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lunedì 1 luglio 2024

162. UNA DOVEROSA PREMESSA; LA CIVILTA' EGIZIA; DAVANTI ALLE GRANDI PIRAMIDI DI GIZA; DAL DIARIO DI VIAGGIO: CAIRO. DA: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. CROCIERA AEREA E FLUVIALE SUL NILO; AI CONFINI CON IL SUDAN, ALLA RICERCA DI BERENICE TROGLODITICA E DELLA “CAROVANIERA DEGLI 11 GIORNI”; NEL SINAI

 

 Piramide di Cheope (alta 137 m), Giza: IV Dinastia,
 Antico Regno, ca. 2620 a.C. - ca. 2500 a.C.,1980 (© Franco Pelliccioni

UNA DOVEROSA PREMESSA

  Nel corso dei miei vagabondaggi scientifici che, in quasi mezzo secolo, mi hanno avvicinato a numerose realtà culturali "altre", tra Europa, Africa e America, più volte ho avuto modo di utilizzare il percorso per effettuare, en route, soste intermedie più o meno veloci. Che, così, mi hanno consentito di ampliare la conoscenza di aree finitime a quelle dove ero diretto. 

Approfondendo ulteriormente caratteristiche geo-storiche ed etno-antropologiche.

 Raccogliendo prezioso materiale aggiuntivo, non solo fotografico o sonoro, "a latere" e "di sfondo", che, in un secondo tempo, si sarebbe dimostrato interessante per la mia attività. Una buona "abitudine", questa, condivisa del resto anche da alcuni Maestri della mia disciplina. 

In previsione di una seconda sessione di indagine nel profondo sud del Sudan, da realizzare nel 1980-81, quale occasione migliore per progettare una sosta in Egitto? 

Visitando così, quasi a campione: luoghi, zone archeologiche, monumenti et alia, da un capo all'altro del paese. 

Dall'imboccatura del delta (il Cairo) ai lontani confini meridionali con il Sudan (templi di Abu Simbel). 

Un viaggio nel viaggio capace di offrire una visione d'insieme, a "volo d'aquila", di quel paese e di quelle popolazioni. 

Regione che un tempo era stata definita: "vaga e misteriosa, popolata da selvaggi, demoni, serpenti magici, pigmei e bestie mostruose"

LA CIVILTÀ EGIZIA

 La mia prima "visita" in Egitto [1980], che ha quindi seguito più direzioni, non è stata del tutto peregrina. Consentendomi un approccio meno teorico a quel paese, fin dall'antichità.

 È mia intenzione cercare di descrivere quelle che, allora, furono le mie sensazioni davanti a questa straordinaria culla della civiltà umana. Non confrontabile con altre situazioni presenti nel mondo intero, secondo me.

Che sono nato e cresciuto a Roma. Ho ammirato la Grecia e le testimonianze archeologiche della civiltà Azteca, Maya, Minoica.

 Quando posi i piedi per la prima volta su questa parte del "crescente fertile", mi portavo inevitabilmente appresso un bagaglio culturale, fatto di nozioni, idee, storie, cognizioni, clichés e… pregiudizi? 

Il tutto ampiamente sedimentato e stratificato, fin dall'epoca dei miei primissimi passi sulla via del sapere, nella mia mente e nel cuore.

Ecco perciò le Piramidi, la Sfinge e la Valle dei Re, 

Tombe e Templi faraonici sparsi a profusione lungo il Nilo, Ramses II il Grande e la scoperta della tomba di Tutankhamon, il grandioso progetto internazionale per salvare Abu Simbel, la sala delle gigantesche colonne di Karnak: questi sono solo alcuni dei "punti di forza" mentali sui quali ho cercato di incardinare il mio viaggio tra Basso, Alto e Medio Egitto.

Ce ne sarebbero stati ancora diversi, appartenenti sia all'era faraonica, che a periodi successivi.

Con il pensiero si poteva andare alle storie di Erodoto (450 a.C.), ad esempio, o alle descrizioni di Strabone (30 a.C.). All'età delle esplorazioni, non solo geografiche. A quella degli scavatori di tesori, compreso il padovano Belzoni.

