Moran Maasai. Indossa l’e-rrap, il morsetto per il braccio sinistro, ca. '1920 |
PRESENTAZIONE:IL PAESE, LE GENTI, IL LIBRO
IL LIBRO
Il libro, come indicato dal sottotitolo, offre una panoramica generale
sui popoli del Kenya. Il titolo "Maasai" è stato invece scelto per
celebrare un popolo le cui imprese guerresche hanno lasciato un segno
indelebile nella storia dell'Africa e nell'immaginario collettivo europeo.
Il libro presenta una rassegna etno-antropologica delle principali tribù
kenyote, suddivise in base a diversi criteri, quali economia, lingua, rapporto
con il territorio e con gli altri popoli, elementi culturali. Alcune di queste
tribù sono trattate in modo più approfondito, sia per la loro cultura in
generale, sia per alcuni aspetti specifici, che la rendono particolarmente
interessante.
Sfogliando le pagine del volume, dapprima testo e fotografie condurranno
il lettore tra le fertili White Highlands, contrassegnate dalla presenza
di estese piantagioni di caffè e tè. Poi, discendendo sul fondo della grandiosa
Rift Valley, potrà vedere coltivazioni, savana, foreste e laghi, a volte anche
di soda. Come il Magadi, al confine meridionale con la Tanzania, che si
può addirittura attraversare in macchina!
Dirigendosi verso il nord del paese, incontrerà invece steppa, deserti e lugga [Letti asciutti di corsi d’acqua]. Perché quelle sono le terre dei nomadi Nilo Camiti e Cusciti. Allevatori in particolare di dromedari. Il cui stile di vita è spesso scandito da razzie e contro razzie di bestiame, più o meno sanguinose.
Dal punto di vista storico, un rapido excursus lo farà tornare molto indietro nel tempo. Sarà così che si imbatterà nelle straordinarie scoperte della famiglia Leakey, che hanno saputo disegnare nuove date per l’evoluzione dell’Uomo. Poi un grosso balzo in avanti nella storia gli farà incontrare i primi invasori. Vengono dall’Europa (portoghesi)[Preceduti da indonesiani, arabi e persiani], ma anche dall’Arabia (Omaniti). Questi ultimi, dopo essere stati costretti ad abolire la schiavitù, da Zanzibar saranno in grado di esercitare ancora la loro sovranità sul paese, sia pure nominale, fino all’indipendenza del Kenya.
Nel frattempo, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la ferrovia
Mombasa-Kampala aprirà la strada alla colonizzazione britannica. Così un paio
di testimoni saranno in grado di fornirgli qualche elemento in più su un’epoca
nella quale molti africani non avevano mai visto un uomo bianco. Erano gli
stessi tempi in cui si imponeva la Pax Britannica tra le varie tribù,
organizzando spedizioni punitive. Come contro i Turkana del nord.
Qualche decennio dopo, la fase terroristica dei Mau Mau sarà seguita
dall’indipendenza (1963).
I capitoli antropologici
La rassegna è aperta dalla “cultura mista costiera” dei Swahili.
Appartengono ai Bantu, a parte alcune realtà minori (Arabi, Shirazi).
La loro è una cultura sincretistica, che ha saputo realizzare un’interessante
civiltà urbana, densa di sviluppi nel campo dell’architettura, dell’arte, della
letteratura scritta in caratteri arabi.
Subito dopo con gli agricoltori sedentari Bantu, come i Kikuyu,
il lettore saprà come il pagamento della “ricchezza della sposa” non equivalga
alla compera di una moglie. Qui si inoltrerà nel “Mondo perduto” dei pescatori Bagiuni,
vessati da una lunga pulizia etnica da parte somala.
Il testo del successivo capitolo è tra i più corposi. Riguarda i Nilo
Camiti e, naturalmente, i famosi nomadi pastori Maasai. Ampiamente
conosciuti attraverso la letteratura e la filmografia, costituirono una
formidabile barriera fisica alla penetrazione, prima afro-araba, poi europea,
dell’interno africano. Del resto le loro razzie li spingeranno, non solo a
Mombasa sulla costa, ma anche a molta distanza dalla loro terra. Fino al lago
Nyassa, a ben 800 km di distanza.
