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martedì 6 agosto 2024

184. Tra gli indios Chamacoco e Caduveo del Paraguay: Guido Boggiani (1861-1901), pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto nella selva in circostanze misteriose . DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli



Guido Boggiani 

 Premessa: collaborazione fotografica alle Grandi Avventure dell’Archeologia (1980); l'idea di realizzare l'equivalente antropologico

Quando nel lontano 1980 apparve il sesto volume dell’Enciclopedia della Curcio: Le Grandi Avventure dell’Archeologia, ero reduce da tre sole sessioni di ricerca antropologica sul campo (Africa, Mesoamerica): nel 1976 nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del Monte Kenya, nel Kenya settentrionale; nel 1978 nel piccolo villaggio di indios Huave di Santa Maria del Mar, nell’istmo di Tehuantepec (Oaxaca, Messico); nel 1979 nella cittadina multietnica di Malakal, nella Provincia del Nilo Superiore (Sud Sudan). 

 Oltre agli usuali problemi d’ordine burocratico e alle difficoltà logistiche, che immancabilmente attendono al varco ogni ricercatore non “da tavolino”, a quei tempi già ero incorso in diverse “avventure”, tutte comunque andate a lieto fine. 

 Così, dopo aver collaborato con diapositive (Messico, Grecia, Italia meridionale) all’apparato fotografico dell’Enciclopedia, pensai che sarebbe stato fantastico riuscire a realizzare l’“equivalente” antropologico! 

Progetto che a quei tempi era forse troppo grande per le mie “possibilità”, così che non andò in porto… 

Oggi una trilogia dedicata agli Antropologi

 Oggi ritengo che età ed esperienza mi consentano di presentare ai lettori questa nuova trilogia interamente dedicata agli Antropologi. 

Vi ho raccolto, debitamente illustrate da foto d’epoca, le schede di 61 personaggi. 

Oltre a quella relativa ad una spedizione antropologica intercontinentale, svoltasi tra America del Nord e Asia a cavallo tra il secolo XIX e XX.

Cosa c'è nel libro

Ecco i nostri primi 20 personaggi:

Adolf Bastian, Hugo A. Bernatzik, Carl Alfred Bock, Guido Boggiani, George Catlin, Frank H. Cushing, Maria Antonina Czaplicka, Jan Czekanowski, Luigi M. D'Albertis, Frances T. Densmore, Karl von den Steinen, Germaine Dieterlen, Cora A. Du Bois, Fred Eggan, Edward Evans-Pritchard, Sir Raymond Firth, Peter  Freuchen, Leo Frobenius, Marcel Griaule, Vinigi L. Grottanelli.

Tra gli indios Chamacoco e Caduveo del Paraguay: Guido Boggiani (1861-1901), pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto nella selva in circostanze misteriose   

Boggiani e le mie visite giovanili al Museo Pigorini al Collegio Romano

 Quello del Boggiani è un nome che mi è famigliare fin da ragazzo. Quando ammiravo le grandi vetrine del Museo Pigorini al Collegio Romano dedicate ai popoli indi del Sud America, che accoglievano oggetti etnografici appartenenti ai Chamacoco e ai Caduveo del Paraguay. 

Il grande antropologo francese Lévi-Strauss, i Caduveo e Boggiani

A proposito degli indios Caduveo, Lévi-Strauss, uno dei Grandi dell’Antropologia mondiale, nel suo capolavoro Tristi Tropici scrive come “il loro viso, e a volte il loro intero corpo, sia coperto da una rete di arabeschi asimmetrici alternati a motivi di una sottile geometriaIl primo a descriverli fu il missionario gesuita Sanchez Labrador, vissuto fra loro dal 1760 al 1770; ma per poterne vedere esatte riproduzioni bisogna aspettare un secolo e Boggiani”. 

 Tra questi indios “40 anni prima [la spedizione dello studioso francese nel Mato Grosso risale al 1935-36], il pittore ed esploratore Guido Boggiani soggiornò in due riprese, nel 1892 e nel 1897, e lasciò di questi viaggi importanti documenti etnografici, una collezione che si trova a Roma e un interessante diario di viaggio” . 

