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mercoledì 14 agosto 2024

192. Un’escursione nelle centrali isole di Streymoy ed Eysturoy (ma anche come è "nato" il titolo del libro...). Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO

 

 Il "tetto di prato" dell'albergo Føroyar viene regolarmente innaffiato. Si scorge la parte orientale della città di Tórshavn. Al di là della montagna si trova l'antico centro vichingo di Kirkjubøur
(© Franco Pelliccioni)

Cosa c'è nel libro: 

PREMESSA; INTRODUZIONE; GEOGRAFIA, CLIMA, NATURA; STORIA; DEMOGRAFIA, ANTROPOLOGIA (FISICA); LINGUA E CULTURA DI UNA NAZIONE-COMUNITA’; ECONOMIA: IL PESCE, L'«ORO» DELLE FÆR ØER. UNA SOCIETÀ COSTRUITA SULLA PESCA; IERI: LA GRANDE CRISI DEGLI ANNI '1990; OGGI: UNA RINASCITA SCANDITA DAL “VERDE”; IL “PORTO DEL DIO TOR”, TÓRSHAVN, CAPITALE DELLE FÆR ØER; IL CATTOLICESIMO NELLE ISOLE; UN’ESCURSIONE NELLE ISOLE DI STREYMOY ED EYSTUROY;  VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY; RITORNO A TOR E, POI, A COPENHAGEN; APPENDICE (Corsari e pirati nordafricani, francesi, inglesi, irlandesi; L’isola che “non c’è”: la remota Mykines); BIBLIOGRAFIA, CARTE 

 Dal diario di viaggio

 “A causa delle inevitabili complicazioni derivanti dall’uso dei traghetti, ho deciso di limitare la conoscenza delle isole centrali dell’arcipelago a quelle più importanti, tra loro collegate da un ponte: Streymoy, dove mi trovo, ed Eysturoy. 

Interessanti, sia dal punto di vista ecologico e naturalistico, che etno-antropologico e storico. Noleggiata senza problemi una macchina (...) seguo la costiera orientale di Streymoy sulla 52, per poi imboccare il mio primo tunnel, che mi porta nei pressi di Kollafiorður, nell’omonimo fiordo. 

Isola di Streymoy: la vecchia stazione baleniera di Við Áir, l'ottocentesca chiesa nera di Hvalvík, cascata di Fossá

Continuo, quindi, sulla 594 per Hósvik e, poi, Við Áir. Qui c’era l’ultima stazione baleniera delle isole. 

Infine ecco Hvalvík, con la sua chiesa nera, la più vecchia delle Fær Øer (1829), dopo quella di St. Olav, a Kirkjubøur. 

 (..) Proseguendo, prima fotografo il villaggio di Svináir, sull’altra sponda dello stretto di Sundini, poi sulla sinistra Fossá, la cascata più alta dell’arcipelago (...). 

La "solare" Tjørnuvik, i faraglioni gemelli di Risin e Kellingin

Ad Haldarsvík, nei pressi di un ponte, fotografo un tjaldur. Infine ecco la mia prima meta, Tjørnuvik. 

E’ di fronte all’oceano aperto, incastonata in un bell’anfiteatro montuoso e, soprattutto, premiata da uno splendido sole. Qui, dopo aver osservato qualcuno che, molto coraggiosamente, fa il bagno, di fronte all’isola di Eysturoy, a non moltissima distanza da me, vedo i faraglioni gemelli di Risin (il “gigante”, alto 71 m) e di Kellingin (la “strega”, 68 m).

 Li fotografo con il teleobiettivo. Nella parte orientale della valle di Tjørnuvik, sono state trovate sepolture vichinghe, ma anche polline di coltivazioni anteriori all’arrivo vichingo (...)   

Isola di Eysturoy: Eiði (chiesa con modelli di navi sul soffitto come ex voto)

(...) Seguendo la 62, mi dirigo nuovamente verso nord, raggiungendo il villaggio di Eiði. 

Qui visito la chiesa del 1881 e fotografo i due modelli di imbarcazioni a vela, che pendono dal soffitto, uno per lato, con i bompressi rivolti verso l’altare. 

Attaverso l'interno montuoso, percorro il tratto più pericoloso dell'intero viaggio: strada stretta, ad una sola corsia, con forte pendenza  e piano non perfettamente orizzontale. Precipizi e scarpate sono tutti intorno e sotto di me, c'è poca luce e raffiche di vento scuotono la macchina  

Poi lascio la costa, per inoltrarmi con la 662 nell’interno montuoso. La strada è stretta, ad una sola corsia. 

Di tanto in tanto caratterizzata da modestissimi slarghi, per consentire il passaggio ai veicoli, che procedono in senso contrario. Pochissimi sono i guard rails. 

Non sapevo, allora, che questo sarebbe stato il tratto più “pericoloso” dell’intero viaggio. 

Per la forte pendenza, in ascesa e in discesa, solo parzialmente mitigata da numerosi tornanti. 

Con precipizi e scarpate, tutti intorno e sotto di me. Oltre tutto viaggiando su una sede stradale, il cui piano non sempre è perfetto. Anzi... Per cui a tutti i costi cerco di non distrarmi. Inoltre la luce del giorno tende a diventare sempre più fioca, per la forte nuvolosità. Almeno non c’è la nebbia, che giocoforza mi avrebbe costretto a fermarmi sulla montagna, non si sa per quanto tempo! 

 Ormai il sole di Tjørnuvik è solo un pallido ricordo! Le forti raffiche di vento, che senza pietà colpiscono l’automobile, facendola oscillare, di certo non aiutano. 

Nonostante sia cupo e orrido, il panorama che, via via, si presenta davanti ai miei occhi, ha un suo indubbio e tenebroso fascino… 

Così, in una curva, forse affrontata non con troppa accortezza, probabilmente distratto da ciò che vedo, la macchina sbanda, va leggermente fuori strada. 

