagli esperti. Poichè ciò non poteva essere assolutamente vero!], anche un fantomatico leopardo eternamente sepolto sotto i ghiacci), gli fece un po’ di stizza.  

I resti del leopardo fotografati nel 1926 dal missionario, esploratore, alpinista ed etnografo russo di origine tedesca Richard Gustavovich Reusch (1891-1975) ........ IL LEOPARDO DELLE NEVI DELL'ASIA CENTRALE    


Leopardo delle nevi asiatico nello Zoo di San Diego (USA), 2004 (CC Some rights reserved, Aaron Logan)

"Il leopardo delle nevi vive di solito sopra i 1.500 metri, fino ad altitudini di 5.500. Sebbene in nessun luogo sia molto diffuso e comune, la sua area di diffusione è ampia nell'Asia centrale, giacchè si estende dall'Hindu Kush afghano a est lungo l'Himalaya e attraverso il Tibet nella Cina meridionale, e poi a nord nelle montagne dell'Unione Sovietica e a ovest della Cina fino alla catena Sayan, sul confine siberiano della Mongolia; i pochi individui catturati nel loro habitat provengono dalle montagne Tien Shan dell'Unione Sovietica, dove la caccia è limitata e quest'animale comunque protetto (Peter Matthiessen, Il leopardo delle nevi, Milano, 1980 (1978): pag. 44). 
..........

Ormai quest’anno era impegnato nella spedizione al Lago Rodolfo. Perciò non poteva permettersi il lusso di perdere, come se niente fosse, una decina di giorni. Tra non molto sarebbe cominciata la stagione delle piogge!

- Voglio vedere se Milly e suo marito hanno il piacere di venire con me all’Amboseli. Glielo domanderò! pensò Giorgio

Si guardò intorno per l’ultima volta, finì il suo doppio gin e rientrò dentro. Aprì a libretto la veranda e posò il bicchiere, sempre accompagnato dalla musichetta, che la radio elargiva ancora generosamente. Incominciò a disfare il bagaglio, per vedere se tutto il materiale portato da Roma fosse a posto, e quale invece mancasse. Per quest’ultimo enigma doveva sentire il parere anche e… soprattutto del Prof. Giorgetti, che in materia era un’indiscussa autorità.


SPEDIZIONE AL SETTENTRIONALE LAGO RODOLFO
CONTROLLO DELL’ATTREZZATURA

Prese la valigia nella quale c’erano i fucili, cioè la salvezza da ogni attacco inopportuno e dalla fame. Tirò fuori l’Express, il “salvagente d’Africa”, per il fatto che poteva sicuramente sparare due colpi di grosso calibro. Gli era costato un milione di lire e lo aveva appositamente fatto venire dall’Inghilterra. Era in ordine, come i due fucili da caccia calibro 16. C’erano ancora i documenti che l’anno prima le autorità inglesi del Kenya gli avevano rilasciato per la legalizzazione delle armi, ma anche la cassetta degli accessori, la cornetta d’ottone per la caccia, oltre alle cartucce, sia normali, che da caccia grossa. Tutto si trovava nella prima valigia, che rimise subito a posto

Via via aprì tutte le altre. Man mano tra le dita gli passarono la cinepresa 16 mm, con la quale pensava di girare un documentario a colori sui Turkana, macchine fotografiche con il teleobiettivo, complete di ogni accessorio: dal cavalletto ai differenti filtri per ogni condizione di luce ed ambiente. Poi un machete, grossi coltelli per scuoiare gli animali, zanzariere, lettini da campo, canotto pneumatico con il fuoribordo, tenda, amache, pistole automatiche e un lanciarazzi (per le segnalazioni). Perfino una fionda, che lanciava pallini di ferro. Molto utile se nel suo documentario avesse ripreso gli animali. E così molte altre “cose” si trovavano nelle prime valigie: la sferza elettrica (quella usata per ammansire il toro), da utilizzare in caso di baruffe tra gli indigeni, una penna che lanciava liquido colorato, un pugno di ferro. Oltre ad altro ancora, che sarebbe troppo lungo e noioso raccontare, ma che nel suo insieme avrebbe permesso la riuscita di ogni spedizione. Per inciso si può notare che ciò che più lo preoccupava riguardava gli alimenti. Ne aveva portati pochi. Per lo più, come si può bene immaginare, in scatola.   

A Nairobi (anni '1970) si pubblicizzano abiti per safari

Ad una ad una aprì tutte le valigie. Dopo averle controllate, le rimise al loro posto. Era un lavoro veramente noioso, che lo avrebbe ancor più irritato, se nella camera non fosse diffusa quella musichetta. Poi anche quella terminò. Così Giorgio dovette spegnere l’apparecchio radio.

Stava ultimando il suo lavoro mattutino, rimettendo l’ultimissima valigia al suo posto, quando… suonarono alla porta.

