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venerdì 15 novembre 2024

277. I BALENIERI EURO-AMERICANI E GLI INUIT. Gli Inuit cacciatori di balene sui loro umiak e kayak. Le stupefacenti mappe disegnate dagli Inuit. Incontri e, soprattutto, "scontri", non solo culturali, tra euro-americani e Inuit. Quando singoli e famiglie Inuit venivano deportati, per mostrarli come "curiosità" nelle corti europee. Gli Inuit Polari condotti da Peary a New York, 1893. Processi acculturativi e di disgregazione culturale innescati tra gli Inuit dalla presenza dei balenieri. Inuit con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Knud Rasmussen, autore delle storiche cinque Missioni Thule, era figlio di un missionario danese e di una Inuit. DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 

 La rara immagine mostra il varo dell’umiak, che servirà agli Inuit per la caccia alle balene, 1929 (foto Curtis)

Cosa c'è nel libro: 

1. PREMESSA ; 2. INTRODUZIONE - LA CACCIA NELLA PREISTORIA: ALTA, NORD NORGE - I BALENIERI E L'ESPLORAZIONE - LA CACCIA ALLE BALENE, TRADIZIONALE ATTIVITÀ ECONOMICA DI ALCUNE COMUNITÀ MARITTIME EUROPEE 3. LA CACCIA ALLE BALENE PRESSO ALCUNE POPOLAZIONI AUTOCTONE AMERICANE 4. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE; 5. LA CACCIA ALLE BALENE: STORICA- NELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA) - A SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA) - LE STAZIONI BALENIERE DI TERRANOVA (PROVINCIA DI TERRANOVA E LABRADOR, CANADA) - LE STAZIONI DI CACCIA ALLE BALENE DEL CUMBERLAND SOUND - KEKERTEN, IL CUMBERLAND SOUND E L’INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO DI FRANZ BOAS - NELLE ISOLE SHETLAND (SCOZIA, UK) - NELLE ISOLE ORCADI (SCOZIA, UK) - NELLE ISOLE SVALBARD, NORVEGIA - NELLE EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK) 6. LA CACCIA ALLE BALENE: ATTUALE - IQALUIT (GIÀ FROBISHER BAY, ISOLA DI BAFFIN, ARTICO ORIENTALE, NUNAVUT, CANADA) - A RESOLUTE BAY (OGGI QAUSUITTUQ, CORNWALLIS ISLAND, HIGH ARCTIC, NUNAVUT, CANADA) - NARSAQ (COSTA OCCIDENTALE DELLA GROENLANDIA MERIDIONALE, DANIMARCA) - NELLE ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA): IL GRINDADRÁP, LA CACCIA COMUNITARIA - IN ISLANDA - IN NORVEGIA, QUANDO LA CACCIA ALLE BALENE NON È COSÌ PUBBLICIZZATA, COME L’ISLANDESE, LA FAROESE (O LA GIAPPONESE) 7. BALENE, UNA SCHEDA PICCOLE: MEDIE: GRANDI: 8APPENDICE LA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DI MADEIRA (PORTOGALLO), 1941-1981 IL GIGANTESCO FLOP DELLA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DELLE CANARIE (SPAGNA), 1784-1806 9. BIBLIOGRAFIA

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I BALENIERI EUROPEI ED AMERICANI E GLI INUIT 

 I balenieri furono anche tra i primi ad entrare in contatto con le diverse popolazioni indigene dell'Artico, sia in Alaska, che nelle terre artiche canadesi e in Groenlandia

La presenza dei seelar "marinai", o dei pauktut ("grassi"), spesso servì agli stessi cacciatori Inuit per potersi appropriare, grazie al baratto, di oggetti, materiali, utensili o roba di scarto, comunque estremamente preziosa in quelle terre geo-climaticamente estreme. 

Generalmente i primi contatti per entrambi furono proficui. 

Anche perché gli Inuit erano ottimi conoscitori della loro terra e dell’habitat marino. 

Gli Inuit cacciatori di balene sui loro umiak e kayak

Anch'essi usavano cacciare balene più o meno grandi. 

Utilizzando umiak e kayak

Inoltre gli Inuit, come è noto agli storici dell'esplorazione, agli esploratori e agli etno-antropologi, avevano, ed hanno, un senso innato nel saper riconoscere le singole peculiarità e particolarità, i più minimi ed insignificanti dettagli morfologici, riguardanti il proprio territorio. 
Le stupefacenti mappe disegnate dagli Inuit

Tanto che si iniziarono ad utilizzare le loro dettagliate e preziose conoscenze geo-topografiche. 

Facendo disegnare mappe agli Inuit. 

(...) gli Inuit saranno spesso impiegati come guide e cacciatori. 

Ma anche come rammendatori... 

Poiché si portavano appresso mogli e tutta la famiglia. 

(...) A volte un rapporto "ugualitario" interetnico si sarebbe invece dovuto tramutare in uno di totale subordinazione, se non peggio!

Incontri e, soprattutto, "scontri", non solo culturali, tra euro-americani e Inuit

 Poiché i cacciatori artici dovevano sottostare al capriccio, all'intemperanza, alla cattiveria, e alla solitudine sessuale di marinai, sovente "sciangaizzati". 

(...)  La letteratura riporta casi, invero non infrequenti, di atrocità - compresi gli omicidi, anche di massa - commesse a danno degli Inuit.

 Inoltre si approfittava spesso della "relativa" libertà sessuale delle loro donne. 

Quando singoli e famiglie Inuit venivano deportati, per mostrarli come "curiosità" nelle corti europee 

 Molte volte, e ciò si riferisce più specificamente ai primi tempi dell'«incontro» culturale nell'Artico, intere famiglie e singoli individui vennero forzatamente deportati e mostrati nelle corti europee, come rarità e curiosità da osservare. 

Gli Inuit Polari condotti da Peary a New York, 1893

 Gli ultimi forse sono stati i sei Inuit Polari, che Peary (...) porterà nel 1893 a New York, per aiutarlo nel suo giro di conferenze, teso a raccogliere i fondi necessari per i suoi (...) tentativi di raggiungere il Polo Nord . 

Processi acculturativi e di disgregazione culturale innescati tra gli Inuit dalla presenza dei balenieri

 È anche ovvio come il costante prolungato incontro-scontro con i balenieri europei ed americani (...) porterà le diverse comunità Inuit, in particolare dell'Alaska e dell'Artico orientale (...) ad innescare dinamiche, che comporteranno il graduale cambiamento di quelle culture. 

