Prefazione
A cavallo tra gli anni ’1970 e ’1980, le ricerche effettuate tra Africa orientale, nord-orientale, America e Artico avevano consentito di raccogliere una ricca messe di foto, che ritenevo per la maggior parte belle ed interessanti.
Tanto da desiderare di metterle a disposizione del pubblico in un libro fotografico, che avrebbe spaziato dalla natura (ambiente, animali), all’etno-antropologia (“usi e costumi” dei popoli).
Fotografie realizzate sin dal 1975, con quella che, all’epoca, forse costituiva la migliore attrezzatura in circolazione.
Tanto che ci fu chi la definì la Rolls Royce delle macchine fotografiche1: una Nikon F, con diversi accessori, tra cui un potente teleobiettivo da 300 mm.
Dove caricavo esclusivamente rollini di diapositive Kodak Ektachrome 35 mm, da 64 a 400 ISO.
Del resto molte mie foto già corredavano, integrandoli, gli articoli che andavo via via pubblicando su diverse riviste (...).
Quella mia antica idea presto si sarebbe dovuta scontrare con la dura realtà del mercato editoriale, anche a quei tempi particolarmente difficile, certo non come oggi... (...)
Nel suq di Luxor, 1980 In the Luxor souk (© Franco Pelliccioni) |
A distanza di oltre trenta anni, realizzo oggi quel vecchio progetto. Le Immagini dall’Egitto-Images from Egypt arricchiscono e, in qualche caso, completano il ricco apparato fotografico contenuto nei Viaggi in Egitto 1980-2009 (...).
Tra l’altro più che raddoppiando le immagini, mentre il formato tipografico più grande consente di osservarle e apprezzarle meglio.
In tutti i miei “racconti”, sia articoli, che libri, ho sempre ritenuto essenziale integrare il più possibile i testi con le immagini.
Qui debitamente commentate in un apparato didascalico bilingue.
Le ho riprese, nell’arco di quasi trent’anni, sulle due sponde di el-Bahr, il Nilo, e sulla costa del Mar Rosso.
Anche se, non da molto, ho pubblicato “per prova” una versione non illustrata del libro, ampliando così l’«offerta» del mio Egitto…
Sono foto di dettagli, particolari, curiosità, addirittura stranezze.
La maggior parte giunte fino a noi attraverso i millenni. Immagini ovviamente storiche, finanche terribili, persino spudoratamente erotiche.
Alcune di loro mi hanno consentito di fare inaspettate “scoperte”.
A Karnak, ad esempio, ho fotografato la rampa di mattoni, terra e fango, che servì per erigere il Primo Pilone del Tempio di Amon.
Dopo oltre duemila anni, si trova ancora oggi sul posto, addossata alle mura.
Perché il pilone fu l’ultimo ad essere costruito da uno dei tanti faraoni, che hanno contribuito a rendere il tempio unico al mondo.
Qui mi imbatterò casualmente in un sorprendente calendario egizio, ma osserverò anche Min, il Dio dal “pene eretto”, che su un pilone riceve l’offerta di un afrodisiaco vegetale.
Dio che avevo già visto in tutto il suo “maschio splendore” in un bassorilievo ripreso nel 1980 nel Tempio di Luxor, mentre nel 2007 mi sarei accorto che, sempre nello stesso tempio, c’era ancora un altro bassorilievo, che lo raffigura mentre sta eiaculando e lo sperma viene debitamente raccolto in un contenitore. Poi scoprirò come l’anonimo scultore avesse persino raffigurato uno spermatozoo.
Il libro mostra al lettore immagini di valore etno-antropologico, archeologico, naturalmente storico-religioso, naturalistico: paesaggi desertici e tropicali, templi più o meno celebri, alto e bassorilievi, figure, statue, genti, animali, tra cui i pesci delle barriere coralline del Mar Rosso, sia centrale, che settentrionale.
Fotografie in qualche caso anche con effetti esteticamente apprezzabili, a volte persino strabilianti, non sempre da me volutamente ricercati (...).
Parlando di numeri, il libro contiene 31 foto del Cairo, 20 di Giza e le sue piramidi, 16 dei templi di Abu Simbel, 28 di quelli di Luxor e Karnak…
Altre 18 foto riguardano la Casa di Milioni di Anni di Ramses III, la straordinaria Medinet Habu.
