ISOLE FÆR ØER: VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY. II PARTE
Dal diario di viaggio:
"Oggi è nuvoloso.
Alle 9,30 esce un’imbarcazione dalla baia.
Intervisto in Municipio Jógvan Krosslá, sindaco di Vágur, con tutto che è festa.
Dopo ci sarà sempre il sole…
Eccezionale!
Due giorni incredibilmente soleggiati.
Alle 14 intervisto Ditlev Hammer, di Hov, 68 anni, nazionalista, indipendentista, sei figli.
Pescatore, farmer, insegnante di faroese, esperto di cose vichinghe e di trolls.
Alle 15, assieme ad Hammer, vado al bygd di Hov.
Ho faticato per camminare nel suo bøur.
Ho dovuto scavalcare due recinzioni elettrificate, come quelle di Patursson.
Prima Hammer mi ha mostrato alcuni cairns, che segnano l'antico sentiero intercomunitario, che attraversa l'interno montuoso, tra Porkeri e Fámjin, l'unico centro dell'impervia costa occidentale dell'isola.
Rientro alle 17”.
Queste annotazioni mi danno modo di sottolineare un “concreto” esempio di sincretismo, tra fantastico e realtà.
Perché il mio cortesissimo ospite mi ha portato anche a vedere quello che aveva descritto come "un monumento di portata storica", localizzato all'interno del suo scosceso bøur (...).
Secondo la tradizione locale, in un evidente rigonfiamento del terreno marcato da pietre, sarebbero stati sepolti i resti di colui che potremmo definire come uno dei primi “eroi di fondazione", (...) della colonizzazione vichinga delle isole, il ricco e potente Havgrímur.
Questi, secondo la Saga del Faroese, venne ucciso a Stóra Dímun e sepolto a Suðuroy (...).
Nel 1832 un coltivatore (...) accanto ad alcune ossa rinvenne una pietra per affilare e, secondo il mio accompagnatore, anche due monili di netta derivazione vichinga. .
Sarebbe auspicabile che archeologi professionisti possano effettuare in loco esami approfonditi (...).
“Al rientro fotografo il luogo dove secoli fa c’era una chiesa cattolica, distrutta al tempo della Riforma, e il suo cimitero.
Il mare ha mangiato la terra.
Nella parte finale del camposanto sembra siano sepolti sei marinai francesi naufragati.
Da queste parti i naufragi sono stati molti, ma nessuno ha scritto qualcosa (...)
Faccio foto delle due pietre del re vichingo segnalatemi, ma non vedo segni runici (..).
Alle 20,25 osservo l’inizio della bassa marea.
Incontro il pescatore Kari Poulen, e la moglie Mary Krosslá, figlia del sindaco (..).
Alle 21 intervista al M.P. Hergeir Nielsen (insegnante, già Ministro dell'Educazione e Traffico (1989-1990), nonché Presidente della Commissione per gli Affari Internazionali (1984-1994) e oggi Membro del Parlamento Faroese).
Accompagnato dagli albergatori, vengo prima circondato da tre Vābingar (abitanti di Vágur).
Hanno già bevuto.
Uno assomiglia al classico vecchio sergente inglese dei film di guerra: pacioccone, sempre sorridente, rosso in viso, capelli altrettanto rossi.
Anche il secondo sorride, mentre il terzo non ha mai parlato.
I primi due sono pescatori,
il terzo è un autista di bus licenziato per la crisi (...)...
Bella la casa del MP.
Mi mostra uno stupendo coltello, con manico e fodera in legno, per il grindadráp (...).
Finisco di intervistarlo alle 22,30.
Poi, nel buio più totale, cerco di individuare la strada del rientro.
Poche persone in giro, qualche ragazza ubriaca in vena di scherzi.
L’albergo è chiuso e con poche luci.
Alle 23,15 finisco la mia giornata.
Fuori c’è nebbia ed è freddo (...).
Pranzo nell’albergo (...).
Dopo pranzo intervisto il rappresentante dei pescatori.
Nonostante quanto afferma, si vede che la sua posizione all’interno della comunità è di rilievo.
Dopo (...) visito una nave oceanica.
(...) A bordo incontro il Primo Comandante di macchina Jøgvan Nolsøe, di Klaksvík.
Ex rappresentante di commercio, ora piccolo imprenditore di pesca e pescatore lui stesso.
Alle 16,57 riprendo a scrivere.
Alle 17,07 la moglie dell’albergatore tira fuori le smørrebrød, le classiche tartine scandinave.
Qui le abitudini sono al contrario di quelle danesi.
Colazione abbondante, pranzo abbondante – si fa per dire –, cena fredda.
(...) Dopo cena vado dalla “memoria storica” di Vágur, Asbjorn Jacobsen, a registrare la sua “storia di vita”.
Scalette vertiginose portano al piano superiore della casa (...).
Qui mi riceve, seduto sopra una stupenda carrozzella a motore ultimissimo tipo.
E’ paralizzato da quando, all’età di 24/26 anni, è stato colpito da un toro.
Questa mattina: freddo e vento.
Finalmente riesco ad andare più a nord, fino ad Oravik.
Pomeriggio di sole.
Oceano.
Gabbiani” (...).
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