La maggior parte di quel materiale esposto era infatti dovuto all'iniziativa operosa di un artista. 

L'artista diventa esploratore ed etnologo

Che ben presto si tramutò in un esploratore… e in un etnologo! Nato nel 1861 ad Omegna, sulle rive del lago d’Orta, 

Una morte misteriosa

Boggiani sarebbe misteriosamente morto nel 1901 nel Gran Chaco a soli quarant'anni. 

I suoi resti mortali furono ritrovati nella selva solo l’anno appresso. Vita intensa, la sua, ma abbastanza breve, quasi una meteora! 

In Argentina (1887)

(...) Nel 1887 una visita in Argentina gli apre nuovi, più grandiosi orizzonti. L'anno dopo decide di recarsi nell'interno, nei territori a cavallo tra l'alto Paraguay e il Mato Grosso brasiliano. Dove rimane fino al 1893. In quei lunghi anni vive dapprima a contatto con i Chamacoco. Poi trascorre tre mesi tra i Caduveo, che lo “adottano”, tanto da chiamarlo Béttre

Rientro in Italia, D'Annunzio, la fotografia, 

(...) Una volta rientrato in Italia, partecipa attivamente alla vita culturale della capitale (...) entra in amicizia con D'Annunzio. Con il quale partecipa ad una crociera nelle isole greche, a bordo di un lussuoso yacht. 

 Nel corso del viaggio, oltre a dipingere, con profitto e maestria si dedica alla nuova musa della fotografia. 

Pubblicazioni e un libro

(...) Nel 1895 vengono dati alle stampe importanti contributi etno-linguistici curati da prestigiose istituzioni, quali l'Accademia dei Lincei e la Società Geografica Italiana

Nonché la sua principale opera: Viaggi di un artista nell'America Meridionale, i Caduvei

Di nuovo in Paraguay

(...) il 1° luglio del 1896 riparte per Asunción e il Paraguay. 

Nel selvaggio interno effettua nuove missioni etnografiche, nel corso delle quali dipinge, fotografa e colleziona altro preziosissimo materiale etnografico, che invia anche al museo etnologico di Berlino. 

Contemporaneamente continua a scrivere sulle tribù indie e sullo spinoso tema dei confini Paraguay-Bolivia. 

(...) Dirige anche la Revista del Instituto Paraguayo. Nel 1898 a Buenos Aires espone con successo quadri di paesaggi e fotografie di indios.

Scompare nella selva alla ricerca di "indios barbuti"

 Alla ricerca di una misteriosa tribù, scompare nella giungla nel 1901.  

Nell'agosto del 1901, assieme al fedele cuoco Gavilan, si inoltra nuovamente nel remoto Gran Chaco per verificare l'esistenza di una nuova e "mitica" tribù di "indios barbuti", che gli è stata segnalata.

 Deve però attraversare l’infida regione abitata dai Tumanà, sotto-tribù dei Chamacoco.

L'anno appreso si scoprono i suoi resti mortali

Entrambi scompariranno nel nulla… Solo l’anno appresso i loro resti mortali (il cranio del Boggiani risulta spaccato da un'ascia di pietra e decapitato) saranno rintracciati da una missione italo-paraguayana. 

(...) A quanto sembra ad aver provocato la loro terribile fine sembra sia stata la credenza, del resto ampiamente diffusa presso molti popoli “a tecnologia semplice” di tutto il mondo, relativa al potere che la macchina avrebbe di “catturare” l'anima del fotografato. 

 La sua opera d'avanguardia come fotografo - considerati epoca e luoghi - , negli ultimi anni ha ottenuto un meritato riconoscimento.

 Con la pubblicazione a Praga di un volume, che raccoglie 82 immagini di Caduveo e Chamacoco. Facevano parte di 400 lastre regalate dalla famiglia del Boggiani a Voitech Fric (1882-1944), esploratore ceco che, dieci anni dopo l’italiano, ne ripercorse i passi, interessandosi anche alla cessione dei beni posseduti in Paraguay dal Boggiani. 