Per una frazione di secondo temo che per me sia finita… 

Invece riesco a riprendere il controllo e a fermarmi! 

Dopo di allora, per ammirare e fotografare l’incredibile scenario, mi arresterò un paio di volte. [Una volta a Tor scopro che la strada passa accanto al monte più alto dell’arcipelago, lo Slættaratindur (882 m)]. 

Il villaggio di Gjógv, considerato il più bello dell'arcipelago

Quindi sulla più “umana” 632 (anche se la strada è sempre stretta, c’è un passo montano da superare, ma minore è l’altitudine media ed è anche meno tortuosa) proseguo fino alla mia nuova meta, Gjógv. Considerato il più bel villaggio delle Fær Øer, si trova in fondo ad una gola collegata al mare, lunga 188 m, dove osservo i binari dell’unica micro-ferrovia dell’arcipelago. Nei pressi c’è una chiesa del 1929. 

Fotografo un monumento, che ricorda gli isolani scomparsi in mare. Ancora una volta torno sui miei passi. 

Funningur dove, dopo l'anno 800, sbarcò il primo vichingo

Raggiunta Funningur, dove dopo l'anno 800 sbarcò Grímur Kamban, il primo vichingo, proseguo ancora grazie alla 662 (...). 

Tórshavn l'incredibile spettacolo di un tetto di prato, che oscilla al vento, e che viene debitamente annaffiato...

Una volta a Tor, ho ancora tempo (e la luce) per fermarmi davanti al lungo edificio dell’Hotel Føroyar, parallelo a Tórshavn e all’oceano (...) .

E’ l’albergo più lussuoso delle Fær Øer, ma non è questo che mi attrae (...) . 

Perché, mentre sono intento ad ammirare dall’alto il panorama dell’immensa baia di Tórshavn, gli innaffiatori, che mai avrei potuto immaginare si potessero trovare sopra il tetto di prato,  cominciano incredibilmente ad innaffiarlo. 

Mentre l’onnipresente e instancabile vento  fa oscillare i ciuffi d’erba…" 

....

"IL TITOLO DEL MIO LIBRO È UN OMAGGIO A QUESTO PAESAGGIO UNICO, DOVE I TETTI SEMBRANO DANZARE AL RITMO DEL VENTO..."

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Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO 

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...

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

sabato 6 luglio 2024

165. OLAVSØKA, LA FESTA DI ST. OLAV, A TÓRSHAVN, CAPITALE DELLE FÆR ØER: LA SFILATA POPOLARE, IL CORTEO DELLE AUTORITÀ POLITICHE E RELIGIOSE, QUELLO STORICO. DA: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO

 

I cavalieri si attestano davanti al Parlamento in attesa del discorso rituale (© Franco Pelliccioni


Viste dal largo le Fær Øer sembrano disabitate: una muraglia di basalto si leva a picco dal mare in perenne burrasca (...) Dove la spuma ribolle e crea pericolosi vortici. Chi non è pratico preferisce non avventurarvisi (...) Alle Fær Øer non approdano mai turisti, solo naufraghi della pesca o navi di piccola stazza (...) Gruppi di case, interamente coperte in torba e pietra (...) Si stagliano nel paesaggio di una desolazione unica: non c'è quasi albero alle Fær Øer...
(Cova S., "Fær  Øer. Usi e Costumi", in Il Milione, Enciclopedia di geografia...., Novara, 1965)

I CAVALIERI, I CORTEI, LA REGATA

Particolarmente preziosa è stata l'occasione di poter partecipare alla Festa Nazionale faroese, l'Olavsøka - il giorno di St. Olav -, che ogni anno cade nei giorni 28 e 29 luglio. Durante i quali la tradizione culturale faroese ha modo di estrinsecarsi nelle sue articolate sfaccettature.

Mentre la politica si rafforza, con la solenne apertura annuale dei lavori del Parlamento, nel secondo giorno dei festeggiamenti, come da mille anni addietro ha sempre fatto.  Poiché re Olav Haraldsson il Santo morì nella battaglia di Stiklastad il 29 luglio del 1030.

 Il 28 la festa viene aperta da un corteo popolare, preceduto da cavalieri con la bandiera faroese, che si arresta davanti al Løgtingið, dove una banda suona l’inno nazionale.

Nel primo pomeriggio ha invece inizio una coinvolgente regata tra le tradizionali barche faroesi, con la partecipazione di numerosissimi ed entusiasti spettatori.

Perciò St. Olav non è solo una celebrazione religiosa, popolare, politica. O una festività nordica di mezza estate.

È festa, questa, che, sia pure sottilmente, conserva i contorni di quella "Grande Festa", così magistralmente descritta tanti anni fa da Vittorio Lanternari nell'omonimo libro.

È una festa di "Capodanno", nei suoi più appariscenti risvolti anche un po' "pagana" e pre-cristiana.

Durante la quale il faroese ha una sana voglia di divertirsi e di apprezzare ciò che di bello e di duraturo c’è nella vita.

 Mano a mano che il tempo trascorre e si continua a passeggiare e ad incontrarsi, e sempre più si prosegue nel bere, ecco che si intonano i primi canti.

TUTTO AD UN TRATTO, NELLA NOTTE, UOMINI E DONNE PER LE STRADE DI TÓRSHAVN DANNO INIZIO ALLA DANZA A CATENA MEDIEVALE

Più tardi, molto più avanti, nel cuore di una notte, che "oscura" non è mai, perché tutt'intorno a te c'è l’essenza stessa della vita, i primi gruppi di uomini e di donne, mescolandosi tra loro, prendendosi per mano, lentamente, gradatamente, sinuosamente, cominciano a muoversi ritmicamente, con le stesse movenze usate tanti secoli prima dai loro antenati.

