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giovedì 12 settembre 2024

221. È da manuale antropologico l’invenzione culturale “esogena” della St Kilda Mail. La realizzò un giornalista britannico, per mesi bloccato sull’isola atlantica di Hirta nel 1877. Gli isolani, che fino ad allora usavano consegnare le lettere ai pochi balenieri e pescatori in transito, l’avrebbero poi modificata. Dando forma alla “storica” St Kilda Mail: bottiglia (o barattolo) posta all'interno di un pezzo di legno a forma di barchetta, sormontato da un’asta portabandiera, a mo' di gavitello. Il servizio postale partirà solo nel 1899. DA: NELL'ARCIPELAGO DEGLI “UOMINI-UCCELLO” DI ST KILDA. VITA E MORTE DI UNA REMOTA COMUNITÀ' SCOZZESE

 

Così si inviavano le lettere sulle coste occidentali della Scozia grazie alla St Kilda-Mail (Cherry Kearton, 1896) 

Premessa

Per molti anni (dal 1995 al 2012) ho collaborato alla storica Rivista Marittima, pubblicando anche un supplemento sull’isola di Creta, oltre che al Notiziario della Marina. Inoltre sono stato onorato più volte dei Patrocini che lo Stato Maggiore della Marina Militare mi ha concesso per le ricerche condotte in Atlantico (tra il 1982 e il 1998), nell’ambito del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord.

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Cosa c'è nel libro: 

Premessa; Introduzione; CAPITOLO 1  (Il viaggio;   L'arcipelago di St Kilda; La natura a St Kilda;  Una comunità' di “uomini-uccello”;   L'arrivo;  Nel villaggio: le “case bianche” e i ruderi di quelle “nere”;   L’incontro tra la Euphemia MacCrimmon e il grande folclorista scozzese Carmichael;     Le comunicazioni con il mondo esterno: John Sands e la St Kilda Mail;   Il “Parlamento”; XVIII secolo: lo strano, tragico caso di Lady Grange, deportata nell’isola; si cerca Bonnie Prince Charles a St Kilda; I soggiorni di John Sands a St Kilda: 1875 e 1876-77 CAPITOLO 2  Il turismo "ante litteram" verso l'esotico britannico CAPITOLO 3  La fine del Paese di Utopia: problemi ambientali, sanitari, di sopravvivenza ; Le tre fasi finali del tramonto di una remota comunità isolana: “contatto”, “scontro”, “disgregazione” culturale; Il giorno dell’evacuazione: 29 agosto 1930  CAPITOLO 4   Alla scoperta dell’arcipelago;    Stac Lee, Stac an Armin, Boreray;  John Sands si arrampica su Boreray: con gli “uomini-uccello” nel 1876, con le “donne-uccello” nel 1875; La scalata dello Stac an Armin del 1994; Quando Marylin non è la Monroe. Ovvero gli incredibili Stacs, palestra privilegiata di un pugno di alpinisti britannici, nella loro doppia sfida ai flutti dell’oceano e alle rocciose piramidi, per conquistare i più ambiti “marilyn” del Regno Unito;  Visitando Hirta CAPITOLO 5   I “Viaggiatori” (1202-1929): Vescovi, religiosi e fattori; pirati, naufraghi e deportati; naturalisti e ornitologi; geologi e folcloristi; medici e chimici; nobili, politici, filantropi e commissioni d’inchiesta; pittori, fotografi e cineasti; turisti e alpinisti; il leader di una missione di soccorso; perfino un’eccezionale emula della celebre aviatrice Amelia Earhart 1930: Due non previsti testimoni dell’evacuazione di St Kilda BIBLIOGRAFIA   

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St Kilda, ad ovest delle scozzesi isole delle Ebridi esterne 

La destinazione di quel giorno, anche simbolicamente, rappresentava per me moltissimo. 

Fin da quando, ormai molti anni addietro, avevo iniziato i miei vagabondaggi scientifici per l'Atlantico. 

In più di un'occasione avrei infatti ad essa fatto riferimento, senza averne conoscenza diretta. 

E i lineamenti della sua eccezionale storia, da un lato "unica" nel suo genere, dall'altro paradossalmente uguale a quella di tante altre situazioni riscontrabili non solo nello scacchiere europeo, mi avevano da tempo affascinato e coinvolto emotivamente. Non solo come studioso dell'uomo. 

Rendendomi partecipe di una straordinaria, plurisecolare vicenda umana. 

Storia il cui triste, anche se non del tutto inatteso, epilogo, avrebbe avuto luogo non tanti decenni addietro.

   Da tempo, quindi, avevo incluso nel mio programma antropologico sulle comunità marittime dell’Atlantico del Nord una ricognizione "in loco".

   Nei secoli precedenti, ma ancora ai giorni nostri, le difficoltà insite nella navigazione rendono sempre difficile e per niente scontato l'arrivo in quel remoto pugno di isole, costituito dall'arcipelago di St Kilda

Allorché si riesce poi a raggiungerlo (quanti viaggiatori sono arrivati nei pressi per essere poi obbligati a tornare indietro...), non è detto che vi si possa sbarcare. 