Ma ancora: all'inusitata impresa napoleonica in terra d'Africa, che comportò una massiccia partecipazione dei savants dell'epoca; alla scoperta della "traslitteratrice" stele di Rosetta, vera chiave di lettura con la quale lo Champollion riuscì, infine, a scardinare segreti e misteri della scrittura geroglifica (ideografica e fonetica) egizia; alla fondazione di una nuova scienza con le carte in regola, l'egittologia; all'incredibile, e altrettanto miserabile, epopea dei ladri di tombe che, a partire dall'epoca faraonica, arriverà fin quasi ai giorni nostri. 

E, infine, ai misteri.

Come quello relativo alla scomparsa nel nulla dei 50.000 soldati della grande spedizione del re Persiano Cambise verso l'oasi di Siwa.

 Sarei tentato di allungare a dismisura questa lista, ma è mia intenzione quella di approfondire, in seguito, alcuni tra i temi appena accennati. 

Qui voglio solo cercare di interpretare, per il lettore, lo stato d'animo di chi per la prima volta si è trovato di fronte alla Grandiosità per antonomasia!

DAVANTI ALLE GRANDI PIRAMIDI DI GIZA

. Fotografati a Giza, 1980 (© Franco Pelliccioni) 

 La prima impressione che si prova, giunti al cospetto delle grandi Piramidi di Giza, è la sua totale assenza! 

Ciò che capita al neofita è un impeto, una cascata di confusione mentale, di annichilimento vero e proprio dell'intelletto. 

Ci si sente naturalmente frastornati, interdetti, muti.

 Senz'altro una sindrome di Stendhal all'ennesima potenza!

 È la sensazione palpabile, concreta, di non riuscire a "realizzare" appieno tutto quanto ci troviamo improvvisamente davanti allo sguardo, così stracolmo di grandiosità: le tre piramidi, la sfinge, gli innumerevoli resti archeologici minori. Tutto contemporaneamente sotto il nostro campo visivo.

E, per un certo periodo di tempo, è difficile uscirne fuori.

Ogni particolare contribuisce a magnificare quanto si vede. 

Compresa la stessa posizione rialzata di quelle che, un tempo, rappresentavano una delle sette meraviglie del mondo.

Poiché, non bastando la loro concentrata, naturale maestosità, trovandosi su un pianoro naturale, esse ci sovrastano addirittura dall'alto, facendoci ancora più piccoli.

L'unica cosa che si riesce ad avvertire, cercando di dare "senso" e "direzione" ad un'inusuale situazione, a ciò che in quei lunghissimi momenti ho provato, io che ancora continuo a meravigliarmi e a stupirmi,

in maniera persino fanciullesca, di fronte al "nuovo" e al "diverso" proveniente da ogni località, che ho avvicinato nel corso dei lunghi viaggi di ricerca nel mondo, è che di fronte alle Piramidi non c'è proprio nulla che si possa dire o aggiungere di intelligente.

Quindi, o una silenziosa, rispettosissima ammirazione, o il ricorso, ad ogni piè sospinto, a iperboliche aggettivazioni degne di un Marco Polo.

Ecco che anche il viaggiatore di professione resta totalmente disarmato di fronte a siffatti affascinanti spettacoli. Che sottendono, tra l'altro, tutta una complessa storia durata millenni (3.000 - 332 a.C.).

Lo choc culturale, che le Piramidi hanno suscitato, tenderà a replicarsi ancora, più volte.

 Aggiungendo, di volta in volta, ulteriori sensazioni, totalizzanti emozioni, innumerevoli suggestioni: davanti al grande Tempio di Karnak, alle tombe della Valle dei Re, ad Abu Simbel...

DAL DIARIO DI VIAGGIO: CAIRO (I parte)

Al Cairo andiamo ad alloggiare nel grattacielo del Meridien, in Corniche el-Nil [mi accompagnava la compianta amica e collega Cecilia Gatto Trocchi, alla quale ho dedicato il libro]. Garden City. In realtà è sito sulla punta settentrionale dell’isola di Rôdah, una delle due più grandi presenti all’altezza della città.

Il panorama che godiamo dall’alto, specialmente di sera, con la città illuminata, è indubbiamente fantastico.

Tra l’altro ha una posizione strategica, molto comoda per gli spostamenti. 

Per cui è possibile raggiungere Piazza Tahrir e il Museo Egizio, il grande suq di Khan alKhalîli e la moschea al-Hazar (a nord e nord est), la moschea di Ibn Tulun, le due moschee del Sultano Hassan e ar-Rifai, oltre alla Cittadella con la moschea di Mohammed Alì, ad est.