…………….

Danza a catena in un francobollo faroese del 1981
(di Czesław Słania) 



LA DANZA A CATENA

Circa mezzo secolo fa si poteva leggere come le isole "hanno conservato antichissime tradizioni di danza. Qui per le feste, ad esempio, dopo le grandi cacce alla balena, c'è solo una danza a catena, senza accompagnamento strumentale, in un movimento caratteristico ondeggiante a sei passi. Le ballate [kvæði] che si cantano in queste feste non sono sempre, è vero, di origine antica, ma trattano ancora di Sigurd, Brunilde, Carlomagno ecc."(…) “La prima menzione scritta della danza faroese risale al 1616, quando l'islandese Jón Ólafsson sbarcò nelle Isole Faroe al servizio di Cristiano IV (…) Ma la danza faroese è ancora più antica. È chiaramente correlata alle forme di danza medievali europee” (…) Già presente in un lontano passato in diverse regioni scandinave ed europee, "la danza faroese è una semplice danza a catena nella quale i ballerini si tengono per mano e formano una lunga catena o anello a maglie annodate. La danza inizia con il leader (skiparin) e pochi altri che vanno avanti sul pavimento e iniziano a ballare. Poi gradualmente più persone trovano un posto nella catena e quando sono abbastanza, la catena può essere chiusa per formare un anello”.

……………………………………

E dire che la notte è fredda, piovosa, nebbiosa, ma non può che essere ugualmente vissuta fino in fondo! Non a caso, in passato, alcune sette religiose condannarono duramente queste danze, definendole "diaboliche".

Ecco perché le chiese, durante St. Olav, si danno da fare in piazza e sulle strade. Con sermoni molto ascoltati, anche con il tempo pessimo.

Mentre più volte al giorno, nella piazza principale (Vaglið), davanti al Parlamento e al Municipio, si ripetono i canti e gli inni dell'Esercito della Salvezza.

Del resto “giocano in casa”… Poiché la loro “base” è poco distante dalla “mia” Casa del Marinaio.

UNO STUPENDO COSTUME NAZIONALE

Molti uomini, donne, bambini indossano il costume nazionale, che è stato riscoperto in questi ultimi tre, quattro decenni, e tende ad avere più di un’assonanza con i vestiti di epoca vichinga.

Anche se non tutti possono permettersi di avere un vestito assai costoso.

 Poiché, a parte la splendida fattura, sono d'argento i pesanti, numerosi bottoni, che parallelamente ornano il cardigan (knappatroyggja) dell'uomo, che in testa ha la classica e semplicissima bustina dalle strisce rosse e blu (húgva).

Mentre le donne indossano un lungo vestito (stakkur), con numerose decorazioni e grande fermaglio, altrettanto d'argento (stakkanál), e si ascolta musica

 Forse, oltre la metà degli spettatori delle regate e delle diverse manifestazioni, oltre che dei partecipanti allo struscio "non stop", tra la strada pedonale, il cuore della città, e la zona occidentale del porto, indossa con naturalezza gli splendidi abiti tradizionali.

Ecco che la festa di St. Olav ha la capacità di rinnovare e rinsaldare vecchi legami e di costruirne nuovi.

Ecco che, anno dopo anno, si ribadisce la propria identità. Ricostruendola nuovamente. Rafforzandola in questi incontri, che dureranno per giorni.

Durante i quali, apparentemente, tutti sembrano felici.

Orgogliosi di essere faroesi. Fieri di mangiare e di bere insieme. Compiaciuti di questo loro aspro clima, come della loro rude terra.

Contenti fino in fondo di esserci nati e cresciuti.

Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO 

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giovedì 29 febbraio 2024

129.VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO

 

Primo piano di un interessante figura di anziano faroese, con la tradizionale bustina rosso-blu (húgva) come copricapo [Tórshavn, Manifestazione storica per la Festa Nazionale di St. Olav] (© Franco Pelliccioni)

 Dal diario di viaggio

Dal finestrino vedo le onde dell’Atlantico ribollire sotto di me. Dopo la ricerca dell’anno scorso, tra i minatori norvegesi e russi delle Artiche Svalbard, sto per dare avvio ad un’altra tappa, la sesta, del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord. La meta si sta ora approssimando. Se, come penso, rispetterà l’orario, il BAe 146 della compagnia aerea faroese Atlantic Airways (RC 0455), decollato alle 15 da Copenhagen, dove ho effettuato un breve soggiorno, atterrerà alle 16,25 nel piccolo aeroporto di Sørvágur, nell’isola di Vagar. Certo, ciò che si comincia qua e là a intravedere, attraverso le nuvole, non sembra molto invitante.

Eppure non vedo l’ora di stare laggiù, tra gli isolani. Autentici pronipoti dei Vichinghi, che ancora costruiscono barche con il know how norreno, utilizzano zolle di terra ed erba per i tetti delle case, cacciano uccelli con trappole e reti, “purtroppo” talvolta fanno stragi di balenottere e, nelle grandi occasioni, come la festa di St. Olav, che mi ha fatto venire qui alla fine del mese di luglio, si può perfino assistere a danze a catena medievali!

