Stefano Santandrea (1904-1990) |
INTRODUZIONE; 1. KNUD RASMUSSEN, 1879-1933 (Danske Literaere Grönlands Ekspedition, Groenlandia 1902-1904: Eschimesi (Inuit); La nascita in Groenlandia; Le sette spedizioni Thule; Le prime quattro spedizioni: 1912-13, 1916-1917, 1919; La Quinta Spedizione, la più grandiosa di tutte: Groenlandia-Siberia, 1921-1924; Dall’Isola dei Danesi: molteplici indagini etnografiche, etnologiche, archeologiche; Rasmussen racconta; Sesta e Settima Spedizione: 1931, 1932-33) 2. FRIEDRICH RATZEL, 1844-1904 (I viaggi, 1869-1875: Mediterraneo, Cuba, Messico, Stati Uniti; L’antropogeografia e la teoria dei cicli dei popoli: Völkerkreise L’Ambiente) 3. GLADYS AMANDA REICHARD (1893-1955) Tra i Navaho. 4. WILLIAM HALSE RIVERS, 1864-1922 (La Cambridge Expedition to the Torres Straits (CAETS), 1898: Australia, Nuova Guinea; Le caratteristiche che hanno fatto entrare di diritto la CAETS nella Storia dell’Antropologia; Tra i Toda dell’India e nelle isole Salomone, 1901-1908; La Grande Guerra, l’Oceania, in Gran Bretagna come Capitano Medico, 1914-1917) 5. GÉZA RÓHEIM, 1891-1953 (Un “ponte” tra psicoanalisi e antropologia; Budapest; Melanesia, Australia centrale, Somalia e Arizona, 1919-1931; Il “Tempo del Sogno” tra gli aborigeni australiani) 6. STEFANO SANTANDREA, 1904-1990 (Una consulenza per un raid fluviale (Nilo Azzurro) sportivo-etnologico, tra Etiopia e Sudan; Missionario-Etnografo-Etnostorico-Glottologo nel Bahr-el-Ghazal, sud Sudan, 1928-1957) 7. FRITZ SARASIN, 1859-1942 E PAUL SARASIN, 1856-1929 (Due facoltosi e potenti cugini svizzeri; L’epopea asiatica dei cugini Sarasin, Ceylon (oggi Sri Lanka), 1883-1925: Vedda; A Celebes (Sulawesi), 1893-1896: Buginesi, Macassaresi, Toraja; La nuova spedizione a Celebes del 1902-03 è possibile solo grazie all’intervento di un Reale incrociatore e della fanteria olandese; La ricerca del 1902-03: Toála Fritz Sarasin e i Canachi della Nuova Caledonia, 1910-11; Paul Sarasin e l’Ecologia; Fritz Sarasin, Tunisi e Thailandia, 1923, 1931) 8. ISAAC SCHAPERA. , 1905-2003 (La carriera universitaria; Le ricerche sul terreno nel Bechuanaland (oggi Botswana), 1929-1950: Tswana) 9. PAUL SCHEBESTA, 1887-1967 (Nell’Africa orientale portoghese (Mozambico), 1912-16; In Malesia, 1924-25: Semang e Sakai Congo, 1929-1930; 1934-1935: Pigmei dell’Ituri Filippine, 1938-39 e 1949-50: Negritos; “Baba wa Bambuti” è ancora una volta in Congo, tra i Pigmei dell’Ituri, 1954-55) 10. CHARLES G. SELIGMAN, 1873-1940 (La partecipazione alla Cambridge Expedition to the Torres Straits, 1898: Australia, Nuova Guinea; Nuova Guinea, 1904; Il sistema commerciale del kula: Massim A Ceylon, assieme alla moglie Brenda, 1906-07: Vedda e Tamil; Sud Sudan e Kordofan meridionale, 1909-10, 1911-12, 1921-22: Dinka, Shilluk, Nuer, Bari, Anuak, Acholi, Baria, Lario, Gwallam, Madi, Moru, Lango, Latuka, Langerio, Eliri, Lafofa, Talodi, Shambe, Gwola, Gura) 11. BALDWIN SPENCER, 1860-1929 e FRANCIS J. GILLEN, 1855-1912 (Cursus honorum di Baldwin Spencer; Spedizione nell’Australia Centrale, 1894; Incontro