Ben presto ci rendiamo conto che per i nostri spostamenti sarà assai prezioso uno dei soliti tassisti, che costantemente stazionano sotto l’albergo. 

Grazie a lui avremo modo di visitare in maniera approfondita alcune aree del Cairo.

Anche se, specialmente nelle zone centrali, a volte ci sposteremo a piedi. 

Spesso senza troppe mete prefissate, tra un assaggio di datteri freschi (Cecilia); una fumata, seduto al tavolo di uno dei numerosi maqha (caffè) di shisha, cioè il narghilè (io); o una foto a Cecilia seduta accanto alle bambine e alle donne egiziane.

Nel cortile della moschea di Ahmad ibn Tulun, allora in corso di restauro, dominata dal caratteristico minareto caratterizzato da una scala esterna, si ripete l’usuale e divertente richiesta, da parte della guida locale, di richiedere in sposa Cecilia, che preventivamente mi ha espressamente “consigliato” di figurare come mia moglie.

Dopo aver visitato le moschee “gemelle”, trovandosi ad ambo i lati della strada el-Kalaa, lentamente saliamo sulla Cittadella del Saladino, alle pendici del Moqattam, dove visitiamo la moschea di Muhammad Ali e da una delle terrazze abbiamo dall’alto un’ampia panoramica, sia pure “velata” per l’inquinamento, del centro del Cairo, punteggiato da innumerevoli moschee e minareti.

Qui siamo anche gli involontari spettatori di un piccolo evento, che riuscirà a toccarci nell’anima. Quando due gruppi di turisti, uno israeliano, l’altro arabo, da lassù cominceranno a gridare all’unisono salam e shalom: “pace, pace”.

Ecco poi un’incredibile e stupefacente sorpresa, certamente del tutto inaspettata.

Allorché scopriamo un’oasi di pace e tranquillità urbana all’interno della super fragorosa e caotica Cairo.

Si trova nella Vecchia Cairo, dove visitiamo il quartiere copto, con le sue belle chiese e il Museo, all’interno del Kasr ech-Chamah. 

Senza lasciarci sfuggire la moschea di Amr, del 642 d.C., la più antica dell’Egitto e uno dei più antichi edifici religiosi dell’Islam.

Dovunque andiamo, siamo assillati da quelli che, decenni dopo, saranno gli italici “vu cumprà”. 

Ma anche da un nugolo di guide improvvisate, ognuna delle quali, come nell’area delle Piramidi di Giza, ci fa vedere un rudere particolare, un piccolo tempio, un “importante” piccolo monumento, una minuscola piramide, una delle centinaia di mastabe appartenenti a nobili e dignitari.

E che dire dei numerosi cammellieri, sempre a Giza, che girovagano da una parte all’altra, e vogliono essere fotografati per un bakshish? 

Tanto che Cecilia e io alla fine siamo un po’ stufi di questo noioso andazzo, contro il quale non c’è alcuna difesa.

Quindi un egiziano chiede insistentemente di essere fotografato accanto al suo dromedario, non per soldi, dice, ma perché ama l’Italia. Poi naturalmente esige la mancia: “non per lui, ma per il dromedario”.

Mentre a Saqqara il cammelliere, che per la prima volta ci fa montare su un cammello, al termine ci consegna con sussiego un bigliettino da visita, dove leggo Eid Mohamad Sawaby, Camelman.

La sera prima della nostra partenza per l’Alto Egitto e Abu Simbel, siamo invitati a cena a casa del nostro tassista-anfitrione. 

Una splendida ospitalità tutta araba, nel corso della quale assaggeremo i manicaretti della loro cucina e conserveremo indelebile il ricordo del loro salotto imperiale rosso cardinale, in puro stile Napoleonico.

CONTINUA

DA: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. CROCIERA AEREA E FLUVIALE SUL NILO; AI CONFINI CON IL SUDAN, ALLA RICERCA DI BERENICE TROGLODITICA E DELLA “CAROVANIERA DEGLI 11 GIORNI”; NEL SINAI

(E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 277 pp., 259 note, 271 immagini, di cui 242 a colori (230 foto sono dell’A.):





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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

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IL LIBRO E’ DEDICATO ALLA COMPIANTA AMICA E COLLEGA CECILIA GATTO TROCCHI (ROMA, 19 GIUGNO 1939- ROMA,  11 LUGLIO 2005)

Saqqara, dicembre 1980