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SEGUIRA' LA VERSIONE IN BIANCO E NERO
IL RACCONTO DI UN ANTROPOLOGO APPASSIONATO, TRA VECCHIO E NUOVO MONDO
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Coppia Maasai (© Franco Pelliccioni) |
Infatti, sulla spinta della forte ondata emotiva, provocata dalla pubblicazione sul blog del mio incompiuto romanzo giovanile ambientato in Kenya, e risalente ad esattamente sessanta anni fa [le rimanenti quattro “puntate” rimarranno per sempre custodite nel cassetto…], da ex africanista avevo deciso che era tempo di elaborare un mio vecchio progetto sui “Popoli del Kenya”.
Paese dell’Africa orientale dove negli anni ‘1970 e ‘1980 avevo effettuato due sessioni di ricerca.
Prima nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del
monte Kenya (è stata la mia prima ricerca antropologica sul campo!); successivamente
tra i pescatori Elmolo del lago Turkana, nel desertico e semidesertico
nord-ovest del paese.
Come
allora osservai, mi ero lasciato “trasportare” dalla mia vecchia abitudine di
ricercatore “a tutto tondo”: biblioteca, archivio, Internet, diari di viaggio,
diari di ricerca, registrazioni audio, diapositive.
A Capodanno 2023 decisi che, per un periodo, avrei interrotto l’elaborazione del
libro, per dedicarmi completamente a quello su Balene e ai Balenieri.
Ora, dopo la sua pubblicazione, ho ripreso a lavorare al libro del Kenya, in modo da ultimarlo per il prossimo autunno/inverno.
Poi mi potrò finalmente concentrare sugli Inuit dell’Artico canadese…
Di
seguito titolo e sommario, sia pure provvisori.
MAASAI
GENTI E CULTURE DEL KENYA
PREMESSA
1. INTRODUZIONE STORICA
UN SALTO NELLA PREISTORIA: SCOPERTE PALEONTOLOGICHE E
PALETNOLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE
STORIA ANTICA
L’AZANIA, LA “TERRA DEGLI ZENG, O ZENJ”
ARRIVANO I PRIMI EUROPEI DAL PORTOGALLO
ALLA FINE DEL XIX SECOLO NEL FOLTO DELLA FORESTA
EQUATORIALE COSTIERA VIENE SCOPERTA LA MACCHU PICCHU AFRICANA, LA CITTA’
MEDIEVALE DI GEDI
IL DOMINIO DEI SULTANI OMANITI
L’AVVENTO COLONIALE INGLESE: L’IMPERIAL BRITISH
EAST AFRICA COMPANY (1887), IL PROTETTORATO DELL’AFRICA ORIENTALE
BRITANNICA (1895), Il PROTETTORATO E LA COLONIA DEL KENYA (1920), LA RIVOLTA
MAU MAU (1952-56). L’INDIPENDENZA (1963)
La creazione del Northern Frontier District (1909)
Due testimoni dei prodromi della colonizzazione
britannica
Browne (1909-1916)
La storia della fondazione di Fort Hall
Yardley (1918)
2. INTRODUZIONE GEOGRAFICA E DEMOGRAFICA
3. INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA
4. LA “CULTURA MISTA COSTIERA”: I
SWAHILI
IL PERIPLO DEL MARE ERITREO, PORTOLANO GRECO-EGIZIANO
DEL I SEC. D.C.