- Sicuramente è il boy che mi porta la colazione e il giornale in carta velina venuto dalla Gran Bretagna.

Chiusa la valigia, andò velocemente ad aprire.

Pole, pole. Calma, calma.

Il boy, come aveva visto bene Giorgio, gli portava la colazione all’italiana, così come aveva sempre voluto al Norfolk.

Sempre in ritardo, pensò…

Prese il vassoio contenente caffè-latte, burro, panini, marmellata e… il Times.

Andò in salotto e, mentre faceva colazione, sfogliò distrattamente il giornale: “La crisi in Italia è ormai un fatto insanabile”, stava scritto in grossi caratteri. Poi, i soliti annunci in prima pagina: un assassinio nell’East End, la venuta di un Capo di Stato a London, e così via.


SI TELEFONA AL CACCIATORE BIANCO

Guardò cosa proiettavano al cinema e un “Safari” gli ricordò che doveva ancora parlare con Collins, in modo che i coniugi potessero effettuare la tanto agognata partita di caccia.

- Pronto? C’è Collins? Gli dica che c’è Giorgio al telefono e che…, se vuol vivere ancora più a lungo, faccia presto a venire al ricevitore…

-Ciao Mon… non ti preoccupare, non sarò io a mandarti dal buon Padre Manitou, ci penserà qualche mamba o qualche bufalo infuriato… Senti, scherzi a parte, ho conosciuto una coppia veramente a posto di simpaticissimi londinesi, che vogliono fare safari… Si hai ragione!... Ho pensato di telefonare al caro ammazza-sette e vediamo un po’ se ancora una volta può prestare i suoi servigi ai sudditi di Sua Maestà Britannica. Sembra, ora che avete avuto l’indipendenza, che non vediate più di buon occhio i vostri compatrioti, o sbaglio? Non farete per caso come gli Ultras dell’Algeria, i Pieds Noirs… Ma no, non si può dire che la Gran Bretagna vi abbia abbandonati… Senti, ritornando a bomba, ci stai a condurli a caccia? Non hanno preso alcun impegno… Lo so, lo so che hanno fatto malissimo, però ho pensato che il vecchio Mon poteva fare un favore ai due e uno personale e grande a me… No!  Non mi sono innamorato della giovane… Senti, allora ci vediamo tutti e quattro dopodomani mattina, in quanto domani ho pensato di portarli all’Amboseli National Park… Per la verità, neanche io ci sono mai stato… Arrivederci, Ciao!

Simpaticone Mon, è sempre il solito. Chissà come mai ancora non si è ammogliato? Va bene che si rifà con le giovani mogli dei clienti! pensò con ironia.


CONTINUA


DRAMMA DELLA GELOSIA!  
TRAGEDIA SFIORATA AL NORFOLK HOTEL
"TUTTI I PARTICOLARI IN CRONACA”

p.s. Attualmente (novembre 2022) sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA. 
IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.

domenica 23 ottobre 2022

71. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: QUINTA PUNTATA (INIZIA LA VISITA DELLA CITTA' DI NAIROBI)

 

La Sesta Avenue nei pressi della Standard Bank, 1935 (Eric and Edith Matson Photograph Collection, Library of Congress)

A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche  effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli.  Ho anche lasciato inalterato il testo. 

[precedenti puntate: 23.9; 3.10; 8.10; 15.10] 

Il sole era già alto nel cielo, quando Milly e John Smith uscirono dall’albergo.

La prima notte a Nairobi era passata molto presto! Dopo una lauta colazione nell’ampio bar dello Stanley i due, come già avevano detto la sera prima a Giorgio, avevano l’intenzione di fare un giro di “perlustrazione” per le vie della città, per scoprire gli aspetti più o meno visibili della grande capitale kenyota. A tal uopo, sia John, che sua moglie si erano armati di grosse macchine fotografiche.

Prima di uscire il cameriere negro, che aveva servito la colazione, disse in un approssimativo inglese, misto ad un po’ di kiswahili:

- Ndio (sì), memsaab, oggi bella giornata. Chiara giornata. Per tatu (“tre”) giorni il tempo essere così bello. Voi potete vedere con un po’ di fortuna la “Montagna splendente” (è il significato di Kilimangiaro in kiswahili). Voi sbrigare!

- Ndio, Moussa, ringraziò John. Così uscirono dall’atrio guardandosi intorno, per cercare di scorgere il famoso vulcano, che però non avrebbero potuto vedere, per la semplice ragione che il New Stanley è circondato da edifici, che non lasciano spaziare la vista. 

- Vorrà dire che ci faremo indicare da Giorgio un posto più elevato, dal quale si possa avere questa stupenda visione. Ci pensi, vedere il Kilimangiaro ad occhio nudo da Nairobi. Più o meno dista in linea d’aria 200 km e, forse, anche molto di più

- Certo, deve essere bello!, rispose Milly.