ad Alice Springs, nel centro dell’Australia, con Francis J. Gillen, 1894; Da Alice Springs le ricerche di Spencer e Gillen tra gli aborigeni australiani, 1894, 1895, 1896, 1897; Le ricerche tra gli aborigeni proseguono attraversando da sud a nord tutto il continente australiano, 1901, 1911: Arunta et alia; La morte di Gillen nel 1912; Spencer ancora nel centro dell’Australia: 1922, 1926; Spencer muore tra i fuegini della Terra del Fuoco, 1929) 12. VILHJALMUR STEFANSSON, 1879-1962 (Islanda, 1904-05; Alaska e Artico occidentale canadese, con la Anglo-American Polar Expedition, 1906-07; Artico occidentale canadese, 1908-12: Eschimesi del Mackenzie e del Rame; La Canadian Arctic Expedition (CAE), la più lunga esplorazione polare della Storia, tra Alaska e Artico canadese, 1913-18; L’odissea della Karluk) 13. LAURA MAUD THOMPSON (1905-2000) (Figi, Germania e Guam: 1933-1939; Indiani d’America: 1941-1947; Islanda: 1952, 1960) 14. SIR LAURENS VAN DER POST, 1906-1996 (Tra Africa e Europa; Nella Seconda Guerra Mondiale, prigioniero dei giapponesi, rischia l’esecuzione, poiché appartenente allo spionaggio britannico; Spedizione nel Nyasaland (oggi Malawi); 1949 Spedizione nel deserto del Kalahari, Bechuanaland (Botswana); 1955: Boscimani) 15. PAUL-ÉMILE VICTOR, 1907-1995 (Groenlandia orientale, 1934-35, 1936-37: Eschimesi Agmagssalik; Tra i Lapponi (Sami), 1939; Marocco, Martinica, Stati Uniti: 1940-1944; Nascono le Expéditions Polaires Françaises (EPF), 1947: Groenlandia, Polo Sud; A Bora Bora, Polinesia francese, 1977-1995) 16. VICTOR WOLFANG VON HAGEN, 1908-1985 (Messico, 1931-32; Arizona, 1933 Tra i cacciatori di teste Jivaros dell’Equador, 1934; Galapagos, 1935; Strada Reale incaica, 1954-55; Ripercorrendo le strade romane: Italia, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Spagna, Francia, Balcani, Medio Oriente, Inghilterra, Germania, Nord Africa, Grecia e Turchia, 1962-1967; La strada reale Persiana, 1974-75: Turchia, Iraq, Iran 17. CAMILLA HIDEGARDE WEDGWOOD (1901-1955) (Londra, Cambridge; Australia, Sud Africa, Londra: 1928-1932; Nuova Guinea: 1934, 1935; Isola di Nauru: 1935; Di nuovo in Australia, Papua e Nuova Guinea: 1935-1947; Australia: dal 1949) 18. DIEDRICH HERMANN WESTERMANN, 1875-1956 (Togo, 1900-03; 1907: Ewe; Senegal e Sud Sudan; 1910-13: Gbe, Nuer, Kpelle, Shilluk, Dinka, Golo, Zande, Haussa e Guang; Liberia; 1914: Gola, Kpelle, Mende) 19. EDWARD MOFFAT WEYER, 1904-1998 (La Stoll-McCracken Siberian Arctic Expedition, isole Aleutine, Mare e Stretto di Bering; 1928: Aleuti; Ricerche archeologiche e antropologiche nel Sud-Ovest degli USA; 1929: Navaho; Peary Memorial Expedition, Groenlandia; 1932: Eschimesi (Inuit); Brasile, 1953: indios Chavante e Camayurà; Svezia e Messico; 1956: Lapponi (Sami) e Lacandoni; Arizona, 1957: Navaho) 20. PAUL WIRZ, 1892-1955 (Nuova Guinea, tra il 1915 e il 1955: Marind-Anim, Asmat; Canarie, Tibet, Caraibi, Ceylon, India, isole Salomone, Indonesia, tra il 1938 e il 1955) 21. ROSEBUD YELLOW ROBE (1907-1992) (South Dakota; New York: 1927)
...
