Le comunicazioni con il mondo esterno: il giornalista John Sands e la St Kilda Mail
Continuando il cammino, ecco una tra le più importanti costruzioni di St Kilda, quella della Posta, accanto alla casa “numero 5”.
Naturalmente il problema principe degli isolani di St Kilda è stato sempre il loro pressoché totale isolamento dal resto del mondo.
Quindi la quasi nulla possibilità di riuscire a comunicare con l’esterno per qualsivoglia necessità, impellenza, urgenza e altro…
Ciò che in genere facevano era cercare di attirare i marinai delle imbarcazioni di passaggio.
Oppure accendere grandi fuochi sulla sommità del Conachair per attrarre l’attenzione di qualche abitante dell’isola di Harris, la più vicina delle Ebridi Esterne (...)
Il giornalista John Sands nel 1877 scoprì che avevano anche un sistema interisolano per comunicare tra loro.
Accorgendosi che nell’isolotto di Boreray erano stati incisi due marchi sulla torba posta sulla sommità, spiegarono a Sands che ciò significava:
a) che qualcuno si era fatto male; b) si era ammalato; c) nella peggiore delle ipotesi, era morto.
Per cui quanto prima bisognava mandare una barca dal villaggio!
In seguito il servizio postale andò a ricoprire un ruolo di assoluto rilievo all'interno della remota comunità.
Spesso del tutto inesistente o irregolare, cessava completamente durante i mesi invernali.
Per secoli la corrispondenza la si affidò al buon cuore dei non numerosi pescatori e cacciatori di balene in transito, che si fermavano per rifornirsi di cibo.
O alla buona sorte della St Kilda Mail, la "posta di St Kilda", i cui "marchingegni" vengono gelosamente esposti nelle vetrine dei musei delle Ebridi Esterne e a St Kilda.
John Sands rimane bloccato per alcuni mesi a St Kilda
Un’invenzione esogena dovuta a John Sands, che nel 1876-77 rimase bloccato nell’isola per alcuni mesi nel corso della sua seconda visita, che si sarebbe forzosamente prolungata anche durante il periodo invernale, quando l’arcipelago versava nel più totale isolamento.
Oltre tutto durante il suo soggiorno la popolazione aumentò di numero, facendo scemare sensibilmente le provviste di cibo disponibili.
I naufraghi della della nave austriaca Peti Dabrovacki
Infatti gli isolani dovettero accogliere nove marinai austriaci, superstiti della nave Peti Dabrovacki (880 tonnellate di stazza), in navigazione tra Glasgow e New York e naufragata nei pressi di Hirta.
Profondamente preoccupato per la difficile situazione in cui lui e i St Kildani si erano venuti a trovare, Sands pensò di inserire un messaggio (l’alternativa al classico “biglietto nella bottiglia…) in un gavitello del relitto, confidando nella “giusta” corrente marina.
La cosa funzionò!
Nove giorni dopo il messaggio fu raccolto nell’isola di Birsay, nelle Orcadi, a nord est della Mainland scozzese.
Presto arrivarono a St Kilda i soccorsi.
Ispirandosi al prototipo di Sands, gli isolani realizzarono la St Kilda Mail.
Piccola bottiglia (o barattolo) posta all'interno di un pezzo di legno a forma di barchetta, sormontato da una piccola asta portabandiera, a mo' di gavitello.
La bottiglia conteneva le lettere indirizzate a famigliari e amici residenti nella terraferma.
Oltre ad una moneta, che sarebbe servita allo scopritore per imbucarla regolarmente.
Il tutto, però, dipendeva dal simultaneo e complesso gioco delle onde, delle correnti, della direzione del vento (favorevole quello di nord-ovest) e, infine, dalla fortuna…
La "posta di St Kilda" per raggiungere la terra opposta avrebbe impiegato dai quattro giorni ad un mese.
Molto più tardi (dal 1899) il governo britannico istituì un vero e proprio servizio postale.
Anche se la corrispondenza avrebbe continuato ad approfittare della disponibilità dei naviganti di passaggio, in inverno, e dei vapori dei turisti, in estate.
DA: NELL'ARCIPELAGO DEGLI “UOMINI-UCCELLO” DI ST KILDA. VITA E MORTE DI UNA REMOTA COMUNITÀ' SCOZZESE
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