Altre sono conservate nell’archivio fotografico della Società Geografica Italiana

 Oggi i musei di Berlino, Stoccarda, Vienna, Leida, Firenze e Roma espongono oggetti etnografici provenienti dalle raccolte del Boggiani. 

(...) nel 1989, su iniziativa di un gruppo di studiosi e imprenditori, viene fondato ad Asunción l’Instituto Museo Arqueológico y Etnográfico Guido Boggiani, poiché “è stato uno dei primi scienziati ad interessarsi alle culture dell'Alto Chaco". 

LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini (10 sono dell'A.)

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domenica 19 giugno 2022

34. UNA STORIA DELL'ANTROPOLOGIA IN 61 PERSONAGGI E UNA SPEDIZIONE INTERCONTINENTALE TRA AMERICA E RUSSIA: VOLUME I°, DA ADOLF BASTIAN A VINIGI LORENZO GROTTANELLI

Indio Bororo mentre sta per scoccare una freccia. Foto Steinen
[Karl von Den Steinen, 1855-1929. Spedizione nello Xingù (Mato Grosso,  Brasile) del 1887-1888, da: Unter den Naturvolkern Zentralbrasiliens, 1894] 

Quando nel lontano 1980 apparve il sesto volume dell’Enciclopedia della Curcio: Le Grandi Avventure dell’Archeologia, ero reduce da tre sole sessioni di ricerca antropologica sul campo (Africa, Mesoamerica): nel 1976 nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del Monte Kenya, nel Kenya settentrionale; nel 1978 nel piccolo villaggio di indios Huave di Santa Maria del Mar, nell’istmo di Tehuantepec (Oaxaca, Messico); nel 1979 nella cittadina multietnica di Malakal, nella Provincia del Nilo Superiore (Sud Sudan).

   Oltre agli usuali problemi d’ordine burocratico e alle difficoltà logistiche, che immancabilmente attendono al varco ogni ricercatore non “da tavolino”, a quei tempi già ero incorso in diverse “avventure”, tutte comunque andate a lieto fine. Così, dopo aver collaborato con diapositive (Messico, Grecia, Italia meridionale) all’apparato fotografico dell’Enciclopedia, pensai che sarebbe stato fantastico riuscire a realizzare l’“equivalente” antropologico! Progetto che a quei tempi era forse troppo grande per le mie “possibilità”, così che non andò in porto…

   Oggi ritengo che età ed esperienza mi consentano di presentare ai lettori questa nuova trilogia interamente dedicata agli Antropologi. Vi ho raccolto, debitamente illustrate da foto d’epoca, le schede di 61 personaggi. Oltre a quella relativa ad una spedizione antropologica intercontinentale, svoltasi tra America del Nord e Asia a cavallo tra il secolo XIX e XX.

   Se possiamo affermare che, in generale, conosciamo i contributi fondamentali apportati alla disciplina dai numerosi studiosi “incontrati” sul nostro cammino, al di là di teorie, idee, correnti di pensiero e scuole nazionali, sappiamo invece poco, o nulla, dei singoli e diversificati percorsi esistenziali. Infatti spesso, al di là delle righe scritte dai ricercatori, c’è esclusivamente il nulla. Ove ad hoc non abbiamo potuto approfondirne la vita. Circostanza secondo me determinante per comprendere appieno ciò che ritroveremo all’interno di un discorso scientifico. Se poi, per ipotesi, siamo in possesso di qualche elemento in più, spesso è lì, appiccicato nel vuoto “più spinto”, slegato dalla realtà, frammentato…

   Eppure gli uomini e le donne che hanno un “posto” in questa mia galleria virtuale, ciascuno nel proprio campo e nel proprio paese, sono personaggi indubbiamente d’eccezione e valgono, non solo per ciò che hanno fatto all’Università, o sul terreno. Tutti loro hanno difatti apportato straordinari contributi a scienza e conoscenza. Molti hanno avuto echi di portata mondiale e storica. E il loro vissuto continua tuttora a stupirmi. Poiché, man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono rimasto sempre più colpito ed attratto da quelle che sono state le profonde passioni, che li hanno guidati sui loro strabilianti, se non unici, itinerari esistenziali e scientifici. Peraltro spesso in tempi ed epoche dove pressoché tutto risultava difficoltoso, pionieristico, pericoloso, impossibile. Poiché ci si doveva inoltrare con pochi mezzi, a volte anche con scarsi riconoscimenti, in terreni “geografici” e “culturali” prima di allora mai violati. Osservando e partecipando alla vita dei popoli più diversi, in particolare di quelli un tempo definiti “primitivi”. Rischiando spesso la vita.