Con le macchine fotografiche a tracolla, i due si avviarono per la città, che incominciava allora a popolarsi di gente e di automezzi.

Il traffico era intenso e la popolazione, che animava il centro, era eterogena. È facile incontrare, per le vie principali, gruppi di Masai “moran” che, lasciate le lance nelle capanne nelle steppe gialle, con le loro rosse tuniche ed i capelli impastati d’argilla giungono in città, quasi sempre per protestare contro le tasse, che oberano questi prodi cacciatori di leoni.

Quattro guerrieri Masai [ca. 1890-1923] Frank and Frances Carpenter Collection (Library of Congress). 


LORD DELAMERE

Foto-panorama della Kenyatta Avenue, 2011(CC Some rights reserved, Mandingoesque)

Camminarono lungo la Delamere Avenue [oggi Kenyatta Avenue], che prende il nome dal primo residente europeo del Kenya [1901].

Lord Delamere (estrema destra) legge il discorso di benvenuto al Governatore entrante del protettorato dell'Africa Orientale Britannica, Sir Percy Girouard (1867-1932), 1909
Una statua nella stessa via lo ricorda alle nuove generazioni “creole” europee e agli indigeni kenyoti, a qualunque razza e popolo appartengano. Senza uomini come il Delamere, il Kenya, come molti altri nuovi stati indipendenti africani, poteva  essere ancora un paese ai confini del mondo, della civiltà. Dove le popolazioni primitive, non solo si davano guerra tra loro, ma arrivavano ad uccidere gli uomini bianchi, che osavano penetrare nelle loro terre. Popolate da belve feroci, come i leoni men-eaters, e caratterizzate da boscaglie impenetrabili, dalla fame e dalla miseria, dalle malattie e dalle mosche tse-tse.

Ora, per fortuna, quello che poteva essere il quadro del Kenya pre-europeo, è scomparso. Se non totalmente, almeno in gran parte.

LA TUTELA DELLA FAUNA

Ormai le grandi fiere per la stragrande maggioranza popolano i parchi nazionali creati dal governo inglese. Così come il governo belga, a sua volta, ha fatto nel Congo. In modo da conservare e preservare alcune specie dallo sterminio che, con la loro indiscriminata uccisione, poteva considerarsi quasi imminente.

Lo Tsavo National Park, l’Aberdare, l’Amboseli, il Kenya, e il più grande giardino zoologico che una grande città possa vantare: il Nairobi National Park, non sono che alcune delle riserve, nelle quali gli animali possono vivere tranquillamente, non molestati dagli indigeni, che ne vogliono mangiare la carne (ma ci sono anche molti casi di bracconaggio). Per non parlare degli europei, che per avere l’avorio facevano una strage di elefanti. Ma anche di quegli individui,  che sparavano solo per il gusto di uccidere. Non importa se ammazzavano anche le femmine ed i piccoli, e se non ne toccavano neanche la carne.

I POPOLI PRIMITIVI

I popoli primitivi desiderano sempre più la civiltà e la collaborazione con l’uomo bianco. Non lo cuociono più nel pentolone bollente! Aspirano al progresso.

Mentre prima l’élite indigena era per lo più mandata nelle grandi e famose università europee e statunitensi, grazie all'assegnazione di borse di studio, ora si cerca di creare “in casa” un proprio quadro dirigente ed una classe politica. Il “Royal Technical College” di Nairobi è un esempio. Si cerca di trovare nuovi mezzi per un’agricoltura veramente moderna: Si creano impianti. Si costruiscono case e strade e ponti.

Il Royal Technical College di Nairobi, ora parte dell'Università di Nairobi, 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18651)

Ma il progresso arriva anche dall’aria. Nel Kenya ci sono almeno sette aeroporti di primaria importanza, di cui tre servono la capitale.

I “selvaggi” vanno nelle città, o fanno i braccianti agricoli nelle grandi fattorie europee e nelle piantagioni. Il nuovo governo indigeno, che nell’ambito del Commonwealth ha preso il posto del Governatore britannico residente, studia le nuove necessità. I nuovi problemi che ogni giorno si affacciano alla luce di uno Stato ancora neonato.

Piantagione di caffè nei pressi di Nairobi, 1936 (Eric and Edith Matson Photograph Collection, Library of Congress)

JOMO KENYATTA, IL GRANDE ANTROPOLOGO MALINOWSKI, I MAU-MAU, IL KENYA INDIPENDENTE

Jomo Kenyatta è un uomo di polso. Presunto capo dei Mau-Mau, era stato confinato in una scuola requisita per l’occasione nella parte più sperduta del paese: la Northern Frontier.

