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Visualizzazione post con etichetta Kaisut deserto. Mostra tutti i post
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domenica 29 ottobre 2023

114. LA PRIMA GRANDE AVVENTURA DELLA MIA VITA: LA TRAVERSATA NEL 1976 DEL DESERTICO E SEMI-DESERTICO KENYA SETTENTRIONALE, POPOLATO DA NOMADI ALLEVATORI DI CAMMELLI, CARATTERIZZATO DA RAZZIE E CONTRO RAZZIE DI BESTIAME, MA ANCHE DA RARI ATTACCHI DEI PREDONI DEL DESERTO, GLI SHIFTAS. II PARTE

 

Donna Samburu - Maasai settentrionale - (© Franco Pelliccioni) 

"Giungiamo ad Archer's Post attraversando la Samburu Game Reserve, senza vedere un animale, salvo qualche piccolo uccello. Sarà così fino a Marsabit, dove però mi aspettano elefanti, giraffe e zebre…. Ci fermiamo per scaricare birra e caricare bottiglie vuote. Quattro casupole, il posto di polizia su una collinetta, la bandiera del Kenya. Poco distante la linda chiesetta cattolica, nei paraggi alcuni tradizionali accampamenti Samburu. I centri lungo la pista, come Serolevi o Laisamis, appariranno tutti così.

Nei pressi della Missione di Archer's Post (© Franco Pelliccioni) 

Ad Archer's Post ho paura. Forse ho fatto male a prendere il camion. Non so nulla degli autisti. Non credo che ci si possa aspettare, in caso di aggressione, un qualche aiuto dagli africani ospiti. Nello scaricare le birre, ogni tanto mi guardano e attentamente osservano orologio [al polso ho il mio vistoso Bulova Accutron subacqueo – ho fatto immersioni in apnea e caccia subacquea sulla costa dell’Argentario, nell’ex Jugoslavia, nelle isole Tremiti e in Grecia -, un ERRORE, il mio che in futuro non si ripeterà], borsa e valigie. Uno dei tre porta un ben visibile coltellaccio. 300 Km sono moltissimi in Africa. Penso che in ogni momento possano tranquillamente uccidermi per derubarmi. Potrebbero lasciare il mio corpo a mezzo metro dalla pista senza che nessuno possa mai accorgersene.

A Marsabit mi diranno che il poliziotto che li ha fermati ha costituito la mia "assicurazione sulla vita".

Vorrei scendere, scappare alla Missione, ma desisto.

Scendo a prendere un'aranciata, offrendone una anche al ragazzo per farmelo amico, in un negozietto zeppo di mercanzie. Sulla sinistra, incollati al bancone, due Moran Samburu, con lance, ocra rossa sul viso, grasso sui capelli. Mi guardano, mettendo una certa soggezione. Si riparte. Ora è salita sul cassone una donna, che a quanto pare viene molto criticata dalle altre persone. È l’unica vestita all’europea, quando le altre indossano pelli di animali e mostrano i seni. Dovrebbe essere una prostituta e scenderà a Serolevi.

Dromedari sostano nel piccolo centro di Laisamis, vera e propria oasi nel deserto (© Franco Pelliccioni) 

La pista caratterizzata dalla terra dal forte colore rosso
(© Franco Pelliccioni) 

Sulla pista incontriamo una decina di camion bloccati dai guasti. Tra cui quello del D.C. [District Commissioner] di Marsabit con numerosi poliziotti. Ci si ferma e gli autisti danno una mano.

Un Rendille con lancia e bastone ci saluta (© Franco Pelliccioni) 

Il paesaggio è straordinario, magnifico. Steppa e terra rossa dappertutto. Vicino ed in lontananza scorgo montagne isolate, grossi "macigni" alti anche 5-600 m, catene montuose. È stupendo!

