INTANTO AL NORFOLK HOTEL
Giorgio, com’era sua abitudine, si svegliò molto presto.
Alle sei, con tutto che aveva dormito solamente cinque ore, dopo essersi lavato
e, poi, rasato con il suo Philips a batteria, si pettinò accuratamente. Cosa
che faceva assai di rado, data l’enorme massa di capelli che doveva tentare di mettere
a posto. Quindi si ricordò che quello era il secondo giorno che si trovava a
Nairobi e che non aveva ancora telefonato al Prof. Giorgetti, per sapere quando
l’avrebbe potuto incontrare.
“Famme telefonà”, disse l’etnologo a voce alta. Cosa
del tutto insolita, anche perché l’aveva fatto in romanesco…
Per ottenere il numero telefonico, chiamò Tom, il portiere.
Quel “simpatico” Luo, che qualche anno prima gli aveva fatto trovare nel villino
un serpentello. Allora, essendo alla sua prima esperienza in Africa, aveva
provato veramente paura. Poi si sarebbe riconsolato... Apprendendo che, in
realtà, era solo una biscia. Certo, molto diversa da quelle che ci sono in
Italia. Oltre tutto era compagna di gioco dei bambini Luo. Insomma era una
specie di cane fedele, o di gatto!
- Pronto Tom, Jambo, sono Giorgio… mi dovresti dare il
numero di telefono del Prof. Giorgetti… Sì, il famoso etnologo!... Bravo!... Il
rappresentante ufficiale dell’Istituto… Come? 5.8.9.7. Va bene. Ndio Tom, kwaheri,
e riattaccò il ricevitore.
- 5…8…9…7… Pronto, c’è il Prof. Giorgetti?... Ah, è lei?
Senta sono il Prof. Giorgio Rovi… italiano, dovrei fare una spedizione nella
Northern Frontier… Ai Turkana, sì, è ho una lettera di presentazione fornitami dal
Dottor Rossi dell’Istituto, in quanto lei, per la sua maggior conoscenza dei
luoghi dovrebbe accompagnarmi e, così facendo, farebbe un gran favore a me e
all’Etnologia…. Ah, adesso non posso venire… Giovedì sera. Va bene! Se fosse così
gentile da darmi l’indirizzo… Non conosco ancora Nairobi, come dovrei… Ah,
Villa Fiorita, e devo domandare del cottage del Professor Rome. Ah, anche lei è
di Roma… Va bene, a Giovedì sera. Arrivederla.
IL LEOPARDO DELLE NEVI E IL KILIMANJARO
La cima più alta del Kilimanjaro, il Kibo, e il cratere Reusch, 2004 (User:Ori~) |
Il Kilimanjaro dall'aereo, 1936, Matson photograph collection (Library of Congress Prints and Photographs Division) |
Lasciò la radio sintonizzata su quel programma ed aprì la
porta. Era una giornata abbastanza chiara e, da buon esperto, pensò che il Kilimangiaro
poteva essere visto ad occhio nudo dalla capitale. Il fatto, inoltre, che l’anno
prima avesse compiuto un’ascensione sul Kenya, mentre ancora non era mai stato sulle
“nevi del Kilimangiaro”, (dal titolo del famoso libro di Hemingway, che aveva fatto
sapere a tutto il mondo che su quella vetta c’era, oltre alla “neve” [intorno al 1850 Krapf e Rebmann furono i primi europei a scoprire le montagne innevate del Kilimanjaro e, poi, del Kenya. Inviata la notizia in Europa, sarebbero stati ridicolizzati dagli esperti. Poichè ciò non poteva essere assolutamente vero!], anche un
fantomatico leopardo eternamente sepolto sotto i ghiacci), gli fece un po’ di
stizza.
Leopardo delle nevi asiatico nello Zoo di San Diego (USA), 2004 (CC Some rights reserved, Aaron Logan) |
Ormai quest’anno era impegnato nella spedizione al Lago Rodolfo. Perciò non poteva permettersi il lusso di perdere, come se niente fosse, una decina di giorni. Tra non molto sarebbe cominciata la stagione delle piogge!
- Voglio vedere se Milly e suo marito hanno il piacere
di venire con me all’Amboseli. Glielo domanderò! pensò Giorgio
Si guardò intorno per l’ultima volta, finì il suo doppio
gin e rientrò dentro. Aprì a libretto la veranda e posò il bicchiere, sempre accompagnato
dalla musichetta, che la radio elargiva ancora generosamente. Incominciò a
disfare il bagaglio, per vedere se tutto il materiale portato da Roma fosse a
posto, e quale invece mancasse. Per quest’ultimo enigma doveva sentire il
parere anche e… soprattutto del Prof. Giorgetti, che in materia era un’indiscussa
autorità.
SPEDIZIONE
AL SETTENTRIONALE LAGO RODOLFO
CONTROLLO
DELL’ATTREZZATURA
Prese la valigia nella quale c’erano i fucili, cioè la
salvezza da ogni attacco inopportuno e dalla fame. Tirò fuori l’Express, il
“salvagente d’Africa”, per il fatto che poteva sicuramente sparare due colpi di
grosso calibro. Gli era costato un milione di lire e lo aveva appositamente fatto
venire dall’Inghilterra. Era in ordine, come i due fucili da caccia calibro 16.
