. Teodoro Roosevelt e i suoi compagni di viaggio seduti sulla piattaforma di osservazione dell’Uganda Railway, 1909 |
Cosa c'è nel libro:
AFRICA: Alessandria-Cairo, prima ferrovia dell’Egitto, dell’Africa, del Levante; La "ferrovia del deserto", Egitto-Sudan; A bordo di un treno della celebre “ferrovia di penetrazione” Mombasa-Kampala: l'Uganda Railways, Kenya; Il Lézard Rouge dei Bey di Tunisi, Tunisia; ASIA: La Ferrovia dell'Hejaz: La Damasco (Costantinopoli)-Medina; La Ferrovia Costantinopoli (Berlino)-Baghdad La Rumeli Demiryolu e l'Orient Express. AMERICA: White Pass and Yukon Route (Alaska, Stati Uniti -Yukon, Canada); Viaggio nella Colombia Britannica a bordo della cabina della storica locomotiva Royal Hudson, Canada; “C'era una volta il treno”... Storia della "Strada della Gente", la ferrovia dell’isola di Terranova, Canada; "Quel treno per Santa Fe": l'Atchison, Topeka e Santa Fe & Railway System nel "selvaggio" Sud-Ovest degli Stati Uniti, tra Natura e Cultura. EUROPA: Viaggio sulla storica ferrovia Parigi-Saint-Germain-en-Laye, Francia; Le Tramway du Mont-Blanc (T.M.B.): il tram che voleva arrivare sulla sommità del Monte Bianco, Francia; Treno per Montenvers e la Mer de Glace, Francia. In viaggio da Dublino a Kingstown, oggi Dún Laoghaire, sul primo treno del paese (1834), Irlanda.
...
A bordo di un treno della celebre “ferrovia di penetrazione” Mombasa-Kampala: l'Uganda Railways, Kenya
Il viaggio
Nel 1976, alla fine del mio primo soggiorno di ricerca in Africa, volendo recarmi sulla splendida costa del Kenya, ancora non soverchiamente turisticizzata, mi servii (...) di uno dei classici treni dell'East African Railways Corporation.
Treno dal sapore tutto coloniale che dalla capitale Nairobi, nell'arco di tredici ore, mi avrebbe fatto compiere il balzo fino alla città e al porto di Mombasa.
La scelta di allora non fu meramente dettata dall'inconscio bisogno di "assaporare" un'atmosfera di tempi andati.
Viaggiando a bordo di antiche, prestigiose carrozze, simili a quelle piene di fascino di un Orient Express.
Perché, così facendo, avevo anche la possibilità di poter tornare indietro nella storia.
Fino ai primi balbettanti esordi del colonialismo europeo in questa terra africana.
Un comfort da Orient Express
Forse, più che il vagone letto della Prima Classe, mi sembrarono "fuori del tempo" i pasti consumati nella lussuosa carrozza ristorante, con posate d'argento, cristalleria, abat-jour e quant'altro può rendere l'idea di uno scelto contesto fin de siècle.
Per giunta servito di tutto punto da impeccabili e immacolati camerieri africani.
Mi domandai se quella fosse stata la stessa atmosfera di cui, per tanti decenni, e non solo in Africa, pensando alle ferrovie dell'immenso subcontinente indiano, avevano beneficiato per tanti decenni i coloni bianchi.
Treno che i bianchi hanno utilizzato per raggiungere l'interno: funzionari coloniali, cacciatori, esploratori, cineasti, illustri personaggi come Churchill, T. Roosevelt, Hemingway, William Holden...
Poiché quel comfort e quei privilegi erano i medesimi goduti da sempre, nei loro spostamenti, da funzionari coloniali, e dai bianchi, in genere, in tutte le colonie inglesi.
Di cui avevano usufruito tutti coloro che, arrivando in nave a Mombasa, si sarebbero serviti della ferrovia, per spingersi all'interno di questo stupendo paese: illustri viaggiatori, da un Hemingway, ad un William Holden, esploratori in trasferta, cacciatori bianchi e clienti da portare in safari, e tanti altri….
Scienziati e cineasti compresi, che allegramente sciamarono verso i futuri White Highlands, i "Bianchi Altopiani" dell’Africa orientale.
Poiché quei territori, che la ferrovia attraversava, erano affollati di animali di ogni specie, leoni compresi.
Ricordo come nei pressi della ferrovia, a non molta distanza dal maestoso Kilimanjaro, si trovino Tsavo e Amboseli, due tra i Parchi Nazionali kenyoti più famosi in tutto il mondo.
Ecco perché una volta, quando si intravedeva qualche preda da abbattere, chi "contava" era anche in grado di far arrestare la locomotiva.
Scendendo dal treno per tirare qualche buon colpo di express.
Fin dal tempo (1907) del viaggio attraverso l'Africa orientale, il Sudan e l'Egitto del trentunenne Churchill, allora Sottosegretario di Stato per le Colonie.