Tempio funerario del faraone guerriero, localizzato nella Tebe occidentale, sulla sponda sinistra del Nilo.
Una volta tornato a Roma, scoprirò come i bassorilievi del suo Primo Pilone riportino un errore di non poco conto.
Perché con i loro caratteri somatici vi figurano i popoli africani sottomessi da Ramses.
Peccato che avesse combattuto, invece, contro quelli asiatici (sic).
Non solo…
Perché, dopo diversi e prolungati cicli di ricerche nella mia biblioteca e sul Web, ho appurato come quello che pensavo fosse solo uno dei tanti reperti archeologici egizi, in realtà era la tavola delle offerte votive al Dio Amon, da parte delle Divine Adoratrici, sue spose, in genere nobili e principesse.
Ho anche inserito un paio di foto di una delle più straordinarie tombe presenti nella Valle dei Re, quella di Thutmose III.
La visitai nel 1980. Oltre tutto era difficoltosa da raggiungere, perché scavata in alto, ma all’interno di una fenditura nella roccia.
È possibile osservare il sarcofago e la camera mortuaria dalle pareti interamente dipinte, che diventa un enorme papiro, che avvolge la tomba.
I geroglifici sono tratti dal Libro di Amduat ("ciò che è nell'aldilà").
Ho parlato prima di “scoperte”.
Perché, anche se faccio il ricercatore da ormai quasi sessant’anni, non essendo un egittologo, immedesimandomi nelle vesti di uno Champollion in sedicesimo, mi sono inoltrato in una terra per me quasi del tutto “incognita”, dove si possono disvelare persino “cose mirabili”.
Così, per elaborare le didascalie di una delle foto, scattata attraverso “un piccolo buco”, mi sono improvvisamente reso conto che, proprio a pochissima distanza dai miei occhi, c’erano altri occhi, che sembravano guardarmi.
Appartenevano al viso del faraone Zoser, cioè alla sua statua a grandezza naturale e, a quanto pare, abbastanza verosimile.
Realizzata quasi 4.700 anni fa a Saqqara, accanto alla sua tomba-piramide.
Perciò là c’era il suo ka.
È da allora che attende sempre di essere onorato dal proprio popolo.
Poiché, oltre a muoversi, riesce a percepire, nella sua modestissima camera sigillata, grazie alla presenza di due fori, gli odori e i profumi delle offerte.
Così la foto, che vedevo nello schermo, era non solo curiosa, ma addirittura eccezionale…
Perché quello era il suo serdab!
Le altre due mie “scoperte” provengono dai templi di Kom Ombo e di Edfu.
Inizialmente avevo scambiato il bassorilievo fotografato a Kom Ombo per uno dei tanti osservati in Egitto.
In seguito ne accerterò l’importanza. Poiché esso dava forma e sostanza al termine archeologico mammisi.
Rappresentando il parto di una donna, con il neonato che in quel momento sta fuoriuscendo dalla vagina della mamma.
Per quanto riguarda il tempio di Edfu, qui una statua del Dio falcone Horo protegge una figura che nel Web sembra non godere troppa attenzione.
Eppure il Dio sta tutelando nientemeno che il figlio di Cleopatra (VII) e di Giulio Cesare: Cesarione, cioè Tolomeo XV, l’ultimo dei faraoni dell’Antico Egitto.
Immagini dall’Egitto, libro “satellite” di Viaggi in Egitto 1980-2009, ha una sua dignitosa autonomia e lo si può guardare e leggere come libro a sé stante.
Poiché l’apparato didascalico e le note finali consentono di comprendere e di godere appieno ogni singola illustrazione.
Lasciando al lettore di andare liberamente alla personale scoperta del sempre favoloso Oriente.
Così bene rappresentato dall’Egitto, fin dai tempi del Grand Tour e delle crociere sul Nilo, a bordo delle navi della Cook.
Da/From: IMMAGINI DALL’EGITTO IMAGES FROM EGYPT. Companion book di / of: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009
E-Book e versione cartacea a colori di grande formato (17,78 x 25,4 cm), 171 pp, 138 note, 278 immagini (275 sono dell'A.)
E-Book: https://www.amazon.it/dp/B08DCZ7D9F |
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N.B. Nel post ho omesso la versione inglese della prefazione
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