Laddove il processo risulterà ben più profondo e radicale, arriverà a provocare la perdita di molti dei tradizionali elementi. 

In effetti (...) "gli esploratori non cambiarono lo stile di vita degli Inuit, come invece avrebbero fatto i commercianti di pellicce, i balenieri e i missionari" . 

 L'aspetto materiale è, naturalmente, quello che più balza agli occhi di un osservatore straniero. 

Ma scavando un po' più al di sotto della superficie, ci si accorge quanti sconvolgimenti il contatto e lo scontro tra le due culture abbiano causato sulle popolazioni locali. 

Il suo raggio d'azione spazia dal campo linguistico fino all'aspetto fisico. 

Numerosi sono stati i figli di donne Inuit ed europei, come numerosissimi furono gli incroci tra le due razze. 

O tre. 

Se pensiamo agli esploratori e ai balenieri negri. 

O, forse, ancora di più. 

Ricordando la composizione multietnica delle baleniere statunitensi (...) 

Inuit con i capelli biondi e gli occhi azzurri

 Non ci si può quindi meravigliare (...) allorché ci si imbatte in Inuit, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. 

Essi non erano, e non sono, il risultato, perduratosi nei secoli, di incontri con i Vichinghi groenlandesi. 

Bensì di incontri ben più ravvicinati nel tempo. 

Al limite tra i loro pro-pronipoti. 

In Groenlandia, ad esempio, si considerano Inuit "puri" solo quelli Polari (oggi chiamati Inughuit), gli Inuit studiati dal celebre etnologo francese Malaurie. 

Altrove, lungo tutte le sue immense coste, in particolare in quella occidentale, ci troviamo invece di fronte al popolo groenlandese "tout court" (Kalaallit). 

Knud Rasmussen, autore delle storiche cinque Missioni Thule, era figlio di un missionario danese e di una Inuit

Lo stesso Rasmussen, “Padre della moderna Eschimologia”, ed autore di quelle straordinarie e coraggiosissime imprese etnologiche ed esplorative passate alla Storia dell'Esplorazione e dell'Etnologia come le Cinque Missioni Thule, era figlio di un missionario danese e di una Inuit.

DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO.     VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

(163 pp., 156 foto, 79 sono dell'A.)

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B0C446WJWH

versione cartacea a colori (“premium”) di grande formato (16.99 x 24.41 cm)https://www.amazon.it/dp/B0C522JP54

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

276. SFAKIÁ, UNA BARBAGIA CRETESE. Da: ALLA SCOPERTA DI MEGALI NÍSI, L’ISOLA DI CRETA. STORIA, ARCHEOLOGIA, NATURA, CULTURA

. Contadino della regione di Sfakiá

 Cosa c'è nel libro: 

Introduzione1. Dove l’Oriente incontra l’Occidente: Storia dell’isola di Creta. Dalla Civiltà Minoica al termine della seconda dominazione Bizantina (2700 a.C.-1204 d.C.); 2. Storia di Creta: dalla dominazione veneziana all’occupazione germanica (1204-1945); 3. La città…? Per i cretesi è solo Herákleion!; 4. Il Museo Archeologico di Herákleion; 5. Evans a Cnosso: una ricerca archeologica di una vita; 6. Architettura e ingegneria “naturalistica” e d’avanguardia nel Palazzo Minoico di Cnosso; 7. L'Archeologia italiana a Creta: la città romano-bizantina di Górtina, quella Minoica di Festo; 8. Viaggio verso l'Ovest cretese: Georgioúpoli, Haniá e Réthimno; 9. Nella torre Firka di Haniá, il secondo Museo Marittimo della Grecia; 10. Nell'Oriente cretese, tra siti minoici, splendidi centri turistici, antiche città sommerse, tradizionali villaggi di montagna Hersoníssos e Mália, Ágios Nikólaus, Eloúnda, Kritsá ; 11. Nell'invincibile fortezza veneziana di Spinalónga (Golfo di Mirabello, Creta orientale), l’ultima colonia di lebbrosi d'Europa; 12. Sulle sponde del Mare Libico, Creta meridionale: Mátala e Frangokástelo; 13. Sfakiá, una Barbagia cretese; 14. Viaggiatori a Creta dei secoli XII-XV: pellegrini e crociati; 15. Viaggiatori a Creta dei secoli XV-XIX: umanisti, diplomatici, partecipanti al Grand Tour, scrittori, studiosi, artisti, antiquari, archeologi; BIBLIOGRAFIA

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SFAKIÁ, UNA BARBAGIA CRETESE

"La storia di Creta è la storia di Sfakiá", afferma l’introduzione ad un sito Web su questa regione cretese che, racchiusa tra il mare a sud e le alte montagne a nord, ha giocato un ruolo straordinario nelle battaglie per la libertà dell’isola. 

"Gli sfakioti", continua, "hanno prodotto arcieri per l'armata di Alessandro Magno, costruito navi per i mercanti veneti e gli esploratori e sopravvissero al collasso dell'Impero bizantino. Ferocia e generosità coesistono nei cretesi e maggiormente negli sfakioti... 

In genere ogni villaggio, non solo della Sfakiá, è un labirinto di faide e di antagonismi. 

E ci aspetta che, prima o poi, ci si vendichi... 

D'altronde l’isola stessa è un po' così. 

Se si dà retta ad un detto (mantinada) che afferma: "se prendi un ago e sondi il suolo e le pietre cretesi, sangue di guerrieri lo macchieranno, rompendosi contro le loro ossa". 

 Per visitare il castello veneziano di Frangokástelo, sulle sponde del Mare Libico, mi sono infatti dovuto inoltrare all’interno di Sfakiá, la regione più remota, aspra e selvaggia dell’intera isola. 

(...) L'intera eparchia (...) di Sfakiá, inaccessibile per la conformazione geo-topografica (...), è in effetti un coacervo di orridi: almeno 10 le gole principali (...). 

Non a caso qui si trovano le incredibili gole di Samariá, le più grandi d'Europa, che si estendono per 16 km in lunghezza, quelle di Ímpros, e (...) il Lagos Katré, dove si svolsero numerose battaglie nel corso delle insurrezioni cretesi contro i turchi (...). 

(...) Askífou è il villaggio più importante dell’omonimo altopiano Centro principale è Anópoli (...). 

