Il tram 28 al capolinea (© Franco Pelliccioni) |
Sussulta, sferraglia, si ferma.
Riparte, accelera, svolta.
Sale, scende, decelera.
Potrebbe essere un treno, un otto volante o, con uno sforzo di fantasia in più, perfino un improbabile “tappeto volante”.
Il rumore di fondo del mezzo, che si addolcisce solo poco prima di fermarsi, di tanto in tanto accompagnato da suoni simili alla percussione dei piatti di un’orchestra, non attenua la gioia e la confusione, l’allegria e l’entusiasmo di chi, in quel momento, condivide la mia stessa, certamente unica, esperienza.
E i turisti si confondono con i locali, con i quali si trovano gomito a gomito.
Tanto che, a volte, li si può individuare solo per la loro eccitazione, che in qualche caso contagia anche i lisboeti, orgogliosi della loro particolarissima “sala de reuniones común”…
A bordo del tram 28 tutti si reggono con forza a qualsiasi cosa sia capace di sostenerli e di mantenerli perpendicolari al pavimento. Resistendo, così, agli strappi che, più o meno a tradimento, infligge la vettura.
Anche se con l’usuale affollamento l’unico rischio è che il colpo lo ammortizzino gli altri passeggeri…
Ad ogni sosta si avvicendano i viaggiatori che, come nei paesi nordici, attendono pazientemente in fila davanti a ciascuna paragem, bianca o gialla.
Una correttezza scandinavo-britannica, che certamente non può che “spiazzare” il visitatore mediterraneo!
E la rotazione si deve al fatto che negozi ed abitazioni si miscelano con le principali attrattive della città.
È comunque il forte abbrivo, che presto acquisisce la vettura, oltre alla sua velocità di crociera, che si incrementa discendendo dalle ripide colline (fino al 14,5% di pendenza), che creano a bordo un’aspettativa crescente.
Un’emozionante attesa per tutto ciò che in qualsiasi momento può accadere.
Dopo poco, o appena dietro un’inaspettata curva.
E l’acuto stridio dei freni va così a combinarsi al sibilante attrito metallico di ruote e binari.
La ridotta distanza spaziale esistente all’interno, corrisponde poi a quella tra le case e il mezzo, che si inerpica velocemente e viaggia spedito anche tra le Calçadas.
Stradine così strette, che ne sfioriamo quasi le mura.
Una sensazione intensa, che si amplifica allorché ci si sporge fuori dei finestrini.
Quando il segnale stradale sembra che mi stia venendo addosso a tutta velocità e possa staccarmi la testa!
Le singolari percezioni si placano laddove il mezzo deve, infine, arrendersi di fronte all’impenetrabilità dei corpi.
Allorché il percorso si duplica a forcella e ci si immette in un vicolo a senso unico.
Poiché la presenza di un’utilitaria, pure parcheggiata al millimetro, l’obbliga ad una lunga fermata.
D’altronde nelle strette strade di Lisbona non sempre c’è “posto per due”: forse è il tratto che costituisce il suo minimo “storico”, cioè quattro metri di ampiezza?
Anche perché è una linea caratterizzata da vicoli così stretti, che solo lui è in grado di affrontare.
Offrendo al passeggero emozioni a non finire, scorci suggestivi ed affascinanti, angolazioni inusitate e verticalizzate.
Ma ecco che il mezzo stride nuovamente, continuando ad impressionarmi.
Come ha fatto tutte le volte che sono salito sul tram numero 28.
Per cambiare direzione, grazie ad uno scambio, il conducente del tram turistico deve spostare manualmente la stanga del trolley.
Prima di arrivare nella capitale portoghese, non sapevo che “quel” tram fosse una sorta di mito…
Il mio rapporto con questi mezzi, a torto considerati obsoleti, ha conosciuto due momenti importanti, corrispondenti alla mia fase bambina ed adulta…
Quando per Roma ne circolavano ancora parecchi, più volte l’avevo preso con la mamma, per andare al parco di Monte Mario.
Decenni dopo non potrò fare a meno di viaggiare su uno dei celebri tram di San Francisco, rigorosamente sporto in fuori dal predellino...
Anche perché non sufficientemente pubblicizzato all’estero, il 28 ha costituito una graditissima sorpresa.
Tra l’altro mi era sfuggito il fatto che, al tempo della mia prima visita, potevo assistere ad un’eccezionale performance di fado.
Per la presenza di ben 64, tra cantanti e musicisti di grido, al semplice costo di un biglietto!
Viaggiare sul leggendario 28 è diventato, infatti, un must. Non solo perché il suo sarebbe il più bell’itinerario tranviario del mondo
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PARTE SECONDA: RITORNO A LISBONA
(...) nei pressi dell’albergo, dove c’è il capolinea del celebre tram 28, sono sconcertato nel vedere un’interminabile fila di turisti in attesa, anche se i tram arrivano uno dopo l’altro. Certo, il tempo è trascorso, e le sue “particolari” performances urbano-tranviarie sono note oggi in tutto il mondo…
DA: LISBONA, TRA TRADIZIONE E MODERNITA’.
ALLA SCOPERTA DI UN’INSOLITA “CAPITALE-VETRINA” ATLANTICA
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