Kædedans på Færøerne (“Danza a catena nelle Fær Øer”), ca. 1930 (di Sophie Petersen, Nationalmuseet/Det Kongelige Danske Geografiske Selskab) 

A Copenhagen ho proseguito i miei contatti, già avviati da Roma. Indirettamente, tramite l’Ambasciata di Danimarca e il Ministero degli Esteri. Direttamente attraverso fax trasmessi nella capitale danese: Università, Rappresentanza delle Fær Øer, Ufficio del Turismo Danese. Un intenso lavoro propedeutico, che mi ha consentito di fare un po’ anche il turista in questa splendida capitale, e di visitare il Museo Nazionale, estremamente prezioso per tutto ciò che riguarda l’Artico groenlandese, gli Inuit e, naturalmente, i vichinghi. Andando immediatamente a rintracciare, tra i reperti esposti, una piccola pietra di circa dieci centimetri, con iscrizioni runiche apposte il 25 aprile del 1333 da tre di essi. Nel 1824 l’aveva scoperta un eschimese in un cairn, nella Groenlandia settentrionale, a Kingiktorssoak, isolotto a nord di Upernavik.

Pensavo a tutto ciò quando, nel corso del pranzo freddo servito a bordo, comincio maggiormente ad interessarmi a ciò che mi sta raccontando sull’arcipelago il vicino di seggiolino: è norvegese, si chiama Edvard ed ha sposato la figlia del proprietario di un cantiere navale delle isole.

All’aeroporto fotografo l’aereo. Ha un aspetto singolare: tozzo, con grandi ali, che puntano verso terra. Sembra un grande gabbiano, che stia per volar via. Lo si impiega preferibilmente per le piste corte e le sue tre ruote toccano simultaneamente terra.

Un paio di autobus, intervallati da un traghetto, tra le isole di Vágar e Streymoy, e già sono nella capitale Tórshavn, nel mio albergo. Il cui nome è sinonimo di mare, ma “profuma” anche di avventura. Perché il Tórshavnar Sjómansheim, di Tórsgøta 47, prenotato dai faroesi, è un semplice, decoroso e convenientissimo 2 stelle. Vicinissimo al cuore, al centro storico della città. Dove si servono i pasti su lunghi tavoli, che vanno condivisi con altri ospiti. Così sono contento di soggiornare in questa “strategica” Casa del Marinaio, risalente al 1923. Istituzione un tempo riservata ai soli naviganti. Perché qui, senza quasi alzarmi dalla sedia, posso avere ulteriori incontri con gli isolani.

7.2 Il grindadráp, la caccia comunitaria alle balene

Caccia alle balene nelle Fær Øer: Fiordo di Midvaag. Il principe ereditario danese Frederik osserva i globicefali, mentre si reca a Miðvágur, 1847. (Jeaffreson, J. R., The Faröe Islands…1898), British Library

Unica nell'Atlantico settentrionale, ancora oggi è effettuata la caccia comunitaria alle Pothead o Pilot Whales (balene di "media taglia": le globicephala melaena, localmente chiamate grind), con la tecnica del grindaraksur, al tempo delle loro trasmigrazioni estive. Quando i cetacei si trovano a non molta distanza dalle coste isolane. Fin dall’epoca vichinga, le varie fasi della caccia sono state accuratamente regolamentate. Ad iniziare dal primo avvistamento. Seguito dall'avviso a tutta la comunità della presenza delle pilot whales (grindaboð) e al loro sospingimento verso uno dei 21 luoghi autorizzati per lo spiaggiamento. Dove avverrà la loro rapida uccisione, con particolari tecniche e armi. L’ultima fase concerne la suddivisione di ciascuna quota di carne tra tutti i partecipanti al grindadráp e i membri della comunità. Per arrivare, in particolarissime e abbondanti cacce, all'intera isola, in qualche caso all'intero arcipelago.

Questa caccia, che non va contro le rigide regole dettate dall’International Whaling Committee, che le esclude dalla protezione, ha sempre rappresentato per i faroesi una delle poche possibilità di approvvigionamento aggiuntivo di grasso e carne. Grazie alle quali questa popolazione è riuscita a superare indenne i lunghi periodi di sotto-alimentazione e le carestie derivanti dalla non auto-sufficienza alimentare.

Numerose pubblicazioni mediche e nutrizionali concordano in pieno con quanto venivano affermando, nel lontano passato, i medici condotti danesi, circa l'opportunità e la necessità per ogni individuo di alimentarsi, anche saltuariamente, con la carne di balena. I cui apporti nutrizionali (vitaminici, "anticolesterolo", ecc.), per una popolazione, in cui per secoli la tavola era stata solo poveramente imbandita con le pietanze disponibili (patate, carne di pecora e di montone, pesce, carne di uccelli marini, uova, e poco altro). Attualmente questa carne rappresenta circa 1/4 del consumo totale di proteine animali dell'arcipelago.


Lisbeth L. Petersen, Sindaco (Byraðsformaður) di Tórshavn, nel suo ufficio (© Franco Pelliccioni)


(...) Giornata intensa, passata ad incontrare il Direttore della TV faroese, ma anche la zoologa danese Dorete Bloch del Museo di Storia Naturale. Esperta in barche vichinghe e caccia alle balene. Per concludere, verso sera vado alla Nordic House. Il tutto intervallato dall’interessante visita alla dirimpettaia isola di Nólsoy. Raggiunta in venti minuti con un ferry, salpato alle 12. Durante i quali il tempo è contraddistinto da una successione di pioggia, nebbia, sole e, all’arrivo, ancora nebbia. Sbarcato, oltrepasso un gigantesco arco formato da mascelle di un capodoglio. Pochi passi più in là, vedo la panchina del “parlamento” degli uomini. Il tempo di guardare le Niðastalon, la fila di case parallela al porto, osservare i miei primi puffini faroesi, mangiare un boccone nella Kaffistovan ed è già l’ora (15,45) di rientrare. Questa volta con il sole..."

Veduta del villaggio di Nólsoy nella nebbia (mjørki) con il caratteristico arco fatto da mascelle di un capodoglio (© Franco Pelliccioni)


11.1 La visita a Kirkjubøur, il “campo della chiesa”

Dal diario di viaggio

Lo raggiungo in poco più di mezz’ora, con l’autobus 101, della Bygdaleiðir, la linea blu intercomunitaria, poiché dista solo una quindicina di chilometri dal centro città.