Ovviamente questo è stato il cuore delle insurrezioni sfakiote. 

Sarà così distrutta due volte: prima dai veneziani (1365), poi dai turchi (1867). 

Hóra Sfakiá (...), lungo la costa rocciosa, è invece il capoluogo.  

 Qui si imbarcarono le truppe alleate (...), dopo invasione tedesca dell'isola (...) e, così, evacuare la città settentrionale di Haniá. 

12.000 soldati dovettero faticosamente marciare attraverso le montagne per arrivare fin quaggiù. 

Mentre commandos greci ed australiani fecero l’impossibile per ritardare l'inseguimento da parte dei tedeschi. 

(...) Dopo aver oltrepassato l'altopiano di Askífou, uno alla volta si andarono a cacciare all'interno della gola di Ímpros (...). 

L’ampiezza di soli 2 metri avrebbe infatti permesso a due soli uomini armati di fucile di proteggere con efficacia quel budello! 

(...) A Sfakiá sopravvivono, ancora egregiamente, i tradizionali comportamenti culturali, esistenziali e mentali. 

Alla faccia del turismo e della modernità altrove imperante, in particolare sulla fascia costiera settentrionale. 

Una società la cui economia è incentrata sull'allevamento di capre e pecore, ma che pratica l’apicoltura e, sulle montagne, sfrutta i cipressi dei boschi, già utilizzati in epoca veneziana. 

In estate qui ci si trasferisce ancora sui pascoli d'alta montagna, per andare a vivere nelle mitátos, le capanne in pietra, da me osservate qua e là. 

(...) Nonostante i loro fascinosi orridi, le montagne attirano meno visitatori di quelle dell'est (...): per la relativa distanza dal capoluogo, il pressoché inesistente accesso stradale, l'assenza di una sufficiente ricettività turistica sulla bella, ma proibitiva, costa rocciosa. 

(...) E dire che la costa nord durante i mesi estivi attira masse di turisti da ogni parte del mondo e si deve fare la fila a Cnosso, al Museo Archeologico di Herákleion e a Spinalónga... 

 Malgrado l’asprezza e la distanza spaziale, la regione non è mai stata ai margini delle civiltà cretesi (...). 

Già nel 1895 Evans acquisiva tre vasi Minoici, che provenivano da qui (...). 

 La gente di Sfakiá ha sempre cercato, con ciò che maggiormente possedeva, individualmente e collettivamente: passione, coraggio, tenacia, indipendenza, persino ferocia, di indirizzare il corso della storia, anche per gli altri. 

Ad iniziare dall’età veneziana. 

Anche se la cosa assumerà maggiore spessore durante la dominazione turca. 

Perché Sfakiá, dominata dalle Montagne Bianche, è un’autentica Barbagia cretese

Popolata da uomini veri, forti, fieri e implacabili. 

 Uomini organizzati in clan, che da sempre sono andati in giro armati. 

Quasi fino ad oggi, quando gli anziani ancora vestono secondo la tradizione, sebbene senza la pistola alla cintola. 

Un rapimento, un furto di bestiame, un insulto o un'ingiuria possono tuttora scatenare una sanguinosa vendetta. 

La regione ha perciò costituito un possente baluardo contro l’oppressione veneziana, prima (...), poi turca e, quindi, nel corso della seconda guerra mondiale, tedesca (...). 

 Una regione montagnosa i cui villaggi arroccati sui monti erano raggiungibili con fatica, fino a non molti decenni addietro. 

Perché, nonostante la modernizzazione abbia fatto anche qui il suo ingresso (...), le difficoltà sussistono ancora oggi. 

Alcuni villaggi dell’interno si raggiungono tuttora con le mulattiere (...). 

Altri, quelli costieri: Loutró, Agia Roumeli (...), solo con un servizio di imbarcazioni regolari da Khóra Sphakion. 

 La regione ha una popolazione assai modesta, appena 3.000 abitanti e una superficie di 470 kmq (...), che dal livello del mare giunge ai 2400 m di quota. 

 (...) Alcuni villaggi vivono di allevamento delle pecore e di coltivazioni.

 Altri sono stati abbandonati. 

Altri ancora gradatamente evacuati e gli abitanti deportati su altre isole greche dalla polizia a causa delle faide ricorrenti. 

Altri, infine, rivitalizzati dal turismo: ben 200.000 persone ogni anno si inoltrano nelle gole di Samariá. 

 In effetti la regione a prima vista appare del tutto deserta. 

Pochi sono gli insediamenti permanenti. 

Villaggi per lo più composti da abitazioni sparse di vicinato, mentre un tempo Sfakiá era in grado di sfamare una popolazione assai più consistente. 

 Le faide, che la depopolarono nel XVIII e XIX secolo, le rivoluzioni e le rappresaglie veneziane, turche e, infine, tedesche (...), hanno contribuito a renderla tale… 

 Non a caso la discreta presenza di forti ottomani (...), gli unici che i turchi costruirono sull'isola, perché c’erano già quelli veneziani, dovevano far qui da deterrente contro le rivolte. 

 Gli sfakioti sono uomini che hanno sempre dovuto fare affidamento su loro stessi. 

Gente abituata a difendersi, ma anche a contrattaccare, per vendicare i torti subiti, le offese ricevute, i furti, le ingiustizie da chiunque perpetrate. 

Dando così vita a faide intestine e a feroci “vendette del sangue”, che potevano durare anche per generazioni. 

Poiché, fino agli anni ‘1960, distavano “anni luce” da polizia e tribunali.

Da: ALLA SCOPERTA DI MEGALI NÍSI, L’ISOLA DI CRETA.
STORIA, ARCHEOLOGIA, NATURA, CULTURA
E-Book, versione cartacea a colori - I e II ediz. - e in bianco e nero, 153 pp., 179 foto, di cui 148 a colori (128 sono dell’A.)


