IL RACCONTO DI UN ANTROPOLOGO APPASSIONATO, TRA VECCHIO E NUOVO MONDO
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domenica 14 aprile 2024
142. A PROPOSITO DEL LAVORO ANTROPOLOGICO SUL CAMPO IN UN PAESE DEL TERZO MONDO: DIFFICOLTA’, IMPREVISTI, COMPLICAZIONI, PERICOLI NEL CORSO DELLA MIA SECONDA RICERCA IN UN SUD SUDAN, NON ANCORA INDIPENDENTE
mercoledì 31 maggio 2023
96. PAOLO PORTOGHESI, LA MEFIT, IL CANALE DELLO JONGLEI E UNA RICERCA ANTROPOLOGICA IN UN SUD SUDAN NON ANCORA INDIPENDENTE
Paolo Portoghesi 1986 (Archivio personale, Some rights reserved, indeciso42) |
La notizia della scomparsa del celebre architetto non può non rattristarmi.
Innanzitutto dal punto di vista umano.
Poi, come “protagonista assoluto
della scena culturale architettonica italiana e internazionale” (Valentina
Silvestrini, “È morto Paolo Portoghesi, l’architetto impegnato
a costruire un sistema culturale”, Artribune, 30 Maggio 2023).
Ieri sera mi sono improvvisamente ricordato che 42 anni fa, nel 1981, al rientro
dalla mia seconda ricerca in Sudan, avevo avuto il privilegio di incontrarlo nella
sede della Mefit Consulting Engineers (Portoghesi era il responsabile per
l’Architettura).
Perché proprio nell’immenso paese afro-arabo ero venuto a conoscenza delle molteplici
attività portate avanti là dalla Mefit.
Dopo aver accennato alla mia ricerca sudanese, Portoghesi mi “affiderà” ad uno dei diversi collaboratori intenti a lavorare attorno ad un lungo tavolo stracolmo di carte e mappe.
Il quale mi consegnerà un paio di grossi volumi, preziosi
per il mio lavoro su Malakal (Mefit, Regional Development Plan, vol. 2, Socio-Ethnographic Analysis, Rome, 1977 e Second Phase, vol.3, Patterns of Comsumption, Rome, 1978).
Risalendo il Nilo Bianco in piroga
Alla ricerca dei siti che hanno preceduto la
fondazione della città di Malakal: Tawfikyya, creata dal Baker nel 1870; il
forte del Sobat, costruito nel 1874 dal nostro Gessi, dietro ordine di Gordon
Pacha
Dal diario di campo: “E' il 9 gennaio del 1981. Sono a bordo di una lunga piroga monoxila sospinta da due esperti e robusti pagaiatori.
A poppa siede Chol, un Dinka.
A prua manovra il più giovane John, uno Shilluk,
figlio del fratello della madre Shilluk di Chol.
Io mi trovo esattamente al centro
dell'imbarcazione.
Sono attaccato per mezzo di una lunga corda, in modo
da non perderla, in caso di un sempre possibile rovesciamento dell'imbarcazione,
alla mia borsa impermeabile e galleggiante, che contiene alcuni documenti, un
po' di cibo e acqua e l'indispensabile attrezzatura fotografica.
Cerco di conservare una noiosa e difficile
posizione accucciata, in modo da non rimanere per lunghe ore a macerare
nell'acqua, sempre presente sul fondo.
Nell’occasione sono accompagnato da due dei miei
assistenti di ricerca, anche loro Shilluk.
Ho intenzione di arrivare fino all'imboccatura
con il fiume Sobat.
(…) i resti del forte del Sobat da tempo sono scomparsi.
Tra l'altro nell'area dove sorgeva il forte c’è oggi il quartiere generale della società francese, che sta costruendo il canale dello Jonglei, il più lungo canale artificiale del mondo.
Al tramonto raggiungiamo l’imboccatura del fiume Sobat, dopo ben undici ore pressoché ininterrotte di navigazione. Stupendo i tecnici francesi che, increduli, ci accolgono con viva simpatia".
IL CANALE
DELLO JONGLEI
Che nel 66 d.C. riuscì a bloccare i due centurioni romani, inviati dall'imperatore Nerone alla ricerca delle sorgenti del Grande Fiume.
L'escavazione del canale, tra la confluenza con il fiume Sobat, a nord, e
una zona situata poco prima della città di Bor, a sud, che doveva essere largo
52 metri e profondo 4, avrebbe portato un notevole beneficio alla
navigazione. Riducendo il percorso di circa 300 Km.
Con il canale dello Jonglei il Nilo avrebbe raggiunto una portata di 43
milioni di mc al giorno, rispetto ai 20 milioni attuali.
Il progetto fu ideato proprio dalla MEFIT italiana.
Tecnicamente ed operativamente l’esecuzione era stata affidata alla CCI (Compagnie de Constructiones Internationales).