A causa delle precarie condizioni meteo-marine e all'assenza di un sicuro, protetto ancoraggio, che spesso sconsigliano l'ormeggio nella Village Bay [il villaggio evacuato dalla Marina britannica nel 1930], nell'isola di Hirta

Ove ciò sia   possibile, le non numerose imbarcazioni che riescono ad arrivare, si ancorano al largo. 

Facendo scendere i passeggeri su gommoni o dinghies, che raggiungeranno il piccolo molo senza ulteriori problemi.

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Le comunicazioni con il mondo esterno: il giornalista John Sands e la St Kilda Mail 

 Continuando il cammino, ecco una tra le più importanti costruzioni di St Kilda, quella della Posta, accanto alla casa “numero 5”. 

Naturalmente il problema principe degli isolani di St Kilda è stato sempre il loro pressoché totale isolamento dal resto del mondo.

 Quindi la quasi nulla possibilità di riuscire a comunicare con l’esterno per qualsivoglia necessità, impellenza, urgenza e altro…

 Ciò che in genere facevano era cercare di attirare i marinai delle imbarcazioni di passaggio.

Oppure accendere grandi fuochi sulla sommità del Conachair per attrarre l’attenzione di qualche abitante dell’isola di Harris, la più vicina delle Ebridi Esterne (...) 

 Il giornalista John Sands nel 1877 scoprì che avevano anche un sistema interisolano per comunicare tra loro. 

Accorgendosi che nell’isolotto di Boreray erano stati incisi due marchi sulla torba posta sulla sommità, spiegarono a Sands che ciò significava: 

a) che qualcuno si era fatto male; b) si era ammalato; c) nella peggiore delle ipotesi, era morto. 

Per cui quanto prima bisognava mandare una barca dal villaggio! 

 In seguito il servizio postale andò a ricoprire un ruolo di assoluto rilievo all'interno della remota comunità. 

Spesso del tutto inesistente o irregolare, cessava completamente durante i mesi invernali. 

Per secoli la corrispondenza la si affidò al buon cuore dei non numerosi pescatori e cacciatori di balene in transito, che si fermavano per rifornirsi di cibo. 

O  alla buona sorte della St Kilda Mail, la "posta di St Kilda", i cui "marchingegni" vengono gelosamente esposti nelle vetrine dei musei delle Ebridi Esterne e a St Kilda. 

John Sands rimane bloccato per alcuni mesi a St Kilda

 Un’invenzione esogena dovuta a John Sands, che nel 1876-77 rimase bloccato nell’isola per alcuni mesi nel corso della sua seconda visita, che si sarebbe forzosamente prolungata anche durante il periodo invernale, quando l’arcipelago versava nel più totale isolamento. 

Oltre tutto durante il suo soggiorno la popolazione aumentò di numero, facendo scemare sensibilmente le provviste di cibo disponibili.

I naufraghi della  della nave austriaca Peti Dabrovacki

Infatti gli isolani dovettero accogliere nove marinai austriaci, superstiti della nave Peti Dabrovacki (880 tonnellate di stazza), in navigazione tra Glasgow e New York e naufragata nei pressi di Hirta.

 Profondamente preoccupato per la difficile situazione in cui lui e i St Kildani si erano venuti a trovare, Sands pensò di inserire un messaggio (l’alternativa al classico “biglietto nella bottiglia…) in un gavitello del relitto, confidando nella “giusta” corrente marina. 

La cosa funzionò! 

Nove giorni dopo il messaggio fu raccolto nell’isola di Birsay, nelle Orcadi, a nord est della Mainland scozzese. 

Presto arrivarono a St Kilda i soccorsi. 

 Ispirandosi al prototipo di Sands, gli isolani realizzarono la St Kilda Mail. 

 Piccola bottiglia (o barattolo) posta all'interno di un pezzo di legno a forma di barchetta, sormontato da una piccola asta portabandiera, a mo' di gavitello. 

La bottiglia conteneva le lettere indirizzate a famigliari e amici residenti nella terraferma. 

Oltre ad una moneta, che sarebbe servita allo scopritore per imbucarla regolarmente. 

Il tutto, però, dipendeva dal simultaneo e complesso gioco delle onde, delle correnti, della direzione del vento (favorevole quello di nord-ovest) e, infine, dalla fortuna… 

 La "posta di St Kilda" per raggiungere la terra opposta avrebbe impiegato dai quattro giorni ad un mese. 

Molto più tardi (dal 1899) il governo britannico istituì un vero e proprio servizio postale. 

Anche se la corrispondenza avrebbe continuato ad approfittare della disponibilità dei naviganti di passaggio, in inverno, e dei vapori dei turisti, in estate.

DA: NELL'ARCIPELAGO DEGLI “UOMINI-UCCELLO” DI ST KILDA. VITA E MORTE DI UNA REMOTA COMUNITÀ' SCOZZESE

E-Book, I e II ediz. cartacea a colori 
(101 pp, 68 foto - 23 dell'A. -, bibliografia, 119 note) 


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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE

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