Kirkjubøur, 1839 (da: Voyages de la Commission scientifique de Nord: en Scandinavie, en Laponie, au Spitzberg et aux Feroe, pendant les années 1838, 1839 et 1840, sur la corvette La Recherche, di Barthélemy Lauvergne)

Alla fine della visita dell'eccezionale sito storico, intirizzito dal freddo pungente e dalla pioggia, chiedo ospitalità all'interno dell'antica Roykstova, che sembra essere l'unica abitazione di legno al mondo ad essere stata continuativamente abitata da quasi mille anni. La mia cortese ospite, che dal giornale sa bene come io non sia un semplice turista, mi offre un assai apprezzato liquore dolce finlandese, con l'aggiunta di un forte snap, che poi raddoppio. E’ la Sig.ra Patursson, moglie del Kongsbóndi, un "fattore del re". Appartiene ad una delle famiglie storiche e più in vista delle isole, che da diciotto generazioni alleva pecore e coltiva la terra di quell'enorme fattoria. Il nonno Jóannes aveva partecipato all'edificazione dell'autonomia faroese. Fondando, poco dopo l'inizio del secolo, il Sjàlvstyrisflokkur, il partito autonomista faroese, il secondo delle isole e, nel 1939, un altro partito autonomista, il Fólkafìokkur.

Tróndur Patursson fotografato nel 2010 ( CC Some rights reserved Ronni Poulsen)

Suo cognato, apprendo, è Tróndur Patursson, fratello gemello del marito. Il famoso, eclettico, artista e viaggiatore. Dopo avermi fatto attentamente visitare l’interno della casa, con orgoglio mi mostra due vetrate realizzate dal cognato nel salotto e alcune foto scattate durante il viaggio in Italia di cinque anni prima. Nel corso del quale è stata ricevuta in udienza dal Papa. Con ardore mi parla dei colori, degli odori, ma anche dei sapori, dell'Italia. Di Roma, Napoli, Sorrento. Soprattutto di Capri, che aveva tanto amato. Con il marito era andata anche in Nuova Zelanda, dove aveva appreso l’uso delle recinzioni metalliche elettrificate. Infatti in precedenza avevo dovuto fotografare con il teleobiettivo la cattedrale non finita, perché circondata per tre lati dal filo.

Intorno a noi, al di fuori dell’antica abitazione, la pioggia ha finalmente cessato di battere insistentemente, come aveva rabbiosamente fatto per lunghissimo tempo. Ma le acque vicinissime dell'oceano stanno improvvisamente diventando sempre più bianche per la nebbia, che mano a mano tutto avvolge, tutto gradatamente nasconde. Specchio d'acqua, dopo specchio.

Ecco, mi trovo di fronte ad una persona che ama, quasi come nessun’altra, la propria terra e la sua gente, che è orgogliosa di appartenere ad una famiglia, che ha scritto la storia di questo paese e che ne ha ancora un ruolo guida. Poiché, giorno dopo giorno, continua a buttar giù altri paragrafi, forse meno esaltanti di un tempo, ma sempre pregni di valenze e di una continua dialettica tra tradizione e innovazione. Essa mi fa capire, da alcune espressioni verbali e dal suo bel viso, addolcito dai lunghi capelli biondi e dai profondi occhi azzurri, leggermente sfiorito dagli anni, triste e compunto, come il nuovo arrivo della nebbia per lei sia troppo! Poiché le provoca uno stato di spleen che io, come italiano e romano, forse non riesco a capire fino in fondo, fin dentro l'anima... La nebbia...

La rinnovata presenza della bruma, proveniente anche quel giorno dal mare, e la mia presenza avevano involontariamente innescato una profonda contraddizione spirituale nell'orgogliosa moglie del Patursson di Kirkjubøur. Provocando un "qualcosa", che non saprei spiegarmi... (...)

.............

12. UN’ESCURSIONE NELLE ISOLE DI STREYMOY ED EYSTUROY

Dal diario di viaggio

(...) Per passare su Eysturoy, ritorno indietro e attraverso il ponte, che la collega a Streymoy. Seguendo la 62, mi dirigo nuovamente verso nord, raggiungendo il villaggio di Eiði. Qui visito la chiesa del 1881 e fotografo i due modelli di imbarcazioni a vela, che pendono dal soffitto, uno per lato, con i bompressi rivolti verso l’altare. Poi lascio la costa, per inoltrarmi con la 662 nell’interno montuoso. La strada è stretta, ad una sola corsia. Di tanto in tanto caratterizzata da modestissimi slarghi, per consentire il passaggio ai veicoli, che procedono in senso contrario. Pochissimi sono i guard rails. Non sapevo, allora, che questo sarebbe stato il tratto più “pericoloso” dell’intero viaggio. Per la forte pendenza, in ascesa e in discesa, solo parzialmente mitigata da numerosi tornanti. Con precipizi e scarpate, tutti intorno e sotto di me. Oltre tutto viaggiando su una sede stradale, il cui piano non sempre è perfetto. Anzi... Per cui a tutti i costi cerco di non distrarmi. Inoltre la luce del giorno tende a diventare sempre più fioca, per la forte nuvolosità. Almeno non c’è la nebbia, che giocoforza mi avrebbe costretto a fermarmi sulla montagna, non si sa per quanto tempo!