IL PRESIDENTE JOMO KENYATTA, NAIROBI, KENYA, 1966, Israel National Photo Collection

Dopo aver studiato Economia a Londra, divenne l’allievo prediletto del grande antropologo Malinowski. Andò in Russia, e per quel passo fu tacciato di comunista. Con la rivolta dei Mau-Mau, i principali capi, presunti o no, furono imprigionati, e con loro Jomo. Quanto fosse infondata l’accusa di comunismo l’ha dimostrato il fatto che il Kenya non è divenuta una Repubblica Popolare e non è uscito dal Commonwealth. Mentre ci sono ancora farmers inglesi ed europei (sono chiamati europei tutti i bianchi, anche se americani N.D.A.), che occupano importanti cariche statali. 

Nelle rivolte delle guarnigioni indigene, al tempo dell’alzata di scudi di Zanzibar, che con un colpo di stato sanguinoso e con l’aiuto dei cinesi ha instaurato una Repubblica Democratica [nel Tanganyika, oggi Tanzania], il Kenya ha infatti richiesto l’intervento degli inglesi…

Una squadra britannica di mortai da 3 pollici in azione durante le operazioni contro i terroristi Mau Mau, 1952 - 1956,  Imperial War Museums.

Una squadra di King's African Rifles trasporta rifornimenti, mentre è alla ricerca dei Mau-Mau, 1952-56, Imperial War Museums.

Con Jomo Kenyatta tutto il Kenya aspira al progresso e all’inserimento del paese tra le nazioni, che da millenni sono arrivate ad un alto grado di civiltà, di “sviluppo”. Secondo una recente statistica dell’Onu solo uno Stato è sviluppato in Africa: la Repubblica Sudafricana. Il Kenya cercherà di raggiungerlo. Se non nello spazio di pochi anni, almeno tra i prossimi 25. E sarà un grosso colpo per un paese dove domina l’apartheid!

Ritornando a parlare dei popoli primitivi, dei selvaggi, questi sono sempre più assorbiti dalla civiltà, che non sempre porta benefici (vedi sifilide, prostituzione, altre malattie che, come la tubercolosi, erano prima sconosciute, l’alcoolismo, ecc.).

IL MOSAICO ETNICO DEL KENYA

I Kikuyu, i Masai, i Nandi, i Dorobo, Samburu, Somali, Turkana, Karamojong, Suk, Kipsigi, Swahili, Wakamba, Bakuya, Meru, Embu, Kavirondo, Luo, Qanyika e molti altri ancora, assieme agli europei, agli indiani di Goa e di Pondicherry, ai Parsi, ai Sikhs ed, infine, agli arabi, compongono l’enorme mosaico eterogeneo della popolazione kenyota.

Appunto per tutte queste popolazioni si sta cercando di creare una federazione, in modo che si possano [omissis: non comprensibile, dopo 60 anni, l’aggiunta a penna nel dattiloscritto…

p.s.: mi accorgo ora che nel 1966 per la rivista Africa di Roma (Istituto Italiano per l'Africaho recensito (è una delle mie prime pubblicazioni...) il volume della O.U.P.: AA.VV., Federation in East Africa, Opportunities and Problems, 1965. Gli autori auspicavano un'integrazione economica e politica tra i tre Stati dell'ex Africa Orientale Britannica: Tanganyika, Uganda, Kenya. Dopo che nelle rispettive capitali si erano tenute, tra il 1962 e 1963, alcune conferenze internazionali, allo scopo di rilanciare l'EACSO, l'East Africa Common Services Organization]

La recensione figura su Research Gate:

https://www.researchgate.net/publication/348995659_MARGARET_SHINNIE_ANCIENT_AFRICAN_KINGDOMS_1965_VARIOUS_AUTHORS_FEDERATION_IN_EAST_AFRICA_OPPORTUNITIES_AND_PROBLEMS_1965_REVIEWS_BY_INITIALS_FP

I TURKANA

Due uomini Turkana si tengono per mano nel corso di  una danza tradizionale, che coinvolge uomini e donne. Indossano cerchietti decorativi, caratteristica tipica del costume Turkana, 1955 (CC BY-NC-SA 4.0 Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/11133)

Le tribù ancora allo “stato di natura”, quelle primitive, sono veramente poche. I Turkana del Lago Rodolfo [oggi Lago Turkana] sono una di queste.  Perché il loro habitat è uno dei più desolati e deserti al mondo. È terra ancora selvaggia, dove gli indigeni vivono a faccia a faccia con la natura, cacciando i coccodrilli, ma anche allevando il bestiame. Anche là, in un tempo non molto lontano, arriverà la civiltà che, a cominciare da questo secolo, ha cambiato molte cose sulla faccia del nostro pianeta.

CONTINUA

p.s. Attualmente (novembre 2022) sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA.

IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.