Solo Joseph Thompson, un coraggioso giovanotto inglese, riuscirà ad
attraversare per primo la loro pericolosa terra. Giungendo indenne fin sulla
sponda del lago Victoria. Il capitolo include anche elementi e fatti poco noti
e indubbiamente interessanti. Tra i quali il “complesso del bestiame”, del
resto condiviso da altri gruppi di allevatori, e il “governo diffuso”. Senza
trascurare le profezie, per lo più avveratesi, del grande laibon (mago
professionista) Mbatian, il cui nome figura oggi sulla più alta vetta del monte
Kenya.
Le tribù di lingua cuscitica Somali, Borana, Rendille
sono anch’esse composte da allevatori, soprattutto di dromedari. Un accenno
(più che sufficiente!) al complicatissimo sistema sociale dei gada
(classi d’età) per i Borana, è seguito dalla importantissima cerimonia
collettiva del galgulumi per i Rendille, che ogni quattordici
anni si tiene in un gigantesco insediamento, che vede riuniti tutti i clan,
sulla sponda orientale del lago Turkana, alle pendici del monte Kulal.
Cerimonia che purtroppo mi “perderò” nel 1980, poiché avverrà un mese dopo la mia partenza dal Kenya. Al termine di quella che è stata la mia seconda ricerca antropologica sul campo. Infatti nel 1980 mi trovavo proprio in quel desertico e settentrionale lago, a non molta distanza dal luogo prescelto per l’occasione. Tanto da poter osservare un notevole incremento della presenza Rendille. La mia prima ricerca risale invece al 1976, ed è stata effettuata nella cittadina multietnica e multiculturale di Isiolo, a nord del Monte Kenya [Situata a 1.106 m di quota, contava 8 201 abitanti all’ultimo censimento del 1969. Erano invece 45 989 nel 2009]. Così ho ritenuto utile qui inserire estratti di entrambi i miei diari, Integrando, arricchendo e vivacizzando il testo, con narrazioni “dal vivo” di fatti, luoghi, situazioni, imprevisti, stati d’animo, emozioni, incontri con “l’altro da noi”.... [Così questo è anche un libro sul Kenya, come l’ho conosciuto e apprezzato durante i miei due lunghi soggiorni: dai confini con la Tanzania, a sud (lago Magadi e Rift Valley), a quello con l’Etiopia, a nord-ovest (lago Turkana) e a nord (Marsabit), alle sponde dell’Oceano Indiano, ad est (Mombasa, Malindi, Gedi).]
La rassegna si conclude con i popoli considerati “marginali”. Pressoché sconosciuti al grosso pubblico, comprendono i cacciatori raccoglitori Bon delle intricate foreste costiere, ai confini con la Somalia; i Dorobo delle foreste dell’interno; i pescatori Elmolo del lago Turkana.
Ho anche inserito brani dai libri, sia di Thompson, che di Teleki. Che con von Hohnel scoprì il lago oggi chiamato Turkana. Dandogli il nome di Rodolfo, in onore del Principe ereditario della Corona d'Austria[Meno di un anno dopo si sarebbe suicidato a Mayerling, assieme alla sua amante]. Inoltre ho aggiunto un paio di paragrafi relativi alla “scoperta”, nel XIX secolo (e nel 1952), degli sfuggenti cacciatori Bon.
In appendice una galleria “etnografico-artistica” espone le miniature di dipinti raffiguranti i membri di numerose tribù kenyote riportate su 22 carte da gioco. Indubbiamente si inspirano ai ritratti realizzati da Joy Adamson [L’autrice di Nata Libera]. per il governo del Kenya, a partire dal 1949. Per l’attenta cura di dettagli, particolari e paraphernalia tradizionali, sono in grado di contribuire alla maggiore comprensione della variegata umanità kenyota.
Il libro, 155 pp, 248 note, è corredato da 154 foto (69 sono mie). Tutte le altre sono d’epoca, alcune anche abbastanza rare. Come quella relativa ad un altro famoso laibon: Lenana, figlio di Mbatian (ca. 1890) [Avrà l’onore di figurare sulla terza vetta più alta del monte Kenya].
.......
Seguiranno le versioni cartacee a colori e in bianco e nero.
Oltre ad una non illustrata (salvo per 2-3 carte geografiche e demo-etnografiche), che ritengo possa essere utilmente impiegata nei corsi di Antropologia Culturale, Etnologia, Storia dell'Africa, Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici, Geografia.
o amazon.com/author/francopelliccioni
PAGINA AUTORE ITALIA;
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PAGINA AUTORE FRANCIA:
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Ricordo i miei ultimi tre libri (E-Books e versioni cartacee a colori "premium" e in bianco e nero):
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