Ormai il sole di Tjørnuvik è solo un pallido ricordo! Le forti raffiche di vento, che senza pietà colpiscono l’automobile, facendola oscillare, di certo non aiutano. Nonostante sia cupo e orrido, il panorama che, via via, si presenta davanti ai miei occhi, ha un suo indubbio e tenebroso fascino… Così, in una curva, forse affrontata non con troppa accortezza, probabilmente distratto da ciò che vedo, la macchina sbanda, va leggermente fuori strada. Per una frazione di secondo temo che per me sia finita… Invece riesco a riprendere il controllo e a fermarmi! Dopo di allora, per ammirare e fotografare l’incredibile scenario, mi arresterò un paio di volte. [Una volta a Tor scopro che la strada passa accanto al monte più alto dell’arcipelago, lo Slættaratindur (882 m)]. Quindi sulla più “umana” 632 (anche se la strada è sempre stretta, c’è un passo montano da superare, ma minore è l’altitudine media ed è anche meno tortuosa) proseguo fino alla mia nuova meta, Gjógv. Considerato il più bel villaggio delle Fær Øer, si trova in fondo ad una gola collegata al mare, lunga 188 m, dove osservo i binari dell’unica micro-ferrovia dell’arcipelago (...)

Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO 

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SOMMARIO


1. PREMESSA 
Dal diario di viaggio 
La ricerca nelle isole 
2. INTRODUZIONE 
3. GEOGRAFIA, CLIMA, NATURA 
3.1 Flora 
3.2 Fauna 
4. STORIA 
4.1 Tra Mito e Storia: dalla Navigatio Sancti Brandano alle "Isole delle Pecore", all'età dei Vichinghi
4.2 Norvegesi, quindi dano-norvegesi 
4.3 Danesi 
4.4 In sintesi 
5. DEMOGRAFIA, ANTROPOLOGIA (FISICA) 
6. LINGUA E CULTURA DI UNA NAZIONE-COMUNITA’ 
La “scuola di vita” della roykstova 
Controllo sociale, alcoolismo 
7. ECONOMIA: IL PESCE, L'«ORO» DELLE FÆR ØER. UNA SOCIETÀ COSTRUITA SULLA PESCA 
7.1 Pesca e imbarcazioni 
7.2 Il grindadráp, la caccia comunitaria alle balene 
7.3 L'uccellagione: fygling, fleyging (e omanfleyg) 
7.4 Allevamento-Agricoltura
7.5 Il Turismo
8. IERI: LA GRANDE CRISI DEGLI ANNI '1990 
8.1 Si continua a pescare eccessivamente, senza fermo biologico 
8.2 L’imprinting vichingo, elemento costitutivo di una delle migliori marinerie atlantiche 
8.3. A livello individuale, comunitario e nazionale, i faroesi tentano di lasciarsi alle spalle il sofferto passato, ipotecando il futuro, con generalizzate richieste di prestiti e finanziamenti 
8.4 Un lungo periodo di austerity e di ricostruzione socio-economica 
9. OGGI: UNA RINASCITA SCANDITA DAL “VERDE” 
9.1 Economia, Trasporti, Infrastrutture, Turismo 
9.2 Un arcipelago totalmente “Green”. Ovvero, quando le negatività geo-climatiche faroesi diventano positive, grazie a Vento, Acqua, Maree, Correnti, Onde, Geotermia (e Sole) 
10. IL “PORTO DEL DIO TOR”, TÓRSHAVN, CAPITALE DELLE FÆR ØER 
Dal diario di viaggio 
10.1 Olavsøka, la festa di St. Olav : La sfilata popolare, il corteo delle autorità politiche e religiose, quello storico 
10.2 Il racconto di una dura ed eroica lotta per la sopravvivenza degli isolani nel Batasavnið, il Museo Marittimo faroese 
10.3 Norðurlandahúsið, la Casa Nordica 
11. IL CATTOLICESIMO NELLE ISOLE 
11.1 La visita a Kirkjubøur, il “campo della chiesa” 
Dal diario di viaggio 
11.2 Dalla riforma protestante, alla libertà di religione. La Mariukirkjan di Tórshavn 
12. UN’ESCURSIONE NELLE ISOLE DI STREYMOY ED EYSTUROY 
Dal diario di viaggio 
13. VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY
Dal diario di viaggio 
14. RITORNO A TOR E, POI, A COPENHAGEN 
Dal diario di viaggio 
15. APPENDICE 
15.1 Corsari e pirati nordafricani, francesi, inglesi, irlandesi 
15.2 L’isola che “non c’è”: la remota Mykines 
16. BIBLIOGRAFIA 
CARTE 

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PAGINA AUTORE ITALIA;

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1



sabato 13 maggio 2023

92. È ONLINE SU AMAZON LA VERSIONE CARTACEA A COLORI DEL MIO BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 




La didascalia dell'immagine è tra le più "corpose" del libro: 
Spedizione alla caccia alle balene di Abraham Storck 1690: 
tre baleniere olandesi navigano nell'Oceano Artico, tra trichechi e banchi di ghiaccio. 
I membri dell'equipaggio stanno cacciando le balene, mentre allo stesso tempo cercano di combattere gli orsi polari. 
La domanda di olio di balena (ricavato dal grasso di balene, trichechi e foche) era molto aumentata in Europa, perché si era rivelata una buona alternativa agli oli vegetali. 
Dall’olio si ricavavano candele, lubrificanti, olio per lampade e saponi

https://www.amazon.it/dp/B0C522JP54




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163 pp., 156 foto, di cui 117 a colori "premium", 249 note e usuale grande formato: 16.99x24,41. 
Rispetto all’E-Book contiene 25 foto in più e due nuovi paragrafi: 
1. Disastro tra i ghiacci: la perdita della flotta baleniera statunitense al largo dell’Alaska, 1871. 
La spedizione del 2015 alla ricerca delle navi scomparse; 
2. In Islanda, navigando nella baia dove fu catturato Keiko, alias Willy, star del cinema hollywoodiano. 
Tutto è pronto per l’imminente ritorno dell’orca, dopo venti anni.   