L’AZANIA
I CONTATTI CON L’ESTREMO ORIENTE: LE ESPLORAZIONI
MEDIEVALI CINESI
I Cinesi in Africa Orientale
I Ming e le sette esplorazioni marittime di Cheng Ho,
l'«Eunuco dei
Tre Gioielli»
Tramonto di una straordinaria, avventurosa ed ancora
misconosciuta epopea asiatica nell’Oceano Indiano
GIUNGONO I PORTOGHESI
SAWĀHIL
LA CULTURA SWAHILI
LA LINGUA SWAHILI, IL KISWAHILI
UTENDI WA INKISHAFI, CELEBRE POEMA CHE RIMPIANGE I FASTI DEL PASSATO
5. I BANTU: GLI AGRICOLTORI
SEDENTARI
LE MIGRAZIONI DEI BANTU
LA “RICCHEZZA DELLA SPOSA”
I KIKUYU E LA RIBELLIONE ANTIBRITANNICA MAU MAU,
PER RIAVERE LA TERRA DEGLI AVI
IL MITO DELLE ORIGINI E IL PERCHÉ DEI NOMI FEMMINILI
DEL SISTEMA CLANICO PATRILINEARE KIKUYU
BAGIUNI
Il “mondo perduto” dei Bagiuni, tra le omonime
isole somale, l’arcipelago di Lamu, la costa del Kenya: una “pulizia etnica”
lunga oltre trenta anni:
6. I NILO CAMITI: I NOMADI PASTORI
LA CULTURA DEI NILO-CAMITI
IL “COMPLESSO DEL BESTIAME” TRA I POPOLI ALLEVATORI
DELL’AFRICA ORIENTALE
I MAASAI NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO EUROPEO, ARABO E
AFRICANO
Nelle terre dei Maasai: Joseph Thompson, la
spedizione Teleki-von Hohnel (XIX secolo), Charles William Hobley (XX secolo)
I MAASAI: UNA STORIA REALMENTE BELLICOSA
SANGUINOSI CONFLITTI INTERTRIBALI (E INTRATRIBALI: IL
“SUICIDIO” COLLETTIVO MAASAI) E LA “PAX BRITANNICA”
IL GOVERNO DIFFUSO: IL SISTEMA POLITICO DELLA SOCIETA’
ACEFALA MAASAI
Le profezie avverate del grande laibon Maasai Mbatian
7. I NILOTICI
I LUO
MIGRAZIONI DEI LWOO
8. LE POPOLAZIONI DI LINGUA CUSCITICA
SOMALI
RENDILLE
9. LE CULTURE “MARGINALI”: DOROBO, ELMOLO, BON
DOROBO
L’esploratore Thompson è il primo europeo ad
incontrare i Dorobo, nel corso del suo attraversamento della terra Maasai
ELMOLO
NEL 2019 LE PIOGGE CAUSATE DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO E
LA CRESCITA DEL LIVELLO DELLE ACQUE DEL LAGO COSTRINSE GLI ELMOLO AD
ABBANDONARE IL VILLAGGIO, PER RAGGIUNGERE TERRENI PIU’ ELEVATI
BON (BONI, AWEER, WABONI)
I Boni oggi
Storia dell’avventurosa scoperta dei Boni nelle
foreste costiere tra Somalia e Kenya
L’incontro di Grottanelli con i Bon nel 1952
10.BIBLIOGRAFIA
CARTE
......
Il Kenya figura nel mio GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI. TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI, capitolo 3:"A bordo di un treno della celebre “ferrovia di penetrazione” Mombasa-Kampala: l'Uganda Railways, Kenya (1896-1901)",
"(...) ha aperto la colonizzazione dell’Africa Orientale.
Parte dall’Oceano Indiano e, dopo aver raggiunto Nairobi, arriva fino a Kampala, in Uganda.
Oltre ai soliti immancabili problemi incontrati nella sua costruzione, ha dovuto risolvere un’inaspettata complicazione in più, che nessuno aveva mai sperimentato altrove, né tantomeno immaginato potesse esistere…
Poiché la linea era infestata dai leoni che, a quanto pare, preferivano mangiarsi gli indifesi operai indiani addetti alla sua costruzione…
[Come racconta il famoso film premio oscar Spiriti nelle tenebre (The Ghost and the Darkness) del 1996, con Michael Douglas].
Questo è stato il primo dei quindici treni sul quale ho viaggiato, sia pure in senso contrario: da Nairobi fino a Mombasa.
Nei paraggi non ho scorto alcun leone, ma so bene che ce ne sono parecchi nel vicinissimo Parco Nazionale Tsavo".
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Illustrazione dell'Isola che non c'è, realizzata da F. D. Bedford, dal
romanzo Peter and Wendy del 1911Peter Pan & Wendy |
Ho deciso di scrivere questo post, dopo aver visto in televisione l’anteprima del trailer di Peter Pan & Wendy, l’ultima versione cinematografica del celebre Peter Pan [con Jude Law nel ruolo di Capitano Uncino], disponibile su Disney dal 28 aprile.