Di cui anni dopo lessi il resoconto, che confermò quanto allora avevo intuito: "il treno - uno di quei confortevoli, pratici treni Indiani - scivola lungo il percorso come fosse su una linea Europea (…) ogni cosa è al suo posto. La linea è spianata, sarchiata e massicciata come fosse la Londra e North-Western. Ogni posto telegrafico ha il suo numero; ogni miglio, ogni cento yards, ogni cambio di gradiente ha il suo segnale; non in soffice legno, cibo per termiti, ma in duro ferro ben verniciato".
Visto che, poi, le fermate impreviste lungo il percorso, a dispetto degli orari, tendevano sempre più ad allungarsi (...), in seguito (...) l'Uganda Railways offrì agli "sportivi" la possibilità di affittare carrozze dotate di letti, bagno e cucina, facilmente agganciabili ad ogni treno, che potevano essere parcheggiate in qualsiasi stazione e spostate da una stazione all’altra.
Consentendo di poter cacciare nelle vicinanze, senza attrezzature da campeggio e l’utilizzo di portatori.
Come fece appunto Churchill, allorché per tre giorni fece fermare il suo vagone nella stazione di Simba che, come sappiamo, non a caso significa “leone” in Swahili... (...)
Storia dell’Uganda Railways, 1896-1901
Con l'Uganda Railways, come fu battezzata la ferrovia costruita tra il 1896 e il 1901, fu aperto alla colonizzazione l'immenso territorio della futura Africa Orientale Britannica.
La Mombasa-Fort Florence (poi Kampala) è infatti una "classica" ferrovia di penetrazione coloniale.
Non fu facile certamente realizzarla, non solo perché bisognava addentrarsi in un territorio pressoché ignoto.
Per cui le antiche mappe, in casi simili, riportavano la dicitura: hic sunt leones. Frase questa che, proprio con la costruzione della ferrovia, l'opinione pubblica dell'epoca considerò quanto mai veritiera...
Quella era l'Africa autentica: dei deserti, delle giungle, delle paludi, delle montagne inaccessibili.
Terra battuta in lungo e in largo dalle carovane schiaviste e dai bellicosi Moran (guerrieri) Masai che, da sempre, costituivano un invalicabile baluardo alla pacifica penetrazione dalla costa.
Rendendo difficoltosa l’esplorazione dell’interno.
Figuriamoci giungere fin nella remota Uganda, allora terra prediletta dagli inglesi, poiché strategicamente importante.
Perciò bisognava al più presto assumerne il controllo, in quel grandioso e continuo muovere di pedine verticali (inglesi) od orizzontali (francesi) sulla scacchiera della storia del Continente Nero.
Una ferrovia che è quasi un'esercitazione in imperialismo
Inoltre si voleva cercare di stimolare il commercio in regioni potenzialmente ricche di risorse; aprire l'hinterland all'insediamento dei bianchi; porre termine alla tratta degli schiavi.
Ciò nonostante, la costruzione della ferrovia fu preceduta da accesi dibattiti parlamentari.
Con pesanti strascichi sulla stampa britannica, tanto che il Truth pubblicò questa polemica filastrocca: "quanto costerà nessuna parola può esprimere, quale sarà il suo fine nessun cervello può supporre, dove comincerà nessuno può indovinare, dove andrà nessuno sa, quale l'uso di essa nessuno può congetturare, che cosa trasporterà nessuno può definire (…) e chiaramente è niente, se non una linea pazza".
(...) Grosso modo la linea avrebbe seguito parallelamente il percorso carovaniero che, da Mombasa, attraverso la Rift Valley, giungeva fino al lago, ai confini con il Protettorato dell'Uganda.
L'ultimo tratto sarebbe stato percorso a bordo di un vapore.
(..) Gli operai saranno per lo più indiani del Gujarat e pakistani del Punjab (...), oltre a centinaia di scalpellini, fabbri, carpentieri, impiegati, ecc.
Alla fine del 1899 raggiungeranno il numero di 18.000 .
(...) A quei tempi il Kenya non esisteva, poiché la colonia sarebbe nata solo nel 1920.
Da pochi mesi (giugno 1895) sui domini costieri del sultano di Zanzibar era stato invece istituito il Protettorato dell'Africa Orientale.
Ostacoli e pericoli
Fin da subito si vide con estrema chiarezza ciò che tecnici e operai si sarebbero dovuti aspettare in futuro.
A partire da Mombasa, infatti, difficoltà, ostacoli e pericoli furono numerosi.
Per giungere dall'isola fin sulla terraferma i treni dovettero superare il Macupa Creek.
(...) Le vicine colline Rabai rappresentarono un ulteriore ostacolo. Il terreno in 24 km toccava i 171 m d'altezza. Dislivello che andava superato appena collocati i binari sul continente.