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Ecco il sommario:

1. PREMESSA  
2. INTRODUZIONE
- LA CACCIA NELLA PREISTORIA: ALTA, NORD NORGE  15
- I BALENIERI E L'ESPLORAZIONE  
Disastro tra i ghiacci: la perdita della flotta baleniera statunitense al largo dell’Alaska, 1871. La spedizione del 2015 alla ricerca delle navi scomparse  
- LA CACCIA ALLE BALENE, TRADIZIONALE ATTIVITÀ 
- I balenieri europei ed americani e gli Inuit 
3. LA CACCIA ALLE BALENE PRESSO ALCUNE POPOLAZIONI AUTOCTONE AMERICANE . 
- INUIT  
- I PRE-INUIT: THULE (800-1700 D.C.)  
- INDIANI DEL NORD-OVEST  
4. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE  
- IL MIO PRIMISSIMO “INCONTRO” CON UNA BALENA È AVVENUTO A… ROMA!  
- A DISTANZA DI QUASI SETTANTA ANNI, UN’IMPREVISTA E SORPRENDENTE INTEGRAZIONE! 
- NELL’AMERICA DEL NORD  
- Québec  
- Alaska Sud-Orientale  
- L’isola di Terranova, Canada  
- Mare di Beaufort, Artico occidentale canadese, Northwest Territories 
- L’insediamento di Tuktoyaktuk, già Port Brabant. L’isola di Herschel 
5. LA CACCIA ALLE BALENE: STORICA  
- NELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA) 
- Indiani Nootka (oggi Nuu-chah-nulth) dell’isola di Vancouver  
- Stazioni di caccia canadesi e statunitensi 
- La caccia alle balene nelle acque della Colombia Britannica 
- A SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA)  
- LE STAZIONI BALENIERE DI TERRANOVA (PROVINCIA DI TERRANOVA E LABRADOR, CANADA) 
- Cumberland Sound, isola di Baffin, Nunavut: la stazione baleniera della Compagnia della Baia di Hudson di Pangnirtung, nell’omonimo fiordo 
- LE STAZIONI DI CACCIA ALLE BALENE DEL CUMBERLAND SOUND 
- La stazione fondata da William Penny nell’isola di Kekerten (lato orientale del Sound)  
- KEKERTEN, IL CUMBERLAND SOUND E L’INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO DI FRANZ BOAS  
- La stazione sull’isola di Blacklead (lato occidentale del Sound) 
- NELLE ISOLE SHETLAND (SCOZIA, UK)  
- Un altro “mancato” avvistamento...  
- NELLE ISOLE ORCADI (SCOZIA, UK)  
- NELLE ISOLE SVALBARD, NORVEGIA  
- Il “Fiordo Verde” (Grønfjorden)  
- Smeerenburg, la “città del grasso”, XVII secolo, Svalbard 
- NELLE EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK)  
- Isola di Lewis  
- Bunavoneadar, la stazione a terra norvegese dell’isola di Harris  83
- St Kilda 
6. LA CACCIA ALLE BALENE: ATTUALE  
- IQALUIT (GIÀ FROBISHER BAY, ISOLA DI BAFFIN, ARTICO ORIENTALE, NUNAVUT, CANADA)  
- A RESOLUTE BAY (OGGI QAUSUITTUQ, CORNWALLIS ISLAND, HIGH ARCTIC, NUNAVUT, CANADA) 
- Le tracce lasciate dai cacciatori di balene di Thule sull’isola Cornwallis  
- La caccia alle balene da parte degli Inuit nuovi arrivati 
- NARSAQ (COSTA OCCIDENTALE DELLA GROENLANDIA MERIDIONALE, DANIMARCA) 
- Dalla caccia alle balene dei “preistorici” Thule a quella degli odierni Kalaallit 
- La Groenlandia Occidentale e la caccia alle balene nello Stretto di Davis  
- NELLE ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA): IL GRINDADRÁP, LA CACCIA COMUNITARIA 
- Diario di viaggio da Tórshavn, capitale delle isole Fær Øer  
- IN ISLANDA  
- Dal diario di viaggio 
- IN NORVEGIA, QUANDO LA CACCIA ALLE BALENE NON È COSÌ PUBBLICIZZATA, COME L’ISLANDESE, LA FAROESE (O LA GIAPPONESE) 
- La proliferazione delle stazioni di caccia norvegesi nell’Atlantico del Nord, fine XIX secolo-ca. 1920  
- Diario di viaggio dall’isola faroese di Streymoy 
7. BALENE, UNA SCHEDA .
PICCOLE:  
MEDIE:  
GRANDI: 
In Islanda, navigando nella baia dove fu catturato Keiko, alias Willy, star del cinema hollywoodiano. Tutto è pronto per l’imminente ritorno dell’orca, dopo venti anni 
8. APPENDICE 
LA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DI MADEIRA (PORTOGALLO), 1941-1981  
- L’«isola-giardino» sub-tropicale di Madeira  
- Balene, tra caccia (1941-1986) e attuale Whale Watching  
- Il programma originario del viaggio e l’incendio di Monte  
- La caccia alla balena e l’Empresa Baleeira do Arquipélago da Madeira  
IL GIGANTESCO FLOP DELLA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DELLE CANARIE (SPAGNA), 1784-1806  
- Breve introduzione all’arcipelago 
- Lanzarote  
- Fuerteventura 
- La grave situazione socio-economica e sanitaria del secolo XVIII nelle Canarie, provocata da eruzioni vulcaniche, fame, povertà, epidemie  
- La caccia alle balene per ottenere olio per l’illuminazione e per sfamare gli isolani: cronologia di un fallimento ventennale 
9. BIBLIOGRAFIA 