L'HARRIS HOTEL E TARBERT
Nel corso della mia ricerca nelle Ebridi Esterne [al largo della costa nord-occidentale della Scozia], prima e dopo aver raggiunto il remoto e disabitato arcipelago di St Kilda in aperto Oceano Atlantico, ho soggiornato nello storico Harris Hotel (del 1865), alla periferia della cittadina di Tarbert (in gaelico: An Tairbeart), nell'isola di Harris (Na Hearadh), sull’istmo che collega il loch occidentale (aperto sull’Oceano) all’orientale.
E Tarbert è un toponimo di
provenienza vichinga, che indica un portage,
il passaggio delle imbarcazioni effettuato a spalla, da un lato all'altro
dell'istmo [spesso indispensabile per passare da un corso d'acqua all'altro, o per riuscire a superare rapide e cascate].
L'Harris Hotel |
Sir James Matthew Barrie (1860-1937), foto del 1892 |
Essendo a
conoscenza che lo scozzese [dell'Angus] James Matthew Barrie (1860-1937), autore
del celebre personaggio di Peter Pan, era stato ospite dell’albergo nel 1912,
con l’aiuto della Sig.ra Morrison, la proprietaria, cercai la sua firma su un
vecchio registro degli ospiti.
Rintracciata la firma, noto che accanto ci sono quelle dei suoi amici Anthony Hope (Hawkins), autore del celebre Prigioniero di Zenda, ed Edward Verrall Lucas, umorista saggista, drammaturgo, editore, poeta ecc.
Insomma nel luglio del 1912 c’è un “Bloomsbury” in sedicesimo [dal Bloomsbury Group londinese], trasferitosi alle porte dell’Oceano per pescare.
Anthony Hope, all'anagrafe Anthony Hope Hawkins (1863-1933), ca.1880-1898 (Harvard Art Museum/Fogg Museum) |
Ritratto di Edward Verrall Lucas (1868-1938), ca. 1905 |
Con Barrie c’erano anche i cinque figli degli amici Arthur e Sylvia Llewelyn Davies (ai quali si era ispirata la prima versione del 1902 di Peter Pan), da lui adottati “ufficiosamente” nel 1910, dopo la morte dei loro genitori.
Poi il gruppo si trasferirà nel non distante Ammhuinsuidh Castle.
Barrie ha avuto una vita sociale estremamente intensa e legami amicali con il fior fiore della cultura britannica.
Tanto da fondare, per l’amato cricket, l’Allahakbarries.
Una squadra amatoriale (attiva tra il 1890 e il 1913) nelle cui file si cimenterà il Gotha del Regno Unito.
Tra cui Kipling, Wells, Conan Doyle, Wodehouse, Chesterton, Jerome, lo stesso Lucas.
Ma anche il singolare e "misterioso" esploratore ed antropologo franco-americano Paul Du Chaillu.
Del resto tra i suoi tanti
amici figurano anche Thompson (il primo ad inoltrarsi nella terra dei temibili Masai
dell’Africa Orientale) e Robert Falcon Scott, l’esploratore del Polo Sud.
Ma c’è un altro motivo che mi ha spinto a realizzare il post.
Riguarda la famosa “isola che non c’è”. Dove Peter, Wendy e i ragazzi giungono dopo aver volato per giorni.
Isola resa celebre anche dalla canzone di Edoardo
Bennato.
La spiegazione trovata su Wikipedia ritiene che Barrie abbia individuato nelle regioni più remote dell'outback australiano, quelle che gli aussies chiamano appunto Never Never, l’isola immaginaria di Never Never Land, Neverland o Neverlands.
Ritengo, invece, che non ci sia alcun bisogno di andare all’altro capo del mondo per individuare l’isola che non c’è, specialmente da parte di uno scozzese.
Perché l’ha addirittura in “casa”, ed è esattamente l’isola
di Harris!
Come ben sappiamo in tutto il mondo il suo nome è sinonimo di eleganza, sportività, resistenza.
Mi riferisco a quel particolare tipo di
tessuto pregiato, il tweed, più
precisamente all'Harris Tweed, che
deve il termine all'isola dove nacquero l'idea e la sua brillante, concreta
realizzazione.
Proprio Harris è l'isola che non c'è.
Almeno nel senso stretto del termine.