Donne Rendille tornano al loro insediamento con calebasse e lattine colme d’acqua (© Franco Pelliccioni) 

Nelle sette ore del viaggio, incroceremo il pullman che da poco fa servizio in queste zone di frontiera e cinque, sei Land Rovers. Di tanto in tanto intravedo altri accampamenti. Sono dei Rendille. Poi, ai lati della pista, prima uno, poi molti dromedari. Ne conto circa 200, sparsi sopra una vasta zona: è l'avvisaglia che il deserto del Kaisut incombe. I cespugli si fanno radi e bassi, ci sono solo pietre e terra e polvere. Temo per le pellicole. In lontananza sovente vedo salire del fumo dai fuochi di bivacco. Mi sbaglio. Sono grossi mulinelli di polvere mossi rapidamente dal vento. Cerco di coprire le valigie con un giaccone del ragazzo e spero di non sentirmi male.

Panoramica sul deserto del Kaisut dalla montagna di Marsabit
(© Franco Pelliccioni) 

Penso che questa che vivo sia un'esperienza più unica che rara. La vera Africa indubbiamente sta ancora da queste parti e mi domando come facciano a vivere i pastori nomadi con questo duro clima e così poca acqua. So che da quattro anni qui non piove...

Cominciamo a salire. Riappare la steppa, più frequenti si fanno gli accampamenti dei pastori. Ci sono dromedari solitari, asini, capre e pecore, pochi zebù e mucche. Salendo sembra che il camion non ce la faccia più. Spero che non faccia la fine degli altri camion incontrati per la strada.

 Un vecchio cartello indica che siamo nella Marsabit Game Reserve e, poco dopo, in un habitat a savana, con alberi spinosi, due elefanti mangiano tranquillamente a non molta distanza sulla destra, a ca. 300 m. dalla pista.

Il deserto del Kaisut, Kenya settentrionale (© Franco Pelliccioni) 

Salendo sulla montagna di Marsabit, un vulcano estinto, fa freddo. Quale diversità di clima e di regioni!  Le cime montuose ricoperte da un fitto manto boscoso appaiono ora più vicine. Incontriamo altri elefanti, due a sinistra, poi un gruppo di cinque sulla destra, oltre a giraffe e zebre. Scendiamo lungo ripide curve. Funzioneranno i freni? Non sbanderà il mezzo così pesante? Va tutto bene… Eccoci infine arrivati alla cittadina di Marsabit, preannunciata da alcuni shambas [campi coltivati].

Andiamo a scaricare la birra, non molto lontano dalla Missione. Mi faccio condurre là da un ragazzo, che mi porta una valigia. Alla scuola tecnica chiedo dove sia la residenza dell’arcivescovo. Sono poi accompagnato in Land Rover dall'arcivescovo. Non c'è luce e sta leggendo al lume di candela. Consegno la lettera dell’Ambasciatore. Si vedrà cosa è possibile fare per me.

Si ritorna alla Missione, bevo moltissimo, ceno. C'è stato un furto di vestiti. Gli shiftas si sono infiltrati in Kenya per combattere, questa volta, in Etiopia ed alleggerire il fronte Eritreo. In territorio kenyota domenica hanno ucciso due pastorelli di quattordici anni, che volevano difendere il loro bestiame. Qui entrano anche per procurarsi cibo. Siamo a non molta distanza dal confine etiopico. Incontro il medico di Sololo. È stato nel Sahara, a Beni Abbes e in Mandara, nel Camerun settentrionale, per due anni e mezzo. Mi invita a passare una settimana da lui. Non ci sono problemi. Potrei fotografare i Borana liberamente. Mi dicono che è venuto il Capo della polizia della Eastern Province, che tutti gli stranieri si devono presentare al D.C. ed alla polizia e che tutti coloro che risultano in possesso di armi devono denunciarle.

Il medico mi dice che effettivamente ho passato un brutto quarto d'ora senza bere, ecc.. e ho fatto bene a mettermi l'acqua sul viso. Potevo prendere un colpo di sole molto, ma molto pericoloso.

L'avventura africana è forse terminata.