   Sempre ricercando la Verità e le risposte a mille interrogativi, hanno studiato le sfaccettature culturali dei gruppi umani. “Diversità” che rendono comunque tutti noi “uguali”: nelle emozioni, nei sentimenti, nei bisogni primari, nella dignità umana… Così, al di là delle loro asettiche descrizioni scientifiche, ho sempre cercato di apprendere: come siano arrivati sul campo e perché, cosa e chi hanno incontrato.

   Trattando di Antropologi, non posso fare a meno di citare alcuni aneddoti personali. A cominciare dal fatto che, sia pure on line, anni addietro fui accettato come membro dallo storico Explorer’s Club di New York. Il primo risale agli ultimi anni della collaborazione all’Osservatore Romano (Terza Pagina e supplemento domenicale). Quando inaspettatamente scoprii in redazione, con indubbia soddisfazione, come fossi considerato l’Indiana Jones del giornale. In quel momento il pensiero mi riportò indietro di oltre una ventina d’anni. Allorché nel 1979, al mio rientro a Khartoum dalla prima ricerca sul campo a Malakal, il Direttore dell’Agip Sudan Ltd. mi svelò come nell’ambiente degli expatriates europei, dopo la mia determinata partenza per l’ignoto…, ero stato soprannominato: Dr. Livingstone. In effetti loro, che si spostavano nelle vicine oasi con almeno un paio di fuoristrada, cuoco e kit d’emergenza medico-chirurgica al seguito, erano rimasti “sconvolti” per il fatto che, poco dopo essere giunto nella capitale sudanese, ero intenzionato a spingermi per 850 km a sud, con un paio di valigie e il borsone con il registratore e la pesante attrezzatura fotografica di quei tempi. Attraversando in jeep il deserto fino a Kosti, per poi risalire lo storico Nilo Bianco su un vetusto battello a pale posteriori per quattro lunghissimi e straordinari giorni…

Guerrieri Zande, foto Czekanowski
[Jan Czekanowski, 1882-1965, spedizione germanica nell'Africa Centrale, 1907-1908]  

Questo volume contiene i primi venti protagonisti delle Grandi Avventure dell’Antropologia. Alcuni di essi si spinsero nelle inesplorate boscaglie del Mato Grosso e del Paraguay popolate dalle tribù indie - dove un italiano vi perderà la vita -. Ma si recarono anche tra i pellerossa delle praterie e dei semi-desertici altopiani del Far West. Per conoscerli, studiarli, registrarne i canti. Addirittura vivere con loro. Come loro. Cioè: “andando nativi”. In un caso cercarono anche di “difenderli”. Nell’Insulindia incontrarono i cannibali del Borneo e studiarono gli isolani di Alor. Nell’Asia sud-orientale si imbatterono nei popoli che vivevano sulle montagne e sopra le barche. Più volte attraversarono da ovest ad est il Continente Nero e nell’Africa centro-orientale scoprirono una moltitudine di popoli, mentre in quella occidentale un colpo di fortuna li fece incappare in uno straordinario “cantastorie”, un vecchio e cieco griot. In seguito dovettero anche prendere atto come egli appartenesse ad un popolo che sapeva dell’esistenza di Sirio B, stella nana visibile solo con il telescopio. E che dire di uno dei maestri dell’antropologia, che si interessò ai nudi Nilotici, ma anche ai Zande. Noti nella letteratura ottocentesca come Niam Niam, poiché cannibali? Ecco ora arrivare colui che, con le sue molteplici spedizioni, riscoprì prima di ogni altro lo spessore culturale delle civiltà autoctone africane. Infine un altro italiano a me molto caro, conosciuto quando ero ancora un ragazzo, scelse l’Africa come campo di ricerca. Trascorrendo la sua vita scientifica tra Etiopia, Somalia e Ghana. Anche gli Inuit, cioè quelli che prima del “politically correct” tutti noi chiamavamo “eschimesi”, hanno qui un loro pregevole testimone, che potremmo definire emico, cioè “dal di dentro”, avendo una moglie Inuit… Inoltre c’è una donna coraggiosa che, all’inizio del XX secolo, si spinse in Siberia fin sulle remote coste del Mar Glaciale Artico. Grazie ai Papua della Nuova Guinea. alle Salomone e alla Polinesia qui sono rappresentati anche gli isolani degli arcipelaghi dell’Oceania.