"E andai in Africa. Non me ne sono mai pentito: l'ho amata quest'Africa; meglio, ho amato gli africani. Il Paese, bello? attraente? No! paludi molte, poche colline, giungle immense, zanzare e malaria a iosa. Ma gli africani, gli amati dal Comboni, questi amai" (...).
Il primo incontro con Stefano Santandrea a Roma: una consulenza per un raid fluviale (Nilo Azzurro) sportivo-etnologico, tra Etiopia e Sudan
Il primo incontro che ho avuto con quest’uomo, che altri ha definito: "indimenticabile portatore di fede, di amore e di sapiente attenzione per l'Africa", è stato invero singolare e mi riporta indietro di oltre quaranta anni.
Da poco avevo avuto nel Kenya settentrionale quella che si può considerare la mia "iniziazione" antropologica sul terreno.
Assieme ad una mia cara collega e amica, ero infatti andato nella sede romana dei comboniani, per consultarmi con un anziano missionario.
In quell'occasione certo inconsapevole che la figura ieratica dell'anziano Padre, con la sua lunga barba bianca, che mi incuteva una sorta di timore reverenziale, fosse quella di p. Santandrea.
In effetti il padre rappresentava una preziosissima fonte di informazioni di ogni tipo sul Sudan.
Anche se ormai erano diversi anni che si occupava della ricca biblioteca della direzione generale dell'Istituto.
In quel periodo, tra l’altro, non ero ancora molto interessato a questo grande paese africano, anche se in seguito avrei condotto due ricerche sul campo nella cittadina multietnica di Malakal, nella Provincia del Nilo Superiore, nel sud dell’immenso paese afro-arabo.
Lo scopo di quell’incontro di tanto tempo fa, lo riconosco, era abbastanza sui generis.
La senz'altro intraprendente e volitiva collega intendeva, infatti, allestire una spedizione, in verità più sportiva che scientifica, per discendere il corso del Nilo Azzurro in battello, dal lago Tana (Etiopia) fino a Khartoum (Sudan).
Cosa più volte tentata in passato, ma senza successo. Io avrei dovuto contribuire all'aspetto etno-antropologico.
Anche in quel campo il Santandrea sarebbe stato in grado di ragguagliarci minuziosamente.
Appresi, così, che, contrariamente a quanto sapevamo, il Nilo Azzurro era stato navigato appena pochi anni prima dai "soliti" italiani fino alla confluenza con il Nilo Bianco, a Khartoum.
Il nostro progetto così abortì prima ancora di nascere!
(...) In tutt'altro contesto, invece, avrebbe avuto luogo un secondo e più approfondito “incontro” con p. Santandrea, ben più consono alla sua austera figura di studioso.
Quando, dopo diversi anni di lavoro sui materiali riportati dal Sud Sudan, che mi aveva condotto anche a consultare alcuni archivi esteri, tra cui quello esistente nell’Oriental Library dell’Università di Durham, nell’Inghilterra settentrionale, ripresi tra le mani la sua Tribal History, un classico dell'etno-antropologia sudanese.
In quegli anni mi stavo infatti interessando al tessuto urbano del Sud Sudan e non da molto avevo riletto con cura le Memorie del Gessi.
Oltre a ciò che questi a suo tempo aveva rilevato, quanto riportato qua e là dal Santandrea nel suo libro (...), forniva un'ulteriore, prestigiosa e imprevista conferma a quanto avevo da poco "scoperto".
Circostanza e fatti a cui nessun studioso sudanista aveva mai fatto riferimento, come peraltro avevo personalmente constatato.
Il che mi aveva fatto scrivere come: “il fenomeno della "tratta" e i molteplici e cruenti tentativi per eliminarla, o almeno ridurla, da parte delle autorità egiziane prima, anglo egiziane, poi, sembrano con ogni probabilità essere all'origine stessa della fondazione e del successivo consolidamento e sviluppo, nel XIX ed ancora all'inizio del XX secolo, di buona parte del tessuto urbano esistente nelle zone meridionali del paese" (...).