N.B. Il blog è dotato di Google Traduttore e di un motore di ricerca interno
p.s. del 3.1.2024
Oltre a questa versione a colori (e all'E-Book) ho poi pubblicato anche quella in bianco e nero.
Ecco le foto delle tre copertine:  



sabato 25 giugno 2022

37. ANTROPOLOGIA, ARTICO E SUBARTICO, AVVENTURA, CITTA' MONDIALI, ESPLORAZIONI, "GIRO DEL MONDO", GRANDI VIAGGI, ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO, NAVIGATORI, PAESI NON SOLO ESOTICI


Un "racconto" in 32 libri Amazon, sia E-Books Kindle, che in versione cartacea, a colori e/o in bianco e nero [il numero delle pagine e delle foto si riferisce alla versione cartacea]:

ANTROPOLOGIA
 - Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1 da Adolf Bastian a Vinigi Lorenzo Grottanelli, 171 pp., 145 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 2 da Thor Heyerdahl ad Alfred Reginald Radcliffe-Brown, 181 pp., 163 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 3 da Knud Rasmussen a Rosebud Yellow Robe, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.


ARTICO E SUBARTICO 
- Qui Base Artica Dirigibile Italia, Svalbard. Dalla Terra degli orsi polari una Rassegna e un Inventario culturale dei Popoli del Grande Nord, 243 pp., 232 foto; versione a colori e in bianco e nero.


- Ai Confini d’Europa; Viaggio-Ricerca nell’Islanda dei Vulcani, dei Ghiacciai, delle Saghe, del Mondo Vichingo, 299 pp., 345 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Tra i Ghiacci del Passaggio a Nord-Ovest. Prologo ad una ricerca antropologica tra gli Inuit dell’artico canadese  268 pp., 174 note, 254 immagini, di cui 127 a colori, versione a colori e in bianco e nero 

AVVENTURA 
- L’Avventura al Femminile. Venti Ritratti di Donne Straordinarie, che hanno percorso le Vie del Mondo alla Ricerca di Conoscenza, 157 pp., 115 foto; versione in bianco e nero.

-
Grandi Raids Automobilistici della Storia. La Pechino-Parigi e le “Crociere” Citroen, Tra Africa, Asia e America del Nord, 109 pp., 104 foto, versione in bianco e nero.

CITTA' MONDIALI 
- Dalla Vichinga Dubh Linn alla Gaelica Bhaile Átha Cliath. “Passeggiando” per Dublino e oltre…, 116 pp., 104 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Esposizioni Universali, Coloniali e Internazionali di Parigi 1855-1937. Alla ricerca delle straordinarie testimonianze delle “Manifestazioni Massime” dell’Impero francese: Industria, Tecnologia, Invenzioni, Arte, Architettura, Paesi, Genti, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 118 pp., 146 foto.

- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 243 pp., 288 foto
- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea non illustrata, 118 pp. ...

ESPLORAZIONI 
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 1: Europa – Asia, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 2: Africa, versione cartacea in bianco e nero, 224 pp., 179 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 3: Artico-Antartico, versione cartacea in bianco e nero, 134 pp., 116 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 4: America, versione cartacea in bianco e nero, 219 pp., 166 foto.

"GIRO DEL MONDO" 
- Il Giro del Mondo… in 15 Treni. Transcontinentali e di lusso, di penetrazione coloniale e militare, dei cercatori d’oro, degli hajji, “alpinistici”, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 241 pp., 223 foto.

GRANDI VIAGGI 
- Viaggio attraverso l'Inside Passage, nella Terra degli Indiani dei Totem e dell’ex America Russa. Sulla costa del Pacifico dell’America di Nord-Ovest, tra Colombia Britannica e Alaska, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 192 pp., 191 foto.

ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO
- Nell'arcipelago degli “uomini-uccello” di St Kilda. Vita e Morte di una Remota Comunità Scozzese, 101 pp., 68 foto; versione a colori.

Archipelagos and Islands at the Mirror: Sea-Ones (Faroe and Mykines, Denmark), Land-Ones (Carnia and Sauris, Italy), 111 pp., 105 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Alla Scoperta di Megali Nísi, l’isola di Creta. Storia, Archeologia, Natura, Cultura, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 153 pp., 179 foto.

- Ultima Thule. Ricordi di un Viaggio di Studio Invernale nelle Isole Shetland, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 133 pp., 114 foto.

- Ultima Thule. Memories of a Winter Study Journey to the Shetland Islands, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 131 pp., 115 foto.

- Reminiscenze di un Viaggio nell’Arcipelago Scozzese delle Orcadi, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 178 pp., 172 foto.

- Viaggio nelle Atlantiche Isole Fær Øer. Il Paese dai tetti di prato, che ondeggiano al vento, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 182 pp., 180 foto.

NAVIGATORI 

- Masters & Commanders Verso l’Ignoto. Navigazioni straordinarie ai confini della terra, Parte I: XIV-XVIII secolo, 170 pp., 130 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte II: XIX secolo, 165 pp., 150 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte III: XX secolo, 113 pp., 104 foto, versione a colori e in bianco e nero.

PAESI NON SOLO ESOTICI

Dal Tell al Sahara. Viaggi in Tunisia, tra le testimonianze archeologiche del passato e culturali arabo-berbere-islamiche odierne, 178 pp., 198 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 238 pp., 271 foto

- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione non illustrata, 133 pp.

- Immagini dall’Egitto. Images from Egypt. Companion Book di: Viaggi in Egitto 1980-2009, libro fotografico bilingue: italiano-inglese, 171 pp. 278 foto, di cui 277 a colori.

 - Nel West. Attraverso le Montagne Rocciose, il Sud-Ovest, I deserti della California meridionale, 116 pp., 76 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Companion Book di Nel West. Conquistadores, Esploratori, Naturalisti, Archeologi, Etnologi alla Scoperta del West, 108 pp., 47 foto, versione in bianco e nero.


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