E-Book https://www.amazon.it/dp/B07HZ2JWTS


Colore, I Ediz. https://www.amazon.it/dp/1728915961


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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.




giovedì 14 novembre 2024

275. THE ARCHIPELAGO OF THE FÆR ØER. From: ARCHIPELAGOS AND ISLANDS AT THE MIRROR. SEA-ONES (FAROE and MYKINES, DENMARK), LAND-ONES (CARNIA AND SAURIS, ITALY)

 

Map of the Faroe Islands with: Cities and villages (yellow fields, including cultivated area). Places with a black dot are abandoned (e.g. Skarð on Kunoy), by Arne List, CC Some rights reserved 
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The book has the following basic structure:
a) an historical, geo-climatically, administrative, ethno-anthropological and linguistic introduction to both Faroe Islands and Carnia;
b) the singling-out of the ethno-cultural identities of the two communities: 
Faroe, a small community-nation
Carnia, a strong regional identity.
c) the two communities amid tradition and change:
- the Faroe Islands: the bygd and the traditional self-sufficient community economy (fishing, farming, cultivation, fowling, grindadrap). The changing economy connected to: 1) the sea: deep fishing, ship-building; 2) tending towards the new frontiers of tourism;

Carnia: a modern post-industrial economy, which keeps still strong ties with the mountain habitat (wood industry and handicraft, farming, cultivations), but that is also tending towards a stronger touristic development;

d)  the Great Faroe Crisis of the 1990s and emigration.

  Carnia, land of centuries old temporary and permanent emigration (till the 1960s and 1970s);

e) two case studies in comparison: the isolated communities of Mykines (Faroe) and Sauris (Carnia)

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The archipelago of the Fær Øer 

 The archipelago of the Fær Øer (Føroyar) from April 1, 1948 forms an autonomous county within the Kingdom of Denmark, with remarkable responsibilities for everything concerning economy, health, culture, communications, education and social programs.

 They are 18 islands with a general surface of 1,399 square kilometres and a population of about 50,000 inhabitants (2015), almost all of Viking origin. 

Magnus Magnusson, the well-known Icelandic historian and popularizer, a good judge of Vikings, northern peoples and history, wrote: “today the Faroes are... still peopled by the pure-bred descendants of Ravens-Floki and Thrand of Gata and other Viking settlers", adding as well that is “a marvellous place to visit, strong and self-reliant in its tradition" (...). 

The Føroyar are deeply characterized on the western side, the more exposed towards the ocean, from steep and almost unapproachable high cliffs. 

I remind as in the narrows among the islands the navigation is not so easy. 

Due to the clash between the Gulf Stream and a cold current coming from Iceland.

[Especially if everything is added to the two rushing tidal currents, the vestfall (high tide) and the eystfall (low tide). 

Streymoy, the largest of the Faroese islands, where is located the capital, literally means "the island of currents"].

From the climatic point of view, apart some sunny days, each day past in the Fær Øer has involved the changeable, sometimes very quick, "alternation of the four seasons"… 

The average rainfall is of 1,600 mm (with 280 days of rain). 

Rain, wind, salinity, and the insubstantiality of the fertile layer, very small above the rocky one, are elements quite negative. 

As for the existence of a true agriculture. 

As for the growth of plants. 

Only 7% of the ground is fertile, while 93% is grazing land. 

When in the IX century the Vikings reached the islands, they found them populated only by sheep. 

[The Icelandic codex Flatejarbók, where the Færeyingasaga, The Saga of The Faroe Islanders, begins: 

Madr er nefndr Grímr kamban hann bygde fyrstr Færeyiar”, i.e. “There was a man called Grímr Kamban, who first settled the Faroes”. 

The generally accepted view nowadays is that the first settlement was made about 825 by Grim Kamban” (...)].

Dependent first from Norway (till 1380), then from Denmark-Norway (until 1709), the islands were part of the Norwegian territory and from 1814 of Denmark. 

Tórshavn, founded on the peninsula of Tinganes, soon became chief town, then capital (12,648 inhabitants in 2015).

[The Tinganes Peninsula divides Tórshavn Bay (Island of Streymoy) into two. 

It is possible to see some of the ancient buildings, once Royal Trade Monopoly warehouses. 

Now occupied by various government offices (since 1948 it became the site of the Landsstýri, the Faroese Government), as well as the terminal part of the Krákusteiner ("the rock of the crow"), where the Viking assembly of “Free Men” (Altingonce met to discuss political affairs that concerned the country. 

And, afterwards, where the annually “collected” beaks of the birds of prey were burned

At least until the loss of independence in 1035.] 

From: ARCHIPELAGOS AND ISLANDS AT THE MIRROR. SEA-ONES (FAROE and MYKINES, DENMARK), LAND-ONES (CARNIA AND SAURIS, ITALY)

E-Book, paper version in colour, I and II ed., and in black and white, 111 pages, 90 notes, 105 images (66 belong to the Photo Library of the A.)


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ALL DATA (ECONOMIC, STATISTICAL, DEMOGRAPHIC, ETHNOGRAPHIC, ETC.) CONTAINED IN MY BOOKS HAVE BEEN CAREFULLY VERIFIED, INTEGRATED AND UPDATED AT THE TIME OF THEIR PUBLICATION






274. REYKJAVÍK, UN'OASI NEL DESERTO DI GHIACCIO. Viaggio nella capitale d'Islanda da sempre "rifugio" per gli abitanti dell'isola L’arrivo nell’isola. Reykjavík. Un’interessante e, per certi versi, imprevista relazione natura-cultura all’interno del tessuto urbano. DA: AI CONFINI D’EUROPA. VIAGGIO-RICERCA NELL’ISLANDA DEI VULCANI, DEI GHIACCIAI, DELLE SAGHE, DEL MONDO VICHINGO

 Dipinto di P. Raadsig (1850). Arnarson fa innalzare nella baia le colonne scolpite
Cosa c'è nel libro:

1.PREMESSA; 2. INTRODUZIONE ALL'ISLANDA. PARTE PRIMA: NATURA; 3. INTRODUZIONE ALL'ISLANDA. PARTE SECONDA: CULTURA; 4. REYKJAVÍK, UN'OASI NEL DESERTO DI GHIACCIO; 5. REYKJAVÍK: DA FATTORIA VICHINGA A CAPITALE DELLA REPUBBLICA ISLANDESE; 6. ÁRBÆJARSAFN, IL MUSEO ALL’APERTO DI REYKJAVÍK; 7. IL ÞJÓÐMINJASAFNIÐ ÍSLANDS, Il MUSEO NAZIONALE ISLANDESE; 8. NÁTTÚRUFRÆÐISTOFNUN ÍSLANDS, IL MUSEO DI STORIA NATURALE DI REYKJAVÍK E I PINGUINI DELL'EMISFERO SETTENTRIONALE; 9. LA CITTA’ DI HAFNARFJÖRÐUR E LO SJÓMINJASAFN ÍSLANDS, IL MUSEO MARITTIMO ISLANDESE; 10. SECOLI DI "GUERRA DEL MERLUZZO" TRA INGLESI E ISLANDESI NELL'ATLANTICO DEL NORD; 11. LO SNÆFELLSNESJÖKULL, PUNTO DI PARTENZA DELLE IMPRESE VICHINGHE IN TERRA AMERICANA; 12. I VULCANI HELGAFELL E ELDFELL A HEIMAEY, ARCIPELAGO DELLE ISOLE VESTMANNAYJAER: CRONACA DI UNA DRAMMATICA ERUZIONE ISLANDESE "A LIETO FINE"; 13. LA GRANDE FESTA POPOLARE DI ÞHJÓÐHÁTÍÐ, HEIMAEY; 14. SURTSEY, L'ISOLA VENUTA DAL MARE; 15. NEL “TRIANGOLO D’ORO” ISLANDESE; 16. SKÁLHOLT, PRIMA SEDE EPISCOPALE DELL’ISOLA; 17. L'HEKLA: LA "PORTA" MEDIEVALE DELL'INFERNO; 18. NELL'ISLANDA MERIDIONALE, LA TERRA DELLE SAGHE E I VULCANI EYJAFJÖLL E KATLA; 19. LA CATASTROFICA ERUZIONE DEL LAKI DEL 1783-84 RISCHIÒ DI FAR SGOMBRARE L'INTERA ISOLA; 20. SOTTO IL VATNAJÖKULL SI NASCONDE LA POTENZA DISTRUTTIVA DI TRE VULCANI; 21. VIAGGIO AL CENTRO DELL’ISLANDA SULLA RING ROAD, DALLA COSTA MERIDIONALE AL LAGO MYVATN; 22. SPEDIZIONE NELLA REMOTA REGIONE ISLANDESE DELL'ASKJA: DA SECOLARE RIFUGIO DEI FUORILEGGE A PALESTRA DEGLI ASTRONAUTI STATUNITENSI DELL'APOLLO; 23. NELLA STORIA DELLE ESPLORAZIONI SCIENTIFICHE DUE MISTERI "GEOLOGICI" TRA EUROPA E AFRICA; 24. UNA "DISCESA" NELL'INFERNO DANTESCO DEL VULCANO KRAFLA IL LAGO MÝVATN. LA CASCATA DI GOÐAFOSS; 25. ALLA SCOPERTA DELLA CITTA’ DI AKUREYRI, CARATTERIZZATA DA UN MICROCLIMA PARTICOLARMENTE MITE PER GLI STANDARD DELL'ISOLA; 26. L’ISOLAMENTO GEO-STORICO DELL’ISLANDA; 27. VIAGGIATORI IN ISLANDA (XV-XVIII SECOLO); 28. VIAGGIATORI IN ISLANDA DEL XIX SECOLO; 29. ALL’INIZIO DEL XIX SECOLO GIUNGE UN VIAGGIATORE INVERO “SINGOLARE”: È HANS JONATAN, PRIMO UOMO DI COLORE IN ISLANDA; 30. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI; 31. MINI-GLOSSARIO GEOGRAFICO 

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REYKJAVÍK, UN'OASI NEL DESERTO DI GHIACCIO 

Viaggio nella capitale d'Islanda da sempre "rifugio" per gli abitanti dell'isola

L’arrivo nell’isola 

 Forse non dovevo attendermi altro… 

La desolazione che mi circonda è pressoché incomparabile. 

Tutto attorno a me appare tenebroso o tinteggiato da robuste pennellate d’intenso chiaroscuro. 

È ancora giorno, ma l’autobus sembra correre veloce in un tunnel senza uscita, tanto è offuscato il panorama che vedo. 

Di volta in volta, o simultaneamente, “incoraggiato” da nebbioni, pioggia battente e paurose nuvole basse. 

Oltre che dal nero degli sterminati campi di lava solidificata, che fiancheggiano i 45 km della strada che, dall’aeroporto internazionale di Keflavík (...), conduce a Reykjavík, la capitale più settentrionale al mondo (...). 

Perplesso per ciò che allora appare solo come un gigantesco e uniforme squallore, iniziando l’attraversamento della “Grande Reykjavík” penso di aver finalmente conquistato un sicuro ancoraggio, all’interno di quest’oasi, costruita dall’uomo in un ambiente selvaggio, aspro e ostile. 

Più tardi, ricercando nell’isola di Heimaey, nell’arcipelago sud-occidentale delle Vestmannaeyjar, o effettuando i previsti surveys, sia nella regione della capitale, che percorrendo la Hringvegurinn, la strada anulare islandese, quel primo negativo impatto verrà soppiantato dal fascino della natura di un’isola, che molto assomiglia all’arcipelago delle Fær Øer, con in più un’immensità punteggiata da ghiacciai e da vulcani... 

Reykjavík 

 Fin dalle elementari abbiamo appreso come Reykjavík sia la "baia del fumo". 

Perché erano i fumi dei fenomeni termali (...) che Ingólfur Arnarson, fondatore "ufficiale" della colonia vichinga d’Islanda, osservò nell'874. 

Secondo il Landnámabók (...), i suoi schiavi irlandesi ritrovarono spiaggiate, dopo averle ricercate per tre lunghi anni, le colonne di legno scolpite (innstafar), sostegni del seggio ancestrale della sua vecchia abitazione norvegese. 

L’Arnarson le aveva infatti gettate in mare nel sud dell’isola. 

Così (...) gli dei avevano infine indicato il luogo dove innalzare la prima casa del nuovo insediamento! 

A Reykjavík il “traumatico” impatto islandese è sostituito da una graduale e realistica visione dell’universo che mi circonda e che permette di captare, distinguere, riflettere, capire... 

In cambio ottengo sensazioni forti ed emozioni vigorose talmente numerose, che difficilmente una città è da sola in grado di suscitare!

 Reykjavík è, nel contempo, un “gioiellino” e una minuscola capitale.

 Tanto che la si potrebbe descrivere come un villaggio sovradimensionato o una città rimpicciolita, come le tsantsas degli indios amazzonici Jivaros

Il contrasto natura-cultura trova un suo catartico componimento all’interno, poiché da sempre Reykjavík ha rappresentato un autentico “rifugio” per gli islandesi. 

(...) Del resto nel XIX secolo era la “città”, non la “campagna”, a simboleggiare l’identità islandese… 

 Nel 1786 l’insediamento ricevette dal re danese Cristiano VII lo status di città. 