Missionario-Etnografo-Etnostorico-Glottologo nel Bahr-el-Ghazal, sud Sudan, 1928-1957
La Tribal History (...) di Santandrea e la successiva Ethno-Geography (...) rappresentano un imponente condensato di decenni di permanenza in Africa (1928- 1957).
Stefano Saturno Santandrea (Imola 1904-Verona, 1990), subito dopo essere stato ordinato sacerdote (1927), parte difatti per una delle più “terribili” missioni esistenti nel Sudan meridionale (1928): la difficile regione del Bahr-el-Ghazal (...).
Non senza prima aver trascorso un breve periodo in Gran Bretagna per imparare l’indispensabile lingua inglese.
Devo ricordare come egli sia stato, infatti, un formidabile autodidatta (...)
Attraverso l’inglese, utilizzato come lingua franca: “imparai l’arabo dialettale; con l’arabo imparai lo Ndogo dagli indigeni; con lo Ndogo imparai il Jur dai Neri; poi con la gente lo Zande, ecc.” (...).
In Sudan la sua salute, già cagionevole fin dall’infanzia, più volte lo metterà in seria difficoltà, anche se ogni volta riuscirà a superare i momenti più duri e sofferti.
Inoltre: “avventure?
Non c’era tempo.
Solo zanzare e qualche brutto incontro con serpenti” (...).
(...) l’attività missionaria nel Santandrea è andata di pari passo con un intelligente e certosino lavoro scientifico.
Anche perché: “capii che per fare un efficace apostolato non solo bisognava conoscere la lingua della gente, ma anche gli usi e i costumi, le tradizioni del posto” (...).
Autore di un autentico, grandioso, multiforme, affresco storico, antropologico e linguistico dei popoli del Sudan meridionale
I suoi scritti (...), in particolare i due volumi già citati, vanno a costituire un autentico, grandioso, multiforme, affresco storico, antropologico e linguistico dei popoli del Sudan meridionale.
Un vasto ritratto suffragato da centinaia di dettagli di primissima mano, derivanti da una prolungata e acuta osservazione sul campo: "sempre con matita e quaderno in mano per scrivere, per annotare, per sentire due, cinque, dieci versioni sullo stesso argomento, sulla stessa parola" (...).
(...) Santandrea si è cimentato con risultati di estremo rilievo sia su problematiche etnologiche tout court, che linguistiche ed etnostoriche.
Soltanto pensando a quanto siano preziose, per non dire "uniche", le sue numerose, approfondite ricostruzioni etnostoriche di popoli localizzati in zone sostanzialmente di frontiera.
Etnie che, per mille vicissitudini storiche, hanno profondamente, radicalmente e sostanzialmente risentito, nel tempo, anche nello scorso secolo, di una miriade di emigrazioni tribali, di spostamenti territoriali coatti, di sconfinamenti, di fughe e di razzie, di "Paci coloniali", sia britanniche, che belghe, che hanno dato vita ad un rimescolamento etnico-linguistico-culturale di spessore.
Il risultato di questa lunga odissea umana potrebbe essere paragonato ad un puzzle o ad un mosaico.
Insomma ad un rompicapo etnico-culturale, su cui solo la passione, la volontà, la pazienza, la perseveranza e il know-how di vaglia di un Santandrea potevano, nei decenni, indagare con successo (...).
"Per la sua conoscenza linguistica ed etnografica di alcune zone del Sudan meridionale le opere lunghe e brevi che p. Santandrea ci ha lasciato si rivelano fondamentali "(...). "I suoi studi pubblicati non solo furono una ricchezza per gli altri missionari, ma anche per noi che, grazie a lui, conosciamo la nostra storia" (...) Louis Umodo, suo discepolo, Wau.
Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici
Vol. 3: da KNUD RASMUSSEN A ROSEBUD YELLOW ROBE (E-Book e versione cartacea, 188 pp, 124 note, 157 immagini - 8 sono dell'A -)
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