In effetti nella letteratura e sulla cartografia delle Ebridi, da secoli ci si riferisce all'isola di Harris.
Anche se è area
saldamente e naturalmente collegata all'isola di Lewis, e non per interventi
più o meno secolari dell'uomo - dighe o ponti -.
Lewis ed Harris sono infatti un tutt'uno.
Harris, l'isola che non c'è, e la parte meridionale dell'isola di Lewis. Nel riquadro l'arcipelago delle Ebridi Esterne |
Ma da sempre Harris è considerata un'isola:
"Leogus et Haraia insulae ex Aebudarum numero quae quamquam isthmo cohaerant pro diveris habetur".
("Lewis e
Harris nelle Ebridi sono considerate due diverse isole anche se collegate da un
istmo").
Così scriveva il cartografo olandese Blaeu nel 1655.
In proposito rilevo anche come il locale dialetto gaelico, oltre alla stessa inflessione linguistica inglese, parlato dai suoi abitanti, come avevo appreso già a Glasgow, in procinto di partire per le isole, e come più volte ho potuto verificare "in situ", abbia modo di differenziarsi notevolmente da quello parlato dagli abitanti di Lewis.
Una discrepanza percepibile perfino da chi non è assolutamente in grado di esprimersi o capire il gaelico.
Quindi l'isola di Harris è un caso speciale di
insularità, forse unico al mondo, di tipo "virtuale".
Geo-morfologicamente, sia pure con qualche forzatura, si tende a descrivere il distacco fisico tra le due aree con il fatto che la regione meridionale di Lewis è profondamente connotata dalla contemporanea presenza di due profondi lochs (Resort e Seaforth) e di una zona fortemente montagnosa, la Foresta di Harris. Che, nonostante il nome, non ha alberi all’interno, bensì solo daini.
Tanto che in Gaelico occasionalmente ci si riferiva ad Harris chiamandola Ardmeanach of Lewis, "le alte terre
nel mezzo di Lewis”.
.....
Sul remoto arcipelago di St Kilda, 41 miglia nautiche ad ovest delle Ebridi Esterne:
NELL'ARCIPELAGO DEGLI “UOMINI-UCCELLO” DI ST KILDA. VITA E MORTE DI UNA REMOTA COMUNITÀ' SCOZZESE
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N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno
L'etnomusicologa Frances Densmore (1867- 1957) suona un disco per un capo indiano dei Blackfoot |
VENTI RITRATTI DI DONNE STRAORDINARIE, CHE HANNO PERCORSO LE VIE DEL MONDO ALLA RICERCA DI CONOSCENZA (157 pp., 115 foto, 60 note)
E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07732SMT8 Versione cartacea I ediz. https://www.amazon.it/dp/197322934X II ediz. https://www.amazon.it/dp/1729158544 |
Un sottotitolo alternativo del presente libro potrebbe essere rappresentato da: 20 personaggi femminili irresistibilmente spinti dal sacro fuoco della conoscenza, da una passione sconfinata per la scoperta, da un’insaziabile curiosità per tutto ciò che, passo passo, incontrano sulla loro strada.
20 personaggi in cerca di lettori altrettanto appassionati, parimenti ed empaticamente attratti dalle storie di queste intrepide donne.
Donne straordinarie che per addentrarsi nell’ignoto, geografico e culturale, percorrendo ogni possibile via hanno vissuto spesso pericolosamente.
Se chi mi legge verrà anch’esso coinvolto emotivamente, come a suo tempo lo è stato anche l’A. del presente libro per ognuna di esse, vorrà dire che la loro vita, l’audacia, la forza d’animo, il carattere indomito, l’assoluta consapevolezza di mettere pressoché in ogni momento in ballo la loro stessa esistenza, non è trascorsa inutilmente.
Non a caso spesso mi sono affezionato a quelli che considero i “miei” personaggi dell’esplorazione senza aggettivi. Soprattutto nel caso di grandi viaggiatrici o studiose.
Donne che non potevano che essere estremamente determinate, coraggiose, naturalmente curiose. Poiché, sfidando l’opposizione delle famiglie e le rigide convenzioni della loro epoca, ma anche sprezzanti dei pericoli, a cui più volte andarono incontro, si sarebbero spinte verso l’impossibile.
