Translate

sabato 6 luglio 2024

165. OLAVSØKA, LA FESTA DI ST. OLAV, A TÓRSHAVN, CAPITALE DELLE FÆR ØER: LA SFILATA POPOLARE, IL CORTEO DELLE AUTORITÀ POLITICHE E RELIGIOSE, QUELLO STORICO. DA: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO

 

I cavalieri si attestano davanti al Parlamento in attesa del discorso rituale (© Franco Pelliccioni


Viste dal largo le Fær Øer sembrano disabitate: una muraglia di basalto si leva a picco dal mare in perenne burrasca (...) Dove la spuma ribolle e crea pericolosi vortici. Chi non è pratico preferisce non avventurarvisi (...) Alle Fær Øer non approdano mai turisti, solo naufraghi della pesca o navi di piccola stazza (...) Gruppi di case, interamente coperte in torba e pietra (...) Si stagliano nel paesaggio di una desolazione unica: non c'è quasi albero alle Fær Øer...
(Cova S., "Fær  Øer. Usi e Costumi", in Il Milione, Enciclopedia di geografia...., Novara, 1965)

I CAVALIERI, I CORTEI, LA REGATA

Particolarmente preziosa è stata l'occasione di poter partecipare alla Festa Nazionale faroese, l'Olavsøka - il giorno di St. Olav -, che ogni anno cade nei giorni 28 e 29 luglio. Durante i quali la tradizione culturale faroese ha modo di estrinsecarsi nelle sue articolate sfaccettature.

Mentre la politica si rafforza, con la solenne apertura annuale dei lavori del Parlamento, nel secondo giorno dei festeggiamenti, come da mille anni addietro ha sempre fatto.  Poiché re Olav Haraldsson il Santo morì nella battaglia di Stiklastad il 29 luglio del 1030.

 Il 28 la festa viene aperta da un corteo popolare, preceduto da cavalieri con la bandiera faroese, che si arresta davanti al Løgtingið, dove una banda suona l’inno nazionale.

Nel primo pomeriggio ha invece inizio una coinvolgente regata tra le tradizionali barche faroesi, con la partecipazione di numerosissimi ed entusiasti spettatori.

Perciò St. Olav non è solo una celebrazione religiosa, popolare, politica. O una festività nordica di mezza estate.

È festa, questa, che, sia pure sottilmente, conserva i contorni di quella "Grande Festa", così magistralmente descritta tanti anni fa da Vittorio Lanternari nell'omonimo libro.

È una festa di "Capodanno", nei suoi più appariscenti risvolti anche un po' "pagana" e pre-cristiana.

Durante la quale il faroese ha una sana voglia di divertirsi e di apprezzare ciò che di bello e di duraturo c’è nella vita.

 Mano a mano che il tempo trascorre e si continua a passeggiare e ad incontrarsi, e sempre più si prosegue nel bere, ecco che si intonano i primi canti.

TUTTO AD UN TRATTO, NELLA NOTTE, UOMINI E DONNE PER LE STRADE DI TÓRSHAVN DANNO INIZIO ALLA DANZA A CATENA MEDIEVALE

Più tardi, molto più avanti, nel cuore di una notte, che "oscura" non è mai, perché tutt'intorno a te c'è l’essenza stessa della vita, i primi gruppi di uomini e di donne, mescolandosi tra loro, prendendosi per mano, lentamente, gradatamente, sinuosamente, cominciano a muoversi ritmicamente, con le stesse movenze usate tanti secoli prima dai loro antenati.

…………….

Danza a catena in un francobollo faroese del 1981
(di Czesław Słania) 



LA DANZA A CATENA

Circa mezzo secolo fa si poteva leggere come le isole "hanno conservato antichissime tradizioni di danza. Qui per le feste, ad esempio, dopo le grandi cacce alla balena, c'è solo una danza a catena, senza accompagnamento strumentale, in un movimento caratteristico ondeggiante a sei passi. Le ballate [kvæði] che si cantano in queste feste non sono sempre, è vero, di origine antica, ma trattano ancora di Sigurd, Brunilde, Carlomagno ecc."(…) “La prima menzione scritta della danza faroese risale al 1616, quando l'islandese Jón Ólafsson sbarcò nelle Isole Faroe al servizio di Cristiano IV (…) Ma la danza faroese è ancora più antica. È chiaramente correlata alle forme di danza medievali europee” (…) Già presente in un lontano passato in diverse regioni scandinave ed europee, "la danza faroese è una semplice danza a catena nella quale i ballerini si tengono per mano e formano una lunga catena o anello a maglie annodate. La danza inizia con il leader (skiparin) e pochi altri che vanno avanti sul pavimento e iniziano a ballare. Poi gradualmente più persone trovano un posto nella catena e quando sono abbastanza, la catena può essere chiusa per formare un anello”.

……………………………………

E dire che la notte è fredda, piovosa, nebbiosa, ma non può che essere ugualmente vissuta fino in fondo! Non a caso, in passato, alcune sette religiose condannarono duramente queste danze, definendole "diaboliche".

Ecco perché le chiese, durante St. Olav, si danno da fare in piazza e sulle strade. Con sermoni molto ascoltati, anche con il tempo pessimo.

Mentre più volte al giorno, nella piazza principale (Vaglið), davanti al Parlamento e al Municipio, si ripetono i canti e gli inni dell'Esercito della Salvezza.

Del resto “giocano in casa”… Poiché la loro “base” è poco distante dalla “mia” Casa del Marinaio.

UNO STUPENDO COSTUME NAZIONALE

Molti uomini, donne, bambini indossano il costume nazionale, che è stato riscoperto in questi ultimi tre, quattro decenni, e tende ad avere più di un’assonanza con i vestiti di epoca vichinga.

Anche se non tutti possono permettersi di avere un vestito assai costoso.

 Poiché, a parte la splendida fattura, sono d'argento i pesanti, numerosi bottoni, che parallelamente ornano il cardigan (knappatroyggja) dell'uomo, che in testa ha la classica e semplicissima bustina dalle strisce rosse e blu (húgva).

Mentre le donne indossano un lungo vestito (stakkur), con numerose decorazioni e grande fermaglio, altrettanto d'argento (stakkanál), e si ascolta musica

 Forse, oltre la metà degli spettatori delle regate e delle diverse manifestazioni, oltre che dei partecipanti allo struscio "non stop", tra la strada pedonale, il cuore della città, e la zona occidentale del porto, indossa con naturalezza gli splendidi abiti tradizionali.

Ecco che la festa di St. Olav ha la capacità di rinnovare e rinsaldare vecchi legami e di costruirne nuovi.

Ecco che, anno dopo anno, si ribadisce la propria identità. Ricostruendola nuovamente. Rafforzandola in questi incontri, che dureranno per giorni.

Durante i quali, apparentemente, tutti sembrano felici.

Orgogliosi di essere faroesi. Fieri di mangiare e di bere insieme. Compiaciuti di questo loro aspro clima, come della loro rude terra.

Contenti fino in fondo di esserci nati e cresciuti.

Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO 

E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 182 pp, 271 note, 180 immagini (139 sono mie) 


 Versione cartacea a colori: https://www.amazon.it/dp/B0942FDTP5


 Versione cartacea in bianco e nero  https://www.amazon.it/dp/B0948JWTX2


Nessun commento:

Posta un commento