Allora aveva solo 167 abitanti! 

(...) Nel 2011 Reykjavík raggiunge i 120.000 abitanti, che arrivano a 202.000 con l’hinterland (“Grande Reykjavík”), mentre la popolazione complessiva islandese è di 315.000 abitanti. 

Perciò oggi due islandesi su tre vivono qui… 

Un’interessante e, per certi versi, imprevista relazione natura-cultura all’interno del tessuto urbano 

 Con una città completamente immersa in una natura, che ritroviamo anche al suo interno, non mi stupisco invero più di tanto nell’apprendere come nell’Elliđaár, il fiume che l’attraversa, si peschino annualmente circa 1600 salmoni. 

Il fatto, poi, che vi si respiri un’aria non inquinata si deve invece al teleriscaldamento e all’acqua calda, che dal 1970 raggiunge tutte le case. 

(...) Ed è la stessa acqua che riempie numerose piscine. 

Utilizzate dagli abitanti in qualsiasi ora del giorno, dal mattino alla sera. 

Senza doversi spostare nella relativamente vicina e assai caratteristica e celebre Laguna Blu (Bláá Lóniđ), nei pressi di Svartsengi e dell’aeroporto di Keflavík... 

 Anche il Tïörnin, “il lago” sito nel centro della città, dove c’era l’originario nucleo insediativo, è alimentato da una sorgente geotermica, che impedisce che le acque si ghiaccino d’inverno. 

È un’autentica oasi ornitologica, a due passi da quasi tutte le istituzioni pubbliche cittadine e del paese. 

Fin dal tempo dei Vichinghi qui si sono avvicendati uccelli appartenenti ad una quarantina di specie. 

Nidificandovi. 

Come fa a primavera la sterna artica, aggressiva ed instancabile “globe trotter”, che indifferentemente può volare dal Polo Nord al Polo Sud

O sostandovi. 

Il continuum natura-cultura risulta presente anche in alto, sopra il lago. 

Una delle due piste del vicinissimo aeroporto per i voli nazionali (e per la Groenlandia, come constaterò più in là) è ad esso perpendicolare. 

Non è raro, perciò, osservare anatre in volo fare “da scorta” a monomotori e altri piccoli aerei! 

 Infine sulla sponda sinistra del lago le eleganti villette prefabbricate di inizio XX secolo ricordano come un tempo fossero simboli di distinzione. 

I loro proprietari, arricchitisi con il pesce, le avrebbero infatti importate dalla Norvegia. 

(...) Il visitatore forse potrebbe riuscire a “leggere” la città anche in un sol giorno. 

Tutto, tra il Tïörnin e il porto, cioè nel centro di Reykjavík, è a misura d’uomo ed a reale portata di passi. 

Anche se per l’«interpretazione» c’è bisogno, ovviamente, di parecchio più tempo, disponibilità, predisposizione all’alterità, esperienza e un continuo sforzo di cogliere, in interlocutori e passanti, nei luoghi di ristoro, come nei musei (...), ecc., una prima, sia pure epidermica, Weltanschauung urbana… 

 Come in tutti i paesi nordici connotati da rigidità climatica, la maggior parte della vita sociale avviene all’interno di case ed edifici pubblici e comunitari (...), e a Reykjavík (...) perfino nelle piscine (sic), il cui “ruolo culturale” si avvicina un po’ a quello esercitato dagli hammam arabo-islamici. 

Fatto salvo quanto avviene durante il breve, non certo “caldo”, periodo estivo, o in occasione delle festività e dei fine settimana.

 Quando, nei venerdì e sabato sera, in città è di “rigore” il runtur

Sia a piedi, che in macchina (...). 

Affollando oltremisura, tra incredulità e fantascienza, l’intero centro cittadino. 

Un fenomeno del genere che solo molto lontanamente potrebbe essere paragonato alla movida spagnola o allo “struscio” di città e paesi mediterranei (...)

Il runtur costringe migliaia e migliaia, tra giovani e giovanissimi, a camminare e a guidare (con un quasi impercettibile movimento dell’automobile, per quanto riguarda il traffico veicolare) in tutte le vie centrali. 

Anche nella Laugavegur, la “via delle sorgenti d’acqua calda”, la più importante strada commerciale di Reykjavík. 

E dire che un tempo questa strada era un ripido sentiero in salita, che le donne seguivano faticosamente per andare a lavare i panni nelle pozze d’acqua calda della valle di Laugardalur. 

DA: AI CONFINI D’EUROPA. VIAGGIO-RICERCA NELL’ISLANDA DEI VULCANI, DEI GHIACCIAI, DELLE SAGHE, DEL MONDO VICHINGO

E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, I e II ediz., 297 pp., 150 note, Bibliografia, Mini-Glossario geografico, 346 immagini, di cui 304 a colori (284 sono dell'A.)

 




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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.


273. Fennoscandia settentrionale. LAPPONIA; Sami (Lapponi) norvegesi, svedesi, finlandesi. Il caso della cosiddetta Sami tax; La posizione socioeconomica e culturale nella storia del Nord Norge; La Norvegia settentrionale dei Kvens, finlandesi. Revivalismo cristiano (Læstadianismo); Le reazioni e strategie culturali attuate dai Sami dopo il disastro di Chernobyl; Turismo, Cultura, Ecologia; Le organizzazioni (associazioni volontarie) Sami. Da: QUI BASE ARTICA DIRIGIBILE ITALIA, SVALBARD. DALLA TERRA DEGLI ORSI POLARI UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DEI POPOLI DEL GRANDE NORD

 

 Lars Levi Laestadius (1800 – 1861), pastore Sami svedese e amministratore della Chiesa Luterana statale in Lapponia

Cosa c'è nel libro:

PREMESSA; 1 L’INAUGURAZIONE A NY-ÅLESUND, LA STORICA “BAIA DEL RE” DI NOBILE E AMUNDSEN; 2 LA COMUNICAZIONE PRESENTATA AL CONVEGNO: LE SCIENZE UMANE E GEOGRAFICHE NELL'ARTICO, PRIORITÀ E PROSPETTIVE; 3 LA RASSEGNA DEI POPOLI CIRCUMPOLARI, TRA EURASIA E AMERICA; 4 GLI STUDI ETNO-ANTROPOLOGICI E GEOGRAFICI; 5 LE PRIME GRANDI MISSIONI ETNO-ANTROPOLOGICHE E GEOGRAFICHE ARTICHE; 6 SETTORI ARTICI DI INTERESSE PER EVENTUALI PROGRAMMI E PROGETTI DI RICERCA SINGOLA E PLURIDISCIPLINARE; 7 AREE PROBLEMATICHE DI POSSIBILE FUTURA RICERCA 8 L'ANTROPOLOGIA "RECIPROCA"; 9 PREISTORIA; 10 SOCIOLOGIA; 11 TRA ETNOGRAFIA, ETNOLOGIA E ANTHROPOLOGY OF VISUAL COMMUNICATION; 12 ARCHITETTURA NORDICA TRADIZIONALE E INNOVATIVA, AUTOCTONA E NON; 13 IL TRASPORTO NELL'ARTICO (VIA TERRA E VIA MARE): PERSISTENZA DEI MODELLI TRADIZIONALI, LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE; 14 GEOGRAFIA POLITICA15 LINGUISTICA;  16 ANTROPOLOGIA APPLICATA: LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA; 17. BIBLIOGRAFIA; 18 A NON CONVENTIONAL ENGLISH ABSTRACT: THE HUMAN AND GEOGRAPHICAL SCIENCES IN THE ARCTIC, PRIORITIES AND PERSPECTIVES: AN INTRODUCTORY OUTLINE 

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Settori artici di interesse per eventuali programmi e progetti di ricerca singola e pluridisciplinare

Fennoscandia settentrionale (e Penisola di Kola)

Lapponia 

 Tra la Finlandia, la Svezia, la Norvegia settentrionale e la Russia nord-occidentale troviamo il popolo dei Sami (Lapponi) di lingua ugro-finnica. 

[Sami (Lapponi) norvegesi, svedesi, finlandesi (ca. 67.000).

L’esonimo “Lappone” deriva dalla “toppa di tessuto per il rammendo”. 

Sembra provenire dal gakti, indumento indossato dai Sami. 

Perciò molti, ma non tutti, lo vedono come termine dispregiativo. 

Sami sembra (...) invece, un imprestito lessicale dal finnico Häme (la Tavastia, storica provincia finlandese del sud) e, forse, anche da Suomi, Finlandia in finlandese]  

Dalla disintegrazione dell'originaria attività di sussistenza basata sulla caccia-raccolta ebbero origine sia gli allevatori di renne, che i Lapponi di Mare e i pastori e agricoltori delle aree interne. 

Da tempo immemorabile l’allevamento delle renne è considerata l'attività economica tradizionale.

 Consente uno status superiore rispetto ad ogni altro lavoro e rappresenta il "focus" e il cuore stesso della cultura di questo popolo nordico. 

 Nei secoli i Sami hanno sperimentato una drammatica diaspora per l'intrusione nei loro territori dei popoli meridionali e per la definizione dei confini dei nuovi stati nazionali, che portarono ad una drastica riduzione del tradizionale nomadismo e della transumanza tra le regioni costiere e quelle interne e montane: 1751 (Norvegia e Svezia/Finlandia), 1826 (Norvegia e Russia),1852 (chiusura del confine tra Norvegia e Finlandia). 

I Lapponi di mare (pescatori) hanno dato tra l'altro un determinante contributo al commercio Pomori (conclusosi nel 1917 con la rivoluzione): offrivano pesce per ricevere, usualmente, farina e "sono riusciti a conservare, più a lungo del resto della popolazione, buona parte delle loro antiche tradizioni, come le abitazioni, gli indumenti e i mobili". 

Solo dopo la seconda guerra mondiale il grado di sviluppo delle loro comunità raggiunse il livello delle altre (...). 

 [COMMENTO]

 Questa è un'altra area non molto approfondita che può interessare lo studioso italiano (sulla scia degli studi pionieristici dell'ottocento di Sommier, Mantegazza e Loria). 

 Altri ancora sono i punti di interesse scientifico riscontrabili in Lapponia. 

a) il caso della cosiddetta Sami tax, che rappresenta un precedente giuridico-amministrativo proveniente dal passato e di "tutto rispetto" per ottenere i pieni diritti sul proprio territorio; 

[Le legittime aspirazione alla proprietà dei Sami sul loro paese pare sia stata ampiamente provata dagli studiosi del diritto. 

In effetti venne riconosciuta ufficialmente, sia pure indirettamente, a partire dal XVIII secolo. 

 Dall'imposizione della cosiddetta Sami Tax (e relativa regolamentazione), riscossa in Finlandia fino al 1924, al Trattato di Confine tra Danimarca/Norvegia e Svezia/Finlandia del 1751 contenente, tra l'altro, il "Codicillo Lappone", che stabilisce che un Sami non possa possedere terre tassate in più di uno Stato.]

b) La posizione socioeconomica e culturale nella storia del Nord Norge 

La Norvegia settentrionale dei Kvens, finlandesi;

[Kvens (etnia di origine finlandese emigrata nei secoli XVIII e XIX nella Norvegia settentrionale (dai 10 ai 60.000 individui).

A partire dal 1845 i Kvens furono registrati come gruppi separati nei censimenti norvegesi. 

Anche se molti di loro preferiranno definirsi suomalaiset (finnici), a causa della discriminazione etnico-culturale operata dal governo norvegese alla fine del XIX secolo. 

Le cose cambieranno nel secolo successivo (dagli anni 1970, in poi).

 Quando la loro cultura fu rivitalizzata e poterono finalmente tornare a farsi chiamare Kvens]  .

 c) Revivalismo cristiano (Læstadianismo) innescato dal pastore svedese Lappone Lars Levi Læstadius (1850). 

Propagatosi in tutta la regione polare europea, diventò parte integrante del sistema istituzionale Sami (Sami è la lingua delle funzioni religiose, come Sami sono i capi della comunità religiosa).

 Interessante il ruolo giocato da questo movimento nel contrastare le profonde ondate acculturatrici e di disgregazione culturale provenienti da sud. 

 d) Le reazioni e strategie culturali attuate da questo popolo dopo il disastro di Chernobyl, che ha causato danni di lunghissima durata ai licheni (cibo preferito dalle renne). 

Creando problemi, sia al singolo allevatore, che a ricercatori e amministratori. 

Un buon pacchetto di conoscenza professionale ed empirica è stato accumulato dai Sami nei confronti degli effetti a lungo termine della radioattività; 

e) Turismo, Cultura, Ecologia. 

L'autostrada "Sami", che attraversa l'interno del Finnmark, e il business del turismo. 