Aprendo una nuova “frontiera” all’altra metà del cielo! Così i personaggi femminili presenti in questa “galleria” non potevano non avere la priorità rispetto a quelli maschili.
Perché nella vita la precedenza l’avevano generalmente avuta solo formalmente. Quasi sempre ipocritamente. Poiché per conquistare spazio vitale e diritti fondamentali, per se stesse e per tutte coloro che voce non possedevano, avevano dovuto lottare, anche contro il pregiudizio maschilista imperante all’epoca.
E non solo nell’Ottocento vittoriano…
Ogni volta i “miei” personaggi sono riusciti a stupirmi. Man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono stato sempre più colpito e affascinato dalle loro profonde passioni, che li hanno sospinti su eccezionali, se non unici, sentieri esistenziali e scientifici.
Peraltro in tempi e epoche dove pressoché tutto era difficoltoso, pionieristico, perfino impossibile e pericoloso e. perciò. andava “conquistato” con le unghie e con i denti…
Poiché con pochi mezzi si dovevano inoltrare in territori inviolati, a volte ottenendo a posteriori scarsi riconoscimenti!
Alla fine saranno comunque in grado di apportare apprezzabili contributi a scienza e conoscenza.
Molti di loro sono vissuti anche a lungo. Forse perché curiosità del “nuovo” e ardore per la ricerca bilanceranno, ripagandoli ampiamente per quanto saranno in grado di realizzare, il peso specifico di stress incontrati sul campo, ma anche provenienti dagli stessi gruppi umani studiati, da colleghi, burocrazia e Accademia.
Ecco, uno dopo l’altro, i miei 20 personaggi appassionati alla ricerca di lettori altrettanto appassionati o, comunque, disponibili ad esserlo:
EPLORATRICI-GRANDI VIAGGIATRICI:
Gli avventurosi viaggi per il mondo della signora viennese Ida Pfeiffer (1797-1858);
La curiosità senza confini della viaggiatrice "vittoriana" Isabella Lucy Bird (1831-1904);
Annie (Hannah) Royle Taylor (1855-1922), uua piccola europea sul Tetto del Mondo, missionaria e esploratrice inglese, prima occidentale a visitare il Tibet;
Isabelle Eberhardt (1877-1904), sahariana e spia francese, scrittrice e corrispondente di guerra, agente della resistenza araba, fervente musulmana sufi;
L'ansia di viaggiare spinse la “nomade appassionata” Freya Stark (1893-1993), un blend tra Indiana Jones e Mata Hari, verso l'«ignoto» geografico e l'«altro» culturale;
Le nove spedizioni artiche della "donna di ghiaccio" Louise Arner Boyd (1887-1972);
L'avventurosa e straordinaria esploratrice, fotografa e scrittrice di viaggi Ella Maillart (1903-1997);
Alexandra David-Néel (1868-1969), esploratrice, spiritualista, buddista, anarchica, libera pensatrice e… “vagabonda nell’anima”;
Nel complicato scacchiere dell'ex Impero Ottomano la "regina" era una temeraria archeologa inglese. Gertrude Bell (1868-1926).
ANTROPOLOGHE-ETNOLOGHE:
Frances Theresa Densmore (1867-1893) e la sua grandiosa opera etnomusicologica sui canti degli Indiani delle Pianure;
Maria Antonina Czaplicka (1884-1921) antropologa polacca (Siberia settentrionale).;
l’antropologa e glottologa americana Gladys Amanda Reichard (1893-1955) e i Navaho;
Hortense Powdermaker (1900-1970), l'antropologa allieva di Malinowski, esperta di Melanesia, Rhodesia e... Hollywood;
Camilla Hidegarde Wedgwood (1901-1955) antropologa e pioniera dell’istruzione femminile in Oceania;
Margaret Mead (1901-1978) la più grande antropologa dei nostri tempi: la diversità culturale ricchezza dell'umanità;
Cora Alice Du Bois (1903-1991), antropologa americana, e i suoi fondamentali studi sulla cultura e la personalità dei nativi dell’isola di Alor (Indie Olandesi, oggi Indonesia);
Germaine Dieterlen (1903-1999) etnologa francese, e i suoi importanti studi tra i "sapienti" Dogon del Mali;
L’antropologa statunitense Laura Maud Thompson (1905-2000) e la ricerca di un’etica ecologica "al di là del sogno";
La Lakota Sioux Rosebud Yellow Robe (1907-1992), intrepida figlia di “Uccide-nei-boschi”, studiosa e storica dei nativi americani..