Guerrieri di Owa Raha, isole Salomone, con lance e clave scutiformi [a forma di scudo], foto Bernatzik, 1936
[Hugo A. 
Bernatzik, 1897-1953]

Al tedesco Adolf Bastian l’onore di aprire il volume: ha fondato a Berlino il primo Museo Etnografico al mondo e trascorso quasi un terzo della sua vita in lunghi e complessi viaggi intorno alla Terra e nei paesi più lontani e sconosciuti. Trasformando la sua inesauribile curiosità per il “diverso” in una straripante passione scientifica per l’Etnologia e l’Etnografia.

LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07GKR6BKP


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SOMMARIO

1. Le "idee elementari" delle culture umane: lo studioso tedesco Adolf Bastian, uno dei padri dell'etnologia contemporanea

2. Tra "gli spiriti delle foglie gialle": Hugo A. Bernatzik, uno dei massimi etnologi e viaggiatori austriaci"

3. Tra i miti e le realtà del Borneo favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese Carl Alfred Bock, uno tra i primi studiosi dei Dayaks

4. Un artista tra gli indios del Mato Grosso: Guido Boggiani, pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto in circostanze misteriose

5. George Catlin, pittore-etnografo, spese la sua vita per difendere e far conoscere il mondo in rapida scomparsa degli indiani d'America

6. La saga di Ténatsali “Fiore medicinale”: Frank H. Cushing, uno dei più singolari esponenti della Storia dell’Antropologia

7. La polacca Maria Antonina Czaplicka e la sua ricerca sul campo nell’artico siberiano

8. Un polacco in Africa centrale: l’antropologo Jan Czekanowski protagonista della prima missione scientifica nei Grandi Laghi

9. Un genovese in Nuova Guinea: Luigi M. D'Albertis, primo europeo a esplorare la terra degli uccelli del paradiso

10. La grandiosa opera etnomusicologica di Frances T. Densmore sui canti degli Indiani delle Pianure

11. Lo Xingú, un remoto angolo di mondo: Karl von den Steinen con le sue complesse esplorazioni scientifiche nel Mato Grosso è il “padre dell'etnologia brasiliana”

12. Tra i "sapienti" Dogon del Mali: gli importanti studi sull'Africa occidentale dell'etnologa francese Germaine Dieterlen

13. Storie di vita nelle Indie Olandesi: l'antropologa americana Cora A. Du Bois nell'isola di Alor compì studi fondamentali sulla cultura e la personalità dei nativi

14. Fred Eggan antropologo moderno. Lo studioso statunitense che ha saputo coniugare etnologia storica e struttural-funzionalismo

15. Lo studio sistematico del popolo dei Nuer: Edward Evans-Pritchard, maestro dell'antropologia sociale britannica

16. Un "ragazzo" tra i Maori: l'antropologo neozelandese Sir Raymond Firth

17. Il “Grande Peter” degli Inuit artici: la vita avventurosa dell’esploratore e antropologo danese Freuchen

18. Con ricerche audaci e "fuori dal coro" l'esploratore tedesco Leo Frobenius rivoluzionò gli studi etno-antropologici, restituendo all'Africa la propria storia

19. Un appassionato studioso dell'Uomo dalle biblioteche alle piste dell'Africa occidentale: l'antropologo francese Marcel Griaule, maestro di generazioni di ricercatori

20. Lungo la via maestra dell'etnologia italiana, un nome su tutti spicca nella ricerca sul campo e nell'analisi teorica: quello di Vinigi L. Grottanelli