Studio degli effetti (di norma negativi) sullo sfruttamento del pesce, selvaggina, flora (berries) e territorio (rifiuti); 

f) Le organizzazioni (associazioni volontarie) Sami.

Da: QUI BASE ARTICA DIRIGIBILE ITALIA, SVALBARD. DALLA TERRA DEGLI ORSI POLARI UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DEI POPOLI DEL GRANDE NORD

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mercoledì 13 novembre 2024

272. CARNIA (Cjargne), ITALY. The Friulans of Carnia feel at first Italian, then also Friulans and Carnians; This is the Carnia, the Green Carnia; A land that was known to Strabo, Titus Livy, Pliny; An history rich of events. Those nearer to us: the Serenissima (Venice), Napoleon, the Great War; The "Kosaks" of the Russkaja Osvoboditelnaja Armija (WW2); The big earthquake and the reconstruction; The Portatrici Carniche. Carnian women that during the Great War used to bring with their panniers (heavy 30-40 kilos) food, grenades (...). From: ARCHIPELAGOS AND ISLANDS AT THE MIRROR. SEA-ONES (FAROE and MYKINES, DENMARK), LAND-ONES (CARNIA AND SAURIS, ITALY)

 

. The photo-icon of the extraordinary story of the Portatrici Carniche (Carnian Bearers). Carnian women that during the Great War used to bring with their panniers (heavy 30-40 kilos) food, grenades, cartridges and everything was necessary to the day to day survival and battle of the Italian soldiers on the war front, up in the mountains of the Alps

The book has the following basic structure:
a) an historical, geo-climatically, administrative, ethno-anthropological and linguistic introduction to both Faroe Islands and Carnia;
b) the singling-out of the ethno-cultural identities of the two communities: 
Faroe, a small community-nation
Carnia, a strong regional identity.
c) the two communities amid tradition and change:
- the Faroe Islands: the bygd and the traditional self-sufficient community economy (fishing, farming, cultivation, fowling, grindadrap). The changing economy connected to: 1) the sea: deep fishing, ship-building; 2) tending towards the new frontiers of tourism;

Carnia: a modern post-industrial economy, which keeps still strong ties with the mountain habitat (wood industry and handicraft, farming, cultivations), but that is also tending towards a stronger touristic development;

d)  the Great Faroe Crisis of the 1990s and emigration.

  Carnia, land of centuries old temporary and permanent emigration (till the 1960s and 1970s);

e) two case studies in comparison: the isolated communities of Mykines (Faroe) and Sauris (Carnia)

....

3.2. Carnia (Cjargne) 

 It is an area that could bewitch me for many of its characteristics: human, first of all, then naturalistic, historical-archaeological, etno-anthropological and linguistic. 

A region of valleys and splendid mountains, plunged in the green of woods and malgas (monz). 

Crossed by important and historical rivers. 

Populated by people that have their own language, the Friulan, with which they express vigorously their cultural identity. 

The Friulans of Carnia feel at first Italian, then also Friulans and Carnians

Speaking, so, two different languages and a dialect. 

This is the Carnia, the Green Carnia. 

Because of its abundant rainfalls and consequent extraordinary presence of every kind of herbs. 

Among other things the local geo-climatic conditions lower the altimetrical levels of approximately four hundred metres. 

But the corollary of this phytoclimatic phenomenon is the marked presence of wooded land, that takes away more and more space to cultivations and grazing (...). 

This north-western corner of Friuli, to the border with Austria, has little more than forty thousand inhabitants, of which more than a quarter live in the only urban centre of any consistence, Tolmezzo (Tumieç). 

Historically the "capital" of Carnia and centre of the homonymous Mountain Community.

A land that was known to Strabo, Titus Livy, Pliny

 This land has his homogeneity, formed during a more than millennial history. 

That goes back to the arrival of the Carni, Celtic population of which little or nothing is known, but also of the Romans. 

And it was known to Strabo, Titus Livy, Pliny. 

It couldn't be otherwise. 

Because one of its most important valleys leads to one of the main historical gates to Mitteleuropa and, therefore, to the north and the east of the continent: 

The Mountain Carnian Cross Pass (Pas dal Mont Crôs). 

(...) An history rich of events. Those nearer to us: the Serenissima (Venice), Napoleon, the Great War.  .

I remind those nearer to us. 

The events of the Serenissima (Venice), of Napoleon and of the Great War. 

 When the Austrian troops for long time were jammed along the trenches before Caporetto. 

But also, those concerning the liberation of Italy from the Nazi-fascist oppression. 

The "Kosaks" of the Russkaja Osvoboditelnaja Armija (WW2)

When the German occupation Army was composed also from the "Kosaks" belonging to the Russkaja Osvoboditelnaja Armija, L'armata dei fiumi perduti of Carlo Sgorlon. 

To whom Carnia was promised as a future Kosakeland in Nord-Italien. 

This is a land where tradition and change go together, often integrating themselves perfectly. 

As regards to the ethnographical and historical-cultural aspects, each village, each settlement, each town has something that it is worthing to see. 

Since history has been also generous with this strong people, that was able to overcome every existential collective crisis. 

The big earthquake and the reconstruction

 Like (...) at the time of the big earthquake, that deranged Friuli and Carnia. 

With the reconstruction, many ancient houses were completely restored and inhabited again. 

Without weighing heavily on the urban system with new buildings.

(...) That is nowadays still re-proposed, thanks to the use of traditional materials: wood and stone, characteristics tile roofs, of wood or glazed, often with a green colour. 

 And if the architectural style of the houses, also those more common and humble, it is not able to attract the visitors, still other characteristics may stimulate their interest. 

For instance, those ethnographic-ones (...). 

The Portatrici Carniche. Carnian women that during the Great War used to bring with their panniers (see the photo)

The same panniers, once utilized by women for the transport, particularly of the hay. 

Or the sledges with shoes and wheels (lòuze). 

All objects not yet casted off, or relegated in a museum, but used with pride by the inhabitants of these communities (...). 

From: ARCHIPELAGOS AND ISLANDS AT THE MIRROR. SEA-ONES (FAROE and MYKINES, DENMARK), LAND-ONES (CARNIA AND SAURIS, ITALY)

E-Book, paper version in colour, I and II ed., and in black and white, 111 pages, 90 notes, 105 images (66 belong to the Photo Library of the A.)


Colour I Ed. : https://www.amazon.it/dp/1521472084



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