Ovviamente un “posto” totalmente a parte lo ha Ma'at-ka-Ra Hatshepsut (1501-1479 a.C.), celebre e potente Faraone-donna.
Qui presente in quanto propugnatrice dei viaggi degli Egizi nel paese tropicale di Punt (penisola sudarabica, Somalia, stretto di Bab el-Mandeb, Africa orientale?!).
N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno (1177 parole chiave al 27.12.2023),
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Un sottotitolo alternativo del presente libro potrebbe essere rappresentato da: 20 personaggi femminili irresistibilmente spinti dal sacro fuoco della conoscenza, da una passione sconfinata per la scoperta, da un’insaziabile curiosità per tutto ciò che, passo passo, incontrano sulla loro strada. 20 personaggi in cerca di lettori altrettanto appassionati, parimenti ed empaticamente attratti dalle storie di queste intrepide donne.
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Non a caso spesso mi sono affezionato a quelli che considero i “miei” personaggi dell’esplorazione senza aggettivi. Soprattutto nel caso di grandi viaggiatrici o studiose. Donne che non potevano che essere estremamente determinate, coraggiose, naturalmente curiose. Poiché, sfidando l’opposizione delle famiglie e le rigide convenzioni della loro epoca, ma anche sprezzanti dei pericoli, a cui più volte andarono incontro, si sarebbero spinte verso l’impossibile. Aprendo una nuova “frontiera” all’altra metà del cielo! Così i personaggi femminili presenti in questa “galleria” non potevano non avere la priorità rispetto a quelli maschili. Perché nella vita la precedenza l’avevano generalmente avuta solo formalmente. Quasi sempre ipocritamente. Poiché per conquistare spazio vitale e diritti fondamentali, per se stesse e per tutte coloro che voce non possedevano, avevano dovuto lottare, anche contro il pregiudizio maschilista imperante all’epoca. E non solo nell’Ottocento vittoriano…
Ogni volta i “miei” personaggi (sia donne, che uomini) sono riusciti a stupirmi. Man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono stato sempre più colpito e affascinato dalle loro profonde passioni, che li hanno sospinti su eccezionali, se non unici, sentieri esistenziali e scientifici. Peraltro in tempi e epoche dove pressoché tutto era difficoltoso, pionieristico, perfino impossibile e pericoloso e. perciò. andava “conquistato” con le unghie e con i denti… Poiché con pochi mezzi si dovevano inoltrare in territori inviolati, a volte ottenendo a posteriori scarsi riconoscimenti! Alla fine saranno comunque in grado di apportare apprezzabili contributi a scienza e conoscenza. Molti di loro sono vissuti anche a lungo. Forse perché curiosità del “nuovo” e ardore per la ricerca bilanceranno, ripagandoli ampiamente per quanto saranno in grado di realizzare, il peso specifico di stress incontrati sul campo, ma anche provenienti dagli stessi gruppi umani studiati, da colleghi, burocrazia e Accademia. Ecco, uno dopo l’altro, i miei 20 personaggi appassionati alla ricerca di lettori altrettanto appassionati o, comunque, disponibili ad esserlo:Ida Pfeiffer; Isabella Lucy Bird; Annie (Hannah) Royle Taylor; Frances Theresa Densmore; Gertrude Bell; Alexandra David-Néel; Isabelle Eberhardt; Maria Antonina Czaplicka; Louise Arner Boyd; Gladys Amanda Reichard ; Freya Stark; Hortense Powdermaker; Camilla Hidegarde Wedgwood; Margaret Mead; Cora Alice Du Bois; Ella Maillart; Germaine Dieterlen; Laura Maud Thompson; Rosebud Yellow Robe. Ovviamente un “posto” totalmente a parte lo ha Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, celebre e potente Faraone-donna. Qui presente in quanto propugnatrice dei viaggi degli Egizi nel paese tropicale di Punt.
L'edificio del Museo Africano, Roma. Già sede dell' Istituto Italiano per l'Africa , poi diventato Istituto Italo-Africano, in...