Le distese paludose del sudd e il tracciato del Canale (Some rights reserved, Soleincitta) |
LA VISITA AI LAVORI DELLO JONGLEI
Dal diario di campo: “uno dei tecnici della CCI gentilmente mi conduce a vedere lo stato dei lavori. A Malakal ho già un rollino con le diapositive scattate dall’alto di un elicottero, utilizzando la mia Nikon, sia sulla città, che sopra il canale. Infatti i due piloti stanno conducendo nell’area indagini petrolifere
per conto della Chevron [per questo ringrazio
la mia compagna, che a Roma lavora per la società americana…]. Parliamo della diffusa presenza dei leoni in quei paraggi, ma ad est del
canale ci imbattiamo solo in uno struzzo. Ad una media superiore ai cento Km l'ora, percorriamo la pista in terra
battuta (una delle due sponde del canale), che al tempo della stagione delle
piogge sarà estremamente pericolosa. Fino ad oggi [gennaio 1981] sono stati scavati 45 Km, ad
una media di 25 metri al giorno, grazie ad una possente e mastodontica
escavatrice precedentemente utilizzata in Pakistan. La fotografo”. La gigantesca scavatrice nel 2006 (United States Agency for International Development) Già preannunciato da episodi di sequestro di personale tecnico e operaio, il brusco aggravamento delle condizioni locali, a causa della recrudescenza della guerriglia nel sud Sudan, nel 1983 provocherà l'imprevista fine dei lavori di una grandiosa opera, che doveva essere ultimata nel 1985/86. N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno |
lunedì 6 dicembre 2021
3. A PROPOSITO DI AVVENTURA E DI RICERCHE ANTROPOLOGICHE SUL CAMPO...
Da ragazzo non mi sono mai perso, in televisione, le puntate dei documentari girati in Africa da Attilio Gatti (1896-1969).
Un italo-americano, che era stato anche Membro della Società Geografica Italiana (quando era ancora "Reale"), alla quale appartengo anche io.
Erano intitolati: L'Avventura è il mio mestiere. Titolo anche del suo libro, che dagli anni '1960 figura nella mia biblioteca (Lugano, 1964).
L'antropologia è naturalmente tutta un'altra cosa, rispetto all'attività di un esploratore.
Eppure anche lo studioso si può imbattere, a volte del tutto involontariamente, in difficoltà più o meno insormontabili, in rischi e pericoli della più diversa natura.
In qualche caso persino fatali.
Infatti nella Storia dell'Antropologia figurano diversi casi di ricercatori uccisi, morti per incidenti, malattie, attacchi di bestie feroci.
Quindi l'Avventura, per chi di noi si è spinto sul terreno, per andare ad effettuare ricerche, rappresenta un non secondario aspetto collaterale che, comunque, può avere anche un suo risvolto fascinoso, tanto da rasentare molto da vicino il romanticismo.
Naturalmente quando lo si potrà poi raccontare, verbalmente o per iscritto...
LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA. Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici.
Trilogia digitale |
Trilogia cartacea |
venerdì 3 dicembre 2021
1. IN UN VILLAGGIO SHILLUK, LUNGO IL NILO BIANCO, REGISTRO "UNA STORIA DI VITA" (PROVINCIA DEL NILO SUPERIORE, SUD SUDAN)
Non posso non iniziare questo mio blog, che intende parlare di Antropologia, Viaggi e Avventura, descrivendo il contesto (geografico, storico, culturale) dentro il quale è stata scattata la foto che ho inserito nel mio profilo.
DAL DIARIO DI RICERCA: la PIROGA era l'unica possibilità di poterci muovere, effettuando una breve INDAGINE STORICA sui siti che avevano preceduto la FONDAZIONE della città di MALAKAL: TAWFIKYYA e il FORTE del SOBAT (...)
Tra la sponda del Nilo e la costruzione coloniale sorge un "SANTUARIO" dedicato al RETH degli SHILLUK JOHN DAK WAD PADYET.
Nelle immediate adiacenze dell'edificio, osserviamo anche i resti dei basamenti circolari, anch'essi in muratura, dei tukuls, gli alloggi dei sottufficiali di "colore" (...)
Qualche chilometro più all'interno, nel VILLAGGIO di DUR, intervistiamo un anziano Shilluk, Ajwok Bwol ("figlio di Bwol").
Ci fornirà preziosi particolari sul passato della città, risalenti fin all'epoca del RETH PADYET WAD KWATHKER (1903-1917), allorché la popolazione di Tawfikyya era composta da ex SCHIAVI del MAHDI e del CALIFFO e da soldati.
Ma corriamo qualche rischio allorché, al termine dell'intervista, alcuni guerrieri armati di lance e, purtroppo, ubriachi a causa della troppa MERISSA (distillata dalla durra) ingurgitata, artificiosamente e minacciosamente sollevano obiezioni circa la nostra presenza in quel luogo.
Una situazione invero spiacevole e piuttosto PERICOLOSA, che si protrarrà per circa mezz'ora.
N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno
305. UNO STRAORDINARIO ANNIVERSARIO PER L’AUTORE DEL BLOG: 1964-2024, 60 ANNI DI RICERCHE ETNO-ANTROPOLOGICHE. 1964: ricerche bibliografiche (Istituto Italiano per l'Africa; Biblioteca specializzata del Museo Pigorini al Collegio Romano) e museografiche (Museo Pigorini al Collegio Romano: Turkana del lago Rodolfo, Kenya). Museo Pitt Rivers, Oxford. Il TITOLO DEL MIO ULTIMO LAVORO IN FASE DI ELABORAZIONE: PIRATI, CORSARI E CONTRABBANDIERI, TRA ATLANTICO DEL NORD E MEDITERRANEO, XV-XIX SECOLO. IL SINGOLARE ITINERARIO DELL’AUTORE, ALLA SCOPERTA DI LUOGHI, AVVENIMENTI, “COSE” E PERSONAGGI, CHE HANNO CARATTERIZZATO UNO DEI LATI OSCURI DELL’UMANITÀ
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