La Death Valley dal celebre "Zabriskie Point" (© Franco Pelliccioni) |
Il deserto Mojave, nella California meridionale, è solo di passaggio nel mio viaggio in direzione di uno dei più incredibili luoghi della terra.
Un luogo che si trova in parte
al di sotto del livello del mare, come il Mar Morto, e che nei mesi estivi
rasenta - spesso superandole - temperature Sahariane (…)
A non molta distanza dal confine con lo Stato
del Nevada, al di là di alcune montagne, dopo aver superato il paese di Shoshone
e la città morta della Death Valley Junction, autentico biglietto da
visita dell'area, arrivo infine nella Valle della Morte.
Resa celebre da numerosi
films, non solo western. E uno sguardo d'insieme si ottiene proprio da Zabriskie
Point, stupenda terrazza naturale resa famosa da un vecchio film di Antonioni.
Da qui posso avere un'idea
della vallata longitudinale racchiusa dalle catene parallele dell'Amargosa e
Panamint. Un'immensa pianura di sale e fango, intercalata da pozze di acque
salmastre e imbevibili, (…) dall’aspetto indubbiamente lunare e un po'
sinistro...
È questo un incredibile
habitat, che può essere anche estremamente pericoloso. Specialmente durante i
caldissimi mesi estivi.
Il record è del 1913: 55°
all'ombra (…) Qui ci sono le temperature più alte del globo. Il calore al suolo
raramente è al di sotto dei 65° C, ma può toccare anche i 93°. E i rigori di
questo habitat si sono fatti sentire. Trentadue morti nel decennio a cavallo
tra il XIX e il XX secolo. Non sempre a causa di qualche sfortunato incontro
con una delle diciotto specie di serpenti esistenti, tra cui il velenosissimo
serpente a sonagli.
Quest'ambiente così "estremo", dal
1933 National Monument, era terra degli Shoshoni, che la
chiamavano Tomesha, "terra a fuoco". Indiani che durante i
mesi estivi si spostavano verso le zone montuose, per tornare nella vallata nel
corso dei mesi invernali. Un'alternanza stagionale dettata dal clima, ma anche
dalla disponibilità di acqua e cibo
(…) Nel 1849 giunsero in questi paraggi i
primi europei, nel corso del loro tragitto verso i giacimenti d'oro della
California, appena scoperti.
Ventisette carri di una
carovana decisero di effettuare una scorciatoia attraverso la vallata. Solo uno
di essi riuscirà ad uscirne indenne. Dopo due mesi di enormi sacrifici e
sofferenze, fatte di "fame, sete e un terribile silenzio",
nonché qualche morto. Un'impresa così tremenda che, una volta messisi in salvo
oltre le montagne, i superstiti con estrema efficacia battezzarono la regione
come: la "Valle della Morte". La stessa incisività che ritroviamo in
numerosi toponimi regionali: Funeral Mountains, Deadman Pass.
Oltre a quelli che si riferiscono all'Inferno, al Diavolo o al nostro sommo
poeta Dante.
Tutta una serie di interessanti peculiarità attende
ora il visitatore, che vi si è addentrato. Da un'autentica oasi, come Furnace
Creek, dove prendo alloggio nel ranch, al cratere perfetto dell'Ubere
(…) che porta il nome di una donna Shoshoni, che viveva nei
pressi di quello che era sempre stato denominato: Duhvee'tah Wah'sas, il “cesto
di Duhveetah”.
E ancora: il "Campo da
Golf del Diavolo": ruvidi pinnacoli di cristalli di sale, alti fino a
sessanta centimetri, che si allunga in una sezione della piana
Ecco quindi Harmony Borax
Works, le miniere abbandonate di borace, il cui filone venne scoperto nel
1873, unitamente ad uno d'argento. Vi lavoreranno anche i cinesi tra il 1882 e
il 1888
(…) Da non sottovalutare anche
una visita alla zona (…) delle dune di sabbia "sahariane", alte fino a
ventiquattro metri che, fin dai tempi di Rodolfo Valentino, hanno visto ritrarre
su celluloide le infinite avventure di eroi e predoni del deserto.
Contribuendo ad alimentare clichés
stereotipati ed eurocentrici su indomiti legionari, avventurieri senza
scrupoli, sceicchi "bianchi", tagliagole senza pietà Tuareg.
E, come altrove durante tutto
il viaggio, il vento continuerà a soffiare impetuosamente ad intermittenza.
Sollevando nella Valle, visibili anche a parecchi chilometri di distanza, i
temibili "Dust Devils"(…)
E quanto ai miraggi? Qui non sono riusciti a
fotografarli, come in Sudan o in Tunisia. Ma poco importa. Poiché ne esiste uno
"reale", non immaginario… Comodamente osservabile nell'angolo
nord-orientale della vallata, ventiquattro ore su ventiquattro.
In effetti, subito dopo una curva
in salita nel Grapevine Canyon, a 914 metri d'altezza, l'improvviso aprirsi
del paesaggio fa contemporaneamente apparire un'irreale e fantastica
costruzione.
Un castello, ma sì... Ha torri
merlate e ha un aspetto tra il fiabesco, il moresco e l'indubbio kitsch.
Che solo l'eccentricità sfrenata di alcuni americani poteva pensare di
realizzare in questo luogo solitario, sperduto e remoto, oltre sessanta anni
addietro.
L'originale progetto prevedeva
una torre dell'orologio, una piscina, quattordici camini e quattordici bagni,
quattro cucine, una pompa di benzina e un impianto solare di riscaldamento
dell'acqua.
È il castello di Scotty, alias
Walter Scott (1872-1954). Cow boy del Kentucky, che prese parte al celebre Buffalo
Bill Wild West Show anche durante la sua tournée europea.
Johnson e Scotty davanti al castello nel 1934 |
Costruito tra il 1921 e il 1931, non fu mai
ultimato (…) rimarrà solo un "castello nel deserto".
Nel 1970 lo acquisirà il National
Park Service.
DA: Nel West: Attraverso le Montagne Rocciose, il Sud-Ovest, i deserti della California meridionale, E-Book, versione cartacea a colori (I e II ediz.) e in bianco e nero: 116 pp., 34 note, 76 foto (50 sono mie)
Nessun commento:
Posta un commento