Comunque, ostacolo dopo ostacolo, la costruzione continuò ad andare avanti, attraverso la giungla impenetrabile (...) e nonostante il diffondersi di malattie dovute a clima e ambiente.
(...) Quando nel marzo del 1897 la peste bubbonica colpì l'India nord-occidentale, non fu più possibile effettuare il normale avvicendamento della manodopera.
Poiché questa non poteva essere rimpiazzata, più di tanto, dagli africani, che agli occhi europei risultavano non affidabili…
(...) Nel 1898 iniziò un periodo di due anni di siccità, che provocò una carestia oltre tutto inasprita da una contemporanea epidemia di vaiolo. 25.000 furono i decessi tra i Kamba, la cui terra venne attraversata dalla ferrovia.
(...) Nonostante tutto, i lavori continuarono, almeno fino ad un certo punto...
(...) alla fine di gennaio del 1898 il cantiere di testa era arrivato fin sulle sponde del fiume Tsavo (...) , per tutti una vera e propria oasi.
Le carovane dei viaggiatori europei di norma usavano fermarsi qui, per riposare e rifornirsi di acqua.
Ma non quelle tradizionali, comprese quelle degli arabi.
Ai cui capi non piaceva l'area (Tsavo in Kamba significa "macello"), anche perché la zona era stata assalita da non tanti anni dai Masai.
Un ostacolo certamente non previsto: i leoni “mangiatori d’uomini” dello Tsavo. Ricordate il famoso film premio Oscar: Spiriti nelle tenebre (The Ghost and the Darkness) del 1996, con Michael Douglas?
Inoltre i Kamba della zona avevano riferito (...) come essa fosse frequentata dagli spiriti di due capi defunti, che avevano assunto la forma di leoni, per protestare contro l'invasione del territorio da parte della ferrovia.
D'altronde diversi appartenenti alla tribù erano completamente spariti.
Le loro tracce si perdevano sulla riva del fiume.
A quelle che sembravano solo chiacchiere non venne però prestata alcuna fede.
(...) Nessuno poteva allora immaginare come invece quello degli “spiriti” avrebbe rappresentato lo scoglio più duro di tutta la ferrovia.
Non per le intrinseche difficoltà tecniche, ma per quanto di tremendo sarebbe in seguito accaduto nel campo.
Dopo pochi giorni, nel corso della notte sparirono, uno dopo, l'altro due coolies.
I loro resti divorati dai leoni furono ritrovati più tardi.
Con il successivo arrivo di Patterson, un colonnello dell'esercito indiano con lunga esperienza di costruzioni ferroviarie e di caccia alle tigri, si affrontò concretamente il gravissimo problema.
A cui anch'egli, in un primo momento, non prestò molto credito.
Ritenendo che, in realtà, la morte dei coolies nascondesse qualche crimine.
Atteggiamento che cambiò radicalmente allorché un robusto jemadar (caposquadra) Sikh venne estratto dalla tenda da un leone e divorato.
La caccia ai felini durò molti mesi (...)
Una taglia posta dall'amministrazione ferroviaria richiamò sul luogo frotte di ufficiali dell'esercito e della Marina, amministratori, occasionali cacciatori sportivi inglesi e bracconieri.
Tutto invano…
Gli operai scapparono via in massa.
(...) Per uccidere il primo leone ci vollero otto mesi (...).
Per uccidere il secondo un’altra ventina di giorni (...).
Entrambi da tempo sono esposti nel Chicago Field Museum.
I due leoni esposti nel Chicago Field Museum, 2008 (CC Some rights reserved Superx308) *la foto non figura nel libro |
Nella loro terribile "carriera" mangiarono 28 operai indiani.
Senza calcolare gli africani, quantificabili in oltre un centinaio. (...) la loro presenza funestò anche altre zone (...).
Quando nel giugno 1900 un leone (...) terrorizzò i Kamba, fu inviato il sovrintendente della polizia ferroviaria Ryall, che molto incautamente si addormentò all'interno del vagone, dove era stata tesa una trappola per catturarlo.
Il leone balzò all'interno, gli squarciò il collo e lo trascinò via tenendo il cadavere nella mascella.
Il leone "mangiatore di uomini" è fenomeno assai raro.
Di norma accade quando l'animale diventa troppo vecchio, per riuscire a catturare la selvaggina.
Va detto, inoltre, come il suo potenziale distruttivo tenda ad aumentare con l'età...
Conoscendo l'episodio, non potei non rabbrividire allorché (...), in occasione della mia seconda sessione di ricerca nel Kenya settentrionale, osservai la carrozza del Ryall esposta all'interno del Museo Ferroviario di Nairobi.
DA: IL GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI: TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI”
241 pp., 223 foto, di cui 136 a colori (102 sono dell'A.), 254 note, bibliografia |
E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07XPFQGLW Versione cartacea a colori: https://www.amazon.it/dp/1692957171 Versione cartacea in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/1693164949 ... TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE. |
Nessun commento:
Posta un commento