Il giorno dopo scoprirò che non è possibile far ricerca a Marsabit!” Sarà così effettuata ad Isiolo…



Davanti ai negozi sulla strada principale di Isiolo i miei due assistenti africani parlano con alcune donne Turkana: il catechista Meru John Mark, autentico poliglotta (inglese, Meru, Swahili, Kikuyu, Turkana, Somalo) e lo studente universitario  somalo Mohamed Musa 
(© Franco Pelliccioni) 



N.B. Per l'impossibilità di fotografare nel corso del viaggio a bordo del camion, le foto (rispettando l'itinerario) sono state scattate nel corso del viaggio di ritorno ad Isiolo, su una Land Rover.
......
Ancora dal Diario di ricerca, Laisamis, lungo la pista per Isiolo: "Sosta per il pranzo presso i missionari della Consolata. Ci dicono che uno del gruppo dell'aereo precipitato vicino Marsabit, un somalo di Gibuti, che si era allontanato per chiedere aiuto, è stato ucciso dai Rendille, perchè l'avevano scambiato per uno shifta. Don Molino dice che le razzie sono molto frequenti, come pure le uccisioni e i ferimenti durante gli scontri. Per lo più i Borana vogliono rubare mucche e dromedari ai Rendille". 

p.s. Oggi la strada è asfaltata ed esiste un regolare servizio di autobus.

Aggiornamento del 30 ottobre: 

       40 anni dopo, nel 2016, i 507 km della pista sono stati sostituiti da una vera e propria strada a doppia corsia. Grazie ad un finanziamento dell'African Development Bank GroupLa durata del viaggio tra Nairobi e Moyale da tre giorni si è ridotta a meno di 1 giorno.
L'autostrada è diventata una trappola mortale per  gli automobilisti, perchè i banditi dilagano. Prendendo il sopravvento tra Merille ed Archer's Post. Inizialmente i banditi prendevano di mira i camion che trasportavano bestiame tra Moyale e Marsabit verso Nairobi. 
In seguito hanno cominciato ad attaccare i veicoli passeggeri e i camion con prodotti alimentari. 
Terrorizzando gli automobilisti, ai quali viene chiesto denaro e oggetti di valore, dopo aver bucato le gomme.  A volte non molto lontano da posti di blocco paramilitari (Jacob Walter, "Isiolo-Moyale highway turning into bandits’ playground", Africa Nation14.12.2022.   
....
I rapinatori continuano a terrorizzare gli automobilisti lungo l’autostrada Isiolo-Moyale, tratto della Great North Road, che collega Il Cairo a Città del Capo.
L'inefficienza della polizia ha trasformato questa sezione dell’autostrada transafricana in un incubo per i viaggiatori. Decenni di episodi di banditismo si sono trasformati in una seria minaccia.
I banditi spesso vengono dal vicino distretto Samburu, operano in gruppi di tre-cinque individui e sono supportati dai locali che approfittano delle merci rubate
Sono dotati di armi leggere e di piccolo calibro provenienti dalla Somalia e dal Sud Sudan e sono favoriti dalla disponibilità di reti di telefoni cellulari, che permettono il coordinamento tra loro, eludendo in tal modo la polizia.
I residenti raccontano all’ISS Today che il banditismo continua per la mancanza dei pattugliamentri della polizia e per la lentezza dei loro interventi (GUYO CHEPE TURIISS Nairobi "Robbery continues on the treacherous Kenya's highway Isiolo-Moyale", 28 maggio  2020): 
......
Ricordo ancora come nel 1980 io abbia dovuto sostituire la seconda fase del progetto Isiolo con un survey socio-antropologico (sviluppo) tra i popoli nomadi, transumanti e sedentari (Turkana, Merille, Borana, Rendille, Elmolo), localizzati intorno alle sponde del Lago Turkana (già Rodolfo), Kenya nord-occidentale. 

Nel 1980 il Kenya versava in una situazione invero difficile. 

Non solo per  il risentimento della tribù dei Kikuyu nei confronti di un governo in maggioranza non Kikuyu, ma soprattutto per la presenza degli shiftas, che imperversavano nelle aree nord-orientali, arrivando alle Nyambeni Hills ed all'altezza della città di Isiolo.
Facendo sì che tutto il traffico veicolare venisse concentrato in colonne scortate da mezzi della polizia e dell'esercito kenyota.
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p.s. Le quattro versioni del libro: Maasai. Genti e Culture del Kenya sono state pubblicate tra il 27 novembre e il 14 dicembre 2023 (174 pp., 173 foto, 258 note, per la versione stampata illustrata: https://www.amazon.it/dp/B0CPSNZ9BW