C’erano ancora i documenti che l’anno prima le autorità inglesi del Kenya gli
avevano rilasciato per la legalizzazione delle armi, ma anche la cassetta degli
accessori, la cornetta d’ottone per la caccia, oltre alle cartucce, sia
normali, che da caccia grossa. Tutto si trovava nella prima valigia, che rimise
subito a posto
Via via aprì tutte le altre. Man mano tra le dita gli passarono
la cinepresa 16 mm, con la quale pensava di girare un documentario a colori sui
Turkana, macchine fotografiche con il teleobiettivo, complete di ogni accessorio:
dal cavalletto ai differenti filtri per ogni condizione di luce ed ambiente. Poi
un machete, grossi coltelli per scuoiare gli animali, zanzariere, lettini da
campo, canotto pneumatico con il fuoribordo, tenda, amache, pistole automatiche
e un lanciarazzi (per le segnalazioni). Perfino una fionda, che lanciava
pallini di ferro. Molto utile se nel suo documentario avesse ripreso gli
animali. E così molte altre “cose” si trovavano nelle prime valigie: la sferza
elettrica (quella usata per ammansire il toro), da utilizzare in caso di
baruffe tra gli indigeni, una penna che lanciava liquido colorato, un pugno di
ferro. Oltre ad altro ancora, che sarebbe troppo lungo e noioso raccontare, ma
che nel suo insieme avrebbe permesso la riuscita di ogni spedizione. Per inciso
si può notare che ciò che più lo preoccupava riguardava gli alimenti. Ne aveva
portati pochi. Per lo più, come si può bene immaginare, in scatola.
A Nairobi (anni '1970) si pubblicizzano abiti per safari |
Ad una ad una aprì tutte le valigie. Dopo averle controllate, le rimise al loro posto. Era un lavoro veramente noioso, che lo avrebbe ancor più irritato, se nella camera non fosse diffusa quella musichetta. Poi anche quella terminò. Così Giorgio dovette spegnere l’apparecchio radio.
Stava ultimando il suo lavoro mattutino, rimettendo l’ultimissima
valigia al suo posto, quando… suonarono alla porta.
- Sicuramente è il boy che mi porta la colazione e il giornale
in carta velina venuto dalla Gran Bretagna.
Chiusa la valigia, andò velocemente ad aprire.
- Pole, pole. Calma, calma.
Il boy, come aveva visto bene Giorgio, gli portava la colazione
all’italiana, così come aveva sempre voluto al Norfolk.
Sempre in ritardo,
pensò…
Prese il vassoio contenente caffè-latte, burro, panini,
marmellata e… il Times.
Andò in salotto e, mentre faceva colazione, sfogliò
distrattamente il giornale: “La crisi in Italia è ormai un fatto insanabile”,
stava scritto in grossi caratteri. Poi, i soliti annunci in prima pagina: un
assassinio nell’East End, la venuta di un Capo di Stato a London, e così via.
SI TELEFONA AL CACCIATORE BIANCO
Guardò cosa proiettavano al cinema e un “Safari” gli ricordò
che doveva ancora parlare con Collins, in modo che i coniugi potessero effettuare
la tanto agognata partita di caccia.
- Pronto? C’è Collins? Gli dica che c’è Giorgio al
telefono e che…, se vuol vivere ancora più a lungo, faccia presto a venire al
ricevitore…
-Ciao Mon… non ti preoccupare, non sarò io a mandarti
dal buon Padre Manitou, ci penserà qualche mamba o qualche bufalo infuriato…
Senti, scherzi a parte, ho conosciuto una coppia veramente a posto di
simpaticissimi londinesi, che vogliono fare safari… Si hai ragione!... Ho
pensato di telefonare al caro ammazza-sette e vediamo un po’ se ancora una
volta può prestare i suoi servigi ai sudditi di Sua Maestà Britannica. Sembra,
ora che avete avuto l’indipendenza, che non vediate più di buon occhio i vostri
compatrioti, o sbaglio? Non farete per caso come gli Ultras dell’Algeria, i Pieds
Noirs… Ma no, non si può dire che la Gran Bretagna vi abbia abbandonati… Senti,
ritornando a bomba, ci stai a condurli a caccia? Non hanno preso alcun impegno…
Lo so, lo so che hanno fatto malissimo, però ho pensato che il vecchio Mon poteva
fare un favore ai due e uno personale e grande a me… No! Non mi sono innamorato della giovane… Senti,
allora ci vediamo tutti e quattro dopodomani mattina, in quanto domani ho
pensato di portarli all’Amboseli National Park… Per la verità, neanche io ci
sono mai stato… Arrivederci, Ciao!
Simpaticone Mon, è sempre il solito. Chissà
come mai ancora non si è ammogliato? Va bene che si rifà con le giovani mogli
dei clienti! pensò con ironia.
CONTINUA
Nessun commento:
Posta un commento